The Godmother. Virginia Woolf. Non so, forse per parlare di Virginia Woolf si comincia dalla fine. Lei scompare

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3 The Godmother Virginia Woolf di Maria Giovanna Ziccardi Non so, forse per parlare di Virginia Woolf si comincia dalla fine. Lei scompare nella natura medievale, quella natura selvaggia che ha scritto e amato: si cura con la morte, si immerge nell acqua e sparisce così. L orologio al suo polso si ferma alle L opera di Virginia resta tutta impigliata in questa profondità marina; buia e insieme verde-azzurra; sconvolta, eppure sempre in prodigiosa sintonia con la vita. Non è facile avvicinarsi alla sua prosa. Nella sua leggerezza, rimane segreta, sfuggente. Non credo che Virginia volesse esattamente questo, ma è anche questo che rende grande il suo talento. Lei voleva dire, rappresentare cose. Ma nei suoi romanzi non si percepisce niente di pre-definito, di dato, di detto. È la dissacrazione del pre-concetto. Per questo è così difficile raccapezzarsi: te lo devi guadagnare tu, il senso. E non è mai una volta per tutte. Nel suo destino, tutto è contro di lei: la mania depressiva, la morte della madre, l amante infedele, la fatica estenuante della scrittura. Eppure, tra le sue mani la malattia diventa una pausa fisiologica, un serbatoio quasi necessario: la ossessionano rumori di ruote, uccelli che cantano in greco. Da questi abissi entra ed esce, non può fare altro. Il Diario attraversa questa costante tensione tra luce e ombra, tra quiete e follia, il continuo svuotarsi, esaurirsi, seccarsi, per riprendere, un mattino, una forma nuova, un energia che trascina corpo e mente. Appena Virginia si perde e si arrende, la vita ricomincia a fluire. Ricomincia sempre. Ecco infatti che Le Onde è il romanzo che più le assomiglia, e che la sua amante si chiama Vita, un altra scrittrice, aristocratica e istrionica, di talento più scarso, Vita Sackville-West. A lei Virginia consacra Orlando, un impresa coraggiosa e acrobatica, fuori dal tempo, dal suo tempo e da tutti i tempi. Difficile. Si avverte e si paga lo sforzo e la forza che partoriscono ogni riga. I libri sono pesi di cui sgravarsi: scrivendo lei resuscita e seppellisce se stessa, i suoi conflitti, le sue ossessioni, la sua infanzia, le presenze che ingombrano la sua vita. Fa i conti con la verità e la disarma. La riconcilia con la fantasia. E per quanto sia cerebrale nella vita e nell amore, Virginia è fatta soltanto di sensi quando scrive. La mente diventa una canna di pesca, come spiega lei stessa, gettata tra le impressioni e le sottoimpressioni. L occhio, l orecchio moltiplicano la trama in tante trame, la sfasano su piani diversi, la dissolvono nel ritmo. Ci restituisce tempo,virginia, quando tutto quello che accade alla signora Dalloway accade in un giorno solo, il giorno in cui esce per comprare i fiori. Poi arriva la morte, per un attimo la sua festa si guasta. L eterno rimando fra luce e buio, l inquietante continuità che li lega, che quasi li rassomiglia. Facile a dirsi, facile a banalizzarsi. Virginia non dice e non allude: tutto resta sospeso, vibrante, presente. Sensazioni impercettibili, sofisticate, raccolte tra un vetro e una tenda, tra la luna e il vestito, nulla di più. Il suo destino, la Woolf, lo accoglie e lo assume fino in fondo, fino in fondo decide di annegare nel fiume, perché la guerra, il fascismo, le bombe, la depressione sono diventate ormai troppo. Ma non è la morte ad avere la meglio, la parola che lei annuncia, che ci consegna a piene mani, resta un inconfondibile, instancabile sì. 3

4 Sommario La citazione del mese 5 Le vite ortogonali 6 Mitomania 7 Trilogie 8 Corrispondenze notevoli 9 Letterature Involontarie 10 idinner@stevejobs' 11 Metaletterari di carta/2 12 Me lo copre il prezzo? 13 Oh, Scena! 14 Donne & Compressori 15 Megaviaggi! 16 La lettera che muore 17 Pillole di Scienza 18 Biografie edulcorate 19 I ferri del mestiere 20 La posta dei lettori 21 Metaletterari di carta/2 23 Ghost World 24 Iperboloser 25 Editoriale Questo numero di Finzioni nasce sotto una buona stella: infatti è il numero tredici di nome ma non di fatto, essendo in realtà la quattordicesima uscita del vostro preferito - e unico - giornale di lettura creativa. Dopo l'ubriacatura del mese scorso, in cui un po' di amici ci hanno fatto l'onore di essere nostri ospiti, Finzioni ritorna alle sue abitudini, celebrando un nuovo arrivo, Stefano Fanti, e la sua Trilogie che parte da Auster e arriva chissà dove. Un'altra chicca è il divertissement di Alessandro Pollini e Licia Ambu che, sull'asse Roma (RM) - San Mauro Pascoli (FC), hanno scritto della loro deliziosa cenetta a casa di Steve Jobs (quello dell'ipad) in cui tutti le cose si chiamano con la "i" davanti. Finzioni poi è sempre sul pezzo e quindi non potevamo farci mancare un intervento di Agnese Gualdrini sugli stretti parallelismi tra il vul- cano Eyjafjallajökull (quello dell'islanda) e i libri. C'è una grande signora come Godmother e un grande vecchio come citazione del mese, i vampiri tamarri di Twilight nell'illustrazione di Davide La Rosa e il modo per fare entrare cinque elefanti in una cinquecento (che non si può fare due davanti e due didietro sennò il quinto resta fuori). Chiudiamo annunciandovi con orgoglio che Finzioni è approdato sul sito di Rolling Stone come blog letterario ufficiale, con pezzi inediti, una selezione delle migliori rubriche della rivista e tanti, tanti altri divertimenti. La redazione 4

5 Si usavano, a proposito di Huxley e Sainte-Beuve, di Madame de Boigne e Thomas Hardy, le stesse frasi con cui, partiti gli invitati alla fine di un ricevimento, i padroni di casa e i loro intimi restano a commentare e spettegolare piluccando uva e fumando l ultima sigaretta. Kafka era niente male, Valéry un mostro, Milton si beccava un perplesso Sarà, Eschilo un caloroso Bello, bello!. Hemingway era un po un salame, Zola una ciula completa, D.H. Lawrence un gran nuiùs, Dante, a cercare un po, molto divertente, De Sade un mezzo ciapa ciapa. Al ministro della pubblica istruzione e a tutti i riformatori scolastici potrei suggerire che non esiste modo migliore per trattare la cultura, la cui essenza sfugge inesorabilmente a chiunque le si accosti col cappello e il taccuino in mano. Carlo Fruttero La citazione del mese Mutandine di chiffon di JACOPO CIRILLO Carlo Fruttero è vecchissimo, molto più vecchio dei suoi 84 anni. E si fuma delle gran paglie accendendole con i fiammiferi perché non ha abbastanza forza nel pollice per azionare questi nuovi accendini moderni con le sicure per i bambini. Ma quando scrive è una meraviglia, soprattutto nel suo nuovo libro, Mutandine di chiffon, una specie di autobiografia messa insieme con gli scritti di una vita e titolata in onore di una canzonetta licenziosa degli anni 20 in cui le sovracitate mutandine sono descritte come sentinelle del pudor. Come molte autobiografie di grandi scrittori, penso al notevole Le parole di Sartre, le congiunture della vita di Fruttero lo hanno portato a leggere tantissimo da piccolo, letture schizofreniche e raffazzonate, figlie della varietà casuale delle biblioteche disponibili. Con gli occhi di adolescente allora la letteratura non poteva essere quella dei critici o degli esperti, era quella dei commenti di provincia, del gossip torinese, dei pareri frettolosi o pregiudizievoli. E certamente è stato questo approccio a trasformargli il cervello e a renderlo uno scrittore indimenticabile e, una volta tanto, indimenticato. E che grande insegnamento è questo: non ci si deve avvicinare alla cultura con il taccuino, metonimia di quella finta riverenza e malcelata spocchia degli esperti. Bandire il timore, sbiadire l aura di sacralità, tornare ragazzi e avvicinarsi a geni immortali e intramontabili gesta con una risata e uno sberleffo. La letteratura è tutta qui; tutto il resto, come diceva un altro grande vecchio, è noia. 5

6 Le vite ortogonali Florence Ponting vs Karen Blixen di JACOPO DONATI Plutarco scrisse una serie di 24 biografie che prese il nome di Vite parallele. Per ognuna prese una figura greca ed una romana, le mise una affianco all altra e ne cercò le similitudini. Ma qui si parla di finzione, mica di realtà!, e così i miei grandi saranno i personaggi d inchiostro dei libri. Lavoro ben più umile il mio che, oltre a esaminare solo una parte della vita di questi personaggi, ne sottolineerà le differenze. Florence Ponting Due sposini alle prese con la loro prima notte di nozze in un romantico alberghetto a due passi dalla Manica: cosa può andare storto? Siamo nei primi anni 60, lontani dalla rivoluzione sessuale che cambierà il mondo, e Florence Ponting, la protagonista del libro di Ian McEwan intitolato Chesil Beach, non sa nulla del sesso se non ciò che ha letto in un manuale. Violinista dotata proveniente da una famiglia bene, Florence lavora sodo per ottenere ciò che vuole, ma la sua strettezza di vedute la tiene ancorata a un binario fisso anche quando sarebbe più saggio cambiare strada. Il sesso e la proposta che Florence farà al marito distruggeranno il matrimonio dei due giovani dopo neppure una notte assieme, ed entrambi se ne pentiranno: anche dopo 40 anni, Edward si troverà a pensare all ex moglie e a rimpiangere le decisioni prese a Chesil beach; Florence, invece, al termine di ogni concerto, cercherà tra il pubblico il viso di Edward nella speranza di rivederlo. Karen Blixen Karen Blixen ha scritto diversi libri, ma resta famosa soprattutto per uno: La mia Africa. Parte alla volta del Kenya per coltivare il caffè e, sebbene avesse già scritto qualcosa, il suo desiderio più profondo era quello di vivere l avventura, non scriverla. Karen Blixen divorzia presto dal cugino e si ritrova così a dover curare da sola l intera piantagione. Malgrado i suoi sforzi e quelli degli indigeni Kikuyu le piante di caffè non rendono a sufficienza, e ogni anno la sopravvivenza della fattoria è messa in discussione. La baronessa danese si comporta come pochi nobili farebbero, e per le stanze della sua casa girano bambini indigeni, una piccola gazzella, grandi cacciatori e grandi ubriaconi. Così Karen Blixen si ritroverà a vestire i panni dell agronomo, del cacciatore, del medico e del veterinario. Le difficoltà saranno alla fine troppe, la fattoria verrà venduta e la Blixen tornerà in patria. Nelle pagine di La mia Africa si può trovare così tanta vita che a volte è difficile ricordarsi che si ha tra le mani un diario. Avventure nella savana, amore, azioni di guerra e drammi personali fanno da cornice alla realizzazione di Karen Blixen come grande scrittrice. Cosa sarebbe successo se Florence Ponting fosse stata meno rigida nella sua vita? E che fine avrebbe fatto Karen Blixen se si fosse comportata diversamente? Florence si è tenuta stretta le poche certezze che aveva, e i rimpianti sono frutto del non aver osato uscire dai binari. Se la Blixen non si fosse lasciata guidare dagli ostacoli sul suo cammino, invece, avremmo oggi un caffè mediocre e una grande scrittrice in meno. 6

7 Mitomania Dove si parla delle matte storie inventate dagli antichi Greci e mutuate dai moderni. di VIVIANA LISANTI Dalla parte dei cornuti Le colpe delle madri ricadono sui figli: tua madre è una fedifraga zoofila e tu finisci per essere cornuto e mazziato. E successo ad Asterione, detto il Minotauro. E andata più o meno così: Minosse, re di Creta, riceve in dono da Poseidone un bell esemplare di toro da monta e invece di sacrificare la bestia in onore del dio, come pattuito, la tiene per sé. L affronto fa scatenare le ire del dio che compie la sua vendetta trasversale sulla regina, Pasifae, infondendole un desiderio incontenibile nei confronti dell'animale. Per esaudire le regali voglie viene scomodato il genio tuttofare di corte, Dedalo, che dopo essersi occupato di invenzioni di pubblica utilità nel campo dell architettura, metallurgia, idraulica, chissà con quale entusiasmo si mette a progettare un simulacro di vacca dentro il quale la regina possa posizionarsi per farsi montare al meglio dalla belva. In ogni caso fa un ottimo lavoro tanto che l incontro tra la donna e l animale avviene con successo e somma goduria di Pasifae, almeno fino a quando la sovrana non scopre di essere rimasta incinta, e provaci tu a partorire un vitello. Mentre i cretesi sbeffeggiano Minosse facendogli il segno delle corna ogni qual volta lo incontrano, il frutto del tradimento, Asterione, mostro per metà uomo e per metà toro, non ha fatto in tempo ad uscire dal ventre materno che viene rinchiuso nel labirinto, sempre costruito da Dedalo, che tra l altro in tutta questa storia malata, oltre alla dignità, ci ha perso pure il figlio Icaro. Il Minotauro viene cresciuto per qualche anno a carne umana, carne scelta ateniese tenera come solo quella di una vergine sa essere, fino a quando il principe d Atene, Teseo, riesce ad ucciderlo e con l aiuto del gomitolo di Arianna esce inerme dal labirinto. A noi moderni il Minotauro fa tanta pena, lo riteniamo una vittima innocente, capro espiatorio per Minosse, despota borioso con problemi di insubordinazione al potere divino e difficoltà a gestire una moglie pervertita. E allora ci viene spontaneo toglierlo dalle fiamme infernali, dove era stato relegato da Dante a guardia del cerchio dei violenti, per ergerlo ad emblema della tragedia della condizione umana, della struggente solitudine del diverso. Ad esempio Dürrenmatt, nel suo racconto breve Il minotauro (Marcos y Marcos, 72 p.), ci dipinge il mostro come un torello un po ingenuo che danza in un labirinto fatto di specchi. Osserva inconsapevole i riflessi infiniti sulla superficie gelida delle pareti scambiandoli per suoi simili in carne ed ossa, fino al giorno in cui, infrangendo un vetro, s accorge dell illusione e sprofonda nella più cupa solitudine. Quando Teseo, travestito da Minotauro, lo scova, il mostro è preso da un impeto di gioia e docile va incontro alla sua morte. Anche Borges, ne La casa di Asterione (L Aleph, Feltrinelli, 179 p) ci offre il punto di vista dell animale dandogli l opportunità di difendersi dalle accuse di chi lo definisce superbo, misantropo o folle: Il fatto è che sono unico, Ci sono solo due cose al mondo che sembrano esistere soltanto una volta: il sole intricato in cielo e Asterione sulla terra. Il Minotauro non si considera un prigioniero, si è autoescluso dalla società e sembra rassegnato alla sua solitudine; non crede nella comunicazione, non ha mai imparato a leggere o a scrivere, ma ama fare un gioco più di qualunque altro, quello di un altro Asterione al quale mostrare la sua casa, i corridoi di pietra, il canale dell acqua, le terrazze. Teseo viene accolto come un salvatore, colui il quale con la morte può liberarlo da una condizione disperata, per questo non c è nessuna lotta ma solo l agognata arresa. «Lo crederesti, Arianna? disse Teseo Il Minotauro non s è quasi difeso». 7

8 Trilogie Paul Auster Trilogia di New York di Stefano Fanti Un volume non è sufficiente per raccontare percorsi complessi. Con tre è più semplice. Il culto della trilogia, che sia continuativa a livello narrativo, solo nell atmosfera, argomento, personaggi, dimensione del carattere, ha una vita propria che si culla nel nonsenso letterario (o esistenziale, meglio). Per questo, parlarne, è tanto (non)necessario quanto meravigliosamente avvincente, soprattutto perché gli autori che si sono cimentati con questa pratica hanno un valore significativo ed una valenza notevole. Partendo dal presupposto che dedicare la vita a Star Wars giusto per fare capolino nelle triplette cinematografiche è cosa buona e giusta, soffermarsi con qualche migliaio di battute su Dante - o era Morgan? - e compagnia bella, non fa paura. In Paul Auster, nella Trilogia di New York più che mai - sono le sovrastrutture a fare la differenza. Se le strade sono quelle di New York City, i viadotti, sempre più alti ed irraggiungibili, sono il caso, il doppio, la paranoia, l io. I protagonisti, che siano scrittori o detective, si abbandonano all efferatezza con cui la realtà (la società, i rapporti) discosta dalla conoscenza del proprio essere, fino a trasformare l io profondo in qualcos altro, addirittura in qualcun altro. Inutile aspettarsi una crime story, nei solchi di questo libro, vive lo studio della persona, ed il suo conflitto. Lo stile, esemplare, si lascia scappare qualche ripetizione, ma in esse si ritrova la moltiplicazione del ragionamento interiore che sta nelle teste di tutti, Daniel Quinn, - lo scrittore di Città di Vetro, che diventa detective per sbaglio, al lavoro su di un caso da non risolvere - Blue - l investigatore investigato in Fantasmi, che in pratica, non fa altro che guardarsi allo specchio - ed il protagonista de La Stanza chiusa - così lontano da conoscere se stesso da dover interpretare qualcun altro siamo noi tutti, ogni giorno, senza eccezione. Le parole non erano più semplici parole, ma un misterioso codice di silenzi, un modo di esprimersi in costante movimento entro i confini del discorso. Finché evitavamo il punto centrale, l incantesimo non si sarebbe rotto., in questo caso il tema è il sesso, ma a ben vedere, questo passaggio è una metafora della trilogia, in cui è myself il punto centrale. Città di Vetro, Fantasmi e La Stanza Chiusa, brevi romanzi, ormai classici della letteratura statunitense, nascono in veste di giallo (o nero) ma immediatamente si spogliano da tali abiti, certamente nel senso classico dell indagine e risoluzione di una delitto, ma non nella perdita e nella dannazione perpetua della ricerca di sé, vero fulcro della narrazione austeriana. 8

9 Corrispondenze notevoli Tuo, Kafka. di GRETA TRAVAGLIATI L appuntamento di questa settimana è dedicato ad un vero appassionato della carta da lettera: Franz Kafka. Kafka incrociò Felice Bauer una sola volta, a casa dell amico Max Brod, e la descrizione che ne seguì non fu certo un elogio della giovane signora: pelle secca, brutta dentatura, naso storto. Eppure, quella donna lo aveva colpito. Forse perchè era un imprenditrice energica, mentre lui sempre un po anemico e malaticcio? Forse, più probabilmente, perché l infelice Felice abitava a Berlino, 800 chilometri da Praga, ed il nostro introverso scrittore avrebbe così avuto la possibilità di gestire la relazione come meglio poteva, cioè scrivendo. Fatto sta che Kafka iniziò a tampinarla di lettere, dapprima discrete ed ossequiose, poi sempre più invadenti e pretenziose. Questo il contenuto, appena alla seconda lettera: Deve dunque riferire quando va in ufficio, che cosa ha mangiato per colazione, che cosa si vede dalla finestra del suo ufficio, che lavoro vi si svolge, come si chiamano i suoi amici e le amiche, perché Le si fanno i regali, chi intende rovinare la Sua salute regalandole dolci, e le mille cose delle quali non so l esistenza né la possibilità. Felice era sgomenta di fronte a tali pretese, anche perché Kafka si aspettava una lettera al giorno, ed era tipo piuttosto impaziente. Quella lo prese alla lettera, ma presto lui trovò la corrispondenza eccessiva, rubava tempo al suo lavoro di scrittore. Siamo nel periodo della Metamorfosi e di altri famosi scritti, il periodo di maggiore fermento creativo. Così, dal bisogno di sentire la sua amata ad ogni istante (egli immagina una postazione telegrafica in camera da letto; immagina, in poche parole, di chattare prima di mettersi a dormire), Kafka passa di quando in quando all esigenza di una relazione più equilibrata: Mi scriva una sola volta la settimana e precisamente in modo che la lettera mi arrivi di domenica. Infatti non sopporto le sue lettere quotidiane, non sono in grado di sopportarle. Sgomenta e per di più confusa, l in- Felice. Kafka si abbandona anche a confessioni più appassionate, ed allora il suo sembra davvero un disperato esilio d amore: Posso dunque baciarti? Ma su questa misera carta? Sarebbe come spalancare la finestra e baciare l aria notturna. Certo è che si videro appena una manciata di giorni in cinque anni di relazione. Kafka ufficializza il fidanzamento dopo due anni di lettere, ma poco dopo lo scioglie. Si rimettono assieme l anno seguente, ma di nuovo arriva la crisi. L unica cosa che ama è il ruolo romanzesco che queste lettere gli assegnano, il ruolo dell amante folle che bacia di nascosto le foto della sua donna. Kafka è un tragico amatore di parole. Inizierà poi una relazione epistolare (e non solo) anche con la giornalista ceca Milena Jesenska, che tradurrà le opere del giovane ed ancora sconosciuto scrittore. Così le confida Kafka: Lei sa come odio le lettere. Tutta l'infelicità della mia vita - e con ciò non voglio lagnarmi, ma soltanto fare una constatazione universalmente istruttiva - proviene, se vogliamo, dalle lettere o dalla possibilità di scrivere lettere. Gli uomini non mi hanno forse mai ingannato, le lettere invece sempre, e precisamente non quelle altrui, ma le mie è infatti un contatto fra fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario, ma anche col proprio, che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo. Kafka anticipa di decenni la paranoia degli avatar. Se fosse nostro contemporaneo avrebbe sicuramente un aggiornatissimo blog sotto lo pseudonimo K., e collaborerebbe attivamente con Finzioni tenendo una rubrica sulla metamorfosi dei libri nel mondo digitale. La Jesenska si batteva per i diritti delle donne e morì deportata in un campo di concentramento di Ravensbrück. Lì dilettava le altre prigioniere con la storia di un uomo che una mattina si svegliò scoprendosi scarafaggio. 9

10 Letterature involontarie Plutonewsica di EDOARDO LUCATTI Sto diventando un ignorante. Non sono preoccupato. In questa dimensione parallela a se stessa, non esiste nulla che non possa fare curriculum. Ma è giusto rendersene conto, tutto qua. Sto diventando un ignorante. Di questo, senza dubbio, dovrò dare la colpa a qualcuno o qualcosa. Per sopravvivermi nelle prossime mattine e nei prossimi specchi, ho scelto di imputare il tutto alla Plutonewsica (che si legge plutoniùsica ), ultimo concetto che intendo forgiare prima di lasciare che l intelletto abdichi definitivamente in favore d una garrula trafila di barzellette sulla cacca. La Plutonewsica è la massa di facezie fra cui si fa largo la mia spugnosa giornata, ore di lavoro e tempo libero in cui si diviene esperti di settori che non esistono, campi che non campano e materie senza materia. Alla plutonewsica, di solito, si è iniziati dal proprio gestore di posta elettronica, incredibilmente attento a informarti sulla possibilità che Heidi, in realtà, non fosse affatto svizzera. Tolgo dunque la sicura al mio motorino e non posso fare a meno di pensare alla menzogna di ampia metratura costituita dal parco elvetico di Mainfeld, oasi verdeggiante dedicata all odiosa caprettofila, ideata nel 1880 da Johanna Spiry. C è un ricercatore, a Zurigo, che si occupa della cosa. Il fatto che sul pezzo ci sia un ricercatore un po mi tranquillizza. Riesco a rallentare i battiti del cuore, guidando con perizia il mio veicolo a due ruote e raggiungendo il luogo di lavoro. Dove sei nata, maledetta Heidi? L indecisione sui natali della caprettomane suona immediatamente come una mozione di sfiducia nei confronti dell immaginario, breve ma intensa esperienza di tracollo che necessita di immediata compensazione. Me la fornisce un piccolo scoiattolo, che la Plutonewsica riesce a immortalare in un frangente di raro eroismo, intento ad allontanare i corvi dal cadavere di un suo pari che gli giace innanzi. Lo scoiattolo può essere nato dappertutto ma adesso è lì, in piedi, impresso nella verità plutonewsica del mio gestore di posta elettronica, impassibile di fronte ai corvi che minacciano di sbranarsi l amico morto. Ha più palle che coda, la bestiola, ma nessun parco svizzero verdeggiante ne racconterà mai le gesta. Gli dedico un minuto di contrito silenzio, mentre il telefono squilla e il lavoro fluisce nella mia voce sorda e sterile, corpo a sé stante, funzionale, preciso, glabro di vita. Non riusciremo a nascondere che siamo a corto di esempi illustri. L Omero foscoliòta, che cieco brancola fra i sepolcri, non sa più che pesci pigliare e così l astare del valoroso roditore tintinna nel me- tallo delle nostre vergogne come l ultimo canto dell ultimo cigno. Pesci, roditori, cigni. L anticamera perfetta per alcolismo e Barbie, cui la Plutonewsica mi introduce subito dopo. È la volta di Paul Hutton, inglesaccio con il gomito vizioso, sorpreso dalla Stradale al volante di un auto truccata della Barbie, completamente ubriaco. Padre di quattro figli ed ex ingegnere aeronautico della RAF, il vecchio Paul ha preso la vetturiola barbiettosa della figlia, vi ha montato un treno di gomme maggiorato e dopo essersi lubrificato di alcol assieme agli amici si è lanciato in strada a bordo del roseo bolide. Patente sospesa, figlia incazzata nera. Risate? Forse sì, ma intanto lo scoiattolo è ancora là, e non cede di un millimetro davanti ai corvi. Pesci, roditori, cigni, corvi. Se Noè si reincarnasse li abbandonerebbe tutti quanti e scapperebbe con la Barbie-mobile del signor Hutton. Solo io e il mio gestore di posta elettronica verremmo a saperlo, e la cosa suggellerebbe una nuova intimità, una nuova confidenza palmare, assolutamente gratuita. Stephen Hawking, astrofisico di fama mondiale, dice che gli extraterrestri esistono ed è meglio evitarli. La plutonewsica, quindi, non si occupa solo di questo mondo: mi proietta ovunuqe, moltiplicando il calco delle mie ansie a misura della dimensione parallela che vuole farmi assaggiare, introducendomi alla novità attraverso l ovvietà, alla paura attraverso la pausa pranzo. Non ho idea dell espressione che finisco per assumere mentre tutto questo viene secréto dal mio mouse. È difficile che sia un bel vedere. Ma nella Plutonewsica si vive così, si vive come foto di Jordi Socias, pescati a un certo punto, mentre pensavamo che lo stronzo dietro all obiettivo ci avrebbe concesso ancora qualche istante per trovare l espressione migliore. Mentre pensavamo che il roditore sarebbe scappato e che Heidi, zitta zitta, sarebbe tornata svizzera. 10

11 Metaletterari di carta/1 Letture proibite di ALESSANDRO POLLINI Raymond Radiguet strumentalizza ne Il Diavolo in corpo (Newton Compton, 123 pp. 5 euro) la proibizione della lettura di alcuni libri da parte del fidanzato di Marthe. Come dire ragiona in centesimi se vuoi centesimi ed in euro se vuoi euro : il fidanzato non voleva che Marthe leggesse Baudelaire, e lei non lo leggeva, o forse sì, poco importa. L amante voleva portarsela a letto e lo ha fatto, questo già importa di più. «Sgradevolmente sorpreso nell apprendere che era fidanzata, mi rallegrai di sapere che disobbediva a un soldato così babbeo da temere Baudelaire». L importanza ed il valore della lettura é sottolineato da come la storia abbia visto più di una volta impedito il libero accesso ai libri. Mi vengono in mente i libri messi al bando da parte dei Nazisti in Germania e dei Comunisti in Russia. Ancora oggi non possono circolare in Cina libri sull indipendenza del Tibet o sulla figura del Dalai Lama. Si potrebbe dire la stessa cosa per altre nazioni, altri gruppi di potere, e non basterebbero le poche righe di questo articolo. La Chiesa Cattolica può fregiarsi dell onore di avere creato un Indice dei Libri Proibiti (Index Librorum Prohibitorum). Khomeyni decretò la condanna a morte per bestemmia dell autore de I versi satanici, Salman Rushdie. Lui é ancora vivo, il traduttore giapponese Hitoshi Igarashi é stato invece ucciso a Tokio, colpevole di aver tradotto un libro proibito. È sorprendente la forza di un idea, il potere di un testo scritto. Mezzo chilo di carta e inchiostro contro popolazioni intere, armi, tempo ed economia. Ciò che sorprende é che alla fine, spesso, vince il mezzo chilo di carta. 11

12 di Licia Ambu e Alessandro Pollini No, va beh casa di Steve è bella e questo bisogna dirlo. Anche solo da fuori l igarden merita. L isofa poi è comodissimo. Per il fatto che sia un bravo ospite invece è ancora tutto da vedere. Solo pochi sono stati invitati a casa di Steve Jobs per la presentazione dell ipad. Noi siamo tra gli italiani a questo connubio salubre eno/tecnologico circa la prossima trovata del grande S. Noi e pochi altri, più una manciata di artisti internazionali che passavano di lì, quella sera. La sparata è che adesso c è una cosa nuova che inizia con i. Che tanto poi la mela il colpo lo fa sempre, allora poi di cosa parliamo, ma noi però parliamone lo stesso che non si sa mai. Il grande S ci invita perché dice che punti di vista diversi servono sempre, lo fa con grazia ed educazione, cioè omette il ruolo di stereotipo sociale che ci è toccato e noi più di tanto non ci si interroga. Noi ci si siede punto. Ci spappina le sue slide in 4d perché dobbiamo avere elementi a sufficienza. Per fortuna il suo stile comunicativo prevede poche parole e molte immagini, perché al terzo negroni sbagliato Coelho già canta le canzoni del Cammino cercando di convincere Steve a passare a Windows Vista. Tanto, a suo dire, ha le innovazioni di un Mac di dieci anni fa e non si nota la differenza. Ma torniamo a Steve. Dunque l ipad è un iphone, però non telefona, la qual cosa porta una notevole percentuale di senzienti a simpatizzare con enfasi impetuosa ed incontrollabile. Ma chi se ne frega tanto che noi si è qui per altro. Allora il punto è che adesso possiamo leggere. Oppure ubriacarci e chiudere Stefano Masciarelli nell isauna e poi domani mattina vediamo quanto è dimagrito questa volta. Coelho intanto finisce tutti i grissini col crudo e asserisce che non lo trova funzionale, certi aspetti come leccarsi il dito per voltare pagina assumerebbero proporzioni indescrivibili per la loro inusitata impraticabilità. Oscar Wilde arguisce che con i guanti basta un tocco e si fa anche meno fatica e Dorian Gray in digitale e poi e poi. Nessuno si stupisce del fatto che Oscar sia lì tra noi, solo Stefano Masciarelli capisce che qualcosa non quadra, ma è chiuso nella sauna al piano di sotto e quindi nessuno lo sente. Allora Dan dice che Langdon è l eroe dell ipad, perché lui sa trarre il meglio da ogni dove. Parliamo ovviamente di Dan Peterson. Sembra che abbia progettato l idan, per bersi il Lipton Ice Tea senza fili e, cosa non da poco in tempi di suina, senza virus. Dorelli contraddice tutti con smania swing tanto perché il fattore è ancora un altro, l odore della carta da sniffare e il contatto con la porosità lussuosa del post pulp. Ma chi l ha invitato a Johnny Dorelli? Avevamo capito che ci sarebbe stato Johnny Depp e avevamo il cappello del Pirata dei Caraibi per farcelo autografare. Vabbé. Con sta storia del coniglio bianco non ci capisce più niente nessuno, c è solo della gran gente che corre. Allora Virginia si rolla una paglia di tabacco e dice la sua, che tanto è saggia e c ha quel carisma che fermati: ragazzi stiamo calmi, è solo un alternativa. Che forse scaricare Marcovaldo da emule ha impedito a scolaresche assetate di comprarsi il volume? Silenzio. Poi. Jarry dice che tutto è molto patafisico. Poi Steve Jobs se lo mangia e nessuno si deve preoccupare del significato di patafisico. Mentre Stefano Masciarelli perde altri chili Steve Jobs capisce che è inutile discutere con noi. Accende l ifire e beviamo Porto davanti al camino, alimentando il fuoco con tutti gli appunti che abbiamo preso, tanto dell ipad non ci abbiamo capito nulla e in ogni caso è stata una gran serata. 12

13 Me lo copre il prezzo? Buongiorno, ho scritto un libro di LICIA AMBU le. Quindi sì, hanno scritto questo libro, spesso un fantasy, a volte un romanzo, raramente racconti, micasipuòtenereinlibreria,cosìconl intentodivenderloepoimagar ianchepresentarlocosìsenzaimpeg no, peresempio? Accordato che intanto potresti leggertelo e vedere di che si tratta, con accanimento e conseguente scontento della tizia che in casa editrice viene pagata per occuparsi - Buongiorno. - Buongiorno a lei. - Senta io cercavo un libro. - Mi dica. - Le dico il titolo, l autore, l editore e anche il codice isbn se vuole. (Ok, panico) - Basta il codice (tradotto sono tempi di attesa per commessi normodotati) - Non mi dica che non c è perché è impossibile. - In grafica non lo vedo, ora faccio una ricerca diversa. - Ah bene, perché l ho scritto io quindi esiste per forza. Benni lo diceva che siamo un popolo di dattiloscritti (lo diceva?, ma forse sì). Secondo una blanda statistica almeno il 5% (anche di più) della clientela di una libreria scrive libri. E siccome tu sei un apprendista libraio/commesso/ colui che passa molte ore tra i libri allora sei l eletto e puoi/dovresti per lo meno leggerlo. Ti si presentano di pomeriggio in genere, condizioni atmosferiche variabili ma tendenti una luce hopperiana e così, con garbo attendono che il locale si svuoti da sconosciuti o abituè e sottovoce ti dicono vorrei parlardella distribuzione e si vede surclassata da agenti mandatari che in giro distribuiscono libri campione, ne consegue la diatriba sull editoria del momento, sui cambiamenti sul print on demani e Lulù e miolibro eccetera eccetera Sì, beh lui lo sa, ma per esempio come altro avrebbe potuto fare? Perché a pensarci non è che ci siano molte alternative. Bussi alla casa editrice, vinci un le faremo sapere, se hai culo altrimenti un siamo oberati riprovi tra otto dieci mesi, e finisce che devi pubblicartelo da te. Ma a volte il pacifico te lo lascio poi mi dici subisce variazioni sul tema, - Buongiorno, avevo prenotato un libro. - Il suo cognome? - Rossi. - Ecco qui. - Lo vede, in copertina ci sono io. - Già è vero. - L ho scritto io questo libro. - Ah, beh, complimenti. - Sì pensavo no, se io ne comprassi diciamo 50 copie da voi e poi ve le lasciassi per un intera vetrina, diciamo questa, qualche settimana... Poi se qualcuno le compra mi ridate i soldi. Che ne dice? 13

14 Oh, Scena! Oh, Mariana! di SIMONE ROSSI ARPAGONE Un bastone, datemi un bastone. Jean-Baptiste Poquelin detto Molière scrive proprio come un libro stampato, è un gran gigione e ogni tanto caga una perla: Per conquistare gli uomini non esiste via migliore che l'ammantarsi delle loro inclinazioni, ripetere le loro massime, incensare i loro difetti e applaudire a tutto ciò che fanno. E non si deve nemmeno temere di essere troppo compiacenti; il modo di abbindolarli può essere palese fin che si vuole, le persone più perspicaci diventano poveri allocchi di fronte all'adulazione". Quanto è vera questa frase? E quest'altra? "Ci sono teste che bisogna prendere da un altro lato, temperamenti nemici di ogni opposizione, nature recalcitranti che la verità fa impennare, che si irrigidiscono davanti alla retta via della ragione, e che soltanto per vie traverse si possono condurre là dove si vuole". E questa? (l'ultima, giuro) "Che bisogno c'è di buttare quattrini in parrucche, quando si possono portare i capelli così come crescono, che non costano niente?". Ecco, quest'ultima era di Arpagone. Arpagone Euclione Paperone che vuole il bastone e sembra proprio Abberluscone o una qualunque macchietta del Potente gretto e pitocco: la critica sociale nell'avaro di Molière, dai, la sanno anche quelli che non l'hanno letto. Arpagone non lo riesce nemmeno a pronunciare, il verbo "dare": non ti dà la buonasera, casomai te la presta. "Una volta ha querelato il gatto del vicino, perché gli aveva mangiato l'avanzo di un cosciotto di montone. (...) Pensare all'amore, uno come lui! Che cosa diavolo si è messo in mente? Vuol prendere in giro la gente? E l'amore è forse fatto per individui costruiti a quel modo?" (il servetto infingardo le spara grosse e si chiama Freccia). La servetta infingarda si chiama Frosina, è un peperino e ha il senso della frase: quando deve convincere Arpagone della morigeratezza dei costumi dell'incantevole Mariana, la descrive come una ragazza abituata a vivere d'insalate, di latte, di formaggio e di mele, e che di conseguenza non ha bisogno di lussuose imbandigioni, né di brodi ristretti, né di perpetue minestrine di orzo perlato. E il giovane Cleante ama l'incantevole Mariana, oh, se la ama, e le prepara merendine fatte di arance della Cina, limoni dolci e confetture. Ma quanti personaggi ha questa commedia? Tanti (tipo quindici). E finisce in un tripudio di miccette con i giovani che limonano felici e il vecchio taccagno che sbrocca non poco quando scopre che qualcuno gli ha rubato dal giardino la cassetta con dentro i suoi diecimila scudi. "Al ladro! Al ladro! All'assassino! Al brigante! Giustizia, giusto Cielo! Sono perduto, assassinato, mi hanno tagliato la gola, mi hanno deru- bato di tutto il denaro. E chi può essere? Che fine ha fatto? Dov'è? Dove si nasconde? Che cosa posso fare per trovarlo? Dove correre? Dove non correre? Sarà di là? Sarà di qua? E tu chi sei? Fermati. Rendimi i soldi, manigoldo... (si afferra da sé il braccio) Ah! Sono io". Questa fa molto ridere, secondo me. E poi c'è Mastro Giacomo che non è l'inviato di Repubblica, ma è cuoco e cocchiere di Arpagone, cuoco e cocchiere, contemporaneamente, e proprio per questo spacca le categorie e sintetizza le opposizioni. È un mediatore, insomma. E il mediatore è come dire Mercurio, è come dire Il Segno Interpretante, è come dire l'impossibile commensurabilità che proviamo a costruire tra le ragioni der core e le ragioni della panza, ed è una fatica eterna e come fare ad uscirne, proprio, non si sa. Come si fa a essere ricchi e innamorati? Poveri e felici? Ricchi e poveri? Felici e innamorati? Come si fa? Il mediatore Mastro Giacomo lo sa: "Peste alla sincerità! Che brutto mestiere. A questo punto ci rinuncio, e non dirò mai più la verità". Questo pezzo è uscito sul blog di Grazia, perché noialtri siamo gente pop. 14

15 Donne & Compressori Picchiate più forte Santiago di ALEX GROTTO La bella stagione sta finendo di falcidiare gli ultimi cinici per strada che si ostinano a girare in camicia, mentre parlano da soli sognando il ritorno dell'inverno e gustando l'ultimo Stravecchio del post-equinozio: ancora qualche giorno e sarà considerato distillato fuori luogo, con l'imperativo di cedere il passo ad un cafonissimo Capiroska. Sapete cos'è questo? E' bullismo. Il Capiroska è il tamarro in canotta che scende dal Mercedes Cabrio, entra nel bar con il sudore che affoga il Gesù di Nazareth in metallo colorato che gli pende dal collo e tira uno schiaffo al signor Stravecchio, col monosopracciglio e già in equilibrio precario del solo gomito destro appoggiato al bancone, per obbligarlo ad andarsene e a spostare la sua Fiat Ritmo parcheggiata di fuori. Il bullismo di questo tipo è inutile: lo Stravecchio se ne andrà senza aver imparato la lezione, il Capiroska ingrasserà il suo ego per qualche mese, ma ad Ottobre sarà tutto come prima. Il bullismo mirato che si trova in certi libri è invece altamente istruttivo: i bulli dei libri sono socialmente tollerati ed ammirati e quasi sempre hanno ragione con le loro argomentazioni inoppugnabili. Questo mese il libro consigliatomi è un grande classico, roba forte che piace a tutti, ovvero La Ragazza Dai Capelli Strani di David Foster Wallace (Minimum Fax, 319 pagine, quindici euro). Me l'ha consigliato Santiago, gran conoscitore di liquori da discount e patito di Dungeons&Dragons. I bulli con lui hanno fallito alla grande: ha trentacinque anni, single, vergine, indossa magliette con su stampate espressioni matematiche e fa il programmatore di videopoker. Una volta suo padre aveva cercato di portarlo in un bordello come si faceva negli anni trenta, ma Santiago alla fine pagò la prostituta per giocare con lui a Warhammer. Con tutta probabilità l'aneddoto non sarebbe finito in questo modo se Santiago avesse incontrato una come Gin Fizz, l'abusato stereotipo della punkabbestia indomabile, ribelle, sboccata e sadica che nel racconto, omonimo del libro in questione, alimenta una follia a due con un ricco damerino che ha solo amici punk e su cui nessuno riesce ad alzare le mani perchè in fondo, pur avendo la Porsche, è il più sovversivo e borderline di tutti. Gin Fizz è il bullo femminile che potrebbe insegnare ad amare a gente come Santiago, mordendolo o bruciandogli i capezzoli con un cerino se questo dovesse attaccare a parlare di elfi alti o tiri salvezza: sì, la mia idea è che le sfattone con la cresta ossigenata e i chiodi conficcati in faccia abbiano l'utilità sociale di menare e far rinsavire i nerd, oltre ad avere un fascino irresistibile tra le altre cose. Di tutt'altra caratura è il bullismo formale di cui è capace Lyndon Baines Johnson, proprio lui, omaggiato da Wallace con il racconto Lyndon. Il pezzo grosso, un cowboy così fottutamente badass che se non avesse fatto il politico sarebbe sicuramen- te diventato uno degli ZZ Top, è un bullo fuori dal tempo da cui tutti amano essere insultati, umiliati, annichiliti perchè tutti comprendono di essere parte in causa nel procedimento che porta al bene della Nazione: Lyndon Johnson è uno scorreggione severo (lo spiega meglio Wallace) ma il mobbing che esercita su chi gli ronza attorno è giustificato dalla nobiltà del fine ultimo. Santiago dice sempre: Se ci fosse sta un Lyndon Johnson a pestarmi al Liceo, ora sarei il Fabrizio Corona del gioco di ruolo dal vivo. Ancora non capisco se sia sollievo o rimpianto. 15

16 Megaviaggi! Giochiamo alle imitazioni di ALESSANDRO POLLINI ome sto bene a casa, fuori «Cfa tutto schifo». Chi sono? Giovanni Pascoli. «Maledetta vita piena di sofferenza mi hai deluso». Chi sono? Giacomo Leopardi. Questa è difficile: «Nonostante la mia senilità apprezzo le sale giochi e i motorini». Chi sono? Max Pezzali. La bravura di un artista non sta solo nel messaggio ma anche nella capacità di dire in continuazione la stessa cosa in maniera diversa. Io ad esempio sono già al terzo wodka lemon e non solo non ho nulla da dire ma neppure riesco a dirlo in maniera diversa. Lancerò quindi un argomento dal nulla pronto a fermarmi quando mi parrà il caso di farlo, ed ovviamente partirò dai fatti miei. Amica mia, mi fai girare in tondo allo steso modo in cui circolarmente ripeti mantra sperando ti salvino da non so cosa di indefinito, forse dalla visione di Enrico Ruggeri su Italia Uno. Ti ricordo che se devo pensare a dissanguarmi allora mi concentro sui vampiri, che sono banali e un po fighi nei romanzi da ragazzini (Twilight di Meyer Stephenie, Fazi, 412 pp. 18,50 euro) noiosi e un po fighi nel romanzo di Bram Stocker (Dracula, Barbera, 502 pp. 10 euro) ed ignorati ed un po fighi nel romanzo di John William Polidori (Il vampiro, Studio Tesi, 154 pp. 8,90 euro). Se invece non devo pensare a dissanguarmi e rifletto sulla recitazione dei mantra allora mi domando nuovamente il rapporto tra filosofia, psicologia e religione, ovvero a quando una filosofia diventa religione in seguito ad un processo di secolarizzazione e a quando una pratica religiosa funziona per via di meccanismi psicologici ben definiti ma confusi con il misticismo. Il punto di svolta è sempre la capacità umana di pensare al pensiero unitamente a quella di sapere cambiare il punto di vista, diversamente si cade nel dogma e nell accettazione acritica di qualunque affermazione. Del resto, come diceva Woody Allen, «di tutti gli uomini famosi mai vissuti, quello che di più mi sarebbe piaciuto essere è Socrate. Non tanto perché era un grande pensatore, dato che io stesso sono noto per aver avuto delle pensate discretamente profonde, anche se le mie ruotano invariabilmente attorno a una hostess svedese e a delle manette.» (Effetti Collaterali, Bompiani, 141 pp. 7,50 euro). vignetta: DAVIDE LA ROSA 16

17 La lettera che muore Lettere, numeri e creatività di MICHELE MARCON Caro lettore, cos è la letteratura? Matematica. Dire che la letteratura è matematica equivale ad affermare che l originalità e la creatività narrativa non sono altro che il risultato della felice gestione di una combinatoria. Il genio creativo è colui che, a partire dallo stesso materiale messo a disposizione, ossia l alfabeto, riesce a creare una combinazione migliore rispetto al genio fallito. Nel 1622 Pierre Guldin aveva calcolato tutte le dizioni generabili con 23 lettere, e aveva trovato che il numero di parole (tra cui anche quelle inesistenti o impronunciabili) era più di settantamila miliardi di miliardi. Giusto per capirci, immaginate di scrivere tutte queste parole su registri di mille pagine con 100 linee per pagina e 60 caratteri per linea: occorrerebbero 257 milioni di miliardi di registri di tal fatta; e se dovessimo collocarli in una biblioteca e Guldin ne studia accuratamente le dimensioni e le fattezze occorrerebbero edifici. Beh, sappiate che la superficie disponibile sull intero pianeta permetterebbe di costruirne solo ! Mi sa che perfino le pareti della Biblioteca di Babele scricchiolerebbero sotto la spinta di tutti questi volumi. lizzati occuperebbe uno spazio di TB. Ma, stando a fonti Google, il web contiene circa TB di dati Qual è il significato di tutto ciò? Io non sono un matematico (Dio me ne scampi!), né un informatico, e nemmeno un esegeta, quindi: non so. D altronde queste non sono parole mie, ma le ho prese e ricombinate dalla prefazione che Umberto Eco fa al nuovo Tristano di Nanni Balestrini. Se il lettore si dirà soddisfatto di questa nuova combinazione forse anche io potrò lusingarmi col titolo di genio creativo. Certo è che possiamo ridefinire il genio creativo proprio a partire dall esistenza del romanzo multiplo distribuito in copie uniche balestriniano. Si tratta, in pratica, di un libro riproducibile in un numero illimitato di esemplari ognuno diverso dall altro, ricavati da diverse combinazioni degli elementi di un medesimo testo base: Balestrini non fa altro che prendere blocchi di parole a caso e rimetterli insieme grazie all uso di un computer (i programmatori dicono che con tale progetto si possono comporre libri diversi). Ci vuole un bel genio, eh?! Questa sì che è creatività! Eh sì, è proprio creatività, perché badi bene il caro lettore scegliendo una singola copia di Tristano, egli replica l operazione che ogni grande scrittore compie di Preso dal fervore del calcolatore, ho provato a trasformare i dati precedenti in byte. Tenendo conto che un file.pdf di mille pagine è grande più o meno 17 MB, il totale dei registri cartacei digitafronte a infiniti testi possibili, cioè ne seleziona uno (nella sua testa, immagino) e lo scrive. Così il lettore diventa co-autore (se non autore unico), esercitando la sua creatività. Diventa un lettore creativo. Proprio come quando legge (e leggendo, crea) i Cent Mille Milliards de Poèmes di Queneau. Ma caro il mio lettore, avrà lei la faccia tanto tosta da affermare di essere un genio creativo al pari di Queneau e Balestrini? Io non voglio rogne e preferisco dubitare. Così come dubito che 2 più 2 non faccia sempre 4. 17

18 Pillole di scienza Cosa ci fanno cinque elefanti in una cinquecento? di FABIO PARIS La scienza si basa su due cose: teoria ed esperimenti. Per i primi la vita è facile: basta avere sbuzzo buono, carta e penna e il gioco è fatto. Per i secondi, gli scienziati sperimentali, il discorso è diverso. A seconda del campo di studio la ricerca può essere più o meno tranquilla: uno studioso che studi cellule, nonostante la difficoltà del suo lavoro, potrà, fondi permettendo, fare più o meno comodamente i suoi studi. Un biologo marino avrà un po più di problemi a studiare l accoppiamento delle balene. Un fisico che studia i buchi neri poi Dove se lo tiene il buco nero? Oltretutto lo studio dei buchi neri risulta essere di grandissimo interesse in quanto potrebbe svelare quegli effetti che stanno alla base del tutto. Lo sappiamo d altronde che per strappare il velo di Maya tocca fare fatica Come si fa quindi a verificare delle teorie sui buchi neri? Andare a vederli di persona non si può, abbiamo visto in 2001 Odissea nello spazio cosa succede. Meglio evitare. Alcuni fisici hanno quindi costruito sistemi simili. Buchi neri acustici. re ad una velocità superiore a quella della propagazione del suono al suo interno. Così una vibrazione acustica che la colpisca entrerà nel materiale stesso ma non ne potrà uscire dato che il nostro oggetto viaggia più veloce del suono al suo interno. Un buco nero acustico! Volendo entrare nel dettaglio il team di fisici in questione ha raffreddato circa atomi di rubidio, portandoli a qualche miliardesimo di grado sopra lo zero assoluto e li hanno intrappolati con un campo magnetico. Usando un laser li hanno portati a correre più rapidamente della velocità del suono nel materiale, per ben 8 millisecondi. Più comodo che un vero buco nero, ma sempre un aggeggio da trattare con la dovuta attenzion. Le implicazioni di tale lavoro potrebbero essere profonde, potrebbe portare alla prima rilevazione della radiazione di Hawking. La meccanica quantistica dice che coppie di particelle possono apparire spontaneamente dallo spazio vuoto. Queste coppie, che consistono in particella e relativa antipar- L idea è furba: si prende un piccolo pezzo di materia e la si fa viaggiaticella, dovrebbero esistere per un attimo prima di annientarsi tra loro e sparire. Negli anni '70 però, Hawking propose che se la coppia venisse prodotta vicino al bordo di un buco nero, una particella potrebbe cadere dentro prima di essere distrutta, lasciando la partner fuori dall'orizzonte degli eventi. Per gli osservatori, questa particella apparirebbe come radiazione. Nei buchi neri acustici, la radiazione di Hawking prenderebbe la forma di pacchetti di energia vibrazionale chiamati fononi. Scoprire la radiazione di Hawking sarebbe un grande vantaggio per i fisici, questo perché la teoria di Hawking fornisce alcune proposizioni fondamentali su come la meccanica quantistica funzioni nello spazio curvato per la gravità. E non è roba da poco! 18

19 Biografie Edulcorate William Saroyan Ma Commedia Umana, insomma, è quello che se fossi un critico letterario definirei capolavoro. Se dico capolavoro a me, che l ho detto, viene subito in mente Homer Macauley. E altro che acuti stereotipi. di ANDREA MEREGALLI William Saroyan è come dire John Fante. Solo armeno. E, a(r) meno di improbabili fraintendimenti grammaticali, è come dire una roba che abbiamo già detto e ridetto e ridetto. Fare lo straniero è una fregatura che non ti aspetti, che non ti decidi, che non ti capaciti. Fare lo straniero negli Stati Uniti d America, anni trenta anni quaranta, e incontrare uno che fa lo straniero come te, uno che scrive come te (forse meglio di te), uno che viene da Torricella Peligna (non come te, armeno), insomma, per farla breve, può essere che una Marcos y Marcos ti pubblichi, per dire, un paio di libretti, e che, per il ridire di cui sopra, nei drammatici anni zero e due punto zero, causa centri concentrici grotteschi, diventi un attimo leggere di te e delle tue commedie umane (in effetti, della tua Commedia Umana). Commedia Umana intesa come libro e commedia umana intesa come senso della vita nel titolo di un libro (il tuo). Arrivare a William Saroyan attraverso John Fante è quello che abbiamo fatto tutti: alzi la mano chi è arrivato a John Fante da William Saroyan. No. Non vale se hai più di sessanta (60) primavere. E no. Non vale se sei nato a Yerevan. Se dico Homer. Se dico Homer a me, che l ho detto, viene subito in mente Homer Simpson, acuto stereotipo dell americano medio: birra e football e riporto ostentato e addome prepotente e cultura latente. Se dico acuto stereotipo dell americano medio a me, che l ho detto, viene subito in mente acuto stereotipo dell italiano medio : togli birra e metti Braulio, togli football e metti calcio, lascia il resto e aggiungi altro. Homer il postino, in letteratura, è Commedia Umana di William Saroyan: trentanove (39) episodi che hanno fatto commuovere me e che faranno commuovere te se oggi andrai in biblioteca a dire, Salve vorrei Commedia Umana di William Saroyan, casa editrice Marcos y Marcos, grazie, arrivederci. Perché a leggere William Saroyan viene quasi da sentirsi in colpa a postare sui social cazzo network, viene quasi da mangiarsi le mani a non essere allora, negli Stati Uniti d America, a sollazzarsi (di lì a poco) di mescalina e di Velvet Underground, viene quasi da turbarsi a pensieri di sesso e di portali per adulti (e questa è per te, pippone di un nerd). E ci sarebbe anche In bicicletta a Beverly Hills, Marcos y Marcos, raccolta di racconti. 19

20 I ferri del mestiere Libri e vulcani di AGNESE GUALDRINI Pare ci sia una strana concomitanza tra i vulcani e i libri. O meglio tra le eruzioni dei vulcani e le fiere internazionali del libro. Ad Aprile, pochi giorni prima della fiera di Londra le ceneri dell ormai noto vulcano islandese hanno bloccato qualsiasi volo verso la capitale del Regno Unito lasciando a casa un po tutti. Il risultato: una fiera per i diritti di traduzione piena di inglesi (che avranno fatto? Tutti lì, tra di loro?). I nostri cataloghi composti per l occasione sono rimasti sulla scrivania, così come i proposal dei libri più importanti tradotti in tempi da record. Nulla di fatto. Pazienza. Un po di rammarico per tutto il lavoro svolto che non servirà, e per i cocktail party che ti sei persa. Tuttavia rimane un certo sollievo perché non avrai bisogno di una settimana per riprenderti dalla frenesia della fiera, dal cibo malsano e dalla paresi facciale causata da troppi convenevoli sorrisi Ma è davvero così? Mmm, vi dirò, nulla di più falso. Perdere una fiera oggi significa ripiegare sull etere e farla tutta via per poi accorgersi che in fondo tutto funziona alla grande ugualmente. Siccome, per motivi di forza maggiore (damned volcanic explosion!), la fiera questa volta l hanno persa tutti, il risultato è stato un intasamento abnorme della posta elettronica, una valanga di cataloghi, di pdf di libri in uscita, di presentazioni (il tutto preceduto da un immancabile: I m very sorry I couldn t meet you at the Fair). Dannata eruzione. Chi lavora ai diritti credo che abbia passato una settimana di inferno. Almeno in fiera abbini i nomi che vedi ogni giorno sul tuo monitor a dei visi, dai qualche stretta di mano. Un libro può sembrarti più intrigante solo perché il tuo interlocutore ha una faccia simpatica. Via etere devi prendere tutto terribilmente sul serio. E così il post fair senza fair è stato un autentico delirio eppure ha funzionato a meraviglia. Riflessione spontanea: a che servono le fiere del libro tra editori? Oggi che tutto il lavoro può avvenire per via telematica ha ancora senso sfidare i vulcani per incontrarsi e parlare di libri? La mia risposta è sì. Non è solo un fatto di essere presenti per non essere fuori dalla scena editoriale: la fiera è comunque un luogo di incontro. Per quanto la maggior parte delle volte i colloqui siano standard (Please send me a copy and I ll have a look), i colloqui servono. Un po a rendere più umano il tuo lavoro. Un po a scatenare la tua curiosità. Un po a ricordarti che in fondo i libri parlano di noi e che non sono solo parole disperse nell etere. E così ci riproviamo. Domani incomincia il salone internazionale del libro di Torino. Molti di coloro che non sono riusciti ad andare a Londra andranno (dunque moltissimi). Io andrò. E sono contenta. A distanza di un mese le ceneri del vulcano islandese continuano a fluttuare. Molti aeroporti stanno di nuovo chiudendo. Per fortuna io ho prenotato già da tempo un treno Roma-Torino. Il rischio che corro è di incontrare in fiera solo editori italiani e di dover passare, al mio rientro, un nuova settimana di delirio al pc. Francoforte sarà ad ottobre e quella proprio non si potrà perdere. Chissà se le ceneri si saranno dissolte o dovremmo noleggiare un furgone. Io, nel frattempo se fossi una editor, commissionerei un libro a qualche particolare scrittore sulla particolare congiuntura astrale che lega i libri ai vulcani. 20

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