Lavori in corso in Galleria. Restauri IsCR per le opere della collezione Doria Pamphilj



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Transcript:

Lavori in corso in Galleria. Restauri IsCR per le opere della collezione Doria Pamphilj Elenco delle opere in mostra: Prima sala Francesco Barbieri detto il Guercino, Figliuol Prodigo Francesco Barbieri detto il Guercino, San Girolamo Francesco Barbieri detto il Guercino, San Giuseppe Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Sposalizio di Santa Caterina d Alessandria Scuola di Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Santa Caterina d Alessandria Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Sacra Famiglia con i Santi Gioacchino e Anna Bernardo Parentino detto il Parenzano, Le tentazioni di Sant Antonio, il potere del male Bernardo Parentino detto il Parenzano, Sant Antonio Abate viene tentato con il denaro Bernardo Parentino detto il Parenzano, Elemosina di Sant Antonio Abate Seconda sala Adrien Manglard, Marina con torre Adrien Manglard, Navigli Dosso Dossi, Ritratto di gentiluomo Maarten De Vos, Creazione Mathias Stomer, Cena in Emmaus Luca Cambiaso, Maddalena penitente Gaspar van Wittel, Veduta con edicola di Vigna Altoviti Gaspar van Wittel, Veduta con di Palazzo Salviati alla Lungara Ludovico Cardi (detto il Cigoli), Cena in casa del Fariseo Terza sala Orazio Riminaldi, Giunone mette gli occhi di Argo nella coda del pavone Giovan Giacomo Sementi, Giuditta con la testa di Oloferne Guido Reni, Lotta tra putti Giuseppe Bottani, Apoteosi di Ercole

Francesco Beccaruzzi, Ritratto di donna Benvenuto Tisi, Madonna e Santi in gloria Francesco Torbido, Ritratto di giovane Quarta sala Jan Joost Cossiau, Paesaggio alla Foce del Fiume Jan Joost Cossiau, Paesaggio con edicola sacra e caccia nel fondo in corso di restauro Giovanni Bellini, Madonna in adorazione del Bambino e San Giovanni Battista Tiziano Vecellio, La Religione soccorsa dalla Spagna Tiziano Vecellio, Salomè con la testa del Battista

I capolavori della collezione Doria Pamphilj Palazzo Doria Pamphilj ospita da secoli una collezione privata unica al mondo. Non è solo la qualità e il valore di questi capolavori a stupire, ma anche il loro numero: più di mille dipinti rivestono completamente le pareti degli appartamenti del piano nobile e i quattro bracci della splendida Galleria affacciata su via del Corso. La collezione di pittura e scultura è affiancata da una raccolta di straordinari reperti archeologici. Questo eccezionale insieme di arte e di antichità è ospitato nel palazzo che dal Seicento ospita la famiglia Pamphilj e che mantiene inalterato il sapore di dimora aristocratica, con i suoi arredi originali e le sue decorazioni antiche. Tra i nomi degli artisti le cui opere abbelliscono le pareti di casa Doria Pamphilj vanno ricordati almeno i più illustri, essendo impossibile menzionare tutti gli autori dei mille e più dipinti della collezione. I due capolavori giovanili di Caravaggio, Il riposo durante la fuga in Egitto e La Maddalena penitente, costituirebbero da soli un attrattiva tale da richiamare i quasi 100 000 visitatori che la Galleria conta ogni anno, ma nelle sale del palazzo si possono ammirare anche tele di Raffaello e tavole dei fiamminghi Jan e Pieter Brueghel, per non dire del celeberrimo ritratto di Innocenzo X Pamphilj del maestro spagnolo Velásquez. Lo stesso pontefice di casa Pamphilj è ritratto anche da Gian Lorenzo Bernini in un busto di straordinaria resa fisiognomica e naturalistica. Tra i capolavori della scultura barocca, è impossibile non ricordare i meravigliosi busti di Algardi, che con la Olimpia Maidalchini firma un opera di virtuosismo inarrivabile, nonché uno dei ritratti più famosi del suo tempo. Il fascino della collezione è completato dalla splendida cornice monumentale: un palazzo fondato nel Cinquecento e rinnovato nelle sue forme attuali nel Settecento che ancora oggi ospita gli esponenti del nobile casato che ne ha costruito la grandezza.

Il Palazzo Doria Pamphilj di Roma Il palazzo Doria Pamphilj al Corso è il risultato di una continua stratificazione di fasi costruttive che datano dall'inizio del Cinquecento, quando viene fondato il primo cantiere affacciato su quella che all'epoca si chiamava via Lata, per concludersi nel corso dell'ottocento, quando l'edificio si sviluppa verso via della Gatta. La prima fase edilizia si deve all'iniziativa del cardinale Fazio Santoro che decide di edificare qui il primo nucleo della sua residenza. A lui si deve lo splendido cortile caratterizzato dalle arcate rinascimentali il cui equilibrio di forme ispirò in passato una erronea attribuzione a Donato Bramante. Dopo un passaggio di proprietà ai Della Rovere, il palazzo vive una nuova fase di ampliamenti e ristrutturazioni sotto la cura della famiglia Aldobrandini che lo abita dal 1601. Per iniziativa del cardinale Pietro, nipote di Clemente VIII, l'edificio viene infatti interamente rinnovato con il coinvolgimento anche di nomi illustri della pittura dell'epoca, come Annibale Carracci e Francesco Albani. A loro si devono le celeberrime lunette che decoravano la cappella del cardinale e che illustrano storie sacre ambientate in ampi paesaggi idealizzati. La cappella, che doveva essere un vero gioiello del classicismo seicentesco, è andata distrutta nei successivi rimaneggiamenti dell'edificio, ma le tele si possono ancora ammirare nella Galleria. Le sorti del palazzo e delle collezioni d'arte in esso contenute cambiano radicalmente quando nel 1647 Olimpia Aldobrandini, unica erede del patrimonio di famiglia e già vedova di Paolo Borghese, sposa in seconde nozze Camillo Pamphilj. Questa unione, fortemente voluta dai due sposi, crea tuttavia un grande scandalo nella Roma barocca, poiché Camillo pochi mesi prima era stato destinato dallo zio, il pontefice Innocenzo X, alla dignità cardinalizia. Forse per evitare la disapprovazione del matrimonio manifestata dalla famiglia dello sposo, Camillo e Olimpia scelgono di abitare nel palazzo al Corso invece che nella storica residenza pamphiljana a piazza Navona. Sono proprio questi eventi a determinare la sontuosa grandezza del palazzo Pamphilj che, per volere di Camillo, si arricchisce anche del cosiddetto "appartamento nuovo" affacciato sulla piazza del Collegio Romano e composto da una serie di sale private e di rappresentanza che dal 1996 la famiglia ha deciso di aprire al pubblico.

All'attività mecenatizia di Camillo e Olimpia si deve anche il più importante nucleo di opere di pittura e scultura conservate nel palazzo: è in questo periodo infatti che entrano in collezione meraviglie come il Ritratto di Innocenzo X e come le tele di Mattia Preti, Claude Lorrain e Gaspar Dughet. Diversi capolavori di arte rinascimentale provengono invece dall'eredità Aldobrandini, come la Salomè di Tiziano Vecellio, il Doppio ritratto di Raffaello e la Natività di Parmigianino. Un acquisto particolarmente fortunato per il prestigio della collezione è quello, dovuto sempre alla lungimiranza di Camillo, delle tele caravaggesche: il celebre Riposo durante la fuga in Egitto e la Maddalena, capolavori giovanili del Merisi. La storia del palazzo e della collezione subiscono una svolta decisiva nel 1760, quando, esauritosi senza eredi il ramo romano della famiglia Pamphilj, subentra il ramo Doria Pamphilj che discende dall'unione tra Anna Pamphilj, una delle figlie di Camillo e Olimpia, e Giovanni Andrea III Doria Landi. Avviene così la fusione araldica tra le due famiglie Doria e Pamphilj e nel 1763 Giovanni Andrea IV si trasferisce a Roma, segnando una nuova fase decorativa del palazzo. Supervisore di questi importanti lavori di restauro e di abbellimento è l'architetto Nicoletti che avvia la decorazione di tutti i soffitti dell'appartamento di rappresentanza tra il 1767 e il 1769. A questa fase decorativa si deve anche il riallestimento della quadreria, documentato con precisione da un disegno, ascrivibile probabilmente proprio al Nicoletti, e che è servito da falsariga per la nuova sistemazione della collezione realizzata negli ultimi anni e visibile ancora oggi. Gli ultimi interventi decorativi documentati nel palazzo risalgono all'ottocento, quando Filippo Andrea V rinnova alcune sale e crea la deliziosa Sala da Bagno del piano terreno, creata in stile pompeiano in occasione delle sue nozze con Mary Talbot. Sempre a Filippo Andrea V si deve una campagna di acquisti di opere dei pittori cosiddetti "primitivi" (cioè appartenenti alla tradizione pittorica tra Medioevo e Rinascimento), collezione in parte oggi ammirabile nella omonima sala del percorso espositivo.