Poesia e Lager di Elena Farruggia Prosegue la proposta di STORIAE di testi 13 dedicati alla memoria della Shoah. In questo numero proponiamo una breve antologia di testi poetici. Perchè la scelta della poesia per tramandare la memoria dello sterminio nazista? Il 25 e il 26 gennaio 2005 si è tenuto a Torino, nell ambito delle iniziative promosse per la Giornata della Memoria, il convegno Poesia e Lager i cui atti sono stati pubblicati nel volume Dal buio del sottosuolo. Poesia e Lager a cura di Alberto Cavaglion. 1 L obiettivo del convegno, scrive Cavaglion nell introduzione, era ambizioso: porre a confronto diverse esperienze letterarie nazionali davanti alla memoria dello sterminio nazista. 2 La riflessione su poesia e Lager si inserisce nella nuova stagione di ricerche sul tema delle possibili rappresentazioni artistiche dell esperienza dei campi di concentramento che sta prendendo particolare vigore. Come è sempre accaduto nella storia umana, quando vengono a mancare i testimoni diretti, l arte - la letteratura, la poesia ma anche la musica, le arti figurative - può contendere alla storia il privilegio dell eternità. Rispetto alle interpretazioni degli storici, per loro natura mutevoli, come mutevole è la natura umana, la poesia fin dai tempi più antichi ha reso possibile questo nesso fra passato e futuro. 3 Poesia dunque come strumento potente per non dimenticare, per tramandare la forza della memoria e delle emozioni, per di tutto sollevare dal buio del sottosuolo alla luce della consapevolezza. 4 E perchè, come sostiene Daniela Amsalemm nel suo intervento a Torino, di fronte a un evento che sfida la ragione, la poesia è forse il mezzo più adeguato per esprimere l inconcepibile, l indicibile. 5 E ancora la poesia contiene una carica emotiva che la rende più idonea a esprimere l orrore, la rivolta, ciò che si prova nei momenti più tragici della propria esistenza. 6 Le poesie scritte o concepite nel Lager sono un grido, un grido di allarme e di speranza, un dono fatto ai compagni e a se stessi, per affermare la propria dignità; un messaggio destinato a un lettore ipotetico, un atto di fede come scrive Jorge Semprun, una vittoria sulla barbarie. Semprun è convinto che solo l elaborazione artistica può rendere l inimmaginabile, e che quando l ultimo superstite sarà scomparso, toccherà alla letteratura prendere il posto della memoria. 7 Scrivere (poesie o qualsiasi altra cosa) nel Lager era estremamente pericoloso. Le poesie che ci sono giunte sono state scarabocchiate su pezzi di carta o cartone di varia origine, passate clandestinamente da un gruppo di prigionieri a un altro, a volte (come nel caso di Katzenelson) sotterrate al margine del campo, trasmesse oralmente e ricordate a memoria dai sopravvissuti. Hanno in genere gli stessi temi delle testimonianze in prosa: la deportazione, il viaggio nei vagoni piombati, la fame, il freddo, l arrivo nel Lager, la giornata di lavoro massacrante, il martirio quotidiano. I testi e le presentazioni proposti sono tratti dall antologia Per ricordare: poesia e Lager, pubblicata sulla rivista Lo straniero 8 da Renzo Ricchi a partire dalle relazioni e dai testi poetici presi in esame dai relatori nel convegno Poesia e Lager. Note 1 CAVAGLION A., Dal buio del sottosuolo. Poesia e Lager, Milano 2007. 2 IVI, p. 7. 3 IVI, p. 8. 4 Da una lettera di Primo Levi del 10 gennaio 1949 a Umberto Saba, citata in CAVAGLION A., Dal buio del sottosuolo. Poesia e Lager, p. 9. 5 AMSALEMM D., Au nom du mort qui fut sans nom in CAVAGLION A., Dal buio del sottosuolo. Poesia e Lager, Milano 2007 p. 29. 6 IVI, p. 30. 7 IVI, p. 30. 8 Lo straniero, n. 66/67. Dicembre 2005/gennaio 2006. 10 storiae
CATHERINE ROUX Internata a Romainville, fu deportata a Ravensbruck e ne fu liberata il 22 maggio 1945. MIO DIO! Mio Dio! non ho più vestiti per coprirmi, non ho più scarpe, non ho più la borsa, il portafogli, la penna. Non ho più nome. Mi hanno etichettato 35282 Non ho più i capelli, non ho più il fazzoletto, non ho più le foto di mia madre e dei miei nipoti. Non ho più l antologia da cui a volte Nella mia cella di Fresnes Imparavo una poesia. Non ho più niente. Il mio cranio, il corpo, le mie mani nebbia. MARIANNE COHN Militante tra i giovani sionisti nel Sud della Francia, è stata fucilata l 8 luglio 1944. Il suo corpo venne ritrovato in una fossa comune, qualche giorno dopo la liberazione. Era stata arrestata con un convoglio di bambini che tentava di far fuggire in Svizzera. La poesia che segue è stata scritta in cella nel novembre 1943. TRADIRO DOMANI, OGGI NO Io tradirò domani, oggi no. Oggi, strappatemi pure le unghie Ma non tradirò! Voi non conoscete i confini del mio coraggio. Io sì. Voi siete cinque mani dure con anelli. Voi avete ai piedi scarpe chiodate. Ma io tradirò domani. Oggi no. Domani. Mi occorre la notte per decidere. Mi occorre almeno una notte Per rinnegare, abiurare, tradire. Per rinnegare i miei amici, per abiurare il pane e il vino, per tradire la vita. Per morire. Io tradirò domani. Oggi no. La lima è sotto il pavimento, la lima non è il carnefice,la lima non serve per le sbarre, la lima è per il mio polso. Oggi, non ho niente da dire. Tradirò domani. 14 15 13. I prigionieri scendono dai treni e si avviano alla selezione. 14. e 16. Gli uomini e le donne adatti al lavoro, dopo la rasatura dei capelli e la disinfestazione, indossano le uniformi del campo. 15. Ghetto di Varsavia: un bambino ebreo viene scoperto dai nazisti e dalla polizia polacca portare nel ghetto delle patate. 16 storiae11
MOSCHE SCHULSTEIN Di lui si sa solo che fu deportato ad Auschwitz UNA BAMBOLA AD AUSCHWITZ Su un mucchio di cenere è seduta una bambola E l unico resto, l unica traccia di vita. E seduta tutta sola, orfana della bambina Che ama con tutta se stessa. E seduta Come altre volte era stata tra i suoi giocattoli Vicino al letto della bimba su un piccolo tavolo. Resta seduta così, la crinolina gualcita, Coi suoi grandi occhi blu e le trecce bionde, Con gli occhi di tutte le bambole del mondo Che dall alto del mucchio di cenere Osservano Lo sguardo stupito Guardano Sì Come fanno Tutte le bambole del mondo. Con i suoi vestitini e le sue trecce bionde E con i suoi grandi occhi blu Che colmi di stupore Ci guardano negli occhi: Sì Proprio noi. Ci guardano negli occhi. 17 Ma è tutto diverso, la loro meraviglia è diversa Da quella dello sguardo Di tutte le bambole del mondo. Una strana sorpresa Solo loro La esprimono. Perché gli occhi di questa bambola Sono gli unici occhi Che ancora restano in quel luogo Gli unici risorti da quel mucchio di cenere umana Soltanto loro esistono Gli occhi di quella bambola Che ci sta contemplando Spento lo sguardo sotto la cenere E noi abbiamo paura Di guardarla negli occhi. Stamattina, poco fa, la bambina stringeva Tra le braccia la bambola. Poco fa. La madre portava la bambina Si teneva la bambina come questa teneva la bambola Strette stavano l una all altra E poi sono scomparse Scomparse in una camera di morte Nel suo inferno soffocando La madre la bambina la bambola La bambola la bambina la madre Ma lei era una bambola E ha potuto salvarsi Oh la fortuna di essere una bambola non un bambina! Come v era entrata, così è uscita dalla camera. Ma non c era più la bambina per stringersi a lei Né c era la madre per stringere la bambina. FRANCOIS VERNET Scrittore, è stato responsabile della falsificazione dei documenti all interno della Resistenza. Arrestato il 25 febbraio 1944, viene deportato a Dachau dove morirà qualche mese dopo. FRESNES No voi non avrete niente di me Né il mio dolore né la mia gioia Il mio dolore è mio La mia gioia appartiene alla terra Ho scritto il mio nome sul muro E ho guardato le stelle I bambini del mondo futuro Avevano gli occhi fissi su di me Avevano fame e avevano freddo E mi hanno detto: Contiamo su di te. Così lei è rimasta lì Appollaiata su un mucchio di cenere Si guarda attorno e cerca Le piccole mani che l abbracciavano sempre. Dalla camera della morte la bambola è uscita Tutta intera 17. Due bambini giocano alle guardie. 18. Auschwitz, Polonia, 28 ottobre 1996. Riproduzione, nel Crematorium I, di una fornace in uso nel campo di concentramento. 19. In questa foto compare Lili Jacob. È la ragazza in prima fila, quarta da sinistra nel gruppo di destra, con le braccia lungo i fianchi e il capo leggermente inclinato. 12 storiae
LEOPOLD LEVIN Non si conoscono i suoi dati biografici. SENZA TITOLO Quando hanno rapato a zero le donne del convoglio quattro detenuti hanno spazzato via i capelli di quelle che stavano per essere gassate 19 e li hanno ammonticchiati. Bene in vista, il mucchio dei capelli dei giustiziati. Vi palpita qualche spilla, qualche pettine d osso. La luce non li illumina più, Il vento più non li spettina, nessuna mano li accarezza più, né la pioggia, né le labbra. Fare memoria Nelle casse di capelli Delle donne asfissiate C è una treccia legata da un nastro, a scuola i più monelli la tiravano sempre. ISAIAH SPIEGEL Sopravvisse ad Auschwitz CONSERVATEMI LA MEMORIA Di tanti morti conservatemi la memoria, di tutti coloro che sono diventati cenere, d una generazione datemi la memoria il suo ultimo furore, il suo ultimo dolore. Dei capelli avvampati dalle rosse fiamme Della carne nuda nel fuoco dell inferno, di tanti morti datemi la memoria e datemi, sacre, le parole vendicatrici. Tutti quegli ochhi chiusi a milioni E le preghiere soffocate tra le labbra, delle fornaci dei patiboli dell orrore. Milioni di mani m inseguono nel vento Incendiano le notti, le albe sgomente. Poiché le parole non bastano per piangerli. Perché mute sono le parole come la sabbia, ora che il loro sangue s è versato di tanti morti datemi la memoria e il loro respiro sulla strada del supplizio. Lasciate alle mie ciglia almeno una lacrima Imperlata di quegli occchi aperti. Insieme agli abissi di tutti i mari. 18 Decapitato, tutto un popolo passa Che fu avvelenato Che fu massacrato. Datemi parole vendicatrici, sacre parole. storiae13
IRENA BOBOWSKA Nata nel 1900 a Poznan, Polonia, paralizzata fin dall infanzia, prese tuttavia parte alle attività della Resistenza. Arrestata nel 1941, detenuta al Fort VII di Poznan e quindi nella prigione berlinese di Plotzensee, dove i nazisti la privarono della sua sedia a rotelle, e dove fu ghigliottinata nel 1942. Questa poesia è stata scritta a Poznan nel 1941. IMPARO L ARTE Imparo l arte suprema della vita: Sorridere a tutti, sorridere sempre Senza disperazione sopportare la mia pena E non rimpiangere il passato Non temere l avvenire. Ho imparato l arte dei rapidi pensieri Per sferzare il tempo che ama illanguidirsi E so che dura lotta occorre Per non cadere, non indebolirsi Davanti all infinito turbamento del cammino. Ho imparato il sapore della fame E delle notti bianche già da molto tempo Conosco le lamine acuminate del freddo Quando avvolta in un gomitolo Spio la partenza delle ombre E so l impotenza delle lacrime Nelle giornate chiare E nelle notti scure. Perché imparo l arte suprema della vita: Sorridere a tutti, sempre sorridere Senza disperazione sopportare la mia pena E non rimpiangere il passato Non temere l avvenire. 20 20. La scala di ingresso al cortile della casa dove visse il rabbino Meir Ben Gedaliah (1558-1616), Lublino, 1938. 21. Marc Chagall, Aaron davanti al candelabro a sette braccia, 1931. 14 storiae