Aperto al pubblico l'antico Mulino ad Acqua di Macchia Valfortore (video e galleria foto) In un contesto ambientale e paesaggistico di eccezionale pregio è stato inaugurato oggi pomeriggio a Macchia Valfortore l Antico Mulino ad Acqua della Famiglia Di Iorio, recentemente recuperato nell ambito del progetto di Riqualificazione storico/culturale e conservativa con finalità didattiche e museali sostenuto dalla Regione Molise con un finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013. Il complesso dopo otto anni di lavori compiuti grazie all impegno finanziario, ma anche il sacrificio, il lavoro e la sensibilità di Andrea Di Iorio e dalla sua famiglia, con il contributo di 200mila euro da parte della Regione Molise, diventerà Museo Didattico che entrerà a far parte del Polo Ecomuseale del comune fortorino, già attivo con l Ecomuseo e il Museo Civico di Storia Naturale della Valle del Fortore, recentemente allestito nel Palazzo Baronale Gambacorta.
Numerosi gli ospiti della giornata, accolti dal presidente del Polo Museale, Massimo Mancini che sono intervenuti nel corso dell incontro. In particolare l architetto Sabino Lo Buono, tecnico Arsarp Molise, ha illustrato storia ed interventi sulla struttura recuperata, dopo essere stata investita da una frana che ne aveva quasi cancellato la testimonianza. Gli elementi della natura, in particolare, cielo, terra e acqua sono i protagonisti assoluti ma anche la cornice ideale per questo splendido gioiello dell architettura rurale produttiva. Le pietre ci raccontano la storia delle persone che hanno vissuto questi spazi e ci raccontano delle fatiche che si sono sedimentate nel corso di intere generazioni per parecchi decenni. Ho voluto intitolare questo mulino come recupero della memoria e dell identità culturale. Recuperare questa struttura architettonica rappresenta un fatto certamente importante ma recuperare il contenuto è forse più importante. Significa mantenere vivo un sistema di vita, di tradizioni, abitudini, usi, costumi. In una parola l identità culturale di questa comunità che si identifica con i suoi monumenti, la sua storia e questo è certamente un monumento dell architettura rurale produttiva. L unicità della struttura è stata sottolineata dallo stesso progettista. Un mulino così non esiste in tutta Italia. I lavori di recupero che hanno riguardato l intera struttura hanno messo in luce il sistema di acque a caduta (6 metri) provenienti dal Torrente Celone, canalizzate all interno e all esterno delle diverse ed ampie strutture del mulino che
segue armonicamente le linee del declivio. Un sistema che permetteva di dare energia per il funzionamento di ben due macine e di una gualchiera (macchinario di epoca preindustriale, usato per lo più nella manifattura laniera, ma anche nell industria della carta). Un ingegno ha detto Lo Buono che gli antichi hanno saputo sfruttare nell utilizzare più volte la stessa acqua per diversi cicli produttivi. Nel primo piano è presente l abitazione del mugnaio che consisteva in una cucina ed in una camera da letto, collegata ai locali dove era presente la prima macina e che, attraverso un sistema di gallerie permetteva l accesso alla seconda macina detta retrecina e ai magazzini delle granaglie. Un recupero strutturale, ha sottolineato Lo Buono, che ha seguito una logica ben precisa, utilizzando materiali compatibili con la tecniche costruttive locali (il soffitto in cannucciato ne è un esempio) e con la compatibilità dei materiali. Quello di Macchia Valfortore è un bene culturale, non soltanto un semplice mulino ha concluso l architetto Lo Buono perchè è inserito in questo contesto ambientale, oltre che per sue particolarità architettoniche. Gli interventi di recupero dovevano rispondere a delle esigenze particolari: la specificità, l identità e la riconoscibilità rispetto a quelle che sono le architetture tradizionali e questo complesso presenta tutte queste caratteristiche. Per ogni struttura come questa che noi riusciamo a recuperare e restituire alla collettività e alla memoria storica, alla nostra identità culturale, ci sono
decine di edifici che stanno cadendo e questo rappresenta una vergogna per una società civile. E allora la cosa da fare è promuovere la cultura della tutela, iniziando dalle scuole e da una legislazione regionale e nazionale che rispetti le architetture dei luoghi. Infine l ultimo interessante richiamo. Senza il lavoro instancabile di Andrea di Iorio, a cui si sono aggiunti poi i finanziamenti regionali, non avremmo potuto realizzare quello che abbiamo sotto gli occhi. Ma, al di là dei finanziamenti, un recupero di un caseggiato rurale o di un complesso rurale deve passare all interno di un sistema produttivo. Tra venti anni quel fabbricato restaurato grazie ai fondi regionali sarà di nuovo nelle condizioni di trent anni prima, cioè di nuovo fatiscente. Occorre battersi, dunque, per una gestione del territorio che renda produttiva un azienda rurale, e se l azienda è produttiva i giovani non se ne vanno, presiedono e fanno manutenzione del territorio, andando a restaurare la masseria, il mulino e tutto questo immenso patrimonio culturale dell architettura rurale. In questa direzione occorre ridare dignità a questo settore attraverso un agricoltura compatibile con l ambiente, che crei reddito e occupazione: non ci sono altre strade perché è il nostro oro, è la nostra risorsa. L inaugurazione è stato un importante momento di confronto sul patrimonio architettonico storico industriale con particolare riferimento a quello dell arte molitoria ed alla relativa valorizzazione in Molise, anche museologica. Di particolare
interesse i contributi tecnico/scientifici degli architetti D Ancona e Di Iorio eredi dell antico mulino Corona di Baranello, ricercatori e docenti dell UniMol, fino alla chiusura dei lavori con l Assessore Facciolla, il Vice Direttore del Dipartimento Agricoltura Unimol, Prof. Antonio De Cristofaro, ed il nuovo Segretario Regionale del MIBACT per il Molise, il Dott. Leandro Ventura.