CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO "ANTON MARIA MUCCHI"
Città di Salò Comunità Montana Parco dell'alto Garda Bresciano Regione Lombardia Soprintendenza per i Beni Culture, Identità e Autonomie Archeologici della Lombardia della Lombardia L'allestimento è stato sostenuto finanziariamente dal Comune di Salò con il contributo della Regione Lombardia, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha provveduto ai restauri dei reperti archeologici. Progettazione Anna Gatti, Paolo Beschi, Ufficio Tecnico Comune di Salò; Studio di architettura Guido Dallamano Ideazione percorso espositivo e coordinamento scientifico Serena Massa, Elisabetta Roffia Testi Serena Massa Disegni Laura Marchesini Tecnologie informatiche avanzate (GIS) applicate all'archeologia Paola Melis Grafica e allestimento Edizioni ET, Milano Restauri Anna Gasparetto, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia; Antonella Sechi Fotografie Luigi Monopoli, Luciano Caldera, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia; Piera Tabaglio, Gerardo Brentegani, Musei Civici di Brescia; Marco Baioni, Museo Civico Archeologico della Valle Sabbia; Umberto Tomba, Museo Maffeiano; Augusto Rizza, Salò Cartografia Regione Lombardia (SIT), Provincia di Brescia Si ringraziano in particolare l'assessorato alla Cultura del Comune di Salò, nella persona dell'assessore Gualtiero Comini e Flavio Casali, Daniele Comini, Fabiana Bonomini, l'assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Salò, nella persona dell'assessore Bernardo Berardinelli, il Direttore della Civica Raccolta del Disegno, Marcello Riccioni, che ha curato il testo relativo all'opera di Mucchi, Tono Mucchi, per la gentile concessione della riproduzione dell'autoritratto di Anton Maria Mucchi Civico Museo Archeologico "Anton Maria Mucchi" Via Fantoni - via Brunati, Salò tel. 0365 296834 Apertura: tutti i giorni ore 10-12 16-18 Ingresso: 2 intero - 1 ridotto
La nuova sede del Civico Museo Archeologico di Salò, ospitata nei suggestivi spazi del cinquecentesco fondaco Coen, è intitolata ad Anton Maria Mucchi. Al celebre pittore, nominato nel 1929 Regio Ispettore Onorario dei monumenti, scavi e oggetti d'antichità, Salò deve parte della collezione di reperti archeologici qui esposti, tra i quali le iscrizioni costituivano già il "Museo lapidario" creato dal Mucchi nel 1942 e smantellato dopo la guerra. Gli attuali orientamenti della ricerca archeologica considerano i manufatti rappresentazione di comportamenti umani nel contesto più generale della cornice spaziale in cui sono collocati, risultato dell'interazione tra sistemi umani e sistemi naturali, cioè un'espressione sociale in costante costruzione ed evoluzione. Il percorso conoscitivo pertanto si svolge principalmente su due linee interpretative. Una prima chiave di lettura è quella che illustra la necropoli del Lugone nel quadro del paesaggio e dell'organizzazione del territorio di cui Salò era parte in età romana.
L'utilizzo di tecnologie informatiche avanzate, conosciute come Geographic Information System (GIS) e applicate all'archeologia, ha consentito il trattamento dei dati archeologici nella loro componente spaziale e cartografica, fornendo la base scientifica per la ricostruzione del paesaggio antico. La seconda chiave di lettura conduce dalle testimonianze materiali degli oggetti rinvenuti nella necropoli alla sfera immateriale delle relazioni sociali, dei rituali, degli aspetti individuali e psicologici che si intrecciano tra la comunità degli antenati e la comunità dei vivi. Di alcuni di questi antenati conosciamo i nomi, le relazioni famigliari le carriere, grazie alle iscrizioni incise sulle lapidi sulla ceramica. Sappiamo del profondo affetto che legava le sorelle Letilia Vera e Letilia Seconda al fratello Sesto Letilio Firmino, e della parentela esistente tra la famiglia di questi, probabili proprietari della necropoli del Lugone, e i Caecilii, anch'essi proprietari di un settore della necropoli. Conosciamo la lealtà del cavaliere che morì a fianco del suo imperatore in uno degli scontri che nel III secolo d.c. furono combattuti in territorio bresciano. Suggestivo è il messaggio che intendevano recare nell'aldilà, mediante il proprio nome inciso su recipienti ceramici, Letilia Rufina, Aulo Surio, Primitiva, Rithmus, Q. Qhom.
Il rapporto tra la vita e la morte è, nelle sue implicazioni personali, psicologiche, spirituali e sociali, interrogativo fondamentale di ogni essere umano e di ogni cultura. Conoscere il modo in cui le società che ci hanno preceduto si sono confrontate con questa realtà può condurci ad una maggiore consapevolezza di fronte ad un tema che, tanto più viene negato e allontanato, tanto più spaventoso ed estraneo ci appare.