ARTE INSIEME 2^ ciclo a cura di MARIANGELA GRASSI GIOTTO

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1 ARTE INSIEME 2^ ciclo a cura di MARIANGELA GRASSI GIOTTO "Credette Cimabue nella pittura tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura". Dante Alighieri, Divina Commedia - Purgatorio XI, 94-96. In una villa allato della città di Firenze, la quale si chiamava Vespignano, nacque un fanciullo di mirabile ingegno lo quale ritraeva dal naturale una pecora.... E così che lo scultore fiorentino Lorenzo Ghiberti, nel 1447, sul secondo libro dei Commentari, (una storia dell arte, dal tempo dell imperatore Costantino sino ai contemporanei) inizia a raccontare la vita di Giotto. Un giorno continua il Ghiberti - passava per quei prati, dove il piccolo Giotto pascolava le sue pecore, il grande Cenni da Pepi, più noto come Cimabue, il quale appena vide il pastorello disegnare con tanta maestria l animale, ne comprese l indubbio talento e lo volle portare alla sua bottega per istruirlo nell arte del dipingere. E chiaro che questo fatto, come altri raccontati dal Vasari non sono storie vere, ma leggende che hanno accompagnato la vita di Giotto a causa della sua grande fama: ricordiamo ad esempio quella del famoso O che Giotto disegnò per il Papa Benedetto XII da Tolosa, in maniera perfetta a mano libera oppure l altra, della mosca, disegnata talmente bene su un dipinto del suo maestro Cimabue (1240/1302), da sembrare viva. Pochi sono gli indizi certi che ci permettono di conoscere la biografia di Ambrogio (Ambrogiotto) Bondone, questo è il vero nome di Giotto. Anche la data della sua nascita non è certa: per alcuni storici, come il poeta trecentesco Antonio Pucci, Giotto nacque nel 1267. Questa data è sicuramente approssimativa perché i registri battesimali furono istituiti a Firenze solamente nel XV secolo e fino ad allora non si avevano censimenti scritti per le nascite.

2 Anche sul luogo di nascita ci sono dei dubbi: secondo alcune fonti, le più attendibili, Giotto nacque in una piccola frazione di Vespignano, chiamata Colle, presso Vicchio di Mugello, mentre per altri nacque a Firenze dove troviamo un Bondone fabbro nel 1267. Questo convaliderebbe un'altra leggenda sull incontro con Cimabue oltre a quella della pecora: Giotto abitando in zona Santa Croce, vicino alla bottega di Cimabue, rimase affascinato dai colori e dalle forme che nascevano sulle tele del maestro e dei suoi allievi e fu proprio questa curiosità che lo fece entrare come giovane apprendista nella rinomata bottega, divenendo, in breve, l allievo preferito del grande artista. Giotto nella sua vita malgrado abbia frequentato molti luoghi d Italia, non ha lasciato in genere una traccia diretta della sua presenza: scarsi i documenti, nessuna lettera, solo alcuni contratti di lavori e testimonianze di autori a volte di molto posteriori. Di aspetto Giotto non doveva essere una gran bellezza infatti il Petrarca lo definisce come uno degli artisti più brutti dell epoca; a detta di molti novellieri dell epoca, era un uomo di spirito, dalla battuta veloce e salace, ma anche un uomo concreto specialmente negli affari. Sappiamo che Giotto era un buon padre di famiglia: aveva ben otto figli, quattro femmine e quattro maschi avuti da Ricevuta di Lapo del Pela, detta Ciuta, sposata nel 1288 c (alcune fonti riferiscono solo di cinque o sette figli e sposato nel 1290). Mantenere una famiglia così numerosa non era certo uno scherzo ma il lavoro non gli mancava. Comunque, se vogliamo spettegolare, tre figlie fecero dei buoni matrimoni, grazie alle sostanziose doti che il padre aveva loro fornito: Caterina, la figlia prediletta, sposò il pittore Rico di Lapo e ospiterà nella sua casa il padre, ormai anziano, durante i lavori del famoso Campanile di lato al Duomo. Solo la più piccola rimase nubile, ma sempre con una buona dote, divenendo una pinzocchera, cioè restando in casa con l abito religioso. Dei maschi sappiamo solo che due di loro avevano curiosamente lo stesso nome di Francesco, ma con destini ben differenti: il primo seguì le orme paterne divenendo pittore e l altro si fece prete, diventando in seguito priore di san Martino a Vespignano.

3 Di certo sappiamo che Giotto iniziò l apprendistato nella bottega di Cimabue verso la fine degli anni Settanta. Dobbiamo ricordare che Cimabue oltre ad essere l artista più famoso di quel periodo, era anche il primo pittore fiorentino che aveva lavorato a Roma (1272) studiando l arte classica e le pitture paleocristiane riscoperte e restaurate da Pietro Cavallini; era anche l artista che aveva incominciato a dipingere con uno stile nuovo. Per capire meglio in cosa consiste questo rinnovamento osserviamo queste opere di scuola senese in cui è evidente l influsso bizantino - Madonna in trono col Bambino, Galleria Nazionale d'arte, Washington D.C., Andrew W. Mellon Collection. Probabilmente pala d'altare dipinta a Costantinopoli nel 1280. - Coppo di Marcovaldo, Madonna del Bordone, 1261. Tempera e oro su tavola, 225x125 cm. Siena, Basilica di santa Maria dei Servi (questa tavola è stata alterata da una ridipintura trecentesca dei volti di Maria e Gesù). In queste opere predomina la linea che disegna anche le forme. - Guido da Siena, Maestà di San Domenico, 1270 c. Tempera e oro su tavola, 283x194 cm. Siena, Basilica di san Domenico - Cimabue, Maestà, 1280 c. Tempera su tavola, 424x276 cm. Parigi, Louvre La differenza sostanziale fra l opera di Guido da Siena e quella di Cimabue sta nello stile più naturalistico e nei volumi delle figure che le rendono più plastiche e quindi molto lontane dai modi bizantini. Anche l ambiente in cui Giotto cresce è estremamente stimolante: Firenze alla fine del XIII secolo è una delle più grandi e importanti città d Europa tanto che papa Bonifacio VIII la definirà il quinto elemento dell universo. Agli inizi del 1300 i banchieri e i commercianti fiorentini sono famosi in tutta Europa e il centro della città si riempie di laboratori, botteghe, magazzini e mercati. Scrive il Villani, un cronista del tempo, nel suo testo Cronica che in Firenze c erano più di 200 botteghe dell arte della lana, 80 banchi di cambio, più di 300 tra calzolai, pianellai e zoccolai, 80 collegi di giudici, 600 notai, 4.000 tra buoi e vitella, 60.000 castroni e pecore, 20.000 capri e becche,

4 Oltre allo sviluppo economico c è quello culturale: tanto per fare un nome citiamo Dante Alighieri (1265/1321). E questo anche il momento della trasformazione urbanistica della città ad opera soprattutto di Arnolfo da Cambio (1232 o 1240/1310) che progetta Palazzo Vecchio e, di fronte all antico Battistero, la nuova Cattedrale che verrà realizzata nei tre secoli successivi con l apporto dei più grandi artisti del periodo ( la prima pietra viene posta l 8 settembre 1296). Nel 1280 Cimabue viene chiamato ad Assisi e Giotto continua a lavorare nella sua bottega con gli altri assistenti. Nel 1285 Giotto si reca per la prima volta a Roma a vedere le opere che tanto avevano segnato lo stile del suo maestro. Fino a questo momento non si hanno lavori attribuibili con certezza a Giotto, una delle sue tavole conosciute e databile dopo il 1285 è la - Madonna di Borgo San Lorenzo, tempera e oro su tavola, 81,5x41 cm. Pieve di San Lorenzo, Borgo San Lorenzo: Nel volto espressivo della Madonna, caratterizzato dagli occhi allungati e rivolti allo spettatore riconosciamo l insegnamento di Cimabue. La figura del bambino è andata perduta ma, è molto insolita la sua posizione alla sinistra della Madonna. Sono visibili solo le braccia con le mani: il braccio sinistro si tende ad accarezzare il volto della Vergine mentre la mano destra si stringe attorno a un dito di quella della Madonna. Sono gesti lontani dalla staticità degli schemi compositivi pregiotteschi che vedevano principalmente un bambino benedicente e una Madonna ieratica. E evidente fin d ora l interesse di Giotto per l espressività dei sentimenti. Prima di continuare però a vedere le opere di Giotto è bene fare una precisazione importante. Giotto è uno dei più grandi artisti di tutti i tempi e, per capirlo, occorre collocarlo nel periodo in cui vive e lavora: è prima di tutto un artista medioevale e come tale va visto e letto. Per un uomo e quindi per un artista medioevale la realtà si basa sull unità dell essere materiale e spirituale: è fondamentale il rapporto fra Dio e l uomo (pensiamo a Dante, contemporaneo di Giotto), fra Creatore e creatura (pensiamo a San Francesco e al suo Cantico delle Creature).

5 Giotto rinnova la pittura italiana come Dante la lingua italiana. Benvenuto Cellini, verso la metà del Cinquecento dirà di Giotto: rimutò l arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; et ebbe l arte più compiuto ch evessi mai più nessuno Per capire meglio le parole del Cellini mettiamo a confronto ora la Madonna in trono di Duccio con quella di Giotto. - Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai, 1285. Tempera e oro su tavola, 450x290 cm. Firenze, Uffizi. - Madonna col Bambino di San Giorgio alla Costa, del 1295 c. Tempera e oro su tavola, 180x90 cm. Firenze, Museo Diocesano. Sono due artisti pressoché contemporanei. Duccio è considerato il primo maestro della scuola senese legata quindi allo stile bizantino ed è forse il più vicino al modo di dipingere di Giotto. Anche lui probabilmente ebbe stretti contatti con Cimabue. Nella sua Madonna Rucellai possiamo notare l eleganza di una linea morbida e una raffinata gamma cromatica, il chiaroscuro nei volti, il volume delle figure e del panneggio, la resa prospettica. Tutto questo possiamo notarlo anche nell opera di Giotto dove però la naturalezza dei gesti e il volume delle figure sembrano maggiormente evidenziate (notiamo le ciocche di capelli chiari che fuoriescono dal marforium rosso). Purtroppo, la tavola venne segata su tutti i lati durante i lavori di ristrutturazione della chiesa e così non possiamo ammirare totalmente la bellezza del trono che costruito secondo una prospettiva centrale, forma quasi una "nicchia" architettonica, che ne aumenta il senso di profondità. Giotto in breve tempo si conquista una buona reputazione tanto che nel 1287 si trasferisce ad Assisi per lavorare all esecuzione degli - affreschi della parte alta della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi (Cimabue in quella data era già ritornato a Firenze e quindi Giotto lavora probabilmente in modo indipendente con un gruppo di assistenti). - Volta dei Dottori. Assisi, Basilica Superiore: Il terremoto del settembre 1997 provocò la distruzione di una della vela dedicata a Gregorio Magno. In queste opere risulta subito evidente la monumentalità delle figure e degli spazi: i Dottori della Chiesa sono raffigurati seduti su un trono, nell atto di dettare o leggere a un diacono che sta loro di fronte. Notevoli sono la cura dei particolari e le decorazioni.

6 Affresca poi ad Assisi il ciclo di 28 episodi delle - Storie di San Francesco: un lavoro che lo tiene impegnato dal 1291 al 1296. Il nuovo linguaggio pittorico di Giotto è capace di narrare i fatti sacri e svolgere grandi temi come in un libro illustrato fatto per il popolo e comprensibile a tutti. Si passa da una rappresentazione sostanzialmente simbolica che solo attraverso la fede poteva essere interpretata, ad una raffigurazione ambientata nella realtà umana e terrena in cui entra prepotentemente l osservazione della natura. Osserviamo come ciò è evidente nel confronto fra gli affreschi delle Storie di Costantino I, 1248 nell Oratorio di San Silvestro a Roma e gli affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco ad Assisi. Un elemento significativo della pittura giottesca è rappresentare le cose esistenti in Natura in modo da farle apparire talmente vere o per meglio dire più vere del vero! Giotto dipinge con la stessa cura animali, piante, rocce ed esseri umani: sono tutte creature dello stesso Creatore, secondo l insegnamento di san Francesco, e quindi sono parte importante e fondamentale nel racconto della storia. Un altra novità nella narrazione delle Storie di San Francesco, ma sostanzialmente in tutta la pittura di Giotto, è lo spazio in cui si svolge l azione. Siamo ancora lontani dalla prospettiva rinascimentale ma l azione, le figure sono collocate in uno spazio dove le architetture, le montagne o gli alberi non hanno solo la funzione di sfondo, ma creano una corrispondenza con le figure, accompagnano l azione e danno equilibrio alla composizione. Non c è più uno sfondo monocromo o dorato, che appiattisce le figure e le colloca in uno spazio ultraterreno: San Francesco è un uomo fra gli uomini, è un uomo fra le case, fra le colline umbre, fra le cose che fanno parte della quotidianità, è un uomo la cui felicità è stare con Dio, la cui volontà coincide con quella di Dio. Agli inizi del 1300 papa Bonifacio VIII proclama un grande giubileo e chiama Giotto per realizzare un affresco commemorativo del grande evento nella loggia lateranense: quest opera, oggi gravemente danneggiata, fu forse eseguita dai suoi allievi, ma certamente su disegno del maestro.

7 Questo fatto ci fa capire quando era cresciuta la fama di Giotto. Il soggiorno a Roma e il rapporto con la Curia furono indubbiamente vantaggiosi per il giovane artista appena trentenne, tanto che entrò nelle grazie del potente cardinale Stefaneschi, suo mentore per i lavori in san Pietro e fu ricompensato, come si rileva da un contratto, con quindicimila fiorini d oro, circa un milione di euro attuali (almeno secondo alcune stime). Sarà proprio il cardinal Stefaneschi che commissionerà a Giotto, intorno al 1320, questo bellissimo polittico per l altare maggiore della vecchia basilica di san Pietro - Polittico Stefaneschi, 1320 c. Tempera su tavola, 220x245 cm. Roma, Pinacoteca Vaticana. Il polittico è dipinto su tutte e due le facce. Nel lato rivolto ai fedeli vediamo nella predella, l'unico pannello superstite che riproduce Santo Stefano e due Santi non identificabili. Nei pannelli laterali: San Giacomo e san Paolo a sinistra, Sant'Andrea e san Giovanni Evangelista a destra. Al centro San Pietro in trono e ai suoi piedi inginocchiato il committente, presentato da san Giorgio e Papa Celestino V, presentato da San Silvestro. Il Cardinal Stefaneschi porge a San Pietro, con le mani coperte in segno di rispetto, il modellino del polittico in tutto e per tutto uguale al vero: è un quadro nel quadro. Nel lato rivolto ai presbiteri vediamo nei tre scomparti della predella raffigurati la Vergine in trono col Bambino tra angeli, San Pietro e san Giacomo in posizione centrale, e a ai lati cinque apostoli per parte. Al centro Cristo in trono con angeli e un offerente ai suoi piedi (riconoscibile nello stesso Stefaneschi). Le figure degli angeli fanno corona al santo come nelle Maestà. Nei pannelli laterali: la Crocifissione di san Pietro viene rappresentato secondo l'iconografia tradizionale, a testa in giù; alla scena, acui assiste un folto gruppo di persone, è posta tra due edifici identificati nella Piramide Cestia e nella Meta Romuli, un mausoleo piramidale ancora esistente al tempo di Giotto, in prossimità del Vaticano. I due edifici erano tradizionalmente legati al martirio di Pietro. In alto l'anima dell'apostolo è portata in cielo entro un nimbo da angeli. la Decollazione di san Paolo è ambientata in un paesaggio tra due colli ed è presente una piccola costruzione a pianta centrale; il santo, in alto nella cuspide, mentre sale in cielo restituisce il fazzoletto a una tale Plausilla, che gli avrebbe pietosamente fasciato gli occhi al momento del martirio. La benda che plana gonfiandosi come un aquilone sembra legare i due mondi: è il Paradiso che entra a far parte della Storia.

8 Nel 1301 Giotto è a Firenze: tra i pochi documenti certi sul grande artista c è l atto di acquisto in quell anno di una casa, presso Porta Panzini, zona all epoca piuttosto popolare. E databile 1301 questo bellissimo - Polittico di Badia, 1300 c. Tempera su tavola, 142x337 cm. Firenze, Uffizi Madonna col Bambino con da sinistra, i santi Nicola di Bari, Giovanni Evangelista, Pietro e Benedetto, identificabili sia per gli attributi che per il nome in basso. Nelle pale d altare Giotto mantiene lo sfondo dorato ma la Madonna o i Santi sono pervasi da una umanità nuova, sono uomini e donna in carne e ossa. L anno seguente (1302) Giotto viene chiamato a Padova, dai frati minori per affrescare la chiesa di San Francesco. Il ciclo di affreschi è andato perduto, ma è proprio in questa occasione che Giotto riceve la commissione di affrescare - la cappella privata di Enrico Scrovegni. Il banchiere Enrico Scrovegni è un ricco cittadino di Padova che chiede a Giotto di affrescare la cappella in ricordo del padre Reginaldo e in espiazione dei suoi peccati di usura. Lo spazio che Giotto aveva a disposizione non era molto ma architettonicamente semplice, un rettangolo lungo m. 29,6, largo è m. 8,48 e alto al vertice della volta m. 12,80. Le misure di questa cappella, inoltre, sono le stesse del tempietto di Salomone e anch essa è orientata con l abside verso est. La Storia raccontata da Giotto si sviluppa in senso orario lungo le pareti, su tre registri, più un quarto con la raffigurazione delle allegorie dei Vizi e delle Virtù. La prima parte di questa storia, fascia in alto, racconta in dodici episodi, la vita di Maria prima della venuta di Gesù. I primi personaggi che incontriamo sono Gioacchino ed Anna. La fascia intermedia inizia con l Annunciazione e continua raccontando la vita di Gesù prima della Passione. Nella terza fascia viene illustrata la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Sulla controfacciata è affrescato il Giudizio Universale nel quale sono anche ritratti, al centro, Enrico Scrovegni, Altegrado de Cattanei e, tra i beati, lo stesso Giotto

9 Tutto però incomincia nell arco trionfale che incornicia la zona dell abside: nella parte alta l Eterno ( che è dipinto su una tavola di legno inserita nell affresco) circondato da legioni di angeli, decide il compiersi dell Evento ed è rappresentato nell atto di porgere a Gabriele il messaggio per la Vergine. Subito sotto troviamo la scena dell Annunciazione con l angelo a sinistra e la Vergine a destra dell arco. Entrambe le figure si trovano all interno di una costruzione architettonica uguale con prospettiva convergente verso il centro della cappella stessa. Un elemento costante negli affreschi della Cappella degli Scrovegni, infatti, è il rapporto fra le figure umane e lo spazio (come già avevamo visto ad Assisi). Qui lo spazio appare più ampio e c è la ripetizione di alcuni sfondi architettonici o paesaggistici in modo da scandire e unificare a livello cronologico gli avvenimenti, rendendo così l intera composizione ordinata e di facile lettura. Le architetture sono di scorcio e i paesaggi aperti, dove predomina l azzurro del cielo. E lo stesso azzurro lapislazzulato che ricopre la volta a botte di questa cappella con il quale è stato dipinto un meraviglioso cielo stellato con al centro i medaglioni in cui appaiono immagini di Cristo, della Vergine col bambino e di profeti. Le stelle hanno 8 punte; questo numero è molto importante perché indica la Resurrezione di Cristo. Le parti della cappella però non devono essere concepite come momenti singoli. Il dramma raccontato procede con ritmo continuo e ogni scena, pur in sé compiuta è il proseguimento della precedente e l anticipazione della seguente. Osserviamo il terzultimo riquadro nel registro più in basso a sinistra, la Resurrezione. L angelo sulla sinistra è come parzialmente nascosto dalla cornice decorativa e Cristo, dall altra parte, sembra muoversi verso la scena successiva. In questo affresco possiamo vedere due episodi della vita di Gesù: la Resurrezione vera e propria e il successivo incontro con la Maddalena. Le figure procedono da sinistra verso destra e attraversano l intero spazio pittorico. I vari personaggi con i loro gesti sottolineano ancor di più tale andamento: la mano indicante dell angelo, le braccia tese della Maddalena, il piede destro di Cristo, il sinistro non c è, è già oltre: donna non mi trattenere. Il pendio roccioso che fa da sfondo alla scena è il proseguimento dello stesso che si trova nell affresco a fianco con il Compianto di Cristo morto. Giotto è indubbiamente un abile narratore: nelle scene introduce quegli elementi essenziali del racconto che permettono allo spettatore di non distrarsi, senza però rompere l equilibrio compositivo.

10 Un esempio di questo si può vedere nel sogno di Gioacchino: la cresta rocciosa sulla destra non solo controbilancia la figura dell angelo, ma guida anche l occhio dello spettatore verso Gioacchino dormiente, la cui figura a tronco di piramide è ulteriormente sottolineata sia dalla forma del tetto della capanna sia da quella della roccia stessa. L angelo appare nel cielo azzurro e scende rapido come una freccia: il suo corpo e il braccio in diagonale conducono lo sguardo sempre su Gioacchino come dividendo a metà la scena. Anche i pastori e il gregge, staccati e come isolati, contribuiscono con la loro posizione ferma e vigilante a rimandare lo sguardo sempre su Gioacchino che dorme. I personaggi di Giotto sono creature vive, con una loro corporeità ben evidenziata dal volume, dalle masse e dal chiaroscuro dei panneggi degli abiti, dai gesti che compiono, dai sentimenti che trasmettono. Lo spettatore cosi diventa partecipe dell azione. Ad esempio nei due volti accostati di Gioacchino e Anna che si incontrano alla Porta Aurea, c è tutto l amore, l intimità, l unione che si può trovare tra marito e moglie; nello scambio di sguardi tra Gesù e Giuda nella scena della Cattura c è tutta la consapevolezza del tradimento umano. Nell affresco del Compianto, nel viso di Maria accanto a quello di Gesù morto, è come concentrato tutto l immenso dolore umano: è un dolore che unisce cielo e terra. Gli angeli in cielo piangono, l albero sulla destra è rinsecchito, come morto, la roccia è brulla e indirizza il nostro sguardo nel punto focale della composizione, sui volti di Maria e del Figlio morto. La Maddalena seduta a terra sorregge i piedi di Cristo in un ultimo gesto di amore nei confronti del suo Salvatore. A destra vediamo Nicodemo e Giuseppe d Arimatea che porta sulle spalle il sudario nel quale sarà avvolto Gesù quando verrà posto nel sepolcro. Al centro, proprio all incrocio delle diagonali del riquadro dell affresco, c è il volto di S.Giovanni, che con il gesto delle braccia allargate sottolinea ancor di più il suo dolore. Anche i gesti delle pie donne, a sinistra, una con le braccia allargate e l altra con le mani appoggiate alla guancia sottolineano il dolore che pervade tutta la composizione. Come ultima cosa osserviamo le due persone di spalle. Giotto ha saputo evidenziare il volume dei loro corpi utilizzando il chiaroscuro del colore. La loro posizione di spalle inoltre non è comune nella pittura medioevale e serve a evidenziare ancor di più lo spazio in cui si svolge la scena: è come se anche noi spettatori fossimo introdotti nel triste avvenimento che sta accadendo.

11 Questa cappella, dedicata a Santa Maria della Carità all Arena ( cosiddetta perché vicina all antico anfiteatro romano ), verrà consacrata ufficialmente il 25 Marzo 1305, Festa dell Annunciazione. Nel Medioevo, è anche il giorno di capodanno: l inizio del nuovo anno corrisponde al giorno in cui Cristo è entrato nella storia e nel tempo dell uomo. Dopo la Cappella degli Scrovegni, Giotto lavora a Rimini e Bologna e quando ritorna a Firenze si dedica alla decorazione prima della Cappella Peruzzi e poi della Cappella Bardi, entrambe in Santa Croce e alla realizzazione di crocifissi pale d altare per le chiese della sua città. - Cappella Bardi (vita San Francesco) - Cappella Peruzzi (scene di san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista) - Giotto, Crocifisso, 1296-1300. Firenze, santa Maria Novella: è un uomo che ha appena esalato l ultimo respiro e tende il corpo in avanti quasi a staccarsi dalla croce. La figura è estremamente realistica, umana: le mani inchiodate alla croce sono piegate, le braccia sono tese in una specie di torsione, i capelli pendono in avanti su viso abbassato, sul torace si possono contare le costole, sul ventre leggermente sporgente è drappeggiato un velo trasparente, i piedi sono uno sopra l altro fermati da un solo chiodo. La figura è plastica grazie all uso sapiente del chiaroscuro e all essenzialità delle linee; è inoltre posta in uno spazio proporzionato che l accogliere e la completa. E cioè una pittura che, con il suo volume, da l illusione di una statua. Giotto muta l intera concezione della pittura: crea su una superficie piatta l illusione della profondità. - Polittico Baroncelli 1328 c. Tempera e oro su tavola, 185x323 cm. Firenze, Basilica di Santa Croce. Forse realizzato con l aiuto di Taddeo Gaddi, il polittico, che oggi è inserito in una cornice rinascimentale che ne ha alterato l'originaria forma cuspidata (mutilando anche il pannello centrale in alto), è a cinque scomparti. Al centro si vede l'incoronazione della Vergine e ai lati un' un immensa schiera di santi e angeli musicanti: è il Paradiso. Sulla predella sono raffigurati un busto di Cristo al centro e

12 busti di santi ai lati: da sinistra si vedono un santo vescovo, Giovanni Battista, san Francesco e sant'onofrio. Nella cuspide del pannello centrale, oggi al San Diego Museum of Art, possiamo osservare l Eterno: la sua luce è talmente forte che gli angeli possono guardarlo solo attraverso vetri affumicati o si devono far ombra con le mani. Tra le schiere delle anime beate, se ne distingue una che si gira dalla parte opposta alle altre: è un anima distratti che invece di contemplare la scena dell Incoronazione della Vergine, di perde via nei suoi pensieri. Giotto vuole, con questo stratagemma portare il Paradiso qui e ora Nel 1328 Giotto viene chiamato a Napoli dal Re Roberto d Angiò per lavorare in Castel Nuovo, la residenza reale. Purtroppo queste opere vennero distrutte nei secoli successivi. Viene poi chiamato a Milano alla corte viscontea: non rimane traccia dei suoi lavori ma il suo insegnamento influenzò sicuramente la pittura lombarda. Il 12 Aprile 1334, Giotto è nominato Direttore dell Opera del Duomo di Firenze che all epoca era ancora in costruzione. Sotto la sua direzione viene eretto il Campanile che è la sua ultima opera nota. Sono i suoi ultimi anni di vita e tutte le sue energie si concentrano sulla progettazione e costruzione del campanile. Doveva essere la costruzione più alta di Firenze, un punto di riferimento visibile per chi veniva da lontano. Il campanile ideato da Giotto partiva da una solida base quadrata, si sviluppava in altezza con un crescente numero di finestre e terminava con una guglia. Giotto non vede finita la sua opera: l 8 Gennaio 1337, la data però non è del tutto certa, muore a Firenze e viene sepolto nella chiesa di Santa Reparata, dove oggi sorge il duomo di Santa Maria in Fiore, con una cerimonia solenne a spese del Comune, lasciando figli e moglie con cospicue rendite e vitalizi. Continuarono il lavoro prima Andrea Pisano e poi Francesco Talenti che modificò anche in parte in progetto di Giotto. Dopo soli trent anni il campanile viene terminato, al Battistero mancavano le due porte del Ghiberti e il Duomo era appena abbozzato.

13 Sotto il pavimento del Duomo di Firenze è stata trovata nel 1972, la tomba di Giotto priva di lastra di copertura, ma con appoggiato sopra un pezzo squadrato di marmo bianco. Il Vasari ricorda che il grande artista fu sotterrato in Santa Maria del Fiore dalla banda sinistra entrando in chiesa, dove è un matton di marmo bianco per memoria di tanto uomo.