Giovedì 12 gennaio REFERENDUM PER RENDERE LIBERO IL LAVORO. SI PARTE

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Giovedì 12 gennaio Oggi l Unità non è in edicola. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è di nuovo in crisi e rischia la chiusura. La Cgil esprime la sua solidarietà nei confronti dei giornalisti minacciati di licenziamento REFERENDUM PER RENDERE LIBERO IL LAVORO. SI PARTE Due Sì per cambiare l Italia. La campagna referendaria della Cgil parte da oggi. E noi chiederemo tutti i giorni al governo di fissare la data in cui si voterà per referendum su voucher e appalti. Lo ha annunciato ieri pomeriggio il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Confederazione pochi minuti dopo la decisione della Consulta che ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sulla cancellazione dei voucher e sulla reintroduzione della piena responsabilità solidale in tema di appalti e respinto invece il quesito relativo all articolo 18. Per la Cgil si tratta di una prima grande vittoria politica perché sui voucher e sugli appalti si avvierà appunto da oggi una grande campagna elettorale che dovrà portare al voto 26 milioni di italiani, mentre sulla questione dei licenziamenti arbitrari la battaglia si sposterà alla Corte europea e in Parlamento. La leader della Cgil, che nel corso della conferenza stampa ha risposto anche ai tanti attacchi ricevuti dal sindacato confederale in questi giorni di alta pressione sulla Consulta (l ultimo quello del presidente dell Inps, Tito Boeri), ha spiegato che i voucher, i buoni per pagare il lavoro divenuto sempre più precario, sono uno strumento malato e che bisognerebbe avere il coraggio di azzerarlo. Ci vuole ha detto Camusso una riforma per una contrattualizzazione pulita e esplicita che regolamenti il lavoro occasionale. Anche il tema degli appalti non è affatto secondario perché, come ha sottolineato Camusso, riguarda milioni di lavoratori nel nostro Paese: non stiamo parlando di un fenomeno marginale come qualcuno ha sostenuto. Infine, in merito al quesito sull articolo 18, il segretario generale ha ribadito la volontà della Cgil di andare avanti. Anche sui licenziamenti arbitrari la battaglia sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici non si fermerà: Ci riserviamo ulteriori valutazioni quando

saranno rese note le motivazioni della Corte, ma la Cgil è convinta di aver rispettato l art.75 della Costituzione. Motivo per cui continueremo la nostra iniziativa e valuteremo nei prossimi giorni tutte le possibilità per ristabilire i diritti, compreso il ricorso alla corte europea sulla normativa sui licenziamenti. E possibile riascoltare tutta la conferenza stampa di Susanna Camusso su Radio Articolo 1 che ieri l ha trasmessa in diretta. Il podcast: http://www.radioarticolo1.it/audio/2017/01/11/30639/con-2-si-tutta-unaltra-italiaparla-susanna-camusso La cronaca della conferenza stampa di ieri su Rassegna Sindacale: http://www.rassegna.it/articoli/camusso-due-si-per-liberare-il-lavoro La campagna della Cgil è partita da ieri anche sui social network. Su Twitter: #Referendum. Da oggi si parte. Con #2Sì tutt altra Italia. LA CGIL ALLA RADIO E IN TELEVISIONE Dalle 9 di questa mattina fino alle 13 Radio Articolo 1 (www.radioarticolo1.it) trasmetterà le interviste ai dirigenti nazionali della Cgil, della confederazione e delle categorie e ai segretari regionali e delle camere del lavoro. Ieri sera la segretaria generale della Cgil Lombardia, Elena Lattuada, è intervenuta ai microfoni di Radio Popolare sulla campagna referendaria della Cgil. Sullo stesso tema questa mattina alle 10 il microfono aperto della radio ospiterà il segretario confederale Nino Baseotto, responsabile dell organizzazione. Sempre ieri sera a Porta a Porta di Bruno Vespa è intervenuta Serena Sorrentino, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil IL REFERENDUM IN PRIMA PAGINA Praticamente tutti i quotidiani nazionali aprono oggi con la notizia sui referendum (fatta eccezione per La Stampa, Il Giornale, Libero). E quasi tutti si concentrano sulla bocciatura dell articolo 18. Ecco alcuni titoli: La Consulta boccia referendum

sull art.18. Corriere della Sera: Non voteremo sull articolo 18 Nel sottotitolo: Otto giudici contro cinque, stop al referendum. Sì su voucher e appalti. Sulle elezioni si decide dopo le motivazioni. Gentiloni operato: torno presto. Repubblica: Articolo 18, no al referendum. Nel sommario si leggono i particolari: La Consulta si spacca e approva quelli sui voucher e appalti. La Cgil: valutiamo ricorso alla Ue. Gentiloni operato d urgenza al cuore: Sto bene, tornerò presto. M5S, nuovo caso in Europa. Messaggero: Art.18, referendum bocciato. Nel sottotitolo: Jobs Act: no della Consulta al quesito sui licenziamenti, ok a quelli sui voucher e gli appalti. Sconfitta della Cgil che prepara il ricorso. Renzi: salva la riforma, più facile votare a giugno. La Stampa sceglie di aprire sulla confessione choc dei ragazzi che hanno ucciso a Ferrara i genitori di uno dei due per i brutti voti. Il titolo del referendum è a centro pagina: Niente referendum sull art.18: voto più lontano : La decisione della Consulta. Sondaggio dopo il primo mese del governo: fiducia record a Minniti. Anche il Fatto Quotidiano sceglie il centro pagina per parlare del referendum con un titolo polemico: L articolo 18 è morto e sepolto, passano solo 2 referendum su 3. Per il Manifesto la Corte Costituzionale ha fatto un Pessimo lavoro. Nel sommarione si legge: La Consulta boccia il referendum sull articolo 18. Ammessi i quesiti su voucher e appalti. Camusso al governo: Subito la data del voto. La Cgil apre la campagna vota due Sì e sui diritti del lavoro studia il ricorso alla Corte europea. Al via le manovre sulle elezioni anticipate. UNA SELEZIONE DEI PRINCIPALI COMMENTI Sul Sole 24 ore Alberto Orioli, nell editoriale Ora si guardi al tema della produttività, si dice contento della decisione della Consulta sull articolo 18 perché così è stato evitato un nuovo scontro tra Guelfi e Ghibellini: In questa fase di transizione planetaria dove si ridisegnano i confini del mondo e le nuove rotte dei flussi dell'economia, l'italia è in affanno con i suoi zero virgola e con il brutto spettro della deflazione e tutto serve tranne che tornare a quella "guerra dei trent'anni" su cui si è incagliato il Paese in tema del lavora. Quell'unicum italiano ha bloccato il riformismo e impedito al lavoro di dispiegare appieno tutto il suo potenziale di emancipazione e di cittadinanza consapevole.. Sempre sul Sole scrivono Donatella

Stasio, Un no che segna un prima e un poi sui referendum. Un no spartiacque e Lina Palmerini: La sentenza allontana il voto, ma il lavoro diventa il cantiere del politichese. Molto polemico contro la Cgil l editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera: C è una indiscutibile logica nella sentenza con cui la Corte costituzionale ha negato l'ammissibilità del referendum sull'articolo 18. Per come era scritto il quesito, la sua approvazione avrebbe introdotto una nuova norma, mai votata da nessun Parlamento. La nostra Costituzione invece consente solo di abrogare una legge per via referendaria, non di riscriverla con il taglia e cuci. Ed è difficile da comprendere perché la Cgil, che certo non difetta di giuslavoristi, abbia mobilitato più di tre milioni di firmatari su un quesito del quale conosceva i rischi di bocciatura. Dal punto di vista politico, dietrologie a parte, la sentenza di ieri consente a Renzi di tirare un respiro di sollievo. Perché salva il Jobs act, fiore all occhiello del suo riformismo, dal concretissimo rischio di una sonora bocciatura popolare che avrebbe davvero messo fine alla stagione del renzismo, già scossa da due insuccessi elettorali e da una disfatta referendaria sulla Costituzione. Altrettanto chiaramente, la sentenza segna una sconfitta di tutta quella parte della sinistra che non ha mai accettato la svolta introdotta da Renzi nel mercato del lavoro, forse la riforma più importante che abbia fatto. L'abrogazione dell'articolo 18 non ha certo creato posti di lavoro, non fosse altro perché il lavoro non si crea per legge. Ma ha certamente reso più facile assumere per le aziende Molto diverso il tono dell editoriale di Massimo Giannini su Repubblica che parla di ottima notizia la decisione sull ammissibilità dei referendum su voucher e appalti: Non sappiamo se la Consulta, di fronte ai referendum sul lavoro, abbia fatto davvero una "scelta politica". Bisognerà leggere le motivazioni, per capire quanto siano invece forti le "ragioni del diritto". Ma una cosa è certa: con l'inammissibilità del quesito sull'abolizione del nuovo articolo 18 (e dunque sulla reintroduzione del reintegro obbligatorio del lavoratore, e non più del solo indennizzo economico, in caso di licenziamento illegittimo), la Corte costituzionale risolve un gigantesco "problema politico". Per il Pd di Renzi, che può evitare l'ennesimo scontro fratricida su una delle riforme più discusse di questi anni, quella del Jobs act. Per il governo di Gentiloni, che si risparmia l'eutanasia inopinatamente prevista dal "teorema Poletti": (elezioni anticipate in primavera, per rinviare il referendum ). E probabile che a spingere i

giudici in questa direzione sia stata la natura non semplicemente abrogativa, ma sostanzialmente "manipolativa" del quesito (che non si sarebbe limitato a far rivivere le norme previste dallo Statuto dei lavoratori ma le avrebbe ulteriormente innovate, imponendo l'articolo 18 nelle imprese con oltre i 5 dipendenti, e non più oltre i 15 come previsto dalla legge del 1970 ). Una spiegazione esclusivamente giuridica, dunque, che tuttavia la Corte dovrà dimostrarsi capace di sostenere al di là di ogni ragionevole dubbio. Fugando i sospetti su tutte le perplessità interne e tutte le pressioni esterne, che certo non sono mancate in questi ultimi giorni. Ma la portata politica della decisione rimane comunque. Per il quesito respinto, cioè il Jobs act. Ma anche per quello accolto, cioè l'abolizione dei voucher. In questo caso, la scelta della Consulta non si presta a equivoci o doppie letture: è un'ottima notizia. Critico nei confronti della Cgil, come d altra parte lo è stato in tutti questi giorni, Oscar Giannino sul Messaggero: Un'ottima decisione. La Corte costituzionale ieri ha respinto l'ammissibilità del quesito referendario avanzato dalla Cgil sull'articolo 18 in materia di tutela dei licenziamenti, mentre ha accolto gli altri due, sull'abolizione dei voucher e sulla piena corresponsabilità in solido tra appaltatore e appaltante nei contratti di lavoro. Sono almeno tre le ragioni per cui considerare ottima la decisione. Primo: la natura dei referendum abrogativi. La Cgil, raccogliendo oltre un milione di firme per ciascuno dei tre quesiti, sapeva benissimo che sul pieno ritorno al vincolo della reintegra giudiziale in materia di licenziamenti il suo quesito non era "abrogativo", ma "creativo" Molto utile e concreta l iniziativa di Enrico Marro sul Corriere della Sera che si concentra sui quesiti e gli scenari: Le domande e gli scenari, p.4: Voto sui voucher, che può accadere se vincerà il Sì. Come è cambiata la responsabilità negli appalti. Articolo 18, a quale obiettivo puntava la Cgil. Molto interessante anche il punto di vista di Norma Rangeri, direttore del manifesto, che mette in luce l importanza del referendum sui voucher tra i giovani: Quale sarebbe la forza di una campagna referendaria sul lavoro in Italia non è difficile da immaginare. Quale valenza avrebbe, per la sinistra, ingaggiare, così come è già accaduto per il referendum sulla Costituzione, una battaglia elettorale, politica, culturale sul tema cruciale dell'occupazione è altrettanto evidente. Aver dichiarato inammissibile il quesito sull'articolo 18, come ha fatto ieri la Corte Costituzionale, è

sicuramente un pessimo segnale, ma non decisivo. Certo, una Repubblica che si proclama fondata sul lavoro sforna, nella realtà, leggi che negano la pari dignità tra lavorato-ree datore di lavoro (ti licenzio, il perché non ti riguarda, prendi un bonus e a casa). Vedremo quali saranno le motivazioni della sentenza per un esito comunque combattuto trai 14 giudici. Ma sbaglia chi pensa che il tema dei voucher, la modalità di lavoro non di una minoranza di pensionati, bensì dell'area centrale dell'occupazione, quella dei 35 anni, sarebbe di minor impatto nella mobilitazione e nel voto. Al contrario, assisteremmo a una partecipazione massiccia dei giovani, e di quei cittadini che oggi, specialmente nel Sud, subiscono il pesante arretramento nelle condizioni, materiali e morali, della loro vita.sul Manifesto scrivono anche Roberto Romano ( Carta dei diritti, il convitato di pietra dei referendum, p.15) e Massimo Villone: Consulta, basta sussurri, i giudici decidano a carte scoperte. Su La Stampa, oltre ai pezzi di cronaca, da segnalare l analisi di Roberto Giovannini: Niente spallata al Jobs Act, delusione a rabbia in Cgil per una decisione politica (p.7) LA POLEMICA SUI VOUCHER DELLO SPI Prima della sentenza della Consulta, in risposta agli articoli dei giorni scorsi sul caso dei voucher utilizzati dallo Spi di Bologna, è intervenuto anche Lorenzo Rossi Doria, responsabile dell ufficio stampa dello Spi nazionale con un blog sull Huffington Post e con vari interventi su Facebook, oltre che con un comunicato stampa ufficiale: Ricapitolando. Lo Spi-Cgil usa i voucher per pagare 600 pensionati volontari impiegati saltuariamente nelle oltre 4 mila sedi in tutta Italia. Il Presidente dell'inps Tito Boeri, a capo di un ente pubblico, divulga dati sensibili e dichiara che la Cgil spende in voucher 750mila euro all'anno. Cifra che serve per l'appunto a retribuire al massimo 600 persone. Repubblica, primo quotidiano del paese, lo mette in prima pagina, senza alcuna verifica. Vergogna e paura per una campagna mediatica e di fango sul sindacato senza precedenti. Se vi volete fare un'idea compiuta dei fatti qui tutto : http://www.spi.cgil.it/voucher_basta_fango Mattinale chiuso alle 7,45. Rassegna stampa completa in intranet sul portale Cgil a partire dalle 10,30