Luca Beatrice AA.VV. Artisti e architetti all insegna della contaminazione È difficile definire cosa si intenda per arte e cosa per architettura: potremmo dire però che, mentre la prima richiede la sola osservazione, o almeno così dovrebbe essere, la seconda ha necessità di essere vissuta e attraversata. A questo proposito, è significativo il lavoro di due architetti, Diller+Scofidio, che nel 2002 realizzano, vicino al lago di Neuchâtel in Svizzera, l opera Blur Building: una nuvola di vapore acqueo retta da un sistema puramente architettonico, costituito da una sorta di palafitta contemporanea. Questo lavoro è stato visitato da migliaia di persone che, percorrendo una passerella muniti di copri-pioggia, attraversavano fisicamente questa nube immateriale. In questo caso c è da domandarsi se si tratta di arte contemporanea o di architettura. Dal punto di vista del lavoro dei due autori si può parlare di architettura, anche se essa, concettualmente, non prevede quasi mai l installazione di apparati effimeri, ma piuttosto nasce per perdurare nel tempo. Il progetto di Diller+Scofidio, invece, è stato pensato per essere visibile solo per un certo periodo di tempo, come accade molto spesso per le mostre di arte contemporanea; siamo quindi di fronte a un esempio evidente di mescolanza totale tra due discipline e così appare sempre più complesso distinguere i confini dell una e dell altra. Altro punto che vorrei affrontare è la prima Biennale di Architettura, che si apre nel 1980 a Venezia, evento che segna decisamente un cambiamento nell ambito artistico e architettonico. Fino a quel momento l architettura era stata considerata una costola delle arti visive; veniva dato spazio a progettazioni e a suggestioni a essa correlate, ma difficilmente essa era considerata come una disciplina a sé stante. Nel 1980 viene invece riconosciuta un autonomia del- 28
LUCA BEATRICE l architettura insieme, tra l altro, all inaugurazione della sezione Aperto dedicata ai giovani artisti e, in particolare, quella Biennale si identifica con la Biennale del postmoderno, con una concezione dell architettura estremamente vasta e problematica e con una serie di mostre che spaziano dal design alla pittura, dall installazione all apparato effimero. Insomma, l architettura è ora intesa come sintesi di tutte quante le arti. Tra le opere esposte in quell occasione c è il grande quadro La Città banale di Arduino Cantafora; anche in questo caso viene spontaneo porsi il medesimo quesito: siamo di fronte ad arte o architettura? Nella stessa mostra, Aldo Rossi presenta il progetto del Teatro del mondo, una sorta di apparato effimero transitante in laguna sul Canal Grande, con chiari richiami a de Chirico; una costruzione, quindi, non stabile, che segna il paesaggio in maniera definitiva, ma un progetto concepito come qualche cosa che in parte c è e ha una durata temporanea. È presente a Venezia anche Alessandro Mendini che, nella mostra L oggetto banale, introduce definitivamente il design all interno della disciplina architettonica. Da questo momento in poi, l oggetto, acquistabile tranquillamente nei negozi a più livelli economici, entra a far parte della storia dello stile e del gusto e diventa disciplina all altezza di una Biennale di Venezia. Tutto ciò è stato il segno di un fortissimo cambiamento che ha portato in quegli anni all affermazione del made in Italy e al successo del nostro paese su molti fronti: arte, architettura, design, moda, cucina, sport. Altro esempio da ricordare è la fortunata collaborazione tra un architetto e un artista, rappresentata dalla coppia professionale costituita da Frank Gehry e Claes Oldenburg. 29
I RELATORI Oldenburg nasce artisticamente negli anni della Pop Art e ha avuto da sempre la concezione di arte espansa, fuori dall oggetto, fuori dalla scultura e dal quadro, e fin dall inizio della sua carriera si è posto il problema del rapporto con lo spazio e con l ambiente architettonico. Frank Gehry ha rappresentato per Oldenburg un importante punto di riferimento per i suoi progetti; Gehry infatti è stato, ed è tuttora, uno degli architetti più visionari: lo ha dimostrato la realizzazione del Museo Guggenheim di Bilbao, un edificio che, a oggi, è noto più come struttura architettonica che come spazio museale, tanto da attrarre flussi di persone molto più spesso interessate a vedere la sede che la mostra del momento. Il paradosso, a mio avviso molto significativo, è stato raggiunto quando a Roma è stato presentato al pubblico il nuovo MAXXI di Zaha Hadid completamente vuoto; ciò contraddice completamente il concetto di museo che, per sua natura, dovrebbe essere pieno, ma evidenzia l affermarsi di una nuova concezione contemporanea dell architetto, che ora acquisisce più importanza rispetto all artista, o quanto meno può immaginare e progettare un proprio spazio indipendentemente da ciò che ci sarà dentro. Non sappiamo quale sarà la collocazione ideale delle opere d arte all interno del museo di Zaha Hadid; siamo però consapevoli di quanto sia difficile, ad esempio, collocare opere all interno del Guggenheim uptown di New York, edificio concepito da Frank Lloyd Wright e caratterizzato da un percorso espositivo vorticoso. Gehry e Oldenburg, quindi, rappresentano un connubio fortunato tra architettura e arte e ne è un ulteriore riprova il lavoro concepito nel 1985, Knife Ship I (un enorme coltellino svizzero), che ci fa porre nuovamente di fronte al quesito è architettura o arte?. 30
Diller+Scofidio. Blur Building, Swiss National Expo 2002, Yverdon-les- Bains. Andres Gursky. Library, 1999. 31
I RELATORI Proseguendo in quest analisi del rapporto tra arte e architettura, partendo dalla Biennale del 1980 fino a giungere ai giorni nostri, si può vedere come abbia preso sempre più piede un nuovo modo di concepire l interrelazione tra questi due ambiti creativi. Da una parte, infatti, nelle mostre d arte iniziano a esporre anche gli architetti, e non perché elevati al rango di artisti, ma perché nei loro lavori s intravede quel grado di sperimentazione, di visionarietà e di follia progettuale che nell arte sembra essersi persa; dall altra parte, molti artisti contemporanei, italiani e non, iniziano a ispirarsi dichiaratamente all architettura, realizzando opere che sembrano essere quasi più vicine a costruzioni. In questo senso, a mio avviso, sono da menzionare alcuni esempi. Nella Biennale del 2003, curata da Francesco Bonami, il Padiglione Italia (appena ricostituito) viene progettato da alcuni artisti e architetti italiani, che compongono il gruppo A12, e viene pensato come un grande contenitore rosso al cui interno far esporre i lavori degli artisti invitati dal curatore Massimiliano Gioni. Un idea di mostra, questa, in cui sia il contenitore che il contenuto sono concepiti come opere d arte. Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Knife Ship 1:12, 2008. 32
LUCA BEATRICE Nello stesso anno, Rem Koolhaas, personaggio conosciuto ai più come grande innovatore dell architettura contemporanea sia per gli edifici progettati che per i suoi scritti viene invitato come artista. Nell ultima Biennale del 2009, all Arsenale, Yona Friedman realizza una grande installazione, molto suggestiva (progetto tra l altro condiviso dall arte contemporanea, e non solo) utilizzando materiali di scarto con una sensibilità quasi ecologista; idea che ricorda i Combine Paintings realizzati da Robert Rauschenberg negli anni 1955-56. La Biennale di Architettura di Fuksas, nel 2000, si apre con un gigantesco video-wall con immagini di tutti i generi, in cui la parola d ordine è sicuramente crossover, contaminazione; è l affermazione ufficiale di un nuovo linguaggio: un metalinguaggio espresso attraverso un intervento di architettura che capovolge completamente il concetto di spazio. Altro caso interessante di ambivalenza semantica è rappresentato da Multiplicity, un gruppo di professionisti (ne fanno parte ad esempio Stefano Boeri e Francesco Jodice), assolutamente mobile dal punto di vista strutturale, che lavorano come team di studio scegliendo volta per volta un tema, una problematica reale, da analizzare ed elaborare attraverso diversi linguaggi. E ancora, Stalker, un gruppo di architetti romani, che realizzano interventi concepiti come happening in cui, attraverso una componente ludica, lo spettatore si trova a interagire con l opera. Infine, è interessante il lavoro svolto, soprattutto in Gemania, da alcuni fotografi, definiti oggettivi, che hanno nei confronti dell architettura una visione assolutamente particolare e concentrata. Andreas Gursky, ad esempio, realizza fotografie molto raffinate dal punto di vista della tecnica, che prendono in esame temi al dentro dei dibattiti sull architettu- 33
I RELATORI ra, come la questione degli edifici formicaio o il ruolo delle città. Candida Höfer è un artista che sceglie di fotografare biblioteche e teatri in cui sorprendentemente non c è mai nessuno; la presenza umana, infatti, è totalmente assente. Anche queste si evidenziano come occasioni di riflessione per domandarsi se si è di fronte a fotografia, arte o architettura. Dare una risposta certa è difficile, ma credo sia evidente come, sempre più spesso, le singole categorie espressive siano interconnesse tra loro e diano vita a forme eterogenee. 34