Carcere di San Francesco (esterno)

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1 Carcere di San Francesco (esterno) Le carceri a Trapani ci sono sempre state. All inizio i rei venivano rinchiusi nei presidi militari (Castello di terra, Colombaia, e le fortezze dell Imperiale, dell Impossibile e di San Francesco). Solo nella seconda metà del 1600 si prese in considerazione di istituire un carcere cittadino. A tal fine venne individuato uno stabile ubicato in Via San Francesco d Assisi. In origine questo edificio apparteneva alla famiglia Bosco, che lo cedette nella prima metà del 1600 ai padri agostiniani. Questi, a loro volta, lo affittarono alla municipalità, che lo adattarono a carcere attraverso una serie di interventi di ristrutturazione, durati piuttosto a lungo. Il caseggiato originale venne ampliato con la demolizione delle case circostanti, ed alla fine, solo nel 1820, su progetto dell'architetto La Bruna, furono appaltati i lavori di riadattamento delle Grandi Prigioni Centrali. Tali lavori furono ultimati poco prima del 1840, e ne venne fuori un edificio su tre elevazioni. Si ricavò un cortiletto, ove a turno venivano condotti i detenuti per l'ora d'aria. Al primo piano vennero sistemati gli uffici giudiziari, i locali per le guardie, i magazzini per il deposito dei materiali, incluse le armi e le munizioni. Al secondo piano furono collocate le donne e i fanciulli (sic!!); al terzo si rinchiusero gli uomini. Sulla parte superiore della facciata d'ingresso vennero eretti quattro imponenti telamoni. Il carcere di Via San Francesco rimase in funzione fino al 1965, epoca in cui fu aperta la nuova Casa Circondariale, in contrada San Cusumano.

2 Questa carrellata di immagini inizia rendendo un doveroso omaggio ad un illuminato vicerè, Eustachio di Laviefuille, che nel corso del suo mandato, dal 1747 al 1754, si adoperò per rendere meno dure le pene del carcere e per ridare dignità ed efficienza alla giustizia. Per evitare lunghissime carcerazioni preventive, egli impose che le sedute giudiziarie avessero luogo tutti i giorni e durassero varie ore, e che la veridicità delle accuse venisse verificata attraverso indagini preliminari. Una sua disposizione immortalata nel marmo stabilì che "...nessuna persona potesse essere arrestata su denuncia di Nobili o altri Potenti col motivo di dichiararsi offesi d'incivilta' lor fatta, se pria, non si esaminassero d'essere vere e fondate le accuse...". Affermazioni impensabili per i tempi, ed infatti i vicerè che seguirono riportarono le cose al punto di partenza. (da Internet)

3 I possenti muraglioni dell edificio e le anguste finestre dotate di grate di ferro mostrano con chiarezza quanto tetra fosse questa galera. La foto evidenzia il lato di levante. Sul fondo l arco dei Pescatori (foto L.S.)

4 Portone d ingresso sulla Via San Francesco sormontato dai possenti telamoni (Foto L.S.)

5 I telamoni in una foto di Giuseppe Romano

6 Le insegne borboniche al di sopra dell architrave (Foto L.S.)

7 Nel 1609, su ordine di Francesco Cirino, capitano della Piazza, fu posta una colonna di legno in mezzo alla strada della Loggia, per tenervi legati ed esporre alla pubblica gogna alcuni malfattori. L iniziativa tuttavia non fu gradita ai patrizi, che su quella via trascorrevano gran tempo, parlando di facezie, di donne e d affari. Evidentemente i lamenti o le grida dei condannati davano molto fastidio. Fu dunque chiesto al capitano Cirino di rimuovere la colonna, adducendo motivi di decoro. Il capitano rimosse la colonna da quel luogo, ma per tutta risposta ne fece costruire una nuova in pietra, collocandola nello spiazzo antistante l Arsenale, vicino alla chiesa di San Nicolò di Tolentino. L immagine su riportata (da Del Bono e Nobili) riproduce quei luoghi. In particolare: 12-Bastione principale o della Dogana; 11-Chiesa di S. Nicolò di Tolentino; 10-Convento e Chiesa di San Rocco; 65-Torre dell Orologio e Porta Oscura; 48-Palazzo Senatorio; 49-Chiesa e Convento di S. Agostino. Per chi volesse sapere come andò a finire la faccenda, Carlo Guida riporta che alla fine la pratica passò nelle mani del vicerè don Cesare de Aragona, che incaricò il capitano della Piazza don Lazzaro Locadello di rimuovere definitivamente la colonna. (da S. Accardi)