INDICE PREMESSA UNITÀ TETTONO-STRATIGRAFICHE COMPOSTE DA SUCCESSIONI SEDIMENTARIE PRE- OROGENICHE UNITÀ DI FRIGENTO

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2 INDICE PREMESSA UNITÀ TETTONO-STRATIGRAFICHE COMPOSTE DA SUCCESSIONI SEDIMENTARIE PRE- OROGENICHE UNITÀ DI FRIGENTO UNITÀ SINOROGENICHE MIOCENICHE E PLIOCENICHE SUPERSINTEMA DELL'IRPINIA Sintema di Castelvetere Sintema di Villamaina Supersintema di Altavilla UNITA LAGONEGRESI UNITÀ DI FRIGENTO MONTE ARIOSO Flysch Rosso: Litofacies argillosa marnosa (FYR) Flysch Rosso: Litofacies calcareo clastica (FYRa) UNITA' LITOSTRATIGRAFICHE SIN-POSTOROGENICHE DEL MIOCENE: SUPERSINTEMA DELL IRPINIA Sintema di Castelvetere Litofacies arenaceo-argilloso-conglomeratica (CVT2) UNITA' LITOSTRATIGRAFICHE SIN-POSTOROGENICHE DEL MIOCENE SUPERIORE - PLIOCENE (MESSINIANO ZANCLEANO)...25 Unità di Tufo Altavilla (UTA) DEPOSITI QUATERNARI ED ATTUALI DEPOSITI VULCANO-CLASTICI (SIN-POST IGNIMBRITE CAMPANA) Piroclastiti (l) Depositi alluvionali (b) Coltre eluvio-colluviale (b2 - l) Depositi di frana Aree Stabili Aree potenzialmente suscettibili Aree suscettibili Aree potenzialmente instabili Aree instabili Aree instabili per eventi ad cinematica veloce Aree alluvionabili Aspetti geologici e litologici Caratteristiche geologico tecniche dei litotipi Sequenze a prevalente composizione argillosa Litofacies Argilloso Marnosa (FYR) Sequenze a prevalente composizione argilloso-sabbiosa (UTA-CVT) Sequenze a prevalente composizione lapidea UTAc e FYRa Depositi vulcanici (l) Terreni a permeabilità alta ( FYRa ) Terreni a permeabilità medio alta Terreni a permeabilità media Terreni a permeabilità medio Bassa Terreni a permeabilità Bassa Inquadramento sismo-tettonico dell Area Microzone omogenee in prospettiva sismica del territorio comunale Zonazione sismica del territorio comunale Risposta sismica locale

3 ELENCO ELABORATI Elaborato 1. Carta geologica scala 1:5000. Elaborato 2. Sezioni geologiche. Elaborato 3. Planimetria con ubicazioni indagini geognostiche e sismiche. Elaborato 4. Colonne litostratigrafiche reinterpretate delle indagini. Elaborato 5. Carta idrogeologica scala 1:5000. Elaborato 6. Carta delle frane scala 1:5000. Elaborato 7. Carta delle acclività scala 1:5000. Elaborato 8. Carta della stabilità scala 1:5000. Elaborato 9. Carta delle microzone omogenee scala 1:5000. Elaborato 10. Carta della zonazione del territorio in prospettiva sismica scala 1:5000. Allegato 1. Carta del Rischio Idrogeologico del Liri Garigliano e Volturno. 3

4 PREMESSA L Amministrazione Comunale di MONTEMILETTO (AV), dovendo adeguare gli strumenti urbanistici esecutivi ed, in particolare, il Piano Urbanistico Comunale alle vigenti disposizioni di Legge (DPR 380, art. 89 ed ex art. 13 L.64/74 e successive modifiche ed integrazioni, nonché in ottemperanza alla Legge Regionale n. 9/83 Delibere Giunta Regionale N 5447/02 N 248/03, N 816/04 e successive modifiche ed integrazioni, alla L.R. 16/04 e successive modifiche ed integrazioni), affidava agli scriventi con determinazione di n. 21 del 12/12/2008, l incarico per la redazione di uno studio del territorio, al fine di definirne le condizioni geologiche geomorfologiche e geologico-tecniche, le caratteristiche fisico-meccaniche delle formazioni e le problematiche geologiche dell area anche in una prospettiva sismica. Con queste premesse lo studio è stato finalizzato all accertamento di due aspetti preminenti: da una parte, sono state approfondite le situazioni litostratigrafiche e strutturali dei litotipi, definibili tanto in superficie quanto in profondità nel quadro delle più recenti conoscenze, dall altro, sono state analizzate le caratteristiche morfologiche anche al fine di individuare instabilità delle quali si potessero definire le possibili evoluzioni. La comprensione di tali aspetti è stata ritenuta condizione di base al fine del raggiungimento degli obiettivi pianificatori prefissi, essendo aspetti di particolare significato, anche per le valutazioni a carattere sismico ottemperando a quanto stabilito dal O.P.C.M. 3274/2003 e D.M. 14 Gennaio Per le finalità da perseguire è stata quindi effettuata una campagna d indagine riguardante le ricostruzioni litostratigrafiche e l'accertamento degli assetti strutturali nonché le attuali caratteristiche dell'evoluzione dei versanti. In particolare, gli approfondimenti sono consistiti in: a) rilievo di dettaglio degli assetti geologico-strutturali dell'area; b) studio fotogeologico; c) rilievo morfologico di dettaglio in corrispondenza di zone di specifico interesse; d) esecuzione di sondaggi geognostici; 4

5 e) revisioni e re-interpretazione di indagini eseguite nel passato e realizzate per diverse finalità nell area; f) esecuzione di prove di laboratorio geotecnico su campioni rappresentativi; g) esecuzione di prove geosismiche per la definizione delle caratteristiche dinamiche. Nella presente relazione si sintetizzano, quindi, i principali risultati raggiunti dallo studio, approfondendo soprattutto gli aspetti direttamente connessi alle possibili pericolosità geologiche dell area. In quest ottica, seguendo anche quanto indicato dalla già richiamata legge regionale, tra i vari elaborati che accompagnano la presente relazione, si è provveduto alla realizzazione delle seguenti catografie: Carta geologica in scala 1:5000; Carta delle frane 1:5000; Carta della stabilità scala 1:5000; Carta idrogeologica in scala 1:5000; Carta della zonazione del territorio in prospettiva sismica in scala 1:5000. Per quanto attiene alle indagini di ordine geologico tecnico, e come può evincersi dalla tabella 1.1, oltre all analisi dei sondaggi geognostici e sismici eseguiti per la redazione del piano regolatore, si è provveduto ad un accurata ricerca di indagini svolte per scopi diversi sia da enti pubblici che da privati. Si evidenzia che nel comune di Montemiletto è già stato eseguito nel 1986 uno studio geologico-tecnico, finalizzato alla redazione del Piano Regolatore (Dott. Geol. De Iasi Luigi). In quell occasione furono realizzati 35 sondaggi a carotaggio continuo con profondità comprese tra 13 m (S6) e 18,50 m (S16). Sono stati inoltre consultati 4 sondaggi (n. 31 al n. 35) effettuati nel territorio per la progettazione della galleria autostradale (profondità massima di 67,30 m), e reinterpretate le indagini eseguite nel 2005, svolte per l ampliamento delle zone industriali presenti nel comune. Come si evince dalla tabella 1, per lo studio di queste aree sono stati realizzati 15 sondaggi geognostici a carotaggio continuo, con il prelievo di 12 campioni indisturbati, e 6 prove sismiche in foro del tipo down hole. 5

6 A integrazione delle indagini esistenti, ed al fine di avere una caratterizzazione geotecnica e sismica di tutto il territorio comunale ed adeguarsi alla normativa vigente, sono state realizzate indagini geognostiche e sismiche in siti ritenuti geologicamente significativi. Le indagini a corredo del PUC, sono consistite nella realizzazione di 10 sondaggi geognostici a carotaggio continuo, spinti tutti alla profondità di 30 metri dal piano campagna, con il prelievo di 20 campioni indisturbati per la caratterizzazione geomeccanica dei litotipi e 6 prove sismiche down hole alla profondità di 30 m. Queste sono state opportunamente ubicate sul territorio comunale al fine di avere indicazioni sulle caratteristiche dinamiche dei terreni, come previsto dal Testo Unico sulle costruzioni D.M. gennaio Come è possibile osservare nell elaborato 3 carta delle indagini geognostiche, appare evidente una distribuzione che investe le principali aree di interesse urbanistico e produttive dell area del comune. Le stratigrafie del complesso di 60 sondaggi raccolti costituiscono quindi un fondamentale patrimonio di conoscenza la cui analisi consente di fornire un quadro dettagliato della costituzione del sottosuolo del comune, e quindi della sua modellazione geologico-tecnica. Down- Campioni Strumento urbanistico Sondaggi Hole PRG Bosco attrezzato Campus scolastico Depuratore Piano di insediamento produttivo Ampliamento Cimitero P.U.C Tab 1.1 Indagini geognostiche svolte nel comune di Montemiletto. 6

7 INQUADRAMENTO GEOLOGICO Le conoscenze sulle condizioni dell Appennino campano hanno subito negli ultimi decenni significative evoluzioni. Nello specifico la redazione delle nuove cartografie geologiche in scala 1:5000 oltre a consentire di dettagliare locali assetti, ha indotto lo sviluppo di nuove conoscenze geologiche, spesso di particolare significato per la definizione dei comportamenti degli ammassi o dei versanti. È in tale quadro che appare opportuno fornire brevi elementi di conoscenza a carattere generale, provvedendo successivamente sulla descrizione di dettaglio delle formazioni presenti. L assetto strutturale della Catena Appenninica, ed in particolare del settore Irpino, è il frutto di una serie di eventi tettogenetici avvenuti in un periodo di tempo compreso tra il Miocene ed il Pliocene, che hanno portato allo smembramento ed all'accavallamento di unità paleogeografiche preesistenti o sinorogeniche. Come ampiamente noto, lo studio delle unità tettoniche derivate consente di idealizzare la Catena Appenninica come una successione di falde embricate, costituite prevalentemente da rocce calcareo-dolomitiche e depositi terrigeni in facies flyschioide. La messa in posto della Catena si è completata con le intense fasi di sollevamento plio-pleistocenico che indusse, in particolare, l'ulteriore smembramento delle strutture geologiche. Il comune di Montemiletto si inserisce in un tratto della Catena che costituisce la struttura a falde di ricoprimento neogenica, generatasi a partire dal Miocene inferiore-medio. La Catena deriva dalla deformazione, strutturazione e scollamento di differenti domini meso-cenozoici che paleogeograficamente erano interposti tra l'area cratonica africana e l'oceano tetideo. In particolare, questi domini caratterizzavano un margine frammentato, soprattutto in termini crostali, ove si diversificavano domini di sedimentazione quali ambienti di mare basso, le piattaforme (Sud-Appenninica s.l. e Apula o Campano-Lucana e Abruzzese Laziale), con interposti bacini pelagici, ambienti di mare profondo (Bacino Lagonegrese o Lagonegrese-Molisano). I primi domini si caratterizzavano per l'isolamento dalle aree continentali e costituivano ampie zone a sedimentazione esclusiva carbonatica. 7

8 Durante il Paleogene e fino al Miocene inferiore nelle zone marginali ai domini neritici si deponevano sedimenti calcarenitici e calciruditici torbiditici, cui si intercalavano argille ed argille marnose rosse e verdi, calcilutiti e marne tipo "Scaglia" (Flysch Rosso). Tra il Cretaceo superiore e il Paleogene, questi domini di sedimentazione costituivano i settori di retro paese della Catena delle Alpi, l'orogenesi Alpino-Hymalaiana interessa l'area appenninica solo a partire dal Miocene inferiore quando processi di subsidenza forzata portano gradualmente, da occidente ad oriente, il retropaese Alpino a divenire avampaese Appenninico e successivamente avanfossa. Durante la tettogenesi si sono sviluppate differenti avanfosse sia per gli aspetti fisiografici sia per quelli strutturali e petrografici, testimoniate da depocentri di sedimentazione sinorogeni con caratteri stratigrafico-sedimentari diversi. Tra queste, l'avanfossa miocenica conosciuta sotto il termine di "Bacino irpino" rappresenta un momento molto caratterizzante della sedimentazione sinorogena e quindi della evoluzione del sistema Catena avanfossa durante buona parte del Miocene. Con il Messiniano e il Pliocene si passa ad uno stadio differente della tettogenesi: il sistema catena-avanfossa cambia conformazione, diviene più superficiale atteso che la sedimentazione prevalente è di mare basso (facies molassiche). Successivamente, durante la tettonica plio-quaternaria, con lo scemare dei regimi compressivi, prendono avvio le fasi surrettive della catena. La reazione isostatica, che ha sempre accompagnato le fasi di affastellamento tettonico, si risolve soprattutto con il Pleistocene con i maggiori rigetti: sollevamenti della catena differenziati alla scala regionale e progradanti, dall'area tirrenica a quella adriatica producendo disarticolazione e disequilibri, hanno favorito il passaggio alla continentalità di parte della catena sudappenninica e quindi alla sedimentazione continentale. Le unità tettono-stratigrafiche di questa parte di Appennino Campano si possono distinguere in successioni preorogeniche e successioni sinorogeniche. Quelle preorogeniche sono date da successioni continue o caratterizzate da discontinuità concordanti. Le sinorogeniche sono caratterizzate da successioni trasgressive discordanti e sono inquadrate come unità a limiti inconformi, in quanto sono limitate anche a tetto da una superficie di discordanza angolare. 8

9 In particolare si distinguono tre principali falde tettoniche, sovrapposte prevalentemente nella direzione adriatica, e successioni silico-clastiche sinorogeniche, riferibili a depocentri di sedimentazione di tipo thrust-top e foredeep (Di Nocera et alii, 2006). La falda superiore si compone di successioni mesocenozoiche bacinali (Unità Sicilide, D argenio et alii, 1973); la falda intermedia si compone di successioni di piattaforma e peri-piattaforma carbonatica meso-cenozoiche, indicata come Unità dei Monti Cervialto- Terminio-Tuoro, riferibile all'unità Alburno-Cervati p.p. ed alla Unità dei Monti della Maddalena p.p. (D'Argenio et alii, 1973; 1975); la falda inferiore e più esterna è costituta da quattro unità tettoniche di importanza regionale, derivate dalla strutturazione del dominio di bacino pelagico lagonegrese molisano (Pescatore & Tramutoli, 1980). Dall'interno verso l'esterno si individuano: l'unità di Frigento (Di Nocera et alii, 2002), l'unità del Fortore (Dazzaro et alii, 1988; Pescatore et alii, 2000), l'unità della Daunia (Pescatore & Senatore, 1986; Senatore, 1988) e l'unità del Vallone del Toro (Basso et alii, 2001, 2002). Le conoscenze geologiche dell area hanno quindi consentito di ricostruire le seguenti successioni stratigrafiche (Di Nocera et alii, 2006): a) UNITÀ TETTONO-STRATIGRAFICHE COMPOSTE DA SUCCESSIONI SEDIMENTARIE PRE-OROGENICHE UNITÀ SICILIDE UNITÀ DEI MONTI CERVIALTO-TERMINIO-TUORO UNITÀ DI FRIGENTO UNITÀ DEL FORTORE UNITÀ DELLA DAUNIA UNITA DEL VALLONE DEL TORO b) UNITÀ SINOROGENICHE MIOCENICHE E PLIOCENICHE 9

10 1.1 UNITÀ TETTONO-STRATIGRAFICHE COMPOSTE DA SUCCESSIONI SEDIMENTARIE PRE-OROGENICHE UNITÀ DI FRIGENTO Nel comune di Montemiletto affiorano i termini del Flysch Rosso correlabile all Unità di Frigento. Tale Unità è costituita da una successione litostratigrafica continua nella quale si distinguono una porzione inferiore triassico-infracretacica ed una porzione superiore supracretacico-cenozoica, riferibile al paleo-settore settentrionale del Bacino Lagonegrese-Molisano. La porzione inferiore della successione comprende i depositi della «Serie calcareo-silico-marnosa» (Scandone, et alii, 1972), potenti nell'area di Frigento complessivamente circa 500 m; essa è costituita da: Formazione di Monte Facito, composta da arenarie fini, micacee, di colore giallastro, areniti ricche associazioni di organismi recifali e perirecifali, marne siltose grigio-verdi e rosse con piccoli frustoli carboniosi e rari foraminiferi bentonici. L'età Ladinico-Carnico (Zamparelli, 1991, 1993); Calcari con liste e noduli di selce costituiti da calciluditi con liste di selce scura talvolta poli croma, passanti a calcari silicei grigi di aspetto cristallino con liste di selce; a luoghi sono presenti esili interstrati marnosi scuri ed intercalazioni di marne calcaree e selciose di colore rosso vinaccia, giallo e verdastro. Lo spessore è di circa 120 m; Torre & Zamparelli (1990) ascrivono questi terreni al Triassico superiore; Scisti silicei, costituiti da argilliti silicifere di colore rosso scuro, radiolariti policrome e diaspri in strati sottili e molto sottili, calcilutiti silicee giallastre con piccole liste di selce grigia. Lo spessore non supera i 30 m. II contenuto microfaunistico è dato da Radiolari, rare spicole di spugna, rari frammenti di gusci sottili di Lamellibranchi e rarissimi foraminiferi arenacei. Questi depositi hanno un'età Giurassica (Scandone, 1967, 1972; Ippolito et alii, 1974; Miniconnet, 1983); Flysch galestrino, costituito in prevalenza da argilliti più o meno silicifere, di colore nerastro o grigio, violaceo, verdognolo, dalla tipica alterazione in forme prismatiche appuntite di qualche centimetro di lunghezza 10

11 («galestri»), con associate calcareniti fini e calcilutiti silicifere, calcari marnosi e marne di colore ocraceo o biancastro. Lo spessore raggiunge i 300 m. L'età è Cretacico inferiore (Scandone, 1967; Ippolito et alii, 1974). Flysch Rosso distinto tre unità litostratigrafiche equiparate al rango di membro che dal basso verso l'alto sono di seguito descritte. - Il membro calcareo si compone di un'alternanza di calcari clastici grigiastri e biancastri, in strati e banchi massivi, con stratificazione irregolare, di calcareniti bioclastiche con macroforaminiferi (Alveoline e Nummuliti) torbiditiche, e di calcari cristallini saccaroidi biancastri e grigio avana con macroforaminiferi tipo Orbitoidi e frammenti di calcari di scogliera. Alla base si intercalano argilliti rosso-brune e marne calcaree silicifere, diaspri di colore rosso-bruno e nerastro, calcari marnosi diasprigni giallastri, che talvolta costituiscono un livello caratteristico. Lo spessore complessivo è stimato in circa 250 m. L'ambiente di deposizione è riferibile alla zona di transizione tra una scarpata carbonatica e il bacino pelagico. L'età è del Cretacico superiore-eocene superiore. - Il membro calcareo-marnoso è formato da alternanze di calcareniti grigio chiare, marne calcaree bianche e argille marnose di colore rosso e verde e rare calciruditi, in strati e banchi. L'ambiente di deposizione è di tipo pelagico, non lontano da un margine carbonatico che fornisce risedimenti carbonatici. Lo spessore massimo del membro calcareo-marnoso è di 350 m. L'età è Oligocene. - Il membro pelitico-calcareo è formato da argilliti marnose e marne di vario, colore, a luoghi silicizzate; calcilutiti biancastre con subordinati intercalazioni di calcareniti torbiditiche ad Alveoline, Nummuliti e vari bioclasti (frammenti di alghe, di gusci di Rudiste, ecc.). Lo spessore è stimato in--circa 200 m. Ai depositi del «Flysch rosso» seguono in continuità di sedimentazione quarzoareniti giallastre e grigiastre, da fini a grossolane, con clasti arrotondati e smerigliati di quarzo in matrice biancastra calcarea del «Flysch Numidico». Lo spessore della successione è stimato in 300 metri. A luoghi si rinvengono argille marnose, calcareniti, marne siltose e calcari parzialmente silicizzati. L'età è compresa tra il Burdigaliano superiore ed il Langhiano superiore 11

12 (Patacca et alii, 1992a). Ai depositi quarzarenitici seguono verso l'alto, in continuità, le alternanze di argille e marne, arenarie torbiditiche quarzoso-litiche, siltiti e calcareniti. Questi terreni rappresenterebbero la porzione relitta della sedimentazione, con lo stesso significato regionale della Formazione di Serra Palazzo (Selli, 1962) in Lucania (Pescatore, 1978). La potenza complessiva è nell'ordine dei 50 m. L'età di questi depositi è Serravalliano inferiore-medio. 1.2 UNITÀ SINOROGENICHE MIOCENICHE E PLIOCENICHE In discordanza sulle unità tettono-stratigrafiche precedentemente descritte, poggiano depositi sinorogenici prevalentemente silico-clastici di età compresa tra il Serravalliano ed il Pliocene medio. In letteratura queste successioni non sono ben codificate dal punto di vista stratigrafico; esse sono state riferite alle Unità Irpine, all'unità di Villamaina, all'unità di Altavilla ed all'unità di Ariano (D Argenio et alii, 1973, 1975; Cocco et alii, 1974; Ippolito et alii, 1973, 1974). Le successioni in esame poggiano con evidente discordanza angolare sulle unità sottostanti e sono sottoposte ai depositi sinorogeni più recenti (Salvador, 1994). I depositi sinorogeni sono stati distinti in sei sintemi, quali dal basso verso l'alto: a) Sintema di Castelvetere, composto da successioni di età Serravalliano- Tortoniano medio-superiore; b) Sintema di Villamaina, costituito da successioni di età Tortoniano superiore- Messiniano inferiore; c) Sintema del Torrente Fiumarella-Molasse di Anzano, costituito da successioni di età Messiniano superiore; d) Sintema della Baronia, caratterizzato da successioni di età Pliocene inferiore; e) Sintema di Scampitella, costituito da una successione del Pliocene inferioremedio; f) Sintema di Sferracavallo con successioni di età Pliocene medio. 12

13 Le prime due successioni si raggruppano nel Supersintema dell'irpinia, la terza fa parte del Supersintema di Altavilla, e le ultime tre compongono il Supersintema di Ariano Irpino SUPERSINTEMA DELL'IRPINIA II Supersintema dell'irpinia comprende le successioni sinorogeniche poste su settori in deformazione del paleofronte della catena e nelle aree dell'avanfossa, tra il Serravalliano ed il Messiniano inferiore. Queste successioni poggiano con base discordante sull'unità Sicilide, sull'unità dei Monti Cervialto-Terminio-Tuoro, sull'unità di Frigento e su quella del Fortore Sintema di Castelvetere Il Sintema di Castelvetere raggruppa, le successioni indicate in letteratura come «Flysch di Castelvetere» (Pescatore et alii, 1970; Pescatore, 1978; Critelli, 1995) e la Successione del Vallone Ponticello (Basso et alii 2002). Esso è composto da due subsintemi. Subsintema di Pietra di Boiara Il Subsintema di Pietra di Boiara raggruppa, parte della formazione del «Flysch di Castelvetere» (Pescatore et alii, 1970) ed è costituito da successioni arenaceo-conglomeratiche con olistoliti ed olistrostromi ed è potente circa 300 m. Si compone di strati e banchi di arenarie quarzoso-litiche, intercalate ad orizzonti di calciruditi ad Alveoline e Nummuliti, calcari marnosi, conglomerati granulari con ciottoli dispersi e subordinata matrice argillosa, prodotti da debris flow. In associazione basale soprattutto delle facies grossolane, si rilevano olistoliti di diversa grandezza, le cui litofacies sono riferibili ad ambienti di piattaforma carbonatica lagunare e/o di transizione a scarpata. Poggia in discordanza sulle successioni dell'unità Sicilide e dell'unità Cervialto-Terminio-Tuoro. L'età è riferibile al Serravalliano. 13

14 Subsintema di Serra del Diavolo II Subsintema di Serra del Diavolo è costituito da arenarie quarzose a grana media, tessituralmente immature, massive o laminate nella parte alta, in taluni luoghi associate ad arenarie granulari e ciottolose. Si rinvengono anche conglomerati fini massivi, subordinate intercalazioni di blocchi carbonatici di spessore metrico, ed arenarie quarzoso-feldspatiche con frammenti litici, con medio-basso grado di selezione ed addensamento dei clasti. Lo spessore è di circa 200 m. L'età è riferibile al Tortoniano medio-superiore Sintema di Villamaina Al Sintema di Villamaina sono riferite due successioni, affioranti, prevalentemente, nell'alta valle del Fiume Calore (Successione del Torrente Fredane) e presso l'abitato di Villanova del Battista (Successione di Villanova del Battista, Basso et alii, 2002). Esse sono caratterizzate da associazioni di facies arenaceo-conglomeratiche ed arenaceo-pelitiche torbiditiche potenti circa 800 m, e sono entrambe riferibili alla formazione del Flysch di San Bartolomeo (Crostella & Vezzani, 1964; Pescatore et alii, 2000; Boiano, 2000). Le due successioni suturano i contatti tettonici tra le unità di Frigento e del Fortore. I terreni del Sintema di Villamaina sono, inoltre, discordanti sui depositi del Sintema di Castelvetere, come interpretato ad est dell'abitato di Castelfranci, lungo la destra orografica del Fiume Calore. Il sintema nel complesso è costituito da una successione silico-clastica con caratteri torbiditici, di spessore stimato intorno agli 800 m. In funzione del rapporto arenaria/pelite, si distinguono tre membri caratterizzati da rapporti in parte eteropici. Il membro basale conglomeratico-arenaceo è costituito da conglomerati e paraconglomerati poligenici, generalmente mal stratificati o in banchi, eterometrici e a matrice sabbiosa, alternati ad arenarie massive e grossolane; la geometria d'insieme dei corpi conglomeratici è lenticolare. Il membro arenaceo è costituito da arenarie torbiditiche di colore giallo chiaro a matrice siltosa in strati e banchi. Nei pochi campioni fossiliferi è stata trovata un'associazione a nanno Fossili calcarei del Tortoniano medio-superiore. Il membro peliticoarenaceo, che raggiunge uno spessore di circa 200 m, nella Valle del Fiume Ofanto, si compone di arenarie quarzoso-feldspatiche, quarzosolitiche e micacee, a grana medio-grossolana e con matrice per lo più calcarea, a luoghi 14

15 abbondante; le arenarie sono intercalate a peliti e marne argillose brunastre e grigio-azzurre a frattura concoide e medio-spesse e ad argille siltose biancastre e areniti fini marroni, anche finemente laminate. Alle arenarie si intercalano strati lenticolari di calciruditi e calcareniti grigiastre lito-bioclastiche. Nella Baronia il membro pelitico-arenaceo è costituito da marne, argille marnose e siltiti micacee grigio-verdi e brune sottilmente laminate, arenarie torbiditiche di colore giallo-bruno a grana medio-fine. L'età è riferita al Tortoniano mediosuperiore-messiniano inferiore l'ambiente è di tipo bacinale, compreso tra la base di scarpata continentale e la piana batiale Supersintema di Altavilla Al Supersintema di Altavilla afferiscono successioni Sinorogeniche del Messiniano superiore-pliocene inferiore. Esse sono correlabili all'unità di Altavilla (D'Argenio et alii, 1973), che in letteratura indica i depositi clastici o evaporitico clastici depostisi nell'appennino campano tra la fase tettonica intramessiniana e la fase tettonica infrapliocenica (D'Argenio et alii, 1975). I depositi evaporitici messiniani poggiano in continuità sull'unità Dauna, e mancano in affioramento i depositi riferibili alla parte bassa del Pliocene inferiore, pertanto l'unità è costituita dai soli depositi supramessiniani post-evaporitici dell'unità del Torrente Fiumarella e delle Molasse di Anzano, che poggiano in discordanza angolare sulle unità tettoniche di Frigento, del Fortore e della Daunia, è quindi anche sulle Evaporiti di Monte Castello, e sono sottoposte con discordanza angolare ai depositi del Supersintema di Ariano irpino. La successione del T. Fiumarella è costituita da depositi clastici riferibili ad un ambiente fluvio-lacustre, caratterizzati da spessori affioranti variabili fino ad alcune centinaia di metri. Si distinguono due differenti litofacies, che si presentano largamente eteropiche, una prevalentemente pelitica, l'altra prevalentemente ruditica. L'età è riferita al Messiniano superiore (Basso et alii, 1996; 2001; 2002). Le Molasse di Anzano (Crostella & Vezzani, 1964) sono costituite da sedimenti arenaceo-conglomeratici e arenaceo-pelitici prevalentemente 15

16 silicoclastici e torbiditici, per uno spessore di circa 350 m. È individuato un membro inferiore, composto da associazioni di facies di magastrati conglomeratici granulari ed arenitici conglomeratici con basi erosive e strati amalgamati riferiti a flussi granulari ed a correnti torbidiche ad alta densità, che si sviluppavano in un sistema deposizionale canalizzato (Matino, 2002). Costituiscono il membro superiore dei depositi arenaceopelitici, da poco a mediamente cementati, ben stratificati con strati tabulari medi e sottili, riferibili a correnti torbiditiche con variabile carattere di distalità. L'età è riferita al Messiniano superiore. 16

17 1.3 GEOLOGIA DEL COMUNE DI MONTEMILETTO Il comune di Montemiletto, provincia di Avellino, ricade al margine dell ampia depressione morfostrutturale, che comprende il capoluogo Irpino. Il territorio è quindi parte dell Appennino Irpino ove corpi, con successioni di natura calcarea e flyschioide si alternano, come detto, in complessi assetti strutturali. Di seguito verranno esposte le specifiche conoscenze geologiche dell'area nonché i risultati delle indagini a carattere locale utili ai fini della ricostruzione degli assetti geologici e strutturali. Tali aspetti risultano essere di fondamentale significato ai fini della definizione degli assetti e della modellazione geologica di un area di particolare complessità. Il rilevamento geologico e le indagini in sito hanno permesso di riconoscere e riportare nella carta geologica in scala 1:5000 (elaborato 1), le Unità litostratigrafiche denominate in letteratura in precedenza descritta quali Unità Lagonegresi, Unità litostratigrafiche sin-postorogenetiche del Miocene, Unità Litostratigrafiche sin postorogeniche del Miocene Superiore Pliocene UNITA LAGONEGRESI UNITÀ DI FRIGENTO MONTE ARIOSO L Unità di Frigento-Monte Arioso è costituita da una successione litostratigrafica nella quale si distinguono, disgiunte, una porzione inferiore triassico infracretacica ed una porzione superiore supracretacico cenozoica, ambedue riferibili, in continuità di sedimentazione, al paleo-settore interno/occidentale del Bacino lagonegrese-molisano. Nell area è presente la sola porzione superiore rappresentata dal Flysch Rosso. I terreni ascrivibili a questa Unità si trovano generalmente in posizione strutturale sommitale dei rilievi collinari. 17

18 Flysch Rosso: Litofacies argillosa marnosa (FYR) La litofacies argillosa marnosa è costituita da alternanze di calcari, marne e argille di colore verde e rosso, calcareniti grigio-verdastre con Alveolinae, Nummuliti e Orbitoidi, calciruditi litoclastiche e brecciole calcaree con frammenti di rudiste. I banchi calciruditici e calcarenitici sono raramente superiori al metro e mostrano comunemente gradazione; tali banchi, inoltre, mostrano nell'insieme una stratificazione mal definita e irregolare, e poggiano comunemente con basi erosive canalizzate su orizzonti argillitici sovente deformati per carico. Passano verso l'alto a calcareniti fini grigio-verdastre laminate (sequenze Tb-c di Bouma), a marne calcaree, fino a marne, argille marnose e siltose, argilliti rosso-brune e subordinatamente grigio-verdognole, con stratificazione piano-parallela o ondulata e sequenze di Bouma legate a correnti torbiditiche di bassa densità. Lo spessore massimo affiorante è di circa 200 metri. L'ambiente di deposizione è pelagico, ma non lontano da un margine carbonatico che fornisce risedimenti calcarei. La litofacies argillosa marnosa a differenza della litofacies calcareo clastica risulta meno evidente in affioramento perché è sottoposta per contatto non stratigrafico alla formazione di Altavilla. Il contatto, inoltre, è obliterato da una coltre di alterazione e da depositi di origine piroclastica. Attraverso l interpretazione dei sondaggi eseguiti ed il rilevamento di campagna è emerso che tale litofacies affiora in maniera discontinua nel settore occidentale del centro abitato in località Pescolosasso e nella località Toppe. Affioramenti ben evidenti di tale litofacies sono osservabili invece lungo il taglio stradale in località Lomma (foto 1), dove gli affioranti rilevati mostrano marne, argille marnose e siltose, argilliti rosso-brune e subordinatamente grigio-verdognole con intercalati strati calcarenitici con spessore di cm e livelli di selce. L immersione degli strati è prevalentemente Nord 270 con valori di inclinazione di Tale litofacies inoltre è osservabile nel settore Sud e Sud- Est del centro abitato di Montemiletto località Macchia Santa Maria, dove gli affioramenti mostrano argille grigio verdastro con intercalazioni di strati calcarei con 18

19 spessore anche del metro (foto 2). La giacitura degli strati è prevalentemente Nord 270 con inclinazione di circa Foto 1. Affioramento del Flysch Rosso litofacies argilloso marnosa (FYR) Foto 2. Affioramento del Flysch Rosso litofacies argilloso marnosa con intercalazioni di strati calcarei (FYR). La litofacies argillosa marnosa risulta affiorante come già detto con lembi sommitali e più in generale, questo membro, per l'abbondanza dei materiali argillosi marnosi e per effetto delle azioni tettoniche è sempre caratterizzato da un assetto strutturale complesso, con strutture deformative 19

20 compressive caratterizzate da pieghe a piccolo raggio. La destrutturazione, particolarmente sviluppata in talune zone, si esprime anche attraverso il caratteristico profilo concavo-convesso del versante. Nel settore a Sud del centro abitato di Montemiletto, nei pressi della stazione ferroviaria, la litofacies Argilloso Marnosa si sovrappone per sovrascorrimento alla Formazione del Castelvetere (Elab. 1 carta geologica). Flysch Rosso: Litofacies calcareo clastica (FYRa) La litofacies calcareo clastica è costituita da calcari clastici grigiastri e biancastri, in strati e banchi massivi, con stratificazione irregolare e diffuso clivaggio di fratturazione; calcari cristallini saccaroidi biancastri e grigio avana con vene spatiche, a luoghi ridotti a brecce di frizione e subordinatamente da strati calciruditici a frammenti di rudiste con stratificazione irregolare, con frammenti di calcari di scogliera. Nella parte medio alta, intercalazioni di calcareniti fini grigio-azzurrognole e subordinatamente calcari marnosi grigioscuri molto compatti. I banchi di spessore metrico di calcari massicci e brecce calcaree mostrano amalgamazione erosiva interna e poggiano a luoghi con basi erosive su orizzonti argilloso-marnosi grigiastri. Nella parte alta prevalgono intercalazioni di marne argillose ed argilliti rossastre. Nella parte alta della successione sono osservate calcareniti con macroforaminiferi (principalmente Alveolinae e Nummuliti). Lo spessore è di circa 200 m. L ambiente di deposizione è riferibile ad una scarpata continentale carbonatica al passaggio a bacino pelagico. Tale Unità è considerata tettonicamente sovrapposta ai terreni miocenici di avanfossa del Flysch di Castelvetere e pertanto è stata cartografata nella porzione geometrica superiore con significato di Klippen. Questa litofacies costituisce corpi distinti che affiorano in modo discontinuo conferendo ai rilievi versanti più acclivi. In generale gli affioramenti si presentano con un elevato grado di fratturazione alla differente scala (clivaggio, vene calcitiche, diaclasi) così come e osservabile in corrispondenza della cava presente sul versante a sud di Montecapro (foto 3). Inoltre, come osservabile dall elaborato geologico su questa litofacies insistono gran parte degli abitati di Montemiletto (foto 4) e del centro abitato di Montaperto. 20

21 Foto 3. Affioramento del Flysch Rosso litofacies calcareo clastica (FYRa). Foto 4. Affioramento del Flysch Rosso litofacies calcareo clastica (FYRa) in corrispondenza del centro abitato di Montemiletto. In particolare, immediatamente a valle dell abitato di Montaperto, in corrispondenza del taglio stradale è possibile osservare oltre alle caratteristiche litostratigrafiche, il particolare stato di fratturazione che in alcuni casi rende problematica la rilevazione dell assetto giaciturale (foto 5). 21

22 Foto 5. Affioramento del Flysch Rosso litofacies calcareo clastica (FYRa) in corrispondenza del centro abitato di Montaperto. 22

23 1.3.2 UNITA' LITOSTRATIGRAFICHE SIN-POSTOROGENICHE DEL MIOCENE: SUPERSINTEMA DELL IRPINIA Sintema di Castelvetere Il sintema di Castelvetere è costituito da una successione silico-clastica costituita in prevalenza da arenarie a grana media e grossa, conglomerati, siltiti e arenarie siltose ed ancora argille marnose e siltose costituente a scala regionale un sistema deposizionale di mare profondo occupante anche settori del cuneo tettonico Miocenico dell Appennino meridionale. Comprende tre litofacies, la litofacies arenaceo-conglomeratica (CVT1) e la litofacies arenaceoargilloso-conglomeratica (CVT2) e la litofacies siltoso-argilloso-marnosa (CVT3). Litofacies arenaceo-argilloso-conglomeratica (CVT2) A sud del comune di Montemiletto affiora la sola associazione litostratigrafica correlabile alla litofacies arenaceo-argilloso-conglomeratica costituita da: a) arenarie arcosico-litiche e quarzoso-feldspatiche (quarzo smerigliato) con minerali femici e subordinatamente con frammenti litici, a grana media e con medio-basso grado di selezione dei clasti, massive o laminate nella parte alta (laminazioni piane ed oblique), di colore grigio-ferro o grigio avana al taglio fresco e grigio-azzurrognolo o giallastro-arancio per alterazione in superficie e argille limose grigio verdastro; b) arenarie granulari e ciottolose; conglomerati a matrice sostenuta, ovvero, arenarie con ciottoli dispersi o con nuvole ciottolose; c) conglomerati disorganizzati con grossi ciottoli e clasti pelitici, i ciottoli sono subarrotondati e costituiti in prevalenza da rudstones e grainstones grigio-avana, marne calcaree biancastre, rocce granitoidi, quarziti ed areniti; subordinatamente intercalazioni di blocchi carbonatici di spessore metrico. La stratificazione è di primo ordine 23

24 multipla per amalgamazione, o è di secondo ordine da ondulata a sigmoidale. I depositi descritti nel complesso sono derivati in prevalenza da flussi gravitativi di sedimento ad alta concentrazione. Lo spessore stimato è di circa 200 m. L'ambiente di deposizione bacino marino. Nel complesso la litofacies rappresenta uno stadio di crescita torbiditico costituito in prevalenza da canali e da sistemi canali-lobi. La litofacies arenaceo argilloso marnosa affiora in un settore limitato del territorio comunale nel settore meridionale in corrispondenza dell impluvio tributario sinistro del Fiume Calore. A monte della stazione di Montemiletto, in corrispondenza del taglio stradale tale associazione litologica è presente con arenarie ben cementate grigio giallastre con intercalazioni di argille grigio verdastro (foto 5), la vergenza degli strati prevalentemente a 180 e l inclinazione di circa Foto 5. Affioramento della litofacies arenaceo conglomeratica (CVT2) in corrispondenza della stazione di Montemiletto. Come è osservabile dalla carta geologica, il Sintema del Castelvetere si trova sottoposto per contatto tettonico ai terreni dell Unità Lagonegrese (Flysch Rosso). Infatti le sequenze, affiorano per erosione in corrispondenza della parte medio bassa dei versanti in particolare lungo i versanti località Acquacalda. 24

25 1.3.3 UNITA' LITOSTRATIGRAFICHE SIN-POSTOROGENICHE DEL MIOCENE SUPERIORE - PLIOCENE (MESSINIANO ZANCLEANO) Unità di Tufo Altavilla (UTA) Si tratta di Successioni di depositi prevalentemente clastici postevaporitici, che poggiano in discordanza angolare sui terreni dell Unità Sicilide e dell Unità di Frigento-Monte Arioso, e su quelli del Sintema di Catelvetere (CVT). A tetto sono ricoperti in discordanza angolare dai depositi pliocenici del Supersintema di Ariano Irpino. Essi rappresentano una varietà di sistemi deposizionali, da bacinali del tipo Lagomare a fluvio-deltizi. L età è riferibile allo stadio post-evaporitico del Messiniano superiore. Nell ambito del territorio di Montemiletto tale Unità è costituita da una successione arenaceo-sabbiosa (UTA) con frequenti passaggi eteropici a litofacies conglomeratiche (UTAc). Gli affioramenti più frequenti sono costituiti da arenarie e sabbie grigie e giallastre, ricche in matrice, in strati da medi a spessi con rare sottili intercalazioni di argille siltose grigie e livelli lenticolari di spessore da metrico a decametrico di conglomerati eterometrici poligenici (UTA). Lateralmente sono presenti passaggi a conglomerati clasto-sostenuti, con matrice sabbiosa a cemento calcareo, ciottoli arrotondati di natura calcarea e arenacea, eterometrici con diametri fino a oltre 30 cm, generalmente ben cementati in strati e megastrati di spessore variabile da 0,5 a 1,5 m, (UTAc) (foto 6). Foto 6. Affioramento di conglomerati Unità di Altavilla litofacies conglomeratica (UTAc). 25

26 Affioramenti correlabili ai conglomerati di Altavilla, sono stati osservati nel settore sud del territorio comunale, in corrispondenza della località Cesura, che si individua in sinistra idrografica del Vallone Cisterna. Localmente nella parte superiore dell Unità di Altavilla vi sono frequenti passaggi latero-verticali ad arenarie e sabbie ghiaiose, con sottili intercalazioni siltoso-sabbiose e argille siltose laminate grigie. Affioramenti significativi sono osservabili in corrispondenza del taglio stradale in località Festola-Abruzzese dove è stato possibile rilevare anche le giaciture degli strati degli strati immergenti verso N 270 e N 330, con inclinazioni variabili dai 10 ai 30. Foto 7. Affioramento di sabbie e arenarie con interstrati argillosi dell Unità di Altavilla. L unità poggia con discordanza angolare sul Sintema di Castelvetere e del Flysch Rosso. L ambiente deposizionale è di tipo alluvionale (UTA) con sedimenti riferibili anche a conoidi alluvionali (UTAc) e bacini lacustri (UTA) presumibilmente con acque dolci o salmastre (tipo lago mare). Lo spessore complessivo di UTA e UTAc è di circa 250 m. e età attribuibile al Messiniano superiore. 26

27 1.4 DEPOSITI QUATERNARI ED ATTUALI DEPOSITI VULCANO-CLASTICI (SIN-POST IGNIMBRITE CAMPANA) Piroclastiti (l) In tutta l area rilevata, i materiali piroclastici, di copertura, sono presenti in affioramenti discontinui ma di significativa estensione sia lungo il fondovalle sia lungo i versanti, ove gli spessori superano talora i 5 metri così come evidente dalle indagini geognostiche eseguite. La coltre di depositi vulcanoclastici è composta da tufi incoerenti o pseudo coerenti e da sedimenti piroclastici rielaborati in forma di sabbie, sabbie limose, limi giallastri e/o bruni. La genesi è da individuare nelle differenti fasi parossistiche dei centri vulcanici campani. I depositi mostrano caratteristiche tali da farli ricollegare a processi di trasporto sia per flusso sia a processi di trasporto aereo (eruzione del Somma Vesuvio). I fenomeni di dilavamento hanno provocato talvolta l'argillificazione dei materiali piroclastici. La copertura piroclastica presenta spessori dell ordine dei metri sulle aree a maggiore pendenza, mentre nelle aree pianeggianti e nelle depressioni, ove è profondamente argillificata o humificata, assume spessori anche superiori alla decina di metri (foto 8). Foto 8. Piroclastiti in giacitura primaria con livello pomiceo. 27

28 I depositi piroclastici più antichi si riferiscono alla eruzione Flegrea dell'ignimbrite Campana ( anni) che occupa le porzioni vallive più depresse del Fiume Sabato, mentre in tutta l'area sono presenti terreni riferibili ad almeno quattro diverse eruzioni vulcaniche del Somma-Vesuvio. In particolare i rilievi hanno evidenziato la presenza dei depositi dell'eruzione di Sarno ( anni dal presente), Ottaviano (8.000 anni dal presente), dei livelli cineritici e pomicei della eruzione di Avellino (3470 ± 10 anni b.c) e delle cineriti e sabbie vulcaniche dell'evento di Pollena del 472 d.c., nonché, dall evento eruttivo del Depositi alluvionali (b) I depositi del tipo alluvionale, costituiti da materiale derivante dall azione di trasporto e deposizione del fiume Calore, sono presenti nelle zone d'alveo e nelle zone alluvionabili. I depositi sono costituiti da ghiaie sciolte, poligeniche, a ciottoli spigoli arrotondati e con locali intercalazioni di lenti di sabbie e limi talora in banchi anche di significativa potenza. La stratificazione è mal definita, ed è legata alle fasi di sedimentazione connesse a periodi di piena del corso d acqua. Questo deposito è circoscritto in aree di pianura alluvionale intercalato od incassato entro gli accumuli vulcanoclastici di natura primaria e rimaneggiata per alluvionamento Coltre eluvio-colluviale (b2 - l) Trattasi nella gran parte degli affioramenti di accumuli di elementi calcareo-clastici e silico-clastici dispersi in matrice limoso-argillosa a composizione cineritica di origine piroclastica. In corrispondenza delle aree maggiormente peneplanate la coltre supera lo spessore di due metri. Piroclastiti rimaneggiate di colore marrone scuro sabbioso e limose a composizione cineritica con elementi flottanti in letti o livelli di calcari e pomici subarrotondate in letti o livelli, caratterizzano le conche colluviali ove lo spessore può essere maggiore a tre metri. 28

29 1.4.4 Depositi di frana Gli accumuli di frana sono costituiti da depositi in assetto caotico, etero granulari ed etero metrici, per lo più argillosi e argilloso-marnosi, con litorelitti di calcilutiti, calcareniti ed arenarie, appartenenti a terreni stratificati e intercalati ad argille e materiale piroclastico fortemente alterato. Lo spessore è variabile ed è connesso a specifici meccanismi di frana. I depositi recenti sono caratterizzati anche da evidenze morfologiche della movimentazione subita. 29

30 2. ASSETTO STRUTTURALE L'assetto strutturale dell'area nel suo complesso è essenzialmente legato, come in precedenza descritto agli effetti compressivi delle fasi tettoniche mioceniche e plioceniche, che hanno generato pieghe a piccola e grande scala principalmente con assi orientati in direzione appenninica, sovrascorrimenti e faglie. Famiglie di faglie normali, le stesse che hanno influenzato l'ordine orografico di questo settore vallivo, sono imputabili alle fasi ultime tettogenetiche di regime tensile. È da sottolineare, preliminarmente, che l elevato grado di alterazione superficiale della gran parte degli affioramenti ha creato notevoli difficoltà per una dettagliata ricostruzione degli assetti presenti. L'assetto tettonico del settore in studio è dato dalla strutturazione pellicolare del dominio esterno della Piattaforma sud-appenninica e del dominio bacinale Lagonegrese-Molisano. L'assetto tettonico in superficie si esprime con pieghe (5 e 10 km), associate a faglie inverse, e con diverse generazioni di sovrascorrimenti. Le associazioni di strutture tettoniche individuate nell'area di studio sono state raggruppate in due principali stadi di costruzione dell'edificio Appenninico. Al primo stadio, risponde a ricoprimenti regionali registrati nell'area a partire dal Langhiano (?) - Serravalliano inferiore e fino al Tortoniano medio-superiore, secondo una progradazione continua. Al secondo stadio appartengono le strutture, che esprimono caratteri di una sequenzialità ibrida grazie alla compresenza di strutture del tipo piega faglia inquadrabili in una strutturazione a falde di ricoprimento. Le geometrie di queste strutture sembrano potersi ricondurre al tipo rampa-piatta-rampa. Alla predetta propagazione, nello stesso stadio, si contrappongono sovrascorrimenti. Nell'insieme si individuano varie generazioni di strutture prevalentemente compressive, che sono a loro volta deformate da strutture plicative di età pliocenica e dislocate da strutture tensili Plio-Pleistocene. Le strutture descritte sono state individuate in gran parte nei termini lapidei del Flysch Rosso (FYRa) e nei terreni riferibili all unità di Altavilla (UTA) a quella di Castelvetere (CVT), che in diversi punti presentano elementi litostratigrafici e sedimentari da cui è stato possibile risalire alla polarità degli strati. 30

31 Come detto le deformazioni, in relazione alla differente competenza dei materiali, sono sia di tipo duttile, con ampie strutture a pieghe, che fragili con faglie normali e inverse. Nello specifico nell area del comune di Montemiletto, caratterizzata dalla presenza litofacies calcareo clastica (FYRa), sono presenti strutture con immersioni prevalentemente verso NE e con inclinazioni comprese tra i 10 e 30. Le strutture riconoscibili in questo settore, anche attraverso il riscontro sulle giaciture riportate sulla cartografia geologica, sono pieghe a grande raggio asimmetriche con asse orientato in direzione prevalente Nord-Ovest Sud-Est e faglie del tipo diretto con direzione Nord-Sud ed Est-Ovest così come peraltro evidenziato dall analisi degli indicatori cinematici riscontrati sui liscioni di faglia, durante le fasi di rilevamento. Nell elaborato 2 (sezioni geologiche) sono quindi ricostruiti i rapporti attraverso due sezioni attraversanti la zona d interesse e che pongono in evidenza gli elementi tettonici prima descritti. Nelle sezioni AB e CD, passanti per gli abitati di Montemiletto e Montaperto si evince lo stato di deformazione indotto dalle fasi tettoniche con evidenti pieghe, che interessano il Flysch Rosso. È anche evidente come spesso i terreni dell Unità di Altavilla si trovino sovrapposti in discordanza al Flysch Rosso. Nella sezione EF, è evidente in sovrascorrimento del Flysch Rosso sui terreni del Sintema del Castelvetere. E in ultimo da segnalare l importante presenza dei depositi alluvionali e piroclastici che giacciono in copertura sulle formazioni del substrato. In effetti come è osservabile gli spessori, secondo i dati disponibili, possono raggiungere una decina di metri (vedi sondaggi S3-S8), in determinate condizioni morfologiche e nelle zone più prossime alla base dei versanti calcarei. Questo dato è di particolare significato per la definizione degli assetti anche in funzione sismica del comprensorio. 31

32 3. ASSETTO MORFOLOGICO Come già specificato, il territorio di Montemiletto, con una superficie di 21,5 km 2, si sviluppa lungo lo spartiacque che separa i bacini del Fiume Calore e del Fiume Sabato, e presenta un andamento morfologico articolato e caratteristico delle zone di affioramento di sequenze lapidee ed argillose. Il centro abitato ricade lungo la S.S. 7 nella parte più elevata del territorio (617 m. s.l.m.), con la presenza di numerosi aggregati urbani quali Montaperto, Fiego, Casale, S. Nicola, Serra, Frustelle, Spina, Crocifisso, Scarano, Orno, Bosco Lomba, Cesine, Casale Landolfi, Festola, Caponi, Grottoni, Bosco Lumeti, S. Antonio e S. Bartolomeo. In un quadro generale è comunque da sottolineare, oltre ai condizionamenti derivati dalla costituzione dei litotipi stessi, l incisiva influenza sulle morfologie dell assetto strutturale. Le dislocazioni tettoniche hanno, infatti indotto la presenza di versanti di faglia, ma soprattutto hanno influenzato in modo estremamente significativo la disposizione del reticolo idrografico. A solo titolo d esempio appare evidente il controllo delle situazioni strutturali sullo sviluppo della valle del Fiume Sabato a Ovest e del fiume Calore a Est. Ciò può evincersi, dal confronto tra la disposizione dei fossi e quello delle faglie. Importanti sono anche gli effetti della deposizione fluviale, che ha indotto la presenza di spianate terrazzate, caratteristicamente presenti nella zona dei fondovalle come in località San Batolomeo. L'analisi morfologica eseguita nella specifica area ha evidenziato che i fenomeni di frana costituiscono un significativo fenomeno evolutivo dei versanti. In particolare, per quanto attiene ai fenomeni franosi riconosciuti nell'ambito dell'area comunale di Montemiletto, essi sono caratterizzati da una discreta omogeneità per quanto riguarda i meccanismi e le evoluzioni nel tempo. Ciò deriva in modo sostanziale dalla diffusa presenza, nell ambito dell area d interesse, di formazioni definibili quali lito-strutturalmente complesse. Queste zone sono interessate da instabilità che rientrano nelle fenomenologie tipo "Colamenti anche se in molti casi sembrerebbe opportuno definire questi movimenti come compositi cioè caratterizzati da due o più cinematismi nelle varie parti della frana. 32

33 Nella seguente trattazione si terrà conto, della classifica dei movimenti di versante di Varnes (1978), di Hutchinson (1988) e di Cruden e Varnes (1996), le quali appaiono le più adatte a descrivere razionalmente e con dovizia di dettagli cinematici gli eventi di frana che avvengono nell'area. In un analisi complessiva per il territorio di Montemiletto, si evince che solo specifiche aree sono state coinvolte, nel recente passato, da eventi di frana (località Fosso Toppe, Acquasala, Cerreto, Festola, Grottoni, San Bartolomeo, e S. Giovanni). In pratica queste aree corrispondono a zone di affioramento delle sequenze prevalentemente argillose e/o con coperture piroclastiche. In queste aree comunque sono presenti movimenti plastici superficiali tipo "creep" che, in determinate condizioni morfologiche, possono essere considerati come eventi preparatori della fenomenologia di frana. Infatti, nell area, le forme di dissesto sono date principalmente da movimenti visco-plastici generalmente lenti o molto lenti caratterizzati da spostamenti differenziati nelle masse mobilizzate lungo una o più superfici, più o meno ben definite. Il movimento dei corpi di frana è prevalentemente traslazionale, secondo superfici di taglio sostanzialmente ben definite; localmente si possono avere le condizioni per lo sviluppo di colate viscose caratterizzate da una maggiore mobilità. In queste aree la morfologia dei versanti ne risulta condizionata, presentando tipiche mammellonature, rigonfiamenti e depressioni, successivamente rimodellati dalle attività agrarie, spesso particolarmente profonde, ma che indicano il susseguirsi delle fenomenologie. Queste caratteristiche morfologiche unitamente ai caratteri descritti in precedenza hanno costituito base dei rilievi finalizzati alla definizione della presenza di eventi di frana nell area di specifico interesse. E comunque da sottolineare che, le dette attività agrarie obliterano annualmente taluni caratteri morfologici, quali possibili scarpate o rigonfiamenti attraverso la superficiale e parziale risagomatura attuata dall aratura. In tale quadro, ed in riferimento alla elaborato 6 carta delle frane in scala 1:5.000, si evidenzia che nell area di specifico interesse sono presenti instabilità coinvolgenti i versanti costituiti dalle successione Marnosa Argillosa del Flysch Rosso (FYR) e prevalentemente argillosa della successione dell Unità di Altavilla (UTA). Infatti, per quanto attiene ai materiali alimentanti si 33

34 sottolinea che le instabilità descritte prendono atto in modo più diffuso, nelle zone di affioramento delle formazioni argillose, nelle parti alte dei versanti, caratterizzate da pendenze più elevate ove peraltro, sono presenti discontinue coltri piroclastiche. In queste zone le acque di infiltrazione hanno notevole influsso, in quanto, favorite dalle discontinuità litologiche, possono determinare fenomeni di rammollimento ed alterazione delle coltri piroclastiche superficiali. Sono proprio queste ad essere coinvolte dalle instabilità in quanto vengono a determinarsi differenze di permeabilità tra le coltri piroclastiche superficiali rispetto a quelle argillose più profonde, ciò è alla base della possibilità di sviluppo di falde negli ammassi superficiali, come si evince dalle principali fenomenologie attive presenti nel comune di Montemiletto. L osservazione dell elaborato 6 (carta delle frane), evidenzia in particolare la concentrazione degli eventi rilevati in aree specifiche, ove sussistono oltre che detti fattori predisponenti di ordine litologico, delle specifiche condizioni morfologiche. In particolare si fa riferimento al Fosso Acquasala e Fosso Toppe (vedi elaborato 6 carta delle frane punto 1), ove gli eventi di frana, anche attivi, hanno sostanzialmente coinvolto nel passato, più o meno recente una buona parte dei versanti. Trattasi in particolare di eventi di colata traslativa le cui superfici di scorrimento sono stimabili ad una profondità massima di una decina di metri. Ne risulta nel complesso una successione di eventi, anche coalescenti, sulla cui attivazione svolge un ruolo di particolare significato l azione erosiva del fosso stesso. In località Cerreto, indicato con il numero 2 nell elaborato 6 (carta delle frane), eventi a carattere rototraslativo e traslativi, hanno coinvolto il versante costituito dalla successione Marnosa Argillosa del Flysch Rosso (FYRa). In effetti, le osservazioni svolte evidenziano che si tratta di almeno tre fenomenologie distinte, avvenute in tempi diversi. Come già affermato, la franosità del territorio coinvolge allo stato attuale in modo non diffuso, il territorio comunale. Escludendo le dette zone ove sono stati rilevati segni morfologici di franosità pregressa diffusa e continua, gli eventi di frana hanno carattere locale, per cui trattasi per lo più di eventi di frana singoli nel senso che sono da correlare a particolari condizioni naturali e/o antropiche. In tale contesto sono da considerare i fenomeni in località 34

35 Festola, (punto 3 elaborato carta delle frane), coinvolgenti principalmente la coltre piroclastica nonché la parte più superficiale e alterata dell Unità di Altavilla (UTA). La frana presenta i tipici caratteri dei fenomeni di colata a carattere traslativo con area di alimentazione che si attesta a valle di alcune abitazioni. L area di alimentazione ha una estensione trasversale di oltre 100 m, mentre l intera frana ha lunghezza complessiva di 500 m. Il fenomeno non ha interessato edifici o altre infrastrutture, tuttavia sono evidenti le numerose contropendenze che testimoniano la recente attività della frana (foto 9). Foto 9. Evidenza delle contropendenze indotte dal movimento franoso. Movimenti franosi degni di nota, con stato di attività, quiescente sono stati rilevati in località Grottoni, in località San Bartolomeo, e in località S. Giovanni nel settore Est e Sud-Est del centro abitato di Montemiletto come si evince dall elaborato 6 (carta delle frane). Frane con cinematica veloce sono possibili lungo i fronti di scavo di cave abbandonate. Come infatti si osserva nell elaborato 6, (carta delle frane) nel territorio di Montemiletto sono presenti numerose aree di cave ove sono stati effettuati nel passato, prelievi di materiali a componente prevalentemente calcarea. Alcune di queste aree di cava sono state abbandonate senza alcun tipo di risanamento ambientale come è ben evidente a sud di Montecapro (foto 10-11). La condizione geomeccanica delle sequenze calcaree della litofacies calcareo clastica del Flysch Rosso (FYRa), induce volumi di blocchi mobilizzabili 35

36 variabili, localmente anche superiori ad alcuni metri cubi, come è stato osservato nel fronte di cava in località Acqua Calda. In effetti la collocazione dei fronti non induce condizioni di particolare rischio. Foto 10. Fronti rocciosi verticali in corrispondenza delle aree di cava a Sud di Montecapro. Foto 11. Blocchi di grosse dimensioni isolati dall intersezione delle discontinuità. 36

37 4. STABILITÀ DEI VERSANTI L osservazione delle caratteristiche geomorfologiche dell area, ed in particolare quelle relative agli eventi di instabilità presenti lungo i versanti, sia essi attivi sia essi del recente passato, consentono di procedere a valutazioni circa la stabilità dei pendii ciò anche in ottemperanza dell articolo 11 della Legge Regionale n. 9 del 07/01/1983. In tale ottica é stata quindi realizzata la carta della stabilità dei versanti in scala 1:5000 (vedi elaborato n.8). Più nello specifico hanno costituito base per le valutazioni gli elaborati cartografici degli allegati: Carta geologica (elaborato 1) Carta delle frane (elaborato 6) Carta delle acclività (elaborato 7) È in particolare da osservare che l elemento significativo nelle valutazioni, oltre ai caratteri della franosità precedentemente riportati, è quello relativo alle descritte condizioni geologiche ed, in particolare, alla costituzione litologica nonché agli aspetti geostrutturali locali. Sono proprio questi assetti a condizionare l evoluzione dei fenomeni esistenti ed a predisporre eventuali eventi futuri. Le osservazioni fotogeologiche sulle aree instabili e/o suscettibili sono state quindi integrate da rilievi di dettaglio e da modellazioni atte a verificare le possibili evoluzioni future. Confronti sono stati anche attuati con le osservazioni e le determinazioni sviluppate nel Piano Stralcio per l assetto idrogeologico Rischio Frane redatto dall Autorità dei Bacino del Liri Garigliano e Volturno. Alle definizioni di Rischio ed alle azioni conseguenti previste dal Piano, si è anche fatto riferimento al fine di evitare diversità tra le cartografie pianificatorie e quelle della cartografia dell Autorità di Bacino del Liri Garigliano e Volturno (allegato 1). Oltre alle tipologie di frana si è fatto riferimento quindi alle definizioni di intensità, intesa come conseguenze prodotte dall evento (DRM 1988 e 1990), per effetto della velocità (Hungr, 1981; Cruden e Varnes, 1994) o del volume mobilitato (Fell, 1984). Sono state quindi definite le seguenti classi: a) Aree stabili 37

38 b) Aree potenzialmente suscettibili c) Aree suscettibili d) Aree potenzialmente instabili e) Aree instabili f) Aree instabili per eventi ad intensità elevata g) Aree alluvionabili Nel seguito si riportano alcune note relative alle zone riconosciute. 4.1 Aree Stabili Sono da considerarsi stabili le aree dove non sussistono segni di franosità pregressa ed ove gli assetti geologici e morfologici garantiscono l assenza di fattori predisponenti. Come si evince dalla carta della stabilità, ricadono in tale classe aree sub pianeggianti o a basso angolo di pendio (0-3 ) e aree che, in virtù delle caratteristiche geologiche e geomeccaniche dei terreni offrono garanzia di stabilità anche in condizione di significativa acclività del versante. Tali aree sono quindi utilizzabili in conformità alla normativa vigente. Più nello specifico ricadono in tali aree gran parte dei centri abitati di Montemiletto, Montaperto, un ampia fascia tra le contrade Crocifisso, Serra a Cavallo sulla strada S.P 56 e la fascia tra l autostrada e la c/da Cesine. Dal punto di vista morfologico queste aree occupano per lo più nelle fasce di colmo collinare ove affiora e costituiscono l ossatura collinare le successioni attribuibili al Flysch Rosso ed in particolare, alla litofacies calcareo clastica (FYRa). 38

39 Foto 13. Area stabile in corrispondenza del centro abitato di Montemiletto. 4.2 Aree potenzialmente suscettibili Rientrano in tale classe di stabilità le aree di medio versante, caratterizzate da angoli di pendio compresi tra 3-10, nelle quali non sussistono evidenze morfologiche di frana nel recente passato geologico, ma ove sussistono assetti a luoghi assetti predisponenti gli eventi di frana (es. giaciture a franapoggio, coperture piroclastiche di spessore significativo). Come si evince dall elaborato 8 carta della stabilità, rientrano in tale aree anche quei pendii da considerare stabili in condizioni naturali ma che possono essere soggetti a fenomeni di dissesto nel caso di interventi antropici che non tengano conto dei peculiari assetti dell area. Più nello specifico le aree considerate in tale classe sono quelle ove affiora e costituisce l ossatura dei versanti il Flysch Rosso nella litofacies calcareo clastica e l Unità di Altavilla. In queste aree, modificazioni della geometria dei versanti possono indurre significative riduzioni della stabilità globale del versante anche attraverso mutazioni dei flussi di circolazione delle acque superficiali e profonde. L utilizzazione di queste aree dovrà essere eseguita previa esecuzione di studi geologico tecnici, come previsto dal D.M. LL. PP del 11/03/1988 e successivo decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 402 del 20 maggio 2002 e D.M. 14 Gennaio

40 Foto 13. Aree potenzialmente suscettibili nel versante Est del centro abitato (località Festola). 4.3 Aree suscettibili Sono da considerarsi suscettibili quelle aree ove non sussistono attuali significativi segni di instabilità ma ove gli assetti geologici e morfologici evidenziano possibilità di coinvolgimento in eventi franosi a cinematica sia lenta che veloce e, quindi, a varia intensità (c.f.r. documentazioni Autorità di Bacino). Rientrano in tale classe le aree con evidenze di creep e quelle che contornano frane attive e quiescenti che possono quindi essere coinvolte per retrogressione, allargamento ed avanzamento delle instabilità. Per queste aree, qualora si dovesse rendere necessario il loro impiego per la realizzazione di strutture pubbliche e private, si dovranno eseguire approfondite indagini geologico tecniche e verifiche di stabilità con particolare riguardo all applicazione delle prescrizioni contenute nel Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 11 marzo 1988 pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 47 della G.U.R.I. n. 127 del 01/06/88, circolare LL. PP. 24/09/88 n e successive norme e istruzioni e D.M. 14 Gennaio Questi studi dovranno essere di base a progettazioni di interventi di stabilizzazione dei versanti potenzialmente suscettibili. 40

41 Foto 14. Aree suscettibili località Frustelle, versante Nord del centro abitato. 4.4 Aree potenzialmente instabili Rientrano in tale classe le aree nelle quali sussistono segni morfologici di instabilità per eventi a media e bassa intensità di movimenti avvenuti nel passato più o meno recente. Sono quindi inclusi in tale classe i dissesti quiescenti (vedi elab. n.6; carta delle frane) che non hanno subito riattivazioni negli ultimi cicli stagionali ma che possono subire riattivazioni totali o parziali per eventi pluviometrici estremi e per eventi sismici. Inoltre, in queste aree gli interventi antropici, ed in particolare le variazioni topografiche, possono provocare fenomeni deformativi o instabilità improvvise proporzionali per estensione all entità dell intervento. Per tali aree si può fare riferimento alle norme di attuazione per il Progetto di Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico Rischio di Frana dell Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, previste per le aree (R2-A2, R1-A1). In tali aree la costruzione e gli interventi in genere sono subordinati al non aggravamento delle condizioni di stabilità del pendio, alla garanzia di sicurezza determinata dal fatto che l opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell area. L uso di tali aree, inoltre, è subordinato ad uno studio di compatibilità idrogeologica di cui art. 17 delle Norme di Attuazione per il Progetto di Piano Stralcio per l assetto Idrogeologico Rischio Frana del Liri- Garigliano e Volturno. 41

42 Foto 15. Aree Potenzialmente instabili in località Festola-Abruzzese. 4.5 Aree instabili Rientrano in tale classe le aree interessate da eventi attivi a bassa e media intensità (c.f.r. documentazioni Autorità di Bacino) e nelle quali sussistono segni morfologici di movimenti in atto (foto 16). Sono quindi inclusi in tale classe le frane attive (vedi elaborato carta delle frane) dove sono gli impediti interventi antropici, che tendono alla trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio. Possono essere previsti solo previa la realizzazione di opere di risanamento delle instabilità a seguito di uno studio geologico tecnico di dettaglio. Per tali aree si può fare riferimento alle norme di attuazione per il Progetto di Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico Rischio di Frana dell Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, previste per le aree (R4-A4, Rpa-Apa ed R3-A3). 42

43 Foto 16. Aree instabiliin località Fosso Isca. 4.6 Aree instabili per eventi ad cinematica veloce Rientrano in tale classe le aree nelle quali possono verificarsi fenomeni a cinematica veloce, tipo crollo. Come si evince dall elaborato 8 (carta della stabilità), tali aree sono di estensione limitata e riguardano essenzialmente le scarpate ed i pendii di monte presenti in corrispondenza delle aree di cava (foto 17), ove si rinvengono in affioramento le sequenze lapidee della litofacies calcareo clastica (FYRa) del Flysch Rosso. Queste aree sono utilizzabili previa sistemazione dei versanti. A riguardo è da evidenziare la necessità di procedere comunque, a locali risanamenti ed alla messa in opera di misure preventive. 43

44 Foto 17. Aree instabili per crolli località fontana Acquacalda. 4.7 Aree alluvionabili Sono comprese in questa classe le aree che bordano l alveo del Fiume Calore nelle quali gli elementi morfologici, topografici e geologici indicano il verificarsi nel passato di alluvionamenti. In effetti fenomeni di alluvionamento seppure limitati a zone più prossime all'alveo del fiume Calore si sono verificati nel recente passato. In effetti solo valutazioni a carattere generale, e di bacino, possono consentire di definire i rischi connessi ad eccezionali onde di piena del fiume. 44

45 5. CARATTERISTICHE GEOLOGICO -TECNICHE E SISMICHE DEI LITOTIPI Descritti gli assetti generali dell area in esame, base dell impostazione delle indagini, nel seguito si descriveranno gli specifici assetti e le caratteristiche dei litotipi definiti oltre che con dettagliati rilievi, anche attraverso l interpretazione delle indagini all uopo eseguite e di quelle realizzate nel passato e rielaborate per rendere omogenee le descrizioni sulla base della più recente bibliografia. Nell elaborato 3 è quindi riportato l ubicazione delle indagini di sito disponibili, sia quelle realizzate nel passato sia quelle effettuate per questo studio. In effetti queste ultime sono state distribuite sul territorio al fine di completare il quadro delle conoscenze geologiche, e per consentire opportuni confronti e valutazioni. Come è possibile osservare nell allegato indagini, sono disponibili, oltre alle stratigrafie di sondaggi geognostici, anche prove a carattere sismico sia di superficie sia di profondità. Nell elaborato 4 è quindi rappresentato il complesso delle stratigrafie a disposizione, al fine di disporre di un quadro più completo possibile dei locali assetti nonché per costituire una banca-dati utilizzabile nel futuro. 5.1 Aspetti geologici e litologici Come si può osservare nell elaborato 4, le stratigrafie dei sondaggi geognostici sono sostanzialmente congruenti con quanto dedotto dalle conoscenze di superficie. Più nello specifico appare significativo evidenziare che le formazioni argillose del Flysch Rosso e dell Unità di Altavilla, quando in affioramento, presentano sempre coperture di alterazione e rammollimento, che raggiungono spessori anche di diversi metri. Al fine di comprendere gli assetti generali del territorio comunale sono state predisposte delle sezioni interpretative. In particolare, nelle sezioni A-B, C-D e E-F (vedi elaborato 2) è quindi illustrata la geologia dell area comunale e i rapporti litostratigrafici dei terreni affioranti e costituenti l immediato sottosuolo. 45

46 Come si può osservare il sottosuolo dell area comunale di Montemiletto trova roccia di substrato la litofacies calcareo clastica (FYRa) costituita, come specificato nelle descrizioni geologiche, da litotipi prevalentemente calcarei e subordinati calciruditici di colore grigiastro e biancastri, in strati e banchi massivi, a luoghi ridotti a brecce di frizione. I banchi di spessore metrico di calcari massicci e di brecce calcaree seguono a luoghi orizzonti argillosomarnosi grigiastri di argilliti rossastre. E comunque da osservare che significativi, ai fini delle valutazioni a carattere geologico applicativo, appaiono essere gli effetti della tettonizzazione, in quanto le sequenze risultano deformate in strutture a carattere plicativo (cfr. carta geologica, elaborato 1, nonché disarticolate da faglie. 5.2 Caratteristiche geologico tecniche dei litotipi Le azioni tettoniche subite dalle formazioni di substrato presenti nell'area, hanno, come già accennato, profondamente influenzato lo stato fisico e geomeccanico degli ammassi. Ad una complessità d ordine litologico, dovuta alla frequente presenza di alternanze di litotipi lapidei e pelitici, si è aggiunto, quindi, uno stato di tettonizzazione, che risulta diffuso e, talora, estremamente spinto. Di conseguenza i comportamenti geomeccanici degli ammassi risultano essere direttamente connessi a questo stato di tettonizzazione, per cui la loro definizione non può prescindere dall analisi delle condizioni geostrutturali, risultando questo uno dei fattori di controllo. Nelle successive note, le deduzioni sui comportamenti sono state ottenute attraverso osservazioni puntuali su affioramenti nonché sui dati attualmente disponibili relativi ai sondaggi geognostici e delle prove geotecniche effettuate. Questi metodi d analisi sono quelli che permettono la caratterizzazione delle formazioni strutturalmente complesse a cui debbono essere ascritte, per quanto prima riportato (cfr. capitolo geologia ed assetto strutturale), le formazioni affioranti in questa area. Infatti, le discontinuità derivate dallo stato di tettonizzazione, che si aggiungono a quelle primarie ed alle variabilità di ordine litologico, inducono complessità nei comportamenti che si manifestano per i litotipi più pelitici, in talora modeste resistenze degli ammassi e spiccata anisotropia. 46

47 E in questo quadro che possono distinguersi dal punto di vista geotecnico e geologico tecnico: a) le sequenze a prevalente composizione argilloso-sabbiosoconglomeratica costituite rispettivamente dalla litofacies del Castelvetere (CVT) e dalla litofacies di Altavilla (UTA); b) le sequenze prevalentemente argillose della litofacies Argilloso- Marnosa (FYR), del Flysch Rosso; c) le sequenze prevalentemente Calcareo-Marnose (FYRa), litofacies del Flysch Rosso e sequenze Arenaceo-Conglomertatiche della Litofacies di Altavilla (UTAc); d) depositi piroclastici sciolti di recente deposizione sia essi di riporto che rimaneggiati. Gli effetti della tettonizzazione si manifestano, determinanti, sui comportamenti nelle sequenze soprattutto pelitiche che, come detto, sono costituite da alternanze di depositi argillosi ed argilloso-marnosi. Lo stato di tettonizzazione si evidenzia in una struttura talora scagliosa, specie nelle vicinanze delle faglie, della componente pelitica. Nelle successive analisi l insieme dei dati disponibili è stato elaborato per le sequenze litostratigrafiche individuate e per i depositi di copertura. In particolare, per quanto riguarda le prove di laboratorio si è fatto riferimento, oltre che alle prove eseguite dalla società Geo-Consult s.r.l. in questo contesto di consulenza, anche a quelle nel passato realizzate nel quadro degli studi per il Piano Regolatore 1986, e quelle realizzate per le aree industriali e per strutture comunali. Gli approfondimenti sviluppati in questa sede hanno consentito di reinterpretare le stratigrafie di riferimento e, quindi, le attribuzioni litologiche Sequenze a prevalente composizione argillosa Litofacies Argilloso Marnosa (FYR) Appartenenti alla litofacies Argilloso Marnosa del Flysch Rosso sono costituite da alternanze di depositi argillosi, siltosi e marno-siltosi con intercalazioni lapidee, normalmente di spessore limitato allo strato, di natura calcilutitica e marnosa. Il colore è grigio-verdognolo ma, a luoghi, le colorazioni divengono rosso vinaccia e verde scuro. 47

48 Caratteristica peculiare delle sequenze è il diffuso stato di tettonizzazione che si traduce in una struttura scagliosa della componente pelitica, spesso estremamente minuta e nella frantumazione in poliedri, di una decina di centimetri di lato, degli interstrati calcarei. Le argille scagliettate si suddividono in frammenti angolosi, di dimensione variabili in conseguenza delle sollecitazioni tettoniche subite, secondo le superfici di taglio e scorrimento. Queste presentano generalmente la tipica lucentezza dei materiali argillosi che hanno subito scorrimento. Lo stato di tettonizzazione descritto favorisce la penetrazione dell'acqua e lo svilupparsi del complesso delle fenomenologie di alterazione (weathering) attraverso principalmente il rigonfiamento e il rammollimento (softening) dei depositi argillosi. In tal modo si costituiscono lungo i versanti mantelli detritici i quali, possedendo caratteristiche fisico-volumetriche e meccaniche scadenti e favorendo, per la maggiore permeabilità, lo sviluppo di falde effimere, possono essere coinvolti in fenomenologie di frana per flussi plastico-viscosi. Le determinazioni geotecniche attualmente disponibili sui litotipi argillosi riportate in tabella 5.1, evidenziano i tipici parametri riscontrabili in letteratura per analoghe formazioni. Infatti, granulometricamente classificabili come "Limi Argillosi", risultano di media plasticità e di normale attività. tab

49 Per quanto riguarda le proprietà fisiche sono stati definiti valori di peso di volume del secco è compreso tra 1,45 e 1,60 g/cm 3, con contenuti d'acqua generalmente tra 20 e 26% (fig. 5.1 A). Come è possibile osservare nei diagrammi delle figure 5.1 B,C,D ove i valori del peso di volume naturale, del contenuto di acqua e del grado di saturazione sono stati riportati in funzione della profondità, non si osservano particolari tendenze. Sembra sussistere una lieve maggiore variabilità nei parametri relativi ai campioni più superficiali (< 5 metri) anche se non specificatamente correlata al grado di saturazione. Per quanto attiene invece le caratteristiche meccaniche, ed in particolare quelle di resistenza al taglio, i risultati delle prove di taglio diretto C.D. effettuate su campioni indisturbati, sono riportati per singolo campione nelle interpretazioni di laboratorio nella tabella ,00 0 Contenuto d'acqua Wn (%) ,80 peso di volume del secco g d (g/cm 3 ) 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 Profondità (m) , ,20 0, Contenuto d'acqua % (Wn) A 25 C Peso di volume naturale gn (g/cm 3 ) Grado di Saturazione Sr (%) 0 1, Profondità (m) Profondità (m) B 20 D Fig

50 Al fine di procedere a una valutazione complessiva del litotipo, nella figura 5.2 è l insieme dei risultati delle prove. Come si può osservare le determinazioni di prova evidenziano una significativa variazione delle resistenze definite per i singoli campioni. Questa variabilità è da connettere principalmente alle caratteristiche di anisotropia dei materiali argillosi, dalle descritta tettonizzazione nonché alle variabilità di prelievo ed al diverso stato di alterazione. In tutti i casi gli angoli di resistenza sono da considerarsi tra 27 a 29, mentre il valore minimo della coesione intercetta è di circa o,25 kg/cm 2. Fig. 5.2 Per quanto riguarda alle determinazioni delle proprietà dinamiche dei terreni, queste sono state dedotte dall insieme delle prove down hole eseguite in fori di sondaggi (S1, S3, S9 del PUC e S3, S7, S11, S13 per ampliamento di aree industriali), ritenuti esemplificativi delle situazioni litostratigrafiche. In particolare, queste terebrazioni, hanno dimostrato la presenza della detta litofacies argilloso-marnosa della formazione del Flysch Rosso. Nella tabella 5.2 è quindi l insieme delle determinazioni disponibili. Come si può osservare anche dalla figura 5.3 le velocità delle Vp e Vs determinate possono essere attribuite a 2 o 3 sismostrati. In particolare, il 50

51 Sismo Strato primo più superficiale ed il cui spessore risulta tra 7 e 14 metri, è caratterizzato da una velocità delle Vs, richiamato quale parametro caratteristico, variabile tra 250 e 500 m/s, mentre il più profondo trova velocità Vs nell intervallo m/s. Questi dati confermano in modo evidente, la presenza di depositi superficiali di alterazione le cui caratteristiche, anche dal punto di vista dinamico sono sensibilmente inferiori rispetto agli ammassi di profondità. In tale quadro i valori di velocità configurano gli ammassi di profondità quale vero e proprio Bedrock. Il confronto dei dati dinamici per le diverse profondità con quelli relativi alle caratteristiche fisico volumetriche evidenzia una buona correlazione con gli stessi. Spessore mt Vp m/sec Down hole sondaggio S1 PUC Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 13,00 590, ,000 18,00 0,38 1,25E+02 5,0 0,20 2,00 17, , ,000 20,00 0,34 6,91E+02 8,6 0,12 Sismo Strato Spessore mt Vp m/sec Down hole sondaggio S3 PUC Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 7,00 499, ,000 18,00 0,34 1,08E+02 8,7 0,12 2,00 23, , ,000 19,00 0,31 7,96E+02 7,0 0,14 Sismo Strato Spessore mt Vp m/sec Down hole sondaggio S9 PUC Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 6,00 451, ,000 18,00 0,38 7,41E+01 8,4 0,12 2,00 14,00 750, ,000 19,00 0,30 3,10E+02 7,1 0,14 3,00 10, , ,000 20,00 0,32 1,13E+03 18,6 0,05 Sismo Strato Spessore mt Down hole sondaggio S3 Ampliamento area PIP Coeffic. Modulo Frequenza Vp Vs Densità di Taglio Go Strato m/sec m/sec kn/mc Poisson Mpa f Periodo Strato s 1,00 6,00 577, ,000 19,00 0,35-11,5 0,09 2,00 24, , ,000 20,00 0,30-5,6 0,18 Sismo Strato Spessore mt Down hole sondaggio S7 Depuratore Coeffic. Modulo Vp Vs Densità di Taglio Go m/sec m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 11, ,00 0,35-8,0 0,13 2,00 19, ,00 0,30-3,9 0,25 Sismo Strato Spessore mt Down hole sondaggio S11 Bosco attrezzato Coeffic. Modulo Vp Vs Densità di Taglio Go m/sec m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 51

52 1,00 9, ,00 0,35-14,6 0,07 2,00 21, ,00 0,30-10,2 0,10 Sismo Strato Spessore mt Down hole sondaggio S13 Ampliamento Area PIP Coeffic. Modulo Frequenza Vp Vs Densità di Taglio Go Strato m/sec m/sec kn/mc Poisson Mpa f Periodo Strato s 1,00 3, ,35-31,4 0,03 2,00 8, ,30-20,0 0,05 3,00 19, ,00 0,27-13,9 0,07 tab Vs (m/s) profondità (m) S3 PUC S1 PUC S9 PUC S3 PIP S7 Dep. S11 Bosco Att. S13 PIP -35 Fig

53 5.2.2 Sequenze a prevalente composizione argilloso-sabbiosa (UTA-CVT) Per quanto riguarda le caratteristiche geotecniche della litofacies argillosa sabbiosa appartenenti all Unità litostratigrafica di Altavilla e del Castelvetere, i cui valori delle caratteristiche geotecniche sono riportati schematicamente nella tabella riassuntiva 5.3, è da osservare che le descrizioni litologiche della formazione di riferimento evidenziano la presenza di intercalazioni arenacee spesso anche significativamente potenti. Le caratteristiche di cementazione sono variabili da strato a strato e non correlabili allo spessore dello stesso. tab. 5.3 Queste sequenze litologiche, mostrano i tipici caratteri della complessità litostrutturale per cui, nella definizione dei comportamenti specifici degli ammassi, questa condizione di variabilità deve essere localmente presa in considerazione. Per ovvie motivazioni, i dati in questa sede commentati, si riferiscono alla sola componente pelitica, il cui prelievo, comunque, appare sempre difficoltoso, proprio per la presenza di eterogeneità di ordine litologico. Dal punto di vista granulometrico le osservazioni e i dati a disposizione indicano che i livelli argillosi delle sequenze possono essere classificati quali limi-sabbiosoargillosi. In effetti alcuni livelli campionati in affioramento in prossimità degli interstrati arenacei mostrano componenti granulometricamente grossolane più abbondanti, per cui i depositi costituenti livelli o strati, possono essere classificati come sabbie con limo debolmente ghiaiose. In posto e non alterate possiedono pesi di volume del secco variabili tra 1,4 e 1,6 kg/cm 3 (vedi tab. 5.3). Corrispondentemente i contenuti d acqua, 53

54 risultano compresi tra 15 e 26%. Come è possibile osservare nelle figure 5.3 A e B, i parametri fisico volumetrici indicano variazioni in funzione della profondità. In particolare, il peso di volume secco tende ad incrementarsi con la profondità (Fig. 5.3 A) e corrispondentemente il contenuto d acqua si decrementa (Fig. 5.3 B). Peso di volume naturale gn (g/cm 3 ) 1,5 1,6 1,7 1,8 1, Contenuto d'acqua Wn (%) Profondità (m) Profondità (m) A 25 B Fig. 5.3 Per quanto attiene invece alle caratteristiche meccaniche, ed in particolare per quelle di resistenza al taglio, i risultati di prove di taglio diretto C.D. effettuate su campioni indisturbati, sono indicati nella loro interpretazione di laboratorio nella tabella 5.3. Al fine di procedere a una valutazione complessiva del litotipo, nella figura 5.4 è l insieme dei risultati delle prove. Come si può osservare i valori ricadono, anche in questo caso in ambiti significativamente ampi. In particolare, nell ambito tensionale indagato 1-3 kg/cm 2 i valori di angolo di attrito variano tra 22 e 28, mentre i valori di coesione e tra 0,25 e o,9 kg/cm 2. 54

55 Fig. 5.4 La caratterizzazione dinamica degli ammassi costituiti dalle sequenze argilloso sabbiose ha fatto riferimento alle misure effettuate in occasione di questa cosulenza. Nella tabella 5.4 e fig. 5.5 sono quindi indicati i risultati delle interpretazioni svolte. Anche in questo caso i litotipi in profondità possono essere considerati quali Bedrock sismico mostrando velocità prossime o superiori ad 800 m/s. Si evidenzia che in tutte le verticali sono presenti mantellature di alterazione il cui spessore è di circa 10 m, che presentano anche bassi valori di Vs (Vs< 300 m/s). Sismo Strato Spessore mt Vp m/sec Down hole sondaggio S4 PUC Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 10,00 990, ,000 18,00 0,45 1,51E+02 7,2 0,14 2,00 20, , ,000 20,00 0,36 1,30E+03 10,0 0,10 Sismo Strato Spessore mt Vp m/sec Down hole sondaggio S7 PUC Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 11,00 990, ,000 18,00 0,47 8,88E+01 5,0 0,20 2,00 19, , ,000 20,00 0,38 1,15E+03 9,9 0,10 Down hole sondaggio S8 PUC 55

56 Sismo Strato Spessore mt Vp m/sec Vs m/sec Densità kn/mc Coeffic. di Poisson Modulo Taglio Go Mpa Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 5,00 457, ,000 18,00 0,36 8,25E+01 10,6 0,09 2,00 18,00 853, ,000 19,00 0,33 3,61E+02 6,0 0,17 3,00 7, , ,000 20,00 0,32 6,53E+02 20,2 0,05 tab Vs (m/s) profondità (m) S7 PUC S4 PUC S8 PUC Fig

57 5.2.4 Sequenze a prevalente composizione lapidea UTAc e FYRa Come riportato nei paragrafi riguardanti le caratteristiche geologiche delle formazioni, le sequenze in affioramento dell Unità di Altavilla e del Flysch Rosso, sono costituite, le prime, da conglomerati ed arenarie, le seconde da calcareniti e calciruditi, ma entrambe con intercalazioni di livelli limosi ed argillosi. Questi, a varie altezze nelle sequenze, possono divenire prevalenti per cui costituiscono corpi significativi per spessore e per area di affioramento. Queste situazioni sono ad esempio quelle individuabili al centro abitato di Montemiletto e di Montaperto, ove in più affioramenti è stata individuata una significativa presenza di litotipi a comportamento prevalentemente lapideo come peraltro si evince dai sondaggi presenti nell area (cfr allegato 4 colonne litostrigrafiche dei sondaggi). Coinvolte dalle descritte fasi tettoniche compressive le Unità del Flysch Rosso e dell Unità di Altavilla hanno profondamente risentito della tettonica subita. Infatti, i rilievi dimostrano un elevato stato di tettonizzazione, per cui le rocce sono generalmente suddivise in blocchi poliedrici dell'ordine della decina di centimetri di lato mentre, localmente, ed in prossimità dei contatti tettonici gli ammassi possono rinvenirsi anche completamente frammentati. L insieme dei dati raccolti ha quindi consentito l utilizzo di sistemi classificativi di riferimento, al fine di ottenere specifici ambiti comportamentali. Sulla base dei dati esistenti, dall analisi dei dati scaturiti dalle indagini in sito ed in laboratorio e dall analisi delle discontinuità presenti, è stato possibile classificare gli ammassi. È da evidenziare preliminarmente che campioni di roccia prelevati nei sondaggi S2 ed S10 sono stati sottoposti a prove di rottura per compressione semplice. I risultati evidenziano pressioni di rottura da 350 a 670 kn/cm 2 valori caratteristici per questi litotipi. Nella tabella 5.5 a e b sulla base dei valori numerici attribuiti ai parametri, i valori dell indice RMR definito da Bieniawski (1989) assume valori compresi tra 50 e 80. Questi valori fanno classificare gli stessi quali appartenenti alla II III classe di qualità. Sugli stessi affioramenti analizzati, l applicazione del sistema GSI conduce ad una attribuzione di valori oscillanti 57

58 tra 45 e 60 come definibile dalla figura 5.6, questi valori fanno classificare gli ammassi quali molto frammentati. Tab.5.5 a Indice R.M.R. * Classe di qualità II-III Tab.5.5 b (*) calcolato sul valore numerico medio degli indici secondo la classifica di Bieniawski 58

59 Figura 5.6: Campo dei valori GSI rilevati per gli ammassi rocciosi del Flysch Rosso (FYRa) Per quanto attiene alla caratterizzazione dinamica degli ammassi costituiti dalle sequenze lapidee, si è fatto riferimento alle misure effettuate in occasione dei lavori per la realizzazione del cimitero (S1) e del campus scolastico (S9). Nella tabella 5.6 e nella figura 5.6, sono quindi i risultati delle interpretazioni svolte. I litotipi in profondità possono essere considerati quali Bedrock mostrando velocità prossime o superiori ad 800 m/s. Si evidenzia anche in 59

60 questo caso la presenza nelle verticali analizzate di mantellature di alterazione che presentano basse valori di Vs (Vs< 300 m/s). Sismo Strato Spessore mt down hole sondaggio S1 ampliamento cimitero Modulo Coeffic. Frequenza Vp Vs Densità Taglio di Strato m/sec m/sec kn/mc Go Poisson f Mpa Periodo Strato s 1,00 7,00 741, ,000 18,00 0,33-13,7 0,07 2,00 7, , ,000 19,00 0,30-22,9 0,04 3,00 16, , ,000 20,00 0,27-15,9 0,06 Sismo Strato Spessore mt Down hole sondaggio S9 Campus Scolastico Coeffic. Modulo Vs Densità di Taglio Go m/sec kn/mc Poisson Mpa Vp m/sec Frequenza Strato f Periodo Strato s 1,00 6,00 601, ,000 17,00 0,35-12,0 0,08 2,00 10,00 691, ,000 18,00 0,30-8,8 0,11 3,00 14, , ,000 20,00 0,30-12,2 0,08 tab Vs (m/s) S1 Cimitero -10 S9 Campus scolastico profondità (m) fig

61 5.2.5 Depositi vulcanici (l) Per quanto riguarda i depositi sciolti di copertura, sia essi di origine colluviale sia essi di deposito vulcanico, si evidenzia l'estrema eterogeneità della loro costituzione litologica, e, quindi, granulometrica. Le osservazioni di sito, ed il raffronto con i dati a disposizione, evidenziano che questi depositi sono classificabili da limi e argilla a sabbie e ghiaie. La plasticità è medio bassa variando il limite liquido da 30 a 37% e indice plastico compreso tra 5 e 10%. tab ,00 CARATTERISTICHE FISICHE PESO DI VOLUME P E SO SE C C O PESO VOLUME (g/cmc) 1,75 1,50 1,25 1,00 0, PROVA Fig. 5.7 FRAZIONE % ARGILLA LIMO SABBIA GHIAIA GRANULOMETRIA PROVA Fig

62 Peso di volume naturale gn (g/cm 3 ) 2,00 0 0,5 1 1,5 2 2,5 0 1,80 2 1,60 4 Peso di volume secco g d (g/cm 3 ) 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 Profondità (m) , , , Contenuto d'acqua % (Wn) A B Grado di Saturazione Sr (%) Contenuto d'acqua Wn (%) Profondità (m) Profondità (m) C D Fig. 5.9 I pesi di volume del secco mostrano una discreta omogeneità rientrando nell intorno di 1.5 g/cm 3 (fig. 5.9) ed il contenuto d acqua è variabile generalmente tra 25 e 30%. Dalle osservazioni dei dati sulle caratteristiche fisiche non sono evidenti particolari tendenze con la profondità (fig. 5.9). L esecuzione di prove di taglio diretto sui campioni prelevati nel corso di questi approfondimenti, e di quelli effettuati nel passato, sono riportati nel diagramma di figura La variabilità litologica conduce alla dispersione dei risultati. Il valore dell angolo di resistenza al taglio è variabile tra 23 e 30, mentre la coesione può essere significativamente presente (0,78 kg/cm 2 ). Ciò a conferma della variabilità della costituzione litologica. 62

63 Fig Per quanto attiene alle caratteristiche dinamiche i dati disponibili sono quelli relativi alle misure down hole effettuate per i sondaggi PUC S3, S8 e i sondaggi ed S9 e S13 realizzati per il campus scolastico e ampliamento area PIP fig Lungo queste verticali sono presenti accumuli, con spessori fino alla decina di metri. Come atteso i valori delle velocità Vs deducibili sono sempre inferiori a 300 m/s a luoghi, anche particolarmente bassi (150 m/s). 63

64 0 Vs (m/s) profondità (m) S3 PUC -25 S8 PUC -30 S9 Campus scolastico S13 PIP -35 Fig

65 6. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ED IDROLOGICHE Le caratteristiche idrogeologiche del territorio comunale di Montemiletto sono state dedotte sulla base dei rilievi geologici e geologico tecnici effettuati dall insieme dei risultati delle indagini profonde, dalle osservazioni sulla ubicazione di pozzi e sorgenti presenti nell area nonché sulla base di indicazioni anche di letteratura (Aquino et alii 2006). In particolare, anche in relazione ai litotipi descritti in precedenza ed in relazione all elaborato 5 (carta idrogeologica), sono stati distinti, i seguenti complessi caratterizzati da tipo e grado di permeabilità diversificata: COMPLESSO A PERMEABILITÀ ALTA COMPLESSO A PERMEABILITÀ MEDIO ALTA COMPLESSO A PERMEABILITÀ MEDIO BASSA COMPLESSO A PERMEABILITÀ BASSA 6.1 Terreni a permeabilità alta ( FYRa ) Al primo complesso si attribuiscono gli ammassi costituiti dalla litofacies calcareo clastica dell Unità di Frigento Flysch Rosso (FYRa), costituito prevalentemente da calcari clastici, calcari cristallini e calciruditi in strati e banchi e subordinatamente da calcari marnosi. La fitta rete di discontinuità sia di origine primaria sia secondaria induce elevate caratteristiche di permeabilità agli ammassi. Ciò è evidenziato dall assenza nelle zone di affioramento di una organizzata circolazione idrica superficiale. Di conseguenza l infiltrazione è particolarmente elevata. È da evidenziare che in affioramento si manifestano evidenze di fenomenologie carsiche, favorite dalla diffusa rete di discontinuità. A riguardo è da evidenziare che, come emerso dal sondaggio S9 realizzato in corrispondenza del centro abitato di Montemiletto, sono state individuate delle cavità carsiche tra le profondità di 14 e 17 metri dal p.c. Ciò conferma la caratteristica di 65

66 circolazione in rete degli ammassi e la presenza di sorgenti di limitata portata (tab. 6.1) come si evince dall elaborato 5 (carta idrogeologica). Denominazione Fontana Fabbricato Polcari Corso d acqua Quota Q (m 3 /s) (m s.l.m.) media Denominazione località V.ne Spineta 470 <1,00 Petruzzelli V.ne Bosco Grande 550 <1,00 Rastiello Fontana Tetta Proficuo V.ne Bosco Grande V.ne Bosco Grande 545 <1,00 Centro Urbano 440 <1,50 Proficuo Tab Principali sorgenti presenti nel territorio comunale. 6.2 Terreni a permeabilità medio alta Alla seconda classe appartengono i depositi alluvionali presenti nel fondovalle e i depositi di pendio. I materiali alluvionali sono caratterizzati da una permeabilità per porosità e sono sede di falde acquifere alimentate sia dalle acque sommitali sia quelle defluenti lungo i thalweg dei torrenti. La permeabilità generalmente alta nei livelli ghiaiosi diminuisce sensibilmente in quelli sabbioso limosi. È da osservare comunque che si riscontrano materiali a granulometria sottile (limi, sabbie, argille) dotati di scarsa permeabilità che interrompono la continuità idrogeologica. Anche le fasce detritiche bordanti i rilievi a componente prevalentemente carbonatica (FYRa), sono caratterizzate da una permeabilità per porosità differenziata decisamente alta ove prevale la componete detritico carbonatica, medio bassa ove prevale la componente piroclastica rimaneggiata. 6.3 Terreni a permeabilità media In questo complesso sono stati inglobati i depositi di copertura di origine piroclastica. La varia disposizione dei materiali piroclastici condiziona oltremodo lungo i versanti la potenzialità della falda acquifera; infatti le piroclastiti, caratterizzate da un vario assortimento granulometrico, mostrano gradi di permeabilità variabili: elevato nelle fasce sabbiose, medio in quelle limoso-sabbiose 66

67 ed estremamente basso in quelle argillificate. A luoghi la potenzialità di assorbimento delle acque meteoriche può subire significativi decrementi da correlare alla presenza di prodotti piroclastici argillificati. 6.4 Terreni a permeabilità medio Bassa I terreni appartenenti all Unità di Altavilla (UTA-UTAc) e al Castelvetere (CVT) sono costituiti da sequenze prevalentemente fini, di regola caratterizzate da permeabilità molto bassa, ma che per la presenza di intervalli arenacei e conglomeratici fratturati e talora livelli sabbiosi, può localmente assumere valori anche significativi. La detta presenza di coltri detritiche di alterazione, o anche prodotte da frane, favoriscono il ristagno, l'imbibizione e la penetrazione entro le discontinuità delle acque di circolazione che provengono, oltre che dagli apporti meteorici, anche dalle sorgenti alimentate dagli acquiferi costituiti dai terreni a componente arenacea. 6.5 Terreni a permeabilità Bassa Nella quinta classe rientrano i terreni appartenenti alla serie flyschioide litofacies argillosa marnosa (FYR), costituita da alternanze argille di colore verde e rosso, di calcari e marne. I caratteri idrogeologici risultano variabili a seconda che prevalga la componente calcareo-marnosa o quella argillosomarnosa. Nel complesso flyschioide si instaura una permeabilità variabile da strato a strato: infatti mentre marne ed argille sono impermeabili, le marne e calcari mostrano una permeabilità per fratturazione. E possibile l infiltrazione della sola acqua di ritenzione con preclusione assoluta di qualsiasi circolazione salvo casi rari e sporadici di limitate circolazioni in corrispondenza delle inclusioni lapidee fratturate. 67

68 7. MICROZONAZIONE SISMICA Prima di procedere a descrivere le specifiche condizioni geologiche nel quadro dei possibili comportamenti ed effetti in occasione di eventi sismici è necessario definire il quadro delle conoscenze sismotettoniche per dedurre le caratteristiche dei terremoti attesi. Obiettivo, infatti, della zonizzazione in prospettiva sismica è quello di individuare aree la cui risposta sia omogenea rispetto a specifici eventi sismici. La normativa sismica del territorio italiano (OPCM, n Norme tecniche per le costruzioni D.M. 14 Gennaio 2008) sottolinea l importanza della conoscenza delle condizioni geologiche nella predisposizione di un sito a subire specifici effetti sismoindotti. Inoltre, con l entrata in vigore dell O.P.C.M. 3274/03 è cambiato il livello energetico attribuito alle classi sismiche, per cui la Pericolosità Sismica, espressa come intensità sismica in termini di accelerazione al suolo (ag/g), trova nuovi valori di riferimento, superiori rispetto a quelli precedentemente vigenti. In Tabella 7.1 è stata evidenziata la variazione di intensità sismica in termini di ag/g, a parità di classe sismica a scala nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2001; 2004; ( Classificazione Sismica (O.P.C.M. 3274/03) Accelerazione orizzontale con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni ag/g Accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico (Norme Tecniche) ag/g Classificazione Sismica (D.M. 19/01/96) Coefficiente Sismico (S) 1 >0,25 0,35 1 0,1 2 0,15 0,25 0,25 2 0,09 3 0,05 0,15 0,15 3 0,06 4 <0,05 0, Tabella 7.1 Variazioni dell intensità sismica a parità di classe O.P.C.M. 3274/03 (Gruppo di Lavoro MPS, 2001; 2004; ( Il comune di Montemiletto, con Delibera di G.R. Campania n 5447, è stato riclassificato come sismico di 1ª categoria. Per il Comune di Montemiletto, si ha quindi ag/g = 0,35 (tab. 7.1). 68

69 La Microzonazione Sismica a scala comunale, fornisce indicazioni di tipo generale (I-II livello di microzonazione cfr. TC e "Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica", 2009) relativi alla definizione dei possibili effetti locali per le differenti zone geologicamente caratterizzate ai fini delle eventuali e/o possibili proposte di urbanizzazione. Queste devono essere elaborate e definite al fine di garantire, in condizioni di sicurezza, uno sviluppo economico e sociale delle singole comunità locali. Tale approccio, quindi, tende a garantire livelli di sicurezza accettabili per gli edifici (sia pubblici che privati) che siano realizzati in una zona vulnerabile sotto il profilo sismico, inserendo, nella valutazione delle forze agenti sulle costruzioni (Stato Limite Ultimo-SLU), azioni di intensità pari alla Classificazione sismica di I Livello, eventualmente incrementate di un determinato fattore connesso a particolari situazioni o ad effetti locali a carattere areale (Microzonazione Sismica) e da definire poi con dettaglio puntuale in sede di analisi di sito (Risposta Sismica Locale - R.S.L.). In tale prospettiva, la zonazione si configura come uno strumento essenziale per la mitigazione del Rischio Sismico. Per la definizione dell ambiente geologico di riferimento (Modello Geologico), i fattori da considerare sono quelli in qualche modo previsti nella L.R. 9/83 e possono essere così sintetizzati: a) Assetti litostratigrafici e strutturali dell area nel suo complesso al fine della descrizione di aree geologicamente omogenee. b) Assetti litotratigrafici e strutturali delle singole zone riconosciute. c) Caratteristiche litotecniche ed idrogeologiche delle formazioni costituenti il substrato. d) Caratteristiche di stabilità e di scenario dell evoluzione geologica. È da evidenziare che la stessa ordinanza, ai fini della definizione dell azione sismica di progetto, definisce le categorie di profilo stratigrafico del sottosuolo e categorie topografiche legate alla morfologia del sito. Nella tabella 7.2 e 7.3 sono riportate, in modo schematico, le tipologie di sottosuolo e le morfologie definite nell Ordinanza e nelle norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008), che in effetti riprendono quanto definito nell Eurocodice 8. A queste situazioni e condizioni si farà anche riferimento. 69

70 TIPO DI TERRENO PROFILO STRATIGRAFICO PARAMETRI VS30 m/s NSPT cu kpa A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori a 800 m/s,eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m. > 800 B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto consistenticon spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche conla profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a granagrossa e cu,30 > 250 kpa nei terreni a grana fina). < 800 > 360 > 50 > 250 C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenticon spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni agrana grossa e 70 < cu,30 < 250 kpa nei terreni a grana fina). < 360 > 180 < 50 > 15 < 250 > 70 D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni agrana grossa e cu,30 < 70 kpa nei terreni a grana fina). < 180 < 15 < 70 E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento(con Vs > 800 m/s). S1 S2 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20 kpa), che includono uno strato di almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille altamente organiche. Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti. Tabella 7.2 Categoria dei suoli di fondazione < 100 < 20 > 10 T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i 15 T2 Pendii con inclinazione media i > 15 T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15 i 30 T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i > 30 Tabella 7.3 Categorie topografiche 70

71 7.1 Inquadramento sismo-tettonico dell Area Gli eventi sismici che hanno interessato l area di studio sono collegati a strutture tettoniche identificate rispettivamente a nord-ovest, nella zona sismogenetica Sannio-Matese e, a sud-est, in quella Irpina (fig 7.1). Fig. 7.1: Sorgenti sismogenetiche nell area interna della campania ( L area Sannio-Matese risulta particolarmente importante in quanto storicamente ha originato terremoti fortemente distruttivi. Essa è parte dell Appennino Campano-Abruzzese e si estende lungo il confine delle Regioni Molise e Campania ed include le città di Isernia, Campobasso e Benevento. Quest area è stata interessata da eventi sismici distruttivi con I > X MCS nel 1456, 1688, 1702, 1732 e Questi eventi sono stati intervallati da lunghi periodi di quiescenza e da sequenze sismiche di bassa energia (1885, 1903, 1905, 1984, 1990, 1992). Attualmente l area è caratterizzata da assenza di terremoti ad alta energia (Nappi et alii, 2008) ed il lungo periodo di quiescenza che segue l evento del 1805 rende quest area ad alta pericolosità sismica. Al fine di ottenere informazioni sul campo di stress agente nell area, risulta interessante uno studio eseguito da Milano, et alii (1999) riguardante la sismicità che ha coinvolto l area del Sannio-Matese nel La sismicità rilevata in questo intervallo temporale è stata caratterizzata dalla presenza della più intensa sequenza sismica di bassa energia verificatasi negli ultimi 20 anni. La sequenza ha avuto origine lungo il versante orientale del Massiccio del 71

72 Matese ed è stata caratterizzata dall alternanza di periodi di intensa attività, spesso a sciami, e periodi di relativa tranquillità. Dal Marzo 1997 al Marzo 1998 sono stati registrati circa 4000 eventi con magnitudo maggiore di 0.8 ma solo 25 hanno avuto magnitudo maggiore di 3.0. L evento più energetico si è verificato il 19 Marzo del 97 con magnitudo 4.1. Anche l Irpinia come l area Sannio-Matese rappresenta una delle zone sismogenetiche più importanti dell Appennino Meridionale. Il terremoto del 23 Novembre del 1980, passato alla storia come terremoto dell Irpinia, è stato studiato in dettaglio utilizzando tutti i dati disponibili che hanno permesso di conoscere le caratteristiche fisiche e geometriche delle faglie responsabili. Il terremoto del 1980 è stato caratterizzato da tre distinti fenomeni di rottura lungo differenti segmenti di faglia succedutesi in circa 40 secondi. La rottura si è propagata dall ipocentro interessando segmenti di faglia lungo i Monti Marzano, Carpineta e Cervialto. Dopo circa 20 secondi la rottura si è propagata verso S-E in direzione della Piana di San Gregorio. L ultimo segmento di faglia ad essere stato interessato dal processo di rottura, è localizzato a N-E del primo segmento (Fig ). fig. 7.2: andamento delle faglie. fig. 7.3: scarpata di faglia. 72

73 Studi di paleosismologia dimostrano che la faglia responsabile del terremoto dell Irpinia ha generato in passato terremoti simili a quello del 1980 e che tali eventi si succedono con frequenza di circa 2000 anni (Pantosti et alii, 1993). La successione di rotture che si sono susseguite durante il terremoto del 1980 suggerisce l esistenza di forti fenomeni di interazione fra i diversi segmenti di faglia. Inoltre, hanno evidenziato che vi sono fasce secondarie trasversali alla Catena Appenninica, in cui sono ubicate, in profondità, strutture attive corrispondenti a trascorrenti di tipo sinistro, che sono state attivate dal terremoto del 1980, producendo un amplificazione dell energia sismica a livello locale e che possono essere riattivate da eventi sismici successivi anni (Pantosti et alii, 1993). E noto che i tempi di ritorno dei terremoti in una determinata zona sono proporzionali al contenuto energetico e quindi all accelerazione massima attesa che essi esplicano. La ricerca dei terremoti massimi attesi nella zona di Montemiletto, proprio per la sua ubicazione all interno di un complicato contesto sismogenetico, deve tener conto delle relazioni esistenti fra tempi di ritorno, magnitudo dei terremoti e distanza epicentrale che nel nostro caso significa anche tener conto della sorgente sismogenetica da cui essi provengono. In figura 7.4 a sono rappresentati i dati relativi alla osservazioni sismiche per il comune di Montemiletto. In confronto sono rappresentati anche i dati relativi ad Avellino, capoluogo di provincia (figura 7.4 b). Come si può osservare dalla tabella 7.4 dall analisi dei terremoti storici, che hanno fatto risentire effetti nell area, evidenzia che i terremoti di magnitudo maggiore sono quelli riferiti alla zona sismogenetica Matese, con tempi di ritorno probabilmente superiori a 400 anni, e che risultano essere con epicentro distante Km. 73

74 Fig. 7.4 a I terremoti che hanno colpito la città di Montemiletto dal 1400 dal sito Fig. 7.4 b I terremoti che hanno colpito la città di Avellino dal 1400 dal sito Storia sismica di Avellino Intensità Data Epicentro 9 29/11/1732 Irpinia /06/1688 Sannio 8 12/05/1456 Molise 8 26/07/1805 Molise 8 23/11/1980 Irpinia- Basilicata /07/1930 Irpinia 7 08/09/1694 Irpinia- Basilicata 7 14/02/1981 Baiano /08/1851 Basilicata /03/1905 Beneventano /21/1962 Irpinia 6 16/12/1857 Basilicata Irpinia- 6 07/06/1910 Basilicata 74

75 5-6 06/12/1875 S.Marco in Lamis 5 30/07/1627 Gargano 5 09/04/1853 Irpinia 5 09/08/1905 Calabria 5 13/ 01/1915 Avezzano 5 27/04/1930 Salernitano 5 21/03/1982 Maratea 5 05/07/1984 Appennino abruzzese 5 05/05/1990 Potentino 4 09/05/1924 Solofra 4 26/11/1905 Irpinia Tab. 7.4 Eventi sismici inducenti effetti significativi nel comune di Montemiletto. I terremoti con epicentro più vicino sono quelli delle zone sismogenetiche Sannitica e Irpina. I tempi di ritorno dei terremoti attesi trgovano i seguenti valori: terremoti di M=5, tempi di ritorno stimati anni; M=6, tempi di ritorno stimati anni; M=7 tempi di ritorno stimati maggiori di 100 anni. 7.2 Microzone omogenee in prospettiva sismica del territorio comunale Come detto la protezione di edifici ed infrastrutture dagli effetti dell azione dei terremoti deve essere esplicata secondo due specifiche direzioni, costituite, la prima, dalla previsione ove si manifestino gli effetti più significativi, quali amplificazioni locali, frane e liquefazioni la seconda è costituita dalla garanzia di progettare strutture sufficientemente sicure rispetto alle forze dinamiche orizzontali indotte dall evento sismico. Per quanto attiene agli approfondimenti di questa sede è da evidenziare che è il primo aspetto ad interessare la zonazione sismica, per cui si definiranno le condizioni specifiche che attengono ai principali tipi di effetti. Un organico metodo di analisi delle condizioni è oggi costituito dagli "Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica", approvati dal Dipartimento della Protezione civile e dalla Conferenza Unificata delle Regioni e delle Province autonome pubblicata nel marzo Gli studi di MS sono condotti seguendo il già richiamato TC4 a cui si fa riferimento anche negli indirizzi secondo tre livelli di approfondimento. Per 75

76 questo studio specifico, si giungerà ad carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica adottando metodologie del primo e secondo livello. In particolare il livello 1 ha per obiettivo l individuazione delle microzone a comportamento sismico omogeneo su cartografia in scala tra 1:5.000 e 1: Esso costituisce uno studio propedeutico per affrontare i successivi livelli di approfondimento. I risultati di questo livello orientano le scelte dei successivi approfondimenti di secondo livello. Appare quindi evidente che la condizione preliminare per la realizzazione di una microzonazione è la messa a punto del quadro conoscitivo generale, che riguarda anche un territorio più vasto. Con i riferimenti anche normativi riportati, appare evidente che la definizione del modello del sottosuolo e dei processi geomorfologici che coinvolgono l area diviene elemento centrale per la costruzione di una adeguata planimetria di tipo pianificatorio. Gli approfondimenti di tipo geologico-tecnico in precedenza descritti, forniscono i necessari elementi di riferimento. Più in particolare si fa riferimento alla: a. carta delle indagini (elaborato 3); b. carte geologica (elaborato 1); c. carta delle frane (elaborato 6); d. litostratigrafia dedotte da dati di sondaggio (elaborato 4); e. sezioni geologiche (elaborato 2); La carta della microzonazione redatta tenta quindi definire zone nelle quali sono previste significative modifiche del moto al suolo ed ove si potrebbero produrre specifici effetti geologici. In particolare, si tende ad evidenziare: zone nelle quali lo scuotimento è amplificato; zone suscettibili di frane in terreni e in roccia; zone suscettibili di liquefazioni; zone interessate da faglie attive e capaci; zone interessate da cedimenti differenziali e da fenomeni di compattazione del non saturo. 76

77 Nel seguito si definiranno alcuni aspetti ritenuti particolarmente significativi relativamente ai possibili effetti. Amplificazione del moto del suolo La carta geologica redatta e le sezioni allegate illustrano le condizioni geologiche dell area comunale di Montemiletto costituita da due nuclei abitativi di colmo collinare (Montemiletto e Montaperto), ove affiorano prevalentemente i terreni della litofacies del Flysch Rosso, come descritto nel capitolo 1. I litotipi costituenti queste formazioni possono essere, nel loro complesso, considerati quali Bedrock sismico essendo caratterizzate da velocità Vs nell intorno di 800 m/s (cfr. Capitolo 5). Come rilevabile dall elaborato 4, relativo alle stratigrafie delle perforazioni eseguite nell area in zone da ritenersi di particolare interesse o significato e dalla descrizione e dai commenti sulla caratteristiche dinamiche dei terreni (cfr. Capitlo 5), questa formazione può localmente essere caratterizzata dalla presenza di mantellature di alterazione di spessore significativo. Queste coltri di alterazione posseggono valori delle caratteristiche dinamiche, in termini di Vs, variabili e generalmente inferiori a 600 m/s. Da quanto sinteticamente riportato si evidenzia quindi che nel territorio comunale di Montemiletto sussistono solo limitate aree ove sono presenti assetti litostratigrafici che possano indurre amplificazioni di particolare significato (es. Bedrock). In particolare, si fa riferimento a quelle zone ove sussistono coperture piroclastiche in sede o alterate di significativo spessore. Questi depositi possono possedere velocità delle Vs anche molto basse (<300 m/s). Dal punto di vista morfologico si è detto dell articolata configurazione collinare del territorio e della prevalente posizione di colmo delle aree abitate. Di conseguenza è possibile che si determinano effetti di amplificazione indotta dalla topografia, sebbene non sussistano rilievi particolarmente acclivi. Instabilità di versante Si è detto che i versanti dei rilievi collinari sono interessati da una franosità che ha prevalenti meccanismi di movimentazione tipo colata 77

78 traslativa. Queste zone sono da definirsi a tutti gli effetti quali instabili non potendosi escludere riattivazioni sismo indotte in occasioni di forti terremoti. È inoltre da evidenziare, che, come anche indicato dalla planimetria dell Autorità di Bacino in allegato, sono possibili fenomenologie di retrogressione ed ampliamento di fenomeni presenti. Inoltre sussistono diverse aree ove sono presenti condizioni apparentemente similari a quelle già coinvolte da fenomeni di frana o condizioni predisponenti. È in ultimo da evidenziare che la presenza degli accumuli di frana su un substrato da considerarsi sicuramente più rigido, può determinare condizioni di amplificazioni locale, anche di particolare significato. Liquefazione Come noto le condizioni geologiche che conducono alla manifestazione di fenomeni liquefattivi sismoindotti, prevedono la presenza di sabbie con specifici caratteri e comportamenti e specifiche caratteristiche di falda. Nel territorio comunale di Montemiletto i rilievi geologici non hanno definito in nessuna località possibili condizioni. Faglie capaci Nell area in esame i rilievi geologici eseguiti non hanno evidenziato presenza di faglie di recente movimentazione. Ciò anche nel quadro conoscitivo scaturito dalle recenti conoscenze legate alla redazione della carta geologica in scala 1: (CARG foglio 449 Avellino e CARG foglio 432 Benevento). Di conseguenza anche di questo specifico elemento non viene segnalato nella planimetria relativa alle microzone. Cedimenti differenziali e compattazione del non saturo Le conoscenze sul sottosuolo del territorio comunale evidenziano che in alcune specifiche zone possono determinarsi fenomeni di cedimento differenziali indotti da diversità litologiche di litotipi a contatto. In particolare 78

79 considerate le caratteristiche litostratigrafiche delle Unità del Flysch Rosso nonché dell Unità di Altavilla geometrie del piano di contatto in profondità, possono indurre data la diversità litologica fenomeni di cedimento differenziale. Come detto i nuclei abitati di Montemiletto ricadono prevalentemente in posizione di colmo. Tale posizione ha favorito la presenza di riporti, spesso sostenuti da opere di contenimento. È con tali riferimenti che, sebbene non sia possibile verificare le geometrie e le condizioni geolitologiche locali che devono essere oggetto di possibili approfondimenti in sede di realizzazione di interventi, sono indicate aree che potenzialmente possono essere coinvolte in fenomeni di compattazione sismo indotte. In caso di evento i manufatti ricadenti in aree ove i terreni fondali sono costituiti in parte o in toto da riporti, possono subire danneggiamenti in relazione all entità dei cedimenti. 7.3 Zonazione sismica del territorio comunale Nell elaborato 9 (carta delle microzone omogenee) vengono individuate le microzone ove, sulla base di osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione dei dati litostratigrafici, è prevedibile l occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall azione sismica (amplificazioni, instabilità di versante, liquefazione, ecc.). Questa carta identifica le geometrie di microzone potenzialmente caratterizzate da specifici effetti sismici. Seguendo quindi il documento "Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica", approvati dal Dipartimento della Protezione civile e dalla Conferenza Unificata delle Regioni e delle Province autonome pubblicata nel marzo 2009, sono state definite le seguenti zone: A) zone stabili, nelle quali non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna natura (substrato geologico in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata pendii con inclinazione inferiore a 15 ); B) zone stabili suscettibili di amplificazioni locali, nelle quali sono attese amplificazioni del moto sismico, come effetto dell assetto litostratigrafico e morfologico locale; 79

80 C) zone suscettibili di instabilità, nelle quali gli effetti sismici attesi e predominanti sono riconducibili a deformazioni permanenti del territorio (non sono necessariamente esclusi per queste zone anche fenomeni di amplificazione del moto). I principali tipi di instabilità sono rappresentate dalle instabilità di versante ed da fenomeni di compattazione del non saturo. Definite le microzone omogenee previste per una zonazione di I livello appare necessario formulare alcuni elementi di valutazione più approfondita. E da sottolineare che nell area è stato già eseguito uno studio (Dott. Geol. De Iasi Luigi, 1986) di zonizzazione sismica dove il territorio comunale veniva suddiviso in sei zone con un diversi valori di incremento sismico locale in funzione delle caratteristiche dei litotipi nonché delle caratteristiche morfologiche dell'area, metodologia che può essere considerata di secondo livello. Si è detto che sussistono zone ove le condizioni litostratigrafiche possono indurre amplificazioni. Metodi di analisi delle condizioni sono indicate nel Manuale di microzonazione sismica che descrive gli approfondimenti connessi alle problematiche anzidette. Si è quindi ritenuto di applicare una metodologia di II livello che faccia riferimento ai parametri acquisiti nelle indagini espletate ed ai criteri di riferimento attualmente utilizzati, considerate anche le configurazioni geologiche e morfologiche che caratterizzano il territorio comunale di Montemiletto. In particolare, questa metodologia si basa sulla definizione delle geometrie dei corpi, sulla conoscenza delle principali proprietà geotecniche e sulla valutazione di quelle dinamiche in funzione della profondità, queste ultime acquisiste con specifici test quali il Down-hole. E da ribadire che per l area in esame, considerate le risultanze degli approfondimenti generali a carattere morfologico ed idrogeologico, è da escludere, per il livello di conoscenze acquisito, la possibilità che possano avvenire fenomeni liquefattivi; diversamente è da ipotizzare che fenomeni di frana possano riattivarsi, in quanto nell area sono presenti specifiche morfologie, indizio di eventi del passato. Più nello specifico in questa sede si è fatto riferimento alla procedura di Augusti et al (1985, 1988) applicata a realtà appenniniche, similari a quella in 80

81 esame. Questa procedura considera la determinazione di fattori di penalità basati: a) sull'andamento delle Vs con la profondità; b) sul contrasto di velocità Vs; c) sulle caratteristiche comportamentali dei materiali; d) sulla profondità della falda; e) sulle caratteristiche morfologiche e angolo di pendenza locale; f) sull angolo di pendenza locale. Nella tabella 7.6 a sono quindi indicati i fattori di penalità applicati per i vari parametri presi in considerazione, mentre nella tabella 7.6 b sono indicati i livelli di pericolosità per l amplificazione locale ottenuti attraverso la somma potenziale delle penalità rappresentata dall indice di pericolosità geotecnica per fenomeni di amplificazione I GH. PARAMETRI DELLA ROCCIA FATTORI DI PENALITA BASSA MEDIA ALTA VELOCITA DELLE ONDE DI TAGLIO V S Ý 360m/s 180 Ü V S Ü 360 m/s V S Ü 180 m/s PROFONDITA (m) CONTRASTO DELLE VELOCITA DI TAGLIO ΔV S Ü 180 m/s 180 Ü ΔV S Ü 360 m/s ΔV S Ý 360 m/s PROFONDITA (m) RESISTENZA DEGRADATA CICLICA Ip Ý Ü Ip Ü Ü Ip Ü PROFONDITA DELLA FALDA d Ý10m 5mÜ d Ü10m d Ü5m area MORFOLOGIA GLOBALE pianeggiante area collinare area di cresta ANGOLO DI PENDIO LOCALE i Ü 4 5 Ü i Ü15 i Ý Tab a Schema riepilogativa delle penalità. Tab b-livelli di pericolosità per fenomeni di amplificazione sismica locale. I GH PERICOLOSITA PER AMPLIFICAZIONE LOCALE LIVELLO Basso Moderato Medio Alto 4 Ý10.5 Molto alto 5 81

82 Nell allegato 10 sono quindi riportati i risultati dell'applicazione della metodologia, considerando i dati geologici che sono scaturiti dall'analisi effettuata, in termini di geometrie delle masse, nonché della presenza di eventuali instabilità di versante attive o quiescenti. Riguardo a queste ultime dovrebbero essere escluse dall attività pianificatoria o quanto meno dovrebbero essere oggetto di approfonditi studi e di successivi interventi di stabilizzazione in quanto sussiste la possibilità di riattivazione in caso di evento sismico. In tutti i casi, come si può osservare, i possibili maggiori livelli di amplificazione sono riscontrabili nella zona delle coperture recenti di natura alluvionale ed ignimbritica sede di falde idriche. Gran parte del territorio invece può considerarsi ad amplificazione bassa. In particolare in queste microzone ricadono nuclei abitati di Montemiletto e di Montaperto anche se, come si evince dall elaborato 10, in alcune aree con zone di cresta possono verificarsi amplificazioni per effetto delle condizioni topografiche. A zone di amplificazione media corrispondono aree quali San Giovanni, Bosco, Orno, Serra, Festola, Frustelle, Grottoni e Molino. Amplificazioni attese significative possono invece esplicarsi in specifiche aree con coperture recenti di natura detritica, piroclastica, alluvionale e con riporto antropico. Aree con amplificazioni attese significative sono individuabili lungo il versante nord dell abitato di Montemiletto località Frustelle, in località Sant Angelo, in contrada San Giovanni e in località Bosco. 82

83 7.4 Risposta sismica locale Per completare la definizione dei possibili effetti locali in occasione di eventi sismici si è proceduto alla definizione della risposta sismica locale per alcune verticali litostratigrafiche ritenute tipiche per assetti geologici. Sulla base quindi delle indagini effettuate sono state definite le litostratigrafie tipo sia per la zona di substrato affiorante sia per le zone ove si attendono fenomeni di amplificazione per effetti litostratigrafici. In riferimento all allegato 10 nonché in figura 7.5, sono definite le litostratigrafie prescelte. È da evidenziare preliminarmente che le discrete condizioni geologiche conducono in via orientativa ad attribuire alle categorie di sottosuolo tipo A e B la gran parte del territorio comunale. Nello specifico nell area dei principali insediamenti di Montemiletto e Montaperto può essere attribuita una categoria prevalente tipo A, che quindi prevede l affioramento della litofacies calcareo clastica (FYRa) e subordinatamente B, che diversamente prevede l affioramento della litofacies argilloso marnosa (FYR) e dell Unità di Altavilla (UTA) con presenza di limitati spessori di coltre alterazione o depositi piroclastici. Possono invece essere attribuite alla categoria C aree ove sono presenti spessori importanti di copertura piroclastica o materiale di riporto. Le elaborazioni effettuate sono state realizzate attraverso il programma SHAKE (SCHNABEL P.B. et al.,1972) che prevede la conoscenza: - di un terremoto di riferimento; - la stratigrafia delle verticali indagate e le caratteristiche fisico meccaniche e dinamiche dei litotipi. L analisi è stata effettuata utilizzando il modello a strati continui e piano paralleli dove il terreno è schematizzabile come un mezzo continuo multistrato, in cui ogni strato è assunto omogeneo ed a comportamento visco-elastico lineare. Il calcolo dello spettro di risposta di un sito dipende oltre che dalle caratteristiche del terremoto, anche e soprattutto, dalle proprietà fisiche (densità), dai parametri dinamici del terreno (modulo di taglio G e rapporto di smorzamento D) e dalla geometria (spessore degli strati) dell assetto geologico. Nel suddetto calcolo va naturalmente tenuto conto del comportamento non elastico di un terreno per alti valori di deformazione dinamica indotti dallo scuotimento. Ciò implica la conoscenza della legge di variazione del modulo di taglio e dello smorzamento di un terremoto con la deformazione dinamica (curve di degrado). 83

84 Nella figura 7.5 sono quindi indicate le successioni litotecniche considerando le diverse verticali prese quale riferimento, con indicazione dei parametri utilizzati nelle elaborazioni, mentre nella figura 7.6 sono riportate le curve di degrado utilizzate tratte dalla bibliografia per materiali aventi caratteristiche meccaniche confrontabili con i terreni in esame. Le situazioni litostratigrafiche prescelte fanno riferimento a differenti tipologie di bedrock sismico. Fig. 7.5 Succesioni litotecniche di riferimento 84

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