Il Barbiere di Siviglia Melodramma buffo in due atti Libretto di Cesare Sterbini - Musica di Gioachino Rossini

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Atto Primo Il Barbiere di Siviglia Melodramma buffo in due atti Libretto di Cesare Sterbini - Musica di Gioachino Rossini Personaggi Il Conte d Almaviva Filippo Pina Castiglioni (tenore) Bartolo, dottore in medicina tutore di Rosina Eugenio Leggiadri Gallani (basso comico) Rosina, ricca pupilla in casa di Bartolo Sonia Peruzzo (soprano) Figaro, barbiere Andrea Cortese (baritono) Basilio, maestro di musica di Rosina, ipocrita Cesare Lana (basso) SCENA TERZA Figaro, con la chitarra appesa al collo. Largo al factotum della citta'. Presto a bottega, che' l'alba e' gia'. Ah, che bel vivere, che bel piacere per un barbiere di qualita'! Ah, bravo Figaro! Bravo, bravissimo; fortunatissimo per verita'! Pronto a far tutto, la notte e il giorno sempre d'intorno, in giro sta. Miglior cuccagna per un barbiere, vita piu' nobile, no, non si da'. Rasori e pettini, lancette e forbici, al mio comando tutto qui sta. V'e' la risorsa, poi, del mestiere colla donnetta col cavaliere Ah, che bel vivere, che bel piacere La scena si rappresenta in Siviglia. per un barbiere di qualita'! Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono, donne, ragazzi, vecchi, fanciulle: Qua la parrucca Presto la barba Qua la sanguigna Presto il biglietto Figaro Figaro Son qua, son qua. Figaro Figaro. Eccomi qua. Ahime', che furia! Ahime', che folla! Uno alla volta, per carita'! Pronto prontissimo son come il fulmine: sono il factotum della citta'. Ah, bravo Figaro! bravo, bravissimo; a te fortuna non manchera'. SCENA SETTIMA Il Conte e Figaro. Oh cielo! Nella stanza convien dir che qualcuno entrato sia. Ella si e' ritirata. (con enfasi) Ah cospettone! Io gia' deliro avvampo! Oh, ad ogni costo vederla io voglio Vo' parlarle Ah, tu, tu mi devi aiutar. Ih, ih, che furia! Si', si', v'aiutero'. Da bravo: entr'oggi vo' che tu m'introduca in quella casa. Dimmi, come farai? via! del tuo spirito vediam qualche prodezza. Del mio spirito Bene vedro' ma in oggi Eh via! t'intendo. Va la', non dubitar; di tue fatiche largo compenso avrai. Davver? Parola. Dunque, oro a discrezione? Oro a bizzeffe. Animo, via.

Son pronto. Ah, non sapete i simpatici effetti prodigiosi che, ad appagare il mio signor Lindoro, produce in me la dolce idea dell'oro. All'idea di quel metallo portentoso, onnipossente, un vulcano la mia mente incomincia a diventar. Su, vediam di quel metallo qualche effetto sorprendente del vulcan della tua mente qualche mostro singolar. Voi dovreste travestirvi, per esempio da soldato. Da soldato? Si', signore. Da soldato? e che si fa? Oggi arriva un reggimento. Si', e' mio amico il Colonnello. Va benon. Eppoi? Cospetto! Dell'alloggio col biglietto quella porta s'aprira'. Che ne dite, mio signore? Non vi par? Non l'ho trovata? Che invenzione prelibata! Bravo, bravo, in verita'! Bella, bella, Piano, piano un'altra idea! Veda l'oro cosa fa. Ubbriaco si', ubbriaco, mio signor, si fingera'. Ubbriaco? Si', signore. Ubbriaco? Ma perche'? Perche' d'un ch'e' poco in se' (imitando moderatamente i moti d'un ubbriaco) che dal vino casca gia', il tutor, credete a me, il tutor si fidera'. A DUE Che invenzione prelibata! Bravo, bravo, in verita'!bella, bella, Dunque All'opra. Andiam. Da bravo. Vado Oh, il meglio mi scordavo! Dimmi un po', la tua bottega per trovarti, dove sta? La bottega? Non si sbaglia; guardi bene; eccola la'. (additando fra le quinte) Numero quindici a mano manca quattro gradini, facciata bianca, cinque parrucche nella vetrina sopra un cartello "Pomata fina", mostra in azzurro alla moderna, v'e' per insegna una lanterna La' senza fallo mi trovera'. Ho ben capito Or vada presto. Tu guarda bene Io penso al resto. Di te mi fido Cola' l'attendo. Mio caro Figaro Intendo, intendo. Portero' meco La borsa piena. Si', quel che vuoi, ma il resto poi Oh non si dubiti, che bene andra' Ah, che d'amore la fiamma io sento, nunzia di giubilo e di contento! Ecco propizia che in sen mi scende; d'ardore insolito quest'alma accende, e di me stesso maggior mi fa. Delle monete il suon gia' sento! L'oro gia' viene, viene l'argento; eccolo, eccolo che in tasca scende; e di me stesso maggior mi fa. (Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)

SCENA NONA Camera nella casa di don Bartolo. Di prospetto la finestra con gelosia, come nella scena prima. Rosina, sola. Una voce poco fa qui nel cor mi risuono'; il mio cor ferito e' gia', e Lindor fu che il piago'. Si', Lindoro mio sara'; lo giurai, la vincero'. Il tutor ricusera', io l'ingegno aguzzero'. Alla fin s'acchetera' e contenta io restero' Si', Lindoro mio sara'; lo giurai, la vincero'. Io sono docile, son rispettosa, sono obbediente, dolce, amorosa; mi lascio reggere, mi fo guidar. Ma se mi toccano dov'e' il mio debole saro' una vipera e cento trappole prima di cedere faro' giocar. SCENA DODICESIMA Bartolo, indi don Basilio Ah! Barbiere d'inferno Tu me la pagherai Qua, Don Basilio; giungete a tempo! Oh! Io voglio, per forza o per amor, dentro domani sposar la mia Rosina. Avete inteso? (dopo molte riverenze) Eh, voi dite benissimo e appunto io qui veniva ad avvisarvi (chiamando a parte) Ma segretezza! E' giunto il Conte d'almaviva. Chi? L'incognito amante della Rosina? Appunto quello. Bartolo Oh diavolo! Ah, qui ci vuol rimedio! Certo; ma alla sordina. Sarebbe a dir? Cosi', con buona grazia bisogna principiare a inventar qualche favola che al pubblico lo metta in mala vista, che comparir lo faccia un uomo infame, un'anima perduta Io, io vi serviro': fra quattro giorni, credete a me, Basilio ve lo giura, noi lo farem sloggiar da queste mura. E voi credete? Oh certo! E' il mio sistema. E non sbaglia. E vorreste? Ma una calunnia Ah, dunque la calunnia cos'e' voi non sapete? No, davvero. No? Uditemi e tacete. La calunnia e' un venticello, un'auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s'introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo prende forza a poco a poco, vola gia' di loco in loco; sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta va fischiando, brontolando e ti fa d'orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un'esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l'aria rimbombar. E il meschino calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte ha crepar. Atto Secondo SCENA PRIMA Camera ad uso di studio in casa di Bartolo con sedia ed un pianoforte con varie carte di musica. Bartolo, solo. Ma vedi il mio destino! Quel soldato, per quanto abbia cercato, niun lo conosce in tutto il reggimento. Io dubito eh, cospetto! Che dubitar? Scommetto che dal conte Almaviva e' stato qui spedito quel signore ad esplorar della Rosina il core. Nemmen in casa propria sicuri si puo' star! Ma io (Battono.) Chi batte? Ehi, chi e' di la' Battono, non sentite! In casa io son; non v'e' timore, aprite. SCENA SECONDA Il Conte, vestito da maestro di musica, e detto. Pace e gioia sia con voi. Mille grazie, non s'incomodi. Gioia e pace per mill'anni. Obbligato in verita'. (Questo volto non m'e' ignoto, non ravviso non ricordo ma quel volto ma quell'abito non capisco chi sara'?)

(Ah, se un colpo e' andato a vuoto a gabbar questo balordo, un novel travestimento piu' propizio a me sara'.) Gioia e pace, pace e gioia! Ho capito. (Oh! ciel! che noia!) Gioia e pace, ben di core. Basta, basta. per pieta', (Ma che perfido destino! Ma che barbara giornata! Tutti quanti a me davanti! Che crudel fatalita'!) (Il vecchion non mi conosce: oh, mia sorte fortunata! Ah, mio ben! Fra pochi istanti parlerem con liberta'.) Insomma, mio signore, chi e' lei si puo' sapere? Don Alonso, professore di musica ed allievo di Don Basilio. (in atto di partire) Sta mal? Corro a vederlo (trattenendolo) Piano, piano. Non e' mal cosi' grave. venendo a dar lezione alla ragazza, (Di costui non mi fido.) Andiam, volea farmene un merito con voi andiamo. perche' con quel biglietto (risoluto) Ma signore (brusco) Che c'e'? (tirandolo a parte) Voleva dirvi Parlate forte. (sottovoce) Ma (sdegnato) Forte, vi dico. (sdegnato anch'esso e Una calunnia! Oh bravo! alzando la voce) Degno e vero scolar di Don Basilio! Ebben, come volete, (lo abbraccia, e mette in tasca il ma chi sia Don Alonso apprenderete. biglietto) (in atto di partire) Io sapro' come merita Vo dal conte di Almaviva ricompensar si' bel suggerimento. (trattenendolo con dolcezza) Piano, piano. Dite, dite, v'ascolto. (a voce alta e sdegnato) Il Conte Piano, per carita'. (calmandosi) Stamane Ebbene? nella stessa locanda era meco d'alloggio, ed in mie mani per caso capito' questo biglietto Don Basilio sta male, il poverino, ed (mostrando un biglietto) in sua vece dalla vostra pupilla a lui diretto. (prendendo il biglietto e Figaro e detti. guardandolo) Che vedo! e' sua scrittura! Don Basilio nulla sa di quel foglio: ed io, per lui (mendicando un ripiego con qualche imbarazzo) si potrebbe Che cosa? Vi diro' s'io potessi parlare alla ragazza, io creder verbigrazia le farei che me lo die' del conte un'altra amante, prova significante che il conte di Rosina si fa gioco. E percio' Piano un poco. Vo a chiamar la ragazza; poiche' tanto per me v'interessate, mi raccomando a voi. Non dubitate. (Bartolo entra nella camera di Rosina) L'affare del biglietto dalla bocca m'e' uscito non volendo. Ma come far? Senza d'un tal ripiego mi toccava andar via come un baggiano. Il mio disegno a lei ora palesero'; s'ella acconsente, io son felice appieno. Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno. SCENA QUARTA (avvedendosi di Figaro) Bravo, signor barbiere, ma bravo! Eh, niente affatto: scusi, son debolezze. Ebben, qui dunque che vieni a fare?

Oh bella! Vengo a farvi la barba: oggi vi tocca. (a Rosina) Dite: non e' fra quelle la chiave che apre quella gelosia? Ebben? Oggi non voglio. Oggi non vuol? Domani non potro' io. Perche'? Perche' ho da fare a tutti gli Ufficiali del nuovo reggimento barba e testa alla marchesa Andronica il biondo parrucchin coi marone' al contino Bombe' il ciuffo a campanile purgante all'avvocato Bernardone che ieri s'ammalo' d'indigestione e poi e poi che serve? (riponendosi in tasca il libro) Dornan non posso. Orsu', meno parole. Oggi non vo' far barba. No? Cospetto! Guardate che avventori! Vengo stamane: in casa v'e' l'inferno ritorno dopo pranzo: oggi non voglio (contraffacendolo) Ma che? M'avete preso per un qualche barbier da contadini? Chiamate pur un altro, io me ne vado. (Riprende il bacile in atto di partire.) (Che serve? a modo suo; vedi che fantasia!) Va in camera a pigliar la biancheria. (Si cava dalla cintola un mazzo di chiavi per darle a Figaro, indi le ritira.) No, vado io stesso. (Entra.) (Ah, se mi dava in mano il mazzo delle chiavi, ero a cavallo.) Si', certo; e' la piu' nuova. (rientrando) (Ah, son pur buono a lasciar qua quel diavolo di barbiere!) Animo, va tu stesso. (dando le chiavi a Figaro) Passato il corridor, sopra l'armadio il tutto troverai. Bada, non toccar nulla Eh, non son matto. (Allegri!) Vado e torno. (Il colpo e' fatto.) (Entra.) (AL ) E' quel briccon, che al Conte ha portato il biglietto di Rosina. A noi. Mi sembra un imbroglion di prima (Si dispone per sedere e farsi radere. sfera. In quella entra Basilio.) Eh, a me non me la ficca (Si sente di dentro un gran rumore come di vasellame che si spezza.) Ah, disgraziato me! Ah, che rumore! Oh, che briccon! Me lo diceva il core. (Entra.) (con entusiasmo) Ah, mio Lindoro, altro io non bramo (Si ricompone vedendo rientrar Bartolo e Figaro.) Tutto mi ha rotto; sei piatti, otto bicchieri, una terrina. (mostrando di soppiatto al Conte la chiave della gelosia che avra' rubata dal mazzo) Vedete che gran cosa! Ad una chiave se io non mi attaccava per fortuna, per quel maledettissimo corridor cosi' oscuro, spezzato mi sarei la testa al muro. Tiene ogni stanza al buio, e poi e poi Oh, non piu'. Dunque andiam. (al Conte e Rosina) (Giudizio.) SCENA QUINTA Don Basilio e detti. Don Basilio! (Cosa veggo!) (Quale intoppo!) (a Rosina) Quel Figaro e' un grand'uomo; or che Come qua? siam soli, ditemi, o cara: il vostro al mio destino d'unir siete contenta? Servitor di tutti quanti. Franchezza! (Che vuol dir tal novita'?) E (Qui franchezza ci vorra'.)

(Ah, di noi che mai sara'?) Don Basilio, come state? (stupito) Come sto? (interrompendo) Or che s'aspetta? Questa barba benedetta la facciamo si' o no? (a Figaro) Ora vengo! (a Basilio) E il Curiale? (stupito) Il Curiale? (interrompendo, a Basilio) Io gli ho narrato che gia' tutto e' combinato. Non e' ver? Si', tutto io so. Ma, Don Bartolo, spiegatevi (c. s., a Bartolo) Ehi, Dottore, una parola. (a Basilio) Don Basilio, son da voi. (a Bartolo) Ascoltate un poco qua. (Fate un po' ch'ei vada via, ch'ei ci scopra ho gran timore: della lettera, signore, ei l'affare ancor non sa.) (Dite bene, mio signore; or lo mando via di qua.) (Io mi sento il cor tremar!) non l'arrivo a indovinar.) (a Basilio) Colla febbre, Don Basilio, che v'insegna a passeggiar? (Figaro ascoltando con attenzione si prepara a secondare il Conte) (stupito) Colla febbre? E che vi pare? Siete giallo come un morto. Come un morto? (tastando il polso a Basilio) Buona sera ben di core Bagattella! poi diman si parlera'. Cospetton! Che tremarella! Non gridate, ho inteso gia'. Questa e' febbre scarlattina! (Parte.) (Da' a Basilio una borsa di soppiatto.) Via, prendete medicina, non vi state a rovinar. Presto, presto, andate a letto Voi paura inver mi fate Dice bene, andate, andate TUTTI Presto, andate a riposar. (c. s.) (Una borsa! Andate a letto! Ma che tutti sian d'accordo!) TUTTI Presto a letto. Eh, non son sordo. Non mi faccio piu' pregar. Brutta cera!, E Oh, brutta assai! Dunque vado TUTTI Vada, vada! Buona sera, mio signore, presto, andate via di qua. (Maledetto seccatore!) Pace, sonno e sanita'. SCENA SESTA Rosina, Conte, Figaro e Bartolo. Orsu', signor Don Bartolo Son qua. (Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo un asciugatoio disponendosi a fargli la barba; durante l'operuzione Figaro va coprendo i due amanti.) Stringi, bravissimo. Rosina, deh, ascoltatemi. Vi ascolto; eccomi qua. (Siedono fingendo studiar musica) (a Rosina, con cautela) A mezzanotte in punto a prendervi qui siamo: or che la chiave abbiamo non v'e' da dubitar. (Non vi state a disperar.) (Ah, qui certo v'e' un pasticcio; Che color! Che brutta cera! (distraendo Bartolo) Ahi! ahi! Che cos'e' stato?

Un non so che nell'occhio! Guardate non toccate soffiate per pieta' A mezzanotte in punto, anima mia, t'aspetto. Io gia' l'istante affretto che a te mi stringera'. Ora avvertir vi voglio, (Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.) cara, che il vostro foglio, perche' non fosse inutile il mio travestimento (scattando) Il suo travestimento? Ah, ah! brava, bravissimo! Ma bravi in verita'! Bricconi, birbanti! Ah, voi tutti quanti avete giurato di farmi crepar! Su, fuori, furfanti, vi voglio accoppar. Di rabbia, di sdegno mi sento crepar., E L'amico delira, la testa gli gira. Ma zitto, Dottore, vi fate burlar. Tacete, tacete, non serve gridar. Intesi gia' siamo, non vo' replicar.) (Partono, meno Bartolo.) (con angoscia) Ah, disgraziati noi! come si fa? Che avvenne mai? La scala Ebben? La scala non v'e' piu'. (sorpreso) Che dici? Chi mai l'avra' levata? Quale inciampo crudel! (con dolore) Me sventurata! Zi zitti sento gente. Ora ci siamo. Signor mio, che si fa? Mia Rosina, coraggio. (Si avvolge nel mantello.) Eccoli qua. (Si ritirano verso una delle quinte.) SCENA DODICESIMA Don Basilio con lanterna in mano, Son testimoni introducendo un Notaro con carte. Figaro e Don Basilio. Essa e' mia sposa. (chiamando alla quinta opposta) E Don Bartolo! Don Bartolo! Evviva! (accennando al Conte) Don Basilio. E quell'altro? Benissimo. Ma piano. Don Bartolo dov'e'? (chiamando a parte Basilio, cavandosi un anello dal dito, e additandogli di tacere) Ehi, Don Basilio, quest'anello e' per voi Ma io (cavando una pistola) Per voi vi son ancor due palle nel cervello se v'opponete. (Prende l'anello.) Oibo', prendo l'anello. Chi firma? E Eccoci qua. (sottoscrivono) Oh, mio contento! Oh, sospirata mia felicita'! Ve', ve', il nostro notaro. Evviva! Allegramente. (Nell'atto che il Conte bacia la mano Lasciate fare a me. Signor Notaro: a a Rosina, Figaro abbraccia (Basilio e il Notaro si rivolgono e goffamente Basilio, ed entrano Don restano sorpresi. Il Notaro si Bartolo e un Uffiziale con Soldati.) avvicina a Figaro.) dovevate in mia casa stipular questa sera Insomma, io ho tutti i torti il contratto di nozze fra il conte d'almaviva e mia nipote. Gli sposi, eccoli qua. Avete indosso Eh, purtroppo e' cosi'! la scrittura? (I1 notaro cava la scrittura.)

(a Basilio) Ma tu, briccone, tu pur tradirmi e far da testimonio! Ah, Don Bartolo mio, quel signor Conte certe ragioni ha in tasca, certi argomenti a cui non si risponde. Ed io, bestia solenne, per meglio assicurare il matrimonio, io portai via la scala del balcone. Ecco che fa un'inutil Precauzione. Di si' felice innesto serbiam memoria eterna; io smorzo la lanterna; qui piu' non ho che far. (Smorza la lanterna.) Costo' sospiri e pianti un si' felice istante: alfin quest'almsa amante comincia a respirar. CORO Amore e fede eterna si vegga in voi regnar.