Verbale del Consiglio Pastorale Parrocchiale riunito. (Prova, Praissola e Sant Abbondio).

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1 Verbale del Consiglio Pastorale Parrocchiale riunito (Prova, Praissola e Sant Abbondio). Giovedì' 19 novembre 2015 alle ore presso la Sala Convegni del Centro San Giovanni Bosco, si sono riuniti i Consigli Pastorali Parrocchiali di Praissola, Prova e Sant Abbondio alla presenza del Vicario Generale mons. Lorenzo Zaupa e del Direttore dell Ufficio per il Coordinamento della Pastorale Diocesana don Agostino Zenere per riflettere insieme sull avviamento dell Unità Pastorale. Il moderatore è Don Giuseppe Miola e il segretario Simone De Gregori. Successivamente alla recita della "Contemplazione Corale" Il parroco don Giuseppe Miola, dà la parola a don Lorenzo Zaupa, vicario generale della diocesi di Vicenza. Dopo il saluto cordiale all assemblea, confidando nella preghiera di ciascuno per questo suo incarico, estende a tutti i presenti anche i saluti del vescovo Beniamino Pizziol. Don Lorenzo sottolinea come il progetto dell Unità Pastorale sia, da un lato, una sfida faticosa e impegnativa per tutta la comunità e non solo per i preti, ma al tempo stesso sia anche una bella avventura per vivere da veri cristiani la comunione e il Vangelo. Evidenzia infatti come per molti, che stanno vivendo questa esperienza, sia un cammino formativo da incoraggiare, una strada da cui non tornerebbero più indietro poiché favorisce la crescita dell amore verso la propria comunità valorizzando i doni di ciascuno. In questo modo le persone possono diventare davvero presenze vive e veri testimoni del Vangelo. Prende la parola don Agostino Zenere, responsabile dell ufficio diocesano per la pastorale. Si congratula per la numerosa partecipazione e ricorda all assemblea i motivi che hanno condotto alla scelta di dar vita all Unità

2 Pastorale che raggruppa le parrocchie di San Bonifacio, Praissola e Prova. Questo progetto è maturato all interno di un incontro con i preti del vicariato con i quali sono state evidenziate le aree che avrebbero potuto essere coinvolte nell Unità Pastorale. L occasione è stata la disponibilità, da parte di uno dei parroci presenti, al proprio trasferimento che avverrà il prossimo anno. Ma fin da subito si dovrà partire per gettare le basi dell UP, cominciando già quest anno a condividerne lo stile. Don Agostino sottolinea alcuni punti importanti per rendere più chiaro il cammino verso l UP: a. essa esige un tempo di preparazione; non è importante il quanto ma il come, ossia le esperienze da maturare e promuovere insieme; b. per rimanere legati alla storia delle parrocchie, non si devono ricercare le sintonie perché l UP non ha come obiettivo l uniformità ma l unità pur conservando la diversità; c. un elemento che aiuta a trovare un motivo di unione è l attuazione della corrispondenza tra UP e territorio comunale; d. l annuncio del progetto di UP alla comunità va fatto in termini molto essenziali lasciando che siano i segni concreti dell esperienza a chiarire il cammino; e. l UP nasce non per rispondere a esigenze di tipo organizzativo ma per una Chiesa che sia segno di comunione nel territorio (la nuova organizzazione è in funzione dell UP e non viceversa); f. le esperienze da mantenere in ogni singola parrocchia sono le celebrazioni eucaristiche domenicali e dei sacramenti (tranne la Cresima), la catechesi, la cura pastorale dei malati, l attenzione alle situazioni di povertà, la dimensione missionaria;

3 g. le esperienze che invece le parrocchie non possono realizzare da sole ma possono fare meglio collaborando insieme sono la formazione e il rapporto con la municipalità. Dopo gli interventi di don Lorenzo e don Agostino è stato lasciato ampio spazio alle domande e/o riflessioni dell assemblea. Di seguito si riporta quanto emerso. a. Non avere più il proprio parroco è come perdere un punto di riferimento; ci si chiede come coinvolgere maggiormente la comunità nella vita pastorale per ricreare una centralità. Viene sottolineato che una comunità cristiana non deve ruotare attorno al parroco che fa da fulcro, ma c è una molteplicità di persone con i loro doni che fanno in modo che essa ruoti intorno al Signore. Non si devono costruire comunità clericocentriche: lo Spirito ci chiede di dar vita a comunità cristiane che testimonino il Vangelo secondo la diversità dei carismi, segno di una partecipazione viva. La comunità non appartiene al parroco e il prete non ha tutti i compiti ma uno: essere pastore dal punto di vista della fede e non un gestore di servizi. La comunità è nostra e ciò che occorre è appassionare le persone alla propria comunità. b. Alcune parrocchie manterranno il proprio parroco mentre altre lo perderanno. Ciò comunque accade ogni nove anni per tutte le comunità che sono preparate a un tale cambiamento anche se doloroso. I parroci che restano o quelli nuovi che subentrano hanno una grande responsabilità: non far rimpiangere ai fedeli chi se n è andato. Si ribadisce l importanza di un cambio di mentalità: alla domenica non si ricerca un prete che celebra la Santa Messa, ma una comunità, una Chiesa secondo il cuore di Gesù. c. L Azione Cattolica già a livello vicariale sta facendo un esperienza molto positiva che richiama a un cammino di comunione attraverso alcuni momenti

4 associativi forti: un uscita che vede la partecipazione di tutti i gruppi (bambini, ragazzi, giovanissimi, giovani e adulti) e veglie di preghiera itineranti comuni. Non manca l aiuto reciproco in quelle parrocchie più deboli dove si riscontrano delle difficoltà. d. La parrocchia tradizionale non riesce più da sola a far fronte ai nuovi fabbisogni del territorio e per questo è necessario lavorare in rete per dare risposte concrete (come ad esempio sta facendo la Caritas). e. Il cambiamento è fondamentale, è una circostanza storica che richiede la valorizzazione dei ministeri. Per fare bene comunione insieme sarebbe forse utile un tempo di preparazione più lungo, di due anni almeno, in cui imparare dai nostri parroci, primi testimoni di vita in comunità. Ma per indurre i laici a operare nella corresponsabilità non c è altra strada che iniziare subito con decisione il cammino verso l UP. A volte è certamente rispettoso spiegare e far capire la proposta ma aspettare che tutti siano convinti e d accordo rispetto alla scelta operata non porta da nessuna parte. Invece è necessario aumentare la corresponsabilità valorizzando i singoli carismi perché in questo cammino si sentano coinvolti e partecipi non sempre i soliti fedeli ma la maggior parte della comunità. f. L UP rappresenta una sfida che va affrontata, da parte dei laici, con una corresponsabilità non solo del fare ma anche del pensare. I laici non sono solo un supporto pratico all azione pastorale ma devono anche mostrare il loro volto spirituale profondo. In questo senso ai CPP non spetta unicamente la programmazione delle attività pastorali annuali ma devono anche portare il loro contributo di riflessione attenta e seria in particolare attraverso il gruppo ministeriale.

5 g. Tutte le parrocchie dell UP appartengono al comune di San Bonifacio e per questo la comunità deve sentirsi e si sente unita, oltre ogni forma di campanilismo. lo testimoniano le diverse attività che coinvolgono più parrocchie insieme. Ad esempio la giornata solidale del banco alimentare vedrà coinvolti i gruppi Alpini di San Bonifacio e di Prova, oppure le varie feste patronali favoriscono una ormai riconosciuta mobilità all interno del territorio comunale. Ciò dimostra che è necessario partire al più presto con il cammino di UP perché il territorio già la precede. CONCLUSIONE Don Lorenzo invita tutti a lanciarsi con coraggio e determinazione nel cammino verso l UP di Sant Abbondio, San Giuseppe Lavoratore e Santa Maria presentata al tempio, mentre Don Agostino si dichiara disponibile ad offrire il proprio servizio di accompagnare, in modo costante e fraterno, la sua realizzazione. Il presidente ringrazia tutti per la partecipazione e alle circa la seduta è tolta, previa recita dell Ave Maria. Il segretario Il presidente