LE CINESI. Componimento drammatico. testi di Pietro Metastasio. musiche di Cristoph Willibald Gluck. Prima esecuzione: 24 settembre 1754, Schlosshof.



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LE CINESI Componimento drammatico. testi di Pietro Metastasio musiche di Cristoph Willibald Gluck Prima esecuzione: 24 settembre 1754, Schlosshof. www.librettidopera.it 1 / 18

Informazioni Le cinesi Cara lettrice, caro lettore, il sito internet www.librettidopera.it è dedicato ai libretti d'opera in lingua italiana. Non c'è un intento filologico, troppo complesso per essere trattato con le mie risorse: vi è invece un intento divulgativo, la volontà di far conoscere i vari aspetti di una parte della nostra cultura. Motivazioni per scrivere note di ringraziamento non mancano. Contributi e suggerimenti sono giunti da ogni dove, vien da dire «dagli Appennini alle Ande». Tutto questo aiuto mi ha dato e mi sta dando entusiasmo per continuare a migliorare e ampliare gli orizzonti di quest'impresa. Ringrazio quindi: chi mi ha dato consigli su grafica e impostazione del sito, chi ha svolto le operazioni di aggiornamento sul portale, tutti coloro che mettono a disposizione testi e materiali che riguardano la lirica, chi ha donato tempo, chi mi ha prestato hardware, chi mette a disposizione software di qualità a prezzi più che contenuti. Infine ringrazio la mia famiglia, per il tempo rubatole e dedicato a questa attività. I titoli vengono scelti in base a una serie di criteri: disponibilità del materiale, data della prima rappresentazione, autori di testi e musiche, importanza del testo nella storia della lirica, difficoltà di reperimento. A questo punto viene ampliata la varietà del materiale, e la sua affidabilità, tramite acquisti, ricerche in biblioteca, su internet, donazione di materiali da parte di appassionati. Il materiale raccolto viene analizzato e messo a confronto: viene eseguita una trascrizione in formato elettronico. Quindi viene eseguita una revisione del testo tramite rilettura, e con un sistema automatico di rilevazione sia delle anomalie strutturali, sia della validità dei lemmi. Vengono integrati se disponibili i numeri musicali, e individuati i brani più significativi secondo la critica. Viene quindi eseguita una conversione in formato stampabile, che state leggendo. Grazie ancora. Dario Zanotti Libretto n. 86, prima stesura per www.librettidopera.it: luglio 2005. Ultimo aggiornamento: 01/11/2014. In particolare per questo titolo si ringrazia Marc Niubo per la gentile collaborazione. 2 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Personaggi P E R S O N A G G I nobile donzella cinese sorella di Silango... CONTRALTO giovane cinese, ritornato dal viaggio d'europa; fratello di Lisinga, ed amante di Sivene... TENORE donzella cinese amica di Lisinga... CONTRALTO donzella cinese amica di Lisinga... SOPRANO L'azione si rappresenta in una città della Cina. www.librettidopera.it 3 / 18

Atto unico A T T O U N I C O Le cinesi Scena unica Il teatro rappresenta una camera nella casa di Lisinga, ornata al gusto cinese, con tavola e quattro sedie. Lisinga, Sivene, e Tangia siedono bevendo il té in varie attitudini di somma astrazione. Silango ascolta inosservato da una porta socchiusa. Lisinga dopo aver osservato qualche spazio di tempo l'una, e l'altra compagna, rompe finalmente il silenzio. E ben? stupide, e mute par che siam divenute! Almen parliamo, così nulla farem. Ma non è cosa di lieve momento trovar divertimento allegro insieme, ed innocente e nuovo. È un'ora che ci penso, e non lo trovo. Dica, qualunque sia, ciascuna il suo pensiero: e il più adattato... Tacete. Eccolo! Oh bello! Io l'ho trovato. Sentiam. Figureremo come se... non mi piace. O pur... né meno. Spedisciti. Vi sono mille difficoltà. Via questo è buono: facile ad eseguire, ingegnoso, innocente. Lode al cielo. E sarà? No: non val niente. L'invenzione è felice. Bellissimo è il pensier. Ma l'inventare è men facile assai di quel che pare. 4 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico Si scopre improvvisamente Silango. Dirò ninfe ancor'io il parer mio, se non vi son molesto. Un uomo! (s'alzano spaventate) Ahimè! Che tradimento è questo! Fermatevi: tacete. Al venir mio tanto spavento? E che vedeste mai? Un'aspide? Una tigre? Uh, peggio assai. Più rispetto, o germano sperai da te. Queste segrete soglie sono ad ogni uom contese. No 'l sai? Lo so. Ma è una follia cinese. Si ride (e il vidi io stesso) in tutto l'occidente di questa usanza, estravagante, e rara. Ecco, il mondo a girar, quel che s'impara. Ah mia cara Lisinga non so dove io mi sia. Senti, se m'ami, senti con qual tumulto mi balza il core! (si pone la mano di Lisinga sul petto) Io d'ira avvampo. Oh dio! Di noi che si dirà per tutta la città? Sapranno il caso i parenti, i vicini, il popolo, la corte, e i mandarini. No: di ciò non temete. Alcun... alcun... Parti. Non vide Va' per pietà. Mi fai Silango mancar d'affanno. Un sol momento, e poi bellissima Sivene... www.librettidopera.it 5 / 18

Atto unico Le cinesi O parti, o vado il vicinato a sollevar. in odio a voi son io? Ma tanto Sì: parti. E ben, così volete; addio! (in atto di partire) Senti. Che brami? d'uscir celato. T'arresta. Perché? Avverti, Ubbidirò. (tornando) (partendo) (voltandosi) Sei ben sicuro che alcuno entrar non ti mirò? Vi giuro, che nessun mi vide, che nessun mi vedrà. Restate. (partendo) Dunque fretta sì grande necessaria non è. Ascolta. (con ironia, e sempre in atto di partire) Restar potrei, ma la bella Sivene mancherebbe d'affanno. già comincia a scemar. Il mio spavento (come sopra) Ma il vicinato solleverà Tangia. Quel che si dice tutto ognor non si fa. Ma quel rispetto ch'io debbo alla germana... (come sopra) 6 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico Orsù son stanca di coteste indiscrete vivacità. Taci. È miglior consiglio differir, che tu parta, infin che affatto s'oscuri il ciel. Ma tu più saggio intanto pensa che qui non siamo sulla Senna, o sul Po. Che un'altra volta ti può la tua franchezza costar più cara. E che non v'è soggetto più comico di te, quando t'assumi l'autorità di riformar costumi. Ubbidisco e m'accheto. Ogn'un di nuovo sieda, e m'ascolti. (siedono tutti) Aver trovato io spero la miglior via di divertirci. dunque non tacer. A noi Rappresentiamo qualche cosa drammatica. Oh sì questo mi piace. Questo è il miglior. D'abilità, d'ingegno può far pompa ciascuno. E poi quest'arte comune è sol negl'europei paesi, ma qui verso l'aurora, fra noi cinesi, è pellegrina ancora. Non più. Scegli il soggetto cara Lisinga. E sia di quegli usati su le scene europee. Trattar bisogna un eroico successo. Io sceglierei l'andromaca. È divino. Ma un fatto pastorale è sempre più innocente, e naturale. Sì: ma quella, che tedia meno d'ogn'altra cosa, è la commedia. www.librettidopera.it 7 / 18

Atto unico Le cinesi Eventi illustri, e grandi tratta l'eroico stil; commove affetti corrispondenti a quelli: il core impegna, ed a pensar con nobiltade insegna. E il pastoral costume ci fa senza fatica innamorar dell'innocenza antica. Ma la commedia intanto più scaltra, e più sagace, e riprende, e diletta; e sferza, e piace. Fate dunque così (se pur volete una volta finir) reciti ogn'una nello stil ch'ha proposto una picciola scena: e si risolva su quel che piacerà. Più bel ripiego inventar non si può. Incomincia Sivene. Oh questo no! Sia la prima Tangia. eccomi ad ubbidir. Ben volentieri: (si leva in piedi) Spiegar bisogna ciò, che far si pretende, prima d'incominciar. Quello s'intende. Io fingerò... Già posso finger quel che mi par? Certo. Benissimo. Fingerò dunque... E non importa al caso se l'abito or non è corrispondente? L'abito si figura. Quando comincerai! Ottimamente. Subito. Io faccio verbi gratia così: supponete che qui... Meglio saria, che un'altra cominciasse in vece mia. Già l'aspettavo. 8 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico Eh non perdiam più tempo (s'alza) con questi scherzi. Io vi farò la strada. Avanzate, sedete, e state attente. Sivene, Tangia, e Silango vanno a sedersi ai lati, ma molto innanzi. Mi son disimpegnata egregiamente. Eccomi ad ascoltar. Questa d'epiro è la real città. D'Ettore io sono la vedova fedele. A questo lato ho il picciolo Astianatte, pallido per timor. Pirro ho dall'altro, che vuol d'amore insano il sangue del mio figlio, o la mia mano. Che voglia maledetta. Il barbaro m'affretta alla scelta funesta. Io piango, e gemo, ma risolver non so. Pirro è già stanco delle dubbiezze mie: già non respira che vendetta, e furore. Ecco s'avanza, il bambino a rapir. (rappresenta) Ferma crudele, ferma: verrò. Quell'innocente sangue non si versi per me. Ceneri amate dell'illustre mio sposo, e sarà vero, ch'io vi manchi di fé! Ch'io stringa... Oh dio, Pirro pietà! Che gran trionfo è mai al vincitor di Troia d'un fanciullo la morte? E quale amore può destarti nell'alma una infelice, giuoco della fortuna, odio de' numi? Lascia, lasciaci in pace. Io tene priego per l'ombra generosa del tuo gran genitor. Per quella mano, che fa l'asia tremar: per questi rivi d'amaro pianto... Ah le querele altrui l'empio non ode. Ammazzerei colui. No, d'ottenermi mai, barbaro non sperar: mora Astianatte, Andromaca perisca; ma Pirro in van, fra gli empi suoi desiri, e di rabbia, e d'amor frema, e deliri. www.librettidopera.it 9 / 18

Atto unico Le cinesi Ah non son io che parlo, è il barbaro dolore, che mi divide il core, che delirar mi fa. Non cura il ciel tiranno l'affanno ~ onde mi vedo, un fulmine gli chiedo, e un fulmine non ha. (va a sedere) Ah non finir sì presto germana amata. Io la mia scena ho fatta: faccia un'altra la sua. Sentiamo almeno, come si terminò questo negozio. Io ve 'l dirò quando staremo in ozio. Segui, o bella Sivene. Eccomi. Io fingo una ninfa innocente. (s'alza da sedere) (Quel titolo di bella è assai frequente.) Rappresenti la scena una valletta amena. Abbia all'intorno di platani, e d'allori foltissimo recinto: e si travegga fra pianta, e pianta, ove è maggior distanza, qualche rozza capanna in lontananza. Qui al consiglio d'un fonte il crin s'infiora Licori pastorella semplice, quanto bella. Ha Tirsi al fianco che piangendo l'accusa di poco amore; ella, che amor promise, e d'amor non s'intende, ride a quel pianto: il pastorel s'offende. Crudele, ingrata, egli la chiama, ed ella, che non sa d'esser rea, sdegnasi. E a lui, piena d'ire innocenti, semplicetta risponde in questi accenti. 10 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico Bellissima Sivene qui manca il pastorello: se mi fosse permesso io farei quello. (Siam di nuovo al bellissimo; e mai non tocca a me.) Sorgi, e se vuoi, fingi il pastor: ma non sia lungo il giuoco. (Silango si leva in piedi) (Per dir la verità, questa diversità mi scotta un poco.) (rappresenta) Che mai Licori ingrata che far degg'io, per ottener quel core? Ostentami rigore e sarai men crudele. È tirannia quel sempre lusingarmi, quel dir sempre che m'ami, e non amarmi. Lo so. Già sei sdegnata. Più credulo mi vuoi. Ma come oh dio! se quei begli occhi amati nulla mi dicon mai; se mai non veggo di timor, di speranza, di gelosia, di tenerezza un solo trasporto in te: se mai non trovo un segno de' tumulti dell'alma in quel sembiante come posso, o crudel, crederti amante? Se son lungi, non mi brami, se son teco non sospiri, ah! ti sento dir che m'ami ma sperar amor non so. E se ancor de' miei martiri mai pietà non ha quel core, o non sa che cosa è amore, o per me non lo provò. Che vi par della scena? In quel pastore soverchia debolezza io ritrovai. Ma la ninfa che adora è bella assai. (va a sedere) (Che insolente!) Sivene udiamo il resto. www.librettidopera.it 11 / 18

Atto unico Le cinesi (rappresenta) Ogni dì più molesto dunque o Tirsi ti fai. Da me che brami? Credi che poco io t'ami? Dopo il fido mio can, dopo le mie pecorelle dilette il primo loco hai nel mio core: e questo è amarti poco? Se più d'un core avessi, più t'amerei: farò che Silvia, e Nice t'amin con me; già, che hai sì gran talento, d'esser amato assai. Non sei contento! Intendo: il tuo desio è che m'avvezzi anch'io a vaneggiar con te. Che a dirti impari che son dardi i tuoi sguardi; che un sol tu sei: che non ho ben, che moro. Se da te m'allontano, oh questo no, tu lo pretendi invano. Mai non sperare mentir ch'io possi, ti voglio amare, puoi lusingarti, ma nell'amarti non delirar. Se a te non piace restiamo in pace e andiam contenti ed io l'agnelle, e tu gl'armenti a pascolar. (con ironia) Che amabil pastorella! è tempo che s'ascolti. Or la commedia È ver: ma prima lasciatemi appagar per carità una curiosità. Questa valletta in che paese è mai? Oh questo importa poco. Importa assai, saper dove al presente si possa ritrovar qualche innocente. Viva l'arguto ingegno. 12 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico Mi trovo nell'impegno, ma non veggo il soggetto, che intraprender potrei. Qual più ti piace. Un che venda bravura, e tremi di paura. Un che non sappia mandar fuori un sospiro, che fu lo stil di Caloandro, o Ciro. Un servo pecorone, flagello del padrone. Un vecchio amante, che pieno di malizia, contrasti fra l'amore e l'avarizia. Un giovane affettato tornato da' paesi... (Qui ci anderà del mio.) Oh questo, questo. (Il vago Tirsi accomodar vogl'io.) E ben Tangia diletta... (sorge) Eccomi alla toeletta, ritoccando il tuppé. Olà qualcuno a me, qualcuno olà. Tarà larà larà. (rappresenta e canta tra denti) Un altro specchio, e presto. Ta, rà; che modo è questo di presentarlo? Oh che ignoranza crassa! Pure alla gente bassa perdonerei: ma qui viver non sa né men la nobiltà. Chi non mi crede vada una volta sola alle Tuillerie. Quella è la scuola. Là là chi vuol vedere brillar la gioventù. Quello è piacere. Uno salta in un lato, l'altro è steso sul prato: chi fischia, e si dimena: chi declama una scena; quello parla soletto, rileggendo un biglietto. Quello a Fillis che viene, dice in tuon passionné charmante beauté... Continua nella pagina seguente. www.librettidopera.it 13 / 18

Atto unico Le cinesi (cantando) Ma qui? Povera gente! Fanno rabbia, e pietà. Non si fa niente. E si lagnano poi, che son le belle selvatiche con lor. Lo credo anch'io: se i giovani non hanno arte, né brio. Fanno l'amore certi sguaiati che qui si vedono così affettati, paion scimmiotti dai gesti, e motti, e palleggiando van salutando servo di lei, io per lei moro, o mio tesoro, e divertendosi vanno così. (fa il ritornello con la voce, e balla in caricatura) Fede non serbano, non hanno affetto e mai si sentono amor nel petto: ma sol ingannano in ogni dì. (insultando) (mortificato) Che ti sembra Silango di questo ritrattino? L'idea mi par novella. È bello assai. Sì: ma quella innocente è assai più bella. (Non so, che gli farei.) Via risolviamo. Quale è dunque lo stile, che preferir si debbe. Il tragico sarebbe senza fallo il miglior. Sempre mantiene in contrasti d'affetti il core umano: ma quel pianger per gusto è un poco strano. 14 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Atto unico E (ad una schiava) Scelgasi dunque quella semplice pastorella. È d'uno stile innocente, e gentile: e per un poco certo darà piacer. Ma poi non ha molta diversità. Quel parlar sempre di capanne, e d'armenti temo, che a lungo andar secco diventi. Anch'io ne ho gran timor. Dunque facciamo qualche dramma ridicolo. Facciasi. Ma corriamo un gran pericolo. Qual è mai? La commedia degli uomini i difetti deve rappresentar perché diletti. E impossibile è affatto che alcun non vi ritrovi il suo ritratto. Cappari! Dice bene: non se ne parli più. Tirarmi addosso può gran nemici una parola, un gesto. Fra gli altri guai mi mancherebbe questo. Per tutto è qualche inciampo. Orsù volete seguitar belle ninfe il parer mio? Io volentieri. Vengano gli istrumenti. E volentieri anch'io. Il tuo pensiero impaziente aspetto. Concertate un balletto. Ognun ne gode, ogn'uno se n'intende; non fa pianger, non secca, e non offende. Sì sì. Piace anche a me. Può dir qualcuno novità nella scelta, io non ritrovo: ma quel che si sa bene, è sempre nuovo. www.librettidopera.it 15 / 18

Atto unico Le cinesi E,, E E,, E Voli il piede in lieti giri. S'apra il labbro in dolci accenti. E si lasci in preda ai venti ogni torbido pensier. E si lasci in preda ai venti ogni torbido pensier. Il piacer conduca il coro. L'innocenza il canto ispiri. E s'abbracciano fra loro l'innocenza, ed il piacer. E s'abbracciano fra loro l'innocenza ed il piacer. Incomincia il ballo intitolato il Giudizio di Paride. 16 / 18 www.librettidopera.it

P. Metastasio / C. W. Gluck, 1754 Indice I N D I C E Personaggi...3 Atto unico...4 Scena unica...4 www.librettidopera.it 17 / 18

Brani significativi Le cinesi B R A N I S I G N I F I C A T I V I Ah non son io che parlo (Lisinga)... 10 Se son lungi, non mi brami (Silango)... 12 Voli il piede in lieti giri (Lisinga, Sivene, Tangia e Silango)... 17 18 / 18 www.librettidopera.it