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SEGRETARIO GENERALE Roma, 29 febbraio 2016 Audizione sul disegno di legge C. 3606, recante conversione in legge del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio Onorevole Presidente, Onorevoli Commissari, In prima battuta, riteniamo utile ripercorrere il ruolo svolto dalle Banche di Credito Cooperativo a partire dall introduzione del T.U. nel 1993, che riservava al settore il compito di intermediazione finalizzata allo sviluppo nel territorio di riferimento e alla valorizzazione dello scambio mutualistico. Alla luce di ciò, oggi bisogna anzitutto chiedersi se il Credito Cooperativo abbia svolto pienamente questo ruolo e se è necessario preservarlo per il futuro. Giova prendere a riferimento alcuni aspetti fondamentali per una puntuale valutazione: la vicinanza del territorio, la capacità di finanziamento dell economia locale, l impatto sulla stabilità di settore e la capacità di generare patrimonio per le generazioni future. Per quanto attiene il primo aspetto basta considerare che la rete degli sportelli delle Bcc dal 1993 è raddoppiata (in altre banche è cresciuta del 40%). Con il radicamento sul territorio è cresciuto il numero dei soci, passando da 350 mila nel 1993 ad oltre 1,2 milioni. In merito alla capacità di finanziamento dell economia e di gestione, le quote di mercato sono cresciute in tutto il territorio nazionale. Basti pensare che la quota media sugli impieghi è raddoppiata (1993-3,4 / 2014-7,3), mentre la raccolta è passata dal 6 all 8%, rafforzando così il legame con il territorio e ponendosi quale riferimento per molte piccole e macro aziende. Inoltre l impatto sulle stabilità e la capacità di generare patrimonio è stata mediamente superiore per le Bcc (+ 200%) rispetto al resto delle Banche (+126%). 1

Dunque condividiamo, come affermato dal Presidente di Federcasse in occasione dell ultima assemblea, che in sostanza il Credito Cooperativo ha pienamente svolto il ruolo assegnatogli dal Legislatore, consistente nel sostegno dei soci e dell economia locale, mediante una rete solida e ben patrimonializzata. Si tratta di elementi non assolutamente trascurabili in vista di una riforma tesa al rafforzamento complessivo del sistema. Una riforma che oltre a contenere le richieste espresse dalle Autorità (miglioramento della Governance del sistema, sostenuta da tempo anche dalle OO.SS; allocazione in modo più efficiente delle risorse patrimoniali al suo interno ed apertura del sistema del Credito Cooperativo a capitali esterni) deve necessariamente valorizzare la dimensione territoriale e l autonomia delle singole Bcc, in funzione della loro capacità di merito, e deve innanzitutto porre in sicurezza il sistema nella sua interezza, garantendone l unità. È necessario porre al centro la mutualità come valore essenziale da tutelare e promuovere, affinché le Bcc possano continuare a sostenere i territori e le comunità locali preservando lo spirito mutualistico che le contraddistingue. Vanno mantenute le prerogative contenute nel Decreto Legge, quali la meritevolezza della singola Bcc e gli obiettivi mutualistici, come finalità strutturale del potere di indirizzo e coordinamento di una sola Capogruppo di un Gruppo Bancario Cooperativo al servizio delle singole Bcc. Impostazione condivisa dalla Uilca, in quanto pone la messa in sicurezza dell intero sistema e i relativi livelli occupazionali e colloca il Gruppo tra i primi a livello nazionale (20,4 miliardi di patrimonio e 198,3 miliardi di provvista). Crediamo altresì utile analizzare tutti i numeri delle Bcc per una puntuale valutazione sull impatto della riforma intervenuta: 364 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. 4.403 sportelli (pari al 14,6% degli sportelli bancari italiani). 1.233.803 soci (+2,9%). 37.000 dipendenti (compresi quelli delle Società del sistema). Provvista complessiva (raccolta da banche + raccolta da clientela + obbligazioni): 198,3 miliardi di euro (-0,7% a fronte di un +1,1% registrato nell industria bancaria). 2

Raccolta da clientela + obbligazioni: 161,3 miliardi di euro (-0,9% a fronte di un +2,3% registrato nella media di sistema). La quota di mercato della raccolta da clientela comprensiva di obbligazioni è del 7,7%. Impieghi economici: 134,3 miliardi di euro (-0,8%, a fronte del +0,4% registrato nell industria bancaria). La quota di mercato degli impieghi delle BCC-CR è del 7,2%. Considerando anche i finanziamenti erogati dalle banche di secondo livello del Credito Cooperativo, gli impieghi ammontano complessivamente a 148,2 miliardi di euro, per una quota di mercato dell'8%, di cui: Impieghi economici erogati dalle BCC-CR alle imprese 85,2 miliardi di euro (-2,5% contro il -2,3% del sistema bancario complessivo). La quota di mercato delle BCC-CR per questa tipologia di prestito è del 9,6%. Considerando anche i finanziamenti alle imprese erogati dalle banche di secondo livello del Credito Cooperativo, gli impieghi al settore produttivo ammontano a 95,9 miliardi di euro e la quota di mercato della categoria approssima il 10,8%. Patrimonio (capitale e riserve): 20,4 miliardi di euro (+1%). Un indice di patrimonializzazione-cet1 medio al 16,3% (12,3% la media delle altre banche) e un TCR al 16,7% (le altre banche al 15,1%). Gli impieghi erogati dalle BCC italiane rappresentano il 22,5% del totale dei crediti alle imprese artigiane, il 18,4% all Agricoltura, il 17,8% all Alloggio e Ristorazione, il 13,6% del totale dei crediti alle Istituzioni senza scopo di lucro (Terzo Settore). Considerando tutti i numeri delle Bcc, utili per una puntuale valutazione, al fine di verificare l effettivo impatto della riforma intervenuta, riteniamo che l intervento riformatore afferma molti dei principi sopra riportati in particolare: a) Confermare il ruolo delle BCC come banche cooperative dei territori e delle comunità. b) Migliorare la qualità della governance e semplificare l organizzazione interna. c) Assicurare una più efficiente allocazione delle risorse all interno del sistema. d) Consentire il tempestivo reperimento di capitale in caso di tensioni patrimoniali, anche attraverso l'accesso di capitali esterni al mondo cooperativo; e) Garantire l unità di sistema per accrescere la competitività e la stabilità nel medio-lungo termine. 3

In modo specifico, la riforma prevede inoltre l obbligo per le singole Banche di Credito Cooperativo di aderire ad un gruppo bancario cooperativo, che abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio non inferiore a 1 miliardo di euro. L adesione ad un gruppo bancario cooperativo è la condizione per il rilascio, da parte della Banca D Italia, dell autorizzazione all esercizio dell attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo. Quanto sopra riportato, a nostro avviso, rispecchia l applicazione della dichiarata ratio di rafforzare la stabilità del sistema nel suo complesso e recepisce gran parte delle proposte avanzate da Federcasse con il documento di autoriforma. Pertanto come Uilca, non comprendiamo (anche se possiamo intuirle) le ragioni poste a sostegno della sorpresa introdotta all ultimo minuto nel Decreto, ossia la possibilità data alle BCC che hanno almeno 200 milioni di euro di patrimonio di poter fuoriuscire dal sistema; inoltre nella specifica ipotesi in cui avvenga la trasformazione in società per azioni, esse possono affrancare le riserve indivisibili corrispondendo all erario il 20% della loro consistenza. Tale decisione certamente non aiuta al rafforzamento del sistema stesso, ma genera, anzi, serie preoccupazioni sulla sua reale tenuta dell intero sistema in prospettiva e pertanto siamo fermamente contrari chiedendone la modifica al testo escludendo tale possibilità. Come Uilca abbiamo rimarcato questo aspetto, primi e quasi unici fra le Organizzazioni Sindacali del settore, già all indomani dell approvazione del decreto legge da parte del Governo con il seguente comunicato stampa: Comunicato Stampa del segretario generale Uilca Massimo Masi e del segretario nazionale Uilca Giuseppe Del Vecchio Uilca: Perplessità sulla riforma Bcc e indignazione su rinvio rimborsi agli obbligazionisti Dopo una lunga attesa, finalmente nella serata di ieri, il Consiglio dei Ministri ha varato il Decreto sulla riforma delle Banche di Credito Cooperativo. Purtroppo la sorpresa dell'ultimo minuto, ossia la possibilità data alle BCC che hanno 200 milioni di euro di riserva di poter fuoriuscire dal sistema, è una decisione che certamente non aiuta al rafforzamento del sistema stesso, ma genera, anzi, serie preoccupazioni sulla sua tenuta in prospettiva. Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, e il segretario nazionale Uilca con delega alle BCC, Giuseppe Del Vecchio, dichiarano che: Aver fissato il termine di 18 mesi per l'adeguamento sia per la costituzione della Holding unica, ma anche per il raggiungimento del minimum dei capitali sociali per la possibile fuoriuscita, a nostro giudizio pone dei seri rischi anche sul fronte occupazionale. Non si comprende perché se da una parte si è tentato di rafforzare il sistema con la definizione di un unico 4

Gruppo, poi dall'altra si aprono i cancelli per la fuga delle BCC di certe dimensioni: oggi potrebbero essere realisticamente una decina, ma domani? Adesso ci attende il compito di valutare con attenzione gli eventuali effetti sul sistema e sui livelli occupazionali per avviare un proficuo confronto per il rinnovo del CCNL. Inoltre Masi esprime indignazione e preoccupazione perché il Consiglio dei Ministri non ha deliberato sulle modalità di rimborso degli obbligazionisti delle quattro banche salvate: Ancora una volta il Governo preferisce l effetto annuncio su riforme che avranno una validità nel tempo conclude Masi-, anziché affrontare realmente i problemi dei risparmiatori che hanno perso i guadagni di una vita. La Responsabile Ufficio Comunicazione Simona Cambiati Inoltre aver fissato il termine di 18 mesi per l'adeguamento sia per la costituzione della Holding unica, ma anche per il raggiungimento del minimum dei capitali sociali per la possibile fuoriuscita pone, a nostro giudizio, dei seri rischi anche sul fronte occupazionale, in quanto apre anche alla possibilità di aggregazioni tra Bcc determinando di fatto ripercussioni sulle lavoratrici e sui lavoratori del Credito Cooperativo, che fino ad oggi siamo riusciti a garantire, anche con sacrifici importanti da parte dei dipendenti. Non si comprende perché se da una parte si è tentato di rafforzare il sistema con la definizione di un unico Gruppo, poi dall'altra si aprono i cancelli per la fuga delle BCC di certe dimensioni: oggi potrebbero essere realisticamente una ventina, ma domani? Tutto ciò ha poco a che vedere con le dichiarazioni di principio al fine di rafforzare la stabilità del sistema nel suo complesso a sostegno dell emanazione del Decreto. Per tali ragioni riteniamo indispensabile che il Parlamento apporti i necessari correttivi al Decreto Legge n. 18 del 2016 in sede di conversione in Legge, indicando anche indirizzi concreti sull assetto di gestione e di funzionamento e formulando le migliori soluzioni per garantire una definizione organica a tutela di tutti gli attori (Bcc, Federcasse, Federazioni locali, Consorzi ecc.) del Credito Cooperativo, al fine di un reale rafforzamento del Credito Cooperativo nel suo complesso e della tenuta di tutti i livelli occupazionali. GARANZIA CARTOLARIZZAZIONE SOFFERENZE Purtroppo le previsioni di crescita dell economia internazionale e italiana sono continuamente riviste a ribasso e questo non è un segnale confortante, perché senza ripresa economica anche le normative più lungimiranti da sole non possono sviluppare i migliorare il Paese. La competitività dell Italia è migliorata e il rapporto Doing for business della Banca Mondiale ci pone oggi al quarantacinquesimo posto, rispetto al cinquantaseiesimo del 2014. Questo miglioramento è frutto di una nuova azione riformatrice nel nostro paese 5

che ha permesso di migliorare la nostra posizione su molti settori analizzati dalla ricerca come il commercio con l estero, la gestione dei fallimenti, il collegamento alla rete elettrica, i permessi per costruire, l efficacia dei contratti, ma si sono avuti dei peggioramenti in tre settori chiavi per la ripresa: l accesso al credito, la tutela degli investitori, le procedure per aprire un impresa. La difficoltà delle imprese e dei consumatori di accedere al credito è in parte spiegata dall elevata presenza di sofferenze nei bilanci delle banche che limita la concessione di credito e l aggiunta di un nuovo strumento legislativo come la GACS fig1 COVERAGE SOFFERENZE ANNO 2015 aumenta la possibilità di risolvere la MEDIA 58,4% delicata questione dei crediti deteriorati BANCO POPOLARE. 38,3% e potrebbe favorire nuovi investimenti UBI 38,6% POP.MI 54,5% da parte delle aziende. Siamo convinti che il problema delle sofferenze non sia così drammatico come sovente è comunicato all opinione pubblica, perché molte delle sofferenze sono già state ampiamente svalutate nel corso degli anni, e oggi abbiamo un tasso di copertura di circa il 60% (fig1). CREVAL BPER CARIGE UNICREDIT ITALIA CREDEM POP.SONDRIO INTESASANPAOLO MPS 57,1% 58,2% 60,4% 60,4% 60,8% 61,9% 62,0% 63,4% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% da societari 31.12.15 elaborazione Uilca Crediamo che l elevato stock di sofferenze presenti nei bilanci delle banche italiane abbia anche altri responsabili oltre la crisi economica e la lentezza delle procedure di recupero del credito. Infatti la legislazione fiscale italiana era penalizzante rispetto a quella europea e permetteva la deduzione delle perdite in diciotto anni e non in uno come avveniva per i nostri competitor bancari europei. Questo imponeva ai nostri istituti di credito una gestione completamente differente delle politiche creditizie, ma ora l allineamento della normativa fiscale italiana a quella europea ha colmato il gap prima presente. Oggi le sofferenze nette secondo la rilevazione dell Associazione Bancaria Italiana a dicembre 2015 sono 88.994 mln di euro e rappresentano il 4,94% degli impieghi netti erogati dalle banche. La nostra ricerca (fig.2) rileva che le undici maggiori banche del paese hanno sofferenze per 59.706 milioni di euro e rappresentano oltre il 60% delle sofferenze del sistema e incidono mediamente per il 5,9% dei crediti netti. 6

BANCA CREDITI NETTI CREDITI DETERIORATI NETTI SOFFERENZE NETTE SOFFERENZE NETTE/ CREDITI SOFFERENZE NETTE/CREDITI NETTI CREDITI DETERIORATI/ CREDITI NETTI INTESASANPAOLO 350.010 33.086 14.973 4,3% 45,3% 9,5% UNICREDIT perimetro ITALIA 215.874 30.400 16.100 7,5% 53,0% 14,1% MONTE DEI PASCHI DI SIENA 111.366 24.154 9.733 8,7% 40,3% 21,7% UBI 84.586 9.689 4.288 5,1% 44,3% 11,5% BANCO POPOLARE 78.422 14.057 6.458 8,2% 45,9% 17,9% BANCA POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA 43.703 6.356 2.974 6,8% 46,8% 14,5% BANCA POPOLARE DI MILANO 34.186 3.624 1.491 4,4% 41,1% 10,6% BANCA POPOLARE DI SONDRIO 23.997 2.362 735 3,1% 31,1% 9,8% CREDITO EMILIANO 22.649 793 357 1,6% 45,0% 3,5% CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA 21.472 3.927 1.390 6,5% 35,4% 18,3% CREDITO VALTELLINESE 19.051 3.358 1.207 6,3% 35,9% 17,6% dati in milioni TOTALE 1.005.316 131.806 59.706 5,9% 45,3% 13,1% fonte:dati societari al 31.12.2015 elaborazione Uilca fig.2 La gestione delle sofferenze è sicuramente un processo lungo che impegnerà parecchi anni per ritornare a livelli fisiologici, perché esse oggi, rappresentano comunque quasi la metà dei crediti deteriorati netti delle maggiori banche italiane (45,3%) e dunque del sistema bancario nazionale. L elevata qualità delle sofferenze italiane aumenta l interesse degli investitori e dei fondi speculativi per acquistarle, perché mediamente il 70% di queste sono garantite da ipoteche su immobili, e tale garanzia è oltre il doppio dei valori netti iscritti a bilancio. Per loro si prospettano lauti guadagni. Per le banche solide, che in sintesi rispettano i parametri di patrimonio richiesti (CET1) dalla Banca Centrale Europea (fig.3) dunque non vi è necessità di svendere questa tipologia di credito, o ricorrere alla GACS, perché possono recuperare molto di più gestendo il credito a sofferenza. È interessante notare come un istituto di credito come Intesasanpaolo abbia comunicato nella presentazione dei dati di bilancio al 31 dicembre 2015 che il recovery rate ( Ammontare dei recuperi di sofferenze/valore netto di libro) è stato pari al 134% nel periodo 2009-2015, dunque ha incassato un importo maggiore di quanto prudenzialmente svalutato. È possibile gestire in house il credito a sofferenza e recuperarlo? Certo ma serve personale specializzato e sicuramente volumi elevati di crediti da gestire per contenere i costi, ma gli operatori bancari italiani possono farlo. E di questi giorni uno studio pubblicato dalla Banca d Italia, credo a voi noto di cui qui richiamo il titolo: La gestione dei crediti deteriorati: un indagine presso le maggiori BANCA Cet1 ratio 31-12-15 CET1 richiesto da BCE CTE1 eccesso dati in bps CREDITO EMILIANO 13,80 7,00 680 CREDITO VALTELLINESE 13,15 8,30 485 BANCO POPOLARE 13,20 9,55 365 INTESASANPAOLO 13,00 9,50 350 UBI 12,10 9,25 285 BANCA POPOLARE DI MILANO 11,50 9,00 250 BANCA POPOLARE DELL'EMILIA R. 11,20 9,25 195 MONTE DEI PASCHI DI SIENA 12,00 10,75 125 BANCA POPOLARE DI SONDRIO 10,50 9,25 125 CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA 12,20 11,25 95 UNICREDIT 10,60 9,75 85 fonte:dati societari al 31.12.2015 elaborazione Uilca fig.3 7

banche italiane a cura di Luisa Carpinelli, Giuseppe Cascarino, Silvia Giacomelli e Valerio Vacca, dove in un campione di 25 banche nazionali, dopo l analisi di migliaia di posizioni a sofferenza si è rilevato un il tasso di recupero di questi crediti pari al 41% del valore nominale, in un arco di cinque anni. Ricordo che la media delle sofferenze nelle banche italiane è svalutata circa al 60% come prima indicato. Questo studio mostra come complessivamente il devastante scenario ipotizzato dopo l applicazione del Bail-in alle quattro banche italiane, per cui le sofferenze divenivano una bomba ad orologeria per il sistema bancario, è meno preoccupante di quello che molti investitori esteri speravano. Esistono altre vie meno traumatiche per risolvere il problema dei crediti deteriorati, più legate all introduzione di modelli di supervisione del rischio, alla buona gestione operata dai manager e soprattutto a una buona patrimonializzazione. Dobbiamo dunque riflettere se stiamo fornendo al Paese strumenti legislativi che servono agli attori economici esistenti o se vogliamo creare un nuovo mercato, con lo scopo di sostituire o ridurre il sistema e il credito bancario come l Unione Europea invita a fare. DISPOSIZIONI IN MATERIA DI GESTIONE COLLETTIVA DEL RISPARMIO Il credito non può supplire da solo ad alcune criticità presenti nel sistema economico italiano, quali le dimensioni delle imprese, il sistema dei trasporti, la formazione delle persone. Questi sono limiti che ci impediscono di competere nei mercati non solo nazionali ma soprattutto esteri. Le fonti di finanziamento delle imprese in Italia sono per la maggior legate al canale bancario, siamo dunque favorevoli alla possibilità data ai Fondi di Investimento Alternativi (FIA) di investire in crediti perché la riteniamo oltre che una misura complementare per far decollare il mercato delle cartolarizzazioni delle sofferenze (ABS o Asset backed security) anche un occasione per permettere un salto di qualità alle aziende italiane che si possono relazionare con nuovi soggetti e magari strutturarsi in maniera più efficiente. Per questo salutiamo con favore lo sviluppo di un mercato del credito alternativo a quello bancario con strumenti quali i Fondi di credito e i Fondi di minibond. E indubbio che la nuova normativa debba essere estesa anche ai FIA UE, perché sono soprattutto i fondi d investimento esteri i più attivi su questa tipologia di titoli. Vorremmo tuttavia evidenziare come l idea di sostituire il credito bancario con credito privato favorendo la nascita dello shadow banking non faccia aumentare il rischio sistemico con nuove implosioni finanziarie come rischia di succedere in Cina dove questo fenomeno è molto presente. Vogliamo rilevare come sia necessario l aumento della vigilanza su strumenti come i FIA sia italiani che UE e se utile cambiare la normativa per evitare che quote di questi fondi che sono a rischio elevato e per questo riservati a investitori istituzionali siano 8

presenti nei fondi pensione o nei prodotti dedicati alla clientela retail, traslando il rischio in maniera indiretta. Noi non siamo contro l allargamento del mercato del credito, perché riteniamo che le innovazioni vadano sperimentate e non rifiutate a priori. DISPOSIZIONI FISCALI RELATIVE ALLE PROCEDURE DI CRISI Consapevoli della volontà del Governo di voler favorire la risoluzione del problema del credito deteriorato siamo favorevoli alla riduzione delle imposte sui trasferimenti nell ambito di una procedura giudiziaria, anche se riteniamo, sarebbe utile che tali misure fossero ricomprese in una politica fiscale complessiva, che non colpisca i cittadini che non hanno potuto pagare le tasse dei mutui a discapito dei grandi immobiliaristi vera causa dei crediti deteriorati, che vada a favorire il settore edilizio e non solo tenti di rivitalizzare situazioni di crisi. Inoltre vorremo comprendere se le disposizioni fiscali presente soprattutto art 15 comma 2 che qui riportiamo: Dalla data in cui ha effetto la cessione l ente ponte subentra nella posizione dell ente sottoposto a risoluzione in ordine ai diritti, attività o passività oggetto di cessione, incluse la deduzione o la tassazione dei componenti di reddito dell ente sottoposto a risoluzione già imputati a conto economico e non ancora dedotti o tassati dallo stesso alla data della cessione, e nelle deduzioni derivanti da opzioni di riallineamento dell avviamento e di altre attività immateriali esercitate dall ente sottoposto a risoluzione. Le perdite di cui all articolo 84 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 dell ente sottoposto a risoluzione sono portate in diminuzione del reddito dell ente ponte. sono un incentivo ai possibili acquirenti delle bridge bank o banche ponte nate dalla risoluzione di Banca Popolare dell Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti. Le minori imposte che pagherebbero i nuovi acquirenti delle banche ponte, sarebbero finanziate dai cittadini italiani tra cui anche dai detentori di quei titoli subordinati che sono stati azzerati dal bail-in. Grazie. Massimo Masi Segretario Generale Uilca 9

Questo elaborato è stato redatto da Giuseppe del Vecchio (Segretario nazionale Uilca) e Roberto Telatin responsabile Centro Ufficio Studi Uilca Orietta Guerra 10