Dagli episodi ravennati e dal loro confronto con l architettura a Costantinopoli è emerso che mentre l occidente romano nell ultima tappa della sua evoluzione, Ravenna, ha portato coerentemente fino alle sue ultime conseguenze il processo di smaterializzazione, l architettura dell oriente romano è rimasta assai più tenacemente attaccata allo stadio antecedente codesto ultimo grado di sviluppo; ed ha serbato la massiccia rigidezza del blocco con le sue tendenze sostanziali più fortemente irresolute. Soltanto così si può spiegare come in SS. Sergio e Bacco si trovi una corrispondenza con l architettura blocco massiva medioromana assi più forte che a Ravenna Zaloziecky E ovvio che, precisando tale divergenza formale tra occidente e Bisanzio, non si avanzano giudizi di qualità o, tantomeno si vuole stabilire una graduatoria di giudizio estetico. Santa Sofia non è certamente inferiore a San Vitale. Nella Basilica di Costantinopoli quel senso di vano larghi, calmi, rappresentati in modo da consentire una, per così dire platonica contemplazione dello spazio, risponde al carattere della spiritualità di Bisanzio. Così come il senso inquieto, mosso, già quasi drammatico, dinamicamente agito e sentimentalmente partecipato dello spazio di S. Vitale, risponde al carattere attivistico della mens romana e quindi del cristianesimo dell occidente. La spazialità esarcale è immediatamente assunta da Venezia e diviene il fondamento stesso del gusto architettonico veneziano durante tutto il Medioevo e oltre, sicchè anche una basilica bizantina come San Marco che conservava sostanzialmente l interpretazione spaziale della chiesa dei SS. Apostoli costruita a Costantinopoli da Artemio di Tralle non sia accolta a Venezia come qualcosa di estraneo o di esotico, ma anzi come una espressione rispondente in pieno al gusto veneziano, connaturato sin dalle origini nella città.
A Venezia, tutta rivolta al mare e all Oriente, dove estendeva sempre più la sua potenza, l architettura nei secoli XI e XII rispecchiò vivamente le condizioni della civiltà: nelle forme romaniche ebbe caratteri propri con grandi influssi orientali. Intorno al 1063 fu ricostruita la vecchia basilica di S. Marco sul modello della chiesa dei SS. Apostoli a Costantinopoli, grande costruzione dell età di Giustiniano. A croce greca con cinque cupole, due maggiori e tre minori. La chiesa oggi è l opera dell amore e dell arte di molti secoli e di generazioni che contribuirono ad arricchirla.
S. Marco a Venezia 1063 Incisione del 1780 circa
S. Marco a Venezia La nuova basilica fu ricostruita nel 1063 sui resti di un più antico edificio affidandone il progetto ad architetti bizantini e prendendo a modello la chiesa dei SS. Apostoli a Coistantinopoli demolita nel XV secolo, una croce greca con cupola al centro e una su ciascuno dei bracci divisi in tre navate. L attuale basilica è l ultimo risultato di una serie di successive modificazioni che qualificarono di volta in volta la sua stessa sembianza formale. Ma è all origine che dobbiamo risalire per comprendere il particolare significato delle linguistiche paleocristiane e tardo romane. La San Marco originaria conserva tuttavia l impostazione a tre navate e l abside ma su di essa venne inserita con un nuoco intervento che ha alterato fortemente il perimetro un braccio trasversale. La pianta che deriva è centrale, a croce greca, composta da quattro spazi uniformi e di uguali dimensioni, disposti attorno a un quadrato centrale, la crociera, coperto dalla cupola principale cui si affiancano altre quattro cupole emisferiche due delle quali di uguale diametro e più ampie delle altre. La simmetria è così interrotta e il sistema delle due grandi cupole determina un polo attorno a cui si organizzano gli altri elementi compositivi. S. Marco ha uno spazio complesso e organico: la cupola principale, sulla crociera, è sorretta da quattro pilastri a pianta quadrata, traforati al piano terra e all altezza delle gallerie. Una corona di finestre taglia la cupola all inizio dell imposta. Intorno allo spazio centrale una sequenza di ambulacri coperti da gallerie con cupole su archi. Il coro si conclude con una abside a catino fiancheggiata due cappelle absidate. Sui tre lati rivolti verso la piazza si sviluppa a tenaglia il nartece, elemento determinante e obbligato per accedere al naos, ambiente che riveste una precisa funzione di passaggio e di mediazione tra spazio esterno e l involucro trasfigurato proposto all interno del naos. A chi proviene dalla luminosa vastità della piazza, il nartece appare come un ambiente chiuso e ristretto, definito da pareti massicce e da volte colorate da marmi e mosaici, un diaframma che impone una battuta d arresto prima di entrare in chiesa.
Quello di San Marco è uno spazio complesso e organico: la cupola principale sulla crociera è sorretta da quattro pilastri a pianta quadrata traforati a piano terra e all altezza delle gallerie. Una corona di finestre taglia la cupola all inizio dell imposta. Tutt intorno allo spazio centrale si sviluppa una sequenza di ambulacri coperti da gallerie con cupole su archi; verso oriente il coro si conclude con un abside a catino fiancheggiata da due cappelle absidate. Sui tre lati rivolti verso la piazza si sviluppa su tre lati il nartece elemento di transizione tra spazio esterno e interno della chiesa. Il nartece si sviluppa a tenaglia : per chi proviene dalla piazza luminosa il nartece appare uno spazio chiuso e ristretto definito da pareti massicce e mosaici colorati. In origine era immerso nell oscurità, doveva essere una pausa di riflessione prima di entrare nella chiesa. Nell architettura bizantina la luce ha un ruolo essenziale. Quando alla sensibilità luministica del romanico si contrappose la ricerca di una aperta luminosità tipica del gotico veneziano l oscura spazialità di S. Marco divenne insopportabile. Allo stravolgimento dei rapporti luce-ombra si affiancarono le modificazioni successive che modificarono la concezione architettonica dell originaria costruzione in rapporto al contesto e alle dimensioni della piazza stessa. Il contesto ambientale della San Marco del XI secolo era sostanzialmente basato sul rapporto basilica acqua: lo specchio d acqua del bacino lambiva due lati del palazzo ducale e il mare penetrava fino a sfiorare il lato meridionale della basilica, che si affacciava dunque direttamente sull acqua. In seguito l interrimento del canale ha ovviamente profondamente cambiato la piazza stessa.
Per intendere il valore del nartece di San Marco, occorre riportarlo idealmente alla sua forma originale. Oggi esso si presenta profondamente modificato, non tanto nelle sue materiali dimensioni e disposizioni, quanto nella direzione, nella qualità, nella modulazione della luce. Luce che è un elemento di fondamentale importanza in ogni architettura, ed in quella bizantina addirittura essenziale. Infatti è bastato che l illuminazione primitiva venisse cambiata perché tutto il valore figurativo del nartece ne venisse sconvolto. Il mutamento avvenne quale diretta conseguenza delle successive aggiunte praticate all esterno, per accordare la chiesa con la piazza, tra la metà del XIII e gli inizi del XV secolo. Fu allora portato innanzi e rivestito di colonne tutto il piano terreno dell edificio. Di conseguenza la luce esterna non venne più a battere
La chiesa di S. giorgio maggiore
L abside traforata di s. Giovanni maggiore L abside traforata di s. Giovanni maggiore
La basilica di S. Angelo in Formis Costruita su iniziativa dell Abate Deesiderio tra il 1066 e il 1071 conserva i più importanti affreschi dell epoca ha avuto una fortuna critica maggiore di S. Pietro ad Montes a Casolla, anche essa di fondazione benedettina e segnalata già negli ultimi anni dell Ottocento. L impianto a tre navate con tre absidi costituisce il modello ricorrente nelle fabbriche benedettine. S. Angelo e gli edifici di culto ad essa connessi vennero costruiti nella seconda metà del XI secolo sui resti di un antico tempio italico dedicato a Diana. Dell edificio classico la chiesa conserva solo il basamento e parte del rivestimento pavimentale in opus texellatum che occupava la cella e l ambulacro esterno. I due edifici rivestono particolare significato soprattutto perché sono due rare testimonianze della vicenda artistica che si riconduce all abate di Montecassino Desiderio. Molte fabbriche sono scomparse o cancellate dai successivi adeguamenti al gusto che ha caratterizzato la successiva cultura. Il ciclo di affreschi con le storie del vecchio e del nuovo testamento si svolge sulle pareti illuminate a giorno da una fitta teoria di finestre.
La basilica di S. Angelo in Formis
S. Pietro ad montes a Casolla
Cattedrale di Sessa Aurunca
Caserta vecchia. Duomo 1100-1129
Caserta vecchia. Duomo il Caserta vecchia. Duomo il transetto realizzato intorno al primo ventennio del XIII secolo
S. Maria Maggiore L interno della basilica, come si presenta oggi ci offre una immagine assolutamente estranea alla basilica paleocriatiana. Basti osservare le finestre ad arco acuto del catino absidale; le pareti della navata conservano la maggior parte del rivestimento musivo originario raffigurante le storie di Abramo Giacobbe e Mosè e sono databili al V secolo. Il soffitto è opera cinquecentesca di Giuliano da Sangallo, il pregevole pavimento marmoreo, opera dei maestri cosmateschi ha subito restauri nel Settecento.
S. Maria Maggiore L interno della basilica, come si presenta oggi ci offre una immagine assolutamente estranea alla basilica paleocriatiana. Basti osservare le finestre ad arco acuto del catino absidale; le pareti della navata conservano la maggior parte del rivestimento musivo originario raffigurante le storie di Abramo Giacobbe e Mosè e sono databili al V secolo. Il soffitto è opera cinquecentesca di Giuliano da Sangallo, il pregevole pavimento marmoreo, opera dei maestri cosmateschi ha subito restauri nel Settecento. Sono visibili il campanile romanico, le cupole delle cappelle Sistina e Paolina e la facciata anteriore all intervento del Fuga che progettò la nuova loggia delle benedizioni caratterizzata da una decisa spinta verticalistica e un carattere barocco La sistemazione della parte absidale risale alla seconda metà del Seicento su progetto di Carlo Rainaldi All interno la compostezza delle forme e dei ritmi classici, la forte luminosità giocata come elemento architettonico, la corsa prospettica di tutti gli elementi verso l abside, ma con un effetto di monumentalità e grandiosità sconosciuto ad altri coevi episodi, tra i quali quello di S. Sabina
Roma. S. Sabina Ravenna 519 S. Apollinare in classe Sant Apollinare è la più conservata delle basiliche ravennati. All interno grossi piedistalli sottoposti alle colonne, valgono ad isolarle in basso, come in alto i pulvini, da una diretta relazione tra il loro valore figurativo e la loro funzione di sostegno. I cristiani scelsero per il loro tempio gli elementi vitali delle culture precedenti sposando nella chiesa la scala umana dei greci e la coscienza dello spazio interno romano. Erano estranei sia all autonomia contemplativa greca, sia alla scenografia romana. La chiesa cristiana non è l edificio misterioso che cela il simulacro di un dio, in un certo senso non è nemmeno la casa di Dio ma il luogo di raccolta e di preghiera della comunità. I cristiani si ispirarono più alla basilica che al tempio romano, perché la basilica era la struttura sociale del mondo edilizio precedente. Ed è anche naturale che essi tendessero a ridurre le proporzioni della basilica romana perché una religione dell intimo e dell amore poneva l istanza di una scena fisica umana, creata a scala di coloro che doveva raccogliere e spiritualmente innalzare. Questa fu la trasformazione quantitativa e dimensionale; la rivoluzione spaziale consistette nell ordinare tutti gli elementi della chiesa sulla linea del cammino umano. Se mettiamo a confronto la basilica Ulpia e una delle prime chiese cristiane come S. Sabina Il tema paleocristiano si esalta e si esaspera nel periodo bizantino. Esemplare l architettura ravennate. In S. Maria Maggiore o in S. Sabina architravi e archi riposano solidamente sulle colonne, stabilendo una continuità tra elementi portanti e portati. In S. Apollinare questo tempo si fa più affannoso, precipitano i valori verticali si esaltano tutti i riferimenti orizzontali. I pulvini costituisco una cesura