GORTINA (CRETA): I-V ΜISSIONE (2005-2009) L attività a Gortina di Creta (Grecia), iniziata nel 1989 con lo scavo del complesso del Pretorio nell ambito delle ricerche della Scuola Archeologica Italiana di Atene, è proseguita negli ultimi anni con lo scavo del tempio ellenistico a nord del Pretorio, in accordo e in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell Antichità della Facoltà di Lettere dell Università degli Studi di Roma La Sapienza, rappresentato dal prof. Enzo Lippolis, la Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, rappresentato dai proff. Giorgio Rocco e Monica Livadiotti, il Dipartimento di Archeologia dell Università degli Studi Alma Mater di Bologna, rappresentato dalla prof. Isabella Baldini. La ricerca, che si configura come uno studio dei processi di trasformazione urbana e della cultura architettonica nel centro monumentale di Gortina, con particolare riferimento alle aree sacre connesse al quartiere del Pretorio, ha potuto contare sulle autorizzazioni di scavo e studio concesse dalle Eforie Preistorico-Classica e Bizantina di Iraklion, per il tramite della Scuola Archeologica Italiana di Atene, e sul supporto logistico fornito da quest ultima e dal suo Direttore, il prof. Emanuele Greco. Le missioni degli anni 2005-2009, alle quali hanno preso parte studenti e laureati delle tre Università, ospitati nella casa di scavo che la Scuola Archeologica possiede nel vicino paese di Haghii Deka, hanno affrontato l indagine urbanistica, architettonica e stratigrafica di un settore pubblico di particolare rilievo nello sviluppo della città di Gortina tra l età ellenistica e quella protobizantina. L area prescelta per l indagine si trova a nord dell isolato del complesso del Pretorio, nell area del Caput Aquae, dove è stato indagato un edificio templare di età ellenistica situato nell angolo sud-occidentale dell isolato, con caratteri planimetrici che trovano confronti in una particolare tipologia cretese di templi ad oikos. Le ricerche, iniziate nel 2003, nel corso delle campagne successive hanno potuto completare lo scavo del tempio, di particolare interesse per l équipe del Politecnico di Bari (v. infra). La casa della missione di scavo ad Haghii Deka, di proprietà della Scuola Archeologica Italiana di Atene.
Gli architetti partecipanti alle Missioni: I campagna: 8-31 agosto 2005 CAMPOREALE Daniela, architetto DE MATTIA Daniela, architetto IACOVUZZI Alessandro, architetto MASSARO Nicola, studente, corso generale PIETANZA Paola, studentessa, corso generale VALENTINI Sergio, studente, corso generale II campagna: 5-19 giugno 2006 CASTAGNOLO Valentina, architetto IACOVUZZI Alessandro, architetto III campagna: 24 agosto-14 settembre 2007 CASTAGNOLO Valentina, architetto DE MATTIA Daniela, architetto IACOVUZZI Alessandro, architetto IV campagna: agosto 2008 DI CARLO Federica, studentessa, corso classico IACOVUZZI Alessandro, architetto MAZZILLI Giuseppe, studente, corso generale V campagna: 23 giugno-13 luglio 2009 MAZZILLI Giuseppe, architetto L équipe del 2005, in una foto a fine scavo. In alto, rilievo delle stratigrafie di scavo.
Alcuni dei partecipanti alla missione del 2005 in visita didattica al sito archeologico di Gortina (qui al tempio di Apollo Pizio), con i proff. E. Lippolis e G. Rocco. L équipe del 2005 in visita didattica al palazzo di Festòs, con i proff. E. La Rosa, E. Lippolis, G. Rocco, M. Livadiotti, N. Allegro.
Pianta della città di Gortina. Con i nn. 13-14 è indicata l area di scavo delle ricerche 2003 e 2005-2009 (dis. arch. M. Ricciardi, da A. Di Vita, Gortina di Creta. Quindici secoli di vita urbana, Bibliotheca Archaeologica 45, Roma 2010, fig. 7).
Ricerche a nord del Pretorio di Gortina A Gortina di Creta, l area del Pretorio e delle zone immediatamente limitrofe, già parzialmente scavata da Gian Giacomo Porro e Biagio Pace tra il 1913 e il 1915 e poi da Antonio Maria Colini a partire dagli anni 30 e 69-70, è stata in seguito ulteriormente indagata nelle campagne di scavo del 1989-1995 e 1997-2001 della Scuola Archeologica Italiana di Atene dirette da A. Di Vita e condotte da M.A. Rizzo, E. Lippolis, F. La Torre, G.D. De Tommaso. La documentazione grafica e lo studio architettonico delle emergenze sono state svolte sotto la supervisione di G. Rocco mentre lo studio delle tecniche costruttive dell area, rapportato alla situazione cretese, è stato condotto da M. Livadiotti. Altri importanti monumenti situati nelle immediate vicinanze del Pretorio sono stati in anni recenti rilevati e studiati in modo più approfondito, come il tempio di Apollo Pizio, edito da Maria Ricciardi, il ninfeo a nord del Pretorio, edito da Alan Ortega, lo stadio, edito da E. Lippolis. Il tempio ellenistico è stato scoperto da A.M. Colini nel 1970, mentre si conduceva l esplorazione di un imponente struttura in laterizio emergente per una notevole altezza al di fuori del piano di Area del Pretorio e delle zone limitrofe, con indicazione dei principali complessi monumentali (da LIPPOLIS, LIVADIOTTI, ROCCO 2005, basato sulla planimetria generale di M. Ricciardi).
campagna, identificato in un caput aquae dell acquedotto che in età imperiale riforniva la città; questo sorgeva lungo una strada, comunemente indicata come strada ovest, in corrispondenza del suo incrocio con un altro importante percorso viario, la strada nord, accesso da est alla città greca sino all età ellenistica. Nell angolo nord-est tra le due strade, immediatamente a settentrione dell isolato del Pretorio, fu praticata una trincea parallela al caput aquae, in cui apparve una grande fondazione in opera quadrata. L interesse per questo edificio, notevolmente compromesso dallo spoglio effettuato in età tardo-antica, indusse a praticare altri sondaggi, che permisero di riconoscere ulteriori elementi del monumento, identificato subito in un tempio e datato in età ellenistica sulla base della tecnica costruttiva. Dopo il rilievo degli elementi individuati, l edificio non è stato oggetto di nuove ricerche sino al 1994, quando gli scavi condotti da A. Di Vita nella zona dell incrocio a partire dal 1989 non si sono estesi sino a raggiungere la fondazione occidentale del tempio; in quest occasione è stata ripulita la trincea di scavo Colini e si è effettuato un nuovo rilievo, cogliendo l occasione per proporre alcune considerazioni sulla storia costruttiva dell area. Nel 2002, durante un sopralluogo, appariva evidente uno smottamento della parete settentrionale del saggio Colini, rimasto ancora aperto; il terreno franato all interno dello scavo metteva in luce parte di una scultura in marmo bianco, rendendone necessaria l asportazione. In questa occasione, si ebbe modo di verificare l esistenza di una stratigrafia abbastanza ben conservata, individuando, in particolare, una fossa praticata in antico e riempita con materiale incoerente, coincidente in parte con il sondaggio eseguito da Colini. Questa situazione ha reso necessario un intervento più sistematico, effettuato durante la campagna del 2003 (saggio XII), e volto proprio a chiarire la stratigrafia degli interri conservati in rapporto con l edificio, il livello di conservazione del deposito archeologico e la possibilità di riconoscere la sequenza delle attività costruttive susseguitesi nell area del tempio anche dopo il suo abbandono. L area durante lo scavo del 2005. Si noti a destra la mole del Caput Aquae.
L esplorazione è stata condotta dall 8 al 24 agosto 2003 ed ha previsto innanzitutto una pulitura generale dell area, lo studio stratigrafico e un parziale intervento di scavo, funzionale al rilievo e alla lettura complessiva della documentazione raccolta. Le successive campagne di scavo, a partire dal 2005, hanno confermato e meglio precisato la complessa storia costruttiva dell area, fino alle fasi tardoantiche. Già Colini aveva ricostruito la planimetria del tempio, riconoscendone la forma rettangolare, e fornendone misure di massima (m 10 x 15); nonostante non abbia mai edito una descrizione completa ed un analisi esauriente del monumento, tuttavia lo scopritore ne aveva correttamente interpretato la destinazione sacra, evidentemente considerando sia la monumentalità della costruzione, sia l uso dell opera quadrata e forse anche per il riconoscimento della planimetria rettangolare associata ad un prospetto architettonico importante, posto sul lato corto meridionale, di cui aveva messo in luce l angolo sud-ovest. Un esame accurato degli elementi disponibili permette ora di restituire in maniera più completa il tempio, consentendo di avanzare alcune ipotesi sulla sua configurazione esterna. Enzo Lippolis Gortina, tempio ellenstico. A sinistra, il fianco ovest dell edificio visto da nord. Gli si addossa, sulla destra, la struttura del Caput Aquae. In alto, gli elementi architettonici pertinenti all edificio templare: i blocchi, dopo lo spoglio della struttura, furono preparati per essere rilavorati ma poi abbandonati sul sito.
Il tempio ellenistico I risultati delle ultime campagne di scavo hanno fornito i dati per elaborare una ricostruzione più precisa del tempio, il quale sorgeva all incrocio tra due importanti arterie stradali di cui quella ad andamento est-ovest conduceva alla zona centrale della città e all agorà. I resti portati alla luce permettono di identificare un edificio largo al basamento m 10,75 e lungo almeno m 15.90, compresa la crepidine frontale. Sul versante occidentale, i resti dell attacco di un setto divisorio mostrano che il tempio era suddiviso in due vani: la cella, il cui spazio interno misura m 8,54 x 7,59, era preceduta infatti da un vano antistante, ampio m 9,34 e profondo m 3,69; i due ambienti erano separati da un setto spesso cm 78 circa. L edificio era sollevato su podio e accessibile tramite una crepidine frontale di 5 gradini, di cui rimangono il nucleo interno in calcestruzzo e i tre gradini inferiori, i due più alti conservati solo nella metà orientale. I muri perimetrali erano in opera quadrata di grandi blocchi di calcarenite locale, montati a secco. L elevato doveva presentare un prospetto frontale esastilo, rivolto verso sud, costituito da semicolonne ioniche, come sembrano suggerire i pochi elementi della trabeazione pervenuti. Tra questi, molto significativo è un blocco angolare (A48) pertinente alla parte alta di un muro: la sua lunghezza, piuttosto contenuta, ne rende infatti impossibile un posizionamento al di sopra di un colonnato; data l attuale collocazione, inoltre, probabilmente il blocco è relativo all angolo posteriore nord-ovest del tempio, con il risvolto breve da posizionare sulla parete postica. Il blocco, in calcare, è lavorato come un elemento composto architrave-fregio: l architrave è articolato in tre fasce progressivamente aggettanti e di altezza crescente procedendo verso l alto. Le fasce sono separate tra loro da una modanatura ad astragalo con perline allungate e dal profilo a fusarola e rocchetti piuttosto stretti. L insieme è infine coronato da un gruppo di modanature Gortina. Tempio ellenistico: veduta da ovest dei filari in opera quadrata della parete occidentale del tempio.
Gortina. Tempio ellenistico: elemento architrave-fregio A48 pertinente al muro perimetrale, angolo posteriore nord. L elemento murario A28. Si noti sulla facciavista l incasso obliquo per un trave di sostegno della copertura lignea. costituito da un ulteriore astragalo, un cavetto e un ovolo; questi ultimi non presentano alcuna lavorazione ad intaglio. Il fregio è costituito da una fascia liscia, desinente in alto con un leggero profilo a cavetto concluso da un listello, e coronata da un astragalo a sua volta sormontato da un profilo a gola rovescia. Considerato lo spessore, relativamente esiguo (cm 39), l elemento doveva essere doppiato all interno da un antithema per portare la larghezza totale ad un valore compatibile con quella del muro perimetrale della cella, che misura, all altezza del basamento, circa m 1,00 e che, in elevato, poteva arrivare a misurare circa cm 80. Il muro dunque poteva essere realizzato con un doppio paramento di blocchi in calcare in opera quadrata tessuta al di sopra di un filare di ortostati di cui si conserva ancora un elemento, non in situ ma posato al di sopra del lato occidentale del basamento. I confronti a Gortina per muri in opera quadrata, isodoma o pseudoisodoma, a doppio paramento con basamento ad ortostati sono da ricercare nelle fasi costruttive più antiche, come attestano i muri pertinenti sia alla fase arcaica che a quella ellenistica del Pythion e i muri dell edificio quadrangolare alle spalle dell Odeion, la cui datazione si colloca tra IV e III secolo a.c. Alcuni dei blocchi di questi stessi edifici presentano inoltre sul paramento esterno la lieve bugna decorativa che caratterizza i blocchi del basamento del tempio ellenistico al Caput Aquae. Per quanto riguarda la restituzione del prospetto frontale del tempio, gli elementi superstiti suggeriscono appunto la presenza di una parete cieca, scandita da un ordine di sei semicolonne ioniche. Nello scavo sono stati infatti rinvenuti alcuni elementi architettonici dell alzato fuori collocazione, abbandonati dopo averne avviato la rilavorazione. È stato possibile identificarne il posizionamento originario, che permette di aggiungere altre indicazioni sul carattere complessivo dell edificio. Tra questi, interessanti tre frammenti di semicolonna pertinenti al prospetto anteriore esterno, uno dei quali presenta il fusto inferiormente liscio e superiormente scanalato, il che permette di definire meglio la morfologia dell ordine esterno. Il ritrovamento di un blocco pertinente alla parte alta del setto interno divisorio (A28) costituisce l elemento angolare inferiore del timpano e l attacco di questo con il muro contiguo. Il letto di attesa presenta un inclinazione di circa 20, elemento utile per la ricostruzione del prospetto.
Gortina, tempio ellenistico. In alto a sinistra, le strutture attribuibili all edificio, il cui ingombro è segnalato dal riquadro; in alto a destra, ipotesi di restituzione della pianta. In basso, ipotesi di restituzione del prospetto meridionale (dis. G. Rocco).
Per quanto riguarda invece l interno della cella, è stato notato il notevole spessore dei muri perimetrali, ben più ampi di quelli del pronao, ipotizzando perciò la presenza di un ordine di paraste o semicolonne, forse su podio, di cui è stato rinvenuto un elemento che potrebbe essere attribuito alla cornice di un podio modanato (A23). Inoltre, un frammento di base attica di parasta (A27) potrebbe essere pertinente ad un ordine di lesene che articolava le pareti interne. Sempre allo stesso ordine interno potrebbero essere inoltre riferibili il frammento di fusto di colonna rudentata A38 e il frammento di piccolo capitello corinzio A21. È invece da escludere che le pareti esterne dell edificio fossero articolate da un ordine di paraste perché se ne sarebbe conservata l impronta sui muri più tardi che si addossarono al tempio. Le tracce visibili sulla parete orientale del Caput Aquae e su quella meridionale del tardo muro US 1811 lasciano invece intravvedere un semplice partito murario in opera quadrata pseudoisodoma. Potrebbe inoltre risultare pertinente al tempio un davanzale di finestra in calcare riadoperato come soglia in uno dei vani orientali dell edificio di fine IV secolo che si insediò nel tempio e nell area già sistemata a cisterna tra questo e il ninfeo. Il davanzale, lungo m 1.00 e profondo m 0.44, esattamente come lo spessore del diaframma murario tra le semicolonne della parete esterna, prevede una battuta e gli incassi per i cardini di due imposte lignee che risparmiano un vano libero di m 0.67, troppo esiguo perché si tratti della soglia di una porta. Se l ipotesi di appartenenza al tempio venisse confermata, potrebbe essere suggestivo restituire finestre tra gli intercolumni della facciata esterna, illuminando così ulteriormente il vestibolo. La soluzione non è insolita negli edifici templari, anche se, allo stato attuale delle conoscenze e dato il generale cattivo stato di conservazione delle strutture, fino ad ora a Creta non è stato possibile rinvenirne riscontri. Giorgio Rocco, Monica Livadiotti Saggio XII. Frammento di cornice modanata di base A23. Frammento di base attica di parasta A27. Frammento di capitello corinzio A21.
Bibliografia essenziale: G. ROCCO, M. LIVADIOTTI, Analisi delle fasi costruttive del Pretorio. in Gortina V.1*. Lo scavo del Pretorio (1989-1995), «Monografie della Scuola Archeologica Italiana di Atene e delle Missioni Italiane in Oriente», XII, Padova 2000, pp. 1-186. M. LIVADIOTTI, Criteri di datazione delle murature di età romana a Gortina. Confronti con altre aree di Creta, in Atti del Convegno Creta romana e protobizantina (Iraklion 22-30 settembre 2000). Padova 2004, vol. III.1, pp. 739-748. E. LIPPOLIS, Lo stadio di Gortina, in Creta romana e protobizantina (Iraklion 22-30 settembre 2000). Padova 2004, vol. II, pp. 573-598. E. LIPPOLIS, M. LIVADIOTTI, G. ROCCO, Gortina. Scavi e ricerche 2003. Il tempio del Caput Aquae (Saggio XII), in Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene, 2005, vol. s. III, 3, LXXXI, t. II, pp. 323-347. I. BALDINI, E. LIPPOLIS, M. LIVADIOTTI, G. ROCCO, Il tempio del Caput Aquae e il tessuto urbano circostante: campagna di scavo 2005, in ASAtene LXXXIII, serie III, 4, Tomo II, 2004 (ed. 2007), pp. 271-296. A. DI VITA, Gortina di Creta. Quindici secoli di vita urbana, Bibliotheca Archaeologica 45, Roma 2010. link correlati: http://www.scuoladiatene.it/ http://www.archeologia.unibo.it/archeologia/ricerca/progetti+e+attivita/missioni+archeologiche/ scaviestero/gortyna/gortyna_tempio.htm Gortina. L isolato del Pretorio visto da nord-ovest.