La mediazione interculturale con i rifugiati e richiedenti asilo
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- Ladislao Poletti
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1 La mediazione interculturale con i rifugiati e richiedenti asilo La formazione dei mediatori e degli operatori Reggio Emilia, 15 giugno 2018
2 Quando parliamo di mediatori generalmente sono due le pieghe che prende la discussione: 1. sul distinguere i gradienti della mediazione: linguistica, culturale, linguistico-culturale, interculturale, ecc. Il tema, pur se piuttosto datato, si ripropone ciclicamente a seconda del tipo onde migratorie che bagnano le nostre coste: se si infrangono come il mare in tempesta si tende a rincorrere l aspetto più linguistico; Se si tratta di un dolce sciabordio sulla battigia, ecco che la componente interculturale la fa da padrona. 2. legandola alla professione ed alla professionalità. DECRETO 30 giugno 2015 Definizione di un quadro operativo per il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali e delle relative competenze, nell'ambito del Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13. Solo dal 2015 è stato definito, a livello nazionale, il profilo di mediatore interculturale (già però presente nelle classificazioni ISTAT dal 2011 a seguito dei due documenti approvati nel 2009 rispettivamente dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Riconoscimento della figura professionale del Mediatore interculturale, 8 aprile 2009 e dal CNEL, Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, Mediazione e mediatori interculturali: indicazioni operative ) Tale ritardo però non supera né chiarisce definitivamente le ambiguità connesse alla formazione, alla professione ed al reclutamento.
3 Del resto è la stessa normativa ad essere ambivalente, ad esempio nel T.U. sull immigrazione, vengono citate, senza specificarne i profili ed eventuali differenze, sia figure di mediatori culturali che di mediatori interculturali (si parla di mediatori culturali all articolo 38, comma 7, con riferimento all integrazione scolastica degli alunni stranieri ed alla facilitazione della comunicazione con le loro famiglie mentre i mediatori interculturali compaiono invece all art. 42, tra le misure di integrazione sociale, laddove si prevede che gli Enti locali e territoriali possano stipulare convenzioni con associazioni per impiegare all interno delle proprie strutture ( ) stranieri, titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a due anni, in qualità di mediatori interculturali al fine di agevolare i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi ). Parlando di convenzioni con associazioni, di impiego di stranieri e non citando la formazione, si individua poi nel CNEL, in concorrenza con Regioni ed Enti locali rispetto alla rimozione degli ostacoli partecipativi, la sede di un organismo nazionale di coordinamento a cui affidare i compiti di studio e promozione di attività volte a favorire la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica e la circolazione delle informazioni sulla applicazione del presente Testo Unico
4 Ciò anche ad adempimento di quanto prevede il decreto 30 giugno 2015 laddove prevede che le qualificazioni rilasciate dalle Regioni e dalle PPAA, afferenti al repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali di cui all'art. 8 del decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13 e in coerenza con le disposizioni del medesimo Dlgs: a) hanno valore sull'intero territorio nazionale, a ogni effetto di legge, e possono costituire titolo di ammissione ai pubblici concorsi, in coerenza con quanto disposto, in merito, dall'art. 14 della legge 21 dicembre 1978 n. 845, ovvero possono concorrere ai requisiti professionali per l'accesso alle attività di lavoro riservate di cui all'art. 2, lettera b), nel rispetto delle specifiche normative nazionali e comunitarie vigenti; b) sono rese trasparenti per il riconoscimento, a livello europeo ed internazionale, attraverso la referenziazione ai sistemi di classificazione delle attività economiche e delle professioni e ai livelli del quadro europeo delle qualificazioni per l'apprendimento permanente (EQF). Va a questo punto sottolineata la grande differenza tra: -Qualifica (Aperta e di ambito regionale ma a profilo certo più debole e più variabile), e -Professione (più forte, ma chiusa e di ambito nazionale). In quest ottica è allora quanto mai necessario farci molte domande a partire da: Mediatori o Mediazione? Chi o «cosa»? Dove e perché? Sociale o interculturale? Italiani o stranieri? La Crescita del meticciato culturale rende secondaria la provenienza rispetto alle esperienze? Professionisti o professionalizzati?
5 E ancora.. Formazione scolastica o sul campo? Mediatori esperti, con alti titoli di studio e che anche dopo anni di lavoro sul campo ritengono importante qualificarsi formalmente; Dunque va facilitata sia la formazione accademica che la certificazione e il riconoscimento delle competenze e della formazione svolte on the job Attori individuali o agenti di organizzazioni? Per motivi anche legati alla contrattualistica delle PA, oltre che alla necessità di operare in modo redditizio, si è verificato un passaggio da un offerta individuale, ricca ma frammentata e poco stabilizzata ad un offerta che aggrega i mediatori in soggetti collettivi e che favorisce la stabilizzazione e progettualità più organiche e organizzate E allora, come accreditare o qualificare le imprese della mediazione?
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