IL DIRIGENTE DEL SETTORE AMBIENTE E SUOLO

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1 Provincia di Ravenna settore ambiente e suolo Piazza dei Caduti per la Libertà, 2 / 4 Provvedimento Provvedimento n. 192 del 19/03/2007 Oggetto: D.LGS. N. 59/05 - L.R. N. 21/04 DITTA DISTER S.P.A. DI FAENZA AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE PER L IMPIANTO ESISTENTE DI PRODUZIONE DI ALCOLI, DERIVATI DEI MOSTI D UVA E ALTRI PRODOTTI DI DISTILLERIA (PUNTO 6.4.B ALL. I D.LGS. N. 59/05) E PER IL NUOVO IMPIANTO DI GENERAZIONE DI ENERGIA TERMICA ED ELETTRICA ALIMENTATO A BIOMASSE (LIQUIDE E SOLIDE), BIOGAS E METANO (PUNTO 1.1 ALL. I D.LGS. N. 59/05) CONNESSO ALLA DISTILLERIA STESSA, SITI IN COMUNE DI FAENZA, LOCALITÀ S. ANDREA, VIA GRANAROLO, N IL DIRIGENTE DEL SETTORE AMBIENTE E SUOLO VISTO il Decreto Legislativo 18 febbraio 2005 n. 59 Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento che per le attività comprese nell Allegato I prevede il rilascio dell Autorizzazione Integrata Ambientale (successivamente indicata con AIA); VISTO il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell elettricità che, ai fini della razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative, per la costruzione e l esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all esercizio degli impianti stessi, prevede il rilascio a seguito di un procedimento unico di un autorizzazione (successivamente indicata con autorizzazione unica) nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico; VISTO il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 recante Norme in materia ambientale ; VISTO il Decreto Ministeriale 5 aprile 2006 n. 186 Regolamento recante modifiche al decreto ministeriale 5 febbraio 1998 «Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero, ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22» che apporta importanti modifiche ai procedimenti cui sono soggette le imprese che effettuano attività di recupero rifiuti non pericolosi sottoposti a procedura semplificata; VISTA la Legge Regionale n. 3 del 21 aprile 1999 Riforma del sistema regionale e locale, così come modificata con la Legge Regionale n. 22 del 24 marzo 2000, recante disposizioni in materia di riparto delle funzioni e disciplina di settore, con particolare riguardo alla gestione di rifiuti (sezione V); VISTA la Legge Regionale n. 9 del 18 maggio 1999, così come modificata con la Legge Regionale n. 35 del 16 novembre 2000, in materia di procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (successivamente indicata con VIA); VISTA la Legge Regionale n. 21 del 11 ottobre 2004, in materia di prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento, che attribuisce alle Province le funzioni amministrative relative al rilascio dell AIA; VISTA la Legge Regionale n. 26 del 23 dicembre 2004 Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia che, per impianti di produzione di energia di potenza superiore a 50 MW termici alimentati da fonti convenzionali e rinnovabili, attribuisce alla Regione le funzioni amministrative relative al rilascio, d intesa con gli enti locali interessati, dell autorizzazione unica per la costruzione e l esercizio di tali impianti, ai sensi dell art. 12, comma 3) del D.Lgs. n. 387/03; VISTA la Legge Regionale n. 5 del 1 giugno 2006, così come modificata con la Legge Regionale n. 13 del 28 luglio 2006, recante disposizioni in materia ambientale, per cui le funzioni in materia ambientale conferite alle Province e ai Comuni dalla legislazione regionale vigente alla data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 152/06 sono confermate in capo ai medesimi Enti e con effetti dalla data di entrata in vigore dello stesso decreto legislativo; VISTA la Seconda Circolare Regionale (prot. n. AMB/AAM/06/22452) del 6 marzo 2006 per l attuazione operativa della L.R. n. 21/04; 1

2 Provvedimento RICHIAMATI in particolare gli artt. 9 e 10 di cui al Titolo II della L.R. n. 9/99, in materia di procedura di verifica (screening) volta a definire se un progetto sottoposto a tale procedura preliminare ai sensi dell art. 4 della predetta L.R. n. 9/99 e s.m.i. deve essere assoggettato ad ulteriore procedura di VIA; PRESO ATTO della procedura di screening con esito positivo di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 487 del 12/09/2005 rilasciato dalla Provincia di Ravenna, esperita dalla Ditta Dister S.p.A. ai sensi dell art. 4, comma 1) della L.R. n. 9/99, relativa ad un progetto di razionalizzazione dell assetto produttivo e ammodernamento degli impianti ausiliari; RICHIAMATA altresì la Deliberazione di Giunta Regionale n. 375 del 20/03/2006 di approvazione della settima modifica al calendario delle scadenze per la presentazione delle domande di AIA; VISTA la domanda presentata allo Sportello Unico del Comune di Faenza in data 31/01/2006 e pervenuta a questa Provincia in data 13/02/2006 (prot. n /2006) dal sig. Rusticali Pietro in qualità di gestore della Ditta Dister S.p.A., avente sede legale e impianto in Comune di Faenza, località S. Andrea, Via Granarolo, n. 231, ai sensi dell'art. 7 della L.R. n. 21/04, intesa ad ottenere il rilascio dell AIA per l impianto esistente di produzione di alcoli, derivati dei mosti d uva e derivati e altri prodotti di distilleria con una capacità di produzione di prodotti finiti di oltre 300 tonnellate al giorno (punto 6.4.b - Allegato I del D.Lgs. n. 59/05) nel rispetto del calendario sopracitato; VISTA l avvenuta pubblicazione della documentazione presentata, ai sensi dell art. 8, comma 3) della L.R. n. 21/04, con le limitazioni di accesso di cui all art. 7, comma 3) della L.R. n. 21/04 per ragioni di tutela del segreto industriale o commerciale; PRESO ATTO delle integrazioni presentate dal gestore in data 03/05/2006 (prot. n /2006), a seguito della richiesta inoltrata dalla Provincia in data 14/04/2006 (prot. n /2006); PRESO ATTO altresì dell ulteriore procedura di screening con esito positivo di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 444 del 21/07/2006 rilasciato dalla Provincia di Ravenna, esperita dalla Ditta Dister S.p.A. ai sensi dell art. 4, comma 1) della L.R. n. 9/99, relativa ad alcune varianti e integrazioni riguardanti gli stessi interventi oggetto del precedente screening per un progetto di razionalizzazione dell assetto produttivo e ammodernamento degli impianti ausiliari, con particolare riguardo agli impianti di produzione energia restando confermati gli altri già programmati e assoggettati alla procedura di screening espletata in precedenza; RITENUTO che, ai sensi di quanto previsto all art. 2, comma 1, lettera n) del D.Lgs. n. 59/05 e nella Circolare Regionale del 6 marzo 2006 relativamente alle modifiche sostanziali degli impianti, la nuova centrale termoelettrica prevista tra gli interventi di razionalizzazione dell assetto produttivo e ammodernamento degli impianti ausiliari, già sottoposti con esito favorevole alle sopracitate procedure di screening, costituisce modifica sostanziale degli impianti attualmente esistenti gestiti dalla Ditta Dister S.p.A. (riconducibili alla fattispecie prevista al punto 6.4.b dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05) e risulta altresì riconducibile alla fattispecie di cui al punto 1.1 dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, in quanto impianto di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW; tale intervento costituisce quindi motivo di applicazione della disciplina autorizzativa di modifica sostanziale e nuovo impianto, ai sensi dell art. 1, comma 4) del D.Lgs. n. 59/05; VISTA la nuova domanda, conseguente alla suddetta modifica sostanziale progettata, presentata allo Sportello Unico del Comune di Faenza in data 30/08/2006 e pervenuta a questa Provincia in data 11/09/2006 (prot. n /2006) dal sig. Rusticali Pietro in qualità di gestore della Ditta Dister S.p.A., avente sede legale e impianto in Comune di Faenza, località S. Andrea, Via Granarolo, n. 231, ai sensi dell'art. 11, comma 3) della L.R. n. 21/04 e dell art. 10, comma 2) del D.Lgs. n. 59/05, intesa ad ottenere il rilascio dell AIA per l impianto esistente di produzione di alcoli, derivati dei mosti d uva e altri prodotti di distilleria con una capacità di produzione di prodotti finiti di oltre 300 tonnellate al giorno (punto 6.4.b - Allegato I del D.Lgs. n. 59/05) e per il nuovo impianto di generazione di energia termica ed elettrica alimentato a biomasse (liquide e solide), biogas e metano, asservito all esistente stabilimento produttivo cedendo il surplus di energia elettrica nella rete nazionale, avente potenza termica di oltre 50 MW (punto Allegato I del D.Lgs. n. 59/05); VISTA l avvenuta pubblicazione della nuova documentazione presentata a seguito di modifica sostanziale, ai sensi dell art. 8, comma 3) della L.R. n. 21/04, con le limitazioni di accesso di cui all art. 7, comma 3) della L.R. n. 21/04 per ragioni di tutela del segreto industriale o commerciale; DATO ATTO che non sono pervenute osservazioni dai soggetti interessati in base a quanto previsto dall'art. 9, comma 1) della L.R. n. 21/04; 2

3 Provvedimento PRESO ATTO delle integrazioni presentate dal gestore in data 22/01/2007 (prot. n. 5195/2007), a seguito della richiesta inoltrata dalla Provincia in data 27/12/2006 (prot. n /2006); VISTA altresì la domanda presentata a questa Provincia in data 12/09/2006 (prot. n /2006) dal sig. Rusticali Pietro in qualità di gestore della Ditta Dister S.p.A., avente sede legale e impianto in Comune di Faenza, località S. Andrea, Via Granarolo, n. 231, ai sensi dell'art. 124, comma 8) del D.Lgs. n. 152/06, intesa ad ottenere il rinnovo di autorizzazione in scadenza allo scarico di acque reflue industriali e meteoriche di dilavamento in acque superficiali, già in titolarità della Ditta, di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 608 del 08/09/2003 rilasciato dalla Provincia di Ravenna ai sensi del previgente D.Lgs. n. 152/99; DATO ATTO che, ai sensi di quanto previsto all art. 17, comma 5 del D.Lgs. n. 59/05 e nella Circolare Regionale del 6 marzo 2006 relativamente alle autorizzazioni settoriali in scadenza con rinnovo senza modifiche, per agevolare il passaggio degli impianti esistenti dall assetto autorizzatorio basato sulle normative settoriali a quello richiesto dalla normativa IPPC, la sopracitata autorizzazione in scadenza agli scarichi idrici in acque superficiali già in possesso della Ditta, compresa e sostituita dalla presente AIA ai sensi dell'art. 5, comma 3, lettera b) della L.R. n. 21/04, può intendersi automaticamente prorogata fino al rilascio dell AIA, a condizione che il gestore abbia segnalato la scadenza nella domanda di AIA stessa; DATO ATTO altresì che in materia di gestione rifiuti la Ditta è attualmente in possesso delle autorizzazioni di seguito indicate: Iscrizione al registro delle imprese che effettuano attività di recupero rifiuti non pericolosi sottoposti a procedura semplificata per lo svolgimento delle attività: - R3 relativamente alla tipologia di rifiuto di cui al punto 15.1 Allegato 1 Suballegato 1 del DM 05/02/1998, per una quantità massima di tonnellate/anno; - R13 relativamente alla tipologia di rifiuto di cui al punto 3 Allegato 2 Suballegato 1 del DM 05/02/1998 (vinacce esauste CER ), per una quantità massima di tonnellate/anno; - R1 relativamente alle tipologie di rifiuti di cui ai punto 2 (biogas), 3 (scarti vegetali), 4 (rifiuti dalla lavorazione del legno e affini non trattati) Allegato 2 Suballegato 1 del DM 05/02/1998; Autorizzazione all esercizio in procedura ordinaria, ai sensi dell art. 28 del D.Lgs. n. 22/97, dell attività di trattamento biologico (D8) nel depuratore aziendale di rifiuti non pericolosi, per un quantitativo massimo di tonnellate/anno; Autorizzazione all esercizio in procedura ordinaria, ai sensi dell art. 28 del D.Lgs. n. 22/97, dell attività di recupero, mediante trasformazione biologica (R3), di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio nel bacino di stoccaggio di Via Biancano, per un quantitativo massimo di tonnellate anno; CONSIDERATO che, ai sensi dell art. 5, comma 14) del D.Lgs. n. 59/05 e dell art. 5, comma 3) della L.R. n. 21/04, vengono comprese e sostituite dalla presente AIA sia la comunicazione ex art. 33 del D.Lgs. n. 22/97, sia l autorizzazione all esercizio delle operazioni di smaltimento o recupero rifiuti ai sensi dell ex art. 28 del D.Lgs. n. 22/97 e degli artt. 131, 132 della L.R. n. 3/99 e s.m.i, già in titolarità della Ditta; CONSIDERATO che le vinacce esauste gestite dalla Ditta, il cui utilizzo come combustibile nella centrale termoelettrica asservita allo stabilimento produttivo è consentito ai sensi dell art. 293 del D.Lgs. n. 152/06, sono da considerarsi, ai sensi del predetto decreto, come biomasse combustibili anziché rifiuti (in quanto materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli, ai sensi dell allegato X, parte II, sezione 4, paragrafo 1, lettera e) del D.Lgs. n. 152/06), pertanto le attività già svolte da Dister inerenti la gestione delle vinacce esauste non si configurano come attività di recupero rifiuti non pericolosi; PRESO ATTO che a seguito dell entrata in vigore del DM 5 aprile 2006, n. 186 la Ditta ha dichiarato di soddisfare i requisiti per l applicazione della procedura semplificata relativamente all attività di recupero rifiuti non pericolosi R1, mentre per l attività R3 relativamente alla tipologia di rifiuto di cui al punto 15.1 Allegato 1 Suballegato 1 del DM 05/02/1998 ha richiesto l autorizzazione a proseguire in procedura ordinaria; CONSIDERATO che tutte le attività di gestione rifiuti non pericolosi svolte dall azienda (R1, R3, R13, D8) per tipologia e quantità gestite non ricadono nelle fattispecie di cui al punto 5.3 dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, ma sono comunque attività funzionalmente e tecnicamente connesse con le attività soggette ad AIA; CONSIDERATO altresì che, sulla base di quanto previsto dalla normativa vigente in materia di rifiuti, le attività di gestione rifiuti sopracitate vengono a ricadere nelle fattispecie per cui è previsto il rilascio di un autorizzazione in regime ordinario; 3

4 Provvedimento RICHIAMATA altresì la Deliberazione di Giunta Regionale n del 13/10/2003 in materia di Direttive per la determinazione e la prestazione delle garanzie finanziarie per il rilascio delle autorizzazioni all esercizio di operazioni smaltimento e recupero rifiuti; DATO ATTO che, ai sensi dell art. 208 del D.Lgs. n. 152/06, tutte le attività di smaltimento e recupero rifiuti, al momento dell avvio effettivo dell esercizio dell impianto, devono prestare garanzie finanziarie secondo le modalità indicate nella sopracitata DGR n. 1991/03; DATO ATTO altresì che i dati per la determinazione della suddetta garanzia finanziaria risultano i seguenti: R1 + R3/D8 Potenzialità annua di recupero energetico (R1) nella centrale termoelettrica di rifiuti non pericolosi (biomasse solide) = tonnellate; Potenzialità annua di trattamento/recupero (R3/D8) nel depuratore aziendale di rifiuti non pericolosi = tonnellate; Calcolo importo garanzia finanziaria = tonnellate x 10,00 /tonnellate tonnellate x 12,00 /tonnellate = ,00 R3 (esistente bacino fanghi depurazione) Potenzialità annua di trattamento (R3) nel bacino fanghi esistente di rifiuti non pericolosi = tonnellate; Calcolo importo garanzia finanziaria = tonnellate x 12,00 /tonnellate = ,00 R13 (nuovo bacino fanghi depurazione) Capacità massima istantanea di stoccaggio rifiuti non pericolosi = tonnellate; Calcolo importo garanzia finanziaria = tonnellate x 40,00 /tonnellate = ,00 nella considerazione che la Ditta Dister S.p.A. risulta certificata secondo la norma UNI ENI ISO per cui, ai sensi dell art. 5 della DGR n. 1991/03, è ridotto del 10% l ammontare della garanzia finanziaria da prestare per il rilascio dell autorizzazione all esercizio delle suddette attività di recupero di rifiuti non pericolosi svolte nel sito di Via Granarolo n. 231 in Faenza; VISTA la domanda presentata alla Regione Emilia-Romagna in data 23/01/2007 dal sig. Rusticali Pietro in qualità di gestore della Ditta Dister S.p.A., avente sede legale e impianto in Comune di Faenza, località S. Andrea, Via Granarolo, n. 231, ai sensi dell'art. 2, comma 1, lettera j) della L.R. n. 26/04, intesa ad ottenere il rilascio dell autorizzazione alla costruzione e all esercizio per la nuova centrale termoelettrica in progetto, in quanto impianto di produzione di energia di potenza superiore a 50 MW termici alimentato da fonti rinnovabili; CONSIDERATO che, ai sensi dell art. 1, comma 5) del D.Lgs. n. 59/05, per gli impianti di produzione di energia alimentati da fonti rinnovabili, nuovi ovvero sottoposti a modifiche sostanziali, l AIA è rilasciata nel rispetto della disciplina di cui al D.Lgs. n. 59/05, ai sensi dell art. 12 del D.Lgs. n. 387/03; PRESO ATTO del documento con le conclusioni di istruttoria, predisposto dal Servizio Ambiente di questa Provincia con il supporto della Sezione Provinciale di ARPA, in esecuzione della convenzione di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 265 del 16/05/2005 rilasciato dalla Provincia di Ravenna; PRESO ATTO altresì del parere espresso dalla Sezione Provinciale ARPA relativamente al Piano di Monitoraggio ai sensi dell art. 10, comma 4) della L.R. n. 21/04; ACQUISITO il parere espresso dal Comune di Faenza, ai sensi dell art. 10, comma 3) della L.R. n. 21/04, sia per l impianto esistente, sia per la nuova centrale termoelettrica asservita all esistente stabilimento produttivo; RICHIAMATI in particolare gli articoli del D.Lgs. n. 59/05: n. 3 Principi generali dell autorizzazione integrata ambientale, n. 4 Individuazione e utilizzo delle migliori tecniche disponibili, n. 5 Procedure ai fini del rilascio dell Autorizzazione Integrata Ambientale, n. 7 Condizioni dell Autorizzazione Integrata Ambientale, che disciplinano le condizioni per il rilascio dell AIA; CONSIDERATO altresì che il documento con le conclusioni di istruttoria è stato trasmesso alla Ditta interessata con nota prot. n /2007 del 09/03/2007; PRESO ATTO delle osservazioni alla bozza di AIA presentate dal gestore in data 15/03/2007 ai sensi dell art. 10, comma 5) della L.R. n. 21/04; 4

5 Provvedimento DATO ATTO che la Ditta Dister S.p.A. risulta certificata secondo la norma UNI ENI ISO per cui, ai sensi dell art. 9, comma 3) del D.Lgs. n. 59/05, la presente AIA ha validità di anni 6 a partire dalla data di rilascio della stessa; DISPONE di rilasciare l'autorizzazione Integrata Ambientale, ai sensi dell art. 10 della L.R. n. 21/04, al sig. Rusticali Pietro in qualità di gestore di: attività esistente per la produzione di alcoli, derivati dei mosti d uva e altri prodotti di distilleria; nuova attività di generazione di energia termica ed elettrica alimentato a biomasse (liquide e solide), biogas e metano connesso alla distilleria esistente; attività esistente, connessa con le precedenti, di trattamento/recupero rifiuti non pericolosi svolta nella centrale termoelettrica (R1) e nel depuratore aziendale (R3/D8) e relativo bacino stoccaggio fanghi prodotti in proprio (R3 nel bacino esistente / R13 nel nuovo bacino); della Ditta Dister S.p.A., con sede legale e impianto in Comune di Faenza, località S. Andrea, Via Granarolo, n. 231, per rispettivamente: la prosecuzione dell attività di cui al punto 6.4.b dell Allegato I al D.Lgs. n. 59/05 - Trattamento e trasformazione destinati alla fabbricazione di prodotti alimentari a partire da materie prime vegetali con una capacità di produzione di prodotti finiti di oltre 300 tonnellate al giorno l avvio e lo svolgimento dell attività di cui al punto 1.1 dell Allegato I al D.Lgs. n. 59/05 - Impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW ; la prosecuzione di tutte le attività di gestione rifiuti non pericolosi svolte dall azienda (R1, R3, R13, D8) che per tipologia e quantità gestite non ricadono nelle fattispecie di cui al punto 5.3 dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, ma sono comunque attività funzionalmente e tecnicamente connesse con le attività soggette ad AIA; La validità della presente autorizzazione è subordinata al rispetto delle seguenti condizioni e prescrizioni: 1. la gestione e la conduzione degli impianti, compresi gli adeguamenti richiesti per la prosecuzione delle attività svolte nell esistente stabilimento produttivo e prima dell avvio dell esercizio della nuova centrale termoelettrica, indicati nell Allegato D del presente provvedimento devono essere realizzati secondo le modalità ed entro le date ivi indicate; 2. il gestore deve comunicare a questa Provincia la data di inizio e di fine dei lavori e/o attività per gli adeguamenti previsti al precedente punto e la data di messa in esercizio del nuovo impianto energetico; 3. ai sensi di quanto previsto all art. 5, commi 2) e 3) della L.R. n. 21/04 e all art. 5, comma 14) del D.Lgs. n. 59/05, fatta salva la normativa di cui alla direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose e le disposizioni previste dalla relativa normativa nazionale di attuazione di cui al D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i., la presente autorizzazione comprende e sostituisce le seguenti autorizzazioni settoriali già in possesso della Ditta: - autorizzazione alle emissioni in atmosfera rilasciata, ai sensi del DPR n. 203/88, dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 688 del 10/11/2004; - autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali e meteoriche di dilavamento in acque superficiali rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 152/99 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 608 del 08/09/2003; - autorizzazione allo scarico di acque reflue civili e industriali in pubblica fognatura collegata al depuratore di HERA S.p.A. rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 152/99 e s.m.i., dall HERA Imola- Faenza s.r.l. in data 02/04/2004 e convalidata del Comune di Faenza, Settore Sviluppo Economico, in data 23/06/2005 con prot.n. 114 registro settore 71; - autorizzazione all esercizio dell attività di trattamento biologico (D8) di rifiuti speciali non pericolosi conferiti, in conto terzi, tramite mezzi mobili nel proprio impianto rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 22/97 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 438 del 23/06/2003, così come modificato con i successivi provvedimenti n. 49 del 27/01/2004, n. 246 del 26/04/2004, n. 593 del 30/09/2004, n. 67 del 08/02/2005 e n. 264 del 18/04/2006; - autorizzazione all esercizio dell attività di recupero, mediante trasformazione biologica (R3), di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio nel bacino di stoccaggio di Via Biancano in Faenza rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 22/97 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 185 del 17/03/2004; 5

6 Provvedimento - iscrizione nel registro delle imprese che effettuano attività di recupero rifiuti non pericolosi sottoposti a procedura semplificata, al n. 58, classe 3, per lo svolgimento delle attività R3, R13, R1, di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 425 del 19/06/2003, così come modificato con i successivi provvedimenti n. 153 del 02/03/2004 e n. 345 del 30/05/2006, rilasciati dalla Provincia di Ravenna ai sensi dell art. 33 del D.Lgs n. 22/97 e s.m.i. e del DM 05/02/1998; la presente AIA comprende altresì l autorizzazione per l esercizio dell attività di stoccaggio provvisorio (R13) di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio da svolgere nel nuovo bacino di stoccaggio fanghi, connesso al depuratore aziendale, sito all interno dello stabilimento Dister S.p.A. in Via Granarolo n. 231 in Faenza; 4. il presente provvedimento è comunque soggetto a riesame qualora si verifichi una delle condizioni previste dall art. 11, comma 2) della L.R. n. 21/04 e dall art. 9, comma 4) del D.Lgs n. 59/05; 5. nel caso in cui intervengano variazioni nella titolarità della gestione dell impianto, il vecchio e il nuovo gestore ne danno comunicazione, entro 30 giorni, alla Provincia di Ravenna nelle forme dell autocertificazione; 6. fatto salvo quanto specificato al punto D3, Allegato D del presente provvedimento, in caso di modifica degli impianti il gestore comunica alla Provincia di Ravenna, all ARPA e al Comune di Faenza, le modifiche progettate dell'impianto. Tali modifiche saranno valutate ai sensi dell art. 11, comma 3) della L.R. n. 21/04 e dell art. 10 del D.Lgs n. 59/05; 7. Il gestore è tenuto a presentare eventuale CONGUAGLIO alle spese istruttorie già versate così come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale 11 Aprile 2005 n. 667 Modalità per la determinazione da parte delle Province degli anticipi delle spese istruttorie per il rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). La presente Autorizzazione Integrata Ambientale ha validità di anni 6 (sei) a partire dalla data di rilascio della stessa. Avverso il presente atto è possibile proporre ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale, entro sessanta giorni dall avvenuta pubblicazione sul BUR. Per il rinnovo della presente autorizzazione, almeno sei mesi prima della scadenza, il gestore deve inviare a questa Provincia una domanda, corredata da una relazione contenente un aggiornamento delle informazioni di cui all'art. 9, comma 1) del D.Lgs n. 59/05. Fino alla pronuncia dell'autorità competente, in merito al rinnovo, il gestore continua l'attività sulla base della precedente AIA. Copia della presente autorizzazione viene trasmessa a SUAP del Comune di Faenza per la trasmissione alla Ditta e contestualmente si provvederà alla pubblicazione di un estratto sul BUR. La presente autorizzazione, che sarà acquisita in sede di Conferenza dei Servizi dalla Regione Emilia- Romagna in qualità di autorità competente in materia di procedimento unico di cui all art. 2, comma 1, lettera j) della L.R. n. 26/04, viene ricompresa ai sensi dell art. 16, comma 2, lettera b) della predetta L.R. n. 26/04 dall autorizzazione unica ai sensi dell art. 12, comma 3) del D.Lgs. n. 387/03 per la costruzione e l esercizio del nuovo impianto di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili della Ditta Dister. Il monitoraggio e il controllo delle condizioni dell AIA sono esercitate dalla Provincia di Ravenna ai sensi dell art. 12 della L.R. n. 21/04, avvalendosi del supporto tecnico, scientifico e analitico di ARPA, al fine di verificare la conformità dell impianto alle condizioni contenute nel provvedimento di autorizzazione. La Provincia, ove rilevi situazioni di non conformità alle condizioni contenute nel provvedimento di autorizzazione, procederà secondo quanto stabilito nell atto stesso o nelle disposizioni previste dalla vigente normativa nazionale e regionale. IL DIRIGENTE DEL SETTORE AMBIENTE E SUOLO (Dott. Stenio Naldi) 6

7 Sezione informativa Allegato A ALLEGATO A Sezione informativa A1) Informazioni generali Sito Faenza, Via Granarolo, n. 231 Località S. Andrea Impianti Distilleria - Dister S.p.A. impianto esistente di produzione alcoli, derivati dei mosti d uva e altri prodotti di distilleria Centrale termoelettrica connessa alla distilleria - Dister S.p.A. nuovo impianto di generazione di energia termica ed elettrica, con potenza termica nominale pari a 81,9 MW t, alimentato a biomasse (liquide e solide), biogas e metano, a servizio dell adiacente stabilimento produttivo esistente Dister S.p.A. cedendo il surplus di energia elettrica nella rete nazionale Attività IPPC Distilleria - Dister S.p.A. D.Lgs. n. 59/05, Allegato I, punto 6.4.b Trattamento e trasformazione destinati alla fabbricazione di prodotti alimentari a partire da [ ] materie prime vegetali con una capacità di produzione di prodotti finiti di oltre 300 tonnellate al giorno Centrale termoelettrica connessa alla distilleria - Dister S.p.A. D.Lgs. n. 59/05, Allegato I, punto 1.1 Impianti di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW Attività connesse Attività esistente di trattamento/recupero rifiuti non pericolosi svolta nella centrale termoelettrica (R1) e nel depuratore aziendale (R3/D8) e relativo bacino di stoccaggio fanghi prodotti in proprio (R3 nel bacino esistente / R13 nel nuovo bacino) Per tipologia e quantità gestite, tutte le attività di gestione rifiuti non pericolosi svolte dall azienda (R1, R3, R13, D8) non ricadono nelle fattispecie di cui la punto 5.3 dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, ma sono comunque attività funzionalmente e tecnicamente connesse con le attività soggette ad AIA A2) Iter istruttorio 31/01/2006 presentazione, da parte del gestore, a SUAP Comune di Faenza della domanda AIA, ai sensi dell art. 7 della L.R. n. 21/04, per l impianto esistente; 13/02/2006 inoltro domanda AIA al Settore Ambiente e Suolo della Provincia di Ravenna; 15/02/2006 pubblicazione sul BUR ai sensi dell art. 8, comma 3) della L.R. n. 21/04 e contestuale inizio deposito della documentazione AIA presentata, presso la Provincia di Ravenna e il Comune di Faenza, con le limitazioni di accesso di cui all art. 7, comma 3) della L.R. n. 21/04 per ragioni di tutela del segreto industriale o commerciale; 23/02/2006 comunicazione avvio procedura AIA, di cui alla L.R. n. 21/04, a Comune di Faenza e ARPA; 23/02/2006 attivazione della Convenzione con ARPA per il supporto nell attività di istruttoria tecnica AIA; 16/03/2006 scadenza deposito della documentazione AIA presentata: nessuna osservazione pervenuta dai soggetti interessati in base a quanto previsto dall art. 9, comma 1) della L.R. n. 21/04; 14/04/2006 richiesta di integrazioni alla documentazione AIA presentata, ai sensi dell art. 10, comma 2) della L.R. n. 21/04; 03/05/2006 presentazione da parte del gestore della documentazione AIA integrativa richiesta; 03/05/2006 trasmissione da parte della Provincia di Ravenna della documentazione integrativa per il completamento dell istruttoria tecnica AIA a ARPA e Comune di Faenza; 04/07/2006 presentazione, da parte del gestore, a questa Provincia della domanda di modifica, ai sensi dell art. 1, comma 1, lettera g) del DM 5 aprile 2006 n. 186, dell iscrizione per le attività di recupero rifiuti non pericolosi sottoposti a procedura semplificata già in titolarità della Ditta; 7

8 Sezione informativa Allegato A 30/08/2006 presentazione, da parte del gestore, a SUAP Comune di Faenza di una nuova domanda AIA, ai sensi dell art. 11, comma 3) della L.R. n. 21/04 e dell art. 10, comma 2) del D.Lgs. n. 59/05, a seguito modifica sostanziale dell impianto esistente; 11/09/2006 inoltro nuova domanda AIA al Settore Ambiente e Suolo della Provincia di Ravenna; 12/09/2006 presentazione, da parte del gestore, a questa Provincia della domanda di rinnovo di autorizzazione in scadenza, ai sensi dell art. 124, comma 8) del D.Lgs. n. 152/06, allo scarico di acque reflue industriali e meteoriche di dilavamento in acque superficiali già in titolarità della Ditta; 13/09/2006 pubblicazione sul BUR ai sensi dell art. 8, comma 3) della L.R. n. 21/04 e contestuale inizio deposito della nuova documentazione AIA presentata, presso la Provincia di Ravenna e il Comune di Faenza, con le limitazioni di accesso di cui all art. 7, comma 3) della L.R. n. 21/04 per ragioni di tutela del segreto industriale o commerciale; 09/10/2006 comunicazione avvio procedura AIA, di cui alla L.R. n. 21/04, a Comune di Faenza e ARPA; 12/10/2006 scadenza deposito della nuova documentazione AIA presentata: nessuna osservazione pervenuta dai soggetti interessati in base a quanto previsto dall art. 9, comma 1) della L.R. n. 21/04; 27/12/2006 richiesta di integrazioni alla nuova documentazione AIA presentata, ai sensi dell art. 10, comma 2) della L.R. n. 21/04; 22/01/2007 presentazione da parte del gestore della documentazione AIA integrativa richiesta; 23/01/2007 presentazione, da parte del gestore, alla Regione Emilia-Romagna della domanda di autorizzazione unica, ai sensi dell art. 2, comma 1, lettera j) della L.R. n. 26/04, per la costruzione e l esercizio della nuova centrale termoelettrica connessa allo stabilimento produttivo esistente; 07/03/2007 trasmissione del rapporto conclusivo ARPA; 07/03/2007 trasmissione del parere espresso da ARPA sul Piano di Monitoraggio ai sensi dell art. 10, comma 4) della L.R. n. 21/04; 08/03/2007 trasmissione del parere espresso dal Comune di Faenza, ai sensi dell art. 10, comma 3) della L.R. n. 21/04; 09/03/2007 trasmissione della bozza di AIA al gestore ai sensi dell art. 10, comma 5) della L.R. n. 21/04, sia per l impianto esistente, sia per la nuova centrale termoelettrica asservita all esistente stabilimento produttivo; 15/03/2007 presentazione da parte del gestore di osservazioni alla bozza di AIA ai sensi dell art. 10, comma 5) della L.R. n. 21/04; A3) Autorizzazioni comprese e sostituite - autorizzazione alle emissioni in atmosfera rilasciata, ai sensi del DPR n. 203/88, dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 688 del 10/11/2004; - autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali e meteoriche di dilavamento in acque superficiali rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 152/99 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 608 del 08/09/2003; - autorizzazione allo scarico di acque reflue civili e industriali in pubblica fognatura collegata al depuratore di HERA S.p.A. rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 152/99 e s.m.i., dall HERA Imola-Faenza s.r.l. in data 02/04/2004 e convalidata del Comune di Faenza, Settore Sviluppo Economico, in data 23/06/2005 con prot.n. 114 registro settore 71; - autorizzazione all esercizio dell attività di trattamento biologico (D8) di rifiuti speciali non pericolosi conferiti, in conto terzi, tramite mezzi mobili nel proprio impianto rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 22/97 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 438 del 23/06/2003, così come modificato con i successivi provvedimenti n. 49 del 27/01/2004, n. 246 del 26/04/2004, n. 593 del 30/09/2004, n. 67 del 08/02/2005 e n. 264 del 18/04/2006; - autorizzazione all esercizio dell attività di recupero, mediante trasformazione biologica (R3), di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio nel bacino di stoccaggio di Via Biancano in Faenza rilasciata, ai sensi del D.Lgs. n. 22/97 e s.m.i., dalla Provincia di Ravenna con provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 185 del 17/03/2004; - iscrizione nel registro delle imprese che effettuano attività di recupero rifiuti non pericolosi sottoposti a procedura semplificata, al n. 58, classe 3, per lo svolgimento delle attività R3, R13, R1, di cui al provvedimento del Dirigente del Settore Ambiente e Suolo n. 425 del 19/06/2003, così come modificato con i successivi provvedimenti n. 153 del 02/03/2004 e n. 345 del 30/05/2006, rilasciati dalla Provincia di Ravenna ai sensi dell art. 33 del D.Lgs n. 22/97 e s.m.i. e del DM 05/02/1998; 8

9 Sezione informativa Allegato A - autorizzazione per l esercizio dell attività di stoccaggio provvisorio (R13) di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio da svolgere nel nuovo bacino di stoccaggio fanghi, connesso al depuratore aziendale, sito all interno dello stabilimento Dister S.p.A. in Via Granarolo n. 231 in Faenza. 9

10 Sezione finanziaria Allegato B Sezione finanziaria ALLEGATO B B1) Calcolo tariffe istruttorie CALCOLO INDICE DI COMPLESSITÀ Contributi corrispondenti ad un livello dell indicatore (espresso in numero di ore) Contributo all indice di complessità (espresso in numero di ore) Indicatore A M B (alta) (media) (bassa) Emissioni N punti sorgenti: > in atmosfera N inquinanti: 5 3,5 3,5 convogliate Quantità: > m 3 /h 7 7 Emissioni in atmosfera Si 4,5 4,5 diffuse Emissioni in atmosfera fuggitive Bilancio idrico Rifiuti Contaminazione suolo Sì 4,5 4,5 Quantità prelevata: m 3 /giorno 1,5 1,5 N inquinanti: > Quantità scaricata: m 3 /giorno 1,5 1,5 N CER rifiuti non pericolosi: > N CER rifiuti pericolosi: 6 3,5 3,5 Quantità prodotta: > ton/anno 7 7 N sostanze inquinanti: < 11 1,5 1,5 N sorgenti: 1 1,5 1,5 Area occupata da sorgenti: < 100 m 2 1,5 1,5 Rumore N sorgenti: > Somma contributi indicatori 66,5 Impianto dotato di registrazione EMAS: No x 0,6 Impianto dotato di certificazione ISO 14000: Sì x 0,8 Indice di complessità delle attività istruttorie IC (espresso in numero di ore) 53,2 GRADO COMPLESSITÀ DELL IMPIANTO INDICE DI COMPLESSITÀ DELLE ATTIVITÀ ISTRUTTORIE IC (espresso in numero di ore) GRADO DI COMPLESSITẦ IMPIANTO > di 80 da 40 a 80 < di 40 A ( 3600) M ( 2400) B ( 1200) CALCOLO DELL ANTICIPO DELLE SPESE ISTRUTTORIE TARIFFA = 250, ,00 = 2650,00 La Ditta ha già provveduto al versamento delle spese istruttorie per Eventuale conguaglio sarà versato ai sensi della Delibera di Giunta Regionale n. 667 del 11 aprile

11 ALLEGATO C Valutazione integrata ambientale C1) INQUADRAMENTO TERRITORIALE, AMBIENTALE E DESCRIZIONE DELL ASSETTO IMPIANTISTICO ATTUALE E FUTURO Le attività di Dister S.p.A. oggetto della presente Autorizzazione Integrata Ambientale si sviluppano nell unica sede di Via Granarolo, n. 231, in Comune di Faenza (RA), località Sant Andrea; si tratta di un impianto esistente per la produzione di alcoli, derivati da mosti d uva ed altri prodotti di distilleria, compreso di impianto esistente di depurazione aziendale e di un nuovo impianto di generazione di energia termica ed elettrica alimentato a biomasse (liquide e solide), biogas e metano asservito all adiacente distilleria esistente, cedendo il surplus di energia elettrica nella rete nazionale. Con riferimento all Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, tra le attività attualmente svolte presso lo stabilimento esistente Dister S.p.A., ovvero: attività distillatoria volta alla produzione di alcoli, derivati da mosti d uva ed altri prodotti di distilleria (caratterizzata da una capacità effettiva di produzione pari a circa 350 tonnellate al giorno); attività di trattamento/recupero nel depuratore aziendale, mediante trattamento biologico (D8/R3), di rifiuti speciali non pericolosi conferiti, in conto terzi (prevalentemente aziende agro-alimentari), tramite mezzi mobili (relativa ad una quantità annua massima di rifiuti trattabili fissata complessivamente in tonnellate, di cui tonnellate per l attività di recupero R3 e tonnellate per l attività di smaltimento D8); attività di recupero nel sito di Via Biancano in Faenza, mediante trasformazione biologica (R3), di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi biologici) prodotti in proprio; attività energetica, volta alla generazione di energia elettrica e termica per l adiacente stabilimento produttivo, nella centrale termoelettrica composta da 2 caldaie (aventi complessivamente una potenzialità termica nominale pari a 39,5 MW t ) alimentate a metano, biomasse solide (noccioli e vinacce esauste in gran parte provenienti dalla distilleria stessa), biogas (prodotto, in fase di digestione anaerobica, nel depuratore aziendale) e olio combustibile BTZ (in condizioni di emergenza); relativamente all utilizzo come combustibile delle biomasse solide costituite dai noccioli e del biogas, tale attività energetica si configura altresì come attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi (R1); la sola attività distillatoria risulta allo stato attuale un attività IPPC, rientrando nelle categorie di attività di cui all art. 1, comma 2) del citato decreto. In particolare, tale attività è riconducibile alla fattispecie di cui al punto 6.4.b dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, in quanto inerente il trattamento e la trasformazione destinati alla fabbricazione di prodotti alimentari a partire da materie prime vegetali con una capacità di produzione di prodotti finiti di oltre 300 tonnellate al giorno. L attività energetica sopracitata non risulta invece attività IPPC, benché elencata nell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05 (punto 1.1), in quanto di potenzialità inferiore al valore soglia ivi indicato. Parimenti tutte le attività di gestione rifiuti non pericolosi svolte dall azienda (R1, R3, D8) per tipologia e quantità gestite non ricadono nelle fattispecie di cui al punto 5.3 dell Allegato I del D.Lgs. n. 59/05, ma sono comunque attività funzionalmente e tecnicamente connesse con l attività soggetta ad AIA. Considerati altresì gli interventi di razionalizzazione dell assetto produttivo ed ammodernamento degli impianti ausiliari che la Ditta intende realizzare (il cui progetto risulta già sottoposto, con esito favorevole, a procedura di screening ai sensi della L.R. n. 9/99 e s.m.i.), quali sostanzialmente: ristrutturazione e implementazione del depuratore aziendale, comprensiva della riallocazione all interno dello stabilimento del bacino per lo stoccaggio e la stabilizzazione dei fanghi di depurazione (attualmente situato in Via Biancano), che non prevede alcuna modifica dei quantitativi di rifiuti conferiti da terzi da sottoporre a smaltimento in tale impianto di depurazione; ristrutturazione e potenziamento dell impianto di generazione energia termica ed elettrica mediante sostituzione delle due caldaie esistenti con una nuova centrale termoelettrica alimentata a metano, biomasse liquide (oli vegetali) e solide (noccioli e vinacce esauste in gran parte provenienti dalla distilleria esistente ovvero biomasse da colture dedicate) e biogas (prodotto in fase di digestione anaerobica nel depuratore aziendale), caratterizzata da una potenza termica nominale pari a 81,9 MW t, capace di sfruttare la maggiore quantità di biogas prodotto dal depuratore aziendale nella configurazione futura e garantire l adeguata flessibilità necessaria per ottimizzare la cessione di parte dell energia elettrica prodotta a terzi; realizzazione di un nuovo parcheggio per la sosta degli automezzi pesanti con accesso viario sulla Via S. Andrea; con particolare riguardo alla modifica inerente l attività energetica, tale intervento in progetto costituisce motivo di applicazione della disciplina autorizzativa di modifica sostanziale e nuovo impianto, ai sensi dell art. 1, comma 4) del D.Lgs. n. 59/05, in quanto la nuova centrale termoelettrica risulta un impianto di combustione con potenza termica di combustione di oltre 50 MW e quindi afferente ad attività IPPC riconducibile alla fattispecie di cui al punto 1.1 dell Allegato I del medesimo decreto. 11

12 Si sottolinea infine che nell ambito degli interventi in progetto riguardanti la ristrutturazione e implementazione dell impianto di depurazione non è previsto alcun aumento dei quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi; l attività di smaltimento rifiuti non pericolosi liquidi già trattati, in conto terzi, mediante trattamento biologico (D8) nel depuratore aziendale continuerà quindi anche nell assetto futuro a non configurarsi come attività IPPC. Inquadramento territoriale e programmatico Dal punto di vista dell inquadramento territoriale e programmatico, l area esistente di proprietà Dister S.p.A., dove verranno effettuati gli interventi in progetto, è situata a circa 5 km dal centro abitato di Faenza, in Via Granarolo n. 231, località Sant Andrea, a circa 1 km dal casello dell autostrada A14; poco distante da tale sito produttivo, lungo la Via Granarolo, sono presenti alcuni insediamenti industriali tra cui Tampieri S.p.A., Tampieri Energie s.r.l., Centerplast s.r.l., Iemca Macchine Giuliani S.p.A. e l impianto di depurazione reflui Faenza Depurazioni s.r.l. L area di interesse ricade all interno di una zona urbana di trasformazione, di cui all art. 12 delle NTA del Piano Regolatore Generale (PRG) vigente del Comune di Faenza, in particolare in zona produttiva mista di nuovo impianto (art delle NTA del PRG), in quanto nell area di pertinenza Dister (identificata come da scheda normativa n. 82 Area Distercoop ) si individuano sia una zona produttiva esistente ( distilleria esistente art delle NTA del PRG), sia zone previste per l ampliamento di tale attività esistente ( ampliamento attività esistenti - art delle NTA del PRG). Il bacino sito all esterno dell area di stabilimento (distante circa 1,5 km), in Via Biancano, in cui allo stato attuale si realizza la raccolta dei fanghi di depurazione derivanti dal depuratore aziendale, ricade, nel rispetto delle prescrizioni dettate dal PRG, all interno di una delle aree filtro poste al confine del sito produttivo Dister da attrezzare a verde nella parte a diretto contatto con l insediamento che risultano soggette alla fascia di rispetto derivante dalla presenza della distilleria stessa (art Fasce di rispetto attorno alle distillerie ed agli allevamenti delle NTA del PRG). Ad eccezione di una piccola parte dell area di stabilimento posta in prossimità della Via S. Andrea che risulta soggetta alla fascia di rispetto derivante dalla presenza della strada stessa (art. 27 Fasce di rispetto stradale delle NTA del PRG), non si evidenziano quindi vincoli relativi allo svolgimento dell esistente attività distillatoria su scala industriale e alla realizzazione del progetto di ristrutturazione e ammodernamento degli impianti ausiliari asserviti allo stabilimento produttivo esistente. In merito agli interventi in progetto, si rileva in particolare che la realizzazione del nuovo parcheggio per la sosta degli automezzi pesanti con accesso dalla Via S. Andrea soddisfa un esplicita indicazione del PRG per l area di pertinenza Dister. Relativamente alle aree di danno corrispondenti alle lesioni reversibili definite dal Rischio di Incidente Rilevante (RIR) che risultano soggette alla fascia di rispetto ecologica tesa a garantire la sicurezza dell insediamento stesso (art Aree di danno Rischio di Incidente Rilevante RIR), si evidenzia che gli interventi in progetto non comportano aggravio del preesistente livello di sicurezza, nonché del preesistente livello di rischio per l impianto in oggetto. Per quanto concerne il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Ravenna, l area di interesse, appartenente all unità di paesaggio della Centuriazione Faentina (n. 12A), risulta collocata in un ambito specializzato per attività produttive di rilievo sovracomunale (Ambito n. 11 Faenza - Zona Industriale Autostrada Naviglio - S.Silvestro 2 ) servito da acquedotto per uso civile, da rete fognaria nera e bianca e dalla rete di distribuzione del gas metano; in relazione all ottimale collocazione rispetto alle reti infrastrutturali (e in particolare ai nodi della rete viaria di rango regionale), tale ambito viene individuato dallo stesso PTCP come strategico ovvero suscettibile di ulteriore sviluppo espansivo (art. 8.1, punto 2 delle NTA del PTCP). In merito agli ambiti di tutela del PTCP, il sito Dister, che si trova a ridosso di una zona di particolare interesse paesaggistico ambientale e di zone di tutela dell impianto storico della centuriazione (rispettivamente artt e 3.21B.c delle NTA del PTCP), ricade parzialmente all interno di un paleodosso di modesta rilevanza, di cui all art. 3.20c delle NTA del PTCP che rimanda per la tutela di interesse paesaggistico ambientale di tale elemento allo strumento di pianificazione urbanistica comunale; l area di interesse non risulta altresì soggetta a vincoli di carattere naturalistico, in quanto non ricade all interno di alcun sito della Rete Natura 2000, ovvero SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale) ai sensi delle direttive comunitarie Habitat e Uccelli. Rispetto alle previsioni del PTCP per gli ambiti specializzati per attività produttive di rilievo sovracomunale (art. 8.1 delle NTA del PTCP), si evidenzia che il progetto di ristrutturazione e ammodernamento degli impianti ausiliari asserviti allo stabilimento produttivo esistente Dister risulta conforme alle indicazioni (punto 4) che favoriscono la riqualificazione delle dotazioni sia infrastrutturali, sia ecologiche, nonché il miglioramento delle condizioni di accessibilità per le merci e della qualità ecologica dell insediamento e del contesto, anche contribuendo, attraverso le dotazioni ecologiche dell insediamento stesso, alla realizzazione e al potenziamento di elementi funzionali di rete ecologica; viene altresì rispettato l obiettivo di soddisfare nel tempo quote significative del fabbisogno energetico con energia derivata da fonti rinnovabili, individuato quale indirizzo specifico per gli ambiti produttivi strategici (punto 6). In merito alle disposizioni contenute nelle NTA del PTCP riguardo alla sostenibilità degli insediamenti (Titolo 12), la nuova centrale termoelettrica Dister risulta infatti conforme alle norme di indirizzo in materia di Requisiti degli insediamenti in materia di ottimizzazione energetica (art. 12.7). Con particolare riferimento 12

13 agli impianti di produzione energia (punto 3m), tali indirizzi prevedono il ricorso a fonti rinnovabili specificando, nel contempo, una serie di indicazioni che favoriscono la realizzazione di impianti di cogenerazione, con utilizzo del calore nel settore produttivo, localizzati in ambiti territoriali specializzati per attività produttive di rilievo sovracomunale che siano preferibilmente in grado di offrire la materia prima richiesta; l ubicazione all interno di un ambito specializzato per attività produttive di rilievo sovracomunale (Ambito n. 11), l utilizzo del vapore prodotto nell adiacente distilleria esistente per le sue necessità produttive, nonché l utilizzo come combustibili di biomasse (liquide e solide) e biogas che sono considerati fonti energetiche rinnovabili ai sensi della normativa nazionale di riferimento, di cui in parte provenienti dalla distilleria stessa (biomasse solide) e dal depuratore aziendale ad essa asservito (biogas), vanno senza dubbio in questa direzione. Rispetto alla pianificazione settoriale in materia di qualità dell aria, l insediamento produttivo Dister con particolare riguardo al nuovo impianto energetico risulta conforme ai contenuti del PRQA della Provincia di Ravenna. Relativamente agli inquinanti (NOx e Polveri) individuati dal PRQA come maggiormente critici per la qualità dell aria nella Provincia di Ravenna ed anche, più nello specifico, all interno del Comune di Faenza, le valutazioni sui bilanci degli inquinanti emessi, confermate dalle risultanze ottenute con le simulazioni effettuate in termini di dispersione atmosferica e ricaduta al suolo degli inquinanti, non evidenziano variazioni e quindi impatti significativi nello stato di qualità dell aria delle zone interessate dalla ricaduta delle emissioni degli impianti Dister; per quanto riguarda gli NOx si prevede addirittura un leggero decremento delle concentrazioni di tale inquinante nelle aree situate in corrispondenza del sito Dister e in adiacenza dell asse autostradale A14. Per quanto riguarda gli indirizzi contenuti nel PRQA volti al risanamento della qualità dell aria, si rileva che la nuova centrale termoelettrica risulta in linea con le misure previste nelle NTA del PRQA per il raggiungimento degli obiettivi di qualità (Titolo III); con particolare riferimento alle norme direttive indicate per il settore industriale (art. 16): sono infatti previsti avanzati sistemi di abbattimento degli NOx e del materiale particellare (con le migliori tecniche disponibili), nonché l installazione di sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni, collegati ai sistemi di acquisizione dati di ARPA in fase di implementazione per disporre di informazioni in tempo reale; si sottolinea altresì che la Ditta già adotta un Sistema di Gestione Ambientale conforme con la norma UNI EN ISO 14001:2004, nell ottica delle migliori tecniche disponibili, quale strumento per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dell impianto stesso. In relazione alle previsioni e vincoli rispetto alla pianificazione in materia di tutela delle acque, dalle stime del bilancio idrico e dalla caratterizzazione quali-quantitativa degli scarichi idrici presentate (con riferimento all assetto impiantistico sia attuale che futuro) si evince che non sussistono vincoli particolari dettati dal PTA della Regione Emilia-Romagna. In particolare, relativamente allo sfruttamento di acque di falda, considerando che allo stato attuale non esistono possibilità di approvvigionamento alternative e che gli interventi in progetto non interagiscono significativamente con i prelievi idrici attuali, l azienda è sostanzialmente in linea con gli obiettivi posti dal PTA. In termini di scarichi idrici, si evidenzia che sono destinate allo scarico in acque superficiali, determinando quindi un impatto diretto sul corpo idrico recettore (Fosso Vecchio facente parte del bacino idrografico del Canale Destra Reno), solamente acque di processo ad uso di raffreddamento e acque meteoriche di dilavamento: la maggior parte dei reflui derivanti dalle attività svolte nel sito produttivo Dister, previo trattamento nel depuratore aziendale, sono invece destinate allo scarico in pubblica fognatura e quindi ad ulteriore trattamento nel depuratore HERA S.p.A. (Formellino) di Faenza; gli interventi in progetto, inoltre, non determineranno sensibili alterazioni delle caratteristiche quali-quantitative degli scarichi esistenti, se non in senso migliorativo. In merito all assetto idrografico, si evidenzia che l area d interesse, compresa tra l alveo del Torrente Senio a Ovest e quello del Fiume Lamone a Est, corrisponde ad una porzione di bassa pianura posta a quota tra 22,5 24,5 m s.l.m. (con pendenza media di circa 0,4% verso Est), scolata superficialmente da fossi in direzione Est/Nord-Est facenti parti del bacino idraulico del Fosso Vecchio (e quindi nel bacino idrografico del Canale Destra Reno); tale area, di pertinenza del bacino del torrente Senio (corso d acqua principale del bacino interregionale del Fiume Reno con recapito finale nel Canale Destra Reno) risulta un area di potenziale allagamento (art. 16 delle norme del Piano Stralcio di bacino del torrente Senio) in cui è riscontrata una criticità connessa con la rete scolante. Il Fosso Vecchio rientra infatti tra le strutture idrauliche caratterizzate da squilibri strutturali con deficit di capacità di scolo, a causa anche del notevole sviluppo urbanistico del territorio che ha comportato la riduzione complessiva capacità di assorbimento dei terreni con aumento del coefficiente udometrico rispetto a quello originale di progetto. Al fine di ridurre il rischio nelle aree di potenziale allagamento, la realizzazione di nuovi manufatti edilizi, opere infrastrutturali, reti tecnologiche, impiantistiche e di trasporto energia sono subordinate all adozione di misure in termini di protezione dall evento e/o di riduzione della vulnerabilità; tenuto conto che il Fosso Vecchio, a cui è destinato lo scarico delle acque meteoriche di dilavamento della nuova area di insediamento, appartiene al reticolo minore vallivo e di bonifica, ai sensi dell art 17 delle norme del Piano Stralcio di bacino del torrente Senio, l area d interesse risulta soggetta all applicazione dell art 19 delle norme del Piano citato. In particolare, detta norma è finalizzata al controllo degli apporti d acqua piovana al sistema di smaltimento favorendo il riuso della stessa; la struttura idraulica connessa alla realizzazione della nuova area di insediamento, costituita da 2 vasche di laminazione in grado di invasare un volume di acqua 13

14 pari a circa m 3 con riferimento a circa m 2 di superficie impermeabile (di cui m 2 di area parcheggio e m 2 di area impianto). Inquadramento ambientale STATO DEL CLIMA, DELL ATMOSFERA E QUALITÁ DELL ARIA La Provincia di Ravenna, compresa fra la costa adriatica ad Est e i rilievi appenninici a Sud-Ovest, è costituita in gran parte da territorio pianeggiante, distinguibile in pianura costiera, interna e pedecollinare; all interno del territorio provinciale, il Comune di Faenza è situato al margine esterno dell Appennino Settentrionale in corrispondenza della media valle del Fiume Lamone. Da un punto di vista meteo-climatico, l area di interesse può essere inquadrata nella pianura interna, che si spinge fino alla pedecollina; nonostante sia strettamente contigua con la pianura costiera, mostra caratteri piuttosto diversi da essa. In pratica si verifica il graduale passaggio da un clima marittimo ad uno più continentale: aumento dell escursione termica giornaliera, ventilazione più contenuta con aumento delle calme anemologiche, frequenti gelate e formazioni nebbiose nei mesi invernali e aumento delle giornate d afa nei mesi estivi. Nella provincia di Ravenna la condizione più frequente, in tutte le stagioni, è quella di stabilità, associata ad assenza di turbolenza termodinamica e debole variazione del vento con la quota. Ciò comporta che anche in primavera ed estate, nonostante in questi periodi dell anno si verifichino il maggior numero di condizioni di instabilità, vi siano spesso condizioni poco favorevoli alla dispersione degli inquinanti immessi vicino alla superficie; nella stagione invernale, in cui si ha un intenso raffreddamento del suolo dovuto all irraggiamento notturno, si può instaurare una condizione di inversione termica persistente, anche durante l intero arco della giornata. Si rileva inoltre che il sito di interesse è localizzato in una zona caratterizzata, in tutte le stagioni, dalle più alte frequenze percentuali di condizioni di stabilità all interno del territorio provinciale. Relativamente allo stato di qualità dell aria, il territorio del Comune di Faenza, e quindi l area di interesse, rientra in zona A e in particolare nell agglomerato R10 Faenza-Castel Bolognese, ovvero una porzione di zona A in cui è particolarmente elevato il rischio di superamento dei valori limite degli standard di qualità dell aria e/o delle soglie di allarme previsti dal DM n. 60/02 per la quale è necessario elaborare piani di azione nel breve termine. In particolare, il Quadro Conoscitivo del Piano provinciale di tutela e Risanamento della Qualità dell Aria (PRQA) della Provincia di Ravenna ha evidenziato, a valle dell elaborazione dei dati delle postazioni fisse della rete di monitoraggio aventi serie storiche nel periodo (di cui 3 nel Comune di Faenza, denominate Parco Bucci, V.le Marconi e V.le Ceramiche) e di quelli ricavati dalle campagne con il laboratorio mobile in tutti i comuni della provincia, che gli inquinanti più critici per il territorio provinciale ed anche, più nello specifico, all interno del Comune di Faenza risultano essere il biossido di azoto e il particolato PM 10. Considerando significativi per quanto concerne il sito produttivo Dister (sia ante-operam, sia post-operam) i parametri NOx, Polveri, SOx e secondariamente CO, il quadro dello stato di qualità dell aria risulta il seguente. Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO 2 ), i limiti per la protezione della salute fissati dal DM n. 60/02 per questo inquinante entrano in vigore nel 2010 e hanno due diversi riferimenti temporali: la media oraria (pari a 200 μg/m 3 ) da non superare per più di 18 volte all anno, e la media annuale, con un valore limite di 40 μg/m 3. Facendo riferimento al limite fissato sulla media oraria, il numero di superamenti che si riscontra in Provincia di Ravenna evidenzia una notevole variabilità nel corso degli anni; relativamente alla media annuale si rileva che il biossido di azoto presenta delle criticità sia in area urbana che in area industriale: il valore limite è superato in diverse postazioni anche se si nota, per alcune stazioni (tra cui quella di V.le Ceramiche a Faenza) un trend che indica una diminuzione delle concentrazioni. Per tale inquinante è comunque da ritenere improbabile il raggiungimento della soglia di allarme definita dal DM n. 60/02 (400 μg/m 3 misurati su tre ore consecutive). Per il particolato PM 10 il DM n. 60/02 fissa obiettivi suddivisi in due fasi distinte: la prima, per il 2005, in cui vengono fissati un limite per la protezione della salute su base giornaliera e un limite sulla media annuale, e una seconda fase, al 2010, in cui i limiti vengono ulteriormente ridotti. Relativamente alla prima fase (2005) due sono gli obiettivi da raggiungere, uno legato agli episodi acuti (50 μg/m 3 come media giornaliera da non superare più di 35 volte nell anno) e l altro relativo al valore annuale (limite annuale pari a 40 μg/m 3 ), quindi all esposizione media. Relativamente al periodo , sia per gli episodi acuti, sia per l esposizione media, la situazione presenta aspetti di criticità: nonostante il calo registrato, i superamenti e le concentrazioni medie annue risultano ancora significativamente elevati rispetto agli obiettivi; nel 2004 in quasi tutte le stazioni urbane (tra cui la postazione di V.le Ceramiche a Faenza), il limite giornaliero continua ad essere superato (a Faenza con 121 superamenti in un anno) e la media annuale risulta superiore al limite (a Faenza con 47 μg/m 3 ). Relativamente al biossido di zolfo (SO 2 ), i valori rilevati nel quinquennio in esame sono risultati tutti abbondantemente inferiori ai valori limite previsti dalla normativa a regime (2005). In particolare, il numero di superamenti sia del valore limite orario (350 μg/m 3 come media oraria da non superare per più di 24 volte in 14

15 un anno), sia del valore limite giornaliero (125 μg/m 3 come media oraria da non superare per più di 3 volte in un anno) per la protezione della salute umana sono risultati abbondantemente inferiori ai valori ammissibili. Dai dati rilevati risulta inoltre altamente improbabile il raggiungimento della soglia di allarme (500 μg/m 3 misurati su 3 ore consecutive). Gli obiettivi che il DM n. 60/02 fissa per il monossido di carbonio (CO) si riferiscono all anno A partire dal 2001 inizia invece l applicazione del margine di tolleranza che rimane fisso fino ad inizio 2003 (16 mg/m 3 ), per diminuire poi di un fattore costante. Il valore limite per la protezione della salute viene fissato sulla media mobile di 8 ore: il suo valore massimo in un giorno non deve superare 10 mg /m 3. L analisi dal 2000 al 2004 mostra un sostanziale rispetto della normativa e un trend che ha portato negli ultimi due anni a valori decisamente inferiori al limite in tutte le postazioni. Per questo inquinante il rispetto dei limiti normativi risulta quindi un obiettivo raggiungibile nei termini indicati. Nel PRQA è presente inoltre una stima del contributo alle emissioni in atmosfera suddiviso per macro-settori e per Comune. Gli inquinanti considerati sono SOx, NOx, MNCOV e PM 10 ; non si è trattato il parametro CO in quanto questo inquinante deriva per più del 90% dal traffico veicolare e solo per quote minime da altri settori: la distribuzione percentuale di questo inquinante nei diversi settori sarebbe quindi risultata poco significativa. Il quadro relativo al Comune di Faenza, nel quale è localizzata l area di interesse, evidenzia che il settore maggiormente imputabile delle emissioni di NOx e PM 10 nel territorio comunale è riconducile ai trasporti stradali (il 57% per NOx e il 38% per PM 10 ). Relativamente alle emissioni industriali, sono ascrivibili a tale settore il 13% e il 24% delle emissioni, rispettivamente, di NOx e PM 10 stimate per l intero Comune di Faenza; quote emissive inferiori di tali inquinati critici, entrambe stimate pari al 7%, sono altresì derivanti dagli impianti di produzione energia che insistono sul territorio comunale. Per quanto riguarda gli SOx, invece, si rileva che il contributo preponderante alle emissioni di tale inquinante è rappresentato dalle emissioni industriali (67%). STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE L area di pertinenza Dister corrisponde ad una porzione di bassa pianura posta in posizione più o meno equidistante (circa 3 km) tra l alveo del Torrente Senio a Ovest e quello del Fiume Lamone a Est; nei pressi del sito scorre inoltre il Canale Naviglio che risulta essere tombato. Il territorio compreso tra destra Senio e sinistra Lamone ricade nel bacino idraulico del Fosso Vecchio, caratterizzato da un estensione di ettari con 263 km di rete idrografica scolante, e quindi nel bacino idrografico del Canale Destra Reno, uno dei sette bacini che appartengono, totalmente o in parte alla Provincia di Ravenna. Il Canale Destra Reno è un bacino artificiale che comprende esclusivamente territori di pianura. E il principale corso d acqua non pensile sul territorio, in grado, quindi, di ricevere gli scoli naturali dei terreni che attraversa. Tale canale è caratterizzato da una portata media alla foce di 4,8 m 3 /s (nel periodo ottobre maggio); esso perciò rientra, secondo quando stabilito dalla DGR n. 1420/02, tra i corpi idrici superficiali significativi del territorio regionale, essendo un corso d acqua artificiale, affluente di corsi d acqua naturali, caratterizzato da una portata di esercizio superiore di 3 m 3 /s. Le acque afferenti a tale corpo idrico artificiale appartengono a tipologie molto diversificate: acque di scolo di campagna sia piovane che irrigue, acque di fogna di centri abitati depurate e non, acque di scarico per la maggior parte depurate, provenienti da industrie di diverso genere tra cui anche Dister. Per quanto riguarda i reflui derivanti dalle attività svolte nel sito produttivo Dister, sono destinati allo scarico in acque superficiali facenti parte del bacino idrografico del Canale Destra Reno solo reflui non depurati, quali acque di raffreddamento e acque meteoriche di dilavamento. In particolare, gli spurghi delle torri di raffreddamento asservite agli impianti produttivi di Dister costituiscono lo scarico (denominato SB) destinato ad un fosso poderale confluente nel Fosso Vecchio. Un ulteriore scarico idrico riconducibile al sito produttivo Dister, anch esso destinato al medesimo canale artificiale facente parte del bacino idrografico del Canale Destra Reno, è rappresentato dallo scarico, in condizioni di emergenza, delle acque meteoriche di dilavamento derivanti dallo sfioratore di piena del sistema di convogliamento in pubblica fognatura; tale scarico (denominato SC) estremamente saltuario, in quanto attuato solo in occasione dei più violenti temporali estivi, è destinato allo Scolo Cantrighetto V, confluente nel Fosso Vecchio. Dai dati rilevati nel quinquennio nelle 3 stazioni di monitoraggio della Rete Regionale posizionate sul Canale Destra Reno (denominate, rispettivamente, Ponte La Frascata, Ponte Madonna del Bosco e Ponte Zanzi) risulta che tale corpo idrico artificiale è caratterizzato da uno stato ambientale di qualità moderata (classe 3). Più critica risulta invece la qualità delle acque del Fosso Vecchio: dai campionamenti effettuati nel medesimo quinquennio di indagine in corrispondenza della stazione di monitoraggio della ex Rete Provinciale (denominata S.P. Madrara) tale fosso evidenzia uno stato ambientale di qualità scadente (classe 4). La maggior parte dei reflui riconducibili alle attività svolte nel sito produttivo Dister, quali tutti i reflui di processo, nonché le acque reflue domestiche, le acque meteoriche di dilavamento delle superfici impermeabilizzate dell insediamento e le acque reflue risultanti dalle operazioni di lavaggio di autocisterne, apparecchiature, serbatoi e piazzali, determina invece un impatto indiretto sulle acque superficiali del bacino idrografico del fiume Lamone. Le acque trattate nel depuratore aziendale asservito allo stabilimento produttivo Dister (anche nella configurazione futura) sono destinate, infatti, allo scarico in pubblica fognatura 15

16 (denominato SA) e quindi nel Fiume Lamone, previo ulteriore trattamento nel depuratore HERA S.p.A. (Formellino) di Faenza. Per quanto concerne lo stato delle acque sotterranee, del suolo e del sottosuolo, si evidenzia che la zona risulta interessata dai fenomeni di subsidenza tipici dell intero territorio della provincia di Ravenna per cui assume significato rilevante la diminuzione degli emungimenti idrici dal sottosuolo. La Ditta soddisfa il proprio fabbisogno di acque industriali ad uso di processo e di raffreddamento mediante emungimento da 3 pozzi artesiani. Pur disponendo Dister di una concessione di derivazione per complessivi m 3 /anno, dai dati storici risulta un prelievo idrico medio annuo stimabile in circa m 3, facendo così propri i principi di tutela delle risorse idriche sotterranee quale possibile contributo al fenomeno della subsidenza, considerando che allo stato attuale non esistono possibilità di approvvigionamento alternative; dall anno 2005 la Ditta ha altresì implementato sistemi di recupero (riutilizzo delle acque trattate nel depuratore aziendale per operazioni di lavaggio) che consentono un risparmio idrico annuo stimabile in circa m 3. In merito all interferenza degli interventi di razionalizzazione e ammodernamento degli impianti ausiliari in progetto, si sottolinea che complessivamente non si determinano impatti sulla risorsa idrica in relazione allo sfruttamento delle acque di falda, in quanto si prevede nell assetto futuro un regime di prelievo sostanzialmente in linea con le medie di prelievo attuali. In termini di scarichi idrici, gli interventi in progetto, pur prevedendo il potenziamento del depuratore aziendale e della centrale termoelettrica asserviti allo stabilimento produttivo, non determineranno sensibili alterazioni delle caratteristiche quali-quantitative degli scarichi esistenti, se non in senso migliorativo: si prevede infatti un regime di scarichi (sia in acque superficiali, sia in pubblica fognatura) inferiore a quello degli ultimi anni, conseguente, oltre che per il contributo del diverso assetto produttivo, anche per il maggior recupero delle acque del sistema di raffreddamento esistente quale reintegro nelle nuove torri di raffreddamento asservite alla sezione di cogenerazione della nuova centrale in progetto; relativamente al nuovo assetto depurativo si avrà una riduzione del contenuto di ammoniaca, nitriti, nitrati e del colore dei reflui risultanti dal depuratore aziendale, successivamente destinato allo scarico in pubblica fognatura verso il depuratore di HERA. Descrizione dell attuale assetto impiantistico La ditta Dister S.p.A. opera nel settore degli alcoli e dei derivati da mosti d uva. La produzione di alcoli è diversificata a seconda della materia prima alcoligena utilizzata: fermentati di cereali, melasso, frutta, ovvero flemme di vinaccia e vino. Il processo produttivo svolto da Dister può considerarsi completo in quanto, oltre alle operazioni di fermentazione, disalcolazione e distillazione finalizzate alla produzione di alcol etilico buon gusto e distillati, comprende anche operazioni di concentrazione e centrifugazione volte all ottenimento di sottoprodotti di distilleria destinati all uso mangimistico ovvero all agricoltura come ammendante vegetale. L alcol etilico prodotto può altresì essere sottoposto a denaturazione sia con denaturante generale dello Stato, sia con denaturanti speciali per le profumerie alcoliche e prodotti cosmetici ovvero con altri denaturanti speciali autorizzati appositamente dal Ministero delle Finanze. Lo stoccaggio degli alcoli prodotti, nonché l invecchiamento dei distillati, viene realizzato in serbatoi, tini e botti in legno posizionati all aperto ovvero al coperto all interno di magazzini; tutti i predetti stoccaggi, riassunti nella tabella seguente, sono completi di idonei bacini di contenimento. Stoccaggi alcoli Capacità stoccaggio [hl] Tipologia stoccaggio Serbatoi dal n. 750 al n serbatoi in acciaio inox e ferro rivestito a tetto fisso Magazzino S (serbatoi dal n. 9 al n. 15 serbatoio n. 17 serbatoi dal n. 20 al n. 29 cisternette dal n. 70 al n. 91) serbatoi in acciaio inox e ferro rivestito a tetto fisso cisternette in acciaio inox Magazzino X (serbatoi dal n. 120 al n. 138) serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino Z5 (serbatoi dal n. 552 al n. 555) serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino D5 (serbatoi dal n. 514 al n. 529) serbatoi in ferro a tetto fisso Magazzino F5 (serbatoi dal n. 560 al n. 575) serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino C5 (serbatoi dal n. 510 al n. 513) serbatoi in ferro rivestito a tetto fisso Magazzino V5 (serbatoi dal n. 651 al n. 670) serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino 231/W (serbatoi dal n. 917 al n. 919) serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino 231/X (serbatoi dal n. 920 al n. 921) 437 serbatoi in acciaio inox a tetto fisso Magazzino 231/T (serbatoi dal n. 909 al n. 910) 460 serbatoi in acciaio inox a tetto fisso 16

17 Magazzino 231/V (serbatoi dal n. 911 al n. 913) Magazzino 231/R (serbatoi dal n. 905 al n. 907) Magazzino 231/Q (serbatoi dal n. 901 al n. 904) serbatoi in acciaio inox e ferro rivestito a tetto fisso 636 serbatoi in ferro rivestito a tetto fisso 369 serbatoi in ferro rivestito a tetto fisso Stoccaggi distillati Magazzino T (serbatoi dal n. 100 al n. 118) Magazzino Z (serbatoi dal n. 50 al n. 61) Magazzino B3 (serbatoi dal n. 306 al n. 326 serbatoi dal n. 330 al n. 335) Magazzino E5 (serbatoi dal n. 530 al n. 547) Capacità stoccaggio [hl] Tipologia stoccaggio tini in legno tini in legno tini e botti in legno tini e botti in legno Nella figura seguente si riporta uno schema a blocchi che offre una rappresentazione schematica delle diverse sezioni di impianto, di seguito descritte nel dettaglio, che compongono l intero processo produttivo di alcoli svolto da Dister. 17

18 cereali melasso frutta vinaccia vino FERMENTAZIONE CEREALI FERMENTAZIONE MELASSO FERMENTAZIONE FRUTTA DISALCOLAZIONE VINACCIA scarti di lavorazione frutta noccioli (recupero come combustibile) ammendante di frutta vinacce esauste (recupero come combustibile) fermentato di cereali fermentato di melasso fermentato di frutta flemme di vinaccia borlande di frutta e cereali borlande di melasso DISTILLAZIONE ALCOLI alcoli grezzi e scarti di distillazione CENTRIFUGAZIONE BORLANDE chiarificato borlande di frutta CONCENTRAZIONE BORLANDE DENATURAZIONE ALCOLI mangime ammendante vegetale distillati alcol etilico alcoli denaturati - Processo produttivo ALCOLI - 18

19 L'impianto per la fermentazione di cereali è progettato specificamente per fermentare prodotti ad alto contenuto di amido, quali appunto cereali (grano, granturco, sorgo, ecc.); il processo è di tipo continuo e prevede le seguenti fasi: Stoccaggio cereali I cereali, conferiti a Dister per mezzo di camion, vengono stoccati in 2 sili (n. 440 e 441) aventi capacità pari, rispettivamente, a q e q; il primo silos, avente fondo piatto, è idoneo allo stoccaggio delle sole materie prime in granella, mentre nel secondo silos sono stoccate le materie prime non in granella e di qualità inferiore, in quanto avendo fondo conico è adatto allo stoccaggio di tutti i cereali. Macinazione cereali Tramite coclee i cereali vengono alimentati a 2 mulini a martelli e quindi macinati, in modo tale da ottenere una farina di granulomentria inferiore al millimetro; la farina così ottenuta viene stoccata, dopo essere stata opportunamente setacciata, in un silo avente capacità pari a 600 q. Idrolizzazione farina La fase di idrolizzazione consiste nella liquefazione dell amido presente nei cereali in 2 serbatoi di cottura, detti cuocitori. La farina di cereali, prelevata a mezzo a coclea dal preposto silo di stoccaggio, viene miscelata con acqua calda e prodotto di ricircolo già liquefatto. La soluzione acquosa di farina viene quindi trasferita nel primo cuocitore dove, previa aggiunta di enzimi ed eventualmente, al fine di correggerne il ph ad un valore pari a 6,2, di soda caustica (stoccata in un serbatoio avente capacità pari a 300 m 3 ), se ne realizza il riscaldamento fino a 90 C mediante vapore. La soluzione viene successivamente trasferita nel secondo cuocitore, nel quale si fa terminare la cottura; l amido così liquefatto viene raffreddato a 60 C ed infine inviato alla successiva fase di saccarificazione. Saccarificazione amido da cereali Nei saccarificatori avviene la decomposizione dell amido in glucosio per mezzo di enzimi; alla corrente di amido liquefatto, oltre agli enzimi necessari per far avvenire la reazione, viene aggiunto anche acido solforico (stoccato in un serbatoio avente capacità pari a 35 m 3 ), per portare l ambiente di reazione ad un valore di ph (pari a 4,3) idoneo alla successiva fase di fermentazione. Il processo di saccarificazione avviene in continuo, in 3 saccarificatori disposti in serie. La soluzione ottenuta, prima di essere inviata a fermentazione, viene raffreddata fino a 35 C. Fermentazione glucosio da cereali La fermentazione è un processo anaerobico che consente di produrre alcool etilico, con associata formazione di anidride carbonica, dal glucosio, sostanza ottenuta dopo trasformazione enzimatica dell amido, ad opera di lieviti (quali i saccaromiceti). La fermentazione del glucosio ottenuto dalla lavorazione dei cereali è un processo continuo, che avviene in 7 serbatoi funzionanti in serie, detti fermentatori. Il prodotto saccarificato è normalmente alimentato in ragione di 1 m 3 /h al primo fermentatore (ovvero il serbatoio della madre), avente capacità pari a 20 m 3, e il rimanente suddiviso tra il secondo e il terzo fermentatore, entrambi di capacità pari a 160 m 3, in ragione del 60% e 40%. Al serbatoio della madre, utilizzato per attivare e riprodurre i lieviti, vengono aggiunti anche i sali nutritivi necessari per la crescita. I seguenti 4 serbatoi (di cui i primi 3 di capacità pari a 160 m 3, mentre l ultimo di 370 m 3 ) sono dei veri e propri fermentatori in cui si trasforma il glucosio in alcol etilico e anidride carbonica. I primi 4 fermentatori sono raffreddati ad acqua e hanno un'immissione di aria per favorire l azione dei lieviti; negli ultimi 3 si completa la trasformazione del glucosio, con una fermentazione anaerobica. Stoccaggio fermentato di cereali La corrente in uscita dall'ultimo fermentatore viene inviata, in attesa della successiva operazione di distillazione, nel parco serbatoi preposto allo stoccaggio delle materie prime alcoligene (fermentati di cereali, melasso, frutta prodotti internamente ovvero il vino di provenienza esterna) costituito da 18 serbatoi in ferro rivestito aventi complessivamente capacità pari a circa hl. L'impianto per la fermentazione di melasso (di canna da zucchero o barbabietola), in cui si realizza un processo di tipo discontinuo, prevede le seguenti fasi: Stoccaggio melasso Il melasso, conferito a Dister per mezzo di camion, viene stoccato in 2 serbatoi aventi entrambi capacità pari a hl, in grado di contenere quindi circa tonnellate di melasso cadauno. Diluizione melasso Il melasso in ingresso, per poter essere lavorato, viene diluito con acqua in base al grado Brix (Bx) che si vuole ottenere (circa 30 Bx). Per portare il ph ad un valore (4,3) idoneo alla successiva fase di fermentazione, a tale soluzione viene inoltre aggiunto acido solforico; tale sostanza ausiliaria utilizzata anche nella fase di saccarificazione dell amido da cereali è stoccata nel medesimo serbatoio a servizio dell impianto per la fermentazione dei cereali. Fermentazione melasso La fermentazione del glucosio di cui il melasso è ricco viene realizzato in 7 serbatoi, di cui 3 funzionanti in continuo sono preposti alla preparazione della madre, mentre nei restanti 4 (fermentatori) si realizza con un processo discontinuo la fermentazione alcolica ad opera dei lieviti. 19

20 Nei 3 serbatoi dedicati alla produzione della madre, si provvede a reidratare i lieviti con acqua ad una temperatura di C e all aggiunta dei nutrienti, per aiutare la crescita, e di una parte di melasso. La madre così prodotta viene successivamente trasferita nei 4 fermentatori e aggiunta al melasso diluito in quantità prestabilita; il processo di fermentazione alcolica così realizzato, avente durata pari a circa 40 ore, viene controllato ogni due ore con un densimetro Bx. Stoccaggio fermentato di melasso La corrente in uscita dai fermentatori, prima di essere inviata a distillazione, viene trasferita nel parco serbatoi descritto in precedenza preposto allo stoccaggio delle materie prime alcoligene. Nell'impianto per la fermentazione di frutta si attua la lavorazione di frutta, quale pesche, pere, uva, prugne, albicocche, kiwi, arance, meloni e cocomeri, mediante un processo di tipo discontinuo che prevede le seguenti fasi: Stoccaggio frutta La frutta, conferita a Dister per mezzo di camion, viene scaricata direttamente in una buca, posta su piazzale convogliato, in cui se ne attua lo stoccaggio. Macinazione frutta Tramite coclea la frutta viene prelevata dalla buca e inviata a 2 denocciolatrici: il solido (noccioli) viene allontanato mediante coclee e, previo stoccaggio in cumuli nelle preposte aree scoperte, recuperato come combustibile nella centrale termoelettrica asservita alla distilleria; la polpa viene invece inviata, mediante pompa, a 4 passatrici atte a rimuovere le parti solide più fini. Tali parti solide vengono ulteriormente ripassate in una quinta passatrice (più fine) per recuperare parte dello zucchero. Il passato di frutta risultante viene infine inviato a fermentazione tramite pompa; gli scarti uscenti dalle passatrici, costituiti principalmente dalla buccia della frutta, sono venduti come ammendante vegetale. Fermentazione frutta La fermentazione della frutta è realizzata in una tinaia composta da 10 tini, aventi ciascuno capacità pari a 600 hl. Tale processo dura di solito due giorni; per verificare l avvenuta fermentazione viene effettuata un analisi qualitativa con cartine che rilevano la presenza di zucchero. Data la grande capacità fermentativa della frutta non si rendono necessarie correzioni particolari. Al fine di evitare il propagarsi di infezioni, ad ogni svuotamento dei tini viene effettuato un breve lavaggio degli stessi prima del loro riutilizzo. Filtrazione fermentato di frutta Terminata la fermentazione il sidro (fermentato di frutta) così ottenuto, torna alla passatrice fine descritta in precedenza per eliminare eventuali particelle di grosse dimensioni. Stoccaggio fermentato di frutta Il sidro, in attesa della distillazione finale, viene infine stoccato nel parco serbatoi descritto in precedenza preposto allo stoccaggio delle materie prime alcoligene. Ad ogni svuotamento dei serbatoi contenenti il fermentato di frutta, viene effettuato un lavaggio con acqua prima di riempirli nuovamente; eventuali fondi devono essere ripassati. Nell'impianto di disalcolazione della vinaccia si attua la lavorazione di tale residuo solido della lavorazione alcolica dei vini mediante un processo di tipo discontinuo che prevede le seguenti fasi: Stoccaggio vinaccia La vinaccia, conferita a Dister per mezzo di camion, a seconda della necessità può essere stoccata, se utilizzata tal quale, in preposti piazzali scoperti ovvero può essere scaricata direttamente all insilatrice di seguito descritta. Insilamento vinaccia L insilatrice è una macchina agricola operatrice, dotata di una tramoggia dove è possibile ribaltare direttamente dagli autocarri o dai rimorchi agricoli la vinaccia da insilare. La tramoggia è dotata sul fondo di una catena a lento movimento che convoglia il materiale su un elevatore; l elevatore alimenta a sua volta una coclea longitudinale, in cui vengono dosati acido solforico e lieviti mediante due pompe dosatrici, che provvede a comprimere la vinaccia nell apposita campana e quindi nel sacco. I sacchi vengono infine stoccati in un piazzale scoperto impermeabilizzato. Disalcolazione vinaccia II dosatore per vinaccia di cui è dotato il disalcolatore è caricato in modo discontinuo tramite pala meccanica; tale dosatore alimenta un elevatore a nastro che innalza la vinaccia fino ad una tramoggia a "V" di carico. Una coclea, posta sul fondo, alimenta la vinaccia nel duomo vapore del disalcolatore, formando un tampone che impedisce l'uscita dei vapori alcolici dalla tramoggia stessa. La vinaccia, alimentata nel duomo vapore, cade nel primo elemento del gruppo di esaurimento, da questo nel secondo elemento e via via negli altri, trasportata da un'elica che spinge la vinaccia in modo che la stessa venga attraversata dal vapore in controcorrente. Il vapore, immesso nell'ultimo elemento di esaurimento, attraversa tutta la massa della vinaccia da un elemento all'altro asportando la parte alcolica: i vapori alcolici così ottenuti, in uscita dal duomo vapore, vengono successivamente condensati andando a costituire le flemme alcoliche di vinaccia il cui grado alcolico viene controllato tramite una provetta di controllo provvista di termometro e alcolometro. 20

21 La vinaccia esausta nell'ultimo elemento del disalcolatore cade invece in una coclea di estrazione la quale espelle la stessa in modo tale da formare un tampone che impedisce la fuoriuscita dei vapori alcolici; tale vinaccia esausta viene recuperata come combustibile nell esistente centrale termoelettrica asservita alla distilleria. Stoccaggio flemme di vinaccia Le flemme alcoliche in uscita dal condensatore vengono stoccate in un serbatoio intermedio e da qui inviate mediante pompa centrifuga ai preposti serbatoi di stoccaggio, costituiti da 2 serbatoi in acciaio inox (T101 e T102), aventi capacità complessiva pari a 217 hl, posti in un piazzale convogliato. Il serbatoio intermedio è provvisto di un livello elettronico per l azionamento della pompa di scarico, di un livello di vetro, di un passo di mano per la pulizia interna, di uno sfiato e attacchi di carico e scarico. La distillazione di alcoli a partire dalle varie materie prime alcoligene (fermentati di cereali, melasso e frutta, flemme di vinaccia e vino) viene realizzata dalla Dister in 2 distinti impianti di distillazione, denominati RA 308 e RA ) L'impianto di distillazione RA 308, volto all ottenimento di alcoli neutri e grezzi partendo da vino e dai fermentati di cereali, melasso e frutta ovvero dagli alcoli di rettifica, è costituito da 6 colonne principali operanti in triplo effetto e 2 colonne secondarie; in particolare: Colonne di distillazione Il vino ovvero i fermentati vengono alimentati, previo opportuno preriscaldamento, in parte ad una prima colonna di distillazione, operante in leggera depressione (0,4 atm) con un profilo di temperatura di C, ed in parte, dopo un ulteriore preriscaldamento, ad una seconda colonna di distillazione, operante circa alla pressione atmosferica (1,1 atm) con un profilo di temperatura di C. La borlanda che esce dal fondo della seconda colonna viene riciclata alla prima colonna, mentre la borlanda risultante dal fondo della prima colonna subisce trattamenti differenti in funzione della materia prima alimentata. Le borlande derivanti dalla distillazione di fermentato di melasso ovvero di fermentato di cereali o frutta vengono sottoposte, rispettivamente, ad operazioni di concentrazione e di centrifugazione (nel seguito descritte nel dettaglio) volte all ottenimento di sottoprodotti di distilleria non destinabili però all alimentazione umana; in tutti gli altri casi la borlanda costituisce un refluo di processo inviato a trattamento nel depuratore aziendale asservito all intero stabilimento produttivo. Dalla testa della prima colonna il condensato viene scartato e successivamente sottoposto a denaturazione al fine di ottenere un sottoprodotto utilizzabile in campo industriale, in quanto l alcol denaturato risultante presenta caratteristiche chimiche e organolettiche tali da non consentirne la destinazione ad uso alimentare. Le flemme, costituite dai vapori di testa condensati della seconda colonna di distillazione, vengono successivamente alimentate alla colonna di idroselezione, previo stoccaggio intermedio. Colonna di idroselezione In una colonna costituita da 60 piatti, operante in leggera pressione (1,6 atm) con un profilo di temperatura di C, si realizza la cosiddetta operazione di idroselezione, ossia la depurazione delle flemme di distillazione, preventivamente diluite a tale scopo con acqua demineralizzata, strippando tutte le impurezze (ed inevitabilmente una quota di alcol) in esse contenute. I vapori di testa condensati vengono quindi raccolti e in parte riflussati, unitamente all acqua demineralizzata, alla colonna di idroselezione stessa; parte del riflusso viene invece inviato alla colonna di ripasso teste di seguito descritta, al fine di recuperare la quota di alcol strippata. Le flemme diluite e depurate uscenti dal fondo della colonna idroselettrice sono inviate, previo riscaldamento, a rettifica. Colonna ripasso teste La colonna ripasso teste ha lo scopo di innalzare il grado alcolico delle teste costituenti gli scarti della sezione di distillazione. Tale colonna, operante circa alla pressione atmosferica (1,1 atm) con un profilo di temperatura di C, viene alimentata sul fondo con vapore diretto: parte del riflusso viene inviato a denaturazione, realizzando così il recupero dei prodotti di scarto della distillazione provenienti dalle teste delle colonne; dal fondo della colonna si ottengono dei reflui che vengono inviati a trattamento nel depuratore aziendale asservito alla distilleria. Colonna di rettifica L operazione di rettifica degli alcoli viene realizzata in due colonne operanti in pressione (3,2 atm e 2,1 atm), con profili di temperatura rispettivamente di C e di C. Gran parte dell alcol etilico buon gusto prodotto viene prelevato da una vaschetta posta alcuni piatti sotto la testa della prima colonna di rettifica e, successivamente, inviato alla colonna demetilante di seguito descritta. Parte dell alcole di rettifica, ad una gradazione di circa 94 GL, viene sottoposto ad ulteriore rettifica nella colonna di rettifica secondaria: da una vaschetta posta alcuni piatti sotto la testa di quest ultima colonna viene prelevata la restante parte di alcol etilico buon gusto prodotto, il quale viene anch esso inviato a successiva demetilazione. 21

22 Colonna di demetilazione Tutto l alcol etilico buon gusto prodotto viene alimentato ad una colonna demetilante, operante circa alla pressione atmosferica (1,2 atm) con un profilo di temperatura di C. Il metanolo risultante in testa colonna, una volta condensato, viene in maggioranza riciclato nella colonna di demetilazione stessa, mentre una piccola parte viene mandata allo scarto; dal fondo colonna si ottiene il prodotto finale che viene inviato ai misuratori e, quindi, ai preposti serbatoi di stoccaggio. 2) L impianto di distillazione RA 155, volto all ottenimento di alcoli neutri partendo da vino, dai fermentati di cereali, melasso e frutta, dalle flemme di vinaccia ovvero da alcoli di rettifica, è costituito da 4 colonne principali operanti in triplo effetto; in particolare: Colonne di distillazione Le materie prime alcoligene vengono preriscaldate e quindi alimentate ad una prima colonna di distillazione operante in leggera depressione (0,7 atm) con un profilo di temperatura di C. Dal fondo di tale colonna il residuo, costituito dalle materie prime alcoligene purificate, viene alimentato ad una seconda colonna di distillazione, operante anch essa in leggera depressione (0,6 atm) con un profilo di temperatura di C. Analogamente all impianto di distillazione RA 308, il condensato del distillato di testa della prima colonna viene scartato (e successivamente sottoposto a denaturazione al fine di ottenere un sottoprodotto utilizzabile in campo industriale) e la borlanda che esce dal fondo della seconda colonna di distillazione subisce trattamenti differenti (concentrazione, centrifugazione ovvero depurazione) in funzione della materia prima alimentata all impianto di distillazione stesso. Le flemme, costituite dai vapori di testa condensati della seconda colonna di distillazione, vengono successivamente inviate a rettifica, previo stoccaggio intermedio. Nel caso in cui l alimentazione sia costituita da alcol grezzo, piuttosto che da vino, flemme di vinaccia, ovvero fermentati, questo deve essere preventivamente diluito a circa GL; a causa delle maggiori impurità contenute nell alcol grezzo, si rileva che risultano maggiori scarti di distillazione. Colonna di rettifica L operazione di rettifica viene effettuata in una colonna, operante in pressione (2,2 atm) con un profilo di temperatura di C, che lavora a riflusso totale. Il vapore necessario al funzionamento di tale colonna viene reso disponibile dalla centrale termoelettrica asservita al sito produttivo. Dal fondo della colonna di rettifica risultano dei reflui destinati a trattamento nel depuratore aziendale asservito alla distilleria; l'alcole viene prelevato da una vaschetta alcuni piatti sotto la testa della colonna e successivamente inviato a demetilazione. Colonna di demetilazione Il vapore di testa della colonna di demetilazione, contenente metanolo, viene condensato e in maggioranza riflussato in colonna, mentre una piccola parte viene inviata allo scarto. Dal fondo della colonna demetilante, operante in pressione (5 atm) con profilo di temperatura di C, esce l'alcol neutro che, previo raffreddamento, viene infine inviato ai misuratori e, quindi, ai preposti serbatoi di stoccaggio. Il processo produttivo di alcoli svolto da Dister, come accennato in precedenza, può considerarsi completo in quanto, oltre alle operazioni appena descritte di fermentazione, disalcolazione e distillazione finalizzate alla produzione di alcol etilico buon gusto e distillati, comprende anche operazioni volte all ottenimento di sottoprodotti di distilleria non destinabili però ad uso alimentare; in particolare: Denaturazione alcoli In questa fase, preventivamente miscelate in un unica corrente alcolica, vengono denaturati gli alcoli grezzi e recuperati i prodotti di scarto della distillazione provenienti dalle teste e dalle code delle colonne. Queste correnti presentano caratteristiche chimiche e organolettiche che non le rendono utilizzabili in campo alimentare; tramite l aggiunta di denaturanti (quali metiletilchetone, tiofene, alcol isopropilico, denatonium benzoato e dietilftalato) stoccati in appositi serbatoi al coperto dotati di idonei bacini di contenimento posti all interno di magazzini (231/S e 231/S1) la corrente alcolica risultante viene denaturata e resa idonea all utilizzo in campo industriale. Gli alcoli denaturati così prodotti vengono stoccati nei preposti serbatoi di stoccaggio descritti in precedenza. Concentrazione borlande Le borlande derivanti dalla distillazione del fermentato di melasso ovvero il chiarificato risultante dalla centrifugazione delle borlande risultanti dalla distillazione del fermentato di frutta vengono sottoposte a concentrazione al fine di ottenere sottoprodotti di distilleria non destinabili però ad uso alimentare. La concentrazione di tali correnti viene realizzata, previo stoccaggio in un serbatoio polmone ed eventuale preriscaldamento con i vapori del desolforatore asservito alla sezione d impianto dedicata alla lavorazione dei mosti, nei primi 3 effetti del concentratore Mazzoni nel seguito descritto; la borlanda 22

23 così concentrata viene inviata a stoccaggio in un preposto serbatoio e, quindi, venduta ad uso mangimistico ovvero concimistico. Centrifugazione borlande Le borlande derivanti dalla distillazione di fermentato di frutta e di cereali vengono sottoposte, previo stoccaggio intermedio, a centrifugazione volta all ottenimento di sottoprodotti di distilleria destinabili come ammendante vegetale ovvero ad uso mangimistico. In particolare, se la borlanda deriva dalla lavorazione della frutta, la parte solida risultante dalla centrifugazione viene commercializzata come ammendante vegetale, mentre la corrente chiarificata costituisce un refluo destinato a trattamento nel depuratore aziendale asservito alla distilleria. Se invece la borlanda deriva dalla lavorazione dei cereali, il centrifugato è destinato ad uso mangimistico; la corrente chiarificata, a seconda delle esigenze, può essere inviata a depurazione oppure a successiva concentrazione per ottenere un ulteriore sottoprodotto anch esso destinato all alimentazione animale. Lo stoccaggio delle borlande centrifugate viene realizzato in preposto piazzale convogliato. Con riferimento all anno 2004, dalla lavorazione di tonnellate di cereali, tonnellate di frutta, tonnellate di melasso, tonnellate di vinaccia e tonnellate di vino si è realizzata una produzione di alcool etilico e di distillati pari, rispettivamente, a m 3 e m 3, a cui si vanno ad aggiungere m 3 di alcoli denaturati e tonnellate di altri prodotti di distilleria, quali in particolare 700 tonnellate di ammendante di frutta, tonnellate di borlande concentrate e tonnellate di borlande centrifugate. Per la produzione di derivati dai mosti, quali mosto concentrato rettificato, mosto concentrato, mosto concentrato cotto e succhi d uva, si utilizzano mosti d uva quale materia prima. I mosti d uva, conferiti a Dister per mezzo di autocisterne, vengono stoccati in 11 serbatoi, 5 dei quali aventi capacità pari a hl e i restanti 6 da hl; data la stagionalità di approvvigionamento di tale materia prima, per poterla conservare tal quale, i mosti d uva vengono addizionati di anidride solforosa che funge da inibitore. L anidride solforosa contenuta in bombole da 54 kg viene stoccata, per un massimo di 30 bombole, in un apposito locale, costruito in pannelli in cemento armato chiuso da un grigliato per consentirne l areazione, realizzato con due suddivisioni: una per le bombole piene e una per quelle vuote. Il processo produttivo di derivati dei mosti prevede le seguenti operazioni preliminari atte alla purificazione dei mosti d uva in ingresso al fine di ottenere il cosiddetto mosto brillante : Chiarificazione mosti La chiarificazione dei mosti avviene mediante decantazione con uso di coadiuvanti; sia il prodotto limpido, sia i fanghi di risulta vengono successivamente inviati ad una successiva fase di filtrazione. Filtrazione mosti Il liquido purificato in uscita dalla fase di chiarificazione viene sottoposto a filtrazione mediante filtro velo, da cui ne deriva il mosto brillante necessario per le successive lavorazioni e un residuo costituito da tartaro grezzo. Il filtro velo, i cui elementi filtranti sono costituiti da semplici supporti verticali con maglie larghe circa 80 micron, realizza la rimozione delle sostanze in sospensione presenti nei mosti; l'effettivo potere di trattenimento delle particelle solide dipende dal tipo di coadiuvante di filtrazione: le sostanze utilizzate per formare il prepannello sono cellulosa e farina fossile. I fanghi derivanti dalla chiarificazione dei mosti sono invece sottoposti a filtrazione in un filtro a piastre ovvero in un filtro rotativo; i liquidi di risulta vengono inviati nuovamente a filtrazione nel filtro velo descritto in precedenza, mentre i residui di tali filtrazioni, costituiti rispettivamente da feccia e tartaro grezzo, vengono raccolti in un preposto piazzale convogliato in attesa di essere inviati a ditte autorizzate al recupero di tali rifiuti. Per separare la feccia dal mosto, nel caso di mosti fecciosi o feccia vera e propria, viene utilizzato un filtro a piastre: si tratta di un filtro pressa costituito da 115 piastre, ciascuna ricoperta da una tela filtrante, chiuse da un pistone idraulico che raggiunge la pressione di 300 bar. La lunghezza del ciclo di filtrazione e quindi la capacità filtrante varia con la quantità di feccia presente nel mosto di alimentazione. Un ciclo di lavorazione parte con la chiusura del filtro, a cui segue la filtrazione che procede fino ad esaurimento del pannello e da ultimo l'apertura per la rimozione del pannello esaurito. Nel caso di mosti caratterizzati dalla presenza di sostanze in sospensione, piuttosto che di feccia, viene utilizzato un filtro rotativo: si tratta di un filtro a tamburo rotante, la cui parte interna è mantenuta in depressione mediante pompe ad anello liquido. Il tamburo è immerso per i 3/4 del raggio in una vasca che contiene il mosto da filtrare o acqua con i coadiuvanti di filtrazione. Il flusso del liquido è quindi dall'esterno all'interno del tamburo, dove è presente un barilotto atto alla raccolta del liquido purificato. Dopo tali operazioni preliminari comuni, necessarie per portare i mosti d uva ad un grado di brillantezza tale da rispettare le specifiche di lavorazione e vendita, il processo produttivo può essere distinto in due diverse sezioni d impianto: l una volta, mediante operazioni di rettifica e concentrazione, alla produzione di mosto concentrato rettificato (tale sezione è completa di connesso impianto di recupero del tartrato di calcio dagli eluati risultanti dalla rettifica dei mosti); l altra dedicata alla produzione di mosto e succo concentrato desolforato, mediante lo svolgimento di operazioni quali la desolforazione, la refrigerazione, la 23

24 concentrazione e la cottura, con connesso impianto di pastorizzazione dei mosti e succhi, sia concentrati che tal quali, volto alla sterilizzazione degli stessi mediante trattamento termico. I derivati dai mosti prodotti, stoccati in 54 serbatoi (dal n. 5 al n. 8 - dal n. 200 al n dal n. 796 al n. 799 dal n. 800 al n. 825 dal n. 701 al n. 713) posti in piazzali convogliati, possono essere commercializzati sia sfusi, sia confezionati in sacchi flessibili; per il confezionamento dei derivati dai mosti prodotti viene utilizzata una riempitrice asettica: si tratta di una macchina idonea al riempimento in asettico di succhi e mosti d uva concentrati (64 68 Bx) e non, per sacchi flessibili da 220 litri circa con tappo da 1. Nella figura seguente si riporta uno schema a blocchi che offre una rappresentazione schematica delle diverse sezioni di impianto, di seguito descritte nel dettaglio, che compongono l intero processo produttivo di derivati dai mosti svolto da Dister. mosti CHIARIFICAZIONE MOSTI FILTRAZIONE MOSTI mosto brillante materiale tartarico in soluzione PRODUZIONE MOSTO CONCENTRATO RETTIFICATO PRODUZIONE MOSTO/SUCCO CONCENTRATO DESOLFORATO RECUPERO TARTRATO DI CALCIO CONFEZIONAMENTO DERIVATI DAI MOSTI PASTORIZZAZIONE MOSTI/SUCCHI tartrato di calcio mosto concentrato rettificato mosto/succo concentrato desolforato - Processo produttivo DERIVATI DAI MOSTI - L impianto per la produzione di mosto concentrato rettificato prevede lo svolgimento delle seguenti operazioni: Rettifica mosto brillante La rettifica del mosto brillante, atta a demineralizzare e decolorare mosti d'uva, viene realizzata in 2 linee produttive identiche che lavorano in parallelo. Ciascuna linea di rettifica è costituita da 3 filtri posti in serie, tutti dotati di resine a scambio ionico macroporose; in particolare, il primo filtro è riempito con L di resine anioniche deboli, il secondo filtro con L di resine cationiche forti, il terzo filtro infine è costituito da due camere: la prima riempita con L di resine anioniche deboli (come il primo filtro), mentre la seconda con L di resine anioniche forti. A monte e a valle delle due linee di rettifica sono inoltre presenti, rispettivamente, un filtro decolorante riempito con L di resine ad alto potere assorbente e un filtro cationico finitore riempito L di resine cationiche forti, atto a rimuovere i cationi liberatisi nel passaggio del mosto sulle resine anioniche presenti, riportando il ph su valori corretti (3,5 4,5). 24

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