Speranze di una vita migliore

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Transcript:

Speranze di una vita migliore

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Elena Gambino SPERANZE DI UNA VITA MIGLIORE romanzo

www.booksprintedizioni.it

Copyright 2014 Elena Gambino Tutti i diritti riservati

Se il mio libro leggerai tutto quanto capirai

Speranze di una vita migliore

1 Il 25 dicembre è nato Gesù bambino, anche io sono stata onorata di questa data e naturalmente ho lottato molto nella mia vita Fin da bambina mio padre mi picchiava per un non nulla, mi ricordo una volta, mia madre aveva le galline e un giorno disse che mancava un uovo, «L hai preso tu?» rivolgendosi a me e io dissi no, e chiamò mio padre 8

che mi picchiò a sangue e mi diceva: «Confessa che sei stata tu a prenderlo cosa ne hai fatto?» Ed io non l avevo preso, non sapevo che dirgli, dicevo che io non ero stata, ma mio padre continuava a picchiarmi, «Confessa» mi diceva «solo così smetterò» Il sangue mi usciva e io non c è la facevo più a subire, avevo cinque anni, alla fine ho detto: «Sono stata io», ma non era la verità, finalmente mio padre smise di picchiarmi. Non l ho mai dimenticato, da grande ho detto a mio padre «Mi hai dato botte inutilmente io non l avevo preso l uovo». Mio padre non voleva essere contradetto altrimenti botte. Andavamo sempre in campagna, io volevo giocare con le amiche, non era possibile dovevo andare in campagna. 9

Un giorno correvo per il viottolo, ho preso una scorciatoia e sono tornata a casa a giocare con le amiche, mia madre mi cercava e non mi trovava, alla fine tornò a casa e mi trovò a giocare, naturalmente le ho prese, non mi era consentito giocare a sette anni con le bambine della mia età. L età adolescenziale è stata tremenda, parliamo di tredici, quattordici anni, non mi potevo affacciare al balcone, era proibito, non si potevano frequentare amiche, andare in bottega, erano sei metri da casa; frequentavo la scuola che si trovava a dieci metri da casa, appena uscita, subito a casa, ma un giorno un ragazzo più grande si accorse di me, io avevo quattordici anni e lui venti, era un esperienza nuova che avevo voglia di scoprire; mi mandava bigliettini, mi aspettava all uscita da scuola, era lì che mi guardava, io ero felice e non avevo mai senti- 10

to affetto; i miei genitori mai un bacio, mai un abbraccio, mai un gesto affettuoso. Un giorno piovigginava e questo ragazzo passava sotto casa per vedermi, si bagnava, ma non gli importava; è stato lì, quando vidi che la pioggia non gli faceva paura pur di vedermi, che considerai quel ragazzo sotto un altra luce e decisi di incontrarlo, ma era difficile con i miei genitori, così pensai ad un piano: la prima ora a scuola era facoltativa, decisi di non farla, uscivo da scuola e andavo alla stazione situata a un chilometro da dove ero io, lì lui aveva una stanzetta dove studiava, io uscivo da scuola, mi facevo di corsa un chilometro in cinque minuti per incontrarlo, ci davamo solo baci, ma era importante per me ricevere affetto, poi di corsa a scuola per assistere alle lezioni, i miei genitori non si sono mai accorti di niente, ma le medie finirono, e 11

i miei genitori non vollero che io frequentassi le altre scuole, perché lontane da casa, si doveva prendere il bus. Rimanevo chiusa in casa tutto il giorno senza alternative per svolgere qualcosa. I miei genitori si accorsero che questo ragazzo passava sotto casa per me, e allora mi tenevano d occhio anche dentro casa, restavo chiusa senza poter comunicare con lui ; passava sotto casa la notte io mi affacciavo dalla finestra della mia camera, calavo un filo e lui mi dava un bigliettino. I miei genitori, la notte mi chiudevano nella mia stanza e lasciavano la chiave dall altra parte, io dissi al mio ragazzo di procurarmi una lampadina e lui lo fece, poi mi procurò pure un altra chiave ed io al buio con la luce di questa torcia, con un ferretto facevo girare 12