HO VISTO IL SIGNORE L icona Noli me tangere



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HO VISTO IL SIGNORE L icona Noli me tangere INTRODUZIONE L apparizione di Cristo a Maria di Magdala la mattina di Pasqua è comunemente titolata Noli me tangere (=non mi trattenere). Si tratta di un soggetto iconografico famoso e ricorrente tra le icone che celebrano la risurrezione del Signore. Maria di Magdala, commemorata dalla liturgia bizantina e latina il 22 luglio, è la prima testimone della risurrezione, colei che reca l annuncio agli apostoli. Apostola Apostolorum la definisce, già nel III sec. d.c., Ippolito di Roma nel suo commento al Cantico dei Cantici, considerandola come colei che, con le altre mirofore (portatrici degli oli profumati), compensa con l obbedienza la caduta di Eva (Hipol., Cant.,24-25). Più avanti, Gregorio di Nissa approfondisce la comprensione del personaggio affermando che in contrapposizione ad Eva, ministra del serpente per Adamo, si erge la Maddalena, principio della fede nei confronti degli uomini. La mirofora di Magdala è ritenuta infine figura della Chiesa poiché, di buon mattino, cerca lo sposo che esce dal talamo nuziale del sepolcro (Ast. Soph., Hom. VI, in Psal.5, 1,18 ). Nell arte iconografica ci sono testimonianze antichissime che attestano una certa predilezione per la scena evangelica dell apparizione del Risorto alla Maddalena. E il caso, ad esempio, di una miniatura risalente al 1087 e conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, contenente il testo musicale del preconio pasquale. In questo rotolo pregiatissimo scorrono, sovrapposte, come in sinossi, l immagine del popolo che ascolta il canto dell Exultet nella veglia pasquale e l apparizione del Cristo alla Maddalena. La nostra icona attinge per lo più alle suggestioni della scuola cretese, in particolare ad un opera - Noli me tangere, appunto - della seconda metà del XVI sec., conservata presso il museo dell istituto Ellenico di studi bizantini e postbizantini di Venezia. L ISPIRAZIONE BIBLICA DELL ICONA L icona è ispirata al brano biblico di Gv 20,1-18: 1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!". 3 Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. 11 Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13 Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto".

14 Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15 Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo". 16 Gesù le disse: "Maria!". Ella si voltò e gli disse in ebraico: "Rabbunì!" - che significa: "Maestro!". 17 Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". 18 Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: "Ho visto il Signore!" e ciò che le aveva detto. (Gv 20,1-18) LETTURA DELL ICONA La bellezza folgorante del mistero pasquale, nel particolare dell apparizione, è reso dall icona in modo sobrio e delicato. L iconografo e con lui l occhio del credente che contempla e dunque anche noi, qui, ora - sono interamente protesi verso il Cristo e la donna, nello scenario del giardino fiorito e del sepolcro vuoto. Questa sobrietà non banalizza né riduce tuttavia il fascino dell evento. Al contrario, lo esalta. Riducendo all essenziale la scena e depennando ogni dettaglio marginale, quale avrebbe potuto essere, ad esempio, il sudario indicato dai vangeli come avvolto in un luogo a parte, l iconografo ha voluto far convergere lo sguardo dell orante sull Unico Necessario, il Maestro, risorto e glorioso, la cui luminosa bellezza è l incomparabile fonte sorgiva della fede dei salvati, testimoniata da una donna adorante. Osserviamo innanzi tutto il fondale dell icona. Siamo immersi nell aurora del giorno pasquale. Tuttavia mai l icona rappresenta il cielo, nella varietà dei suoi colori che marcano i tempi. Esso è sostituito dallo spazio dorato, rimando alla luce increata che penetra e permea ogni evento di salvezza, motivo ispiratore di tutte le rappresentazioni iconografiche. La scena che contempliamo è immersa nel luogo, come dice il vangelo di Giovanni, dove Gesù era stato crocifisso, in cui vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora deposto ( cfr. 19,41). Alberi, fiori e piante ravvivano la scena dell apparizione alla Maddalena. Al centro, tra il sepolcro aperto e il Cristo risorto, un albero verdeggiante. Che albero è? Alcuni dicono: È il mandorlo (Es 25,31-40), che nella tradizione liturgica ebraica diventa il candelabro a sette braccia, la menorah. Con la risurrezione di Gesù, infatti, l umanità ha nuovamente accesso all albero della vita e può ricevere così il dono dell immortalità. Altri sostengono: è l ulivo che cresce sulla tomba vuota e indica la vittoria della vita sulla morte. In ogni caso quest albero celebra la novità definitiva introdotta da Colui che risorge vincitore dal sepolcro dopo il prodigioso duello in cui morte e vita si sono affrontate. Tutto qui è gemito di vita, annuncio di vittoria, canto di speranza. Come non pensare, contemplando la rigogliosa bellezza del luogo della sepoltura, alla bellezza originaria dell Eden? Lì Adamo ed Eva, ergendosi a giudici del bene e del male, hanno consumato il peccato, perso la familiarità con Dio ed incrociato la morte; qui il nuovo Adamo, spezzando i vincoli della morte, ha vinto il peccato ed ora vivo trionfa. In questo giorno dice san Gregorio di Nissa parlando della Pasqua Dio crea un cielo nuovo e una terra nuova, come afferma il profeta. E quale cielo? Il firmamento della fede in Cristo. E quale terra? Un cuore buono, come disse il Signore, una terra avida della pioggia che la irriga e che produce un abbondante messe di spighe (Discorso sulla risurrezione di Cristo, 1, PG 46, 603-627). Osserviamo ora la montagna e il sepolcro. Chi ha familiarità con le icone riconosce facilmente la similitudine tra la grotta sepolcrale e l antro che accoglie il Dio-Bambino nell iconografia del natale, così anche l analogia tra la montagna scoscesa della natività e l altura del giardino della risurrezione. E ancora: simili tra loro sono il sepolcro e la mangiatoia, le fasce del Bambino e le bende del morto. Il Natale, dunque, anche iconograficamente, è il prologo della storia salvifica, l anticipazione del mistero che oggi contempliamo in questa icona. E come ogni prologo, vi si riassumono, in unità, i misteri della nostra fede: incarnazione, morte e risurrezione del Signore. 2

Guardiamo al Risorto, con stupore ed amore. Egli appare nella magnificenza di vero Dio e vero uomo. Trasfigurata è la sua splendente bellezza. O Re delle genti, grandi e mirabili sono le tue opere. Chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te. Il Risorto è rivestito di un chiton, la veste, rosso-porpora, e un imation, il manto, blu, entrambi listellati di stichos in oro. Nel nimbo dorato, come lo sfondo, simbolo della luce divina in cui Cristo è immerso e che Cristo promana, si staglia una croce patente ornata del trigramma del nome di Dio O ΩΝ (Io sono l Esistente), mentre accanto a lui sono indicati i due diagrammi del nome di Gesù Cristo IC XC. Contempliamo la nobile quiete del volto del Signore che ostende i segni sfolgoranti della sua gloria radiosa. Intenso lo sguardo che cerca gli occhi della Maddalena, ispirando una confidenza che rimanda alla dolcezza del cuore. Lo sguardo penetra il cuore della donna ma, al contempo, sembra glissare sollevandosi sull uomo d ogni tempo, nell abbraccio universale che, di generazione in generazione, varca i secoli per raggiungere nell oggi della salvezza anche me e te. Nel momento in cui tutti gli sguardi sono fissi su di lui e in cui egli stesso posa il proprio su miriadi innumerevoli, mantenendo i suoi occhi sempre fissi in una posizione immutabile, ognuno ha l impressione di essere visto da lui, di godere della sua conversazione e di essere abbracciato da lui, di modo che nessuno possa lamentarsi di essere negletto. 3 san Simeone nuovo Teologo La fronte alta e luminosa, la bocca semichiusa, il naso stretto e allungato evocano la pacatezza austera dell Uomo-Dio che si rivela nella potenza della sua risurrezione ed indicano la necessaria ricerca di un dialogo che vuole divenire d ora innanzi tutto interiore. Oltre le parole dette, sembra voler dire il Risorto, ora c è un dialogo che si tesse nel silenzio e lì, nel silenzio, tu puoi sentire la mia voce, la voce dell Amato che ti chiama per nome, come faccio qui con Maria di Magdala, sollevando il suo dolore alle altezze dell impareggiabile gioia della visione. I capelli folti e raccolti, che s intrecciano dolcemente ricadendo sulla spalla sinistra, fanno da cornice al volto che trasmette la quiete dell opera compiuta in obbedienza al Padre: Padre, io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l opera che mi hai dato da fare (Gv 17,4). La barba, comune attributo di virilità forza e coraggio, e i baffi spioventi esaltano i tratti del volto ombreggiandolo dolcemente ed incarnano, come dev essere, i canoni della cultura ebraica, espressi a chiare lettere nelle Costituzioni Apostoliche: Non si devono radere i peli della barba né modificare la forma umana in dispregio alla natura (III, 3,10). Il collo leggermente rigonfio rimanda alla pienezza dello Spirito promesso ai suoi fratelli, quello stesso Spirito che animerà la Maddalena nella corsa verso i discepoli per scandire l annuncio: Ho visto il Signore (Gv 20,18). Il Risorto mostra evidenti i segni della passione nei piedi, nelle mani e nel costato. eterna memoria della salita al Calvario: Egli è Colui che si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza. (Isaia) Piaghe dolorose, segno dell apparente fallimento del Crocifisso, che ora la risurrezione ci lascia contemplare come prova di un amore vittorioso (Benedetto XVI) che esalta l eccellenza della nuova condizione. Egli è non dimentichiamolo! - il Vivente descritto dall Apocalisse:

Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. (Ap 1, 13-16) Il Cristo reca nella mano sinistra un rotolo, il chirografo del peccato, cioè il simbolo del debito, quella brutale cambiale sottoscritta dai nostri progenitori (G. Passerelli). Mentre stringe il rotolo con la sinistra, volge verso Maria la mano destra segnata dalle piaghe gloriose. La distende non per mostrarla come all incredulo Tommaso che diceva di non poter credere se non dopo aver visto e toccato (cfr. Gv 20,25), ma quasi per reindirizzare l eccesso della servitrice fedele che, come dice il card. Martini, si comporta come un amante estatica, fuori di sé, mossa più dall affetto che dal ragionamento. Cercare me sembra voler dire Gesù non significherà più seguirmi al modo d un tempo, ma riconoscermi uguale al Padre nell eternità della sostanza, come dirà sant Agostino. E il Signore lo lascia intendere chiaramente invitando la Maddalena a smettere di toccarlo, a non fermarsi lì, a non trattenerlo: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (v. 17). Anche la postura del corpo e, in particolare, dei piedi, manifesta il dinamismo della salita al Padre cui accenna Gesù. Si tratta di un movimento, un sussulto, simile ad un delicato passo di danza che s accompagna ad ogni evento segnato da indicibile gioia. Mi piace qui ricordare una bella immagine sgorgata dal cuore contemplativo di un uomo di Dio, il card. Martini, che così come un tripudio di gioia, tra danze e battimani, - immagina l apparizione del Risorto ai discepoli nel Cenacolo: Dopo i primi momenti di smarrimento e di stupore, vedo nel Cenacolo movimenti di grande gioia, di esultanza. Secondo le abitudini degli orientali, tutti cominciano a ballare, alzano le braccia, battono le mani. Le donne danzano in cerchio attorno a Gesù; gli uomini, da parte loro, formano un altro cerchio, muovendosi in senso opposto. Potrebbero continuare per ore! Soffermiamoci ora su Maria Maddalena. Chi era questa donna? Precisiamo subito, per non incorrere in confusione, che in nessun brano dei Vangeli è scritto che la Maddalena fosse una prostituta. Anche la prima letteratura cristiana non ne ha mai fatto cenno. Strada facendo, però, nello scorrere della storia dell'esegesi biblica, la sua identità è stata letteralmente distorta fino ad identificarla con la peccatrice del vangelo di Lc 7,36-50, e, ancora, a motivo di una certa discussa letteratura, rappresentazioni artistiche e omelie varie è finita per diventare una prostituta. Atteniamoci alle fonti. Questa donna compare spesso nei Vangeli: è presente nella vita pubblica di Gesù, nei racconti della risurrezione è sempre nominata come la prima donna che si reca al sepolcro, così come nei racconti della passione è indicata per prima tra le donne che accompagnano Gesù al Calvario. Da lei, dice il testo biblico, Gesù aveva cacciato sette demoni. Su questo fatto sono state avanzate varie ipotesi che hanno dato vita anche ad interpretazioni stravaganti se non addirittura, come abbiamo detto, fuorvianti. Alcuni ritengono che si tratti di demoni impuri e che dunque la donna fosse una prostituta; altri interpretano il testo ritenendo questa donna affetta da un esaurimento nervoso, una grave depressione, fino a desiderare la morte, fino a tentarla nel suicidio. Ipotesi. Di certo, la dimensione simbolica del numero dei demoni sette, simbolo della pienezza - sottolinea come la Maddalena fosse stata gravemente colpita da un male, fisico psichico o spirituale che fosse. E soprattutto che Gesù avesse operato un grande miracolo. I testi evangelici lasciano intuire che ci fosse un rapporto profondo tra Gesù e la Maddalena. Lei e solo lei s incammina verso il sepolcro, da sola, mentre ancora è buio, sfidando strade infide e pericolose, sfidando soprattutto il giudizio degli altri che, se l avessero vista, l avrebbero ritenuta una donna di malaffare. A lei Gesù appare per primo, a lei affida il mandato di primo testimone della sua risurrezione. 4

Come viene rappresentata la Maddalena nell icona? L icona ce la presenta avvolta in un manto rosso, dalla tonalità accesa, quasi fiammeggiante. E il colore della passionalità vivida che, purificata, nobilitata, diventa amore appassionato, carità. Sotto il manto, una veste di scurissimo blu, probabile segno del cuore pietrificato dal dolore per la morte dell Amato, rafforzativo di quelle lacrime che le rigano il volto mentre s avvede che la pietra tombale era stata tolta dal sepolcro e che il corpo del Signore non c era più. Lo sguardo, la tensione del volto, le braccia distese verso l Altro, la posizione del corpo, tutto esprime in lei una totale protesa verso il Signore risorto, quasi un irrefrenabile desiderio di trattenerlo, e, al contempo, una resa fiduciosa all ulteriore richiesta del Maestro: Non mi trattenere, ma va. Per questo mistico intrecciarsi di gesti che trasudano d attese e di fede, di slanci viscerali e d abbandono fiducioso, per questa storia d amore infinito, di morte e risurrezione, la liturgia bizantina ha in serbo ogni anno una preghiera, che rivolge con zelo alla santa mirofora: «Hai portato unguenti profumati al Cristo deposto nel sepolcro, che su tutti i morti esalava il profumo della risurrezione; e, vedendolo per prima, lo hai adorato piangendo, o Maria teòfora. Supplica dunque perché siano donate alle anime nostre la pace e la grande misericordia. Vedendo il Cristo inchiodato alla croce, piangevi, o Maddalena, e gridavi: Che spettacolo è questo? Può morire la vita? La creazione vedendo si scuote, e si oscurano gli astri! Supplica dunque perché siano donate alle anime nostre la pace e la grande misericordia. Sei stata riempita di grande intelligenza e di vera scienza stando col Creatore, o Maria gloriosa, e hai annunciato ai popoli i suoi patimenti e la sua condiscendenza, o celebratissima. Supplica dunque, perché siano donate alle anime nostre la pace e la grande misericordia». PER LA RIFLESSIONE Contemplando l icona e ruminando il testo biblico, ora riflettiamo: Le donne al sepolcro piangono ed ungono un corpo morto. Non sono ancora investite dall aurora pasquale. Ma noi sì! Come viviamo il nostro rapporto con il Signore? E veramente vivo per noi, è veramente tra noi sempre? La nostra vita, nel concreto dei giorni, lo attesta senza opacità e ipocrisie? Il passo grave della Maddalena che raggiunge il sepolcro mentre è ancora buio rimanda alle nostre fatiche, alle oscurità che talvolta ci deragliano su percorsi di morte, rassegnazione, scoraggiamento, fuga e paura. Come la Maddalena che interloquisce con i due angeli biancovestiti, siamo capaci di aprirci all inedito di Dio, percorrendo il buio del dubbio, della delusione e del dolore? Sempre nella nostra esistenza c è qualcosa, qualcuno che ci aiuta a rimetterci in piedi: persone, incontri, circostanze particolari diventano motivo di discernimento, spazio di ricerca. Poniamo sufficiente attenzione a questi discreti passaggi di Dio nella nostra vita, oppure lamentiamo sterilmente il nostro sentirci soli e confusi? Maria di Magdala, pietrificata dal dolore, a primo acchito è stata incapace di riconoscere il Signore. Riconosciutolo poi avrebbe voluto trattenerlo, circoscriverlo, a misura del suo desiderio, riaverlo come prima. Un desiderio rimpicciolito, fragile, angusto. Qual è lo spessore dei nostri desideri? Ci accontentiamo di volare basso o puntiamo su grandi ideali e alte mete? Preferiamo succhiare dalla vita tutto il piacere possibile finché dura o ci proiettiamo su beni veramente stabili e duraturi? La Pasqua rende diverso Gesù al punto da non essere immediatamente riconosciuto da Maria di Magdala, ma rende diverso anche chi crede in Lui. Maria di Magdala finalmente ha occhi e cuore dilatati, capaci di sbilanciarsi sull infinito di Dio. E la nostra è una fede autenticamente pasquale? Siamo rimasti nel bozzolo chiuso del pianto, nell angoscia del vuoto, nella percezione dell assenza del Signore, oppure, come Maria di Magdala ne abbiamo riconosciuto la voce ed abbiamo abbracciato la speranza? 5

PER LA PREGHIERA Spirito di Dio, soffio perenne di vita immortale, la Tua brezza leggera m accarezzi delicatamente, mi solleciti alla gioia dell incontro silenzioso con Dio, mi consoli nell abbraccio del perdono, mi allieti nell esultanza della risurrezione. Figlio di Dio, Gesù, nostro fratello, Primizia dei risorti, mostrami le Tue ferite gloriose perché il cuore non fugga smarrito nei meandri della desolazione; accogli l incredulità della mia mente tormentata dalla diffidenza; sposa, o Misericordioso, l impulsività passionale del mio amore ancora troppo impastato di terra ed elevami a Te perché possa entrare con Te nella quiete di un amore purissimo. Padre, Padre mio e Padre di tutti, danzo, agile e lieve, dinanzi all arca della tua eterna alleanza e nella Chiesa mi vesto di luce perché rinata nella tua Misericordia, fino al compimento del mio struggente desiderio: stare con te, senza veli, per sempre. 6