MELFI Melfi è un comune italiano di 17.752 abitanti della provincia di Potenza. Costituita da un centro storico complessivamente medievale, la città è diventata un importante centro industriale ed è sede di un gran numero di imprese.melfi è stata sede di un tribunale ordinario dall anno 1862 e soppresso dopo 150 con decreto legislativo 155 pubblicato il 12/09/2012 sulla gazzetta ufficiale della repubblica italiana. Melfi si colloca nell estremo nord della Basilicata alla base del monte Vulture vulcano inattivo. Il territorio comunale è prettamente collinare con un 'altitudine di 650M. Da zone interne che non risente dell azione temperata Del mare e con altimetria superiore ai 500 M Melfi si ritrova ad avere un clima freddo con piogge irregolari. Gli inverni sono rigidi con frequenti nevicate e le estati sono piuttosto calde. La fondazione di Melfi è di ignota datazione ed esistono vari pareri discordanti. Alcuni sostengono che i fondatori fossero greci, altri attribuiscono la nascita di Melfi ad alcune famiglie romane. Esiste un'altra teoria che ne data la fondazione ai primi anni dell XI secolo ad opera del generale bizantino Basilio Boioannes poiché non esistono prove documentali dell esistenza della città tempi precedenti. Le origini del nome di Melfi derivano dal piccolo fiume Melfi.
CITTA DI LAGOPESOLE Castel Lagopesole è una delle frazioni di Avigliano, in provincia di Potenza, che conta 652 abitanti. Lagopesole è nota per il suo passato svevo, legata alle figure di Federico II e di suo figlio Manfredi ma anche per essere stato uno dei luoghi di rifugio dei briganti guidati da Carmine Crocco. Nel suo territorio si trova il Lagopesole. Lagopesole, tra l'viii e il X secolo, svolse una funzione militare per il controllo dell'antico tracciato della via Herculea, che collegava Melfi a Potenza. Il centro fu conquistato dai saraceni, i quali, per diversi storici, iniziarono a costruire il castello. La struttura subì ampliamenti da parte dei normanni e ivi venne ospitato Ruggero II nel 1129, il papa Innocenzo II e l'imperatore Lotario III. In epoca sveva, Lagopesole fu residenza di caccia di Federico II. Il sovrano fece ampliare il castello dal 1242 al 1250, probabilmente l'ultima fase di costruzione del maniero. Anche il figlio Manfredi e la moglie Elena d'epiro soggiornarono spesso qui, privilegiando il castello come sua dimora principale. Decaduta la dinastia sveva, ci fu l'insediamento da parte degli angioini, rendendo Lagopesole la loro residenza estiva. Dopo gli Angioini, la frazione iniziò a vivere un periodo di decadenza. Divenne feudo dei Caracciolo nel 1416 e poi dei Doria nel 1530 che ne rimasero i legittimi proprietari fino al 1969. Durante il brigantaggio, Lagopesole fu assediata dalle bande di Carmine Crocco e il castello divenne il loro rifugio. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la frazione fu in corsa con Filiano per diventare comune autonomo dalla città di Avigliano.
MESEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEL MELFESE Il museo archeologico nazionale del Melfese è un museo ubicato nel castello di Melfi, il quale custodisce testimonianze archeologiche rinvenute nella zona Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Inaugurato nel 1976, è organizzato in tre sale al piano terra del Castello. Nella prima si possono rimirare reperti preistorici e diversi materiali dell età del Bronzo. Nella seconda sala ci sono collocati due corredi appartenenti a tombe principesche, armi di bronzo e ferro e vasellame d argilla e bronzo. La terza e ultima sala raccolgono reperti del periodo neolitico dell età del Bronzo e dell età del Ferro rinvenuti nei comuni lucani di Lavello e Banzi. Il reperto più importante del museo è il cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento proveniente dall Asia Minore. È caratterizzato da figure inserite in una struttura architettonica e con il ritratto della defunta giacente sul coperchio. Si sostiene che il monumento funerario appartenga a Emilia Scaura morta di parto poco dopo il secondo matrimonio. Fino alla fine degli anni settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado. Da menzionare anche alcuni dipinti appartenuti ai Doria, nominati principi di Melfi nel 1531 dal re di Spagna ed imperatore Carlo V d Asburgo. I dipinti attualmente nel museo melfitano sono relativi ad una serie di scene di caccia che alcuni studiosi ritengono opere secentesche di ambito fiammingo, altri di fattura italiana e settecentesche, una grande tela raffigurante il territorio Melfese e, nella cappella del Castello, una crocifissione di scuola fiamminga del tardo Cinquecento
I LAGHI DI MONTICCHIO Il Lago Piccolo e il Lago Grande di Monticchio, sono due meravigliosi specchi d'acqua situati sul fianco occidentale del Monte Vulture. I due laghi sono distanti circa 200 metri tra loro, sono situati all'interno della Riserva Naturale Regionale del Lago Piccolo di Monticchio e sono attorniati da diversi boschi di pini, abeti, castagni e faggi. L'ambiente, così, verdeggiante e incontaminato permette a questa zona di divenire una meta ambita, da visitare soprattutto nelle stagioni estive. Questa destinazione è perfetta per tutti quelli che sono amanti del relax e di salutari passeggiate immerse nella natura, ma lo è anche per tutti.
MESEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEL MELFESE Il museo archeologico nazionale del Melfese è un museo ubicato nel castello di Melfi, il quale custodisce testimonianze archeologiche rinvenute nella zona Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Inaugurato nel 1976, è organizzato in tre sale al piano terra del Castello. Nella prima si possono rimirare reperti preistorici e diversi materiali dell età del Bronzo. Nella seconda sala ci sono collocati due corredi appartenenti a tombe principesche, armi di bronzo e ferro e vasellame d argilla e bronzo. La terza e ultima sala raccolgono reperti del periodo neolitico dell età del Bronzo e dell età del Ferro rinvenuti nei comuni lucani di Lavello e Banzi. Il reperto più importante del museo è il cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento proveniente dall Asia Minore. È caratterizzato da figure inserite in una struttura architettonica e con il ritratto della defunta giacente sul coperchio. Si sostiene che il monumento funerario appartenga a Emilia Scaura morta di parto poco dopo il secondo matrimonio. Fino alla fine degli anni settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado. Da menzionare anche alcuni dipinti appartenuti ai Doria, nominati principi di Melfi nel 1531 dal re di Spagna ed imperatore Carlo V d Asburgo. I dipinti attualmente nel museo melfitano sono relativi ad una serie di scene di caccia che alcuni studiosi ritengono opere secentesche di ambito fiammingo, altri di fattura italiana e settecentesche, una grande tela raffigurante il territorio Melfese e, nella cappella del Castello, una crocifissione di scuola fiamminga del tardo Cinquecento
MESEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEL MELFESE Il museo archeologico nazionale del Melfese è un museo ubicato nel castello di Melfi, il quale custodisce testimonianze archeologiche rinvenute nella zona Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Inaugurato nel 1976, è organizzato in tre sale al piano terra del Castello. Nella prima si possono rimirare reperti preistorici e diversi materiali dell età del Bronzo. Nella seconda sala ci sono collocati due corredi appartenenti a tombe principesche, armi di bronzo e ferro e vasellame d argilla e bronzo. La terza e ultima sala raccolgono reperti del periodo neolitico dell età del Bronzo e dell età del Ferro rinvenuti nei comuni lucani di Lavello e Banzi. Il reperto più importante del museo è il cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento proveniente dall Asia Minore. È caratterizzato da figure inserite in una struttura architettonica e con il ritratto della defunta giacente sul coperchio. Si sostiene che il monumento funerario appartenga a Emilia Scaura morta di parto poco dopo il secondo matrimonio. Fino alla fine degli anni settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado. Da menzionare anche alcuni dipinti appartenuti ai Doria, nominati principi di Melfi nel 1531 dal re di Spagna ed imperatore Carlo V d Asburgo. I dipinti attualmente nel museo melfitano sono relativi ad una serie di scene di caccia che alcuni studiosi ritengono opere secentesche di ambito fiammingo, altri di fattura italiana e settecentesche, una grande tela raffigurante il territorio Melfese e, nella cappella del Castello, una crocifissione di scuola fiamminga del tardo Cinquecento
Hanno collaborato: 1 A: Francesco Fiusco, Annapia Magli 1 B: Claudia Magli, Pierluigi Garibaldi 1 C: Mariapaola Martina, Emanuele Bassi 1^ ISTITUTO COMPRENSIVO VIRGILIO MARONE VIAGGIO DI ISTRUZIONE CLASSI PRIME BASILICATA 5/6 MAGGIO 1 D: Vittoria Resta, Diletta De Quarto 1 E: Giulia Vacca, Antonio Pugliese 1 F: Giulia Pagliari, Gabriele Nisi 1 G: Terry D Ambrosio, Valeria Corvino
MESEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEL MELFESE Il museo archeologico nazionale del Melfese è un museo ubicato nel castello di Melfi, il quale custodisce testimonianze archeologiche rinvenute nella zona Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Inaugurato nel 1976, è organizzato in tre sale al piano terra del Castello. Nella prima si possono rimirare reperti preistorici e diversi materiali dell età del Bronzo. Nella seconda sala ci sono collocati due corredi appartenenti a tombe principesche, armi di bronzo e ferro e vasellame d argilla e bronzo. La terza e ultima sala raccolgono reperti del periodo neolitico dell età del Bronzo e dell età del Ferro rinvenuti nei comuni lucani di Lavello e Banzi. Il reperto più importante del museo è il cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento proveniente dall Asia Minore. È caratterizzato da figure inserite in una struttura architettonica e con il ritratto della defunta giacente sul coperchio. Si sostiene che il monumento funerario appartenga a Emilia Scaura morta di parto poco dopo il secondo matrimonio. Fino alla fine degli anni settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado. Da menzionare anche alcuni dipinti appartenuti ai Doria, nominati principi di Melfi nel 1531 dal re di Spagna ed imperatore Carlo V d Asburgo. I dipinti attualmente nel museo melfitano sono relativi ad una serie di scene di caccia che alcuni studiosi ritengono opere secentesche di ambito fiammingo, altri di fattura italiana e settecentesche, una grande tela raffigurante il territorio Melfese e, nella cappella del Castello, una crocifissione di scuola fiamminga del tardo Cinquecento
MESEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEL MELFESE Il museo archeologico nazionale del Melfese è un museo ubicato nel castello di Melfi, il quale custodisce testimonianze archeologiche rinvenute nella zona Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Inaugurato nel 1976, è organizzato in tre sale al piano terra del Castello. Nella prima si possono rimirare reperti preistorici e diversi materiali dell età del Bronzo. Nella seconda sala ci sono collocati due corredi appartenenti a tombe principesche, armi di bronzo e ferro e vasellame d argilla e bronzo. La terza e ultima sala raccolgono reperti del periodo neolitico dell età del Bronzo e dell età del Ferro rinvenuti nei comuni lucani di Lavello e Banzi. Il reperto più importante del museo è il cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento proveniente dall Asia Minore. È caratterizzato da figure inserite in una struttura architettonica e con il ritratto della defunta giacente sul coperchio. Si sostiene che il monumento funerario appartenga a Emilia Scaura morta di parto poco dopo il secondo matrimonio. Fino alla fine degli anni settanta, il Sarcofago di Rapolla si trovava nel Palazzo del Vescovado. Da menzionare anche alcuni dipinti appartenuti ai Doria, nominati principi di Melfi nel 1531 dal re di Spagna ed imperatore Carlo V d Asburgo. I dipinti attualmente nel museo melfitano sono relativi ad una serie di scene di caccia che alcuni studiosi ritengono opere secentesche di ambito fiammingo, altri di fattura italiana e settecentesche, una grande tela raffigurante il territorio Melfese e, nella cappella del Castello, una crocifissione di scuola fiamminga del tardo Cinquecento