Tecnologie di manifattura di alcune ceramiche a figure rosse dalla tomba 33 di Timmari (MT)

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Tecnologie di manifattura di alcune ceramiche a figure rosse dalla tomba 33 di Timmari (MT) ROCCO LAVIANO*, ITALO M. MUNTONI**, MARIA G. CANOSA*** Riassunto Si presentano i risultati delle analisi al MO, PXRD, XRF e al SEM-EDS condotte su 14 campioni di vasi a figure rosse, opere del Pittore di Dario, rinvenuti nella tomba 33/1984 della necropoli di Timmari (MT). L analisi su sezione sottile ha evidenziato la netta predominanza della matrice, di dimensioni criptocristalline. Lo scheletro è costituito da quarzo, feldspati, miche, ossidi e idrossidi di ferro. L analisi mineralogica ha confermato come la fase più abbondante è il quarzo, cui seguono feldspato, diopside e gehlenite. Dopo il trattamento termico a 1.000 C solo i feldspati e l ematite tendono ad aumentare le rispettive concentrazioni. L osservazione al SEM ha messo in evidenza la netta differenza di tessitura e di composizione tra la superficie della vernice nera e quella delle figure rosse. Tutti i campioni analizzati sono stati cotti, in un unica cottura ossidante riducente ossidante, in un intervallo di temperatura tra 825 C e 1.000 C. La vernice nera, infine, ha evidenziato la seguente associazione di fasi: hercinite + magnetite + ematite, consentendo di ipotizzare che la fase riducente della cottura, successiva alla prima ossidante, sia avvenuta a una temperatura massima di 900-950 C. Si suggerisce l utilizzo della frazione argillosa della terra rossa pugliese quale materia prima per la vernice nera. * Dipartimento Geomineralogico, Università degli Studi di Bari; e-mail: rocco. laviano@geomin.uniba.it. ** Facoltà di Scienze MM. FF. e NN., Università degli Studi di Bari; e-mail: imuntoni@katamail. com *** Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia Centro Operativo per l Archeologia, Via Museo 9, 70024 Gravina in Puglia (BA) Autore di riferimento: Italo M. Muntoni, imuntoni@katamail. com 229

Abstract In the present work OM, PXRD, XRF and SEM-EDS data of 14 pottery samples of Apulian red-figured vases by the Darius Painter from Tomb 33 of Timmari (1984) are presented. Petrographic examination reveals an abundant sheet silicate matrix, in which only the micas are recognisable. Temper is characterised by homogeneous fine-grained minerals such as quartz, feldspars and Fe-oxides/hydroxides. PXRD analyses show the presence of predominant quartz, accompanied with small quantities of feldspar, gehlenite and diopside. In reheated representatives samples at 1,000 C hematite neoformation was observed. SEM-EDS analyses show the chemical and textural differences of the intentional red and black surfaces. Firing technology, detected by mineralogical and chemical data, shows that red-figured vases were fired in a single oxidising-reducing-oxidising firing cycle at a temperature between 825 and 1,000 C. The black gloss of different vases shows the same phase assemblage (hercynite + magnetite + hematite): the first oxidising phase was then followed by a reducing one maximum at 900-950 C. It is hypothesized that clay fraction, of Apulian terra rossa sedimentary deposits, is the black gloss raw material. La tomba n. 33 di Timmari È una sepoltura a semicamera databile intorno al 330 a.c. (periodo in cui in Italia meridionale si realizzano le operazioni militari di Alessandro il Molosso, re dell Epiro e zio cognato di Alessandro Magno), la cui struttura del tutto priva di confronti è costituita da un elevato in legno poggiato su un basamento in pietra. L individuo sepolto, del quale si è rinvenuto solo il cranio, è stato cremato con un rituale di tipo macedone e di omerica memoria riservato ai membri dell aristocrazia dominante assimilati agli eroi dell antica epopea. Anche se la manomissione databile in età tardo imperiale l ha forse privata degli oggetti più preziosi per valore intrinseco, ha restituito un sontuoso corredo costituito da circa 150 reperti, ricco di ceramiche a figure rosse, a vernice nera e argentata, armi, strumenti da fuoco e da mensa, statuette, vasi in bronzo e vetro (Canosa 2004; Canosa 2005; Canosa in stampa). Fra le ceramiche figurate alcuni vasi emergono per le dimensioni monumentali, la elevatissima qualità delle raffinate e ricche decorazioni, per l omogeneità formale riconducibile alla cifra stilistica del più famoso ceramografo italiota della seconda metà del IV sec. a.c., il Pittore di Dario, alla cui opera sono stati attribuiti i più importanti vasi a figure rosse dell Italia meridionale. Il vaso più importante è un grande cratere a volute che attraverso la raffigurazione di un episodio dell Iliade l ambasceria a Meleagro 230

celebra un eroe greco che sacrifica la sua giovane vita per la salvezza della patria combattendo contro i barbari assimilati alle Amazzoni, e conquista la gloria ultraterrena nel mondo di Dioniso. Le armi rinvenute una spada con l elsa in avorio, una cuspide di giavellotto, resti di una corazza in bronzo e di un elmo, rampini in ferro per scalare le fortificazioni si riferiscono a un cavaliere, armato alla maniera macedone, dedito alla caccia secondo il costume aristocratico, comandante di truppe speciali, quali gli scalatori. La presenza, fra le terrecotte, di una testina che ricorda le fattezze di Alessandro Magno fa pensare a uno stretto legame fra il defunto di Timmari e la casa reale macedone. Campioni e metodologie di analisi In considerazione dell eccezionale rilevanza del contesto archeologico, nel 1994 è stato promosso dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata e dal Dipartimento Geomineralogico dell Università degli Studi di Bari, un programma di analisi archeometriche finalizzato alla raccolta di informazioni sistematiche sulle tecniche di manifattura e di cottura di tali opere (Laviano, Muntoni in stampa, cui si rimanda anche per le analisi sulle argille probabilmente di provenienza lucana). Sono stati oggetto di analisi n. 14 campioni pertinenti a sei distinti contenitori ceramici decorati a figure rosse rinvenuti nella tomba 33: per una maggiore rappresentatività dei dati, infatti, sono stati prelevati almeno due frammenti per ogni vaso, fino a un massimo di quattro per il cratere a volute di rilevanti dimensioni. Tutti i campioni sono pertinenti a vasi decorati a figure rosse, anche se solo i campioni TM2A, TM4A, TM6A e TM7A sono costituiti da frammenti di parete con la decorazione a figure rosse. I campioni sono stati sottoposti ad analisi tramite microscopia ottica su sezione sottile, diffrattometria di raggi X su polveri (PXRD), fluorescenza di raggi X (XRF), con determinazione degli elementi maggiori e in tracce, e microscopia elettronica a scansione (SEM+EDS). L analisi petrografica al microscopio a luce polarizzata trasmessa è stata effettuata su sezione sottile, mediante contatore manuale Zeiss (con un conteggio in media da 2.000 a 3.000 punti, successivamente espresso in composizione percentuale), e la misura dei granuli, con l utilizzo di una lente micrometrica. L analisi per diffrattometria di raggi X su polveri (PXRD) è stata effettuata utilizzando un diffrattometro per polveri Philips PW 1710, con radiazione CuKα filtrata su Ni. La determinazione degli elementi chimici maggiori, minori e in traccia è stata effettuata per fluorescenza di raggi X (XRF) mediante uno spettrometro Philips PW 1480/10, utilizzando un tubo RX ad anticatodo di Cr per gli elementi maggiori e minori, ad 231

anticatodo di Rh (per Rb, Sr, Y, Zr, e Nb) e ad anticatodo di W (per Ce, La, Ba, Ni, Cr e V) (Acquafredda et al. 1985). Le intensità di fluorescenza sono state elaborate seguendo le indicazioni di Franzini et al. (1972, 1975) e di Leoni, Saitta (1976) per la correzione dell effetto di matrice. Per ogni campione è stata determinata la perdita in peso (LOI) per calcinazione a 1.000 C per 12 ore e sul campione così trattato è stata nuovamente effettuata l analisi mineralogica per diffrattometria di raggi X su polveri (PXRD). Su alcuni campioni è stata infine effettuata l analisi per microscopia elettronica a scansione (SEM), con un microscopio della Cambridge Instruments Mod. S360 corredato di spettrometro EDS della Oxford-Link. Caratteristiche mineralogiche e chimiche Tutti i 14 campioni hanno evidenziato caratteristiche tessiturali molto omogenee, per la granulometria uniforme, la omogeneità nella distribuzione della tempra e l evidente isoorientazione dei minerali micacei e dei pori. La matrice, di dimensioni criptocristalline, è nettamente predominante (x=87,1%; σ=3,7%). Lo scheletro (x=2,4%; σ=0,6%) è costituito da grani, in media di dimensioni non superiori a 0,025 mm, di quarzo, feldspati (spesso alterati in sericite), miche, ossidi e idrossidi di ferro. Presente anche calcite di cristallizzazione secondaria, sia sulle superfici dei frammenti, sia nelle cavità vacuolari. I litici, di dimensioni leggermente maggiori, sono molto rari e costituiti da quarzo policristallino, di probabile origine metamorfica. La porosità presenta una variabilità alquanto ampia (x=9,6%; σ=4,3%), anche tra campioni pertinenti allo stesso vaso. I pori sono isorientati e di forma allungata, soprattutto nei frammenti di parete (spessi 5-9 mm), mentre leggermente più arrotondati in quelli, di maggiore spessore (fino a 16-20 mm), pertinenti alle estremità dei vasi (piede o orlo) o agli elementi di presa (ansa). Sulle superfici dei campioni si evidenzia nettamente lo strato di vernice nera, di spessore uniforme, da 0,03 mm fino a un massimo di 0,08 mm in corrispondenza di alcune concavità delle superfici. La natura omogenea dello strato di vernice nera appare evidente anche dalle corrispondenti immagini riprese su sezioni sottili lucide al SEM. Tutti i reperti esaminati sono caratterizzati da una composizione mineralogica sostanzialmente uniforme, senza che siano apprezzabili sostanziali differenze (tab. 1). Il minerale più abbondante è il quarzo, seguono i feldspati e i pirosseni diopsidici, questi ultimi non individuati in sezione sottile; la calcite, quando presente, si trova in quantità molto scarse. La gehlenite è presente, in concentrazioni piuttosto modeste, in quasi tutti i campioni a eccezione di tre (TM4A, TM4B e TM4C) pertinenti al medesimo vaso. In tutti i reperti analizzati inoltre si rileva la presenza di ematite, spesso in 232

Tabella 1 Composizione mineralogica dei campioni di ceramica (C. M.: Minerali Argillosi; Qtz: Quarzo; Feld: Feldspati; Cal: Calcite; Px: Pirosseni; Gh: Gehlenite; Hem: Ematite. XXXXX = prevalente; XXXX = abbondante; XXX = buona; XX = discreta; X = scarsa quantità; tr = tracce). tal quale dopo calcinazione a 1.000 C C.M. Qtz Feld Cal Px Gh Hem Qtz Feld Px Gh Hem TM1A - XXXXX XXX X XXX X X XXXXX XXXX XXX - X TM1B tr XXXXX XXX X XXX X XX XXXXX XXXX XXX - XXX TM2A tr XXXXX XXX X XXX X X XXXXX XXXX XX - XX TM2B - XXXXX XXXX X XXX X X XXXXX XXXX XXX - XX TM3A tr XXXXX XXX X XXX X X XXXXX XXXX XXX - XXX TM3B tr XXXXX XXX X XXX XXX XX XXXXX XXXX XXX - XXX TM4A tr XXXXX XXXX tr XXXX - X XXXXX XXXX XX - XX TM4B tr XXXX XXXX tr XXX - X XXXXX XXXXX XX - XX TM4C tr XXXXX XXXX tr XXX - XX XXXXX XXXX XX - XX TM4D tr XXXX XXXX tr XXX X X XXXXX XXXX XX - XX TM6A tr XXXXX XXX XX XXX X X XXXXX XXXX XXX X XXX TM6B tr XXXXX XXX X XX X X XXXXX XXXX XXX - XX TM7A tr XXXXX XXX X XXX X XX XXXXX XXXX XXX - XX TM7B tr XXXXX XXX X XXX X X XXXXX XXXX XXX - XXX quantità non trascurabili. È da notare infine che, in quasi tutti i campioni, sono ancora riscontrabili, nonostante il trattamento termico subito, tracce del riflesso a maggiore intensità relativa di alcuni minerali argillosi, segnatamente illite/muscovite e smectite. Dopo il trattamento termico a 1.000 C per 12 ore, è stata riscontrata la scomparsa di calcite, minerali argillosi e gehlenite (Maggetti 1981; Letsch, Noll 1983). Il quarzo e i pirosseni diopsidici rimangono sostanzialmente costanti, mentre i feldspati e l ematite tendono ad aumentare le rispettive concentrazioni. L incremento dei feldspati, riscontrabile in quasi tutti i campioni, è legato all aumento dei plagioclasi, a indiretta conferma della trasformazione di gehlenite in anortite. Tutti i 14 campioni hanno evidenziato una composizione chimica straordinariamente uniforme (tab. 2). I principali ossidi sono rappresentati da SiO 2 (x = 55,56), Al 2 O 3 (x = 17,79), CaO (x = 9,99) e Fe 2 O 3 (x = 8,07), tra i quali solo SiO 2 e CaO presentano una minima variabilità (rispettivamente 233

σ = 0,30 e σ = 0,31). Per quanto concerne gli elementi in traccia i contenuti in Y, Zr, Nb, V, Cr, Ni, La e Ce sono quasi costanti in tutti i campioni; solo Ba e Sr presentano minime variazioni rispetto ai valori medi (rispettivamente σ=18 e σ=10), in quanto ben correlati, quali elementi isomorfogeni, al Ca. Analisi della vernice Ai fini di raccogliere dati tecnologici più puntuali sulla vernice nera, alcuni campioni sono stati osservati al SEM, sia sulla superficie tal quale del campione ceramico (TM6A e TM4A), sia in sezione sottile lucida (TM2A, TM4D e TM4B). La vernice nera si presenta isotropica e costituita da uno strato omogeneo, di spessore variabile da un minimo di 20 µm a un massimo di 75 µm, posto immediatamente a contatto con il corpo ceramico dal quale appare nettamente distinguibile (fig. 1a): quest ultimo, diversamente dalla vernice, si presenta estremamente poroso, pur con un elevato grado di sinterizzazione. L analisi chimica effettuata al SEM tramite uno spettrometro EDS ha evidenziato una composizione chimica dello strato di vernice nera estremamente omogenea in tutti i campioni. La vernice nera è molto ricca in Si e Al, con minori quantità di Fe, Mg, K, e subordinatamente, in alcuni campioni, di Na, Ca e Ti. In superficie sono riconoscibili agglomerati di ossidi di Fe, sia per la forte luminosità, sia per l analisi chimica (eds.). Ai fini di definire l agente colorante, un campione di vernice nera è stato sottoposto ad analisi per diffrazione per raggi su polveri (PXRD), evidenziando la seguente associazione di fasi: hercinite + magnetite + ematite, con quarzo e sanidino. La compresenza dei due spinelli di Fe (hercinite + magnetite) consente di ipotizzare che la fase riducente della cottura, successiva alla prima ossidante, sia avvenuta a una temperatura massima di 900-950 C (Maggetti et al. 1981: 204-205), mentre la presenza di ematite può essere dovuta alla fase finale di re-ossidazione, che ha marginalmente interessato anche la vernice nera. L osservazione al SEM ha anche messo in evidenza la netta differenza di tessitura tra la superficie della vernice nera e quella delle figure rosse (fig. 1b): la parte nera si presenta infatti piuttosto omogenea e compatta, senza che sia visibile alcuna struttura argillosa (fig. 1c), mentre la parte rossa presenta una superficie porosa in cui la matrice argillosa è ancora riconoscibile (fig. 1d). Da un punto di vista chimico le due aree si differenziano soprattutto per il rapporto di Al su Si, con una maggiore concentrazione di Al nella parte nera (fig. 2a), cui corrisponde un arricchimento di Si, oltre che di Ca, Mg e Cl, nella parte rossa (fig. 2b). Proprio la diversa tessitura e la 234

Tabella 2 Composizione chimica dei campioni di ceramica. wt% SiO 2 TiO 2 Al 2 O 3 Fe 2 O 3 MnO MgO CaO Na 2 O K 2 O P 2 O 5 LOI TM1A 55,02 0,91 17,52 7,95 0,11 2,85 10,15 0,70 2,32 0,16 2,31 TM1B 56,04 0,93 17,91 8,19 0,11 2,86 9,34 0,73 2,37 0,19 1,33 TM2A 55,46 0,91 17,85 8,10 0,12 2,87 10,00 0,71 2,42 0,19 1,38 TM2B 55,12 0,90 17,45 7,97 0,14 2,78 10,26 0,71 2,32 0,18 2,17 TM3A 55,73 0,92 17,89 8,15 0,12 2,86 9,95 0,69 2,46 0,18 1,05 TM3B 55,51 0,92 17,94 8,14 0,11 2,76 9,28 0,68 2,55 0,22 1,89 TM4A 55,67 0,91 17,83 8,07 0,12 2,86 10,21 0,73 2,44 0,16 0,99 TM4B 55,30 0,90 17,82 7,99 0,12 2,81 10,12 0,71 2,36 0,17 1,71 TM4C 55,68 0,90 17,66 7,97 0,13 2,78 10,01 0,75 2,39 0,19 1,55 TM4D 56,02 0,92 17,80 8,13 0,12 2,79 10,10 0,73 2,43 0,16 0,79 TM6A 55,41 0,92 17,9 8,06 0,11 2,85 10,27 0,69 2,4 0,16 1,24 TM6B 55,37 0,91 17,66 8,03 0,14 2,86 10,21 0,74 2,36 0,17 1,56 TM7A 55,75 0,93 17,88 8,18 0,13 2,88 9,88 0,73 2,49 0,16 1,00 TM7B 55,78 0,92 17,93 8,08 0,13 2,92 10,02 0,71 2,47 0,16 0,88 x 55,56 0,91 17,79 8,07 0,12 2,84 9,99 0,72 2,41 0,18 1,42 s 0,30 0,01 0,16 0,08 0,01 0,05 0,31 0,02 0,07 0,02 0,47 ppm Ba Rb Sr Y Zr Nb V Cr Ni La Ce TM1A 316 130 293 27 160 21 122 137 67 50 87 TM1B 315 136 301 29 167 22 126 141 67 49 88 TM2A 331 132 302 30 163 21 135 139 69 50 96 TM2B 343 129 290 29 163 21 131 131 69 49 91 TM3A 345 136 305 29 162 22 142 140 69 48 92 TM3B 356 136 317 29 166 23 140 141 68 51 89 TM4A 320 133 293 29 165 21 133 138 68 50 87 TM4B 298 129 286 26 158 21 135 137 67 49 88 TM4C 338 133 299 27 160 21 129 137 67 47 87 TM4D 318 133 293 26 160 20 134 142 67 47 84 TM6A 305 132 296 29 164 22 137 138 67 52 84 TM6B 316 133 301 28 165 21 130 138 69 48 86 TM7A 322 130 280 23 164 21 134 141 70 50 91 TM7B 309 134 298 30 168 22 134 140 69 49 87 x 323 133 297 28 163 21 135 139 68 49 88 s 18,3 2,2 10,2 2,1 3,1 0,8 4,0 1,8 1,1 1,7 2,6 235

a) b) 236

c) d) Fig. 1 Immagini tramite elettroni di BSD al SEM: a, strato di vernice nera del campione TM4B dello spessore di 75µm; b, superficie del campione TM4A, in cui è distinguibile la parte con vernice nera (a sinistra) e quella pertinente alla figura rossa (a destra); c, particolare della vernice nera del campione TM4A; d, particolare della figura rossa del campione TM4A. 237

238 Fig. 2 Spettro EDS della superficie del campione TM4A: a, vernice nera; b, figura rossa.

conseguente permeabilità delle due superfici può spiegare (Tite et al. 1982: 123-124) il loro differente comportamento nella fase finale di cottura, quella di re-ossidazione: l ossidazione della sola parte rossa può infatti essere dovuta alla maggiore permeabilità all ossigeno rispetto a quella nera decisamente più impermeabile, in cui non si è ricristallizzata, se non limitatamente, ematite. In relazione all aspetto della provenienza delle materie prime utilizzate per la vernice nera (dettagliatamente discusso in Laviano, Muntoni in stampa), si è ipotizzato che la frazione argillosa della terra rossa, facilmente separabile per semplice decantazione dalla frazione più grossolana, ben si presterebbe per un utilizzo quale materia prima per la realizzazione della vernice nera. Con terra rossa si indicano depositi sedimentari continentali, presenti sui calcari pugliesi, aventi una granulometria siltoso argillosa e composizione mineralogica costituita da abbondanti ossidi e idrossidi di Fe e Al, parzialmente cristallini, e minerali argillosi (illite e caolinite), e da subordinati quarzo, feldspati, miche, pirosseni, e altri minerali in tracce (Dell Anna, Laviano, 1987). È proprio nella frazione fine di tale terra rossa che si ha l arricchimento in minerali argillosi, illite e ancor più di caolinite, nonché in ossidi e idrossidi di Fe e Al, che potrebbero garantire un comportamento tecnologico e chimico del tutto confrontabile con le vernici nere qui analizzate. Conclusioni L abbondanza di quarzo e feldspati, che costituiscono la gran parte dello smagrante, risultante dall analisi per PXRD, è stata già messa in evidenza anche dall osservazione al microscopio ottico, così come la presenza di minerali opachi che sono risultati essere prevalentemente ematite. I minerali argillosi, che in sezione sottile costituiscono la quasi totalità della matrice (in media più dell 87%), non sono stati rilevati dall analisi diffrattometrica in quanto quasi del tutto sinterizzati. Sempre dall analisi PXRD è stata riscontrata la presenza di fasi cristalline di neoformazione, originatesi in seguito al processo di cottura, e costituite da pirosseni diopsidici, gehlenite ed ematite. Tali dati consentono di formulare alcune ipotesi sulle temperature di cottura dei manufatti alla luce proprio delle associazioni mineralogiche presenti (Maggetti 1981). Tutti i campioni analizzati, per la presenza del pirosseno diopsidico, hanno certamente superato 825 C di temperatura e la presenza della gehlenite indica un intervallo tra 825 C e 1.000 C quando si determina la decomposizione della gehlenite con formazione di anortite. La minore quantità di gehlenite riscontrata nei quattro campioni (TM4) perti- 239

nenti al cratere a volute può essere messa in relazione alle rilevanti dimensioni del vaso, per la cui cottura può essere risultato più difficoltoso raggiungere e mantenere temperature superiori a 825 C per un tempo sufficiente alla formazione del silicato. La costante presenza di ematite dà inoltre indicazioni sulle condizioni ossidanti dell atmosfera all interno della fornace durante la fase finale di cottura: in condizioni ossidanti infatti Fe reagisce per dare origine a ematite, mentre in condizioni riducenti si struttura a formare il reticolo dello spinello (Maggetti 1981). La compresenza dei due spinelli di Fe (hercinite + magnetite) riscontrata nella vernice nera consente inoltre di ipotizzare che la fase riducente della cottura, successiva alla prima ossidante, sia avvenuta a una temperatura non superiore a 900-950 C (Maggetti et al. 1981). La scarsa calcite rilevata per via diffrattometrica è di origine secondaria. In sezione sottile sono stati riscontrati infatti sottili bordi carbonatici, in quantità mediamente attorno all 1%, cristallizzati, durante il seppellimento del reperto, sulle pareti dei vacuoli e sulle superfici dei manufatti. È presumibile pertanto ritenere che tutti i carbonati, originariamente presenti nella materia prima usata, si siano dissociati durante la cottura. Una parte del CaO, originatosi dalla dissociazione dei carbonati durante la cottura e non completamente combinatosi per dare origine ai silicati di Ca, può essersi trasformato in portlandite a opera di soluzioni circolanti nel suolo. Questo silicato di calcio, nel corso del tempo, si è combinato con CO 2 e trasformato in calcite di ricristallizzazione secondaria (Veniale 1990): questa calcite dà infatti una risposta diffrattometrica più blanda, probabilmente a causa delle piccolissime dimensioni dei cristalliti. Circa la provenienza delle materie prime utilizzate per la vernice nera si è ipotizzato che la frazione argillosa della terra rossa, facilmente separabile per semplice decantazione dalla frazione più grossolana, ben si presterebbe, poiché costituita da illite e caolinite con ossidi e idrossidi di Fe e Al, per un utilizzo quale materia prima per la realizzazione della vernice nera. In relazione all aspetto della provenienza delle materie prime (dettagliatamente analizzato in Laviano, Muntoni in stampa), i dati mineralogici e petrografici hanno confermato la sostanziale compatibilità tra i campioni di Timmari e le argille lucane, pur dovendosi ipotizzare un accurato processo di depurazione delle materie prime. Le prove di cottura delle argille hanno permesso di verificare gli intervalli di temperatura ipotizzati sulla base dei dati delle ceramiche (Canosa et al. 1996). L analisi chimica ha infine evidenziato come i campioni vascolari si collochino in una posizione intermedia fra i campioni totali di argilla e le relative frazioni argillose, a conferma di un accurato processo di depurazione. 240

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