Per la procura di Bari in corsa anche Capristo? "Voglio restare a Taranto, non vado alla ricerca di poltrone" smentisce il procuratore capo

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1 Per la procura di Bari in corsa anche Capristo? "Voglio restare a Taranto, non vado alla ricerca di poltrone" smentisce il procuratore capo ROMA Fra i probabili concorrenti per la successione a Giuseppe Volpe, il capo della Procura di Bari che andrà in pensione ad agosto del prossimo anno negli ambienti giudiziari baresi circola anche il nome di Carlo Maria Capristo, l attuale procuratore di Taranto, a conferma di quanto avevamo pubblicato nei giorni scorsi. Ipotesi sostenuta dalla circostanza che Capristo avrebbe legittimamente le carte in regola non solo professionalmente, ma anche tecnicamente per partecipare all assegnazione della procura, in quanto a marzo 2020 finiscono i suoi primi quattro anni al vertice della procura tarantina e quindi il magistrato barese avrebbe il diritto di poter chiedere il trasferimento in una procura più grande e sicuramente più prestigiosa. Da noi contattato il Procuratore di Taranto ha smentito queste voci. Non sono alla ricerca di poltrone ha dichiarato Capristo al CORRIERE DEL GIORNO e voglio mantenere fermi i miei impegni per Taranto che enunciai al mio insediamento, salute permettendo. Non lascio mai gli impegni che assumo a metà

2 Nonostante qualche articolo pilotato dai soliti amici degli amici... alla data odierna non risulta avviato alcun procedimento nei suoi confronti dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, nei confronti di Capristo, così come non è arrivata alcuna richiesta di rinvio a giudizio per il presunto depistaggio di alcune indagini sulle tangenti Eni, per la quale era stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Siracusa, a seguito di alcune lettere anonime. quale atto dovuto. Capristo è stato ascoltato dal procuratore capo di Siracusa Maurizio De Lucia e dal pm Antonio Carchietti, ai quali ha chiarito persino documentalmente l assoluta legalità dei suoi atti e comportamenti, che confermavano le indagini fatte a suo tempo dai magistrati di Trani, e la sua lettera di trasmissione alla Procura di Messina dopo la relazione redatta dai magistrati inquirenti.

3 E semplicemente ridicolo quanto scritto dal quotidiano La Repubblica, dalla redazione di Bari, che partendo dal presupposto che Capristo era il procuratore di Trani, ritiene inevitabile la possibilità che sia stato al corrente degli illeciti accaduti in quegli uffici giudiziari. In realtà al contrario di quanto scrive il giornale romano, che dimostra di essere poco e male informato, la posizione di Capristo è stata valutata dai magistrati della procura di Lecce salentini, che non hanno trovato alcun suo atto illecito, anomalia, coinvolgimento e non gli hanno contestano alcun addebito. Oltre al nome di Capristo si fanno i nomi anche dei due procuratori aggiunti del capoluogo pugliese Roberto Rossi e Francesco Giannella che era l aggiunto alla Procura di Trani retta a suo tempo da Capristo, e quindi utilizzando il teorema farneticante di Repubblica non poteva non sapere! Ma alla guida della procura di Bari potrebbero concorrere anche magistrati attualmente in servizio presso altre Procure, come Francesca Romana Pirrelli, procuratore aggiunto a Foggia, ed Elisabetta Pugliese, sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia (Dna), la quale si era già candidata per la procura di Matera, dove si vide preferire dal plenum del Consiglio Superiore della Magistratura l ex-procuratore aggiunto di Taranto, Pietro Argentino nonostante i suoi comportamenti poco trasparenti, nomina frutto di un accordo politico fra le correnti deviate del Csm ed in particolare quella di area che voleva portare sulla poltrona di Argentino (riuscendoci) come procuratore aggiunto a Taranto, l ex segretario nazionale dell ANM, Maurizio Carbone che nonostante la sua intensa attività politico-sindacale, da oltre 20 anni faceva il sostituto procuratore della repubblica di Taranto. Secondo l edizione barese del quotidiano La Repubblica, la Pirrelli e la Pugliese sarebbero legittimate a partecipare al bando ma non è

4 detto che vogliano farlo, così come Gaetano Paci, procuratore aggiunto a Reggio Calabria; Francesco Prete, attualmente capo della Procura di Velletri; Luca Masini, reggente a Salerno; Giovanni Russo, procuratore aggiunto della Dna. E proprio alla Dna sembra destinato il pm Giuseppe Gatti, mentre il collega Renato Nitti potrebbe diventare procuratore aggiunto al posto di Giorgio Lino Bruno, che a novembre prossimo lascerà il posto di coordinatore del pool reati contro la pubblica amministrazione: quello che a breve dovrebbe chiudere le indagini sul governatore pugliese Michele Emiliano. Legittimo chiedersi a questo punto, chi fornisce queste informazioni al quotidiano romano, che più volte è stato beccato per aver agito illegalmente nelle procure, ed utilizzato informazioni tele-pilotate dai soliti amici degli amici nelle procure? E sopratutto come si fanno a pubblicare certe notizie ancora prima che vengano messe a concorso dal Csm! Prima o poi qualcuno lo scoprirà. Palamara, Ferri, Palamara & company docet. Blitz della Polizia con 52 arresti in tutta Italia: arrestati i boss della Mafia foggiana di San Severo FOGGIA Documentata per la prima volta l esistenza di una mafia autonoma a San Severo, indipendente da quella di Foggia, a seguito dell operazione Ares della Polizia di Stato, che ha spedito in carcere 46 persone e 6 ai domiciliari fra la Puglia e le province di Milano, Rimini, Fermo, Ascoli Piceno, Campobasso, Pescara, Teramo, Napoli e Salerno. Annientati i clan La Piccirella e Nardino, entrambi dediti al traffico di droga dall Olanda e dalla Campania, alle estorsioni, ai danneggiamenti, grazie ad un controllo del territorio che passava attraverso l intimidazione ai cittadini e l omertà delle vittime. L operazione di questa mattina, supportata con 30 equipaggi dei Reparti

5 Prevenzione Crimine, ha visto l impiego di oltre 200 poliziotti in provincia di Foggia e altri nelle province di Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti, Teramo, Ascoli Piceno e Fermo. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, in particolare, accogliendo l impianto accusatorio formulato dai magistrati Procura Distrettuale Antimafia di Bari, ha emesso un ordinanza cautelare a carico nei confronti di 50 persone, ritenuti esponenti di primo piano delle famiglie mafiose LA PICCIRELLA e NARDINO, egemoni nel territorio di San Severo (FG), dei quali sono stati ricostruiti organigrammi ed interessi criminali, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio, aggravati dalle finalità mafiose. È la prima volta che viene contestata l associazione di tipo mafioso, di cui all articolo 416 bis c.p., alla criminalità organizzata sanseverese, riconosciuta come autonoma ed indipendente rispetto alle organizzazioni mafiose operanti a Foggia. L inchiesta ha evidenziato il ruolo egemonico dei clan di San Severo nel traffico di droga in Capitanata e che la spartizione dei relativi, ingenti profitti costituisce un fattore di continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi che operano in quell area. Le indagini, inoltre, hanno documentato il sistematico ricorso alla violenza per l affermazione malavitosa ed il conseguimento della leadership territoriale, nell ambito di una cruenta contrapposizione fondata anche sull eliminazione fisica dei rivali. In tale contesto, sono stati anche accertati diversi episodi a chiaro sfondo intimidatorio, testimonianza del metodo mafioso usato dagli indagati, come nel caso del tentativo di estorsione in pregiudizio di un commerciante locale, la cui abitazione oltre che l autovettura ed i locali dell attività commerciale, sono stati danneggiati in più momenti con colpi d arma da fuoco. Le indagini che hanno visto la stretta collaborazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura di Foggia (con i sostituti procuratori Renato Nitti, Lidia Giorgio e Ileana Ramundo) erano state avviate nel 2015,a seguito dell omicidio di Severino Palumbo e sono state condotte prima dal Commissariato di San Severo, e successivamente da una task force composta da investigatori delle Squadre mobili di Foggia e Bari avvalendosi della collaborazione dello

6 S.C.O. il Servizio Centrale Operativo e della Divisione centrale anticrimine della Polizia di Stato. I successivi approfondimenti hanno consentito di ampliare il fronte investigativo, documentando il fiorente traffico di stupefacenti gestito dai sodalizi locali (nonché i relativi canali di approvvigionamento estero, tra cui l Olanda) e valorizzando la mafiosità di quelle organizzazioni. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figurano elementi di primo piano delle predette famiglie mafiose, tra cui Giuseppe Vincenzo La Piccirella e Severino Testa, ritenuti ai vertici del clan La Piccirella, nonché Franco e Roberto Nardino, a capo dell omonimo clan, in passato vicini alla Società foggiana. Dall inchiesta è stato possibile documentare come, avessero creato dei clan autonomi e si fossero suddivisi il territorio di San Severo, come diceva il Nardino, intercettato, ordinando un pestaggio: Il paese è nostro. Gli esponenti delle due associazioni mafiose individuate usavano i metodi più violenti per realizzare le proprie attività illecite,, come dimostrano i colpi di mitra sparati contro l auto di una vittima di estorsione, le minacce fatte recapitare ai parenti dei commercianti, il tentato omicidio (mai denunciato) dei coniugi Adriano Marchitto e Anna Gualano, commesso in S. Severo il 4 marzo 2019, reato aggravato dal metodo mafioso, per il quale la Polizia di Stato ha eseguito una seconda ordinanza cautelare emessa sempre dal GIP di Bari, su richiesta della DDA, con cui è stata applicata la custodia carceraria nei confronti di due soggetti indagati del tentato omicidio.

7 Il tentato duplice omicidio di cui tratta l ordinanza si colloca nell ambito delle dinamiche violente dei gruppi contrapposti per il controllo dello spaccio di stupefacenti (oltre che dell usura, delle estorsioni e della ricettazione) in quell area. La vicenda infatti trae origine dalle indagini seguite all omicidio di Michele Russi detto Coccione, avvenuto in S. Severo il , ucciso da due ignoti sicari nella sala da barba denominata Li Quadri, in cui furono anche ferite altre due persone. Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao ha lanciato un appello alla collaborazione: Denunciate, credete nello Stato, perché la legalità sta riconquistando il territorio. I colpi di arma da fuoco sparati contro le auto della Polizia di Stato, parcheggiate davanti a un albergo di San Severo nell estate 2017, sono stati Una sfida allo stato di incredibile sfrontatezza, come ha dichiarato il procuratore capo di Bari e della Dda Giuseppe Volpe. Una sfida a cui però lo Stato ha risposto facendo squadra, ha aggiunto il procuratore di

8 Foggia, Ludovico Vaccaro, che ha definito uno spiraglio le prime collaborazioni dei cittadini con le forze dell ordine. Decine di arresti contro la mafia pugliese, sequestri per più un milione di euro nel reggino perché in odore di ndrangheta, blitz contro i clan in provincia di Palermo. Grazie a forze dell ordine e inquirenti. Lo Stato c è, fa pulizia e non molla la presa: per i criminali tolleranza zero. così il ministro dell Interno Matteo Salvini, ha commentato le operazioni delle forze dell ordine nella mattinata. Il provvedimento cautelare ha inflitto la misura cautelare in carcere nei confronti delle seguenti persone, tutte gravate da pregiudizi: AUGENTI Leonardo, nato a San Severo 1986 BELFONTE Oreste, nato a San Severo 1985 BEVILACQUA Carmine, nato a San Severo 1988 BOZZO Carmine Antonio, nato a Lucera 1956 BRUNO Vincenzo, nato a Foggia 1985 CAPOBIANCO Giacomo, nato a Lucera 1979 CIOCIOLA Libero, detto Liberino e/o il sindaco e/o il nonno nato a San Severo (FG) 1959 COLIO Luigi Donato, detto Dino nato a San Severo 1975 DE COTIIS Daniele, detto don ciccio nato a San Severo 1979 (capo imputazione n ); DE STASIO Luciano Michele, nato a San Severo 1990 DELLI CALICI Carmine, detto Carminuccio e/o u sgumbr e/o ninja, nato a San Severo DELL OGLIO Armando, Dino, nato a Milano il 1971 D ONOFRIO Vincenzo Leonardo, nato a San Paolo di Civitate (FG) il 1975 IRMICI Pasquale, detto Lino e/o cipolla, nato a San Severo (FG) il 1978 LA PICCIRELLA Giuseppe Vincenzo, detto Pinuccio e/o il ragioniere nato a San Severo 1958 MASTROMATTEO Mario Luigi, detto il milanese nato a Milano il 1983

9 MAZZEO Raffaele, detto il ciotto nato a San Severo (FG) 1968 MINISCHETTI Giovanni, detto Gianni nato a San Severo NARDINO Franco, alias Kojac, nato a San Severo 1963 NARDINO Roberto, detto patapuff nato a San Severo il , NARDINO Vincenzo Pietro, Enzo, nato a San Severo (FG) 1987 NARDINO Matteo Nazario, nato a San Severo 1991 PISTILLO Ivano, nato a San Severo 1988 ROMANO Stefano, nato a San Severo 1989 RONCADE Lucio, nato a San Severo 1979 RUSSI Antonio, nato a San Severo 1983 RUSSI Loredana, a San Severo 1965 SARDELLA Arnaldo, detto cinese nato a San Severo 1985 TESTA Severino, detto Rino e/o il puffo e/o il mastro nato a San Severo (FG) TUMOLO Gennaro, nato a San Severo VISTOLA Giuseppe, detto fa fumo nato a San Severo il 1979 Alcuni indagati, sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni : 1. ASTUTI Vincenzo, nato a Napoli D AGRUMA Roberto, detto Tup Tup, nato a San Severo 1981 Contestualmente, con il supporto delle Squadre Mobili di Torino, Asti, Milano, Rimini, Ascoli Piceno, Fermo, Chieti, Teramo, Campobasso, Napoli e Salerno, in esecuzione del medesimo provvedimento coercitivo, sono stati tratti in arresto: BALDASSI Giacomo, nato a Castellammare di Stabia 1972 CAROLLA Francesco, nato a Santa Maria Capua Vetere 1978 CONSALVO Nicola, nato a Termoli (CB) 1974 DE CATO Giuseppe, nato a San Severo 1975 DI GENNARO Luigi, nato a Torremaggiore (FG) 1961 DI LORENZO Lorenzo, nato a San Giovanni Rotondo il 1977 D UVA Giuseppina, nata a Termoli il 1978 FORTUZI Bledar, detto Eddy, nato in Albania il 1976 FRATELLO Diego, nato a Termoli (CB) 1981 IMMOBILE Gennaro, nato a Torre Annunziata il 1953 LA PORTA Enza Valentina, nata a Torremaggiore (FG) 1995, destinataria della misura degli arresti domiciliari; LEO Giuseppe, nato a Torre Annunziata 1963 PARISI Michele Luciano, detto coccett nato a San Severo (FG)1980 SPIRITOSO Giuseppe, nato a Foggia 1956, alias Papanonno ; VOLPE Antonio, nato a San Severo 1985, destinatario della misura degli arresti domiciliari. Nel medesimo contesto operativo, è stata eseguita ulteriore ordinanza

10 di applicazione della misura cautelare in carcere emessa in data 03 c.m. dal GIP presso il Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Bari, a carico di: 1. DE FILIPPO Michele Valentino, nato a San Severo il DE FILIPPO Luigi Nazario, nato a San Severo 1993 "Toghe sporche". Altri due togati del Csm coinvolti nelle trattative segrete per controllare le procure ROMA All interno dei faldoni dell inchiesta della Procura di Perugia sul mercato delle nomine al Csm compaiono due altri nomi. Si tratta di due magistrati, consiglieri togati, della corrente Magistratura Indipendente: Corrado Cartoni, attualmente giudice presso il Tribunale di Roma, ed Antonio Lepre, pubblico ministero della Procura di Paola in Calabria. Cartoni è membro della terza commissione del Consiglio, mentre Lepre è membro della quinta commissione, cioè quella che valuta le candidature per gli incarichi direttivi e semidirettivi. Secondo l informativa del Gico della Guardia di Finanza contenente il risultato investigativo pedinamenti e le intercettazioni telefoniche, vengono documentati delle riunioni carbonare a cui hanno partecipato il pm Luca Palamara, ex presidente della Anm ed ex consigliere del Csm, attualmente indagato per corruzione e regista delle grandi operazioni che volevano determinare la geografia negli uffici giudiziari chiave del Paese, e sopratutto i suoi interlocutori nel Palazzo : a partire dal parlamentare del Pd, Cosimo Ferri, magistrato ex sottosegretario alla giustizia e dominus della corrente di Magistratura Indipendente della quale è stato segretario), e l ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Matteo Renzi,

11 successivamente ministro Luca Lotti. Incontri avvenuti nel mese di maggio appena terminato, in almeno tre occasioni. Secondo quanto riferiscono fonti investigative qualificate, le intercettazioni dei finanzieri del Gico fotografano infatti i magistrati Cartoni, Lepre e Palamara, con i parlamentari Ferri e Lotti beccati a discutere del dopo Pignatone, cioè della nomina del suo successore alla guida della procura di Roma, che sembra essere diventata un ossessione per Lotti, conseguenziale probabilmente al suo coinvolgimento nell inchiesta Consip, condotta dal pool dei reati contro la pubblica amministrazione guidata da Paolo Ielo che pochi mesi insieme al pm Mario Palazzi avevano chiesto per lui il rinvio a giudizio e negli incontri delle ultime settimane Lotti avrebbe sostenuto la necessità di un cambio di rotta, patrocinando la candidatura del procuratore aggiunto di Firenze Marcello Viola, invece di quello di Palermo Francesco lo Voi, considerato troppo vicino alla gestione Pignatone.

12 Un inchiesta che Lotti ritiene una macchinazione in suo danno. Infatti non a caso l ex ministro Pd braccio destro da sempre di Matteo Renzi è da tempo alla ricerca di di un editore che gli pubblichi un suo libro sulla vicenda Consip. Il tenore ed i modi di questa cricca della malagiustizia, le loro parole intercettate non devono essere molto istituzionali al punto da costringere la Procura di Perugia, a trasmettere a Palazzo dei Marescialli gli atti relativi a questo passaggio dell inchiesta perché il Consiglio valuti gli aspetti disciplinari del comportamento di Cartoni e Lepre, con riserva di eventuali future valutazioni penali. Nei prossimi giorni, dopo l autosospensione da consigliere comunicata ieri al Csm dall indagato Luigi Spina magistrato di Magistratura Indipendente, che viene indicato nelle indagini della Procura di Perugia come il sodale che assieme a Palamara tramava per la rovina di Paolo Ielo, procuratore aggiunto di Roma ritenuto uomo di Pignatone, la corrente di Mi e il Consiglio Superiore della Magistratura potrebbero perdere altri due consiglieri. Un inchiesta che si è rivelata un vero e proprio ciclone inarrestabile. Un ciclone giudiziario che ha origine della squallida vicenda professionale e non solo del pm Luca Palamara, sembra ormai non potersi più fermare, coinvolgendo persino anche gli uffici della Direzione Nazionale Antimafia, dove è bene ricordare, l ex procuratore capo Roberti è stato appena eletto parlamentare europee nelle liste

13 del Pd. Sono arrivate arrivate alla D.N.A. le telefonate intercettate dell ex Presidente dell Anm Palamara, che cercava di coinvolgere Cesare Sirignano magistrato antimafia di via Giulia per decidere il nome del futuro capo della Procura di Perugia (fino a ieri diretta da Luigi De Ficchy, da oggi in pensione), una sede fondamentale per i suoi destini personali ed in generale strategica nei rapporti di forza interni alla magistratura in quanto procura competente sui reati commessi dai magistrati di Roma. Il 7 maggio scorso Palamara incontra il magistrato Sirignano e gli dice che Fava vuole andare a Perugia, riferendosi all esposto che il pm romano Stefano Rocco Fava ha deciso di presentare accusando Pignatone e Ielo di presunte scorrettezze nella gestione delle inchieste. Paolo Ielo La Guardia di Finanza delegata alle indagini ha comprovato una vera e propria attività di dossieraggio svolta contro il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo e ha indicato il commercialista Andrea De Giorgio tra i più attivi nella raccolta delle informazioni, motivo per cui mercoledì scorso è stata effettuata una perquisizione nei suoi confronti. De Giorgio è un consulente della Procura di Roma, il quale gli scorsi 25 marzo e l 11 aprile contattava Palamara e lo informa di aver acquisito informazioni sul fratello di Ielo che potrebbero danneggiare quest ultimo. Palamara ne parla con Spina, il 16 maggio ed insieme concordano delle nuove mosse contro Ielo. Spina manifesta assoluta sicurezza sull esito ed anticipa di quanto accadrà al Csm: C avrai la rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo e sarà lui a doversi difendere a Perugia, perché noi Fava lo chiamiamo.

14 Il captatore trojan inserito da remoto dagli investigatori del Gico della Guardia di Finanza nello smartphone di Palamara ha consentito agli inquirenti umbri di poter ascoltare e registrare il frenetico impegno del magistrato romano e della sua corrente Unicost nel cercare di raggiungere compromessi ed accordi con le altre componenti della magistratura che, si scopre ora, hanno riguardato, nella passata consiliatura (cioè quella nella quale il pm Palamara è stato consigliere) e in quella presente il destino di quattro uffici giudiziari del Mezzogiorno aventi un peso politico per il tipo di procedimenti ed inchieste che gestiscono. A partire dalla Procura di Gela dove come raccontato ieri da Repubblica gli amici di Palamara, gli avvocati Amara e Calafiore, hanno cercato di imporre ala guida il pm Giancarlo Longo precedentemente in servizio presso la Procura di di Siracusa, il quale successivamente è stato arrestato per corruzione, ed ha lasciato la magistratura. O la Procura di Trani, dove Antonio Di Maio venne incredibilmente preferito a Renato Nitti, un capace ed eccellente magistrato della Direzione distrettuale Antimafia di Bari. Nonostante il Consiglio di Stato, aveva bloccato nell ottobre del 2018, la nomina di Di Maio invitando il Csm a riconsiderare quella di Nitti, l attuale composizione del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, nel febbraio 2019, ha riconfermato la precedente nomina di Di Maio.

15 Pietro Argentino Per finire alla Procura di Matera, dove nel luglio del 2017, il Csm aveva indicato e nominato Pietro Argentino come Procuratore capo, nonostante lo stesso magistrato fosse stato indicato dal Tribunale di Potenza come testimone falso e reticente nel processo penale che aveva mandato in carte il pm Matteo Di Giorgio che sta scontando una condanna a 8 anni di carcere proprio a Matera. Alfredo Robledo che da cinque anni non più in magistratura, dopo essere stato procuratore aggiunto presso la Procura di Milano, Robledo nel 2014 da aggiunto, aveva il coordinamento del pool di magistrati della procura milanese che si occupava dei reati nella pubblica amministrazione, ma gli venne contestato dei rapporti non ortodossi cn l avvocato Domenico Aiello, ritirate le deleghe ed in seguito trasferito a Torino, a suo dire proprio per volontà di Palamara. E lui che ha scritto il provvedimento cautelare con cui sono stato trasferito a Torino, ed è lui, ancora lui a a comporre la sentenza con cui quel trasloco diventa definitivo. Sentenza contro la quale Robledo si è rivolto alla Corte Europea (CEDU) a Strasburgo presentando un ricorso, che è stato ritenuto ammissibile.

16 Palamara con una lettera inviata al presidente dell Anm, Pasquale Grasso ha spiegato i motivi della sua decisione di dimettersi dall ANM: Sono certo di chiarire i fatti che mi vengono contestati scrive Palamara (a lato nella foto) il mio intendimento ora è quello recuperare la dignità e l onore e di concentrarmi esclusivamente sulla difesa nel processo di fronte a tali infamanti accuse. Per tali ragioni mi assumo la responsabilità di auto sospendermi dal mio ruolo di associato con effetto immediato. Sono però sicuro conclude conclude il pm di Roma, che ha guidato l Anm dal 2007 al 2012 che il tempo è galantuomo e riuscirà a ristabilire il reale accadimento dei fatti. E proprio l Anm questa mattina ha chiesto gli atti dell inchiesta alla Procura di Perugia. L azione dei magistrati italiani, sottolinea l Anm, deve ispirarsi quotidianamente a principi di correttezza, trasparenza, impermeabilità ambientale, assoluta distanza e terzietà dagli interessi economici e personali. Ogni comportamento che si discosta da tali principi compromette e lede l immagine dell intera magistratura. Immagine che l Anm intende tutelare: chiederemo alla Procura di Perugia gli atti ostensibili per poter avere una diretta conoscenza dei fatti e consentire una preliminare istruzione dei probiviri sulle condotte di tutti i colleghi, iscritti alla Anm, che risultassero in essi coinvolti. È un atto che riteniamo necessario per salvaguardare il lavoro, l etica e l impegno che ogni magistrato conclude la nota dell Anm testimonia ogni giorno col suo lavoro. Intanto è stato convocato per mercoledì 5 giugno il Comitato Direttivo Centrale dell Anm per prendere alcuni provvedimenti dopo un analisi di quanto accaduto negli ultimi giorni. In una nota, i consiglieri del Csm Corrado Cartoni e Antonio Lepre, di Magistratura indipendente,che avrebbero partecipato a incontri con esponenti politici per discutere della nomina del Procuratore di Roma, si difendono: Il nostro comportamento è sempre stato improntato alla massima correttezza. Non siamo mai stati condizionati da nessuno. Marcello Viola è il miglior candidato alla procura di Roma e solo ed esclusivamente per questo lo sosteniamo.

17 La corrente della magistratura Unicost, Unità per la Costituzione, alla quale appartiene il pm Palamara, ha reso noto che se al termine dell inchiesta di Perugia dovesse aver luogo un processo, si ritiene parte lesa, sicchè sin da oggi ci riserviamo, in caso di successivo processo, la costituzione di parte civile a tutela dell immagine del gruppo, gravemente lesa. Lo dichiara il presidente Mariano Sciacca, ex componente del CSM Più leggiamo gli articoli e ancor più ci convinciamo del danno, forse ancora non compiutamente calcolabile, che la vicenda all attenzione della magistratura perugina porterà alla magistratura italiana, aggiunge Unicost nella nota firmata oltre che dal presidente Sciacca dal segretario Enrico Infante. Al di là delle polemiche e delle strumentalizzazioni, Unità per la Costituzione, ma ancor prima ciascuno dei suoi associati, non possono accettare la perdita di credibilità davanti ai colleghi e ai cittadini. E questa non è vuota retorica, ma sostanza, affermano ancora i vertici della corrente di magistrati, assicurando che tutto il gruppo è pronto ad assumere la propria responsabilità politica senza sconto alcuno. E conclude: Chiediamo ai colleghi Spina e Palamara, iscritti a Unità di Costituzione ai quali auguriamo di potere chiarire tutto tempestivamente di assumersi le rispettive responsabilità politiche, adottando le decisioni necessarie delle dimissioni dall istituzione consiliare e dalla corrente. Poco dopo il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura ha reso noto le dimissioni di Spina, di Unicost, da membro togato, ed annunciato un plenum straordinario convocato per martedì 4 giugno, alle ore

18 Da noi contattato un importante magistrato, già componente del Csm, a Palazzo dei Marescialli, ci ha dichiarato: Stiamo attenti a colpevolizzare un intera categoria, che ha il diritto di essere difesa dalle mele marce. Se questa inchiesta è venuta alla luce è proprio grazie alla indipendenza e determinazione di alcuni magistrati. Anche se bisogna ricordare che a Perugia da oggi il procuratore capo è in pensione, ed è proprio per quella poltrona, cioè di capo della procura che indaga sulle vicende oggetto dell inchiesta giudiziaria in corso, che si è scatenata questa inchiesta sulle toghe sporche. Mafia. 32 arresti nei clan Diomede e Capriati per traffico di droga a Bari BARI Un operazione della Compagnia di Modugno dei Carabinieri, supportata dai reparti speciali Cacciatori di Puglia, dal Nucleo Cinofili di Modugno ed un elicottero del 6 Elinucleo CC di Bari, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia ha mandato in carcere 26 persone 6 ai domiciliari, tutti appartenenti ai clan baresi Capriati e Diomede, dopo aver messo in salvo cinque ragazzini minorenni che venivano utilizzati come spacciatori. I clan non avevano alcuno scrupolo a far spacciare droga neanche sui gradini di una scuola elementare di Modugno.

19 Al vertice dell associazione a delinquere Lorenzo Siciliani, arrestato nel giugno dello scorso anno nell' operazione Pandora, affiancato da Valentino Martino, Domenico Moretti e Giuseppe Pastore, come hanno spiegato il procuratore capo della repubblica di Bari Giuseppe Volpe ed il procuratore aggiunto Francesco Giannella L inchiesta è nata a seguito di una sparatoria avvenuta lo scorso 4 dicembre 2014, in cui vennero esplosi molteplici colpi di arma da fuoco contro la casa di un pregiudicato barese che si trovava agli arresti domiciliari. Grazie alle dichiarazioni della vittima designata, gli investigatori hanno trovato i primi riscontri, avvalorati da un attività investigativa tradizionale, effettuata mediante pedinamenti, supportate da evolute intercettazioni telefoniche e ambientali, mediante anche diverse telecamere piazzate a Modugno.

20 Le indagini sono partite nel 2016 ed hanno già consentito l arresto in flagranza di reato di 12 persone, con il sequestro complessivo di g.700 di hashish, 1 kg. di marijuana, 100 grammi di cocaina, 2 pistole, 2 mitragliette e 79 cartucce di diverso calibro. La cittadina confinante alla zona industriale di Bari era diventata il baricentro di un sodalizio che contemporaneamente faceva riferimento ai gruppi criminali baresi Capriati e Diomede dai quali gli arrestati, acquistavano cocaina, hashish e marijuana, da rivendere con una media di cinquanta dosi al giorno. Un ruolo di primo piano era ricoperto nell organizzazione da quattro donne: Grazia Bellomo (moglie di Massimo Ricupero), Angela De Meo (moglie di Fabio Ferrarese), Beatrice Fanelli (sposata con Valentino Martino), Katia Franco (moglie di Massimo Cirillo) che si occupavano non solo di spacciare la droga ma anche di custodirla e tenere i contatti con i detenuti, come ha raccontato il pm Renato Nitti, titolare del fascicolo d indagini. Gli arresti sono stati disposti dal Gip dr. Francesco Mattiace del Tribunale di Bari, mentre nove ragazzini di età compresa tra i due e gli undici anni sono stati tolti ai genitori, in quanto arrestati sia il padre che la madre, ed affidati ad altri familiari, in alcuni nonni o zii. Lo spaccio di stupefacenti era diventato un lavoro a tempo pieno per le quattro famiglie, per il quale entrambi i coniugi si dedicavano nonostante la presenza di bambini, in alcuni casi molto piccoli. Per questo motivo è stata applicata rigorosamente la norma che prevede l affidamento ad altre persone e quindi i ragazzini sono finiti tutti a casa di parenti. Dei cinque minori coinvolti nell attività di spaccio, invece, quattro sono diventati nel frattempo maggiorenni e

21 quindi sono stati destinatari delle misure cautelari mentre la posizione di un minorenne e attualmente al vaglio della procura dei minori. La DIA di Bari confisca beni per 6 milioni di euro ad un pluripregiudicato foggiano ROMA La Direzione Investigativa Antimafia di Bari ha confiscato beni e disponibilità finanziarie, per 6 milioni di euro, nei confronti di Gerio Ciaffa pluripregiudicato foggiano residente in Ordona (FG), già coinvolto nell ambito dell operazione Black Land. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Foggia Seconda Sezione Penale Ufficio Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore Aggiunto di Bari, dott. Roberto Rossi ed i Sostituti Procuratori, Dott. Renato Nitti e Dott. Giuseppe Gatti, della Procura della Repubblica di Bari, a seguito di complesse investigazioni patrimoniali svolte dalla DIA. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Foggia, Seconda Sezione Penale Ufficio Misure di Prevenzione, su proposta della Procura della Repubblica di Bari, a seguito di complesse investigazioni patrimoniali svolte dalla Dia su un traffico di oltre 300mila tonnellate di rifiuti tossici dalla Campania. La confisca odierna è relativa al precedente sequestro dell ottobre 2016 di beni del valore di oltre 5,4 milioni di euro eseguito dalla Dia di Bari, nei confronti del pregiudicato foggiano Gerio Ciaffa, coinvolto e già condannato in appello a tre anni, nove

22 mesi e dieci giorni di reclusione nell operazione Black land a seguito di investigazioni patrimoniali, svolte dal Centro Operativo DIA di Bari, che hanno consentito di acclarare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati da lui e dal suo nucleo familiare, ai limiti della normale sopravvivenza, rispetto agli ingenti investimenti effettuati nel periodo oggetto di accertamento, risultati essere frutto di proventi illeciti. La confisca ha riguardato, nello specifico: la Edil C. s.r.l., con sede in Ordona (FG), contrada Cavallerizza snc, esercente l attività di trattamento e smaltimento rifiuti; la P.L. trasporti s.r.l., con sede in Ordona (FG),contrada Cacciaguerra snc, esercente l attività di trasporto merci su strada; la Ciaffa Bioagri società semplice agricola, con sede in Ordona (FG), proprietaria di enormi appezzamenti di terreno coltivati principalmente ad ortaggi e cereali; 79 appezzamenti di terreno ubicati in Ordona (FG), Orta Nova (FG) e Cerignola (FG), per un totale di circa 179 ettari, di proprietà della Ciaffa Bioagri società semplice agricola ; 3 fabbricati rurali della Ciaffa Bioagri società semplice agricola, ubicati nell agro di Ordona (FG); 2 immobili in Castelluccio dei Sauri (FG); 61 mezzi, la maggior parte dei quali escavatori, pale meccaniche, mezzi agricoli e camion; disponibilità finanziarie, consistenti in conti correnti, libretti di deposito e polizze assicurative. Nell ambito della precedente inchiesta penale sul traffico di rifiuti nei territori di Orta Nova e Ordona erano già stati sottoposti a sequestro preventivo per equivalente beni del valore di oltre 20 milioni di euro. La Dia coordinata dall ufficio misure di prevenzione della Direzione Distrettuale Antimafia barese in altre due diverse operazioni avevano eseguite altrettante confische di beni per oltre 200mila euro nei confronti dei pregiudicati Arcangelo Brandonisio elemento di vertice della criminalità organizzata cerignolana (già condannato alla pena della reclusione di otto anni) e Luigi Nardino (di San Severo) pregiudicato per aver reati in violazioni delle direttive comunitarie relative ai rifiuti, coinvolti in due distinti procedimenti per traffico di droga. Il Tribunale di Foggia Seconda Sezione Penale Ufficio Misure di Prevenzione, ha disposto, inoltre, nei confronti del Ciaffa la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza per 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di Ordona (FG).

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