VIDE E CREDETTE Salmo 118 Rendete grazie al signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: Il suo amore è per sempre. Dica la

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1 VIDE E CREDETTE Salmo 118 Rendete grazie al signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: Il suo amore è per sempre. Dica la casa di Aronne: Il suo amore è per sempre. Dicano quelli che temono il Signore: IL suo amore è per sempre. 1

2 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria Nelle tende dei giusti. La pietra scartata dai costruttori È divenuta la pietra d angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il girono che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!. Paolo agli Efesini (1,17-23) Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose. Gv 20, Il primo giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 2 Allora corse e andò da Simone Pietro e 2

3 dall altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto!». 3 Pietro allora uscì insieme all altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simone Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 7 e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. MESSAGGIO Il sepolcro vuoto è il presupposto della fede cristiana, che pone come destino dell'uomo non la morte, ma la risurrezione. «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede», dice Paolo ai Corinzi (l Cor 15,14). Chi nega la risurrezione dei morti, nega anche quella del Figlio, primizia di ogni fratello. «Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini» (l Cor 15,19). Dio, amante della vita, nulla disprezza di quanto ha fatto (Sap 11,26.24): tutto ha creato per l'esistenza (Sap 1,14). Non la morte è un male, bensì il nostro modo di concepiria. Il suo pungiglione, che ci avvelena l'esistenza, è il peccato (l Cor 15,56). Se faccio del mio io il mio dio, principio e fine di tutto, allora per me la morte è la fine di tutto. L'uomo, essere corporeo, è delimitato dallo spazio e dal tempo: occupa un certo luogo per un certo numero di giorni. Ma il limite del suo spazio non è luogo di lotta, bensì di alleanza con gli altri; il limite del suo tempo non è la fine di tutto, ma la comunione con il suo principio. È l'interpretazione più bella, l'unica ragionevole, della vita e della morte. I racconti pasquali illustrano il modo in cui giungiamo alla fede, mostrandone nel con tempo i vari aspetti. Il c. 20 presenta all'inizio due esperienze personali, rispettivamente del discepolo prediletto (vv.1-10) e della Maddalena (vv.1l-18); prosegue poi con l'esperienza comunitaria (vv ), che si estende anche a 3

4 chi non c'era (vv ), per ampliarsi alla fine a quanti, senza aver visto, crederanno sulla parola dei testimoni (v. 29), fino a raggiungere il lettore del Vangelo (vv ). Giovanni, consapevole di essere l'ultimo tra quelli che hanno visto Gesù, dichiara l'importanza del credere senza vedere. Ogni evento, unico e irripetibile, è visto solo da chi è vicino nel tempo e nello spazio. Tuttavia la parola di chi lo testimonia lo rende presente anche a chi l'ascolta. Tema di Gv 20 è il rapporto tra vedere e credere (vv. 8.29): si vede un fatto e si crede a ciò che significa. L'uomo è colui che sa leggere la realtà: ogni evento è un segno, che è significativo solo per chi lo intende. La fede non è cieca: è intelligenza che coglie il significato dei fatti e si rende conto del perché siano così e non diversamente. I primi discepoli, contemporanei a Gesù, credono in lui non solo perché lo hanno visto risorto, ma anche perché hanno sperimentato cosa significa per loro che lui sia risorto. Noi, che veniamo dopo, crediamo sulla loro parola: accogliendo la loro testimonianza, vediamo con i loro occhi. Tuttavia chiunque crede, abbia o non abbia visto, fa la medesima esperienza: aderisce con amore al Signore risorto e vive del suo Spirito. Chi ha scritto l'ultimo Vangelo sa che vanno scomparendo i testimoni oculari. E sa anche che tutti gli uomini sono chiamati, per la testimonianza di chi ha udito e visto, a essere in comunione con loro, la cui comunione è con il Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo, per partecipare alla loro stessa gioia (cf.1gv 1,1-4

5 4). È in quest'ottica che Giovanni scrive il suo Vangelo. Egli si pone sulla soglia tra chi ha udito, visto e toccato il «Verbo della vita» nella carne di Gesù, e chi lo ascolta, vede e tocca mediante la Parola. Nel periodo in cui Gesù è stato tra noi, ci ha aperto il cammino verso il Padre. Dopo inizia una nuova presenza. Se prima era presso di noi, ora è in noi mediante la Parola e lo Spirito, il sangue e l'acqua, che ci fanno avere parte con lui e continuare la sua stessa missione. Non a caso le scene del c. 20 si svolgono di domenica, il giorno del Signore, in cui la comunità si riunisce per far memoria e ringraziare, leggendo la Parola e spezzando il Pane. Anche quelli che hanno visto e toccato il Signore nella sua esistenza terrena e nel breve tempo in cui si è manifestato dopo la risurrezione, devono accogliere la Parola che dà il potere di diventare figli di Dio (cf. 1,12). La Parola è diventata carne e ha posto tra noi la sua dimora per farsi nostro cibo e comunicarci la propria vita. Il testo presenta Maria Maddalena che va al sepolcro e lo trova vuoto (v. 1). Il racconto potrebbe continuare direttamente nei vv. 11ss, che descrivono il suo incontro con l'amato. Invece è interrotto dal suo ritorno al cenacolo per annunciare ai discepoli la scomparsa del Signore (v. 2). L'effetto è l'entrata in scena di Pietro e del discepolo amato, che constatano la verità di quanto Maria ha detto. Inoltre vedono i lini stesi e il sudario a parte, avvolto in un luogo. Davanti a questi segni, il discepolo amato «vide e credette». L'evangelista commenta dicendo che ancora ignoravano la Scrittura, che parla della risurrezione di Gesù dai morti (v. 9). È infatti dal suo compimento che ogni Scrittura è compresa. Il testo conclude con il ritorno dei discepoli. Gesù non è più nel sepolcro: amore più forte della morte (Ct 8,6), è il Figlio uguale al Padre, che desta i morti e fa vivere (5,21) mediante lo Spirito. Il sepolcro è il letto nuziale dove egli si è unito a ogni uomo, comunicandogli il suo profumo. La Chiesa nasce da una duplice assenza dello Sposo: ucciso dai nemici sulla croce e nascosto dagli amici nel sepolcro, prima è assente perché posto dove non doveva essere, poi è assente da dove l'hanno posto e doveva essere. La sposa non vede lo Sposo e lo cerca. Vedendo la sua prima e seconda assenza, nell'incontro con lui capirà che proprio così ha realizzato l'amore di cui ha dato prova nel tempo in cui era tra noi. L'amore è il principio della conoscenza di fede, come di 5

6 qualunque relazione tra persone. Infatti rende presente l'amato in chi lo ama. Cosa significa credere nella risurrezione Credere nel risorto significa non accettare che la nostra vita sia una piccola parentesi tra due immensi vuoti. Confidando in Gesù, risuscitato da Dio, intuiamo, desideriamo e crediamo che Dio sta conducendo fino alla sua vera pienezza il desiderio di vita, di giustizia e di pace racchiuso nel cuore dell'umanità e della creazione tutta. Credere nel Risorto significa ribellarci con tutte le nostre forze al fatto che questa immensa maggioranza di uomini, donne e bambini, che in questa vita ha conosciuto solo miseria, umiliazione e sofferenze, venga dimenticata per sempre. Credere nel Risorto significa confidare in una vita in cui non ci saranno povertà e dolore, nessuno sarà triste o dovrà piangere. Alla fine potremo vedere quelli che arrivano sulle carrette del mare raggiungere la loro vera patria. Credere nel Risorto significa accostarci con speranza a tante persone senza salute - malati cronici, disabili fisici e psichici, persone sprofondate nella depressione - stanche di vivere e di lottare. Un giorno sapranno che cosa significa vivere nella pace e in piena salute. Ascolteranno le parole del Padre: «Entra per sempre nella gioia del tuo Signore». Credere nel Risorto significa non rassegnarci al fatto che Dio sia per sempre un «Dio nascosto» del quale non possiamo conoscere lo sguardo, la tenerezza e gli abbracci. Lo incontreremo incarnato per sempre gloriosamente in Gesù. Credere nel Risorto significa confidare nel fatto che i nostri sforzi per un mondo più umano e felice non andranno persi nel vuoto. Un bel giorno, gli ultimi saranno i primi e le prostitute ci precederanno nel regno. Credere nel Risorto significa sapere che tutto quello che qui è rimasto incompiuto o che non è potuto essere, quello che abbiamo rovinato con il nostro errore o il nostro peccato, raggiungerà in Dio la sua pienezza. Non andrà perduto nulla di quanto abbiamo vissuto con amore o di ciò a cui abbiamo rinunciato per amore. Credere nel Risorto significa sperare che le ore liete e le esperienze amare, le «impronte» che abbiamo lasciato nelle persone e nelle cose, quello che abbiamo costruito con amore, verrà trasfigurato. Non conosceremo più l'amicizia che termina, la festa che finisce o il congedo che rattrista. Dio sarà tutto in tutti. 6

7 Credere nel Risorto significa credere che un giorno ascolteremo queste incredibili parole che il libro dell' Apocalisse mette sulle labbra di Dio: «lo sono il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita» (Apocalisse 21,6). Non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. Preghiamo Alla vittima pasquale S innalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo gregge, L Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate In un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora - vivo - trionfa. "Raccontaci Maria che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea. Si ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso,abbi pietà di noi. Signore Gesù Cristo, oggi la tua luce splende in noi, fonte di vita e di gioia! Donaci il tuo Spirito d amore e di verità, perché come Maria maddalena, Pietro e Giovanni, sappiamo anche noi scoprire e interpretare alla luce della parola i segni della tua vita divina presenti nel nostro mondo e accoglierli nella fede per vivere sempre nella gioia della tua presenza accanto a noi, anche quando tutto sembra avvolto dalle tenebre della tristezza e del male. Amen 7

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