La vita di Ernesto Che Guevara



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L'infanzia La vita di Ernesto Che Guevara Ernesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina sul fiume Paranà, da una famiglia borghese benestante di origini spagnole, basche ed irlandesi. Nonostante soffrisse d'asma si dedicò allo sport, specialmente al rugby con ottimi successi. Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di dodici anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'università di Buenos Aires per studiare medicina: dopo diverse interruzioni, si laureò il 12 luglio 1953. In viaggio attraverso il Sud America. Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia semplicemente a cavallo di una motocicletta. La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Dopo aver visto la povertà di massa ed esser stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'america Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sud America come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di un'america unita e senza confini, legata da una stessa cultura, un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'america del Sud e nell'america centrale. L'esperienza del Guatemala. Dopo la laurea alla scuola medica dell'università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Perù, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino Che. Il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che poi diventerà la sua prima moglie, la quale lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro. Poco tempo dopo Guevara si recò per breve tempo nel Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito fece ritorno in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA. L'argentino entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico. Il colpo di stato contro Arbenz, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, diffuse in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò

ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri. La Rivoluzione cubana. Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Anche se i piani prevedevano che Guevara avrebbe dovuto essere solo il medico del gruppo, questi partecipò all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e si segnalò come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. I due si sposarono nel 1955. Il 25 novembre 1956 la nave Granma partì alla volta di Cuba da Tuxpan, nella provincia messicana di Veracruz, con a bordo i rivoluzionari. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, circa una ventina, si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime. Negli ultimi giorni del dicembre 1958 diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario) su Santa Clara. Seguirono altri scontri. Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali stavano stipulando una pace separata con Castro, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1 gennaio 1959. Nel governo cubano. Il 2 gennaio 1959 la colonna del Che entra nella capitale di Cuba, L'Avana, e occupa la fortezza militare "La Cabaña", eretta al tempo della colonizzazione degli spagnoli. Per i sei mesi in cui rivestì l'incarico di comandante della prigione sovrintese ai processi e alle esecuzioni di circa 55 militari[10], ex ufficiali del regime di Batista, membri dell'"ufficio repressione attività comuniste". Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco tempo dopo divorziò da Hilda Gadea e si risposò con la cubana Aleida March. Il 12 giugno del 1959, in rappresentanza del governo parte per il Medio Oriente e l'asia, alla testa di una delegazione economica che ha come obiettivo principale l'apertura di nuovi mercati. In seguito, Guevara divenne dirigente dell'istituto Nazionale per la Riforma Agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba (in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso condannato il denaro. Espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome "Che"). Già dal 1959, Guevara aiutò ad organizzare tentativi rivoluzionari, a Panamá e poi nella Repubblica Dominicana. Dopo essere stato direttore dell'istituto Nazionale per la Riforma Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato Ministro dell'industria. In questa posizione, diede il suo contributo a modellare il socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti dell'isola. Nel suo libro Sulla guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, iniziato da un piccolo gruppo di guerriglieri, senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata. Durante l'invasione della Baia dei Porci (1961), Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato assegnato da Castro ad un comando nella provincia più occidentale di Cuba, Pinar del Rio, dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva, escogitata per stornare l'attenzione dei cubani dal luogo del vero sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della sua pistola.guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962.

L'allontanamento da Cuba Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'assemblea Generale dell'onu. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio a un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'egitto, l'algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro. Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva. Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara aveva infatti percepito come un tradimento sovietico la decisione - presa da Nikita Khruščёv senza consultare Castro - di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi più scettico nei confronti dell'urss. Come emerso dal suo ultimo discorso ad Algeri, del 24 febbraio 1965, aveva iniziato a vedere l'emisfero settentrionale, guidato ad ovest dagli Stati Uniti e ad est dall'unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale. La sua improvvisa scomparsa dal panorama politico su attribuita anche a possibili gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. Il 3 ottobre 1965, Castro rese pubblica una lettera priva di data presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per la Rivoluzione. Spiegava che "Altri paesi nel mondo hanno bisogno dei miei modesti sforzi". Nella stessa lettera Guevara annunciava di dimettersi da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione. Dove fosse Guevara restò, comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi movimenti rimasero segreti. In Congo. Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba. Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. Contro i rivoltosi guidati dall'argentino si batterono mercenari britannici e sudafricani ed esuli cubani che lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i piani di Guevara. Essi furono in grado di monitorare le comunicazioni dei reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate ai guerriglieri ed alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara. Alla fine l'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi furono indicate dal Che come le principali ragioni del fallimento della rivolta. Dopo sette mesi, malato, sofferente per l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i cubani sopravvissuti. Ad un certo punto fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti, rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia. Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario argentino scriveva della sua intenzione

a recidere ogni legame con Cuba per dedicarsi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca. In tutti questi mesi, Castro seguitò a esortarlo perché tornasse a Cuba, ma Guevara accettò solamente quando capì che sarebbe rimasto sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata. L'appoggio alla rivoluzione in Bolivia e la morte. Le ipotesi su dove Guevara potesse essere continuarono a inseguirsi per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. In un discorso tenutosi durante la manifestazione del Primo maggio 1967 a l'avana, il ministro delle forze, maggiore Juan Almeida, annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte nell'america Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede. Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i Cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo luogo comportò maggiori rischi. Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente René Barrientos la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Egli ordinò dunque all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano. Il reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia), era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì ad eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi. Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate: si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale ed il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare ad organizzare la contro guerriglia. Si aspettava di ricevere assistenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate ed il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto. Si aspettava di rimanere in contatto radio con l'avana, ma ciò non fu possibile per motivi tecnici. In realtà l'ipotesi che il Che stesse preparando la rivoluzione in Bolivia sembra non essere corretta. È più probabile che stesse preparando una scuola d'addestramento per guerriglieri, per portare in un secondo tempo queste forze a sud ed entrare nel suo Paese d'origine, l'argentina. Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della retroguardia posta a Puerto Mauricio, sul Rio Grande. Venne organizzata un'imboscata. Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugia in un canalone (quebrada) dove è circondato da forze militari preponderanti. Qui Guevara è catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio di La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe e dopo che il suo fucile fu distrutto da un proiettile. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Fu ucciso nel primo pomeriggio successivo, il 9 ottobre 1967 per mano di un sergente dell'esercito. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al cadavere, l'esercito boliviano fece sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati. Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari d'impronta socialista operanti nell'america latina e nel resto del terzo mondo.il 28 giugno 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati in una fossa comune vicino alla pista di volo a Vallegrande, riportati a Cuba. Qui dopo una pubblica commemorazione, vennero tumulati con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara.

Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza. Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d'amore. Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te. O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza. Il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi. Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo. La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi. Vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell'uomo più ricco della terra. Di fronte a tutti i pericoli, di fronte a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, tutti i frazionisti, tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, una volta di più, la capacità del popolo di costruire la propria storia.