Tempo di Natale Solennità dell Epifania del Signore - 6 gennaio 2013 Hai trovato il Bambino? Isaia 60, 1-6 La gloria del Signore brilla sopra di te Efesini 3, 2-3a.5-6 Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità Matteo 2, 1-12 Siamo venuti dall oriente per adorarlo 1. INTRODUZIONE (da un commento di Paolo Farinella, prete Genova http://paolofarinella.wordpress.com/category/liturgie) Epifania è nome greco che deriva dal verbo «epiphàinō» e significa «io manifesto/appaio/rivelo». Con questa festa si conclude il tempo liturgico del Natale iniziato con la Veglia del 24 dicembre. Dal II al III secolo dell era cristiana le due feste, Natale ed Epifania, erano unite: il 6 gennaio, infatti, si celebrava in tutto l Oriente una festa generica detta Epifania (manifestazione) che inglobava la memoria del Natale, della visita dei Magi e la rivelazione del Figlio di Dio nel Battesimo al Giordano. La Chiesa latina con papa Liberio nel 354 separa le due festività fissando definitivamente il Natale al 25 dicembre e l Epifania al 6 gennaio, mentre la Chiesa orientale e quella armena, ancora oggi, mantengono accorpate le due feste come al principio e fissate al 6 gennaio. C è un legame profondo tra Natale e l Epifania simile a quello che intercorre tra Pasqua e Pentecoste. A Natale prendiamo atto dell incarnazione del Lògos/Verbo/Parola/Figlio di cui veniamo a conoscere il volto, il nome e la missione. All Epifania, volto, nome e missione acquistano una dimensione universale. A Natale c è l Uomo Dio, considerato singolarmente nella sua natura. All Epifania quest Uomo Dio è contemplato nella sua missione verso il mondo al quale dichiara l amicizia di Dio. A Natale c è ancora il rischio del particolarismo e dell identità giudaica di Cristo che pure resta il sigillo del Lògos per sempre, ma può identificarsi in modo esclusivo in una cultura e in un movimento di civiltà. All Epifania questo rischio è scongiurato: il Bimbo nato giudeo, da giudei, osservante della Toràh, valica i confini del «particolare» d Israele e accoglie i Magi che vengono dall Oriente e che non appartengono alla tradizione ebraica. Come Pasqua è la presa di coscienza della liberazione di Dio e la Pentecoste è la stessa liberazione affidata come missione per tutti i popoli della terra, così a Natale prendiamo atto che Gesù è nato ebreo per sempre e all Epifania che questa nascita è un progetto di alleanza per tutti i popoli, per tutte le culture e nazioni. L Epifania spezza definitivamente l immagine della chiesa come struttura funzionale al potere dominante, che è la tentazione perenne degli uomini ecclesiastici in ogni tempo di decadenza. Al contrario la festività di oggi espone la teologia universalistica del racconto dei Magi e impone la purificazione del pensiero, la liberazione della Chiesa stessa da ogni legame innaturale con i potenti che il Signore del Magnificat rovescia dai loro troni (cf Lc 1,52) e guida quanti credono nei Magi messaggio alla comprensione della fede come categoria universale e non nazionale o particolare che non ammette altro metodo che non sia quello dell accoglienza senza confini, senza limiti, oltre ogni cultura e qualsiasi sentore di antistoriche civiltà (Ap 5,4; 7,4.9). Celebrare l Eucaristia è rivivere ogni domenica l anelito dei Magi che, come Abramo lasciano il loro paese, la loro patria, il loro padre (Gen 12,1 4) per venire ad adorare colui che si fa oggi e qui Parola e Pane per essere a
disposizione di ciascuno di noi, a condizione che i doni che porta siano il segno di un cuore universale, aperto all avventura di Dio perché accogliente dell esperienza umana, dovunque essa sia vissuta o sofferta. Prima lettura. Il profeta che appartiene alla scuola del grande Isaia (sec. VIII) vive a Gerusalemme nel sec. IV a.c. Forse ha trascorso la notte sul monte degli ulivi. Al mattino è testimone di uno spettacolo che ancora oggi si può ammirare: la luce del sole illumina la città santa sul colle di Sion a m. 800 slm, mentre le due valli che la costeggiano sono immerse nelle ombre. Toccato da questa visione di contrasto di luce e ombra, il profeta lo proietta in un tempo futuro, applicandolo alla salvezza che come un vestito di luce adorna Gerusalemme mèta dei popoli della terra che portano doni di abbondanza al Tempio dell unico Dio. Salmo responsoriale Il salmo celebrando Salomone (da Shalom/Pace = uomo di pace) come re pacifico, ricco e glorioso (cf 1Re 3,9.12.28; 4,20; 10,1 29; 1Cr 22,9), descrive il re ideale del tempo futuro. Il Giudaismo prima e il cristianesimo dopo lo hanno interpretato come il ritratto anticipato del Re Messia annunciato dai profeti I saia (9,5; 11,1 5) e Zaccaria (9,9 10). Nel giorno della manifestazione ai popoli, noi vi contempliamo il volto del Cristo venuto ad inaugurare il Regno universale di salvezza. Seconda lettura Il brano della 2 a lettura è l introduzione alla parte dottrinale della lettera agli Efesini e ci prepara alla preghiera che la conclude (Ef 3,14 20). Paolo è imprigionato nel «mistero» (v. 3) dei Pagani che partecipano con gli stessi diritti degli Israeliti alla «economia della grazia» (v. 2), cioè alla vita della Chiesa. Annunciare Cristo a tutta l umanità, senza esclusione di sorta, è il «ministero» (v. 7, qui assente) apostolico che per sua natura è missionario (cf v. 8, qui assente). Nel giorno dell Epifania, affermiamo che Cristo non è prigioniero di una cultura particolare o una forma di civiltà, ma il suo vangelo è un invito universale senza limiti e confini, indirizzato ad ogni popolo e nazione. Vangelo I primi due capitoli del vangelo di Matteo sono detti «vangelo dell infanzia», scritti per ultimi in ordine di tempo. In essi si riflette l evento pasquale, alla cui luce è riletta tutta la vita precedente di Gesù. Qui l autore usa il procedimento esegetico giudaico detto «Midrash»: Matteo evidenzia cinque momenti della vita di Gesù e li confronta con altri cinque momenti dell Antico Testamento: 1) il massacro degli innocenti e fuga di Gesù in Egitto (= Mosè che scampa al massacro e fugge dall Egitto); 2) la profezia dell Emmanuele (= come realizzata in Davide: 2Sa 22,51 23,2.); 3) la stella che viene dall oriente (= la stella messianica di Numeri 24,17); 4) i Magi che vengono dall oriente (= Salomone a cui va la regina di Saba in 1Re 10,1 13); 5) il titolo di Nazareno (= Elia che praticò il nazireato profetico). E inutile cercare in questi capitoli fatti storici nel senso moderno del termine perché sono un trattato teologico per dimostrare il rifiuto del Messia da parte dei Giudei che possedevano gli strumenti per riconoscerlo e l accoglienza da parte dei Pagani che, senza strumenti specifici, addirittura vengono apposta a cercarlo per «adorarlo» (v. 2). 2. COMMENTO AL VANGELO (di p. Alberto Maggi, osm trascrizione da conversazione www.studibiblici.it) Il giorno dell Epifania la chiesa ci propone il capitolo 2 di Matteo, un capitolo che, per essere gustato a pieno, esige uno sforzo da parte nostra: prendere le distanze dalla tradizione e dal folclore e anche dall immagine bella di per sé del presepio. Vediamo infatti cosa ci scrive Matteo. Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode... Erode è un re illegittimo, perché non aveva sangue ebraico nelle vene, e quindi non poteva essere re degli ebrei. Ed era talmente sospettoso che qualcuno gli potesse prendere il trono, che arrivò a uccidere i suoi stessi figli.
Ecco... Quando c è questa espressione ecco, l evangelista attira l attenzione per qualcosa di imprevisto, qualcosa di improbabile che appare. Ecco alcuni Magi, letteralmente maghi. Chi sono questi maghi che vennero da Oriente, cioè dei pagani? Con il termine mago si intendeva a quel tempo l indovino, ma anche l ingannatore; l astrologo, ma anche il corruttore e ciarlatano. E comunque è un attività che viene proibita nella Bibbia. Nel libro del Levitico viene proibita severamente l attività del mago e anche nel cristianesimo non godrà di buon nome, tanto che nel primitivo catechismo della chiesa cristiana, che si chiama Didaché, l esercizio del mago verrà collocato tra il divieto di rubare e quello di abortire. Quindi abbiamo, in quanto maghi, persone disprezzate anche dalla Bibbia e, in quanto pagani, i più lontani da Dio. L evangelista vuole significare che l amore universale di Dio si estende ovunque, non soltanto per la sua estensione, appunto, ma anche per la sua qualità: l amore di Dio è per tutti, anche per le categorie che possiamo pensare come più lontane o disprezzate. a Gerusalemme... Sbagliano posto. Vanno nel luogo meno adatto per trovare Gesù. A Gerusalemme, la città santa, Gesù non nasce. A Gerusalemme, il figlio di Dio sarà ammazzato, sarà messo a morte. e dicevano: Dov è colui che è neonato, il re dei Giudei? L evangelista contrappone Erode, re dei Giudei, a Gesù, il neonato re dei Giudei. Abbiamo visto spuntare la sua stella, (letteralmente: abbiamo visto la sua stella da Oriente ). Questa stella di cui parla Matteo non va cercata nel cielo, ma va cercata nella Bibbia. Infatti l evangelista si rifà ad una profezia contenuta nel libro dei Numeri dove Balaam, un indovino, profetizza Una stella sorge da Giacobbe, uno scettro si eleva da Israele. Quindi non è un avvenimento che accade nel cosmo, è un avvenimento teologico quello che l evangelista ci vuole segnalare. Più avanti ne avremo la conferma. A quel tempo si pensava che quando una persona nasceva, sorgeva anche una nuova stella che poi si sarebbe spenta il giorno della sua morte. e siamo venuti ad adorarlo. All udire questo il re Erode restò turbato... E si capisce! Il re Erode è un uomo che ha usurpato il trono e ha paura di perderlo. Ma sorprende il seguito: e con lui tutta Gerusalemme. Anche Gerusalemme resta turbata, spaventata, perché Erode ha usurpato il trono, Gerusalemme ha usurpato il ruolo di Dio. Quindi Erode ha paura di perdere il trono, ma Gerusalemme ha paura di perdere il tempio dove presenta un immagine di Dio falsa, che corrisponde per nulla al Padre che Gesù presenterà. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo, cioè il messia. E questo che Erode teme, il messia liberatore. Erode lo teme e Gerusalemme non lo attende. Gli risposero i capi dei sacerdoti e gli scribi, quindi l élite sacerdotale e teologica a Betlemme di Giudea perché così è scritto per mezzo del profeta. Vediamo che l evangelista è polemico. La conoscenza della scrittura non è garanzia di conoscenza del Signore. Una conoscenza che non si traduce nella vita è sterile, è nociva, come in questo caso. E qui l evangelista cita, modificandola, una profezia contenuta nel libro del profeta Michea, al capitolo 5: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo Michea aveva scritto dominatore, ma l evangelista censura questo termine. Gesù non sarà un dominatore, allora sostituisce il termine con capo, colui che guida, che conduce. E, per farlo comprendere meglio, aggiunge alla profezia di Michea un espressione estratta dal secondo libro di Samuele, che sarà il pastore del mio popolo Israele. Quindi Gesù non dominerà, ma sarà il pastore, colui che cura il bene del suo gregge. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella... E preoccupato che altri possano aver visto questo segno che indicava la nascita del re dei Giudei. e li inviò a Betlemme, e qui l evangelista ci presenta un immagine del potere che è sempre menzognero e assassino. E menzognero perché impone con la menzogna il suo potere e assassino perché lo difende con la violenza.
Infatti Erode dice: Andate e informatevi accuratamente sul bambino, e quando l avrete trovato, fatemelo sapere perché anch io venga ad adorarlo. In realtà lo vuole eliminare. Il potere è sempre menzognero e assassino. L evangelista ci invita a prenderne le distanze. Udito il re, essi partirono. Ed ecco qui c è di nuovo la sorpresa la stella che avevano visto in Oriente li precedeva. Loro non hanno seguito la stella per andare a Gerusalemme, hanno visto sorgere la stella, ma hanno sbagliato strada. Sono andati nel luogo sbagliato, a Gerusalemme, dove Gesù sarà assassinato, e non a Betlemme dove Gesù è nato. Allora questa volta la stella ha il ruolo come di Dio nel deserto che guida il suo popolo, come il pastore che guida il suo gregge. E la stella che li guida. li precedeva, finché giunse e si fermò, letteralmente, sopra dove si trovava il bambino.. E chiaro che l evangelista non è così ingenuo da presentare un astro che si muove e si ferma in un luogo. E impossibile che una stella possa indicare dove sta un bambino. Quindi, come abbiamo detto all inizio, questa stella non va ricercata in cielo, nel cosmo, ma nella Bibbia. Al vedere la stella provarono una gioia grandissima. E la prima volta che appare l espressione di una grande, incontenibile gioia. L ultima volta apparirà nelle donne, nell incontro con il risuscitato. I pagani e le donne sono i più distanti da Dio, secondo la concezione dell epoca, eppure sono quelli che lo riconoscono e lo accolgono. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, l evangelista presenta la coppia regale, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono I doni dei maghi sono simbolici e indicano che non c è più un esclusività di un popolo, Israele, ma una possibilità per tutta l umanità. Infatti offrono oro, che era simbolo della regalità. L evangelista vuole anticipare il fatto che il regno di Dio sarà anche per i pagani. Non c è più il regno di Israele, limitato a una nazione, a un popolo, a una religione, ma il regno di Dio, l amore universale, è per tutti, anche per i pagani. Offrono incenso. L offerta dell incenso era riservata ai sacerdoti. La caratteristica esclusiva di Israele era di essere un popolo sacerdotale, cioè di avere contatto con Dio. Anche questa prerogativa non sarà più solo del popolo di Israele, ma essere popolo sacerdotale nel senso di comunicazione diretta con Dio sarà per tutta l umanità. Infine offrono mirra, che era il profumo della sposa. La si trova nel Cantico dei Cantici. Ebbene il privilegio di Israele di essere considerato la sposa di Dio non è più soltanto per questa nazione, ma per tutta l umanità. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un altra strada fecero ritorno al loro paese. Un altra strada è un espressione molto rara che troviamo nella Bibbia, nel primo libro dei Re, in cui indica il santuario di Betel dove veniva adorato il vitello d oro. L evangelista vuole indicare che ormai Gerusalemme è una città idolatrica dalla quale bisogna prendere le distanze. 3. RIFLESSIONI Dov è il re dei Giudei? L Epifania, manifestazione alle genti, ribadisce e non annulla la primogenitura di Israele: essi sono israeliti, loro è l adozione a figli, la gloria, le alleanze, a loro è stata data la Legge, il culto, le promesse, i patriarchi, da loro proviene il Cristo secondo la carne (Rm 9,4 5). Eppure, come dimenticare quell altro Re dei Giudei scritto in ebraico, greco, latino, (le tre lingue che nel loro intrecciarsi, rappresentano quasi l origine stessa della nostra civiltà occidentale) appeso sul legno della croce? Esso ammonisce a non dimenticare che la stella di Betlemme è passata attraverso una lunga eclissi Quelle parole scritte sulla croce indicano che i versetti della lettera agli Efesini (2,14 15) secondo cui proprio la croce unisce i due popoli annullando il muro di divisione posto tra loro, sono stati, a propria volta, crocifissi dal peso della storia, anche se neppure questo smisurato peso può estinguere dal cuore di Dio il desiderio di usare misericordia verso tutti (cfr Rm 11.32) (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome A p. 50).
Nell incarnazione Gesù appare come luogo di Dio e dell uomo, ma anche come spazio di accoglienza di Israele e delle genti, ambito dell incontro tra il popolo di Dio e i popoli. In Cristo può avvenire lo scambio dei doni tra Israele e le genti, può verificarsi l ascolto reciproco dei racconti, delle storie, delle parole proprie a ciascuno. Come la prima lettura sottolinea che anche le genti hanno una ricchezza spirituale, una luce e una gloria da portare a Gerusalemme, così, il passo di Matteo rivela che i Magi, che a Gerusalemme hanno incontrato la ricchezza delle Scritture ebraiche, offrono al Messia oro, incenso e mirra. Questi doni l oro con il suo splendore e la sua lucentezza e i profumi con il loro ascendere al cielo e il loro manifestare una presenza invisibile ma reale (captabile con l olfatto) hanno una valenza simbolica che li eleva al rango di realtà spirituali, di sostanze che stanno tra cielo e terra, di realtà che indicano un Altro e puntano verso un Oltre. Nell umanità dell ebreo Gesù avviene anche l incontro tra diversi linguaggi e livelli rivelativi: se la Scrittura è sacramento della rivelazione divina, tracce della rivelazione di Dio sono presenti anche nella creazione (la stella che guida i Magi; cf. Sal 19). E il Verbo, che in Israele si è fatto carne, ha lasciato tracce di sé anche nelle culture e nelle ricerche di Dio delle genti. Semi del Verbo sono presenti tra le genti e sono l appello a un dialogo e a un incontro che può avvenire in Cristo, Verbo di Dio annunciato dai Profeti e fatto carne, Sapienza divina disseminata tra i popoli. (da un commento di Luciano Manicardi, Comunità di Bose www.monasterodibose.it) Magi voi siete i santi più nostri, naufraghi sempre in questo infinito, eppure sempre a tentare, a chiedere, a fissare gli abissi del cielo fino a bruciarsi gli occhi del cuore (Turoldo). Messaggi di speranza oggi: c'è un Dio dei lontani, dei cammini, dei cieli aperti, delle dune infinite, e tutti hanno la loro strada. C'è un Dio che ti fa respirare, che sta in una casa e non nel tempio, in Betlemme la piccola, non in Gerusalemme la grande. E gli Erodi possono opporsi alla verità, rallentarne la diffusione, ma mai bloccarla, essa vincerà comunque. Anche se è debole come un bambino. Proviamo a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell'anima. Il primo passo è in Isaia: «Alza il capo e guarda». Saper uscire dagli schemi, saper correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando oltre. Il secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore occorre viaggiare, con l'intelligenza e con il cuore. Occorre cercare, di libro in libro, ma soprattutto di persona in persona. Allora siamo vivi. Il terzo passo: cercare insieme. I Magi (non «tre» ma «alcuni» secondo il Vangelo) sono un piccolo gruppo che guarda nella stessa direzione, fissano il cielo e gli occhi delle creature, attenti alle stelle e attenti l'uno all'altro. Il quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Magi è pieno di sbagli: arrivano nella città sbagliata; parlano del bambino con l'uccisore di bambini; perdono la stella, cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le braccia della madre. Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l'infinita pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella provarono una grandissima gioia. Dio seduce sempre perché parla la lingua della gioia. Entrati in casa videro il Bambino e sua Madre... Non solo Dio è come noi, non solo è con noi, ma è piccolo fra noi. Informatevi con cura del Bambino e fatemelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo. Quel re, quell'erode, uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi: è il cinismo, il disprezzo che distrugge i sogni del cuore. Ma io vorrei riscattare le sue parole e ripeterle all'amico, al teologo, al poeta, allo scienziato, al lavoratore, a ciascuno: hai trovato il Bambino? Cerca ancora, accuratamente, nei libri, nell'arte, nella storia, nel cuore delle cose; cerca nel Vangelo, nella stella e nella parola, cerca nelle persone, e in fondo alla speranza; cerca con cura, fissando gli abissi del cielo e del cuore, e poi fammelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo. Aiutami a trovarlo e verrò, con i miei piccoli doni e con tutta la fierezza dell'amore, a far proteggere i miei sogni da tutti gli Erodi della storia e del cuore. (p. Ermes Ronchi, osm)