Passeggiando per Caldarola osservando gli alberi che la rendono più bella, vivibile ed accogliente.
Girovagando per la cittadina dei Pallotta, con un po di attenzione si possono ammirare alcuni alberi curiosi e interessanti La noce dai frutti giganti Il pino di vedetta Le noci nere americane Il carrubo e il melograno Il cipresso in una «isola» Il Ginkgo, più forte della bomba atomica
La noce dai frutti giganti All inizio di via G.L. Barlesi, a destra (all interno di un orto recintato), vi sono due noci Juglans regia L. L albero più alto, posto in basso, in ottobre lascia cadere dei grandi frutti dal peso di circa 19 gr. Il doppio di una noce locale che in media pesa circa 9 gr!!
Il dottor Avanzato, ricercatore di frutticultura, l ha così identificato: «Si tratta di un noce da seme, non di varietà clonata. In concreto: esiste solo questo esemplare. La certezza di questa diagnosi nasce dal fatto che innestare il noce è difficile e chi ha questa pianta l ha ottenuta per seme e per seme la propaga. Propagandola per seme nascono figli tutti diversi uno dall altro. Il valore agronomico non dipende dalla grossezza ma dalla resa: ossia rapporto tra peso del gheriglio (la parte edule) e peso del frutto intero (parte edule più guscio)»
Il pino di vedetta Proseguendo lungo via Rimessa, costeggiando una fila di Hibiscus syriacus, arbusto originario delle regioni sudorientali dell Asia ed apprezzato per i fiori dai colori vivaci, si può ammirare a destra il pino domestico (Pinus pinea) di proprietà Grifi, che osserva con alterigia il castello Pallotta e il suo più antico «collega». È uno dei tre importanti pini di Caldarola angolo di una L (elle) come Luce. A fianco crescono i giovani noci di una piccola piantagione urbana. Sembra che sugli alti rami del pino vi pernottino le taccole (Corvus monedula) che di pomeriggio affollano rumorose il campanile della chiesa della Madonna del Monte in piazza Vittorio Emanuele II.
Le noci nere americane Proseguendo una cinquantina di metri a destra dopo l incrocio con via Ludovico Clodio oltrepassati un bel cedro e una piccola roverella ci sono due alberi messi a dimora negli anni Ottanta da Domenico De Ales, dono dal contrammiraglio Alberto Ortali (a riposo a Caldarola). I frutti non sono commestibili
La prof.ssa Loretta Gratani Ordinario di Ecologia Vegetale presso il Dip. di Biologia Ambientale della Sapienza di Roma, li identifica così. «Ritengo si tratti di Juglans nigra L., originaria degli Stati Uniti orientali ed introdotta in Europa nel XVII secolo. Nel luogo di origine raggiunge anche i 50 metri di altezza, mentre in Europa supera difficilmente i 30 metri. È una specie che cresce in boschi di latifoglie, dalla pianura al piano montano. Cresce più rapidamente rispetto al noce comune (Juglans regia L.) ed anche per questo la specie è stata ampiamente diffusa ed utilizzata per la produzione del legno. Il legno è impiegato in particolare per la realizzazione di mobili e impiallacciature, anche se risulta meno pregiato del noce comune». Da noi è chiamata noce nera americana e l impiallacciatura fatta con questo legno è nota come «noce canaletto».
Un angolo d Oriente Poco dopo la rotatoria all inizio di via Piandassalto a sinistra c è un il bel carrubo (Ceratonia siliqua L.) messo a dimora nella seconda metà degli anni Settanta da Giovanni Minnucci, operaio forestale che portò i semi da Bologna. Gli tiene compagnia un piccolo melograno (Punica granatum). Nel mese di ottobre si possono ammirare ambedue gli alberi in frutto.
Il Carrubo, originario del sud del Mediterraneo, è un albero longevo e dal buon valore ornamentale. Il Melograno è una specie originaria dell Anatolia, Iran e Afghanistan.
Il cipresso in una «isola» Percorrendo via Loreto fino in fondo, in contrada Casone discendendo quasi al livello del fiume Chienti, si può ammirare un cipresso (Cupressus sempervirens) che svetta al centro di un campo coltivato come in un isola. Il cipresso è un albero tanto comune che ci siamo dimenticati la sua origine: l isola di Creta.
di un isola si trattava! Era circondato dal laghetto artificiale utilizzato dai proprietari conti Pallotta per la pesca. Oggi l albero è di proprietà della sig.ra Giuliana Caldarelli. Il laghetto sembra fosse alimentato da un canale artificiale che portava anche l acqua al mulino dei Fratelli Miconi.
Il Ginkgo, più forte della bomba atomica In via Lungara del Rio, sotto al lato nord-est del palazzo Pallotta nel piazzale adibito a parcheggio, ma ricordato come «l orto dell asilo» crescono sei esemplari di Ginkgo biloba L. Gli alberi furono messi a dimora a ridosso di un muretto negli anni Settanta. Sono cresciuti verso l alto, cercando la luce che di pomeriggio è riparata dal palazzo municipale.
Il Ginkgo, originario della Cina, è un vero fossile vivente. Infatti la sua origine risale a oltre 250 milioni di anni fa. Sui rami, così come sono oggi, si posavano gli Pterosauri (rettili alati), i dinosauri volanti. Lunedì 6 agosto 1945 un esemplare di Ginkgo biloba ebbe la sfortuna di trovarsi a 800 metri dallo scoppio della bomba atomica di Hiroshima. Il tronco fu distrutto, ma l anno successivo miracolosamente germogliò.
Gli altri alberi: il pino e il tasso dei Pallotta, il cipresso di Bocci, il cipresso dei francesi, la quercia di Gian Pietro Meo, il pino di Antonio Bello, il leccio e l abete bianco dei Grifi da me raccontati e segnalati nell anno 2006 potete vederli sul sito web del Comune al seguente indirizzo: www.comune.caldarola.mc.it/?page_id=12 Il primo Orto Botanico pubblico del mondo fu aperto a Padova nel 1545.
C'è qualcuno seduto all'ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa. Warren Buffett Disegnare un albero è come fare il ritratto della propria anima. Lo stolto non vede lo stesso albero che vede il saggio. William Blake Grazie per l attenzione. Copyright 2012 Eno Santecchia Tutti i diritti riservati.