REGIONE PIEMONTE L:R.

Documenti analoghi
La Consigliera di Parità della Provincia di Piacenza Avv. Rosarita Mannina. I Piani triennali di azioni positive

Il Comitato Unico di Garanzia

LEGGE REGIONALE N. 14 DEL REGIONE MARCHE NORME IN MATERIA DI TUTELA DEI CONSUMATORI E DEGLI UTENTI.

COMUNE DI TAVULLIA (Provincia di Pesaro e Urbino) PIANO AZIONI POSITIVE

IMPRESA DONNA SVILUPPO E CONSOLIDAMENTO

COMUNE DI CUVIO Provincia di Varese

Legge della Regione Lazio 7 dicembre 2007, n. 20 (1)

Comitato Pari Opportunità

COMUNE DI CERVIGNANO DEL FRIULI PROVINCIA DI UDINE

Piano triennale di Azioni Positive 2016/2018 PIANO TRIENNALE DELLE AZIONI POSITIVE 2016/2018

CODICE DELLE PARI OPPORTUNITÀ TRA UOMO E DONNA

COMUNE DI CASOREZZO PIANO DI AZIONI POSITIVE DEL COMUNE DI CASOREZZO TRIENNIO

CITTÀ DI CANALE PROVINCIA DI

Ufficio Personale PIANO TRIENNALE AZIONI POSITIVE

COMUNE DI CALTANISSETTA

COMUNE DI CREAZZO PROVINCIA DI VICENZA REGOLAMENTO PER L'ISTITUZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DELLA COMMISSIONE COMUNALE PER LE PARI OPPORTUNITA'

PIANO DELLE AZIONI POSITIVE

LEGGE REGIONALE 26 novembre 1991, n. 27 Art. 1 Art. 2

Legge Regionale Toscana 28 dicembre 2005, n. 73

PIANO DELLE AZIONI POSITIVE TRIENNIO

CITTA DI GROSSETO REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE COMUNALE PER LE PARITA E LE PARI OPPORTUNITA TRA UOMO E DONNA

Città di Desenzano del Garda. Approvato con deliberazione di C.C. n. 45 del 18/06/2004 Aggiornato con deliberazione di C.C. n.

Art. 1 (Finalità) Art. 2 (Funzioni della Regione)

COMUNE DI MASSA E COZZILE

Promozione all accesso al lavoro delle persone disabili e svantaggiate

REGIONE PIEMONTE. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 27 febbraio 2017, n. 6

Unione Agro Aquileiese

P R O P O S T A PIANO TRIENNALE AZIONI POSITIVE

CARTA D INTENTI. Il Comitato Unico di Garanzia: una risorsa per la Pubblica Amministrazione

Approfondimenti sulle politiche di genere: l esperienza italiana

della Provincia di Varese

l. eliminare le disparità nella formazione scolastica e professionale, nell'accesso al lavoro, nella

COMUNE DI SAN GIOVANNI IN PERSICETO Provincia di Bologna Corso Italia, S. Giovanni in Persiceto

REGIONE SICILIA. L.R. 7 maggio 1977, n. 27 Istituzione della Consulta regionale femminile B.U. Regione Sicilia 10 maggio 1977, n.

Piano triennale di Azioni Positive 2009 / 2011

PIANO AZIONI POSITIVE COMUNE DI SAN LEONARDO

CITTA di SAN DANIELE DEL FRIULI Provincia di Udine. Regolamento per l istituzione ed il funzionamento della Commissione per le Pari Opportunità

LEGGE REGIONALE N. 35 DEL REGIONE LIGURIA

Legge Regionale Basilicata 13/4/1996 n.21. B.U.R. 20/4/1996 n.20

COMUNE DI BUSNAGO. PROVINCIA DI MONZA e DELLA BRIANZA. PIANO TRIENNALE AZIONI POSITIVE periodo

PIANO DI AZIONI POSITIVE PER IL TRIENNIO 2017/2019

Comune di Cavaion Veronese

COMUNE DI SALERNO PIANO DI AZIONI POSITIVE ( 2015/2018 )

LEGGE REGIONALE N. 17 DEL REGIONE LAZIO. Provvidenze a favore degli immigrati da paesi extracomunitari.

LEGGE REGIONALE N. 59 DEL REGIONE TOSCANA. Norme contro la violenza di genere.

Regione Toscana LEGGE REGIONALE 16 NOVEMBRE 2007, N. 59. Norme contro la violenza di genere.

PIANO TRIENNALE DI AZIONI POSITIVE PER LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI DELLA GIUNTA REGIONALE DELLA CAMPANIA

STATUTI E LEGGI ELETTORALI

etica, economia e lavoro

COMUNE DI LIVORNO. Articolo 1 Principi e Finalità

COMUNE DI PONTECAGNANO FAIANO PROVINCIA DI SALERNO REGOLAMENTO PER L ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE COMUNALE PER LE PARI OPPORTUNITA TRA UOMO E DONNA

LEGGE REGIONALE N. 21 DEL REGIONE BASILICATA

LEGGE PROVINCIALE N. 41 DEL REGIONE TRENTO (Prov.) Interventi per la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna

COMUNE DI ALTO (PROV. DI CUNEO) PIANO TRIENNALE DI AZIONI POSITIVE

REGIONE UMBRIA. ARTICOLO 1 (Princìpi e finalità)

PIANO DI AZIONI POSITIVE

PIANO TRIENNALE delle AZIONI POSITIVE 2013 / 2015

Autorità Idrica Toscana

PREMESSO CHE. PROVINCIA DI PESARO E URBINO Pesaro - Via Gramsci n. 4 Tel. 0721/3591 P.I

Piano Azioni Positive Triennio

PIANO TRIENNALE di ATTIVITÀ del CNR

REGOLAMENTO COMUNALE DELLA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITA. Articolo 1 Istituzione e finalità

Pari Opportunità, Parità di genere e contrasto alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro.

IL COMITATO UNICO DI GARANZIA PER LE PARI OPPORTUNITA, LA VALORIZZAZIONE DEL BENESSERE DI CHI LAVORA E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Legge Regionale Puglia 1 settembre 1993, n. 21

STATUTO CONSULTA PARI OPPORTUNITA DEL COMUNE DI ALBA

COMUNE DI URI PROVINCIA DI SASSARI

"Politiche regionali per il coordinamento e l amministrazione dei tempi delle città".

Legge regionale 13 aprile 1996, n. 21

PIANO PERFORMANCE

Regione Lazio. Leggi Regionali 14/07/ BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 56

QUADRO NORMATIVO. Circolare n. 65. Roma, 24 dicembre Al Direttore generale vicario Ai Responsabili di tutte le Strutture centrali e territoriali

Disposizioni in materia di formazione nell apprendistato. Art. 1 (Finalità ed ambito di applicazione)

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE TOSCANA E UNIONCAMERE TOSCANA. Il giorno.. dell anno. presso la Regione Toscana, con sede a Firenze, Piazza

Preambolo Il Consiglio regionale

LEGGE REGIONALE N. 8 DEL REGIONE LOMBARDIA. Istituzione del Consiglio per le pari opportunità

PROGRAMMAZIONE PIANO DI AZIONI POSITIVE

COMUNE DI BOLSENA PROVINCIA DI VITERBO PIANO DI AZIONI POSITIVE TRIENNIO (ART. 48, COMMA 1, D. LGS. 11/04/2006 N. 198)

Art. 1 Finalità. dell'art. 1 dove è scritto «con ostacolino» deve leggersi «che ostacolino».

la L.R. 21 aprile 1999, n.3 Riforma del sistema regionale e locale capo III: Istruzione e formazione professionale;

Legge regionale 28 dicembre 2009, n. 82 (Accreditamento delle strutture e dei servizi alla persona del sistema sociale integrato).

LEGGE REGIONALE N. 1 DEL REGIONE CAMPANIA

LEGGE REGIONALE N. 28 DEL REGIONE UMBRIA. Interventi per il sostegno e la qualificazione dell attività di assistenza familiare domiciliare.

PIANO DELLE AZIONI POSITIVE (P.A.P.) PER IL TRIENNIO

LEGGE REGIONALE N. 20 DEL REGIONE PUGLIA. "Partenariato per la cooperazione"

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA PARI OPPORTUNITA

Norme per la promozione della cooperazione in Abruzzo nei settori dell industria, del commercio e dell artigianato.

Consiglio regionale della Toscana

Legge Regionale Marche 23 febbraio 2005, n. 15

REGOLAMENTO PER LA ISTITUZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DEL COMITATO GEMELLAGGI

Organismi di parità. 1. Le Pari Opportunità nella Regione Marche. 2. Il Bilancio di Genere nella Regione Marche

PIANO TRIENNALE AZIONI POSITIVE

C I T T À D I A V I G L I A N A Provincia di Torino

PROGETTO DI INDAGINE SULLA CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO DEL PERSONALE DEL COMUNE DI CERVIA

REGOLAMENTO CONSULTA COMUNALE PARI OPPORTUNITA

C O M U N E D I V I G O N Z A PROVINCIA DI PADOVA Via Cavour n C.F Tel Fax

VADEMECUM SULLE AZIONI POSITIVE

Art. 1 (Modifiche all art. 1)

Protocollo d intesa. Premessa. Richiamati:

L ATTIVITÀ DELLA CONSIGLIERA DELLE PARI OPPORTUNITÀ

Transcript:

REGIONE PIEMONTE L:R. 29 ottobre 1992, n.43 Informazione, promozione, divulgazione di azioni positive per la realizzazione di pari opportunità tra uomo e donna B.U. Regione Piemonte 4 novembre 1992, n.45 ARTICOLO 1 Finalità 1. La Regione Piemonte, in riferimento agli arttº 3 e 37 della Costituzione e in attuazione dell' artº 4 del proprio Statuto, nonchè sulla base della raccomandazione 635/ 84 del Consiglio delle Comunità Europee sulla promozione di azioni positive a favore delle donne, predispone, nell' ambito delle proprie competenze, le condizioni tecniche e operative per promuovere e favorire l' adozione di misure, denominate << azioni positive >> per le somme come disposto dalla legge 10 aprile 1991, n. 125 << Azioni positive per la realizzazione della parità uomo donna nel lavoro avvalendosi della Commissione regionale per la realizzazione per le pari opportunità fra uomo e donna, di cui alla legge regionale 12 novembre 1986, n. 46 >>. ARTICOLO 2 Azioni positive 1. In attuazione della normativa comunitaria e della legge 10 aprile 1991, n. 125, si intendono per azioni positive quelle misure atte a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità nell' accesso al lavoro e nel lavoro. 2. Le azioni positive hanno lo scopo di: a) eliminare la disparità di fatto di cui le donne sono oggetto nella formazione scolastica e professionale, nell' accesso al lavoro nella progressione di carriera, nella vita lavorativa e nei periodi di mobilità ; b) favorire la diversificazione delle scelte professionali delle donne, in particolare attraverso l' orientamento scolastico e professionale e gli strumenti della formazione; c) favorire l' accesso al lavoro autonomo e alla formazione imprenditoriale e la qualificazione professionale delle lavoratrici autonome e delle imprenditrici; d) superare condizioni, organizzazione e distribuzione del lavoro che provocano effetti diversi, a seconda del sesso, nei confronti dei dipendenti, con pregiudizio nella formazione, nell' avanzamento professionale e di carriera ovvero nel trattamento economico e retributivo; e) promuovere l' inserimento delle donne nelle attività, nei settori professionali e nei livelli nei quali esse sono sottorappresentate e in particolare

nei settori tecnologicamente avanzati ed ai livelli di responsabilità ; f) favorire, anche mediante una diversa organizzazione del lavoro, delle condizioni e del tempo di lavoro e dei tempo dell' organizzazione sociale, l' equilibrio tra responsabilità familiari e professionali e una migliore ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi; g) attuare anche in riferimento al comma 6 dell' art. 2 della legge 125/ 91 nei confronti del proprio personale azioni positive nel settore della formazione, della progressione di carriera, dell' organizzazione del lavoro attraverso la predisposizione di programmi annuali di intervento. ARTICOLO 3 Soggetti 1. In ambito regionale le azioni positive di cui all' art. 2 possono essere promosse dai Consiglieri di parità, dalle Commissioni provinciali e comunali pari opportunità, dalla Consulte femminili, dai centri per la parità a livello locale ed aziendale, dai datori di lavoro pubblici e privati, dai centri di Formazione Professionale, dalle organizzazioni sindacali. ARTICOLO 4 Struttura informativa e sistema informativo sulle pari opportunità 1. Per le finalità di cui agli articoli precedenti e per dare attuazione alle politiche definite dai soggetti di cui all' art. 3, la Regione realizza una struttura di supporto, istituita nell' ambito del Settore Lavoro e Occupazione, che operi per la promozione e diffusione dell' informazione disponibile sui temi identificati dalla legge 125/ 91. 2. Alla struttura viene attribuito il compito di programmare e organizzare la raccolta, l' elaborazione, la diffusione di dati e progetti relativi al tema << donne e mercato del lavoro >>, finalizzandoli alla promozione, sviluppo e divulgazione delle << azioni positive >>; a tal fine la struttura si raccorda con i Settori e i Servizi competenti per le specifiche materie ed in particolare con il Servizio << Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro >>. 3. I criteri per la composizione di tale struttura e le modalità del suo funzionamento saranno definiti secondo le procedure previste dalla normativa regionale vigente in materia di organizzazione e personale. 4. La Giunta Regionale invia annualmente al Consiglio una relazione sulla effettiva operatività della legge e sull' attività svolta entro il mese di febbraio.

ARTICOLO 5 Rapporti 1. L' attività della struttura è svolta a supporto delle Consigliere regionali e provinciali di parità (legge 18 dicembre 1984, n. 863, legge 28 febbraio 1987, n. 56 e legge 10 aprile 1991, n. 125), della Commissione regionale pari opportunità (legge regionale 12 novembre 1986, n. 46), delle Commissioni provinciali e comunali pari opportunità, delle Consulte femminili, dei centri e degli organismi di parità, della Commissione regionale per l' impiego (legge 28 febbraio 1987, n. 56) e degli Enti locali. 2. La struttura tecnica attiva inoltre contatti costanti con i Ministeri competenti, la Comunità Economica Europea e ogni altro Ente di emanazione comunitaria o dello STato, allo scopo di acquisire tutte le informazioni necessarie da organizzare e divulgare. ARTICOLO 6 Articolazione territoriale 1. Al fine di utilizzare l' articolazione territoriale delle informazioni, tese ad inserire le azioni positive in un quadro di politica di promozione e di sostegno dell' occupazione femminile, la struttura tecnica si avvale dell' attività svolta dagli Osservatori sul mercato del Lavoro, decentrati sul territorio. 2. Per quanto di rispettiva competenza, le attività della struttura si raccordano inoltre con quelle degli operatori dei CILO (Centri di Iniziativa Locale per l' Occupazione di cui alla legge regionale 3 settembre 1991, n. 48) e dei Centri per l' informazione a livello locale, anche attraverso la stipula di apposite convenzioni. ARTICOLO 7 Informazione e consulenza sulle pari opportunità 1. Presso la Commissione regionale pari opportunità viene istituito un apposito sportello di informazione e consulenza denominato << sportello donna >>, che opera in collaborazione con la struttura di cui all' art. 4 ed è istituito secondo le procedure previste dalle leggi regionali in materia di organizzazione e personale. 2. Lo sportello donna acquisisce le informazioni relative alle leggi 125/ 1991 e 215/ 1992, nonchè alla normativa regionale, nazionale ed europea in materia di parità, raccolte ed organizzate secondo quanto previsto dall' art. 4 e provvede alla loro divulgazione in particolare attraverso i soggetti citati all' art. 5. 3. Promuove, attraverso le strutture regionali, la raccolta di progetti di azioni positive elaborati e messi in opera negli Enti ocali e negli Enti pubblici piemontesi.

ARTICOLO 8 Orientamento 1. La Regione Piemonte, in attuazione della legge 10 aprile 1991, n. 125 e della risoluzione della CEE 3 giugno 1985, n. 85/ 6, che contempla un programma di azione per la promozione dell' uguaglianza di opportunità per le ragazze ed i ragazzi in materia di istruzione, favorisce e sostiene, presso il sistema educativo scolastico, lo sviluppo di iniziative di orientamento con attenzione specifica alle tematiche delle pari opportunità. 2. Per queste finalità, la Regione opera per favorire ogni iniziativa tesa al superamento di modelli tradizionali di scelta di percorsi scolastici e/ o formativi, anche favorendo attività di orientamento in settori e mansioni di alta qualificazione o nei quali le donne sono sottorappresentate. ARTICOLO 9 Formazione professionale 1. In riferimento alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 8, che disciplina la Formazione Professionale, la Regione, in concorso con gli organismi di parità di cui alle leggi 863/ 84, 56/ 87, 125/ 91 e alla legge regionale 46/ 86, e con la Commissione regionale per l' impiego di cui alla legge 56/ 87, opera affinchè sia promosso un adeguamento della programmazione e dell' informazione sul sistema della Formazione Professionale per favorire l' inserimento in essa di studenti di ambo i sessi. ARTICOLO 10 Politiche attive del lavoro 1. In riferimento alla normativa nazionale e comunitaria indicata nella presente legge e alla legge regionale 25 febbraio 1980, n. 8, sulla Formazione Professionale, la Regione si impegna ad attuare interventi nei confronti di donne in età superiore ai 25 anni: a) che vogliono inserirsi per la prima volta nel mondo del lavoro; b) che vogliono ritornare sul mercato del lavoro dopo un periodo di fuoriuscita dallo stesso per motivi di diversa natura; c) che intendono intraprendere attività lavorative autonome individuali o in forma di cooperativa. 2. Le specifiche normative di settore di intervento regionale dovranno prevedere azioni per la realizzazione di quanto previsto al comma 1.

ARTICOLO 11 Priorità 1. Nell' attuazione delle proprie politiche economiche e nella concessione di provvidenze ed incentivi economici e finanziari, la Regione dà priorità agli Enti ed alle imprese che attuino al proprio interno azioni positive a favore delle donne. 2. Al fine di avvalersi che tale priorità, gli Enti e le imprese sia private che cooperative o con altra natura giuridica debbono presentare alla Regione progetti o documentazione di azioni positive. ARTICOLO 12 Disposizione finanziaria 1. All' autorizzazione di spesa per l' attuazione della presente legge si provvede come segue: a) per l' anno finanziario 1992, in occasione della predisposizione del relativo assestamento; b) per gli anni successivi, in sede di predisposisione dei relativi bilanci. La presente legge regionale sarà pubblicata nel << Bollettino Ufficiale >> della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte. Data a Torino, addì 29 ottobre 1992