15-13 DI GIANCARLO BACCINI



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Transcript:

Anno IX - Numero 4 Aprile 2013 - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) Art.1 Comma1 - LO/MI IL MENSILE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DEL TENNIS M A G A Z I N E PRONTI PER IL FORO www.federtennis.it www.supertennis.tv

il fondo 15-13 DI GIANCARLO BACCINI Nell incredibile notte italiana fra sabato 6 e domenica 7 aprile, due incontri di doppio disputatisi in Nord America - uno a Vancouver, in Canada, e uno a Boise, Idaho, USA - si sono conclusi per 15-13 al quinto set dopo circa 4 ore e mezzo di lotta che definire drammatica e avvincente è riduttivo. Poco importa che uno di essi, quello di Vancouver, ci riguardasse da vicino, e che purtroppo la coppia azzurra Bracciali-Fognini l abbia perduto per mano dei canadesi Nestor-Pospisil (l altro è quello vinto dai serbi Bozoljac-Zimonjic contro i gemelli statunitensi Bryan). Ciò che conta veramente è che lo spettacolo mozzafiato offerto dai due match in questione è stato possibile grazie a una peculiarità che rende il tennis diverso da quasi tutti gli altri sport praticati nel mondo: la fedeltà alla tradizione. Non mi riferisco soltanto al fatto che l evento nell ambito del quale si sono giocati i due doppi, la Coppa Davis, sia la più antica competizione mondiale a squadre esistente. Mi riferisco soprattutto al fatto che, in Coppa Davis, gli incontri che si decidono al quinto set vengono giocati con lo stesso identico regolamento da 113 anni, senza cioè neppure l adozione dell unica vera novità introdotta nel tennis una quarantina di anni fa, vale a dire l adozione di un sistema, denominato tie-break, che sul 6 pari permette a uno dei contendenti di vincere un set senza dover ottenere almeno due game di vantaggio sull avversario. Oltre che far saltare sui loro seggiolini come tarantolati, i fortunati che si trovavano sul posto, i due match terminati15-13 al quinto hanno tenuto incollati davanti alla televisione milioni di spettatori, centinaia di migliaia dei quali fino alle 3 del mattino in Serbia e alle 4 in Italia, nonostante in campo non ci fosse neppure un giocatore compreso fra i primi 30 del mondo e uno di quelli che c erano avesse più di 40 anni. A conferma della validità spettacolare di una competizione che fonda il proprio enorme successo un po sugli elementi anomali che la caratterizzano il frequente stravolgimento dei valori tecnici a causa della componente emotiva; il tifo smodato e talvolta persino scorretto del pubblico; le furbate dei giudici di linea; la possibilità, per la squadra di casa, di scegliere superfici e palle che non hanno niente a vedere con la norma ma molto di più sulla tradizione e sulla fedeltà a una formula oggettivamente intramontabile. Eppure ogni anno che passa si fa più pressante l azione tendente a scardinare l attuale assetto del tennis mondiale in modo da puntare a fare sempre più soldi faticando sempre di meno, azione paradossalmente condotta da parte di chi potenti agenzie, sindacati, affaristi e/o semplici parassiti già vive principescamente alle spalle dei giocatori professionisti. Solo per fare un esempio, è di recente riemersa, per ammissione del diretto interessato, la vicenda del tentativo operato una decina di anni fa dal Padrino della Formula 1, Bernie Ecclestone, di comperare il tennis mondiale per trasformarlo in un vero e proprio circus. D accordo con Ion Tiriac, che non manca mai quando c è da tramare contro tutto ciò che di sacro e di bello c è nel nostro sport, e il suo compagno di merende Boris Becker, Ecclestone voleva cambiare tutto. Il tennis doveva essere più orientato verso la fruibilità televisiva ha raccontato il vecchio Bernie avremmo abolito la seconda di servizio e, soprattutto, avremmo creato un limite temporale per le partite, in modo che tutto fosse programmabile. Tutti avrebbero saputo, a partire dalle emittenti televisive, orario di inizio e fine di un incontro. Dopo un ora sarebbe arrivato il gong e la partita sarebbe finita, un po come nel calcio. Ecco come ragiona chi, fortunatamente tramontato l ecclestoniano tentativo di buyout, ne ha raccolto il testimone ideale, e da anni tenta di sostituire un simulacro di plastica fatto di brevi incontri amichevoli ed esibizioni senza niente in palio, una melassa senza sapore - al tennis vero. Fra l altro senza che sia più valida l obiezione della scarsa telegenicità di uno sport che non sai quando finisce e, spesso, neppure quando comincia. Grazie alla tecnologia digitale, infatti, i canali tv si sono moltiplicati e il tennis può trovare agevolmente tutto lo spazio che gli serve quando gli serve, come dimostrano SKY, Channel e, naturalmente, Super. Il modello-ecclestone potrebbe, forse, attirare saltuariamente dei telespettatori occasionali e incompetenti. Ma credo che nessuno dei milioni di appassionati che in quella notte di aprile sono rimasti incollati al teleschermo fino al 15-13 di Vancouver o di Boise si potrebbe mai accontentare dell oretta usa e getta che gli avidi nemici del tennis vero vorrebbero imporre a noi per diventare sempre più ricchi loro. Super 3

SUPERTENNIS CLUB. C è sempre qualcuno pronto a sfidarti. Iscriviti anche tu al Circolo dei Circoli. Su supertennisclub.it troverai un campo e un avversario forte come te.

FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS Presidente Angelo Binaghi Consiglio Federale Giovanni Milan (Vice Presidente Vicario) Sebastiano Monaco (Vice Presidente) Giuseppe Adamo Isidoro Alvisi Massimiliano Giusti Roland Sandrin Emilio Sodano Guido Turi Raimondo Ricci Bitti (atleta) Mara Santangelo (atleta) Fabrizio Maria Tropiano (atleta) Graziano Risi (tecnico) FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS Stadio Olimpico - Curva Nord Ingresso 44, Scala G 00194 Roma Telefono: +39-0636858218 / 8406 Fax: +39-0636858166 e-mail: segreteria@federtennis.it www.federtennis.i SU QUESTO NUMERO ANDATO IN STAMPA L 11 APRILE 2013 6 Primo Piano Dalla Davis al Foro 12 Primo piano Il circuito sbarca in Europa 20 Vita da circolo Terra rossa: cosa c è sotto? 22 L angolo tecnico Una scarpa su misura? No, un plantare 28 Panorama News - Giudici di gara 34 La voce delle Regioni 41 in Carrozzina Spettacolo al Foro Italico IL MENSILE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DEL TENNIS M A G A Z I N E Le rubriche 17 IL PROCESSO DEL MESE Il rovescio che fu 19 LARGO AI GIOVANI Matteo Donati 24 MAESTRI Under 10 e 12 27 COME ERAVAMO En plein azzurri 43 IL DOTTOR PARRA RISPONDE Meniscopatie, caviglia e polso 45 MAGGIO 2012 SU SUPERTENNIS TV 46 LA POSTA DI NICOLA Pietrangeli risponde alle vostre domande 46 PROMOSSI & BOCCIATI Le pagelle di Giancarlo Baccini DIRETTORE Angelo Binaghi COMITATO DI DIREZIONE Giancarlo Baccini, Angelo Binaghi, Giovanni Milan, Nicola Pietrangeli, Gianni Romeo, Felicetta Rossitto DIRETTORE RESPONSABILE Giancarlo Baccini COORDINAMENTO REDAZIONALE Angelo Mancuso SUPER TENNIS TEAM Martina Cipriani Antonio Costantini (foto editor) Amanda Lanari Annamaria Pedani (grafica) FOTO Archivio FIT, Antonio Costantini, Angelo Tonelli HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Roberto Bonigolo, Lazzaro Cadelano, Maria Grazia Ciotola, Roberto Commentucci, Antonio Croglia, Ferdinando De Fenza, Demetrio De Gaetano, Giovanni Di Natale, Marcello Giordani, Rosaria Ionà, Marianna La Forgia, Michael John Lazzari, Francesca Paoletti, Danilo Manganaro, Andrea Nizzero, Nicola Pietrangeli, Sergio Pioppi, Marco Preti, Enrico Roscitano, Ida Santilli, Roberto Senigalliesi, Fausto Serafini, Mauro Simoncini, Fabio Tedesco, Piero Valesio, Ugo Veglia A CURA DI Sportcast srl Via Cesena, 58-00182 Roma amministrazione@spotcast.it PROGETTO GRAFICO REALIZZAZIONE Edisport Editoriale Srl STAMPA Arti Grafiche Boccia S.p.A. Salerno REDAZIONE E SEGRETERIA Stadio Olimpico - Curva Nord Ingresso 44, Scala G 00135 Roma Telefono: +39-0636857643-44 Fax: +39-0636857950 supertennis@federtennis.it PUBBLICITÀ Comedi Srl via Don Luigi Sturzo,7 20016 Pero (MI) Telefono: +39-023808501/502 Fax: +39-0238010393 comedi@edisport.it Reg. Tribunale di Roma n. 1/2004 dell 8 gennaio 2004 La rivista non è in vendita in edicola e viene spedita in abbonamento postale. Abbonamento annuale (10 numeri): 30,00 euro Metodo di pagamento: - con assegno circolare, non trasferibile, intestato a Federazione Italiana da spedire a mezzo raccomandata a/r a FIT - Direzione Comunicazione, Stadio Olimpico, Curva Nord, Ingresso 44, Scala G, 00194 Roma - con bonifico bancario intestato a Federazione Italiana c/o Banca Nazionale del Lavoro - Ag. CONI IBAN IT31Y0100503309000000000008 Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Super 5

primo piano Dalla Davis Il Centrale del Foro Italico al Foro Super 6

Lo score del match vinto lo scorso anno da Seppi sul Pietrangeli contro Wawrinka dopo tre tie break Nonostante la sconfitta in Canada, l Italia è rientrata con un gruppo più unito e affamato che mai. Se l'assalto all insalatiera più bella del mondo è rimandato al 2014, Fognini, Seppi, Lorenzi, Bolelli e Bracciali, ai quali è giusto aggiungere chi nel gruppo c è stato, ci sarà e ci tornerà, sono pronti a ripartire dalla superficie amica. Sulla terra rossa romana ci attendono nuove esaltanti giornate insieme agli azzurri e alle azzurre. Un acuto in singolare sarebbe il regalo più bello: la classica ciliegina sulla torta che infiammerebbe gli Internazionali BNL d'italia ADALL'INVIATA FRANCESCA PAOLETTI Vancouver. Ancora rosso. Al netto della foglia d acero, però, e di quel freddo e fastidioso cemento da hockey. Aggiungendoci un bel po di mattoni rossi frantumati. Caldi, avvolgenti. Corrado Barazzutti e i ragazzi azzurri di Coppa Davis hanno lasciato Vancouver a testa alta. Con un sorriso silenzioso e al contempo ricco di mille parole, l abbraccio paterno e quella significativa pacca sulle spalle in conferenza stampa, il capitano ha restituito serenità al suo gruppo malgrado una sconfitta troppo severa. Una sconfitta dal gusto troppo amaro. Lasciato il Canada, l Italia è tornata in Europa con un gruppo più unito e affamato che mai. Con un pizzico di fortuna in più, e un Milos Raonic in meno, oggi saremmo qui a raccontare tutta un altra storia. Il bello (e il brutto, in certi casi) della Coppa Davis è proprio questo, ma uscire dalla competizione in questo modo e avere la certezza che oramai la squadra è vista dagli avversari con altri occhi è il regalo più bello che questi Super 7

primo piano ne per il tennis, della ritrovata ambizione per la Coppa Davis. Dopo le emozionanti pagine di storia scritte e riscritte più volte dalle magnifiche ragazze di Fed Cup, conditi anche da tutti i loro trionfi in singolare e in doppio, ora anche gli uomini hanno cominciato a far sognare un nuovo grande acuto nella competizione più antica del mondo. Essere tra i last 8 di una competizione disputata da oltre 100 anni dalle 140 maggiori nazioni tennistiche del VANCOUVER: AZZURRI TRA RABBIA E RIMPIANTI E finita 3-1 per i nostri avversari la sfida di Vancouver tra Canada e Italia. Agli azzurri resta la rabbia e il rimpianto per un doppio perso 15-13 al quinto dopo che Fabio Fognini e Daniele Bracciali avevano rimontato due set di svantaggio alla coppia formata dall esperto Daniel Nestor, ex numero uno delle specialità, e dal giovane Vasek Pospisil. Avessimo vinto il doppio (in cui ci è mancato anche Simone Bolelli infortunato al polso destro), la sfida avrebbe preso ben altra direzione. La differenza, come si temeva alla vigilia, l ha fatta la superficie veloce del Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre di Corrado Barazzutti con Fabio Fognini La squadra azzurra a Vancouver Vancouver, che fa parte del complesso della University of British Columbia. Un tappeto rapido che si adattava alla perfezione alle caratteristiche del numero uno canadese, il gigante Milos Raonic (è alto 28 cm), capace di mettere a segno 25 ace contro Fognini nella prima giornata e 35 nella terza contro Seppi. Nello stesso palazzetto, capace di contenere 6.200 spettatori rumorosi e talvolta oltre i limiti della correttezza, lo scorso febbraio i canadesi avevano sconfitto al primo turno del World Group la Spagna orfana di Rafa Nadal e David Ferrer. E stata la terza volta di fila che il Canada ha scelto Vancouver per una sfida di Coppa Davis dopo un assenza di venti anni: sempre il Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre, che dista circa 25 minuti dal centro della città, ha ospitato anche l incontro vinto lo scorso anno dalla Francia sul Canada per 4-1 al primo turno del World Group. CANADA ITALIA 3-1 Andreas Seppi (ITA) b. Vasek Pospisil (CAN) 57 46 64 63 63 Milos Raonic (CAN) b. Fabio Fognini (ITA) 64 76 (4) 75 Vasek Pospisil/Daniel Nestor (CAN) b. Daniele Bracciali/Fabio Fognini (ITA) 63 64 36 36 15-13 Milos Raonic (CAN) b. Andreas Seppi (ITA) 64 64 36 75 Andreas Seppi esulta a Vancouver dopo il successo su Pospisil ti. Chi ha rinunciato a ore e ore di sonno e sintonizzato su Super ha vissuto le emozioni dell infinito doppio del sabato; chi, attraverso i commenti affidati a Facebook o a Twitter, ha analizzato passo passo la tre giorni canadese e punto punto ogni match andato in scena al Doug Mitchell Thunderbird Sports Centre ne sono la testimonianza. Tutto questo dà la misura di quanto saputo fare da Seppi, Fognini & Co. nelle ultime stagioni: è il termometro della ritrovata passiomondo è un dato esaltante. Con una tale unità di intenti, la passione e un pizzico di fortuna nei sorteggi nulla è precluso. Se la sfida all insalatiera più bella del mondo è rimandata al 2014, Fabio Fognini, Andreas Seppi, Paolo Lorenzi e Daniele Bracciali, ai quali è giusto aggiungere chi nel gruppo c è stato, ci sarà e ci tornerà, sono pronti a ripartire dalla superficie amica. La terra battuta regala alla primavera del tennis mondiale numerosi appuntamenti tra i più antichi e prestigiosi dell intero calendario Atp e Wta; se l inizio è glamour, tutto champagne e Ferrari, circondato dallo scenario mozzafiato di Monte Carlo, e il suo culmine finale fa vista sulla Torre Eiffel, a fine 8

maggio nel complesso del Roland Garros, quella che più ci interessa e ci fa tornare con la mente a momenti indimenticabili del tennis italiano è la tappa prevista dall 11 al 19 maggio al Foro Italico. Se quello che è stato seminato sui campi romani un anno fa riuscirà a sbocciare, ci attendono nuove esaltanti giornate insieme ai ragazzi azzurri. Andreas Seppi, che nel frattempo è cresciuto ancora e ha raccolto allori anche su altri fronti, ha scalato la classifica e ritoccato diversi record del tennis italiano, vuole far scaldare di nuovo l atmosfera del Nicola Pietrangeli. Proprio lui, l altotesino che nulla fa trasparire e nulla sembra poter scalfire, lo scorso anno qui riuscì in una serie di grandi imprese che gli consentirono di disputare per la prima volta i quarti di finale. Nel 2012 di fronte ad una platea impazzita, avvolta da bandiere tricolori e scaldata da cori che nulla avevano da invidiare a quelli del vicino Stadio Olimpico, Andy è stato protagonista di due leggendarie battaglie vinte in rimonta contro lo statunitense John Isner prima (all epoca top 10) e lo svizzero Stanislas Wawrinka poi. La classe e il repertorio completo di Seppi che gelano i servizi bomba di Isner e surclassano i rovesci-doc del secondo svizzero più famoso del tennis. La testa dell azzurro che resiste a sollecitazioni e pressioni: la dimostrazione che il nostro numero uno è un osso duro da battere, oramai, per chiunque. Quelle del Nicola Pietrangeli sono state veulleittorie condite da palpitanti tie break che difficilmente chi ha vissuto in prima persona potrà dimenticare. Imprese epiche che hanno riportato alla mente degli appassionati i match (e le storie) dei protagonisti di un altra epopea d oro del tennis italiano. Poco importa poi che la sua storia 2012 si sia arrestata contro la leggenda Roger Federer; anche i meno attenti si sono resi conto in quella occasione che Seppi oramai fa parte di una élite e non è un caso che la classifica (pochi mesi più tardi) lo abbia premiato con il best ranking numero 18. Ora Andy sa come si fa: per far esaltare di nuovo il Foro Super 9

primo piano Sullo sfondo la Super Arena Fabio Fognini a Vancouver Il Pietrangeli, fortino degli azzurri al Foro Italico Super

servono imprese da leader... pardon, visto il contesto meglio parlare di imprese da gladiatori. Chi in questo non va pregato è Fabio Fognini: bello, guascone e pieno di talento, i romani lo amano e sperano che il suo definitivo salto di qualità passi proprio da queste parti. A poche ore dal suo 26.mo compleanno il talento ligure tenterà di sfatare a Roma il tabù secondo turno. Fresco di best ranking, e oramai consapevole del suo ruolo nella storia azzurra, Fognini vuole far scaldare il pubblico così come riuscì a fare nelle ultime due stagioni in qualche pomeriggio parigino. Il braccio d oro di Arma di Taggia è cresciuto e maturato; ora legge meglio le partite e riesce ad esaltarsi laddove invece una volta perdeva contatto con il match. Emergere in un tabellone Masters 1000 come quello romano non è facile ma il fattore campo può far esaltare un uomo Davis come ha dimostrato di essere diventato Fabio. E per lui la sfida è doppia viso che oramai è tra i big del circuito anche nella specialità del doppio. Dopo aver raccontato le gesta delle Cichi ora c è voglia di vedere cosa si prova a raccontare le vittorie di un doppio al maschile: insieme con Simone Bolelli Fognini ha creato una coppia tra le prime tre del ranking stagionale. Se la qualificazione al Masters è l obiettivo per il finale di stagione, intanto c è da interrompere un digiuno azzurro di successi nella specialità di 22 anni (dalla vittoria del 1991 di Omar Camporese al fianco di Goran Ivanisevic). Paolo Lorenzi nelle ultime tre stagioni ha vissuto al Foro Italico alcune delle più belle giornate della sua carriera. Il senese, che proprio a Roma è nato e ha vissuto per qualche anno, nel 2010 ha battuto all esordio uno specialista come Albert Montanes, prima di cedere non senza lottare all ex finalista del Roland Garros Robin Soderling; nel 2011 ha battuto il top 20 brasiliano Thomas Bellucci, prima di strappare un set e tanti brividi a sua maestà Rafael Nadal; lo scorso anno ancora secondo turno con vittoria di prestigio sull ex numero 3 del mondo Nikolay Davydenko. Il duro lavoro, la sagacia tattica e l umiltà sono le qualità più belle di Paolino Lorenzi: amato per questo e per quel saper tenere sempre i piedi ben piantati a terra, ha saputo cementare con il sorriso e l intelligente umorismo toscano ancor di più il gruppo azzurro di Davis. Il traguardo raggiunto in età matura e quella sua instancabile voglia di crescere e lavorar sodo rappresentano un esempio da seguire. Per tutto questo, e la sua simpatia di bravo ragazzo con la testa sempre ben piantata sulle spalle, A SETTEMBRE SEMIFINALI DAVIS SU SUPERTENNIS Serbia, Canada, Argentina e Repubblica Ceca: andrà a una di queste quattro squadre la Coppa Davis numero 101. Le due semifinali, che si disputeranno dal 13 al 15 settembre (diretta su Super), avranno luogo a poche centinaia di chilometri di distanza, dato che saranno i due Paesi dell Est europeo ad ospitare gli incontri. Il primo weekend di aprile dedicato ai quattro quarti di finale è stato, come da tradizione quando si parla di Coppa Davis, convulso e imprevedibile. Il Canada ci ha spezzato il cuore in uno spareggio equilibrato e deciso da un doppio che per un po non ci leveremo dalla testa. L Argentina ha rovesciato un pronostico piuttosto chiuso contro la Francia, con Carlos Berlocq assurto a ruolo di eroe nazionale, almeno fino alla prossima inevitabile polemica biancoceleste. La Repubblica Ceca di Jan Hajek e, soprattutto, di Lukas Rosol ha centrato una vittoria per nulla scontata in casa del Kazakistan. Ma l incontro più seguito dal mondo tennistico è stato quello che ha consegnato alla Serbia la sua terza semifinale di Davis degli ultimi quattro anni. Nel remoto Idaho le emozioni si sono concentrate quasi tutte nelle giornate di sabato e domenica. Il doppio vinto da Nenad Zimonjic e dal protagonista più inatteso dell intero weekend di Davis, Ilija Bozoljac, è stato una sintesi del fascino della Davis, dolce e crudele: una coppia rimaneggiata e improvvisata che batte i gemelli Bryan, in casa loro, con un 15-13 al quinto set simile a quello di Vancouver. Per i doppisti più vincenti di sempre è stata una bocciatura pesante, soprattutto perché segna la prima volta in carriera in cui perdono due incontri consecutivi in Davis: Bob e Mike avevano perso a sorpresa anche a febbraio contro i brasiliani Melo e Sa, in un doppio meno importante di quello di Boise, decisivo. Il punto del 3-1, che Djokovic avrebbe dovuto consegnare con un certo agio alla sua nazionale, è stato invece reso altrettanto drammatico da un brutto infortunio alla caviglia nei primissimi minuti di gioco, che sembrava dover mettere al tappeto il serbo. Invece, dopo i primi due set di grande incertezza, appena gli antidolorifici hanno iniziato a fare effetto non c è stata più partita. Il weekend di metà settembre che eleggerà le due nazioni finaliste si svolgerà con tutta probabilità sull asse Praga Belgrado. E possibile che siano proprio le due capitali ad ospitare le due semifinali, mentre è più che probabile si giochi su superfici opposte. I serbi dovrebbero optare per la terra battuta per rallentare Missile Raonic, mentre i cechi vorranno mettere Juan Monaco e soci sul veloce, presumibilmente indoor. La Serbia partirà da grandissima favorita se avrà di nuovo il supporto di Nole, che è da ritenersi scontato a meno di infortuni o altre cause di forza maggiore, ma sarebbe in grado di giocarsi ampiamente un posto in finale anche senza il numero 1 del mondo. Sarà il primo incontro tra le due nazionali. Più incerta, e con più storia alle spalle, la sfida tra cechi e argentini. I campioni in carica devono ovviamente sperare che la schiena di Stepanek tenga ancora per qualche mese, e di aver di nuovo a disposizione Tomas Berdych, assente ad Astana. I nomi che comporranno le due nazionali faranno la differenza: chiaramente l Argentina di Juan Martin del Potro è una squadra diversa dall Argentina di Juan Monaco. La Repubblica Ceca parte però forte dei precedenti (4-1), in particolare dell ultimo: proprio in semifinale, lo scorso anno, Berdych e Stepanek gelarono il Parque Roca di Buenos Aires. Fu l antipasto dello storico successo finale sulla Spagna. meriterebbe proprio al Foro Italico l applauso più lungo. Insieme a loro Daniele Bracciali, Simone Bolelli, Flavio Cipolla, Filippo Volandri. E ancora Viola, Naso, Vagnozzi, Giannessi, Starace. Più avanti Quinzi, Baldi, Napolitano Il Foro Italico ha un qualcosa di magico per i tennisti azzurri: un torneo tanto affascinante quanto difficile. Visto da differenti prospettive per molti è e resterà un sogno; alcuni ci andranno più vicino e ne sentiranno profumo e consistenza; altri riusciranno ad immergersi totalmente nella sua energia. Dopo la rinascita il Foro Italico adesso vuole il sigillo: da tanti anni culla un sogno importante e l energia di quanto visto nelle ultime stagioni in Fed Cup e Coppa Davis ha ridotto le distanze. E già la Fed Cup ora che gli Internazionali BNL d Italia sono combined, con uomini e donne contemporaneamente in campo, è facile incrociare un dritto di Seppi e una risposta a due mani di Sara Errani, vedere in uno stesso colpo d occhio un back di Roberta Vinci e un top di Simone Bolelli, sentire in uno stesso orecchio l urlo di Francesca Schiavone e quello di Fabio Fognini. Quello che, dal 2006 ad oggi, ha fatto il gruppo azzurro al femminile è da libri di storia: tre titoli in nazionale, vittorie e finali slam in singolare e doppio, top 5 e top 10 nel ranking di singolare e tre numero uno del mondo in quello di doppio. Sintetizzare in poche righe quello che hanno fatto negli anni Schiavone e Pennetta, Errani e Vinci, con Knapp, Burnett e Giorgi pronte lì all orizzonte è impossibile. Un acuto in singolare al Foro Italico sarebbe il regalo più bello per un ciclo senza eguali. La classica ciliegina sulla torta. Super 11

primo piano Rafa Nadal in azione sulla terra rossa, la sua superficie preferita S Super 12

Il circuito sbarca in Europa Terra battuta e Vecchio Continente: per chi ama il tennis, questi due elementi significano primavera. E il protagonista potrebbe essere ancora Nadal. Lo spagnolo inizia la stagione sul rosso più sereno di quanto si sarebbe mai potuto aspettare grazie al suo trionfo in California, al rientro sui campi in cemento dopo quasi un anno. Le due sconfitte a Indian Wells e Miami, le prime del suo 2013, hanno invece fatto perdere al n.1 Djokovic quel margine che gli avrebbe consentito di iniziare la stagione sul lento da favorito ODI ANDREA NIZZERO Ogni anno, il mese di marzo racconta importanti storie di tennis: trentuno giorni che fanno da contenitore alla coppia di tornei più riconoscibile della stagione. Da ormai quindici anni, Indian Wells e Miami costituiscono un doppio appuntamento che agli occhi degli appassionati diventa un unica festa: se l annosa e ripetitiva querelle sul quinto Slam è destinata a rimanere per fortuna senza una soluzione, è innegabile che il back to back tra Coachella Valley e Florida Keys va vicino al fascino dei quattro grandi. Nel loro insieme, senza nessuna soluzione di continuità a separarli e con il formato combined a 96 giocatori, sono tra gli appuntamenti più attesi dell anno e costituiscono uno degli ultimi baluardi americani contro la travolgente europeizzazione del circuito, negli ultimi anni resa evidente non solo dalle prime posizioni del ranking ATP. Per averne conferma, basta analizzare la situazione personale dei primi sei giocatori del mondo alla vigilia della stagione europea sulla terra. Nessuno ha lasciato gli Stati Uniti nello stesso stato in cui vi era giunto, ognuno ha visto muoversi i propri dubbi o le proprie certezze, anche chi non ha partecipato ad entrambi i tornei. Gli stessi Rafael Nadal e Roger Federer, nonostante l assenza da Miami, hanno raccolto informazioni preziose dal loro torneo a Indian Wells. Lo svizzero ha subìto una dura Super 13

primo piano Andy Murray vincitore a Miami lezione proprio da parte del suo storico rivale, resa ancor più dolorosa dal favore del pronostico e da un mal di schiena che sta diventando pericolosamente ordinario. All avvio della stagione sulla terra, quello che Roger sa è che non può più permettersi né acciacchi né errori. Non è la situazione in cui vorrebbe trovarsi un 31enne che va per i 32, ma la classifica parla chiaro: tenendo conto solo i risultati di quest anno, lo svizzero è in ottava posizione. Sebbene abbia una quantità gigantesca di punti in scadenza, Rafael Nadal inizia la stagione sul rosso invece più sereno di quanto si sarebbe mai potuto aspettare: il suo trionfo in California ha fatto il rumore di una vittoria storica. Al rientro sui campi in cemento dopo 346 giorni dal suo ultimo incontro sull odiata superficie, Rafa ha costruito una delle imprese più significative della sua carriera: lo ha fatto a modo suo, punto dopo punto, partita per partita. Alla fine, un torneo che sembrava non vederlo nemmeno partecipare l ha visto mettere in fila un rovente Ernests Gulbis, Roger Federer, Tomas Berdych e un Juan Martin Del Potro stellare. L assenza contemporanea di Roger e Rafa dai primi due posti della classifica ATP ha già fatto gridare alla fine di un epoca in realtà già finita da tempo. E lo spagnolo sembra lanciatissimo verso l ennesima resurrezione trionfale. Un sorriso Rafa se lo sarà concesso anche Roger Federer David Ferrer A lato Roger Federer Super 14

Corrado Barazzutti festeggiato dai suoi ragazzi osservando l esito della trasferta americana del suo rivale più temuto. Le due sconfitte statunitensi, le prime del suo 2013, hanno fatto perdere a Novak Djokovic quel margine che gli avrebbe consentito di iniziare la stagione europea sulla terra da favorito. Nole non ha mai fatto mistero di puntare buona parte della sua stagione sul Roland Garros. Quello che forse non si aspettava era un Nadal già a pieno regime ancor prima di scendere sul rosso di Monte-Carlo. Il serbo ha ceduto a Juan Martin Del Potro a Indian Wells e a Tommy Haas a Miami. Guarda caso, le due storie più belle di questo inizio di 2013 sono state generate da altrettante sconfitte del numero 1 del mondo: è il destino dei campioni cannibali come Nole. Tutto sommato, i due sgambetti non dovrebbero però intaccare la gigantesca riserva di fiducia che il sei volte campione di Slam ha accumulato negli ultimi due anni: sono ben diversi dai due ko consecutivi patiti da Federer nel 2007, quando Guillermo Canas mostrò al mondo il lato umano dello svizzero. Non bisogna peraltro dimenticare che l ultima risata del mese americano se l è fatta Andy Murray. Lo scozzese non ha messo in mostra un gran tennis e in finale ha sconfitto in modo tutt altro che brillante un David Ferrer che, per quanto possa essere un concetto contraddittorio in uno sport come il tennis, avrebbe meritato il titolo. Uno dei tratti distintivi dei campioni, categoria alla quale Andy appartiene a pieno titolo, è saper vincere anche nelle giornate meno positive. I suoi propositi per la stagione su terra sono ambiziosi come al solito, quello che è cambiato rispetto alle scorse stagioni è la consapevolezza che lo scozzese ha di se stesso. Questa primavera, non sorprenderebbe molto vederlo arrivare a conquistarsi un posto in una finale in uno dei quattro grandi appuntamenti su terra battuta: per il 25enne di Dunblane sarebbe una prima volta. Grande curiosità, infine, la suscitano in particolare due nomi. Il primo è quello dello stesso David Ferrer, che ha subìto due botte terrificanti nel giro di poco più di un mese: la finale di Acapulco in cui è stato massacrato da Nadal, quella di Miami in cui si è visto annullare un match point da due millimetri di riga. Sarà interessante vedere come saprà rialzarsi. Il secondo nome è quello di Richard Gasquet. Il francese sta trovando una continuità nuova, figlia di una migliore preparazione fisica, della saggezza di Riccardo Piatti e forse di una tranquillità che non aveva mai trovato. Ritchie è tornato ad essere un Top 10 quando nessuno se l aspettava, libero da Sopra Rafa a Nadal lcon il trofeo vinto a Indian n Wells ls A destra Rafa Nadal al e Novak Djokovic. ov Sotto to La grinta ad del numero uno od del mondo pressioni mediatiche. Forse non è un caso, per qualcuno che ha vissuto sulle prime pagine delle riviste da quando ha nove anni. E Monte-Carlo a dare il via ufficiale alla marcia d avvicinamento alla Porte d Auteuil di Parigi, che vivrà la sua ultima tappa Sopra Rafa Nadal con il trofeo vinto a Indian Wells A destra lo spagnolo e Novak Djokovic. Sotto La grinta del numero uno del mondo al Foro Italico per Internazionali BNL d Italia. Dopo tre mesi sparso per il globo, il circuito sbarca definitivamente in Europa., terra battuta, Vecchio Continente: per chi ama il tennis, questi tre elementi significano primavera. Super 15

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il processo del mese DI PIERO VALESIO MEGLIO A UNA MANO Il rovescio che fu E un colpo che ormai in pochi possono esibire: Federer, Gasquet, Wawrinka, l emergente Dimitrov, quasi delle mosche bianche. E le nostre Vinci e Schiavone tra le donne. Un gesto che rifugge dalla prevedibilità per sposare la creatività. La griffe di uno sport che riscopre le sue spettacolari radici Signor Rovescio si alzi. Tanto lei, come dire, è abituato a partire alto. No, lei signor Rovescio a due mani, stia seduto. Lei non è sul banco degli imputati oggi. Si deve accontentare di assistere al dibattimento. Lei di celebrità ne ha avuta fin troppa nel corso di questi anni. Ora se ne stia un po in disparte. Questa Corte processa oggi un personaggio rispetto a lei di tutt altra levatura. E suo parente, sicuro. Ma con lei ha ben poco a che spartire. Probabilmente lo conosce: si chiama Rovescio anche lui. Ma ad una mano sola. Qualcuno, lei stesso ad esempio signor Rovescio-a-due-mani, potrebbe domandarsi per quale motivo un gesto tanto nobile e tanto antico ma, secondo il vostro dire, ormai vetusto, fuori dai giochi e senza futuro, meriti di essere processato. Diciamo che questa Corte ha dovuto aprire un fascicolo perché qualcuno, rimasto ignoto, ha fatto sapere che gli elogi sperticati che in questi primi mesi dell anno sono stati rivolti al rovescio di Gasquet e a quello di Wawrinka potrebbero causare seri turbamenti nei delicati equilibri che governano il mondo del tennis. Dunque bisogna approfondire la questione. L ACCUSA Ma come si permette? La Corte consenta questo incipit duro. Come si permette il signor Gasquet di stupire tutti con la matura bellezza del suo rovescio ad una mano? Come ha potuto distruggere Berdych a Miami e arrivare ad un soffio dal battere Murray facendo impazzire entrambi con un colpo che oltre a David Ferrer lui nei piani del circuito, tirano in quattro o cinque? Mi consenta signor Giudice: in un tal periodo di traballamenti dell intero nostro globo un gesto così poco in sintonia con il mood dei tempi, così arrogante vorrei dire, potrebbe causare dei guasti generazionali di cui potremmo pentirci a lungo. E se i nostri bimbi e i nostri ragazzi dovessero lasciarsi sedurre dalla bellezza di questo colpo, dalla sua armonia che nel mio ruolo di accusatore non posso fare altro che definire presunta? Sarebbe un disastro. Pensate: magari a qualcuno potrebbe venire la malsana idea di non insegnare più il rovescio a due mani! Verrebbe meno un caposaldo del tennis moderno! Potrebbe addirittura nascere una genia di giocatori e giocatrici che strutturano il proprio gioco rallentandolo invece di accelerarlo, che cercano il tocco e il cambio di ritmo più del colpo violento. Così come corte utopie hanno rischiato di minare Super 17 alla radice la nostra società, così il piccolo granello di un colpo di cui la natura ha reso proprietario uno sparuto manipolo di giocatori potrebbe cambiare per sempre il volto del nostro sport. Potrebbero addirittura rinascere giocatori capaci di frequentare la rete, di praticare il serve and volley! Che ne sarebbe delle nostre odierne certezze? Roberta Vinci LA DIFESA Evidentemente qualcuno ha dei problemi in questa aula. A parte il fatto che il rovescio di Gasquet e quello di Federer, Wawrinka, Dimitrov sono ai più noti da tempo, la considerazione così accuratamente elaborata dal mio collega dell accusa capovolge la realtà. Magari il rovescio del francese potesse imprimere una svolta estetica all intero mondo del tennis! Magari da questo antico e bellissimo colpo sorgesse una nouvelle vague in cui colpire con violenza gladiatoria fosse considerato un gesto inutile; e proporre invece curve e parabole di diversa natura diventasse la griffe di uno sport che riscopre le sue spettacolari radici! E francamente difficile ipotizzare che qualcosa del genere possa succedere. Ma consiglio al mio collega dell accusa di rileggersi con una certa calma Il Nome della rosa di Umberto Eco: laddove il venerabile padre Jorge favoriva il passaggio a miglior vita di suoi confratelli per evitare che il libro della Poetica di Aristotele laddove si parlava del riso di Dio diventasse di pubblico dominio. Sosteneva il frate che l ipotesi stessa di un Dio che ride avrebbe potuto mandare a carte quarantotto la Chiesa dell epoca e non solo. Jorge delirava, evidentemente. Ma questo collegio di difesa intravvede nella tesi dell accusa un pericolo simile: che la bellezza, con il suo manifestar si, intacchi la mediocrità presente. Magari la intaccasse, diciamo noi. LA SENTENZA Signor Rovescio ad una mano si alzi. Questa corte la assolve da ogni addebito. Nutriamo più di un dubbio che per invertire la tendenza basti osservarla quando si rende palese nel gioco di Gasquet, della Vinci o della Schiavone. Magari bastasse così poco per fare del tennis un gioco che abbandona la prevedibilità di certi incontri per ri-diventare una fucina di creatività. Ci vorranno tempo e fiducia perché ciò accada. Ma lei, signor Rovescio, continui ad infilarsi nel dna del maggior numero di giocatori in erba. Continui a manifestarsi. E se dovesse mai succedere che gli sparatutto inizieranno a tremare, minacciati da una nuova generazione di tennisti che fanno di Lei, signor rovescio ad una mano, il loro fiore all occhiello, allora vorrà dire che pure questo Processo sarà servito a qualcosa.

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largo ai giovani DI ROBERTO COMMENTUCCI MATTEO DONATI Che la Forza sia con te Classe 95, il timido smilzo biondino piemontese, braccio fatato e testa ben piantata sulle spalle, è uno dei migliori talenti del nostro movimento, con già all attivo qualche buon risultato nel circuito Future. Ora è alle prese con la delicata fase del percorso di crescita, anche fisica, per competere ad alti livelli Provate a riguardare qualche vecchio filmato degli anni 70 e 80. Noterete come, sul piano atletico, i tennisti dell epoca fossero per lo più dei normotipi. La statura media era intorno al metro e 80, anche qualcosa di meno. E parecchi affermati professionisti di quegli anni oltre a non essere alti, erano anche decisamente smilzi (un nome per tutti: Mats Wilander). Oggi lo scenario è drasticamente cambiato. La statura media dei top 100 è cresciuta di quasi dieci centimetri, si è più vicini all 1.90 che all 1,85. Il talento, se non è assistito dai muscoli, non basta più. Anche per questo, il ricambio nel circuito va a rilento. In un gioco tanto fisico, i giovanissimi, i teen agers, non riescono più a imporsi come ai tempi di Agassi e Krickstein. Se non hai il tempo di costruirti due spalle da canottiere, puoi avere tutta la tecnica, il timing e il tocco che vuoi, ma ti spazzano via, già a livello challenger. Senza la Forza, quella bruta, non si va da nessuna parte. E infatti, il tempo di arrivo nel professionismo si è spostato decisamente in avanti. Si entra nei primi 100 salvo rarissime eccezioni non prima dei 22-23 anni. Queste considerazioni sono alla base degli odierni programmi di sviluppo tecnico e fisico: i diciottenni, che raramente possono competere nei challenger, si dividono tra tornei future e circuito junior, dedicando una parte crescente del loro allenamento quotidiano al potenziamento muscolare. Un lavoro delicato, che richiede tempi lunghi, pazienza, tanta attenzione e nessuna fretta, se si vogliono evitare brutti infortuni. Un esempio? Il più calzante è forse quello di Matteo Donati, classe 95, uno dei migliori talenti del nostro movimento. Storico prodotto del tecnico nazionale Roberto Marchegiani, che lo ha cresciuto presso la Canottieri Tanaro di Alessandria, questo timido e smilzo biondino piemontese, braccio fatato e testa molto ben piantata sulle spalle, con già all attivo qualche buon risultato nel circuito future, è alle prese proprio con questa delicata fase del percorso di crescita. Donati, che da circa un anno è seguito dal bravo coach Massimo Puci, nella bellissima struttura di Bra, questo inverno ha passato ore e ore in palestra, tra manubri e bilancieri. E stato un lavoro duro, ma siamo molto soddisfatti Ci riferisce Puci Matteo negli ultimi 2 anni era cresciuto molto di statura, dopo che per tanto tempo era sembrato il più piccino di tutti: invece è arrivato a 1,88, ma era rimasto magro come un grissino. Bene, questo inverno, grazie alla sua applicazione, ha preso 4 chili di massa, con ovvi vantaggi nel peso di palla e nella capacità di generare vincenti. Si tratta di un percorso obbligato per tutti, ma ancora di più per il nostro piemontese, un tennista per natura molto più a suo agio quando produce gioco che quando è chiamato a difendere. Ha un repertorio tecnico molto completo. Sa fare un po di tutto, gioca bene sia da dietro che al volo, ha un ottima sensibilità di tocco e si adatta alla grande su ogni superficie e condizione di gioco. I suoi margini di crescita sono soprattutto fisici e di abitudine all alto livello. L osservazione diretta conferma in pieno le parole del tecnico. Donati possiede una tecnica molto pulita in tutti i fondamentali, fra cui spicca un magnifico diritto naturale, che si giova di una imperiosa accelerazione di braccio e polso. Il rovescio è pure molto convincente: con presa bimane, molto fluido e compatto, gli consente di trovare grande controllo su tutte le traiettorie e di proporsi con buona aggressività nella risposta anticipata; ma anche quando deve staccare la mano per eseguire il back o toccare nello stretto il ragazzo se la cava benissimo. Il servizio è ben costruito, con un lancio di palla non molto alto e un movimento rapido, grazie al quale riesce a mascherare la rotazione e la direzione del colpo. Sul servizio abbiamo lavorato tanto lo scorso anno, cambiando la posizione dei piedi: ora genera molta più spinta, e a mano a mano che acquisterà forza servirà sempre meglio. A Puci abbiamo chiesto qualche indicazione sulla programmazione e sugli obiettivi di questo 2013. Purtroppo Matteo, che aveva iniziato molto bene, si è fatto male al gomito in Germania e ha perso quasi due mesi. Adesso poi con la crisi ci sono pochi tornei ed è durissima per i giovani: i tabelloni anche a livello future sono fortissimi, rischi di andare sempre fuori al primo turno, mentre lui ha bisogno di fare match. Per questo, fino all estate si dividerà fra attività junior e pro. L obiettivo, per fine anno, è di arrivare intorno al 600 Atp. Ma soprattutto, di alzare progressivamente il livello di gioco, che alla sua età conta ben più della classifica. Coraggio Matteo. Come diceva l Harrison Ford di Star Wars: che la Forza sia con te. Super 19

vita da circolo Terra rossa: cosa c è sotto? Ci giochiamo, ci scivoliamo. Spesso capita di imprecare per un rimbalzo imprevedibile su una riga o un buco, ma in Europa è il simbolo del tennis. Nell era dell evoluzione tecnologica e dell avvento dei campi duri andiamo a riscoprire come è fatto un clay court QDI DANILO MANGANARO Quasi tutti sanno che la terra, rossa (non quella verde americana) arriva dal mattone, macinato. Che è quasi sempre laterizio un prodotto in materiale ceramico a pasta porosa utilizzato sin dalla preistoria nell edilizia (Wikipedia). Fin qui niente (o quasi) di nuovo; ma se qualcuno volesse e potesse da un terreno a sua disposizione costruirsi un campo da tennis come dovrebbe fare? E cosa metterci "dentro" oltre al mattone tritato, o meglio, "sotto"? Super

Intanto occorrerebbe un consiglio competente nella scelta della zona e del terreno, perché ovviamente vicino a flussi d acqua, dai fiumi ai canali, ci sono rischi di smottamento non proprio consigliabili. Inoltre nelle zone con alte percentuali di umidità bisognerebbe pensare di sopraelevare il campo, per favorire il deflusso della pioggia. Dopodichè si dovrebbe anzitutto scavare almeno sino a 40-50 centimetri di profondità. Va costruito una sorta di muretto di recinzione, perimetrale, in calcestruzzo (armato) che deve poggiare su una adeguata base di calcestruzzo magro; sarà la base della rete di recinzione in metallo. Nel suddetto muretto è opportuno piazzare delle asole a intervalli regolari e, sempre per il deflusso della pioggia, collocare dei pozzetti di scolo ai quattro angoli e ai due lati in corrispondenza della rete. Stesso motivo, l acqua piovana, per cui dovrebbere essere prevista una pendencm. 5 4 4 0,3 za dello 0,5% in discesa verso l esterno. A proposito di rete, i sostegni della stessa vanno messi a 91,5 cm oltre le righe laterali (del doppio) e i paletti devono alzarsi 1 metro e 6 centimetri dal terreno. Sotto tutto ci andrà ghiaia-pietrisco (indicativamente in unità dal diametro di 40-70 mm) almeno per 20-30 cm di profondità. Al di sopra, per 5 cm di altezza circa, invece il pietrisco sarà spezzato e di diametro tra i 3 e 15 mm. Dopo una rullatura con compressore da 10 o 15 quintali sarà stato in qualche modo creato il fondo. A quel punto si comincia con i prodotti e i materiali diciamo più specifici dei campi da tennis: dapprima, per uno strato spesso 4 cm, va collocato il macinato drenante che va bagnato e rullato a più riprese. E fondamentale per il campo perché dovrebbe garantire un buon drenaggio dell acqua che lascia agli strati superiori per effetto dell evaporazione. Ne servono una cinquantina di kg al metro quadrato. Per altri 4 centimetri è ora poi del sottomanto, che va tirato prima da asciutto poi bagnato abbondantemente e in modo uniforme, in modo da permettere all acqua di raggiungere gli strati sottostanti. Buona parte del successo di certi campi, grazie alla cura di mani esperte e imprese competenti, comincia proprio da questi momenti. Con un rullo più leggero (5 quintali) si passa la superficie ancora umida, tre o quattro volte. Ne occorrono anche in questo caso circa 50 kg a metro quadrato di campo. Sopra il sottomanto c è il manto, da spargere uniformemente e ripassare più volte con gli stracci (o stuoie che dir si voglia). In zone venitlate, vicine al mare o particolarmente esposte, c è la possibilità di pensare al manto anti-vento, del medesimo colore e composizione del manto classico ma con granulometria più spessa in modo da restare più a lungo sul campo. Poco più di due chilogrammi al metro quadrato (15 quintali in tutto). Solo a questo punto si possono collocare le righe che delimitano il campo. E lì, c è da lavorare: 150 i metri totali delle righe su un campo (comprese quelle del doppio). Per la precisione 146,24. Vuol dire, nella pratica: 6000-7000 chiodi presenti sulle righe di un campo da tennis! Avete capito bene: 150 metri con un chiodo ogni 5 cm, sono circa 3000. Numero da raddoppiare perché la trafila va ripetuta su entrambi i lati della riga, quello più interno e quello più esterno. E ci vanno aggiunti poi i rinforzi nei punti di incrocio. E poi si dice, giocare sulle righe Momenti del rifacimento di un campo in terra battuta: per sistemare le righe servono più di 6000 chiodi. In alto, la sezione con i vari strati QUALCHE SEGRETO DA CAMPO Quando si innaffia il campo (d'estate meglio esagerare e farlo più volte al giorno) basta renderlo lucido, ma senza arrivare alle pozzanghere, ovviamente. E importantissima, vitale l ultima bagnata serale: il terreno è meno caldo e con l umido delle ore notturne l acqua può arrivare meglio in profondità, sino agli strati sottostanti. Non rullare mai il campo quando è asciutto. Super 21

angolo tecnico Una scarpa su misura? No, un plantare... Sappiamo che i professionisti sono maniacali nel customizzare le loro racchette. Meno noto è il fatto che personalizzano anche le calzature, grazie a plantari speciali che custodiscono gelosamente, a salvaguardia dei piedi e non solo... IDI MAURO SIMONCINI I MIEI CARI PLANTARI - Melbourne Park gennaio 2011: Novak Djokovic regola in tre set Andy Murray nella finale degli Australian Open. Stretta di mano all avversario, passeggiata verso il suo angolo, baci abbracci e poi regali ai fan: si parte dai polsini, passando per la maglietta e addirittura le scarpe! Ma attenzione: nonostante l emozione e la gioia sfrenata il n 1 serbo riesce ad avere la lucidità per estrarre dalle sue calzature, proprio in mezzo al Campo Centrale, i suoi plantari. Devono essere davvero fondamentali e preziosi. Tanto che quando in conferenza stampa gli chiedono: Sono speciali quei plantari che hai tolto prima di lanciare ai fan le scarpe? Lui ha risposto, sorridendo: Eh sì. quello è il segreto del mio gioco gambe, hai scoperto il mio segreto. IL PIEDE TENNISTA - Se personalizzano le loro racchette con piombo, silicone e accorgimenti vari dei più misteriosi, i tennisti (come la maggior parte di tutti gli sportivi) customizzano anche la loro calzata. Cercano di prevenire o risolvere guai seri che possono riguardare parti cruciali del corpo: gambe, ginocchia o, peggio ancora, schiena. Sul piede del tennista si caricano vere e proprie tonnellate. Al contrario di sport lineari, simmetrici e ripetitivi (corsa), il tennis e altri sport di situazione come calcio, basket è asimmetrico e non ripetitivo, multidirezionale. Gli spostamenti sono diversi (avanti, indietro, laterali) e non prevedibili. Super 22

Il tuo tipo di piede? Scoprilo con il test dell'impronta Bagnati la pianta del piede e poi sali su un foglio di carta pesante. Se rimane impressa l'immagine completa (o quasi) del tuo piede, hai i piedi piatti o sei un iperpronatore. Significa che subito dopo l'impatto con il terreno il tuo arco plantare collassa troppo verso l'interno provocando un eccessivo movimento Se nell'impronta vedi circa metà dell'arco plantare il tuo piede è del tipo più comune: sei un normale pronatore. La pronazione di per sè è positiva. Il fatto che nell'appoggio col terreno l'arco collassi e la caviglia ruoti verso l'interno è basilare per l'assorbimento degli shock Se vedi solo il tallone, la zona anteriore del piede e una sottile striscia sul lato esterno, hai un arco alto, il tipo di piede meno comune. Significa che sei un iperpronatore o un supinatore. Le tue gambe sono sollecitate più del dovuto, il piede assorbe meno gli shock della corsa SUPINATORI O PRONATORI - Facciamo un passo indietro, prima di pensare alla scarpa. Prima infatti c è il piede, diverso, unico; addirittura anche uno differente dall altro. In linea di massima ci sono tre categorie di piedi e c è un vecchio test per stabilire a quale appartiene il nostro. Serve un foglio di carta o la sabbia del bagnasciuga in riva al mare. Basta appoggiare la pianta del piede (un po' bagnato nel caso del foglio) e controllare l impronta che avete lasciato. Se è tutta larga, cioè se tallone e avampiede quasi costituiscono un unico blocco, i piedi sono piatti (iperpronatore); in pratica quando si poggia sul terreno non c è ammortizzamento, l arco collassa verso l interno, tendini e articolazioni sono sovraccaricati. I piedi più comuni (normali pronatori) sono quelli la cui impronta si vede per metà ; il peso va spostandosi verso avanti, passando prima sull arco plantare mentre la caviglia ruota verso l interno. Quando la parte interna resta sollevata e poco flessa, il piede è quello di un supinatore, nella cui impronta avampiede e tallone sono collegati da una sottile linea. L arco plantare è alto, le gambe lavorano di più a ogni appoggio perché c è poco scarico sul piede. LE SCARPE USATE - L altro facile sistema per auto-verificarsi è quello di osservare le vostre scarpe dopo averle utilizzate per un po di tempo in campo. Facendo un check dell usura del battistrada se è più consumato sull esterno siete supinatori (rari), se invece lo è nella zona del calcagno siete pronatori. Allo stesso modo poggiando su un tavolo le due scarpe usate, osservan- Plantari personalizzati per il n.1 del mondo, Novak Djokovic dole da dietro se convergono verso l interno probabilmente siete pronatori mentre se tendono all esterno supinatori (o ipopronatori). Queste sono informazioni preliminari utili forse a indirizzare l acquisto di una scarpa più o meno adatta: i pronatori necessitano più stabilità e sostegno dell arco, mentre per i supinatori vanno bene calzature più morbide nell intersuola e anche meno stabili solo per fare un paio di esempi. Non è un caso che oramai quasi tutti le aziende producano scarpe (almeno i modelli top di gamma) con soletta estraibile; lavabile ma soprattutto con materiali a diversa densità, rilievi e sostegni differenti sotto l avampiede o il tallone. Ci sono poi in vendita separatamente anche solette di spessori diversi in base al tipo di piede o di attività sportiva che si pratica; l attenzione verso i piedi è giustamente e finalmente aumentata. Fino qualche tempo fa le aziende hanno quasi esagerato nell inserire tecnologie e materiali ammortizzanti solo sotto il tallone; per le specifiche di uno sport come il tennis (di cui sopra) questo accorgimento aumentava l instabilità degli appoggi e di conseguenza noie muscolari o articolari. Per questo negli ultimi anni il Gel di Asics è stato inserito anche sotto l avampiede, il ReActive-Arch di Lotto ha scaricato la zona anteriore dell intersuola etc.etc. Purtroppo le calzature industriali e le calzate non sono mai uguali, hanno come unico parametro di riferimento la lunghezza (e quindi il numero). Non tengono conto della larghezza che è invece una variabile fondamentale vista la molteplicità dei tipi di piede che si incontrano. E soprattutto della possibilità di inserire un plantare. Perché il surplus vero resta una visita specialistica dal podologo sportivo con annessa realizzazione di plantari personalizzati, proprio come quelli di Nole Djokovic. Il calco del piede, un analisi statica della postura e nel caso anche rilevamenti dinamici più sofisticati per capire i diversi tipi di appoggio e pressione. Ad assorbire gli shock da impatto sul terreno deve essere il plantare non la scarpa (che perderebbe in stabilità); un plantare customizzato, realizzato con materiali differenti per densità, durezza. E con particolare attenzione all avampiede. E guai a regalarlo ai vostri tifosi dopo una vittoria Super 23