i racconti dell orrore

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2 i racconti dell orrore La strage di viale Lazio, le violenze su una bambina, le esecuzioni dei nemici: nei verbali di Gaetano Grado la ferocia dei Corleonesi raccontata da chi ha sparato con loro I libri di S Novantacento edizioni

3 ecco perché collaboro Gaetano Grado irrompe nella scena della collaborazione. Entra da pezzo grosso. Perché collabora lui, killer spietato, uomo di prima fila. Ha scelto di passare dall altro lato, dalla parte della giustizia perché non si riconosce più nel codice d onore di Cosa nostra. E perché ha un bambino. L assassino si è innamorato, ha un figlio a cui vuole dare un futuro. Deve operare una scelta drastica, un taglio netto col passato. Grado si decide ed inaugura le rivelazioni dei suoi racconti dell orrore. Grado: Sì, sì. Senta Sig. GRADO lei con una dichiarazione scritta in cui per altro nominava anche l avv. LI GOTTI del... a noi pervenutaci il 7 agosto del 1999, lei ha chiesto di parlare con la Procura della Repubblica di Palermo. Io le debbo dare comunque avviso, anche se lei ha chiesto di parlare che lei essendo detenuto in espiazione pena per reati che sono reati di mafia, associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e poiché è sottoposto ad indagini per altri reati inerenti il traffico di stupefacenti io, come imputato di reato connesso, quindi come possibile imputato di reato connesso, comunque le debbo dare avviso che ha facoltà di non rispondere. Lei vuole rispondere, vuole parlare? Vuole parlare. E allora, lei ha chiesto di conferire con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, se vuole spiegare i motivi di questa sua richiesta, che cosa...? G: Sì, per prima cosa ho da dichiarare che questa mia collaborazione volevo farla da libero anche per dimostrare che non è che la sto facendo perché dovrei scontare ancora di carcere, perché in pratica io ho scontato di carcere, già otto anni di carcere, tre anni di condono, i benefici, cioè in pratica ho scontato quasi tredici anni di carcere, solo che per come si sono svolte le cose ho deciso di collaborare adesso. Ha deciso di collaborare con la Giustizia. G: Sì. E allora io, sin da subito, intendo dirle che il rapporto di collaborazione con l Autorità giudiziaria, diciamo, a norma delle vigenti discipline normative, prevede, per chi decide di collaborare con la Giustizia, una serie di doveri, in primo luogo e poi anche una serie di possibili benefici. Allora io glieli dico subito così lei può prenderne atto e regolarsi di conseguenza. Il dovere principale nell ambito del rapporto di collaborazione è quello di riferire tutto ciò che si sa intorno a fatti di reato che riguardano oltre che se stessi 7

4 G: Sì, sì. 8 anche altre terze persone, quindi deve essere un rapporto di collaborazione leale, un rapporto in cui lei dice tutto quello che sa, soprattutto riferisce la verità dei fatti sui quali intende rendere dichiarazioni senza nulla nascondere, senza, ovviamente, mentire, perché lei capisce che se no si va incontro a conseguenze penali sotto il profilo del reato di calunnia. Lei avrà e di volta in volta glielo dirò, il dovere di rendere esplicite le fonti della sua conoscenza, cioè dovrà dire fatti che ha appreso perché li ha vissuti personalmente, li ha visti oppure può riferire fatti che ha appreso anche da altre persone, ogni volta esplicitando qual è la persona, la fonte della sua conoscenza. Potrà, renderà delle dichiarazioni, l Autorità Giudiziaria, se siamo noi competenti, vedremo, valuterà l attendibilità, si faranno delle indagini, si riscontreranno le sue dichiarazioni, si faranno delle indagini per tutto un periodo in cui, al termine del quale, poi si deciderà se chiedere per lei un programma speciale di protezione. Il che significa, poi, l ammissione di alcuni benefici, possibile ammissione a benefici di carattere processuale e penitenziario. Come lei sa sul piano processuale ci sono delle circostanze attenuanti speciali che consentono di avere un trattamento sanzionatorio, più favorevole in ordine ai fatti di reati per i quali si collabora, sul piano penitenziario c è la possibilità di ottenere benefici penitenziari, al di là di quelli che sono gli attuali limiti di pena dell Ordinamento Penitenziario o per la concessione di misure alternative alla detenzione. Tutto questo, naturalmente, in un momento secondo, insomma in un momento successivo a quello che è la valutazione delle sue dichiarazioni e quindi la decisione sull attendibilità, sulla verifica... cioè con la verifica in concreto. Sul piano, invece dell eventuale esposizione a pericolo di persone, oltre che della sua persona, di eventuali persone a lei vicine, cioè familiari che poi lei, eventualmente potrà indicare, se c è questa esposizione a rischio, le eventuali misure di protezione sul piano della sicurezza saranno adottate, potrebbero, potranno essere adottate immediatamente, a prescindere dall ammissione al Programma di Protezione. Cioè, lo Stato garantirà la sua sicurezza immediatamente, sin dal momento in cui lei inizia a rendere dichiarazioni, si riserva di valutare la sua attendibilità, dopo che lei ha reso le dichiarazioni e che saranno oggetto di attività di Polizia Giudiziaria, di riscontro ha capito? Allora, detto questo, se lei ha intenzione di collaborare, vorrei che lei facesse, in sintesi, dicesse, subito i temi della sua collaborazione, cioè i fatti sui quali, che lei ha commesso, innanzitutto i fatti che la riguardano personalmente, i fatti per i quali, anche quelli per i quali è già perché lei è in espiazione pena, per i quali già sta espiando la pena e i fatti ed eventualmente non ancora scoperti (inc.) cioè i fatti sui quali lei intende rendere dichiarazioni perché ne è a conoscenza diretta oppure nelle forme de relato che io prima le ho illustrato. E quindi oggi potremmo, intanto fare, diciamo così, un indice delle questio-

5 ni, dei temi che lei potrà affrontare e successivamente faremo degli interrogatori più lunghi e più specifici sui singoli fatti. Va bene? G: Ok, va bene. E allora possiamo cominciare. Prego. G: Allora io faccio presente che facevo parte della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, Stefano BONTATE. Sono stato messo in famiglia negli anni 70. Cioè, il primo fatto che succede è stato la strage di viale Lazio, di cui ho partecipato. Devo fare i nomi? No, per intanto lei può riferire sulla strage di viale Lazio. G: Sì, sulla strage di viale Lazio. Lei ha partecipato direttamente? G: Sì, ho partecipato direttamente, sono stato anche ferito. Secondo fatto sarebbe la scomparsa del giornalista Mauro DE MAURO che possibilmente, se c è ancora, si potrebbero trovare anche dei resti della sua soppressione. Lei ha partecipato anche a questa scomparsa, diciamo così? G: No, vi mostrerò chi ha partecipato, erano tutti della famiglia di Stefano BONTATE. Sì, prego. G: Dopo, ancora, c è stata una strage in via Roccella dove è morto un certo Paolo MORANA ed altri che non mi ricordo bene, è subentrata pure la scomparsa di un certo Alfredo DISPENSA e un altro ragazzo che ancora danno per latitante. Sì. G: Poi ancora su Milano, la scomparsa di Damiano CARUSO con un suo cugino, la soppressione di una bambina che era la figlia di Damiano CARU- SO che (inc.) la sua convivente. Poi, sempre su Milano, la scomparsa di un certo Angelo SAITTA, un ragazzo che era di piazza Guadagna di Palermo. Sì. G: Poi ancora, dopo carcerato, perché ero latitante per il fatto di via Gustavo Roccella, dopo sei mesi mi hanno messo fuori. Esco fuori e vado a trovare delle novità. Praticamente, che si comincia col traffico di droga, della quale io non volevo fare parte e da lì cominciai a capire che Cosa Nostra cominciava a fare acqua da tutte le parti e mi estraniavo ai fatti, però ero sempre in un ottimo rapporto con Stefano BONTATE che era il mio rappresentante di famiglia, tra i quali io ero un uomo d onore che non avevo nessuno problema, non per quanto lui era il rappresentante e io uomo d onore, ero l unico a litigare sempre con Stefano BONTATE per cose giuste, che interessavano pure altri uomini d onore. Dopo di che, viene la morte di Stefano BONTATE, decidiamo con altre persone di altre famiglie di espatriare, andare all estero, per vedere come si mettevano le cose, non per paura. Nell 86 decido di andare a Palermo, dopo la strage che facevano i corleonesi di tutta sta gente innocente che si diceva vincente, mafia vincente e 9

6 mafia perdente. Innanzitutto preciso che questa mafia vincente io non la ritengo una mafia, sono semplicemente dei disgraziati criminali. E allora decido di iniziare a fare la guerra contro i corleonesi, con un altro gruppo di persone, sempre appartenenti a me. Inizio con l omicidio di Michele GRA- VIANO; e dopo ancora l omicidio di Salvatore ZARCONE. Prego, prego. G: Dopo ancora con l omicidio di un certo Angelo BAIAMONTE che era rappresentante di Bagheria; dopo ancora l omicidio di Antonio no mi rettifico, prima, prima di tutti ho sparato a un certo Salvatore MESSICA- TI VITALE di Villabate che l avevano fatto, i signori corleonesi, rappresentante; dopo ho sparato, con altre persone che ho partecipato, a Angelo BAIAMONTE; poi ancora personalmente ho sparato a Nino ASPETTI, ASPETTI Antonino che era pure il rappresentante di Casteldaccia, che l avevano fatto i corleonesi; dopo ho sparato a un certo RUSSO Domenico di Ponte Federico e altri fatti che poi dirò, che me li ricorderò meglio. Sono fatti sempre omicidiari? Sono omicidi gli altri? G: Sì, sì, nel senso scomparse di la scomparsa di Stefano Giaconia; la scomparsa di Filippo PELLERITO di Tommaso Natale. Ah, faccio presente che il giorno di Natale ho sparato a Pino GRECO, personalmente, detto SCARPUZZEDDA, difatti i giornali riportavano che era stato Giovannello GRECO, che non c entra niente Giovannello GRECO, sono stato io con altri uomini d onore che poi, in appresso, dirò. Beh, questi sono i fatti che, se ricorderò altri fatti, io appresso lo dirò. Questi sono tutti omicidi di cui lei... G: Sì, sì dimostrerò e dirò la verità di cui ho partecipato e di cui ho sentito. Senta, altri tipi di reati, altri fatti, lei è in grado di costruire l organigramma di Cosa Nostra... G: Mah, dipende 10...organigrammi anche, diciamo, recenti relativi al periodo in cui lei è uscito in sospensione pena o ha avuto è stato in carcere con altri uomini d onore. G: No, ma vede, io sono stato qui a L Aquila, tutta gente comune, diciamo. Dopo i signori della D.I.A di Roma decidono di mandarmi, dicono loro per protezione, nel carcere di Lanciano, ma non è stata una protezione perché, innanzitutto io mi rifiutavo dal primo giorno che ero lì perché, perché c era un ambiente tutto, diciamo, appartenente ai SANTAPAO- LA, tutto contrario a me. Ma io non potevo fare presente questo fatto a nessuno. Difatti, nel mese di giugno mi hanno fatto un attentato. Per la mia prontezza sono rimasto vivo e ancora porto il segno, qui, che hanno tentato di strangolarmi nelle scale Questo a giugno 99, adesso? G: Sì, sì, sì, 99, cose che io non ho dichiarato, ho dichiarato semplicemente che sono caduto.