esteri I SENZA STATO IRAQ Wasan Kirkuk Baghdad TURCHIA IRAN ARABIA SAUDITA

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esteri I SENZA STATO Lettura del mattino sotto un albero per le future combattenti del Pkk a Wasan (Kurdistan iracheno), centro della lotta dei curdi per ottenere una patria TURCHIA IRAN Wasan Kirkuk Baghdad IRAQ ARABIA SAUDITA 30 18 SE T T E M BR E 2015

TRA LE MONTAGNE AL CONFINE TRA IRAQ E IRAN UN PAESINO DI CINQUANTA CASE È IL LUOGO-SIMBOLO DELLA RIVOLTA DEI Curdi STRETTI TRA L IS E I TURCHI. STORIE DA UNA NAZIONE CHE HA RIPRESO CORAGGIO. E COMBATTE PER UNA PATRIA Nel villaggio del Pkk Testo e foto di Linda Dorigo 18 SE T T E M BR E 2015 31

32 18 SETTEMBRE 2015

esteri I SENZA STATO ASAN (IRAQ). Par-Wa, la piccola iglia di Wiria, dorme in salotto W sotto il getto dell aria condizionata. La inestra è aperta e soltanto le corse dei topi al primo piano interrompono i sibili delle cicale. Fa caldo, anche Wiria sonnecchia. Con la famiglia vive a Wasan, villaggio delle montagne di Qandil, nel Kurdistan iracheno al conine con l Iran. Quassù si arriva con diicoltà perché Wasan è ai piedi di una valle intorno alla quale si ergono altissime montagne dove è stanziato il Pkk. Da qui partono i guerriglieri che combattono l avanzata dell Is sui fronti iracheni di Mosul e Kirkuk, in Siria a Kobane, e difendono le comunità fatte oggetto di violenze e persecuzioni, come gli Yazidi del monte Sinjar. È l Is la nuova sida dei soldati del Pkk che dal 1978, anno della sua fondazione, combatte per l autonomia dei curdi e che per questo è inserito nella lista internazionale delle sigle terroristiche. A Wasan tutti si conoscono e rispettano Wiria, il sindaco, che ha quasi trent anni ed è un tipo sveglio. Nel 2008 insieme alla moglie Swan e ad altri tre amici ha costruito la prima libreria della zona: «Ci siamo chiesti perché non avremmo dovuto portare i libri anche qui» ricorda Wiria «e così abbiamo comprato oltre 400 titoli e sette computer. Questa è più Ho studiato la legge islamica con un master in Turchia: l Is non è vero Islam di una libreria. È un vero istituto». Da allora un centinaio di ragazzi hanno la possibilità di studiare informatica, giornalismo, fotograia, inglese, arabo, persino latino «che è indispensabile per capire tante lingue del mondo» sottolinea il sindaco e musica tradizionale. A Wasan si vive di agricoltura ma, precisa Wiria, «sparse tra queste 50 case ci sono ben 40 titoli universitari e sei dottorati di ricerca». La sera a cena si discute di Islam. Wiria ha da poco concluso un master in legge islamica all università turca di Van: «Ho studiato storia delle religioni allo scopo di ricercare nei testi sacri risposte ai comportamenti estremisti più recenti, come l attentato a Charlie Hebdo a Parigi. Ho scritto decine di articoli accademici al riguardo, ho ascoltato i discorsi dei Gli studenti afrontano gli esami nel villaggio di Qassre, a cinque minuti da Wasan mullah fondamentalisti alle radio e in tv, e ho letto i libri di Al- Baghdadi. Posso dire con certezza che l Is non è il vero Islam». Il califo dell autoproclamato Stato islamico infatti ha scritto diversi testi sulle regole di vita a uso e consumo dei militanti e aspiranti cittadini. Wiria, sindaco di Wasan, fuori dalla sua casa con la moglie Swan e la iglia Par-Wa. Ha da poco concluso un master in legge islamica Sotto casa di Hamad Rasud scorre un ruscello accanto agli albicocchi e ai campi di tabacco. Un anno fa il ragazzo è stato colpito alla gamba mentre combatteva contro l Is a Rabiaa, al conine tra Iraq e Siria. «Sono orgoglioso di aver protetto il Kurdistan» dice sincero «e sono felice di essere tornato vivo a Wasan. Lo sai, qui è così bello che tutti ci immaginiamo di essere dei viaggiatori arrivati da fuori». Hamad sprigiona una straordinaria energia sebbene sia costretto a letto dall estate scorsa. Ha perso tutta la muscolatura e sorride sporgendosi a fatica dalla inestra mentre la madre innaia il giardino. Si fa dificoltà a immaginare la guerra combattuta tra queste montagne e la storia rivoluzionaria che custodiscono. Dopo aver condotto per decenni la guerriglia contro la Turchia, adesso il Pkk si trova a dover afrontare le migliaia di combattenti stranieri che hanno attraversato indisturbati il conine turco-siriano per unirsi all Is. «Bisogna che le spieghi perché tutte le rivoluzioni sono nate tra queste montagne» attacca Nabi Mohammed, classe 1966, primo insegnante del villaggio. «Ci troviamo al conine tra Iran e Iraq e questo garantisce il commercio (e il contrabbando). Non solo, il villaggio è protetto dalla valle e la gente è sempre stata istruita». Nel 1974, 18 SETTEMBRE 2015 33

sezione TESTATINA 34 18 SETTEMBRE 2015

esteri I SENZA STATO in seguito al fallimento dei negoziati per l autonomia amministrativa con Baghdad, Mulla Mustafa Barzani, padre dell attuale presidente della regione autonoma del Kurdistan Mas ud Barzani, ha guidato da Wasan la lotta contro il regime di Saddam Hussein. Qualche anno più tardi l ex primo ministro iracheno Jalal Talabani, leader di uno dei principali partiti curdi d opposizione a Barzani, ha organizzato la resistenza armata creando a Wasan il primo campo militare nella storia del Kurdistan iracheno. «Negli anni Settanta» ricorda il maestro Nabi «a Wasan abitavano più di 120 famiglie. C era addirittura una band che si faceva chiamare Revolution Team. Ma nel 1977, durante la guerra, siamo stati deportati a Erbil per evitare che aiutassimo i peshmerga nascosti sulle montagne. Siamo tornati soltanto nel 1991». Dal 2000 le montagne intorno a Wasan hanno accolto la direzione militare e i combattenti del Pkk. «Chiunque si ribelli alle dittature qui è benvenuto» esclama Nabi, «i guerriglieri sono i nostri peshmerga, e chi li descrive come terroristi farebbe bene a passare qualche giorno con loro». Negli ultimi mesi il dialogo fra Ankara e il Pkk ha convinto Abdullah Öcalan, il leader della guerriglia Le famiglie dei guerriglieri sono preoccupate, ma sanno che è un rischio necessario detenuto nel carcere di Imrali dal 1999, a chiedere ai suoi di deporre le armi. Il 21 luglio però a Suruç un kamikaze ha ucciso 32 giovani di una spedizione volontaria per ricostruire Kobane, la vicina enclave curda in territorio siriano distrutta dalla guerra con l Is. I curdi hanno accusato Erdogan per la strage, in quanto «alleato dell Is» e hanno manifestato in tutta la Turchia. Il 24 luglio Ankara ha risposto con 251 arresti in una «operazione contro lo Stato islamico e il Pkk». Un escalation di eventi che rischia di far ripiombare la Turchia nel clima di terrore e guerriglia degli anni Ottanta. La casa rossa ai piedi della montagna è il punto di appoggio per chi intende far visita ai guerriglieri. Sopra l ingresso è appesa una piccola ciocca di capelli mossi e i vapori di riso stufato si attaccano alla pelle umida. Dopo la I combattenti curdi del Pkk costruiscono un memoriale per uno dei loro martiri visita al memoriale dei martiri, si sale verso gli accampamenti. La boscaglia diventa più fitta e nasconde i movimenti delle truppe agli aerei turchi che sorvolano la zona. Le giornate trascorrono serrate: sveglia alle quattro, corsa fino alle cinque, rientro e colazione fino alle sette. Seguono lezioni sulle armi pesanti e gli allenamenti fisici. Afrin e Seal sono due ragazze di 16 e 17 anni. Non sono ancora maggiorenni e quindi non possono combattere, ma intanto si addestrano. Le loro famiglie sono preoccupate, ma «lo facciamo per la nostra gente e la libertà della donna» spiegano. Con loro c è Dirok, il comandante del battaglione femminile, che le osserva con sguardo materno: «Presto anche loro prenderanno il kalašnikov e avranno imparato a maneggiare l artiglieria». E proprio la mitragliatrice è il tema della lezione di addestramento condotta dal vice comandante del battaglione maschile. A turno, a coppie, si cerca di ripetere le complicate operazioni per montare e smontare le armi. L ideologia non lascia spazio a una visione personale del mondo. Come per Giudi, nato e cresciuto in Germania, e entrato del Pkk due anni fa. Timido, capelli biondi, un divertente accento tedesco quando parla curdo, ha 20 anni. «In Europa la vita non ha colore» dice, «la gente non ha rispetto della propria vita e muore stressata. Non esiste comunicazione e questo per me è sempre stato un problema. Adesso sono consapevole della ragione per la quale siamo al mondo: l ideologia». In Germania ha incontrato giovani simpatizzanti del Pkk e si è unito alla lotta. È in contatto con i suoi genitori che rispettano la sua scelta: «Mia madre mi dice che ho un gran cuore». Le combattenti scrivono molto. Si passano messaggi, o nascondono i bigliettini sopra la spessa coperta che chiude la tenda. Dentro, un altarino con le fotografie dei martiri, qualche fermacapelli a forma di farfalla e un concerto di zanzare. Alle dieci di sera dormono tutti, e solo nella tenda del comandante Seyedkhan la televisione, alimentata da un piccolo generatore, trasmette un film americano degli anni Ottanta. Si discute di vecchie ricette persiane, di cibo genuino come il pane, di chi sia più bravo a fare il tè, i turchi o gli iraniani. «Amiamo questa vita naturale» sospira il comandante «siamo gente di montagna e le montagne ci hanno sempre protetto. Non abbiamo altre armi che queste: le nostre montagne». Linda Dorigo 18 SETTEMBRE 2015 35