2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 1 di 7 Titolo: La Madonna con il bambino Artista: Francesco Squarcione Data: 1455 Tecnica: tempera su tavola di pioppo Dimensioni: 82 x 70 cm Ubicazione: Gemaldegalerie, Berlino MANTEGNA: A Padova e Mantova nel corso del Rinascimento abbiamo la riscoperta dell antico in tutti gli ambiti culturali. Il fulcro di questo rinnovamento si concentra nella bottega di Francesco Squarcione, dove egli radunò una serie di allievi di varia provenienza e a loro trasmise la passione per le citazioni erudite. Il suo stile pittorico ha uno stile tardo-gotico ma acquisisce sempre di più monumentalità. Ciò si riscontra ad esempio nell opera della Madonna con il bambino (a lato) in cui i contorni marcati sono ancora goticheggianti,ha i colori intensi, è riccamente ornata con festoni di fiori e frutta e vi sono vari marmi variegati che arricchiscono tutta la composizione. L allievo più importante della bottega di Squarcione fu Andrea Mantenga, che riuscì a diffondere la cultura antiquaria padovana. Entrò in contatto con alcuni artisti toscani come Fra Lippo Lippi, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, ma soprattutto Donatello, dai quali imparò una precisa applicazione della prospettiva, il contatto anche con lo stesso Piero della Francesca a Ferrara lo aiutò nello studio e nell applicazione di tale elemento. Studiò l antico ed elaborò un linguaggio molto personale, egli infatti si distinse per la perfetta impaginazione spaziale in una più audace scenografia ricca di scorci con un particolare risalto della prospettiva. Titolo: Orazione nell orto Autore: Andrea Data: 1455 Tecnica: tempera su tavola Dimensioni :63 x 80 cm Ubicazione: National Gallery, Londra
2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 2 di 7 Titolo: San Sebastiano Autore: Andrea Data: 1481 circa Dimensioni: 257 x 142 cm Tecnica: tempera a colla su tela Ubicazione: Louvre, Parigi Il dipinto raffigura San Sebastiano trafitto dalle frecce del martirio, legato ad una colonna di una costruzione antiquaria. San Sebastiano presenta un anatomia classica, statuaria, elemento ricorrente in tutta la produzione del. Presenta lineamenti simili al Cristo Morto, ma ha un espressione dolente (a differenza del San Sebastiano di Antonello da Messina). I colori si presentano freddi, quasi monocromatici per accentuare la concezione monumentale della scena e l atteggiamento eroico del martire. Le frecce entrano ed escono dal corpo del santo, tale elemento e stato inserito dal pittore per accentuare il senso tragico e di dolore del martirio a cui e sottoposto. Nonostante cio pero San Sebastiano sembra affrontare con rassegnazione il proprio destino grazie alla fede religiosa, come suggerisce il suo volto rivolto al cielo. Data la propria conoscenza erudita l autore inserisce nella composizione una serie di riferimenti all arte antica: -la colonna corinzia con il capitello istoriato a cui è legato il martire, -il santo poggia i piedi su spezzoni di fregi e accanto ha addirittura il piede di una statua antica, -lo sfondo e occupato da un lontano paesaggio montuoso. Il monte e dominato da un castello appoggiato su uno sperone roccioso, sotto il quale si trova un altra rocca. Più in basso si trova la città che non e altro che la rappresentazione la rappresentazione del foro romano con un arco trionfale. Mategna studiò anche la pittura fiamminga e possiamo riscontare in quest opera elementi che rimandino anche a tale corrente. La pianta riportata sulla sinistra del dipinto è un fico. I due personaggi in basso a destra di cui si scorgono solo le teste sono i soldati romani che si occuparono del martirio del santo. Confronto col San Sebastiano di Antonello da Messina: In entrambe le opere si riscontrano elementi dell arte rinascimentale: -una forte attenzione all anatomia ed una completa centralità della figura umana -il paesaggio rappresentato e realistico, -richiami all arte classica. Divinità (San Sebastiano) soffre come un uomo.
2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 3 di 7 Titolo: San Sebastiano Autore: Antonello da Messina Data: 1476 Tecnica: olio su tavola, trasportato su tela Dimensioni: 171 x 85,5 cm Ubicazione: Gemaldegalerie, Dresda
2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 4 di 7 Titolo: Cristo Morto Autore: Andrea Data: 1475-1478 ca. Tecnica: tempera su tela Dimensioni: 68 81 cm Collocazione: Paninoteca di Brera, Milano Questo dipinto raffigura Cristo sdraiato sulla pietra dell'unzione prima della sepoltura, dopo essere già stato cosparso dei profumi, tale elemento si riscontra per la presenza del vasetto degli unguenti in alto a destra. L immagine e carica di una fortissima drammaticità, che deriva dallo scorcio prospettico del corpo. Tale elemento deforma brutalmente la figura del Cristo, soprattutto il torace che risulta compresso. La morte di Cristo è descritta in modo diretto, crudo, spettrale, non c è idealizzazione. Il forte contrasto di luce, proveniente da destra, e ombra accentua il profondo senso di pathos. Lo spazio della scena è stretto, soffocato dalla presenza di Maria e San Giovanni evangelista, il cui dolore è inconsolabile. Si scorge anche, nella penombra, il viso di una terza donna che si dispera, probabilmente si tratta di Maria Maddalena. La presenza dei cosiddetti dolenti intorno alla figura del Cristo Morto e probabilmente un richiamo all opera de Il compianto sul Cristo Morto di Giotto. Ogni dettaglio è amplificato dal tratto incisivo delle linee, costringendo lo sguardo a soffermarsi sui particolari più raccapriccianti. Ad esempio I fori dei chiodi nelle mani e nei piedi sono molto realistici e perciò terribili. La resa prospettica è cosi studiata che la figura del Cristo sembra essere rivolta verso l osservatore in qualsiasi posizione egli si collochi. È come se l osservatore ai piedi di una stanza illuminata da una luce posta in basso, sovrastasse il corpo di Cristo, su cui i buchi dei chiodi sono drammaticamente veri. Si percepisce il silenzio che regna la scena, mentre Nell angolo a sinistra lo piangono con umanità l anziana madre e San Giovanni, dipinti senza nessuna concessione di idealismo o retorica. Il viso di Maria e tagliato in modo da suggerire la continuità spaziale.
2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 5 di 7 Titolo: Camera degli sposi Autore: Andrea Data: 1465-1474 Ubicazione: piano nobile torre nord del castello di San Giorgio, Mantova Dimensioni: 8 x 8 x 7 m Quest opera fu commissionata da Ludovico III Gonzaga al ed arricchisce il prestigio del casato. Era la stanza privata e il luogo di udienza di Ludovico III. Arredata con anche un letto, sormontato da un baldacchino. In questa stanza soltanto il camino, le porte e le finestre sono reali, tutto il resto è reso in maniera illusoria. Ogni parete è tripartita verticalmente da arcate di un finto loggiato che accolgono le scene dietro finti tendoni scostati. Nelle lunette degli archi sono appese ghirlande con le imprese della dinastia. Nelle 12 vele della volta vi sono figure mitologiche tra cui Orfeo, Ercole e Arione. Nei pennacchi abbiamo 8 medaglioni sorretti da un putto che ritraggono i primi imperatori romani mentre la sommità è illusionisticamente aperta da un oculo (dettaglio a lato), citazione del Correggio. È formato da una balaustra a cui si appoggiano i putti alati, tre dei quali sono raffigurati in scorcio sulla parte interna, altri si affacciano dalle aperture. Sempre in scorcio è ripreso un vaso di agrumi sorretto dalla stessa balaustra e da un'asta. Sono inoltre rappresentati due gruppi di donne, tra le quali una di colore, probabilmente schiava. Accanto a quest'ultima, sulla sinistra, e riportata una figura che venne identificata dal Venturi nella marchesa Barbara di Brandeburgo. Sulla parete nord è raffigurata la corte di Ludovico III Gonzaga, a lato di un cortile in cui si intravede un albero del giardino. La composizione è concepita come su un podio, ingegnosa soluzione per ovviare alla presenza del camino, alla quale discende una scala sotto la quale si trova il seguito dei mobili. Sulle pareti est e sud si aprono finestre tra finti drappi. Sulla parete ovest, nell arcata di sinistra vi sono paggi con un cavallo e dei cani, come anche nel registro centrale dov è posta la porta sulla quale putti con ali di farfalla reggono un epigrafe latina con la dedica ai marchesi. Nella suddeta dedica si trova anche la firma di Mantenga e la data di completamento. Sulla terza arcata si ha l incontro tra Ludovico III e i figli, Francesco e Federico e sullo sfondo c è una veduta ideale di Roma. Le due scene principali si riferiscono a due fatti avvenuti l 1 gennaio 1462. Nella corte Ludovico ha appena ricevuto una lettera dalle mani del segretario Marsiglio Andresani che nel frattempo gli sussurra all orecchio. Si tratta di una missiva della duchessa Bianca Maria Visconti che gli comunica la grave condizione di salute del marito Francesco Sforza e gli chiede di recarsi presso il loro palazzo. Ha di fianco la dama di corte e un cane, che simbolicamente esalta il valore del matrimonio monastico e rivela i legami e i segreti di stato che intercorrevano tra le due corti. L altra vicenda ritrae l incontro del marchese con i figli Francesco al centro, appena eletto cardinale, e Federico, a
2012-03-20 Morgana Morandi 3I Pagina 6 di 7 destra, che stanno tornando da Milano. Accanto a loro sono rappresentati il re Cristiano di Danimarca e l imperatore Federico III D Asburgo. Questa scena celebra la legittimazione da parte del papa della dinastia dei Gonzaga. Gli affreschi esprimono anche significati allegorici: ad esempio Orfeo e Arione simboleggiano l amore per la poesia, Ercole invece la forza e il coraggio nel governare, sono tutte virtù umanistiche, sono tutte doti del principe ideale e in questo caso di Ludovico Gonzaga.
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