6. LA POSSIBILITÀ DA PARTE DELL IMPUTATO DI APPELLARE LE SENTENZE DI PATTEGGIAMENTO EMANATE DOPO

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1 SEZIONE XVI L APPLICAZIONE DELLA PENA SU RICHIESTA DELLE PARTI beneficio deve rigettare in toto la richiesta di patteggiamento, ex art. 444 co. 3 cod. proc. pen., con la conseguenza che essa non ne consente la correzione, ex art. 130 cod. proc. pen., ma non esclude, considerata la funzione di economia del rito speciale, la rivisitazione della richiesta in questione da arte del giudice tramite l annullamento con rinvio della sentenza impugnata (così Cass. pen. n. 4654/05). 6. LA POSSIBILITÀ DA PARTE DELL IMPUTATO DI APPELLARE LE SENTENZE DI PATTEGGIAMENTO EMANATE DOPO LA CHIUSURA DEL DIBATTIMENTO. Sul punto si è pronunciata la Corte di Cassazione (cfr. Cass. pen. sez. Un., n. 6084/05). L art. 448 comma I cod. proc. pen. prevede che, in caso di dissenso del P.M. in ordine all applicazione della pena su richiesta o in caso di rigetto da parte del G.I.P., il giudice del dibattimento possa comunque decidere di applicare la pena su richiesta dell imputato dopo la celebrazione del dibattimento di primo grado o nel giudizio di impugnazione. Al contempo, l art. 448 comma II cod. proc. pen. prevede l inappellabilità della sentenza di patteggiamento, salvo che dal P.M. in caso di dissenso. È chiaro, comunque, che la sentenza, stante il disposto di cui all art. 111 Cost., sia impugnabile in Cassazione per vizi di legittimità, sia dal P.M. che dall imputato. La pronuncia delle Sezioni Unite ha ad oggetto l interpretazione del secondo comma dell art. 448 cod. proc. pen. in ragione di quanto disposto dal primo comma: il problema era quello di stabilire indipendentemente dal dato letterale, se il secondo comma nel porre un limite alle impugnazioni avverso le sentenze di patteggiamento escludendo l appello, salvo che dal P.M. in caso di dissenso abbia inteso riferirsi a tutte le sentenze di patteggiamento o intenda escludere la propria applicazione con riferimento a quelle pronunciate ai sensi del primo comma dell art. 448 cod. proc. pen., consentendo così all imputato, in caso di celebrazione del dibattimento, di appellare la sentenza. Al riguardo, un primo orientamento aveva risolto la questione in senso positivo, ammettendo la proposizione dell appello all imputato avverso la sentenza emessa ai sensi dell art. 448 comma I cod. proc. pen. In particolare, la Corte di Appello di Torino, che aveva accolto tale tesi, aveva evidenziato la peculiare natura della sentenza di patteggiamento emessa a seguito della celebrazione di un accertamento dibattimentale, a seguito del quale il dissenso opposto dal P.M. o il rigetto da parte del G.I.P. si era rivelato privo di fondamento. L appellabilità della sentenza avrebbe così consentito all imputato di sottoporre ad un giudice di merito (quale appunto la Corte d Appello) tale accertamento, lasciando così impregiudicata la possibilità che una rinnovata valutazione nel merito della vicenda potesse risolversi in un esito più favorevole all imputato rispetto a quello raggiunto in primo grado. Tale orientamento muove dal presupposto che la sentenza di patteggiamento emessa ai sensi dell art. 448 comma I cod. proc. pen. abbia natura diversa da quella pronunciata a seguito di avvenuto accordo fra le parti durante le indagini preliminari o l udienza preliminare: la sentenza emessa ai sensi dell art. 448 comma I cod. proc. pen., dunque, solo impropriamente è una sentenza di patteggiamento, consentendo, come tale, l impugnazione all imputato tramite appello anziché solo con ricorso in Cassazione. Un secondo orientamento (accolto dalle Sezioni Unite) si basa sul dato letterale quale emerge dall art. 448 comma II cod. proc. pen., nel quale in alcun modo viene operata una distinzione fra la sentenza emessa ai sensi dell art. 448 comma I cod. proc. pen. e la sentenza emessa nel caso in cui, prima della celebrazione del dibattimento, venga raggiunto un accordo fra le parti, successivamente accolto dal giudice. Stando al dato letterale, entrambe le sentenze sono inappellabili, salvo che dal P.M. in caso di dissenso. Quest ultima eccezione è, infatti, motivata dal fatto che una valutazione sulla fondatezza del rifiuto del P.M. ha natura di giudizio di merito, dovendo essere dunque effettuata dal Giudice di Appello e non da quello di legittimità. Oltre al dato letterale, non è poi possibile operare una distinzione fra la natura della sentenza pronunciata ai sensi dell art. 448 comma I cod. proc. pen. e la sentenza di patteggiamento nella fase delle indagini o dell udienza preliminare. Ancorché nasca dal superamento del diniego opposto dal P.M. o del rigetto del G.I.P. formulato a seguito della celebrazione del dibattimento e, dunque, di un accertamento processuale, la sentenza ex art. 448 comma I cod. proc. pen. ha pur sempre gli effetti previsti dall art. 445 cod. proc. pen., compresi gli effetti premiali. Sarebbe quindi un ingiustificata disparità di trattamento riconoscere un ulteriore mezzo di impugnazione all imputato per il quale sia stato celebrato il dibattimento, precluso invece all imputato la cui richiesta di applicazione della pena sia stata accolta dal P.M. e dal G.I.P. in prima battuta. 533

2 PARTE II LE MODALITÀ DI REDAZIONE DEGLI ATTI DEL PROCESSO PENALE APPLICAZIONE DELLA PENA SU RICHIESTA DELLE PARTI (artt c.p.p.) RICHIESTA di applicazione della pena (art. 444 c.p.p.) presentata dall imputato in sede di: indagini preliminari (art. 447) udienza preliminare (art. 446) giudizio direttissimo (art. 446) giudizio immediato (art. 446) opposizione a decreto penale (art. 461) fino all apertura del dibattimento (nel caso di richiesta rinnovata ex art. 448, ovvero in seguito a citazione diretta ex art. 555) consenso del P.M. ACCORDO il Giudice ACCOGLIE la richiesta ed applica la pena pattuita RIGETTA la richiesta se non ritiene: corretta la qualificazione giuridica del fatto corretta la comparazione delle circostanze congrua la pena indicata di poter concedere la sospensione condizionale della pena (se la richiesta è stata subordinata alla concessione del beneficio - art. 442, co.3) il procedimento penale prosegue con rito ordinario o con altro rito alternativo 534

3 SEZIONE XVI L APPLICAZIONE DELLA PENA SU RICHIESTA DELLE PARTI 62. RICHIESTA DI APPLICAZIONE DELLA PENA. RICHIESTA DI APPLICAZIONE DELLA PENA (art. 444 cod. proc. pen) A (1) Il sottoscritto Avv. (2) del Foro di, con studio in difensore e procuratore speciale, come da nomina e da procura speciale in atti/allegata/in calce alla presente richiesta, di, nato a, il, residente in, con domicilio eletto in, imputato/indagato nel procedimento n. R.G.N.R. in ordine ai seguenti fatti di reato (3), (ovvero, nel caso di richiesta presentata direttamente dall interessato) Il sottoscritto (2), difeso di fiducia dall Avv. del Foro di, con studio in, come da nomina e da procura speciale in atti/allegata/in calce alla presente richiesta, imputato/indagato nel procedimento n. R.G.N.R. in ordine ai seguenti fatti di reato (3), con il presente atto per conto del proprio assistito (solo nel caso di richiesta presentata dal difensore) CHIEDE ai sensi degli artt. 444 e ss. cod. proc. pen., che sia applicata (nel caso di richiesta presentata dal difensore: nei confronti del proprio assistito) la pena finale di determinata nel modo seguente: pena base (nell eventualità di più reati, quando sussistano i presupposti per l applicazione dell art. 81 cod. pen., specificare: in relazione al reato di cui al capo, da ritenersi il delitto più grave e ritenuta la continuazione tra i reati contestati), aumentata (eventuale) ai sensi dell art. 81 cpv. cod. pen. alla pena di diminuita (eventuale, se ricorrono le circostanze attenuanti) per la concessione delle seguenti circostanze attenuanti (4), riconoscibili nel caso in esame in quanto (5), nonché (eventuale) di quelle generiche ex art. 62-bis cod. pen., concedibili nel caso in esame in quanto (6), alla pena di (in alternativa, inserire una formula relativa la giudizio di bilanciamento delle circostanze, per es.: ritenuta la prevalenza/equivalenza delle circostanze attenuanti generiche/della circostanza attenuante di cui all art. (4), riconoscibili nel caso in esame in quanto (5) rispetto alla/e contestata/e aggravante/i di cui agli artt. (7)), ulteriormente diminuita come sopra in applicazione della riduzione prevista per la scelta del rito. La richiesta è (oppure: non è) subordinata alla concessione della sospensione condizionale della pena. (1) Indicare l autorità giudiziaria alla quale viene presentata la richiesta (G.I.P./G.U.P. in sede di indagini preliminari ed udienza preliminare; Tribunale in composizione monocratica per i casi di citazione diretta, per giudizio direttissimo, ecc.). (2) L istanza dev essere presentata direttamente dall imputato, anche a mezzo di un difensore munito di idonea procura speciale. (3) Riportare i capi di imputazione formulati dal P.M. (nella fase delle indagini preliminari, nel caso in cui l imputazione non sia stata formulata, è possibile ed opportuno sollecitare il P.M. in tal senso). (4) Indicare le circostanze che si ritengono applicabili. 535

4 Sommario PREMESSA V PARTE I - LE MODALITÀ DI REDAZIONE DEGLI ATTI DEL PROCESSO CIVILE A CURA DELL AVV. GIOVANNA SPIRITO SEZIONE I INDICAZIONI GENERALI 3 SEZIONE II IL PROCESSO DI COGNIZIONE 23 SEZIONE III IL PROCESSO DEL LAVORO DOPO LA LEGGE 28 GIUGNO 2012, N. 92 (C.D. RIFORMA FORNERO) E LA LEGGE 7 AGOSTO 2012, N. 134 DI CONV., CON MOD., DEL DECRETO-LEGGE 22 GIUGNO 2012, N. 83 (C.D. SVILUPPO) E DOPO IL D.LGS. 4 MARZO 2015, N. 23 (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CONTRATTO DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO A TUTELE CRESCENTI) 81 SEZIONE IV IL PROCESSO DI ESECUZIONE 125 SEZIONE V IL PROCEDIMENTO DI INGIUNZIONE 139 SEZIONE VI IL PROCEDIMENTO PER CONVALIDA DI SFRATTO 167 SEZIONE VII IL PROCEDIMENTO CAUTELARE 175 SEZIONE VIII I SEQUESTRI 197 SEZIONE IX LE AZIONI DI NUNCIAZIONE 203 SEZIONE X LA TUTELA CAUTELARE ATIPICA 213 SEZIONE XI I PROCEDIMENTI POSSESSORI 219 SEZIONE XII IL PROCEDIMENTO SOMMARIO DI COGNIZIONE 227 SEZIONE XIII IL PROCEDIMENTO DI SEPARAZIONE PERSONALE DEI CONIUGI E IL GIUDIZIO DI DIVORZIO 235 SEZIONE XIV I PROCEDIMENTI IN MATERIA DI STATO DELLE PERSONE LE MODALITÀ DI REDAZIONE DEI RITI SEMPLIFICATI PARTE II - LE MODALITÀ DI REDAZIONE DEGLI ATTI DEL PROCESSO PENALE A CURA DEL DOTT. PAOLO EMILIO DE SIMONE SEZIONE I LA RICUSAZIONE 297 SEZIONE II LA RIMESSIONE DEL PROCESSO 309 SEZIONE III LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE 317 SEZIONE IV LA CITAZIONE ED INTERVENTO VOLONTARIO DEL RESPONSABILE CIVILE 337 SEZIONE V LA CITAZIONE DEL CIVILMENTE OBBLIGATO PER PENA PECUNIARIA 349 SEZIONE VI L INTERVENTO DI ENTI ED ASSOCIAZIONI NEL PROCESSO PENALE 353 SEZIONE VII IL DIFENSORE ED IL PATROCINIO PER I NON ABBIENTI 361 SEZIONE VIII LA DISTRUZIONE DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE 381 SEZIONE IX I MEZZI DI IMPUGNAZIONE DELLE MISURE CAUTELARI PERSONALI 391 SEZIONE X LA RIPARAZIONE PER INGIUSTA DETENZIONE 421 SEZIONE XI I MEZZI DI IMPUGNAZIONE DELLE MISURE CAUTELARI REALI E DEL SEQUESTRO PROBATORIO 435 SEZIONE XII LA QUERELA 459 SEZIONE XIII L OPPOSIZIONE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE 473 SEZIONE XIV L ARRESTO IN FLAGRANZA E L UDIENZA DI CONVALIDA 487 SEZIONE XV IL GIUDIZIO ABBREVIATO 503 SEZIONE XVI L APPLICAZIONE DELLA PENA SU RICHIESTA DELLE PARTI 527 SEZIONE XVII L OPPOSIZIONE AL DECRETO PENALE DI CONDANNA 553 SEZIONE XVIII LA MESSA ALLA PROVA 563 SEZIONE XIX L APPELLO 573 SEZIONE XX IL RICORSO PER CASSAZIONE 605 SEZIONE XXI IL GIUDIZIO DI REVISIONE 631 VI

5 SEZIONE XXII L OBLAZIONE 643 SEZIONE XXIII IL PROCESSO DI ESECUZIONE 651 PARTE III - LE MODALITÀ DI REDAZIONE DEGLI ATTI DEL PROCESSO AMMINISTRATIVO A CURA DELL AVV. MARIELLA SPATA SEZIONE I IL PROCESSO AMMINISTRATIVO 667 INDICE DEGLI ATTI GIUDIZIARI 723 VII