Visita a Santo Stefano di Bizzozero - Varese Mercoledì 24 Aprile 2002 Prof.ssa Paola VIOTTO



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Visita a Santo Stefano di Bizzozero - Varese Mercoledì 24 Aprile 2002 Prof.ssa Paola VIOTTO La chiesa, dedicata a Santo Stefano, presenta somiglianze, ma anche diversità rispetto alla chiesa di San Pietro di Gemonio; si può dire che entrambe derivino da un unico modello architettonico e decorativo, che tuttavia ha lasciato spazio al manifestarsi di forme diverse di creatività. STORIA L'edificio è molto antico: dai rilevamenti archeologici, è lecita una sua collocazione ai primi tempi della cristianizzazione delle zone prealpine, e quindi del Varesotto (V secolo), cristianizzazione favorita dal transito lungo le direttrici di comunicazione sud nord non solo di commercianti ma in particolare di soldati convertiti. Lungo queste direttrici, purtroppo non sempre riconducibili alla viabilità attuale, sorgevano piccole comunità la cui chiesa, probabilmente collocata lungo la strada, costituiva un punto d appoggio per i viandanti. La chiesa di Santo Stefano può aver condiviso questa storia. Gli insediamenti della zona erano comunque più antichi, di origine romana, come dimostrato anche da una lapide rinvenuta nella zona della chiesa e dedicata a un dio silvano; può essere anche che l edificio, secondo un uso non infrequente, fosse già in precedenza un edificio dedicato a un culto pagano 1. Gli scavi archeologici hanno evidenziato che la chiesa originaria aveva dimensioni molto inferiori dell attuale e aveva fin dall'inizio l'orientamento Est Ovest per richiamare il significato del sorgere e del tramontare del sole; come avvenuto per la chiesa di Gemonio, anche questa è stata ampliata a seguito dell'aumento dei fedeli 2. L edificio in ogni caso non è grande perché la chiesa di Sant Evasio è stata edificata e consacrata come parrocchiale di Bizzozero già in epoca antica. Anche per questa ragione, la chiesa di Santo Stefano si è caratterizzata molto presto come chiesa esclusivamente cimiteriale (lastre tombali erano presenti anche sul pavimento). La stessa dedicazione a Stefano è indice di antichità; Santo Stefano è il primo martire, citato nelle scritture (Atti 7,59) e quindi oggetto di devozione sin dai primi tempi del cristianesimo, insieme ad altri personaggi centrali del Nuovo Testamento (la Madonna, il Battista) o a primi martiri (San Lorenzo e, nell area ambrosiana come Varese, San Vittore 3 ). ARCHITETTURA L edificio è stato oggetto di numerosi interventi: rifacimenti a seguito di crolli, ristrutturazioni e restauri (l ultimo è degli anni '70). E' a unica navata, in stile romanico. Le pareti che vediamo oggi sono edificate (XI secolo) con tecnica tipica del romanico di fase antica: lavorazione a sassi di fiume (probabilmente recuperati nella stessa area di edificazione, da un vicino torrente) non squadrati e legati da malta in modo abbastanza casuale, con intervalli di zone a tecnica di spina di pesce per dare alla struttura una maggior solidità. L utilizzo di pietre squadrate nell edificazione di pareti è posteriore. La muratura risulta quindi nel complesso povera e trascurata. Maggior cura si osserva in qualche particolare, sia all interno che 1 Il passaggio degli edifici sacri da un culto a un altro era frequente nei primi tempi del cristianesimo perché si voleva sottolineare la continuità nel mantenimento dei luoghi sacri piuttosto che evidenziare il cambiamento delle divinità oggetto del culto. 2 Le dimensioni iniziali sono indicate dalle linee tracciate appositamente nel pavimento. 3 Si ricordino la basilica, che costituiva la chiesa plebana, cioè quella in cui si somministrava il battesimo, e la parrocchiale di Casbeno, indice non di antichità dell'edificio, ma di antica presenza cristiana.

all esterno: gli archi delle finestre e delle porte hanno pietre perfettamente squadrate e regolari e di miglior qualità, così come le pietre angolari esterne sul lato absidale sud. Le aperture (porte e finestre) erano aperte a sud, per dare più luce all interno e per riscaldarlo meglio (questa caratteristica si osserva anche al santuario della Schirannetta di Casbeno). L abside era stata concepita di grandi dimensioni ed ha avuto ben presto problemi di statica. A rimedio, l' arco trionfale originario a tutto sesto è stato rimpicciolito e ribassato, assumendo una forma acuta inizio gotica; i recenti restauri mettono bene in evidenza la giunzione tra i due archi; in particolare, si notano le belle pietre angolari dell arco originario, ben squadrate, segno che il miglior materiale era utilizzato per le parti più significative o più decorative dell edificio. Il campanile, a nord dell' edificio, è romanico, con accesso interno come in genere avviene nelle chiese romaniche (era così anche nell edificio originario della basilica di San Vittore); la cella campanaria è stata rifatta nel 1347. Le finestre si allargano e aumentano di numero con il procedere dell altezza per non minare la statica della costruzione. Il campanile è tra i più antichi del Varesotto. DECORAZIONI INTERNE Così come la chiesa di San Pietro a Gemonio, anche questo edificio era probabilmente tutto intonacato e affrescato. Certamente erano presenti altri elementi decorativi, come quadri o crocifissi, oggi scomparsi e di cui non è restata traccia neppure documentaria. ABSIDE La decorazione absidale oggi visibile è quella realizzata nel 1530 e fa seguito ai lavori di consolidamento di questa parte dell' edificio. Con ogni probabilità, la decorazione originaria era molto simile per sottolineare la costanza nel tempo del contenuto della catechesi. Anche le pitture della chiesa di San Pietro di Gemonio sono analoghe per soggetto, stile e linguaggio; vi vengono dette le stesse cose. Gli affreschi non sono stati realizzati con la tecnica della sinopia, come a Gemonio, ma a ricalco, cioè incidendo sulla parete i contorni delle figure di un modello. Il catino è ripartito in 5 spicchi, separati da strisce dipinte a motivi naturalistici. Nello spicchio centrale, è rappresentato Dio Padre, in trono. Negli spicchi laterali, sono dipinti quattro Dottori della Chiesa, uno per ogni spicchio. La parete è divisa orizzontalmente in due ordini; quello superiore ha al centro una Crocifissione; ai lati sono raffigurati Apostoli e Santi. L'o rdine inferiore è decorato a motivi geometrici semplici di gusto classico. Crocifissione L' affresco si caratterizza per l' assenza di finalità narrative: mancano i ladroni, le pie donne, i soldati; la croce spunta da un pavimento a mattonelle, il Golgota è richiamato da un semplice rialzo. Il pittore non descrive l avvenimento, dà per scontato che lo si conosca: vuole privilegiarne il significato con la rappresentazione dei suoi soli elementi essenziali. Non sappiamo se ai piedi della croce, come vorrebbe la tradizione, vi fosse dipinto il teschio di Adamo 4 : l affresco del XVI secolo è scomparso in quel punto e lascia trasparire porzioni dell affresco originario sottostante. Ai lati della croce, vi sono la Madonna e San Giovanni, che sono sempre presenti, anche in queste crocifissioni essenziali, così come anche nei crocifissi lignei; è presente anche la scritta INRI, acronimo per Iesus Nazarenus rex Iudaeorum (è il "Titulus Crucis", come riportato nel vangelo di Giovanni 5 ), qui riportato solo nella versione latina mentre altri pittori, più eruditi, lo riportano in tutte e tre le lingue citate nello stesso vangelo 6. 4 Il teschio bagnato e lavato dal sangue di Cristo che esce dalla piaga del costato vuole significare che la morte in croce redime il peccato di Adamo. 5 Giovanni 19:19: "Scripsit autem et titulum Pilatus et posuit super crucem; erat autem scriptum: «Iesus Nazarenus rex Iudaeorum»". ("Pilato compose anche l' iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei»). 6 Giovanni 19:20: "Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco".

Dietro la croce, c è una rappresentazione stilizzata della città di Gerusalemme: una serie di torri circondate da mura, come poteva essere l aspetto di molte città dell epoca. Con questa trasposizione di un avvenimento biblico all' epoca dell' esecuzione dei dipinti, i pittori volevano manifestare la volontà di attualizzazione della scena sacra nell' epoca a loro contemporanea: architetture dell epoca, talvolta personaggi contemporanei, abiti convenzionali per i personaggi principali, ma secondo la moda del tempo per i personaggi di contorno. Gli elementi decorativi dell affresco della crocifissione (le mattonelle, le due cornici, verde e rossa, che delimitano la scena e la separano dal resto) ribadiscono che il suo scopo non è la narrazione. Santi e apostoli Ai lati della crocifissione, sul fronte di un loggiato come nell' abside di San Pietro, sono riportati vari personaggi. I più interni hanno abiti di diaconi; a sinistra dell' osservatore, si può riconoscere Santo Stefano, con un libro nella mano destra, la palma del martirio alla sinistra e le pietre del martirio sul capo e sulla spalla destra; alla destra San Lorenzo; molte volte i due santi sono raffigurati insieme. Ai lati dei martiri, si hanno gli Apostoli, in ordine di importanza, come a Gemonio, e con San Paolo al posto di Giuda: Pietro e Paolo sono alla destra di Cristo e Pietro è a lui più vicino. Viene rispettata l' iconografia tradizionale, per la quale San Pietro è rappresentato con le chiavi, mentre San Paolo con la spada, simbolo e strumento del suo martirio. CATINO Nel catino absidale, sono rappresentati i Dottori della Chiesa e Dio Padre; mancano gli evangelisti che invece erano raffigurati a Gemonio. I dottori sono ritratti con lo stesso stile (ad esempio San Girolamo, il primo sulla destra di chi guarda, con il copricapo in stile orientale) e con lo stesso atteggiamento della chiesa di San Pietro: alla scrivania, che è identica, intenti a scrivere su rotoli di carta svolti sul piano. Si tratta forse dello stesso autore per le due chiese oppure di affreschi realizzati da botteghe di pittori che ripetevano volentieri i modelli più amati dai committenti o i modelli più fedeli al testo sacro o alla catechesi che i sacerdoti committenti volevano porre in evidenza. Non si è in grado di dare un nome all autore degli affreschi. ARCO TRIONFALE Sul sott' arco, si hanno altri santi, tra cui Santa Caterina, con la ruota, soggetto molto rappresentato nel Varesotto per la presenza dell eremo sul lago Maggiore. Lungo le giunzioni tra l' arco originario e il nuovo, si possono osservare tracce degli affreschi originari del sott arco dell XI secolo; essi hanno mantenuto una colorazione ancora molto forte grazie al fatto che sono stati protetti dalla luce dopo l' edificazione del secondo arco. Si tratta di figure di santi, o forse apostoli, con motivi decorativi. ALTARE MAGGIORE L altare è romanico, simile a quello di Gemonio: un semplice blocco di muratura affrescato (XI secolo), con Santo Stefano sulla faccia nord e Sant Ambrogio sulla faccia sud. Gli affreschi originari del lato frontale 7 sono andati perduti dopo che, nel 1400, quel lato è stato ricoperto da un Cristo in Pietà, (Cristo che esce dal sepolcro e con la rappresentazioni dei segni tipici della passione, tra cui la croce); è stato dipinto questo soggetto per sancire l' unità tra quanto viene celebrato sull' altare (memoria del sacrificio di Cristo) e la Crocifissione, riprodotta nell abside dietro l altare, che di tale sacrificio rappresenta il reale accadimento. La pietà è attualmente visibile presso il Castello di Masnago. NAVATA CENTRALE Come a Gemonio, i dipinti della navata sono devozionali, commissionati da privati o da famiglie che, secondo l' uso dei tempi, ponevano lungo le pareti altari, anche in semplice legno, per la celebrazione di messe retribuendo appositamente dei cappellani con dei lasciti (le cosiddette cappellanie). Sopra questi altari, si facevano dipingere Santi o Madonne secondo il proprio gusto o 7 La chiesa, fino a tempi relativamente recenti, cioè fino al XVIII secolo, non era considerata come un museo e quindi intoccabile, ma come una casa e quindi soggetta a tutti quei lavori di ammodernamento o di variazione che mutate condizioni potevano richiedere o suggerire: cambiamento dei gusti, della liturgia, delle finalità catechetiche etc.

intendimento. Questo uso fu interrotto da San Carlo (fine del XVI secolo), quando, per l'esaurimento dei lasciti e per il conseguente abbandono a cui questi altari erano andati incontro, fu decretato il loro smantellamento e fu restituita all altare maggiore l'appropriata centralità liturgica. Altare sud L altare lungo la parete sud, forse su pressione dei fedeli, ha resistito agli ordini vescovili ed è stato mantenuto. E' opera di pregio, firmata e datata: Galdino da Varese, 1498. L attribuzione dell opera e la sua datazione sono certe 8 grazie alla scritta presente sulla parete sopra il capitello di destra; la corrispondente scritta a sinistra è invece andata perduta 9. L'altare è un opera che si è venuta costruendo intorno ad una preesistente Madonna del latte (1300), la più antica tra tutte le Madonne raffigurate nella chiesa (lo si nota dalla forma del trono e del viso). Non è un opera realistica che manifesta il sentimento della maternità o dell affetto (il bambino, ad esempio, è in piedi), ma vuole evidenziare il valore teologico della Madonna come Madre di Dio. Al lato destro della Madonna (per chi guarda) si osserva un Santo Stefano (tra i due affreschi, nella giuntura, si hanno resti di un altro dipinto antico, parzialmente coperto, indecifrabile), mentre su quello sinistro si ha un altra Madonna, più recente del Santo Stefano: la logica di tipo devozionale, con la ripetizione di affreschi di identico soggetto uno accanto all'altro, prevale su quella narrativa. Il programma devozionale costruito intorno alla Madonna del latte si è poi arricchito con la rappresentazione superiore della figura di Dio Padre e, ai suoi lati, di Angeli i cui cartigli riproducono antifone mariane (Ave, Domina coelorum; Ave, Domina Angelorum). La figura di Dio è purtroppo rovinata: forse reggeva una corona, dando all opera il significato complessivo di un Incoronazione della Vergine. L importanza dell altare e della devozione di cui esso era oggetto sono confermate dalla presenza del ciborio decorato secondo lo schema pittorico tradizionale delle absidi. Vi sono raffigurati gli Evangelisti e i Dottori, in alternanza, con scritte che li identificano. Al centro, nella chiave di volta, è scolpita la mano di Dio. Nei sott archi, sono rappresentate figure insolite, non rare negli affreschi delle chiese: sono figure di uomini e donne alternati, con abiti alla moda dei tempi (fine 400: cappellini, trecce, cuffie), rappresentanti profeti e sibille. Perché le sibille, che erano pagane? Perché nel medio evo si era sviluppata l idea che esse fossero delle profetesse, cioè che avessero annunziato la venuta di Cristo al mondo pagano. Oltre alla valorizzazione dell antico testamento, rappresentato dai profeti, si voleva sottolineare l'idea che anche nel mondo pagano erano vissute persone che avevano quasi avuto il presagio di quello che poi sarebbe successo, di chi poi sarebbe venuto (l inno del Dies irae lo conferma: Dies irae, dies illa,., teste David cum Sibylla 10 ). Anche gli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo, del 1508 e quindi di pochi anni posteriori all altare della chiesa di Santo Stefano, indicano quanto fosse diffusa l idea che la venuta di Cristo rappresentava la realizzazione del desiderio più vero per tutte le persone, di ogni epoca. All esterno del ciborio, sugli archi laterali est e ovest, sono rappresentati angeli musicanti; sull arco trionfale al lato nord, è rappresentata una Annunciazione, come a Gemonio, perché l annunciazione segna l inizio della storia della salvezza di cui viene fatta memoria ad ogni celebrazione eucaristica svolta sull'altare, dietro l arco. 8 Si è stati messi in grado di risalire anche ad altre informazioni sull autore: si tratta del rappresentante di una famiglia di pittori, la Campanigo, attiva in Varese e nell'area piemontese da tempo, ma non la sola, ad indicare il gusto e la richiesta di immagini anche in città di provincia, come Varese, le cui botteghe comunque erano in contatto con gli stili di autori importanti dell epoca. 9 Le scritte venivano eseguite per ultime, a intonaco già secco e per questo sono più deperibili: in genere oggi risultano scarsamente leggibili. 10 Inno tradizionale delle liturgia dei defunti, del XIII secolo (?), attribuito a Tommaso da Celano, il biografo di San Francesco

L angelo ha dei gigli; sopra la Madonna, come da una fessura del tetto, arriva la colomba dello Spirito: l autore ha utilizzato un idea del Foppa 11, l angelo lo ricorda in pieno 12, non con spirito di emulazione, ma di citazione o di omaggio al pittore ritenuto più importante. Decorazioni in cotto completano la parte superiore del ciborio; si tratta di decorazioni ad archetti, prodotti in serie nel Varesotto 13, con due motivi alternati nella parte inferiore, una faccia e una mensola. Le due colonne verso il centro della navata e i quattro capitelli, che sono medioevali, concludono l opera, ricca e complessa. Parete nord Lungo la parete nord, restano due gruppi di affreschi. Il più antico, a destra, rappresenta dei santi, ma è praticamente illeggibile; il gruppo di sinistra è composto da quattro opere (A A B C D). Da sinistra: Cristo in mandorla (A), benedicente, con ben riconoscibile la croce nella sua aureola, tra San Giacomo (a sinistra di chi guarda) e un Vescovo a destra; ai piedi inginocchiato, il Donatore. San Giacomo si riconosce sia per la scritta, posta in alto, sia per il bastone del pellegrino con cui sempre era raffigurato a indicazione del pellegrinaggio a Compostela, una delle tre mete tradizionali dei pellegrinaggi medioevali assieme a Gerusalemme e a Roma. Del donatore non si può dire nulla se non che probabilmente si chiamava Giacomo per la presenza della figura dell apostolo. Anche questo affresco è stato realizzato con la tecnica dell incisione del contorno. L opera è del 1300 e richiama lo stile degli affreschi della cripta della chiesa di Santa Maria del Monte, oggi non visitabile. Alla destra dell' affresco del Cristo, si notano i resti di una affresco più antico (A ), parzialmente coperto e irriconoscibile. Seguono due Madonne (B C) della fine del 400, quindi della stessa epoca dell altare di Galdino e molto simili alla Madonna del latte. Ancora più a destra, un altra Madonna (D), la più recente. Tutte le tre Madonne qui rappresentate hanno gli abiti scritti, ma sono scritte senza senso, semplici sequenze di lettere, che, secondo una moda dell epoca, venivano ricamate sugli abiti. La Madonna (B) regge un libro su cui sta scritto un motto Ingredio(?) Matris Sedes Sapientiae Patris 14, che richiama l affresco del Santuario della Madonna di Re in Val Vigezzo. Gesù tiene tra le mani un piccolo uccello, secondo un uso comune (è presente anche nel battistero di Varese) e simbolico, che qui però non si riesce a interpretare in modo certo: il tipo di uccello dipinto non è riconoscibile e quindi ad esso non si può attribuire nessun altro significato se non quello di anima 15. La Madonna (C) non ha elementi simbolici di rilievo, il bambino è in una posa riutilizzata altre volte e ricorda l unico quadro di Galdino, una Madonna con Bambino che si trova a Cannobbio. ESTERNO Nella parete sud, si nota la qualità del taglio delle pietre degli archi delle finestre e della porta; l arco di questa è ben evidenziato, oltre che dal triplice ordine di pietre, anche da una fila di mattoni. La finestra verso ovest è stata chiusa a seguito della costruzione dell altare di Galdino. Non si sa se l accesso alla chiesa avveniva attraverso la porta di questa parete o attraverso quella del fronte; non si conosce infatti quale fosse la direzione della strada. L abside appare di dimensioni ragguardevoli, profonda, con la decorazione ad archetti ciechi a tutto sesto tipica del romanico. Due finestre delle tre che vi si aprivano sono state chiuse a seguito dei lavori di consolidamento che hanno portato alla riduzione dell arco trionfale. 11 Vincenzo FOPPA (Brescia ca. 1426-1516). Tipico rappresentante del naturalismo lombardo, lavorò a Milano per Francesco Sforza ed eseguì (dopo il 1462) la decorazione della Cappella Portinari in S. Eustorgio 12 Vincenzo Foppa, Angelo annunciante, 1495-1500 circa tavola, cm 93,7 x 57,5; Vergine annunciata, 1495-1500 circa tavola, cm 93,7 x 57,3; Isola Bella, Collezione Borromeo. 13 In centro città, resta una finestra in cotto, opera delle stesse fornaci, di fattura più complessa. 14 Trono (?) della Madre, sede della sapienza del Padre(?). 15 La colomba rappresenta lo Spirito Santo, l' aquila l' evangelista Giovanni, il cardellino la passione; il pavone è un altro uccello presente nell' iconografia cristiana.

L ANNUNCIAZIONE DI VINCENZO FOPPA Da www.vincenzofoppa.it Angelo annunciante 1495-1500 circa tavola, cm 93,7 x 57,5 Vergine annunciata 1495-1500 circa tavola, cm 93,7 x 57,3 Isola Bella, Collezione Borromeo Come suggerisce la visione dal basso, le due tavole costituivano gli elementi dell'ordine superiore di un polittico non identificato. In epoca imprecisata, esse furono decurtate in modo disomogeneo, conservando un'identità di misure ma compromettendo l'originaria coerenza spaziale tra le due immagini. L'ambientazione architettonica delle due tavole è stata preparata attraverso molteplici incisioni tuttora visibili sulla superficie pittorica, che denunciano come Foppa abbia cambiato idea in corso d'opera. Le piccole, ma significative, differenze nel partito ornamentale (per esempio nelle modanature degli arconi, nella cornice degli oculi, nei profili della trabeazione, nelle ghiere degli archi) potrebbero essere frutto di un vecchio restauro. Il cielo che si vede attraverso gli oculi e le arcate è di un azzurro scuro e un po' sordo che è esito di una antica ridipintura. Nonostante la vistosa presenza dei nimbi in pastiglia e degli ori, che dichiarano la fedeltà del pittore alla tradizione decorativa lombarda, specialmente nelle figure si avverte la reazione di Foppa alle moderne sperimentazioni prospettiche di Bramantino e di Zenale e al linguaggio sentimentale di Leonardo, a cui sembra alludere il volto trasognato dell'angelo (quasi un parallelo dello pseudo-boccacino). BIBLIOGRAFIA I testi biblici in lingua latina sono stati estratti da www.thelatinlibrary.com Le informazioni sull inno Dies irae sono state estratte da www.newadvent.org L immagine dell esterno della chiesa è stata ricavata da www.varese.lombardiainrete.it/varese