RELAZIONE CONCLUSIVA DEL PROGETTO

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1 RELAZIONE CONCLUSIVA DEL PROGETTO DONNE indispensabili Il progetto DONNE indispensabili è nato da un idea del Circolo Acli Colf di Treviso con lo scopo di comprendere maggiormente la realtà delle donne straniere che lavorano presso le famiglie italiane. Ci siamo focalizzati sui vissuti relativi all esperienza lavorativa nel nostro paese e alle difficoltà di gestione dei rapporti con la famiglia d origine e con quella acquisita in Italia. Il Circolo Acli Colf, attraverso la realizzazione di tre incontri condotti con la modalità del Focus Group (tecnica di rilevazione basata sulla discussione fra un piccolo gruppo di persone alla presenza di uno o più moderatori, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità) ha raccolto le testimonianze di alcune donne immigrate che lavorano in Italia come colf o badanti, donne che spesso vivono situazioni difficili senza avere l occasione di raccontarsi e di spiegarsi, senza poter condividere con altri le loro paure e le loro speranze. Le lavoratrici parlano tra loro, si fanno forza a vicenda, si aiutano e consigliano dimostrando di avere un forte senso di appartenenza alle proprie radici culturali, ma è difficile che si creino le condizioni affinché comunichino i loro vissuti con i cittadini italiani. Questa mancanza di dialogo non permette ai due mondi di incontrarsi, conoscersi e arricchirsi vicendevolmente. Gli incontri sono stati realizzati nei mesi di febbraio e marzo 2013 e sono stati audio-registrati. Le donne che hanno partecipato a questo lavoro sono state individuate dalle operatrici degli sportelli Acli Colf e la loro partecipazione al gruppo è stata assolutamente volontaria e libera. All inizio dell incontro è stato somministrato un breve questionario per la raccolta di alcuni dati anagrafici delle partecipanti (vedi Tabella 1) ed ogni sessione si è conclusa con un rinfresco per ringraziare della partecipazione e favorire un clima rilassato e informale. Di seguito saranno riportati alcune parti significative di questi dialoghi, rispettando l anonimato delle partecipanti. 1

2 ETA ORIGINE IN ITALIA DA STATO CIVILE TITOLO DI STUDIO IMPIEGO ATTUALE MANSIONE SVOLTA 50 Moldavia 12 anni Separata Diploma prof. Full-time Colf 40 Ucraina 14 anni Divorziata Diploma prof. Full-time Badante 32 Senegal 6 anni Nubile Medie inf. Part-time Badante 21 Moldavia 2 anni Nubile Diploma Disoccupata - 47 Ucraina 8 anni Sposata Diploma prof. Part-time Colf 36 Marocco 11 anni Nubile Diploma Disoccupata - Tabella 1. Dati Anagrafici delle partecipanti ai Focus Group 1 Focus Group: IL LAVORO COME COLF O BADANTE IN ITALIA 25 febbraio 2013 Il primo incontro ha voluto indagare il tema del lavoro: i canali di ricerca, la soddisfazione rispetto ai servizi offerti ai lavoratori, il ruolo della Acli in questa dinamica complessa. Quattro delle sei donne partecipanti al Focus Group attualmente lavorano. Due sono alla ricerca di un occupazione. Dalla discussione è emerso emerge che all arrivo delle aspiranti lavoratrici nel nostro paese, il canale privilegiato per la ricerca di lavoro sono stati i contatti con i conoscenti, che hanno consentito loro di trovare lavoro con una certa rapidità, almeno fino a qualche anno fa. I connazionali che vivono in Italia da qualche anno e che hanno un giro di amicizie, si adoperano generosamente con il passaparola per aiutare le donne in cerca di un lavoro, sfruttando le conoscenze maturate in Italia, anche appoggiandosi alle famiglie di persone assistite per un dato periodo e poi decedute. C è chi ha trovato un primo impiego grazie all aiuto di una suora, chi grazie ad un amica, chi grazie ad un conoscente, sia per trovare un lavoro stabile e continuativo, sia per qualche sostituzione temporanea. La solidarietà tra stranieri in terra straniera è infatti molto forte. Il passaparola rimane quindi il principale e il più efficace canale di ricerca per il lavoro di badante o colf, anche nelle ricerche successive al primo impiego, sia grazie ai connazionali, sia grazie alle famiglie in cui le donne lavorano fino alla morte della persona assistita. 2

3 Io conoscevo qui una persona che c era da tanto, quindi tra le conoscenze ho fatto un primo lavoro come badante non sapevo neanche parlare è stata un po dura ma comunque ho imparato subito anche la signora, quando magari sbagliavo, mi correggeva. (ragazza moldava) Io sono arrivata in Italia nel Venerdì arrivata, domenica una mia amica vicina di casa, che lavorava qui a Villorba, ha parlato con il parrucchiere, il parrucchiere ha detto che qui vicino c è una famiglia che cerca una badante. E io lunedì ho cominciato subito a lavorare. Non sapevo neanche una parola, ho lavorato lì tre mesi ed è morta la moglie, dopo sono rimasta con lui due anni e quattro mesi, e poi lui mi ha messo in regola, fatto le carte e tutto quanto, poi è morto lui e tramite conoscente ho trovato lavoro qui a Treviso, sono rimasta altri due anni qui a Treviso, dopo è morto questo e sono andata a lavorare in un ristorante come lavapiatti e dopo ha chiuso il ristorante, e adesso sono rimasta così, ho qualcosa, faccio due tre ore così però nessuno ti mette in regola. (donna ucraina) Noi vogliamo con tutto il cuore dare una mano, aiutare, dare un lavoro, qualcosa. (donna moldava) Poi sono venuta qui, a Treviso, e anche quel lavoro l ho trovato così parlando! (donna ucraina) Noi quando siamo arrivati in cinque giorni mi sono trovata lavoro, come badante, l ho fatto per anni. Abbiamo trovato tra di noi (moldavi), qualcuno ti dà una mano, con il telefono poi tutte e due le signore sono morte e per forza sono passata a fare le pulizie. Come colf, in tante case. (donna moldava) Tre donne su sei affermano di cercare lavoro anche tramite internet, dove è facile però trovare persone che fraintendono il lavoro di cura e che cercano di approfittarne. Io adesso sono iscritta al centro per l impiego e non c è niente, adesso anche internet, cerco in internet, subito.it, però ci sono offerte o per età fino ai 35, o cercano persone che io non sono due tre giorni fa c è un signore che ha 49 anni, cerca una donna sotto i 40 anni, però a lui che non può muoversi serve una donna che fa da mangiare e tutto quanto, e sotto c è scritto mandare curriculum e anche la fotografia (donna ucraina) Tramite conoscenze sono andata da un signore anziano che aveva 85 anni, lui era in gamba, aveva le sue cose, però non è che voleva che restassi in casa, voleva che andassi in giro con lui insomma, tipo una donna di compagnia però l età non è che (chi parla è una ragazza 3

4 giovane) sono stata da lui un mese perché non andavamo d accordo perché lui aveva orari fissi, se avevo due orette libere dovevo andare da lui quindi quelle due ore libere che avevo lavoravo da lui, mi pagava si, ma ero stufa. (ragazza moldava) Quando io lavoravo dal signore anziano lui voleva una donna non più di 30 anni, perché mi diceva che quelle di 40 anni si credono padrone di casa, quelle più piccole no. (donna moldava) Le donne straniere in Italia devono sapersi adattare ad ogni tipo di lavoro, essere flessibili, disponibili, fare di necessità, virtù. Imprese di pulizia tutti vogliono con esperienza e come puoi fare? Non penso che per fare pulizia serva tanta esperienza! Io a casa non lo facevo ma qui in Italia ho tagliato l erba a tutti, ho imparato a fare punture, medicazioni, tutto quello che serviva, quando hai due persone a letto ferme impari tutto quello che serve. (donna ucraina) Io sono qua dal 1999, a Napoli ho cominciato, come Garibaldi! Niente, sono arrivata come tutti, piena di debiti senza lavoro, senza niente, però sempre mi ha aiutato Dio. Io avevo tanta paura però il primo giorno, quando sono arrivata, sono andata a lavorare. Ho incontrato una nostra (connazionale) che andava a Udine e mi ha detto vai, prendi il mio posto, subito mi ha portato qui, c era un casino, sei persone, cani, gatti, però per me va bene perché c era posto per dormire, qualcosa da mangiare. E sono stata un mese e due settimane là e dopo, tramite nostri, ho trovato un numero di telefono per chiamare qui a Zero Branco, ho chiamato e mi ha detto va bene vieni qui da me e ti trovo qualcosa. E dopo due giorni e mi ha detto dai, c è lavoro, vieni. Sono andata da lei e mi ha portata in una famiglia, da una contessa, un castello così grande che ci voleva la bicicletta. E mi sono trovata bene là. Sono passati due anni, poi c era la sanatoria 2002 e due mesi prima di quella sanatoria io ero andata a casa. Io ero a casa e qui la sanatoria! Ma io andavo a casa per sempre, mi dicevo qualcosa ho guadagnato, basta, devo stare con la mia famiglia. Ma purtroppo i soldi finiscono subito! Dovevo tornare di nuovo, ma avevo lasciato una al posto mio e non potevo dire vai via che sono tornata. E ho trovato un nonno quelli dove avevo lavorato prima mi hanno aiutato a trovare. (donna ucraina) Diverse donne ricordano i primi anni del 2000 come anni in cui trovare lavoro era più facile, in cui era sufficiente farsi conoscere, essere nel posto giusto al momento giusto, saper cogliere le 4

5 occasioni e lavorare bene, anni in cui la concorrenza era minore e la disponibilità economica delle famiglie più alta. Avevo tanto da fare perché mi conoscevano tutti, vieni da me, vieni di qua, vieni di là, mi chiamavano ogni domenica, ogni sabato dopo andavo a lavorare in agriturismo, lavare, stirare ero piena di lavoro! Poi avevo persone che mi lasciavano le chiavi fai, lavi, c è il frigo mangia se vuoi si fidavano. (donna ucraina) Erano tempi buoni! (donna marocchina) E dura anche per loro, con i soldi, con tutte le spese. Ogni volta che mi arriva la busta paga, subito mi vogliono licenziare. (donna ucraina) Purtroppo in diversi casi le donne affermano di sentirsi un po messe al muro dai datori di lavoro.. Le famiglie che hanno assunto una badante sanno quanto lei abbia bisogno di lavorare e non sono rari i casi in cui approfittino della situazione. Nonostante questo, le lavoratrici straniere mantengono un atteggiamento comprensivo nei confronti degli anziani di cui si occupano, dimostrando di avere grande sensibilità e soprattutto una notevole capacità di tollerare le frustrazioni. E dura, due persone, 80 anni, lui non si ricorda dove mette la roba, cerca tutti i giorni, non trova le cose, dice che rubo, sai come è uno, non capisce. E cosa devo fare? Si lavora. Si lavora. Se non ti piace qualcosa la porta è là, puoi andare. Al tuo posto vengono in tanti. Tante volte io mi preparo le valigie, dico non ce la faccio vado via, ma poi mi fermo perché ormai capisci che è la malattia che è così, se è aggressivo dipende dalla malattia. Non sono cattivi loro, ma se non dorme la notte, come si può comportare di giorno? Poi anche io, ho i giorni, se arriva qualche notizia brutta, devono anche loro sopportare me. (donna ucraina) E che non apprezzano quello che fai. Io non parlo di me, ma ho delle amiche che raccontano storie che pensano che è il tuo dovere, che sei come una schiava. Tu devi fare, perché sei a casa sua, mangi cose sue. (donna ucraina) Le partecipanti ai Focus Group si sono rivolte diverse volte al Centro per l Impiego, alle agenzie per il lavoro, ma le liste sono sempre lunghe e secondo alcune di loro, molte volte le domande di lavoro non vengono neanche lette a causa di un sovrannumero di richieste. 5

6 Io sono andata, mi sono iscritta, è passato un mese, ho pagato 20 euro, ho scritto lì come baby-sitter, come colf qui a Treviso, e loro mi hanno detto guarda, abbiamo delle proposte, ma a Bologna, quindi niente. (ragazza moldava) Eh le agenzie ti guardano così e ti dicono che ci sono gli italiani che non hanno lavoro! (donna moldava) Eh poi ci sono delle proposte bisogna avere esperienza di cinque anni, bisogna avere l età, bisogna conoscere l inglese, per baby-sitter! Per una bambina di 7 anni devi parlare inglese (ragazza moldava) Si è discusso anche del grado di soddisfazione rispetto al lavoro stesso di badante o colf, e questo elemento è fortemente condizionato dal tipo di legame che si instaura con la famiglia per cui si lavora. Rispetto, fiducia e comprensione da parte dell assistito sono caratteristiche importantissime affinché la qualità del lavoro sia buona. A me ad esempio, l ultimo lavoro che ho fatto come badante mi è piaciuto tantissimo, perché la signora c era molto con la testa, quindi mi voleva bene come una nipote, mi sono trovata benissimo. L altro invece con quel signore che voleva approfittare, no. Poi come colf si, vai, ti fai il tuo lavoro, nessuno ti dice niente. Poi ci sono altri che non sono proprio con la testa a posto, ti fanno arrabbiare, ma bisogna capire che non è colpa loro. (ragazza moldava) Io per 7 anni ho fatto la baby-sitter, ho fatto crescere due bambini, sono stata molto contenta, solo che era pesante per me. Poi ho fatto la badante e sono stata anche fortunata con la signora però io ho studiato, una volta ho fatto anche una prova, mi avevano promesso di darmi un posto di lavoro, perché io parlo arabo e avevano aperto una linea per Casablanca, e mi sono dispiaciuta tantissimo, sono rimasta male per quel lavoro. Poi con questa crisi adesso ci adattiamo, basta trovare. E anche se il lavoro è pesante basta che ci sia rispetto. (donna marocchina) Rispetto alle difficolta legate alle radici culturali, razzismo o pregiudizi, le donne affermano di non aver incontrato particolari discriminazioni nella loro esperienza in Italia anche se alcune preferenze rispetto ad una nazionalità piuttosto che ad un altra sono state osservate, in modo particolare dalla partecipante di origini marocchine. Un altro tipo di discriminazione è relativo all età di queste donne, a volte giudicate troppo giovani per fare la badante, anche se hanno più di 30 anni. 6

7 Si, ci sono queste persone, ma te lo dicono subito quando li chiami, subito decidono se vogliono prenderti o no. Però succede, alcuni dicono non voglio marocchina, non voglio ucraina, non voglio moldava, succede. O anche l età, quante volte pregiudizi perché non volevano prendermi come badante, mi hanno detto che ero troppo giovane per fare la badante. Quindi c è l età e anche la nazionalità. (donna marocchina) Dipende dalla famiglia, se c è a casa il marito certo che non prendono una giovane! (donna ucraina) Sono andata in un agenzia, c era una signora di 91 anni che era immobile, mi hanno vista che sono giovane e mi hanno consigliato di no perché è dura. Beh, io posso farcela, ma per loro, quando vedono una persona così giovane dicono di no. (ragazza moldava) E stato chiesto alle signore in che modo secondo loro lo Stato o le agenzie per la ricerca del lavoro dovrebbero cambiare per poter migliorare i canali di ricerca del lavoro e l efficienza degli stessi e queste hanno affermato che più che migliorare i canali di ricerca dovrebbero essere intensificati i controlli relativi al rispetto dei termini contrattuali, a tutela delle lavoratrici e della loro qualità di vita. Ora c è crisi e la gente ha tanta paura di non avere soldi per pagare la badante... ci mettono in nero, non mettono in regola, non mettono le ore giuste, ti mettono in regola per metà ore che fai, ne approfittano se non ti va bene quella è la porta. Poi se ci sono due persone in casa ti fanno il contratto per una, ma tu devi lavorare per due! (donna ucraina) Un mio datore di lavoro, per mettermi in regola, ho pagato io tutto! (ragazza moldava) Se dici qualcosa dicono questo è il tuo lavoro e sei obbligata a farlo perché io ti pago! (ragazza moldava) Molti italiani hanno persone italiane che lavano e stirano a casa e gli danno 12 euro all ora, perché a noi meno degli italiani? (donna moldava) Dovrebbero trovare qualche modo per controllare, quante ore facciamo, quanto ti pagano, quante persone a casa, ma neanche le Acli possono farlo, c è qualcuno che deve proteggere le badanti soprattutto perché siamo donne! Per l uomo è diverso, si può difendere, ma la donna è più fragile. Devono cercare, in qualche modo provare, perché ci sono tante che anche soffrono, che stanno male. (donna ucraina) 7

8 Loro (i datori) dicono che magari non sanno i diritti, non sanno i contratti, magari vai per lavorare con una persona che sta a letto ma ti pagano come se una persona cammina e fa tutto da sola. (ragazza moldava) Rispetto al ruolo delle Acli, e nello specifico dei servizio offerti dalle Acli Colf, le signore hanno solo parole positive. I servizi offerti dall ufficio delle Acli Colf sono giudicati quasi indispensabili, una sorta di ancora di salvezza nei momenti bui, un punto di riferimento importante nel territorio. Io posso dire che a me anche le Acli mi hanno aiutato tanto, perché andavo da uno che di giorno dormiva e di notte si voleva divertire. Ogni ora mi chiamava devo andare in bagno! Sono andata alle Acli, e mi hanno detto se è così porta qui il tuo datore di lavoro, cambiamo il tipo di contratto e aumentiamo lo stipendio del 20%. Quando ho detto a casa di andare, lui ha finito di comportarsi così. (donna ucraina) A me le Acli hanno aiutato per sapere i miei diritti, perché arrivata qua non sapevo niente. (ragazza moldava) Le signore che lavorano alle Acli Colf sono proprio bravissime, le Acli sono la nostra pace. (donna marocchina) In tutta Treviso, solo le Acli danno un po di appoggio a noi. Tutto corretto, perfetto, non abbiamo niente da dire noi. (donna moldava) Più di così le Acli non possono fare niente, perché tutto dipende dal datore di lavoro, perché se vai alle Acli e gli dici devi fare così, devi trattarti così, poi vai a casa e dopo un giorno può dirti di prendere le valigie e via.. (donna ucraina) Manca un agenzia che controlli e tuteli queste lavoratrici, sia nel loro impiego sia per il loro essere donne, quindi più vulnerabili a certi tipi di ingiustizie. Queste persone nei momenti di difficoltà e di impotenza di fronte a certe situazioni, trovano conforto solo nelle confidenze con parenti e amici. E proprio a questi che queste donne si rivolgono quando sono in difficoltà economiche. Tuttavia ci sono state delle esperienze di amicizia e di solidarietà con alcuni italiani, come raccontano queste signore. Siamo lontani da casa, chi ti aiuta qui? Anche se io non posso dire niente, perché negli anni in cui c era la lira io qualche volta stavo meglio con gli italiani che con i nostri. Tutti gli amici miei erano italiani, mi sono trovata tanto bene, mi hanno aiutata tantissimo! Anche 8

9 quando sono andata a casa, nel 2002 e non potevo, gli italiani dove avevo lavorato ogni mese mi hanno mandato 100 euro per vivere, per me e per i miei figli. (donna ucraina) Anche io avevo dei signori che ogni mese mi davano 50 euro oltre la mia busta paga per fare la spesa Oggi invece anche gli italiani hanno i loro problemi di soldi. (donna marocchina) 2 Focus Group: IL RAPPORTO CON LE FAMIGLIE ACQUISITE 4 marzo 2013 E naturale che un lavoro di cura come quello della badante, porti la lavoratrice ad entrare intimamente in contatto con la persona che assiste. In diversi casi l esperienza è positiva, si crea un legame di fiducia e di rispetto reciproco, non solo di accettazione della donna che lavora e, in alcuni casi, convive, ma di vera e propria accoglienza. Questo non è certamente una dinamica lineare e scontata. Le signore hanno raccontato diverse esperienze relative al tipo di relazione instaurata con le famiglie dei loro anziani. A volte sono i familiari dell anziano a intromettersi in un rapporto, badante-anziano, che nella quotidianità funziona bene, altre volte invece sono proprio i famigliari ad essere comprensivi e a difendere la lavoratrice dal genitore troppo burbero o dal famigliare poco rispettoso. Le descrizioni del legame che si instaura con gli assistiti ha però nella maggior parte dei casi un importante componente affettiva, giudicata dalle lavoratrici molto importante, se non indispensabile. Anche il rapporto con la famiglia dell assistito può diventare speciale. In alcuni casi si instaurano dei legami che proseguono anche dopo la morte dell anziano. Nella maggior parte dei casi l esperienza descritta è stata positiva. Con l ultima signora per cui lavoravo, che ora è morta, avevamo un ottimo rapporto, eravamo madre e figlia, ci volevamo tanto bene. C era affetto, c è. Perché lei era una persona da sola, io ero una persona da sola. Io le mettevo il piatto e le dicevo poi mangio anche io e lei mi aspettava finché non venivo vicino a lei. Se voleva mangiare una banana mi dava sempre la metà. Se dove vado a lavorare non c è affetto o amore io non riesco a lavorare. Io ho sempre dato tutto, perché ho tanto bisogno di famiglia, se non c è io sono una persona sensibile, tante volte ho lasciato lavori! L affetto, il rispetto io dò l anima alla 9

10 famiglia e quando è morta questa signora io ho sofferto tantissimo. La famiglia con cui lavoro diventa parte di me. Anche con il figlio abbiamo un ottimo rapporto, mi hanno lasciato la casa e lavoro ancora con loro. (signora marocchina) Come lei (la partecipante di origini marocchine) si sentiva la figlia, io mi sentivo la nipote. Aveva 85 anni e mi trovavo bene perché non si lamentava mai, anche se aveva dolori non diceva mai niente, scherzava sempre e mi voleva bene, invece le figlie da un altra parte, con me una bene, l altra quando si è ammalata la signora ha cominciato a urlare perché diceva che dovevo stare là 24 ore su 24 ore con sua mamma, ma non c era nessun contratto, allora ho parlato con l atra sorella e mi ha chiesto scusa. (ragazza moldava) Io ho lavorato sempre con uomini uno aveva tanti giramenti di testa, litigavamo e i figli mi dicevano sai che nostro papà ha un giramento, porta pazienza (signora ucraina) Io in 15 anni ho fatto tanti lavori, in una famiglia ho visto come i nipoti trattavano male la nonna e i genitori niente, il marito era fuori tutti i giorni che lavorava e la mamma era indifferente. Lì facevo tutto, badante, baby-sitter, domestica, mi avevano preso come una schiava, per fare tutto. Mi alzavo alle 7 e andavo a letto a mezzanotte, dovevo mandare i figli a scuola, il marito a lavoro, alzare la nonna, tutto! Ma io sono scappata subito. Potevo restare di più, ma quando i nipoti facevano così con la nonna da morire! Io ho preso la mia roba e sono andata via. (signora ucraina) Il popolo italiano è generoso, buono, poi ci sono persone ignoranti, non cattive, ignoranti, e ci sono persone anche razziste, che fa parte dell ignoranza, però ci sono persone per bene che hanno aiutato noi stranieri. (signora marocchina) Andavo da un nonno buonissimo anche i figli è già da dieci anni che lui è morto, fino a oggi mi fanno gli auguri, ci incontriamo, compleanni, mi invitano anche quelli dove sono adesso, non posso dire niente, mi trattano bene, figli, parenti io ho sempre trovato persone buone, di più mi hanno aiutato gli italiani che i nostri, tanto, tanto. Ci sono i buoni, ci sono i cattivi, c è un po di tutto, in tutto il mondo. (signora ucraina) Il tempo necessario affinché si instauri una relazione di fiducia e di stima reciproca è variabile a seconda delle situazioni e delle famiglie con cui si lavora, molto dipende anche dall atteggiamento con cui si pone la lavoratrice, che inizialmente sarà indubbiamente più freddo e distaccato ma con il passare del tempo diventerà un vero e proprio legame di cura. 10

11 Se magari tu sei indifferente loro lo sentono se sei indifferente anche loro sono così. (ragazza moldava) Le persone anziane, quando sei gentile con loro, affezionata, ti vogliono bene, perché ti vedono sempre, non vedono i loro figli, a me ad esempio, la signora mi vuole bene, perché sono sempre gentile, non voglio farle del male perché sono un po sensibile, e quando vado via mi dice sempre quando torni? e quando sono arrivata dice non vedo l ora che arrivi, perché quando arrivo io comincia a ridere, è affezionata a me. Quando parlano dice no, io non voglio stare con nessuno, solo con lei e basta. (ragazza africana) Le donne che lavorano con queste persone anziane sono molto comprensive rispetto ai loro comportamenti non sempre gentili nei confronti della lavoratrice, giustificando alcuni atteggiamenti poco garbati solo ed esclusivamente conseguenze dalle loro condizioni di salute. Io lavoro da una signora, 90 anni, ma la testa è un po con la malattia urla fa un po di casini, poi si calma anche, ad un certo punto, non è cattiva, è la malattia. Ma ormai, conosco com è e so come comportarmi anche io. Non faccio caso, cerco di fare quello che devo fare. Non è facile soprattutto questo lavoro perché sei sempre impegnata, però se non c è niente (ragazza africana) Quando una badante dà le botte a una vecchia, o tratta male io dico lascia, vai via, perché devi trattare male? Forse tu non sei adatta per lei, e lei per te, basta, vai via! Pensaci, sei a casa sua, mangi a casa sua, loro sono anziani, trattali come tua mamma e tuo padre. (signora ucraina) Uno degli aspetti più pesanti del lavoro di badante che risiede con l anziano, è indubbiamente il fatto di restare sempre chiuse in casa e di avere solo due ore libere al giorno, per sentirsi chiedere, a volte, di rinunciarvi. E un lavoro che prima di essere pesante fisicamente, lo è psicologicamente. Purtroppo in alcuni casi il rapporto affettivo e positivo che si è instaurato con la persona assistita viene rovinato da uno scarso rispetto dei termini del contratto da parte dei familiari dell anziano, i quali spesso chiedono alle badanti di rinunciare a mezza giornata libera o alle ore di riposo, arrivando in alcuni casi a minacciare la lavoratrice nel caso in cui questa si opponga, ricordando alla lavoratrice che è facile trovare una sostituta. Ho iniziato a lavorare qui a Treviso, terzo piano, senza ascensore, non puoi scendere giù, a me mancava l aria, proprio il respiro, perché sempre chiusa. (signora ucraina) 11

12 Se hai le due ore di riposo tante persone ti dicono no stai a casa, vai in camera tua ad aspettare che non succede niente, allora, se tu rimani un ora di più a lavoro chiedi gli straordinari, il nostro è 24 su 24, di notte ti chiamano (signora ucraina) Io ho un amica che è andata in vacanza, in Moldavia, è stata lì due mesi e quando è tornata si è trovata senza lavoro, perché avevano trovato un altra, una rumena mi pare, e quando lei ha chiesto il motivo ai figli, loro le hanno detto perché lei è disposta a stare qua 24 su 24, a non uscire, a non fare niente, accetta tutto quello che le diciamo e quindi basta, chiuso. (ragazza moldava) Tu devi rispondere come tu ne trovi tante, anche io ne trovo tanti! (signora ucraina) Tu aspetti quella domenica per andare a respirare, a fare le tue cose, è la giornata di riposo! Psicologicamente serve. (signora marocchina) Noi facciamo grandi sacrifici, il nostro lavoro non è facile (signora marocchina) Ci sono famiglie in cui non mi sono trovata, la cattiveria, il maltrattamento, non c era il minimo di rispetto e la cattiveria proprio è quella che ti fa andare via. (signora marocchina) E stato chiesto alle partecipanti al Focus Group se a prevalere fosse un sentimento di appartenenza alla famiglia acquisita o comunque di estraneità, dovuto magari a degli atteggiamenti poco corretti nei confronti della lavoratrice. Le donne hanno risposto così: Io non mi sento parte della famiglia. C erano famiglie in cui mi sentivo parte, c erano famiglie che mi volevano così bene che mi sentivo come loro, mi trattavano tanto bene e io sempre dicevo loro siete la mia famiglia qui in Italia, avevo due famiglia in quel periodo. Se io avevo qualcosa, che mi chiamavano i figli da casa che stavano male, io mi mettevo a piangere e loro mi dicevano perché piangi?, io raccontavo e loro piangevano assieme a me. Vai a casa, vai!, Ma io non potevo andare, ero senza carte, senza permesso di soggiorno. Loro andavano in giro, di qua, di là, scrivevano, per fare le carte, per fare tutto. Se stavo male mi mettevano in macchina, mi portavano. Ho visto quasi tutta Italia! Per perdermi un pochino, per vedere qualche cosa, per dimenticare, perché è dura, dura! perché io avevo due figli piccoli a casa, la figlia aveva 7 anni, il figlio 5. E stata dura, io i primi anni ho pianto tanto, mamma mia, potevo fare un fiume. (donna ucraina) Però questo non vuol dire che siamo parte della famiglia. (signora marocchina) 12

13 Quando c è una persona a casa e ha una badante lei è attaccata a quella persona, ha paura di perdere quella persona, lei sa che dipende da quella persona. Ma quando sono in due è un altra cosa, lei sa che lui difende lei, lui sa che lei difende lui, loro sono come due contro di te. (donna ucraina) Queste donne sono veramente indispensabili oggi, per sopperire ad un welfare insufficiente e tutte gridano un forte desiderio di essere riconosciute in primo luogo come persone, perché il loro lavoro è senza dubbio uno dei lavori più pesanti, soprattutto dal punto di vista psicologico. E un impegno, quello di assistere un famigliare anziano, che gli italiani faticano a prendersi in carico. Il fatto che questi aspetti siano spesso e volentieri sottovalutati le rattrista e le infastidisce. Non devono approfittare, questo è un lavoro che merita duemila euro al mese. Mi piacerebbe a volte chiudere quelle persone una settimana per capire cosa viviamo noi. E dopo si vede se ti trattano di nuovo così o no. (signora ucraina) Io ad esempio alla domenica mattina mi alzavo, la cambiavo, la lavavo, la mettevo a posto finché veniva sua figlia, andavo via e ad un certo punto iniziava a mandarmi messaggi quando arrivi, che la mamma ha bisogno di essere cambiata? Loro non vogliono fare questo lavoro. (ragazza moldava) Una volta una mia amica mi ha raccontato che di domenica lei è libera e va via così i figli rimangono con il nonno, 90 anni, tornando dal riposo vede che la casa dove lei abita è tutta aperta, tutte le finestre, tutte le porte, tutto aperto. Inizia a pensare che sia morto il nonno! Cosa è successo? Il nonno aveva fatto la popò, nel pannolone. E tutti aspettano finché non torna la badante dal giorno di riposo, hanno aperto tutto, fuori è freddo, e aspettano lei. (signora ucraina) Al termine del secondo incontro le donne si sono divertite a raccontare dei disguidi molto divertenti relativi all ignoranza del popolo italiano rispetto alle culture a agli stili di vita delle donne nei loro paesi d origine. Fanno sorridere, ma sono però il risultato di un evidente mancanza di dialogo, condivisione ed integrazione culturale. Tuttavia, tra lavoratrici di paesi diversi c è comunicazione, si considerano stranieri lontani da casa e questo importantissimo aspetto in comune appiana naturalmente tutte le differenze. 13

14 Quando ti vedono, quelli ignoranti, pensano che sei venuta in Italia per mangiare, ma penso che se uno non mangia non può diventare grande. Una volta uno mi ha chiesto se in Africa abbiamo il gelato. (ragazza africana) Adesso no, ma i primi anni mi chiedevano com è dalle vostre parti, avete le finestre, le porte? Tu avevi la TV? (donna ucraina) A me hanno chiesto se abbiamo l ombrello! (donna marocchina) A volte pensano proprio che abitiamo nel bosco. (ragazza moldava) Loro generalizzano molto con tutte le persone, questo fa un po fastidio. (ragazza senegalese) Noi siamo integrati con gli italiani, ma gli italiani non vengono incontro, almeno parla un altra lingua! Io parlo due lingue, potrebbero anche loro imparare, mi dispiace, la mentalità è molto chiusa. (donna marocchina) 3 Focus Group: IL RAPPORTO CON LA TERRA D ORIGINE 11 marzo 2013 Rispetto alla descrizione dei rapporti con la propria famiglia, lasciata nel paese d origine, le donne hanno fatto più fatica ad esprimersi, è evidente che questo argomento le tocca molto, le fa soffrire. Le loro parole descrivono molto bene i loro vissuti. Lasciare casa per venire in Italia a lavorare, lontano da tutte le persone che per loro sono importanti, cambiare vita, cambiare paese, lingua, scontrarsi con le burocrazia italiana e con le difficoltà lavorative ha messo e continua a mettere queste donne a dura prova. Io sono andata in Italia a lavorare, mio marito in Repubblica Ceca, la prima volta sono venuta in Italia d accordo con tutti, ma così, per 6 mesi, avevo i bambini piccoli! Ma in 6 mesi non ero riuscita a pagare il mio debito, allora è passato un anno, ad un anno il debito non ce l avevo più ma con qualcosa dovrò andare a casa, non avevo niente, e così ho fatto due anni. Dopo due anni sono andata a casa, non ero mai tornata a casa, lavoravo in nero, non potevo. Poi arriva un certo punto che rimani con zero, zero, zero (soldi), che prendi le valigie e vai di nuovo. (donna ucraina) 14

15 Mi chiamano mi chiamano, mi mamma mi dice basta, mio marito mi dice basta, i figli mamma torna, ma la figlia deve studiare ancora due anni, ci vogliono soldi. Adesso il matrimonio devo fare, si sposa la figlia. E io dico dovete aspettare, non ho soldi. (donna ucraina) Dei avere fiducia su di te, vivi il lato positivo, lo fai per la tua famiglia, fai studiare i tuoi figli, vedi il lato positivo! Così ti aiuta ad andare avanti. (donna marocchina) Ma casa sempre manca. Sempre, la tua casa, i tuoi parenti, se hai figli, sempre manca. Soprattutto quando stai a casa, un mese, due mesi e poi devi ripartire, fare le valigie e lasciare tutto quanto qui e andare lontano da casa e fare la serva io devo andare in una casa dove la camera non è mia, il letto non è mio, tutto non è mio! Avere tutto e lasciare tutto per andare da delle persone che non sono nessuno. (donna ucraina) Quando la nostalgia di casa è troppa c è chi ha la possibilità di tornare a casa, perché la famiglia con cui lavora è comprensiva, c è chi invece deve rinunciare a lasciare l Italia, o perché non è in regola con i documenti, oppure perché la famiglia dell assistito non glielo consente. In questi casi solo il telefono o internet possono aiutare ad accorciare le distanze. Chiamo, chiamo, parlo, chiamo casa, chiamo i figli, meno male che c è internet ma se sento che io non già ce la faccio, per fortuna io chiamo i figli dei signori che hanno la mia età e mi capiscono, dico guarda che io non ce la faccio più, vado con la testa fuori, io devo andare a casa. E loro vai, 3-4 giorni, una settimana, 10 giorni, e vado. (donna ucraina) Io vado in Marocco una volta all anno, perché le famiglia dove ho lavorato non mi ha mai lasciato andare più di una volta all anno. In futuro non so se rimarrò in Italia o tornerò in Marocco. (donna marocchina) Ritornare a casa può non essere così facile, si è lontane da tempo, i rapporti si sono interrotti, sono trascorsi mesi, a volte anni. Spesso le donne si sentono divise a metà: casa è sia il paese d origine, sia l Italia. Io passa un giorno, due giorni e mi manca l Italia! Io sono persa, sono qui e mi manca l Ucraina, vado in Ucraina e mi manca l Italia. (donna ucraina) Siamo veramente perse, mia mamma mi dice trattali meglio di me. E io, no mamma, meglio di te no, sei sempre te la mamma! (donna marocchina) 15

16 L opinione dei familiari rispetto al lavoro svolto dalle lavoratrici in Italia è sicuramente importante, ma non ha condizionato le loro scelte, che sono state prese in autonomia, facendo in alcuni casi di necessità virtù, in altri casi invece l Italia era un paese sognato e idealizzato. Io ho sognato l Italia, il calcio, Roberto Baggio e dopo affronti la vita, affronti la realtà. Ma io amo questo popolo, il mio cuore è qua. I miei non sono stati mai d accordo, mio padre ha litigato quando volevo uscire da casa mia, perché non mancava niente a casa, una scelta presa così ma è difficile tornare indietro. Noi siamo tre figlie femmine, una in Francia, una in Italia, una in Marocco. Noi abbiamo studiato tutte e tre. Io sono una persona onesta, faccio un lavoro onesto per mantenermi. Quello che c è dentro di te lo sai tu. Sento tanto orgoglio dentro di me e non c è nessuno che mi butta giù, perché mi fido di me. Non siamo serve, è un lavoro come tutti. (donna marocchina) La maggior parte delle donne che lavorano in Italia sperano un giorno di poter tornare nel loro paese, ma alcune scelgono di restare. Capita anche che alcune di loro sposino uomini italiani e che siano questi a trasferirsi nel loro paese. Io non ne conosco nessuna che non voglia tornare a casa, tutte quelle che conosco hanno la speranza un giorno di tornare. (donna marocchina) Si si, ce ne sono, io ne conosco che vogliono rimanere qua, i figli già sposati in ucraina, magari il marito è morto, vanno a trovare i figli, mandano soldi ai nipoti però la loro vita l hanno trovata qua, hanno un compagno qua, dicono a casa nessuno mi aspetta (donna ucraina) Quante ucraine si sono sposate qui con italiani e poi gli italiani sono andati a vivere in Ucraina! (donna ucraina) La lontananza con il proprio paese si fa sempre sentire. E una nostalgia non solo degli affetti più cari, ma anche dei luoghi, dei colori, dei sapori, dei ricordi custoditi in un tempo passato, in cui la prospettiva di lavorare in un altro paese, di vivere una vita diversa da quella immaginata non era neanche immaginabile. Io ho girato, ho visto, quasi metà Italia, bellissima! Ma dove sei nato tu magari non c è niente, ma è il posto più bello. (donna ucraina) 16

17 Del mio paese mi manca tutto, gli amici, il mare, la città dove sono cresciuta, la cultura, i posti dove andavo da piccola, tutto. (donna marocchina) L altro giorno eravamo in cucina e abbiamo ascoltato la canzone I migliori anni della nostra vita e ho chiesto ai signori raccontatemi quali anni sono stati i migliori della vostra vita. La mia signora dice quando ero piccola, mio papà mi voleva tanto bene e sempre mi portava con lui. Il signore ha detto quando ero giovane e andavo in giro con le ragazze. Io ho pensato a quel tempo in cui sono stati gli anni più difficili, quando avevo i due bambini piccoli, se vuoi andare in giro devi portarli sempre con te, devi fare da mangiare, io non vedevo l ora che crescessero, per mangiare da soli, stare a casa da soli e andare via io ma adesso adesso penso che quelli erano i migliori anni della mia vita. (donna ucraina) CONCLUSIONI Quando è nata l idea di realizzare il progetto DONNE indispensabili non sapevamo dove ci avrebbe portato quest avventura, ma avevamo il desiderio di avvicinarci al mondo delle lavoratrici domestiche in Italia, di allargare le nostre braccia e di chiedere loro semplicemente di raccontarsi, di condividere con noi le loro storie. Si tratta di donne indispensabili per molte famiglie italiane, donne che, grazie alla loro massiccia presenza in Italia oggi, causano un travaso culturale importante e ci aprono gli occhi su realtà diverse, mondi diversi. Questi mondi meritano di essere considerati, perché sempre di più entrano a far parte della nostra quotidianità, si mescolano alla nostra cultura. Le badanti e le colf straniere sono per alcuni cittadini italiani donne invisibili o addirittura scomode, ci sono ancora oggi dei pregiudizi nei loro confronti, alimentati da questo periodo di crisi, in cui una persona che ha un lavoro è una privilegiata e può essere invidiata senza che ci si interroghi se si sarebbe disposti a svolgere lo stesso tipo di lavoro. Questi stessi cittadini non esitano però a cercarle nel momento del bisogno, perché sono le uniche persone disponibili a seguire un anziano che ha bisogno di assistenza e di tempo. Un tempo che, purtroppo, molti italiani faticano a ritagliarsi. Questa raccolta di pezzi di vita, di storie che fanno riflettere, di episodi che lasciano dentro molte domande, è il risultato di questi incontri in cui le donne si sono generosamente rivelate. Al termine di ogni incontro erano loro a ringraziare per questa opportunità di raccontarsi e di essere ascoltate, a ringraziarci per questo nostro tentativo di comprendere le loro fatiche, di riconoscere la loro importanza. 17

18 Queste donne ci hanno fatto pensare alla resilienza. Questo termine descrive la capacità di essere resistente alla rottura, capace di affrontare e superare le avversità. E' quello che ci hanno lasciato sulla pelle queste donne. Sono donne coraggiose che hanno affrontato le loro paure e hanno superato molte difficoltà, facendo i conti con sentimenti difficili da tollerare: la frustrazione, la nostalgia di casa, il senso di colpa nei confronti dei familiari, in alcuni casi figli molto piccoli, lasciati nel paese d origine, l impotenza di fronte a situazioni difficili. Ci hanno insegnato che, nonostante tutto, la speranza è l ultima a morire, che la vita è bella e deve essere affrontata con un po di ironia, ci hanno insegnato che, anche se vengono da paesi diversi dal nostro, i valori che per loro sono importanti coincidono con i nostri. Hanno potuto raccontarci tutto questo proprio perché ce l hanno fatta, hanno resistito. Sono donne che meritano di essere pensate. Susanna Mazzoleni, Circolo Acli Colf di Treviso. Treviso, 19 aprile

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