RADIO MARIA MARTEDÍ 10 MARZO Mettere ordine nella propria vita secondo Sant Ignazio di Loyola 5 - A SERVIZIO DI DIO SOLO
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- Giada Marchi
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1 RADIO MARIA MARTEDÍ 10 MARZO 2015 Mettere ordine nella propria vita secondo Sant Ignazio di Loyola 5 - A SERVIZIO DI DIO SOLO Gloria e onore a Te, Signore Gesù Fa o Signore che tutti i miei pensieri, le mie azioni, le mie parole siano unicamente rivolte al Tuo servizio e alla Tua lode. Nella prima pagina degli Esercizi Spirituali troviamo il Principio e fondamento. Sant Ignazio lo chiama così perché bisogna cominciare da Dio: Creatore, Signore, fine dell uomo. Lo chiama anche fondamento perché tutto quello che si costruisce ha qui la sua radice, cercando anzitutto e solo la volontà di Dio per la salvezza dell anima. [23] Principio e fondamento. L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, in questo modo, la propria anima. Le altre cose sulla faccia della terra sono create per l'uomo perché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. Da qui segue che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano a conseguire il fine per cui è stato creato e deve liberarsene tanto quanto glielo impediscano. Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà, più l'onore che il disonore, più la vita lunga che quella breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo solo ciò che più ci porta al fine per cui siamo stati creati. - L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, in questo modo, la propria anima. L uomo è creato. L iniziativa della creazione è di Dio e noi siamo stati creati. Tutto abbiamo ricevuto, tutto è dono, non c è nulla di nostro. Noi siamo dei doni viventi davanti a Colui che ci ha amati da sempre e per sempre, perciò la nostra vocazione primordiale è quella di lodare il Signore, ringraziarlo, renderci conto del bene che ci vuole, dell immensità di amore nel quale noi siamo immersi. Lodare e riverire, quindi avere il senso della grandezza, della bellezza di quanto ci sta succedendo; e 1
2 sant Ignazio aggiunge: servire Dio nostro Signore. Il servizio scaturisce dalla lode. Come servire? Dire grazie a Dio con le opere. La lode richiede che noi diciamo grazie, ma come dire grazie al di là delle parole? Ecco, il servizio. Non si intende però un servire da schiavi. Molti vivono la fede come una serie di precetti, come una serie di cose da fare, di obblighi, di schiavitù, un servire per forza, per paura, per imposizione, per necessità. Questo non è certamente cristiano, non è reale, ed evidentemente non è il servizio che Dio desidera da noi, Dio che è Padre e ama i suoi figli. Noi sentiamo il bisogno di servire perché sentiamo il bisogno di dire grazie con i fatti e lo facciamo liberamente, gratuitamente, dando volentieri tutto noi stessi. Per fare questo, per dire grazie abbiamo a disposizione tutte le cose che Dio ha creato e ha messo sulla faccia della terra per ciascuno di noi, per me, esse sono dei mezzi attraverso i quali io posso dire grazie con i fatti. Il fine è quello di dire grazie, di servire nell amore, ma i mezzi sono tanti. Allora io cosa devo fare? Di tutti questi mezzi messimi a disposizione prendo quelli che mi servono, che mi aiutano a raggiungere il fine che è quello di ringraziare il Signore. D altra parte molte altre cose non sono utili, anzi sono degli ingombri e devo essere capace di sbarazzarmi di ciò che mi lega, mi ostacola, mi frena, mi impedisce di realizzare la lode. - Le altre cose sulla faccia della terra sono create per l'uomo perché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. Se le cose create mi aiutano per il raggiungimento del fine per cui sono stato creato, io devo usarle bene. Naturalmente devo essere anche capace di sbarazzarmi di tutto ciò che al contrario mi crea impedimento. - Da qui segue che l'uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano a conseguire il fine per cui è stato creato e deve liberarsene tanto quanto glielo impediscano. É una logica che perseguono tutti, anche quelli che hanno altri scopi nella vita. Sfruttano, usano tutto quello che gli serve per arrivare allo scopo. - Per questa ragione, è necessario renderci indifferenti da tutte le cose create. Renderci indifferenti. Come già detto in precedenza, è una parola un po ambigua. Non si tratta dell indifferenza di chi non ha nessuna sensazione, nessuna voglia, e non si tratta nemmeno di quel brutto atteggiamento che abbiamo a volte quando di fronte 2
3 alle necessità degli altri restiamo freddi, distaccati, estranei. Renderci indifferenti a tutte le cose create secondo sant Ignazio significa essere liberi nell affetto. Noi purtroppo molto spesso ci attacchiamo affettivamente alle cose e non siamo sempre così liberi. Spesso e volentieri il criterio che applichiamo nelle scelte è il: mi piace o il non mi piace ; mi costa o il non mi costa ; mentre il criterio giusto sarebbe: mi aiuta o non mi aiuta ad amare e servire. Siamo un po troppo abituati ad andare per vetrine e vedere quello che ci piace, a desiderare quello che ci piacerebbe possedere. Si procede attraverso attrattive, desideri, ma il criterio umano non è quello di scegliere solo ed esclusivamente col mi piace. Certamente le cose devono essere belle, anche le nostre amicizie sono determinate da una certa soddisfazione, ma se le mie scelte si basano solamente sul piacere non sono giuste. Ciò che scelgo mi aiuta ad amare e servire? Quella amicizia mi aiuta ad essere migliore? Quell amico, quell amica, mi accompagnano sulla strada che va verso il bene, oppure no? Da qui sant Ignazio fa degli esempi molto forti. - In modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà, più l'onore che il disonore, più la vita lunga che quella breve, e così per tutto il resto. Come abbiamo visto la volta precedente la salute e la malattia sono cose create. Chi ha detto che la ricchezza è meglio della povertà o viceversa? Sono cose da scegliere perché sono a disposizione per noi. Quanti disastri familiari avvengono per difendere il proprio onore, sembra che questa cosa ci tocchi più nel profondo e si finisce per difendere delle cose, mentre ciò che dobbiamo difendere è soltanto la nostra innocenza e il nostro desiderio di incontrare Dio. Addirittura il non desiderare di più una vita lunga che una vita breve e così in tutto il resto. Se in me c è tanta affetto sincero e profondo verso il mio Creatore e Signore cosa faccio? Desidero e scelgo solo ciò che più mi porta al fine per il quale sono stato creato. Scelgo solo ciò che più Pensate all impulso che danno queste due parole alla nostra vita cristiana, non seguono più la logica della mente, del voglio arrivare allo scopo, ma seguono la logica dell amore. 3
4 Le persone innamorate non ragionano soltanto, ma lasciano che il loro cuore detti loro una generosità incredibile. Non mi accontento, voglio di più, voglio rendere felice l altra persona sempre di più, infatti non mi basta mai e scelgo solo quello che mi serve per renderla più felice, rinunciando quindi a tante altre cose belle, ma sono solo belle, non sono le migliori. Io scelgo le migliori. Questa non è abnegazione, questo è semplicemente il risultato di un amore vero. Ho come esempio una pagina del diario spirituale di Padre Pierino Ghi, in cui racconta un episodio di quando lui era in seminario ad Alba ed aveva sentito che il Signore lo chiamava nella Compagnia di Gesù. In accordo con il suo Padre spirituale, diede il saluto ai suoi amici e dietro consiglio del direttore del seminario scrisse una lettera a tutti: «Nessuno mi rispose. Nei giorni che mi rimanevano per partire ed entrare in noviziato, misi i miei libri in un baule e con molta riservatezza, senza quasi salutare nessuno, andai a Cuneo in treno, da solo». Notiamo già un momento di solitudine, in cui però c era Dio. «Il pomeriggio del 4 ottobre 1941, quando partii, mi inginocchiai davanti a mio padre e gli domandai la benedizione: Papà, dammi la tua benedizione. Lui mi guardò, posò la sua mano tremante e callosa sul mio capo e disse: Stai sempre contento Pierino!, così mi benedisse. Partendo, la mamma non ebbe il coraggio di salutarmi, ma mi seguì con lo sguardo dalla finestra della cucina. Grazie papà e mamma». Questa è un anima innamorata del Signore che ha il coraggio di lasciare il papà e la mamma, queste due persone così buone, per andare nel luogo in cui si viene destinati. Padre Pierino è rimasto quasi sempre a Cuneo, ma non per questo è rimasto lontano dalle persone, ha girato molto il mondo dando Esercizi Spirituali in Africa e in Asia. Dio solo! Questa pagina degli Esercizi Spirituali su cui ci siamo soffermati (ES 23) in cui si parla dei mezzi e del fine e si parla della libertà del cuore che si chiama indifferenza è fondamentale per essere veramente cristiani per essere liberi ed andare in qualunque posto. Il nostro Dio vuole essere amato in modo assoluto: «Amare Dio solo». Un espressione così fa un po paura. Ma se ci pensiamo siamo al sicuro perché siamo già amati in modo assoluto da Lui. Il Signore ha deciso di amarci totalmente e non ha risparmiato niente per noi. Ora, la risposta giusta è quella di amarlo totalmente e amare Lui solo. Sembra quasi che Dio sia geloso, ma il grande segreto per riuscire 4
5 ad amare tutti è quello di amare Lui totalmente. L amore per Dio non può stare in mezzo a tanti altri amori. Sant Ignazio in tutti i suoi scritti, Esercizi Spirituali, Costituzioni, lettere, non ha mai detto che bisogna servire gli uomini, ha sempre detto che bisogna servire Dio amando gli uomini, facendo del bene agli altri. Ma il bersaglio, il fine, lo scopo di tutto è servire Dio, amarlo in modo assoluto. Dentro l amore di Dio ci stanno tutti gli altri amori. Quando l amore di due sposi è concepito sotto lo sguardo di Dio, già questo è il loro modo per amare Dio. Dentro l amore per Dio c è il loro amore e scoprono con gioia che quel loro amore diventa molto più grande, molto più bello, non semplicemente un amore umano, è l amore di Dio che si esprime concretamente nell amore di loro due. La stessa cosa si propone quando amiamo gli amici, la famiglia, le persone che ci vogliono bene. È una realtà vera questa, da gustare profondamente: amare Dio solo. Quando ero universitario insieme ad alcuni miei compagni ci recavamo a far giocare ed insegnare un po di catechismo ai figli di alcune famiglie disagiate e alloggiate in una grande caserma nei pressi di Torino. Le bambine erano seguite da suor Edoarda e altre volontarie. Suor Edoarda era proprio una suora da combattimento, non aveva paura di niente e questo suo stile mi aveva colpito moltissimo. Quando aveva saputo la mia intenzione di diventare gesuita, mi scrisse un piccolo biglietto, nel quale diceva che mi avrebbe adottato come figlio spirituale e avrebbe pregato per me sempre. In cima al biglietto notai tra virgolette una scritta: Dio solo!. Io quel Dio solo in suor Edoarda l ho vissuto in pieno, una donna tutta di Dio, amava Dio solo, quindi amava gli altri, tutti, soprattutto i poveri. Noi amiamo Dio e viviamo il cristianesimo un po come fanno i dilettanti: ogni tanto. Dobbiamo chiedere al Signore la grazia di diventare dei professionisti, amare Dio totalmente in ogni momento, allora tutte le persone entrano nel nostro cuore, diventiamo capaci di dare tutto il nostro essere, perché lo abbiamo già donato a Dio. Bisogna recuperare questo: Dio solo!. Il Cardinal Martini nella sua lettera ai milanesi Attirerò tutti a me parlava dell Eucaristia. Eucaristia significa ringraziamento. Se noi smettiamo di respirare moriamo, se noi come cristiani smettiamo di ringraziare moriamo. L Eucaristia è il respiro dell anima, vivere eucaristicamente vuol dire vivere 24 ore al giorno con il 5
6 cuore sempre pieno di gratitudine che si esprime poi nel servizio verso il Signore. Ci sono persone che respirano, cioè ringraziano come dei dilettanti, ovvero non sempre, soltanto di rado. Questo toglie significato all Eucaristia, infatti se questa si riduce alla Messa domenicale, non è certamente tutto, non è nemmeno al centro della vita, è soltanto una delle tante cose. Chiediamo allora al Signore questa grazia: Signore fammi diventare professionista nel ringraziarti con il servizio e l amore verso i miei fratelli. Questa capacità va chiesta al Signore e possiamo anche chiedere quell inquietudine, cioè quel non accontentarsi mai, quella sensazione di non fare mai abbastanza in questo campo. Io suggerisco molte volte proprio l esercizio del ringraziare, ringraziare per quelle piccolissime cose che succedono attorno a me: mi sveglio accorgendomi che sono ancora in tempo per andare a scuola: «Grazie Signore!», «Grazie della colazione» non finiremmo mai di trovare motivi per dire grazie al Signore e non solo nelle cose belle, ma in tutto. Tutto è dono, anche le prove, anche le umiliazioni, anche le cose che potevano non succedere, tutto è motivo di dire: «Signore tutto è Tuo, tutto è grazia, come posso ringraziare, come posso servire Te negli altri?». Chi è adagiato o in questo campo crede di essere arrivato è già fuori strada. Quando una persona dice: «io ho già fatto abbastanza» oppure «io non sono come gli altri» è già precipitato nell abisso dell indifferenza cattiva, del gli altri si arrangino, perché non gli importa più del bene ricevuto. Nell episodio del Vangelo di Matteo (Mt 18,21-35) un servo aveva ricevuto un condono del debito di diecimila talenti perché aveva supplicato il padrone che ne era rimasto commosso. Il servo, appena ricevuto questo enorme favore, esce e trova a sua volta un amico, anch esso debitore di molto meno nei suoi confronti, ma come reazione lo minaccia e lo fa mettere in galera. Facciamo così anche noi? Ci dimentichiamo di tutto l amore che abbiamo ricevuto, soprattutto di quell amore che si chiama perdono, e quanti perdoni abbiamo ricevuto da Dio? Pensiamo a quante volte ci siamo confessati nella vita, ogni volta è stato un perdono fino in fondo da parte di un Dio che per poter dire: «Ti assolvo», ha dato la vita per noi. Capiamo quanto è grande la nostra dimenticanza, la nostra distrazione? Quindi attenzione a dire: «io sono a posto», nessuno è mai a posto. 6
7 Nell Antico Testamento, durante le peregrinazioni del popolo d Israele, l arca di Dio, veniva posta sotto una tenda da dove Dio parlava a Mosè. Dio stesso era un nomade, anche quando il popolo era giunto nella Terra Promessa e tutti avevano la loro casa; Dio stava sotto una tenda, tant è vero che il Re Davide sentì il bisogno di costruirgli un Tempio, ma Dio non lo volle, quasi ad indicarci che noi abbiamo bisogno di camminare e non di star fermi. Lo stesso Papa Francesco dice che i cristiani non devono essere da sofà, Dio non è da sofà, non si accontenta mai, va sempre avanti. Chiediamo fortemente nella preghiera, tutti insieme, gli uni per gli altri, che il Signore ci faccia diventare professionisti nell inquietudine di chi vuole sempre di più servire e amare con tutto il cuore. Come i bambini apprendono guardando la loro mamma, anche noi abbiamo bisogno di imparare. Apriamo gli occhi e mettiamoli su Maria, è Lei che ci insegna ad essere professionisti nel servizio. Leggiamo insieme il Vangelo dell Annunciazione (Lc 1,26-56). - L'Annunciazione - Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di Te, su Te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi, anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. - La Visitazione - In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta 7
8 ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». - Il Magnificat - Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». Soltanto la Madonna poteva raccontare queste cose, e per fortuna sono arrivate fino a noi. Maria ci insegna cosa significa amare Dio solo e servire Lui solo. Guardiamo Maria prima della visita dell Angelo: una vita semplice, umile, una ragazza capace di dare attenzione agli altri, bene educata dai genitori Sant Anna e San Gioacchino. Nel Suo Cuore, mossa dallo Spirito, ha concepito un progetto un po strano per il popolo di Israele nel quale la discendenza era molto importante, quello di rimanere vergine e dare tutta la sua vita, la sua anima a Dio solo. Non 8
9 era consueta una cosa del genere. Perché ha fatto questo? Forse non lo sa neanche Lei, ma ha intuito che se amava Dio solo sarebbe stata capace di amare tutti. Questa per me è la definizione di castità. A volte pensiamo alla castità come al non sposarsi, al non avere dei figli, sembra una rinuncia. La castità invece è essere capaci di amare tutti, come se ognuno fosse l unica persona al mondo. La castità ci apre ad amare il mondo a 360 gradi e la verginità nella Chiesa ha proprio questo scopo. Maria, quando l Angelo le parla da parte di Dio: «Il Signore è con te, sei piena di grazia» si sente lusingata, ma non rimane nella superficialità di un complimento, capisce che c è qualcosa di grande e desidera spiegazioni, nonostante sia turbata. La spiegazione viene dal Cielo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e l Altissimo ti coprirà con la sua ombra, opera di Dio, è Dio che ti sta amando perché tu possa amare tutti». É opera di Dio e tutto questo provoca in Maria una gratitudine così grande, così forte, che alla fine non può dire altro che: «Eccomi, sono a servizio del Signore, avvenga di me quello che Lui ha detto». Sente subito il bisogno di tradurre il «grazie» in servizio. Consiglio di meditare a lungo anche il secondo episodio della Visitazione, quando Maria sente il bisogno di correre a servire concretamente la cugina Elisabetta che, anch essa benedetta dal Signore, sta aspettando un bambino. Un incontro bellissimo, un esplosione di gioia. Due donne, entrambe toccate dalla grazia di Dio, che si raccontano con l entusiasmo di un cuore pieno di luce la loro gioia. «L anima mia Magnifica il Signore» dice la Madonna e aggiunge una spiegazione che deve essere considerata da noi: «perché ha guardato l umiltà della sua serva». L umiltà vuol dire: «Io sono niente, ho ricevuto tutto e di questo sono contentissima perché è tutto un dono». Questa è la vera povertà, la povertà del cuore. Di cosa ho bisogno io quando ho ricevuto tutto da Dio? Sono io che devo in qualche modo arricchire gli altri della gioia che il Signore mi ha messo nel cuore. L «eccomi» di Maria diventa obbedienza, ma un obbedienza gioiosa, perché è un dire grazie con la vita. Signore insegnaci la riconoscenza, dilata il nostro cuore alla lode e fa che la nostra vita diventi tutta un servizio. 9
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