RAPPORTO AMBIENTALE PARTE PRIMA

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1 RAPPORTO AMBIENTALE PARTE PRIMA

2 Rapporto Ambientale PARTE PRIMA Generalità e Stato dell Ambiente 1

3 SOMMARIO 1.1 GENERALITÀ INTRODUZIONE AL RAPPORTO AMBIENTALE DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO PROCESSO DI PARTECIPAZIONE CONCERTAZIONE CONTESTUALIZZAZIONE E PECULIARITA DEL TERRITORIO VICENTINO CONTENUTI DEL RAPPORTO AMBIENTALE INDICAZIONI FORNITE DALLA COMMISSIONE VAS RAPPORTO CON ALTRI PIANI O PROGRAMMI SCELTA DEGLI INDICATORI DEFINIZIONE DI INDICATORE CRITERI DI SCELTA DESCRIZIONE DELLO STATO DELL AMBIENTE FONTE DEI DATI ARIA QUALITÀ DELL ARIA ED EMISSIONI FATTORI CLIMATICI LE PRECIPITAZIONI TEMPERATURA RADIAZIONE SOLARE VENTO ACQUA ACQUE SOTTERRANEE ACQUE SUPERFICIALI ACQUEDOTTI E FOGNATURE SUOLO E SOTTOSUOLO INQUADRAMENTO LITOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E GEOPEDOLOGICO USO DEL SUOLO ATTIVITÀ DI CAVA DISCARICHE SIGNIFICATIVITÀ GEOLOGICO-AMBIENTALI FATTORI DI RISCHIO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO SITI CONTAMINATI AGENTI FISICI RADIAZIONI NON IONIZZANTI RADIAZIONI IONIZZANTI RUMORE INQUINAMENTO LUMINOSO FLORA, FAUNA, BIODIVERSITÀ FLORA E VEGETAZIONE LE AREE SIC E ZPS PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO, ARCHEOLOGICO E PAESAGGISTICO IL PATRIMONIO RURALE LA POPOLAZIONE CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE ED ANAGRAFICHE ISTRUZIONE SALUTE E SANITÀ IL SISTEMA SOCIO-ECONOMICO

4 3.9.1 ATTIVITÀ PRIMARIA ATTIVITÀ SECONDARIA ATTIVITÀ TERZIARIE IL SISTEMA INSEDIATIVO INFRASTRUTTURE-MOBILITÀ RIFIUTI ENERGIA IL TURISMO

5 PREMESSA Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza. Il documento è suddiviso in due parti: la prima parte costituisce l analisi sullo stato delle componenti ambientali e socio-economiche, mentre la seconda parte contiene la valutazione ambientale delle scelte di piano. Il presente documento è il prodotto della revisione del Rapporto Ambientale redatto in occasione dell adozione del PTCP avvenuta nel dicembre La volontà di aggiornare il PTCP, è nata dalla necessità di adeguare lo strumento al PTRC adottato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 372 del 17 febbraio Il PTRC è stato oggetto di confronto disciplinare con l'ufficio per il coordinamento delle Province (istituito con deliberazione di Giunta Regionale n del 13 settembre 2005, secondo quanto previsto dall'art. 50 della legge regionale 11/04 ) ai cui lavori hanno partecipato fattivamente rappresentanti della Regione e delle Province. Tale tavolo permanente di confronto disciplinare finalizzato a coordinare la redazione dei Piani ha costituito uno spazio di cooperazione e di confronto in un processo di copianificazione finalizzato a coordinare la redazione dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) con il PTRC. A seguito di una verifica da parte degli Uffici provinciali competenti, che hanno confrontato le azioni del Piano Provinciale con le nuove previsioni della Regione Veneto, è emerso che queste ultime non incidono sul Documento Preliminare di PTCP, adottato con deliberazione di Giunta provinciale nn /508 del 14 dicembre 2005, in quanto rimangono inalterati gli obiettivi e le linee strategiche presenti nel Documento Preliminare stesso. Di conseguenza il Piano è stato aggiornato nelle parti non compatibili con le previsioni del nuovo PTRC e degli strumenti sovraordinati ed è stato riorganizzato nella struttura normativa. Rispetto al piano precedentemente adottato con le deliberazioni consiliari nn /77 del 19 dicembre 2006 e nn 72088/78 del 20 dicembre 2006 e successivamente modificato con la deliberazione consiliare nn /33 del 10 aprile 2007, l aggiornamento al PTRC si pone come quadro di riferimento generale e non intende rappresentare un ulteriore livello di normazione gerarchica e vincolante, quanto invece costituire uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali. La procedura di VAS iniziata con l adozione del documento preliminare, considera tutta la fase partecipativa di condivisione delle scelte di piano, iniziata nel 2006 e prosegue con la fase di l aggiornamento del piano iniziata nel GENERALITÀ Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza (d ora in poi PTCP), secondo quanto definito dalla L.R. 11/04, deve essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Gli aspetti salienti della procedura VAS, secondo quanto indicato dalla direttiva 01/42/CE, sono: promuovere lo sviluppo sostenibile e garantire un elevato livello di protezione dell ambiente; valutare i probabili effetti di piani e programmi sull ambiente; promuovere la conservazione e l uso sostenibile della biodiversità; valutare gli effetti dell attuazione di un piano già durante la sua elaborazione e prima della sua adozione attraverso una valutazione ambientale (rapporto ambientale); 1 Rapporto Ambientale al PTCP di Vicenza adottato con deliberazioni consiliari nn /77 del 19 dicembre 2006 e nn /78 del 20 dicembre 2006 redatto dall arch. Giovanni Mangione. 4

6 fornire, mediante il rapporto ambientale, elementi pertinenti in materia ambientale, nell iter decisionale contribuendo così alla scelta di soluzioni più sostenibili e più efficaci; elaborare il rapporto ambientale in modo che possa contenere informazioni pertinenti, e possa identificare, descrivere e valutare i possibili effetti ambientali significativi, sulla base degli obiettivi scelti, del territorio interessato dal piano e di eventuali alternative alle varie azioni del piano stesso; garantire, durante la fase di valutazione dei piani, la trasparenza dell iter decisionale mediante la consultazione delle Autorità Responsabili per l Ambiente e del pubblico, consentendo loro di esprimere il proprio parere; prendere in considerazione, durante l iter di formazione del piano, le valutazioni ambientali ed i pareri espressi dalle Autorità interessate e dal pubblico. La Direttiva intende: per Valutazione Ambientale l elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione; per Rapporto Ambientale (d ora in poi R.A.) un documento in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi sull ambiente determinati dal Piano, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi del Piano e dell ambito territoriale interessato. L Amministrazione Provinciale, sulla base del criterio della governance, ha agevolato tutti i portatori di interesse a contribuire alla costruzione del piano, fornendo loro l opportunità di esprimere opinioni e contributi. Sulla base di questo indirizzo, tra il febbraio e il giugno 2006, è stato presentato, nei vari ambiti territoriali, il Documento Preliminare del PTCP di Vicenza che, secondo quanto richiesto dalla normativa, conteneva gli obiettivi generali di carattere territoriale, finalizzati al raggiungimento della sostenibilità ambientale, obiettivi che l Amministrazione Provinciale intende conseguire sulla base di un orizzonte protratto al Sono pervenuti all Ufficio Urbanistica della Provincia n 176 considerazioni-contributi, che sono stati analizzati e, quelli ritenuti utili alla elaborazione del piano, sono stati tenuti in considerazione (In Allegato A al R.A. sono riportati i contributi suddivisi per tematiche). Successivamente all adozione del Piano del dicembre 2006 la nuova Amministrazione Provinciale ha ritenuto di adeguare lo strumento ai nuovi indirizzi regionali in materia di pianificazione territoriale definiti con il nuovo PTRC adottato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 372 del 17 febbraio La fase di concertazione e condivisione delle scelte è stata completata con una serie di incontri relativi al tema della Città e della Montagna in collaborazione con il dipartimento Pianificazione Territoriale e Parchi della Regione Veneto. I contribuiti e i verbali dei tavoli sono contenuti nel documenti in allegato A al rapporto ambientale INTRODUZIONE AL RAPPORTO AMBIENTALE Gli aspetti salienti della procedura VAS, secondo quanto indicato dalla direttiva 01/42/CE, sono: - promuovere lo sviluppo sostenibile e garantire un elevato livello di protezione dell ambiente; - valutare i probabili effetti di piani e programmi sull ambiente; - promuovere la conservazione e l uso sostenibile della biodiversità; - valutare gli effetti dell attuazione di un piano già durante la sua elaborazione e prima della sua adozione attraverso una valutazione ambientale (rapporto ambientale); - fornire, mediante il rapporto ambientale, elementi pertinenti in materia ambientale nell iter decisionale, contribuendo così alla scelta di soluzioni più sostenibili e più efficaci; - elaborare il rapporto ambientale in modo che possa contenere informazioni pertinenti, e possa, sulla base degli obiettivi scelti, identificare, descrivere e valutare i possibili effetti ambientali significativi sul territorio interessato dal piano; valutare eventuali alternative alle varie azioni del piano; - garantire, durante la fase di valutazione dei piani, la trasparenza dell iter decisionale mediante la consultazione delle Autorità Responsabili per l Ambiente e del pubblico, consentendo loro di esprimere il proprio parere; 5

7 - prendere in considerazione, durante l iter di formazione del piano, le valutazioni ambientali ed i pareri espressi dalle Autorità interessate e dal pubblico. La Direttiva intende: per Valutazione Ambientale l elaborazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento delle consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell iter decisionale e la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione; per Rapporto Ambientale (d ora in poi R.A.) un documento in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi sull ambiente determinati dal Piano, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi del Piano e dell ambito territoriale interessato. Come metodologia per la redazione del Rapporto Ambientale, non essendoci al momento alcuna indicazione né di carattere nazionale né regionale, si è fatto riferimento alle Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica, ENPLAN. Successivamente, essendo entrato in vigore il d.lgs. 152/2006 per la parte relativa alla VAS, il presente documento è stato adeguato a tale norma, così come agli indirizzi definiti nella DGRV 3262 del Sono inoltre state tenute in considerazione le prescrizioni indicate dal parere n 67 del 27 ottobre 2009, della Commissione Regionale VAS, relative alla Relazione Ambientale del Documento Preliminare del PTCP di Vicenza DESCRIZIONE DEL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO Costruzione del quadro conoscitivo e successiva analisi La prima parte del lavoro è consistita nella costruzione del Quadro conoscitivo, basato sulle indicazioni previste dagli Atti di Indirizzo, che individuano una serie di componenti ambientali e socio-economiche. Esse sono state analizzate dal gruppo di lavoro per giungere ad una corretta conoscenza dello stato di fatto del sistema ambientale e socio-economico provinciale. Definizione delle finalità di piano, degli obiettivi operativi e delle azioni Sulla base degli obiettivi generali contenuti nel Documento Preliminare al PTCP, che L Amministrazione Provinciale intende conseguire sono stati definiti gli obiettivi specifici (operativi) e le necessarie azioni per conseguirli. Gli obiettivi generali sono facilmente condivisibili proprio in quanto finalità di principio ma difficilmente quantificabili, per questa ragione è stato necessario definire degli obiettivi specifici quantificabili e, di conseguenza, le azioni necessarie a perseguire tali obiettivi. In fase di in fase di partecipazione questi obiettivi e le relativi azioni sono state condivise con i detentori di interesse, allo scopo di raccogliere proposte di alternative alle azioni indicate. La redazione del PTCP è avvenuta contestualmente a quella del PTRC e, durante il percorso di costruzione dei piani, questi sono stati messi in coerenza tra loro. Pertanto gli obiettivi del PTCP e le relative azioni, già definiti dal Documento preliminare, sono stati associati ai 6 assi fondamentali previsti dal PTRC; nello stesso modo molte azioni dei vari piani sono state definite in modo congiunto. In questo contesto il PTCP, relativamente agli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, ha fatto riferimento a quelli indicati dal PTRC, ovvero alla Nuova Strategia dell UE in materia di Sviluppo Sostenibile ed ai suoi temi fondamentali, limitandosi ovviamente agli aspetti di competenza del PTCP PROCESSO DI PARTECIPAZIONE CONCERTAZIONE Con la presentazione del Documento Preliminare ha avuto inizio la fase di partecipazione e concertazione. Sono stati programmati incontri specifici per ognuno dei nove ambiti insediativi nei quali è stato suddiviso il territorio della Provincia, ai quali sono intervenute oltre quattrocento persone e successivamente sono pervenuti oltre 100 contributi scritti. 6

8 Successivamente all adeguamento del piano al PTRC sono stati organizzati una serie di Tavoli tecnici in collaborazione con il dipartimento Pianificazione Territoriale e Parchi della Regione Veneto relativi al tema della Montagna e della Città. I contribuiti e i verbali dei tavoli sono contenuti nel documenti in allegato A. 1.2 CONTESTUALIZZAZIONE E PECULIARITA DEL TERRITORIO VICENTINO Il rapporto ambientale preliminare costituisce una prima ricognizione dello stato dell ambiente, delle criticità e gli obiettivi di carattere generale, ai quali il Piano deve fare riferimento. L analisi di questi elementi non può prescindere da una descrizione generale del territorio e delle sue peculiarità contenuta in questo capitolo. La Provincia di Vicenza si inserisce nel contesto dell alta pianura Veneta, confina a nord e a ovest con il Trentino-Alto Adige (Provincia di Trento), a nord-est con la Provincia di Belluno e la Provincia di Treviso, a sud-est con la Provincia di Padova, a ovest con la Provincia di Verona. A nord si trovano le Prealpi vicentine e le Alpi Venete, tra le quali si staglia l'altopiano dei Sette Comuni, che è delimitato a nord da una linea di rilievi più alti della provincia, a est dal Canale di Brenta che lo separa dal Monte Grappa, e ad ovest dalla Valdastico oltre la quale si elevano il monte Summano, il monte Novegno, il Pasubio e le Piccole Dolomiti. Nella zona occidentale della provincia corrono tre valli praticamente parallele a partire dalle Piccole Dolomiti e dal Pasubio: sono rispettivamente, da est ad ovest, la Val Leogra, la Valle dell'agno e la Valle del Chiampo. La dorsale collinare a ovest di quest'ultima valle rappresenta il confine con la provincia di Verona. A sud del capoluogo, situati all'incirca al centro della provincia, sorgono i Monti Berici, rilievi che sfiorano nella loro quota massima i 400 metri, ma di particolare interesse naturalistico e paesaggistico. Il territorio della provincia di Vicenza si situa all interno di un area strategica interessata dalle principali direttrici europee: il corridoio I (Berlino-Palermo) che collega il nord al sud d Europa, il corridoio V (Lisbona Kiev) che attraversa l intero continente da est ad ovest. Il territorio della provincia ha una superficie totale di 2.722,2 Kmq che comprendono 1094,25 Kmq di montagna, 814,25 Kmq di collina e 813,70 Kmq di superficie pianeggiante ed è suddiviso in 121 comuni. 7

9 Provincia di Vicenza Figura INT-1. Carta Fisica Provincia di Vicenza 8

10 Popolazione residente nei Comuni nella Provincia di Vicenza (al 01/01/2008) RECOARO TERME CRESPADORO LAGHI POSINA VALLI DEL PASUBIO LASTEBASSE ALTISSIMO ARSIERO SCHIO TORREBELVICINO VALDAGNO PEDEMONTE VALDASTICO TONEZZA DEL CIMONE ROTZO VELO D'ASTICO SAN VITO DI LEGUZZANO MONTE DI MALO CORNEDO VICENTINO COGOLLO DEL CENGIO ROANA MARANO VICENTINO THIENE MALO CALTRANO CALVENE ISOLA VICENTINA ASIAGO VILLAVERLA CALDOGNO SAN PIETRO MUSSOLINO BROGLIANO CASTELGOMBERTO COSTABISSARA GAMBUGLIANO NOGAROLE VICENTINO TRISSINO MONTEVIALE GALLIO LUSIANA MONTECCHIO PRECALCINO DUEVILLE FOZA CONCO SANDRIGO ENEGO MONTICELLO BOLZANO CONTE OTTO VICENTINO SOLAGNA CAMPOLONGO SUL BRENTA SCHIAVON BRESSANVIDO POZZOLEONE QUINTO VICENTINO CISMON DEL GRAPPA POVE SAN NAZARIO DEL VALSTAGNA GRAPPA BASSANO DEL GRAPPA LUGO DI PIOVENE CHIUPPANO SALCEDO MAROSTICA VICENZA ROCCHETTE FARA CARRE' SANTORSO VICENTINO MOLVENA PIANEZZE ZUGLIANO MASON NOVE ZANE' VICENTINO CARTIGLIANO BREGANZE SARCEDO ROMANO D'EZZELINO ROSA' TEZZE SUL BRENTA MUSSOLENTE CASSOLA ROSSANO VENETO CHIAMPO ARZIGNANO MONTORSO ZERMEGHEDO MONTECCHIO MAGGIORE MONTEBELLO GAMBELLARA VICENTINO SOVIZZOCREAZZO ALTAVILLA VICENTINA BRENDOLA VICENZA ARCUGNANO TORRI DI QUARTESOLO GRUMOLO DELLE ABBADESSE GRISIGNANO DEL ZOCCO LONGARE MONTEGALDA ZOVENCEDO CASTEGNERO MONTEGALDELLA NANTO SAREGO GRANCONA MOSSANO BARBARANO VICENTINO SAN GERMANO VILLAGA LONIGO DEI BERICI CAMISANO VICENTINO ALONTE ORGIANO ASIGLIANO VENETO SOSSANO POIANA MAGGIORE CAMPIGLIA DEI BERICI AGUGLIARO NOVENTA VICENTINA ALBETTONE Figura INT-2. Popolazione residente nei Comuni nella Provincia di Vicenza (al 01/01/2008) 9

11 Figura INT-3. Densità abitativa: numero di abitanti/kmq (2008) Il territorio montano è suddiviso in sei Comunità Montane (tre delle quali attualmente in gestione commissariale): Comunità Montana Agno-Chiampo, Comunità Montana Leogra e Timonchio, Comunità Montana Alto Astico e Posina, Comunità Montana Astico-Brenta, Comunità Montana del Brenta, Comunità Montana Reggenza dei sette Comuni. Il territorio provinciale è caratterizzato, oltre che da una varietà e ricchezza geografica e morfologica, da giacimenti patrimoniali ambientali, territoriali e antropici: - un patrimonio ambientale, già in parte valorizzato con le aree protette istituite, che configura una vera e propria "bioprovincia" che racchiude al suo interno bacini idrografici complessi, sistemi montani e collinari di notevole diversità biologica, vaste aree boscate, praterie sommitali, suoli collinari di pregio che sostengono colture agrarie di qualità, una 10

12 piana agricola storicamente irrigua e fertile. Si tratta di un insieme ricco e variegato di strutture ambientali che configura la possibilità, se trattato a sistema, di programmare riequilibri sostenibili dell'insediamento antropico, riducendone le criticità, migliorandone la qualità e ottimizzandone l'uso delle risorse (cicli delle acque, dei rifiuti, dell'alimentazione, dell'energia, ecc); - un patrimonio territoriale che ha sedimentato nella lunga storia delle civilizzazioni, da quella degli originari abitanti del vicentino detti Mediaci, agli Etruschi alla dominazione Gallica e Romana alla calata dei barbari, per arrivare agli Ezzelini, al dominio padovano e veneto fino alla lega di Cambrai con l isola timbra nell altopiano di Asiago, fino alla civiltà rinascimentale, a quella industriale (Città sociali di Valdagno e Schio), una molteplicità tipologica di ambienti insediativi e "figure territoriali": il sistema urbano policentrico di Vicenza, il sistema delle frazioni e della piana agricola; il ventaglio dei centri urbani da Arzignano, Valdagno, Schio-Thiene e Bassano e dei grandi ambienti naturalistici, il sistema insediativo rurale e residenziale della vallate, il sistema insediativo del paesaggio fluviale del fondo valle, il sistema monumentale delle ville venete e palladiane e il paesaggi agrari storici del basso Vicentino incorniciati dalla dorsale boscata dei monti Berici. Questo patrimonio territoriale, costellato di manufatti di valore storico, artistico e ambientale, può costituire, se connesso a sistema e messo in valore, una nuova immagine fruitiva (per l'abitare, per l'ospitalità, per la diversificazione produttiva) dell'intero territorio provinciale; - un patrimonio antropico denso di potenzialità: la cultura cooperativa, imprenditiva e ospitale del distretto tessile e della Concia; la propensione all'innovazione; l'eccellenza delle produzioni agroalimentari collinari; le forti componenti identitarie, socioeconomiche e culturali, dei centri di pianura, della comunità di valle; il ricco tessuto associativo e di progettualità sociale. In particolare, il territorio provincia si può suddividere in aree che presentano delle peculiarità sia dal punto di vista territoriale, sia antropico che ambientale. Un cuore centrale forte costituto da Vicenza e dai comuni contermini, soprattutto lungo l asta occidentale della SR11 (Creazzo, Altavilla V., Montecchio M.), caratterizzato dalla presenza di fattori tipicamente urbani quali l alta densità, la presenza di servizi di livello superiore, di operatori economici appartenenti ai settori innovativi, intensità delle attrezzature commerciali ed istituzionali, ma anche di fattori di congestione (densità abitativa e elevata densità del parco automobilistico). Accanto ai centri dallo sviluppo consolidato e con buone dotazioni di servizi, questo ambito si connota per la presenza anche di centri che registrano valori elevati di ricchezza e di diffusione delle imprese, in cui vi è tuttavia una scarsa diffusione dei servizi di livello superiore (Arcugnano, Sovizzo, Dueville, Costabissara, Caldogno, Monteviale, Camisano). Sono questi ultimi i centri in cui si registra una forte crescita del numero delle famiglie e elevati livelli di utilizzazione del patrimonio abitativo, due fattori che rimandano ad una maggiore rilevanza del tema della casa. Quest area è caratterizzata dalla presenza di aree protette, manufatti architettonici, paesaggi di pregio come: - il Parco Territoriale dei Monti Berici, dotato di peculiari caratteristiche paesaggisticoambientali, un ampia fruizione pubblica e luogo attività ricreative-didattico-scientifiche; - il laghetto di Brendola, zona umida di pregio; - centri storici di Altavilla (fraz. Valmarana), Brendola, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore in cui è ancora riconoscibile il tessuto storico e la composizione degli spazi come da impianto originario come a Creazzo e Sovizzo. - la sorgente carsica in località Val di Molino, in comune di Montecchio Maggiore, poiché il come appartiene alla dorsale più orientale dei M. Lessini - Malo - Castelgomberto - Montecchio Maggiore che insieme ai Monti Berici è tra le zone collinari a predominante circolazione carsica dove le acque sotterranee si muovono lungo condotti ad elevata velocità quindi con elevata probabilità di contaminazione e ridotte possibilità di autodepurazione. - Il 47% della superficie totale dell ambito, è occupata dal paesaggio del seminativo della bassa pianura che è caratterizzato dall assenza di rilievi e da un uso del suolo prevalente di tipo agricolo intensivo con coltura di seminativi. Su di esso insistono le aree urbanizzate di 11

13 pianura di tutti i comuni e le principali infrastrutture che lo attraversano sia in senso longitudinale (SR11, ferrovia, A4, SP 34) che trasversale (SP 246, SP 1, SP 31). Altro paesaggio significativo è quello dei vigneti specializzati (16% della superficie totale) che si trovano principalmente sulle pendici settentrionale dei monti Berici nei comuni di Brendola e Altavilla e, soprattutto, nella porzione collinare occidentale di Montebello Vicentino. Il settore settentrionale dell ambito, infine è prevalentemente collinare ondulato o poco ondulato, caratterizzato dalla presenza della vite, di prati e di seminativi, di paesaggi vallivi e di paesaggi forestali costituiti da fasce di boschi cedui di latifoglie (11% della superficie). Bassano del Grappa che costituisce insieme a Marostica, Rosà, Rossano, Cassola, Romano d Ezzelino, Pove del Grappa, Pianezze, Molvena e Mussolente, un sistema locale particolarmente dinamico e interconnesso con Cittadella e Castelfranco veneto a sud e con Montebelluna ad est. Il territorio del Bassanese, inserito in un sistema più esteso quale il territorio pedemontano, ha la speciale prerogativa di connessione tra il corridoio pedemontano veneto e il Nord Europa attraverso l asse multimodale della Valsugana. Il bassanese si caratterizza come territorio connotato da dispersione insediativa, che ne fa un esempio significativo di città diffusa. Tra gli ambiti e i paesaggi di pregio, le aree protette, i manufatti architettonici di interesse: - tracce della centuriazione a sud di Marostica, e nell area tra Bassano e Cittadella, pertinente al municipium patavino; - centri storici di rilievo per integrità del tessuto storico e stato di conservazione come Bassano del Grappa, Marostica, Pove del Grappa, Mason, Valstagna, ormai avviluppati in una crescita edilizia significativa; - progetto ALPTER (panorami terrazzati dell arco alpino), appartiene al programma Interreg III B spazio alpino , approvato in data , ideato con la Regione Veneto per contrastare la diminuzione delle aree agricole terrazzate nel Massiccio del Grappa; - medio corso del Brenta, ambito a destinazione di parco-riserva naturale regionale che interessa i territori dei comuni di Bassano del Grappa, Nove e Pozzoleone; - la Civiltà delle Rogge : area di estensione pari a circa 250 Ha - che copre il territorio del Comune di Rosà e di Cartigliano, sino alla parte sud-ovest del comune di Bassano e nord del comune di Tezze sul Brenta - ricchissimo di testimonianze delle antiche sistemazioni fondiarie, derivate, sin dall antichità, dal reticolo della centuriazione romana e dal sistema dei canali irrigui diramati dal fiume Brenta; - itinerari di interesse storico/ambientale come il percorso eco-museale fra l Astico e il Brenta. L area dell Alto Vicentino, originaria struttura insediativa, di matrice rurale, su cui si è appoggiata, a partire dagli anni Sessanta, una matrice industriale-artigianale, secondo un processo di sviluppo e di trasformazione dell area che, per intensità e modalità (in riferimento ai tempi e alle forme che il processo ha assunto) connota diversamente i comuni dell ambito occidentale (Schio, Thiene, Zanè, Marano ) rispetto ai comuni di Breganze, Sarcedo, Montecchio P., Fara Vicentino. Reticolo urbano gerarchizzato di antica formazione, trasformato da processi insediativi di tipo prevalentemente produttivo che hanno segnato profondamente il territorio, disegnando vere e proprie parti di città/piastre/grandi recinti che, per estensione, per combinazione peculiare di attività industriali e terziarie, per peso in termini di unità locali, addetti, popolazioni diverse che le frequentano, sono polarità specializzate equiparabili ai centri urbani esistenti. Territorio con prevalente vocazione industriale tessile e laniera. A partire dalla fine dell ottocento nasce un modello fondato su di una pervasiva integrazione fra condizioni della produzione e condizioni socio-culturali che, attraverso una sostanziale identificazione tra manifattura industria e vita quotidiana, esplicita un forte senso di appartenenza e nel contempo di alterità rispetto a contesti circostanti. Negli ultimi trent anni è avvenuta la sperimentazione di un modello di organizzazione produttiva basata sul decentramento correlata con un ampia porzione di territorio; L intensa urbanizzazione dell Altovicentino è avvenuta principalmente lungo le fasce pedemontane e in direzione est-ovest. L urbanizzazione sorta nei fondovalle, a ridosso delle fasce pedemontane, è prodotta per lo più da un processo edificatorio graduale, che si compie da piccole aggiunte, attraverso interventi prevalentemente residenziali, industriali, e più recentemente 12

14 commerciali. Le espansioni in direzione est-ovest si organizzano invece attraverso l addizione di grandi isole monofunzionali, composte in prevalenza da edifici di tipo industriale, direzionale e più recentemente commerciale e ludico-ricreativo (in particolare si nota la grande area industriale sviluppatasi lungo la strada delle Garziere che collega Thiene a Schio). Profili socio-economici Le situazioni riscontrabili fanno capo alla presenza di: - centralità urbane come Schio e Thiene con fattori tipicamente urbani quali alta densità insediativa, un decremento demografico nell ultimo decennio intercensuario che, nel caso di Thiene, corrisponde a un incremento dei comuni contermini, presenza di servizi di livello superiore che ne fa dei poli di servizio per il territorio circostante, - centri che registrano valori elevati di ricchezza e di diffusione delle imprese, pur con una scarsa presenza di servizi di livello superiore come Cornedo, Marano, Sarcedo, Montecchio P., Malo, San Vito, ma anche Sandrigo, Zanè e Carrè che fanno registrare i più sostenuti valori di crescita sia di attività economiche che di popolazione; - comuni in cui la crescita del settore produttivo convive con un attività agricola di qualità come a Breganze e comuni connotati da un sistema diffuso di piccola e media impresa, non sempre organizzata in base a interventi unitari, come a Montecchio Precalcino, e in crescita per offerta di nuove aree di espansione come Fara Vicentino. Schio e Thiene, quali poli di riferimento alternativi a Vicenza hanno vocazionalità complementari, essendo Thiene, centro strategico per il commercio sull asta pedemontana e Schio, centro urbano di riferimento per il sistema produttivo nei settori tessile e metalmeccanico. I comuni contermini disegnano un grappolo di centri, che si attesta lungo un asse est-ovest che da Valdagno sino a Breganze interessa anche strade di collegamento territoriale come la Gasparona, e sono caratterizzati da ricchezza e diffusione di imprese, da un incremento nel numero dei nuclei familiari e da elevati livelli d uso del patrimonio abitativo che, insieme alla scarsa diffusione dei servizi di livello superiore, rappresenta un tema di rilevante interesse per la costruzione di politiche sul tema della casa. L area della Valle del Chiampo con la polarità di Chiampo e Arzignano che si sviluppa lungo la Valle del Chiampo. Quest area, che coinvolge 17 Comuni, è caratterizzato dalla presenza molto diffusa attività di lavorazione delle pelli, è caratterizzata da valenze ambientali da valorizzare e tutelare. L elevata concentrazione di attività inquinanti, legate alla lavorazione delle pelli (industrie conciarie, impianti di depurazione ecc.), ha contribuito in modo sensibile al degrado dell area e l elevata concentrazione di attività a forte consumo d acqua (lavorazione pelli e marmi) ha prodotto effetti negativi significativi sull equilibrio idraulico della zona (generale abbassamento della falda acquifera). Tra le situazioni ambientali, aree protette, testimonianze archeologiche, paesaggi pregevoli: - la riserva archeologica di interesse regionale situata in comune di Arzignano; - l ambito destinato a Parco naturale regionale (istituito con legge regionale n. 12), ricadente nelle province di Verona e Vicenza che interessa parte del territorio del comune di Crespadoro; comune quest ultimo inscritto anche entro l ambito a destinazione di parcoriserva naturale regionale; - monumenti geologici, aree carsiche e grotte come il camino vulcanico in località Monte Madarosa in comune di Chiampo e la purga di Durlo in comune di Crespadoro; - centri storici pregevoli per integrità del nucleo storico e stato di conservazione: come Chiampo, Montebello Vicentino, o in cui è ancora riconoscibile il tessuto storico e la composizione degli spazi come da impianto originario come a Montorso V. Complessivamente nell ambito prevalgono paesaggi di tipo collinare (alta e bassa collina), 45% della superficie totale e di tipo forestale, 29 %. Significativa è la presenza di vigneti, seminativi e paesaggi tipici di valle. L andamento Nord ovest Sud est della valle giustifica la grande varietà di paesaggi presenti nell ambito. Infatti, nella porzione settentrionale prevalgono boschi cedui di latifoglie o misti latifoglie conifere alternati a paesaggi dell alta collina, ondulati o poco ondulati, caratterizzati dalle colture agrarie e dalle macchie boscate. Più a sud, dopo aver attraversato il paesaggio della bassa collina, coltivato a vite o con presenza di prati e macchie boscate (Chiampo, Arzignano porzione settentrionale), inizia il paesaggio del vigneto specializzato e il seminativo della bassa pianura (Arzignano porzione meridionale, Montorso, Zermeghedo, Montebello Vicentino). 13

15 L area della valle dell Agno Significative differenze sono rilevabili tra l alta valle con i comuni di Recoaro e Valdagno e la porzione bassa della valle dell Agno da Cornedo a Castelgomberto, con i comuni di Brogliano e Trissino. Il sistema ambientale, il paesaggio agrario e gli elementi di permanenza, sono riconoscibili a: - paesaggio rurale connotato dalla presenza di alcune colture specializzate, in particolare il paesaggio della vite delle colline di Trissino; - centri storici pregevoli per integrità del nucleo storico e stato di conservazione come Castelgomberto, Trissino, o in cui è ancora riconoscibile il tessuto storico e la composizione degli spazi come da impianto originario come a Cornedo Vicentino - monumenti geologici, aree carsiche e grotte, tra cui i depositi di lignite in località Monte Pull, in comune di Valdagno; le vulcaniti sub-aeree in località Monte Croce di Papi e Monte Furlon, in comune di Valdagno; la mineralizzazione a solfuri e solfati in località Monte Civillina, in comune di Recoaro - Le Rotte del Guà, tratto fluviale non arginato che si estende da Trissino a Tezze di Arzignano, originatosi in occasione di una piena, il quale rappresenta un notevole polmone verde nella valle dell Agno, sia per l assenza di antropizzazione, sia per gli aspetti naturalistici che ne fanno un ambiente umido unico. - l'area di Recoaro Terme che offre strutture alberghiere e un offerta varia di servizi (dai sanitari ai congressuali); - parte del parco del Pasubio, Piccole Dolomiti e monte Summano, a destinazione di parcoriserva naturale regionale che interessa, tra gli altri, anche il territorio comunale di Recoaro; - una zona montana e collinare a predominante circolazione carsica dove le acque sotterranee si muovono lungo condotti ad elevata velocità come la dorsale più orientale dei M. Lessini - Malo - Castelgomberto - Montecchio Maggiore. - La valle, percorsa dal torrente Agno in direzione Nord Ovest, Sud Est, è caratterizzata dalla presenza di paesaggi forestali (34% della superficie), collinari (46%) e vallivi (15%). L area è caratterizzata dalla presenza di cedui di latifoglie, e di aree cespugliate e boscate, si trovano soprattutto nel comune di Recoaro Terme e nelle aree collinari a maggiore altitudine dei comuni di Valdagno, Cornedo Vicentino e Castelgomberto. Nel comune di Recoaro Terme si trovano paesaggi agrari di montagna dei prati, dei pascoli e delle malghe. Le aree collinari prevalgono in tutta la porzione centrale dell ambito da Valdagno a Trissino e sono caratterizzate da paesaggi collinari dell alta e della bassa collina con colture agrarie, vite e prati. I paesaggi vallivi sono invece legati alla presenza dei torrenti che scorrono in valle nei comuni di Castelgomberto e Trissino. Fascia delle risorgive tra Vicenza e Bassano Territorio situato nella zona di transizione tra l alta e la media pianura, a cavallo della fascia delle risorgive, nel mezzo di due conoidi: quello del Brenta ad est, e quello dell Astico ad ovest. Sistema insediativo formato da nuclei urbani di medie e piccole dimensioni, interconnesso a scala territoriale con un fascio di infrastrutture longitudinali (sp 248 Marosticana, sp V Chizzalunga, sp 52 Bassanese, sp 51 Vicerè) che ne struttura la forma e gli usi. La residenza si organizza: - a completamento dell edificato esistente con lottizzazioni unitarie costituite da edifici di ridotte dimensioni (2/3 piani); - a sviluppo lineare lungo la viabilità esistente (Bressanvido, Schiavon), in continuità con i tessuti urbani, a bassa densità edilizia; - isolata in territorio agricolo con forte interferenza tra spazio aperto agricolo e spazio aperto privato. Sistema produttivo si costituisce: - vasto insediamento lineare lungo la sp V Chizzalunga, a ridosso del fiume Astico nel comune di Sandrigo; - in accostamento del nucleo urbano di Schiavon; - a recinti, per lo più sui confini comunali a ridosso di strade provinciali (lungo la sp Bassanese in comune di Bressanvido e Pozzoleone) Sistema ambientale: la caratterizzazione di questo territorio è data dalla forte presenza di attività agricola, favorita da una fitta rete di canali di irrigazione, in cui il prato stabile occupa una parte 14

16 rilevante. Sono ancora presenti tracce di vegetazione (siepi e alberature) lungo le strade di campagna nonché lungo il corso dei fossi e dei canali. Le specie più diffuse sono il platano, la robinia, l olmo, il pioppo, il salice, l ontano, l acero, il gelso, il noce, il ciliegio. L agricoltura del prato stabile e del campo chiuso qui caratteristica e legata alla presenza di allevamenti zootecnici, è oggi in crisi e subisce gli effetti delle politiche e dei provvedimenti UE sulla zootecnia. Tra gli ambiti e i paesaggi di pregio, le aree protette, i manufatti architettonici di interesse: - presenza delle risorgive, che determina ambienti caratterizzati da acque limpide a temperatura costante di grande importanza per la ricchezza di vegetazione e fauna e per il loro valore paesaggistico e storico; - presenza di centri storici di rilievo per integrità del tessuto storico e stato di conservazione come Sandrigo, Schiavon; - presenza di dimore storiche di notevole interesse come Villa Sesso-Schiavo a Sandrigo, Villa Mezzalira a Bressanvido, Villa Chiericati e Villa Basso-Palazzi a Schiavon; - recupero Palazzo Dal Toso di Lupia (Comune di Sandrigo) come centro di formazione ambientale; - medio corso del Brenta, ambito a destinazione di parco-riserva naturale regionale che interessa i territori dei comuni di Bassano del Grappa, Nove e Pozzoleone; - piano per la riqualificazione del fiume Tesina, comune di Sandrigo, in collaborazione con la Provincia di Vicenza e la Regione Veneto. La bassa pianura e i monti Berici: Sono riconoscibili tre sistemi insediativi con vocazionalità differenti (la cosiddetta teoria dei tre cerchi ): - l area dei Monti Berici, risorsa ambientale con strutture carsiche superficiali e profonde di notevole importanza e con particolari equilibri idrogeologici ed ecosistemici; con le valli interne che conservano ancora il tipico paesaggio vallivo (Valli di Fimon, Val Liona e Valli di S.Agostino) caratterizzato da architetture, natura e usanze fortemente legate al mondo rurale. Significativa la presenza di zone umide come il Lago di Fimon; - una zona pedemontana connotata da un importante rete idrografica, dal terrazzo morfologico dell antico alveo dell Adige (porzione sud), dalla generalizzata presenza di nuclei urbani di mediopiccole dimensioni che hanno mantenuto una loro struttura, consentendo la permanenza dei caratteri tradizionali del paesaggio berico; - La bassa pianura, in cui sono avvenuti e stanno avvenendo i processi più significativi di trasformazione del territorio; Il sistema della residenza si organizza: - a completamento dell edificato esistente (a Lonigo, Alonte, Orgiano, Sossano, Albettone, Barbarano, Noventa, Asigliano, Pojana Maggiore, Agugliaro, Sarego e a Campiglia dei B.), con lottizzazioni unitarie, a griglia, con edifici di ridotte dimensioni in cui prevalente è la tipologia in linea o a schiera, talvolta costituita da edifici a blocco o palazzine comunque di ridotte dimensioni (anche di 3 o 4 piani); - a sviluppo lineare lungo viabilità esistente, (a Noventa, Sossano lungo la strada provinciale Berico- Euganea, a San Germano, Zovencedo, Barbarano)., esito di un processo di accostamento di residenza isolata su lotto con affaccio diretto su strada; - isolata in territorio aperto e/o per nuclei sparsi (a Villaga) con tipologie prevalentemente a bassa densità con un rapporto di forte interferenza tra spazio aperto agricolo e spazio aperto privato. Il sistema della produzione si concentra prevalentemente nel territorio della bassa pianura, seguendo tre diverse logiche : - aree produttive a corona dei nuclei urbani esistenti (Lonigo, Noventa, Sossano); - aree produttive di grandi dimensioni in contiguità con nodi e sistemi della viabilità di grande comunicazione (a nord di Lonigo lungo la sp 17, in prossimità dello svincolo della A4 di Montebello V., a nord di Campiglia lungo la sp 247); - aree produttive poste lontano dal nucleo urbano perlopiù sui confini comunali lungo le principali strade provinciali (lungo la sp 14 a Alonte, Orgiano, Pojana Maggiore, Asigliano, lungo la Riviera Berica). Dal punto di vista paesistico l area berica è caratterizzata da due tipologie di paesaggi prevalenti: - il paesaggio collinare dei Colli Berici a nord (32% della superficie) 15

17 - il seminativo della bassa pianura, che occupa il 57% dell area totale dell ambito a testimonianza dell importanza dell agricoltura in questo territorio. Notevole è l importanza delle colture specializzate a vigneto, sui Colli Berici e nella piana sottostante, alternate a seminativo, soprattutto nei comuni di Lonigo, Sarego e Alonte. Sui colli sono presenti inoltre paesaggi prevalentemente forestali, paesaggi vallivi lungo il corso dello scolo Liona, del canale Debbia e del canale Ferrara, paesaggi a seminativi, prati misti e, a Castegnero, produzioni specializzate di ciliegie. Territori di montagna: occupa la fascia settentrionale della Provincia di Vicenza ed è caratterizzato, da ovest ad est, dalla presenza di: - il sistema del Pasubio Piccole Dolomiti, - l altopiano di Tonezza - l altopiano dei Sette Comuni - il massiccio del Grappa separati tra loro da profonde incisioni vallive. Il confine settentrionale dell ambito è costituito dalla Valsugana, appartenente al Trentino Alto Adige. L altimetria varia dai 1000 metri degli altipiani ai 2300 delle creste dolomitiche settentrionali. La forma e la diffusione degli insediamenti nell area montana sono fortemente influenzate dalla morfologia del territorio. Infatti, lo sviluppo urbanistico si è concentrato lungo le valli scavate dai torrenti che scendono verso la pianura, dove sono collocate le principali infrastrutture viarie per l accesso all area. In particolare lungo il torrente Leogra, Fusina, Posina, Astico e Brenta si sono sviluppati insediamenti lineari. L ambito è caratterizzato dalla presenza di centri storici in cui è riconoscibile l impianto originario del tessuto storico come Asiago, Tonezza del Cimone, Cismon e fraz. Primolano, Laghi, Valstagna. Numerosi sono i paesi isolati, le contrade, talvolta abbandonate lungo i pendii dei rilievi alpini. La porzione occidentale dell ambito è raggiungibile attraverso la SP 350, Val d Astico, su cui insistono l abitato e gli insediamenti produttivi di Arsiero e, proseguendo in direzione nord, di Valdastico, di Pedemonte e di Lastebasse e attraverso la Direttissima, SP 83 che sale verso l altopiano di Tonezza. L Altopiano dei Sette Comuni può essere raggiunto utilizzando una delle seguenti infrastrutture: - Autostrada Valdastico che termina proprio ai piedi dell'altopiano; - S.S.349 che risale le pendici del Costo e raggiunge proprio il centro di Asiago per poi proseguire verso Trento; - S.S.47 della Valsugana che sfiora l'altopiano nella zona perimetrale est; - S.S.350 della Valdastico che attraversa la valle omonima e rappresenta un collegamento con i margini occidentali della zona pedemontana vicentina. I comuni orientali dell ambito infine sono attraversati dalla SS 47, Valsugana che da Bassano del Grappa percorre la valle del Brenta e i comuni di Campolongo sul Brenta, San Nazario, Valstagna, Enego e Cismon del Grappa, fino a raggiungere il Trentino. I paesaggi agrari prevalenti sono i paesaggi agrari montani, tipicamente riconoscibili dalla presenza di malghe e prati utilizzati per i pascoli, che coprono il 16 % della superficie totale dell ambito, i paesaggi collinari (16%), i paesaggi forestali (62%), caratterizzati dalla presenza di latifoglie alle quote più basse e di fustaie di conifere sopra i 1300 metri e i paesaggi vallivi (6%), lungo le incisioni fluviali del Brenta, dell Astico e del torrente Posina. La diffusione delle malghe e i segni della pastorizia diffusa rendono il paesaggio prevalente di tipo alpino. Negli ultimi decenni si è assistito alla diminuzione delle attività agricole tradizionale e alla riduzione delle superfici a pascolo. Il progressivo abbandono delle tradizionali operazioni di sfalcio con conseguente perdita delle superfici a prati permanenti e a pascoli sta provocando un generale avanzamento di superfici boscate c-e provocano la chiusura del paesaggio. Questo fenomeno è più evidente nelle aree, ad alta frammentazione fondiaria mentre nei boschi di proprietà pubblica, si è concentrata un attività di miglioramento che ha permesso di valorizzare il patrimonio silvo - pastorale e la produzione legnosa. L agricoltura di montagna ruota intorno alle attività zootecnica e alla produzione di patate. Tra gli ambiti e i paesaggi di pregio, le aree protette, i manufatti architettonici di interesse: - importanti siti di interesse naturalistico e storico-monumentale legati alle numerose testimonianze della prima guerra mondiale (fortificazioni, trincee, mulattiere) nei comuni di Asiago, Roana, Rotzo, Enego, Gallio e Valli del Pasubio; 16

18 - sentieristica d escursione, legata alla straordinarietà dei luoghi e alle testimonianze di percorsi risalenti al medioevo in Val Gardena, nei territori dei comuni di Asiago, Enego, Foza, Gallio e Valstagna. - itinerari di interesse storico/ambientale come il sentiero della Pace nei comuni di Asiago, Roana, Rotzo - la Strada delle Gallerie, larga mulattiera, transitabile, scavata nella roccia, con circa 700 metri di dislivello, che si estende per oltre 6 Km., dei quali 2,2 in galleria, lungo i versanti meridionali dei Forni Alti e del Cimon del Soglio Rosso nel massiccio del Pasubio. - cavità carsiche diffuse lungo l Altipiano dei Sette Comuni: devono essere preservate dal pericolo di inquinamento e alterazione morfologica - icone di paesaggio individuate nel Piano di Area dell Altopiano dei Sette Comuni dei Costi e delle Colline Pedemontane Vicentine e definite come zone o ambiti di elevato valore paesaggistico o architettonico monumentale; - terrazzamenti, strutture tipiche del paesaggio vallivo della Valbrenta, testimonianza della modellazione del territorio operata dall uomo nei secoli per permettere la produzione del tabacco; - ambiti di valorizzazione ambientale e paesaggistica dei Monti Lessini, Pasubio e Piccole Dolomiti Vicentine, dell Altopiano dei Sette Comuni, del Canale del Brenta, del Massiccio del Grappa e di Granezza, riconosciuti dalla Regione Veneto come Siti di Importanza Comunitaria; - strutture di rilevanza regionale ma antiquate per lo sci alpino (150 km di piste) e lo sci nordico (500 km di piste) sull Altopiano dei Sette Comuni. 2 CONTENUTI DEL RAPPORTO AMBIENTALE Il presente documento costituisce il R.A. del PTCP allo stato attuale dei lavori. Il suo compito principale è quello di indicare le motivazioni delle scelte fondamentali attuate dal Piano e descrivere gli effetti che le azioni avranno sul territorio e sull ambiente. I contenuti del documento risultano in linea sia con il documento Enplan che con quanto richiesto dall allegato VI al D.Lgs. 4/2008 correttivo al D.Lgs. 152/2006, in particolare: informazioni da inserire nel R.A. secondo quanto richiesto dal D.lgs. 152/06 a) Illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con gli altri pertinenti piani o programmi. b) Aspetti pertinenti dello stato attuale dell ambiente e sua evoluzione probabile senza l attuazione del piano o del programma. c) Caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate. d) Qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n e) Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni I contenuti del piano sono individuati all interno della Relazione di Piano; - obiettivi principali del Piano; - azioni di Piano - Rapporto con altri piani o programmi La descrizione dello stato attuale dell ambiente è riportata, in maniera approfondita, per singola componente ambientale e socioeconomica. Le caratteristiche ambientali delle aree, che potrebbero essere significativamente interessate dal piano, sono indicate all interno dei vari allegati relativi alle componenti ambientali. I problemi ambientali esistenti sono stati individuati all interno delle criticità presenti sul territorio. Queste, individuate in fase di analisi dello stato attuale dell ambiente, sono indicati nella relazione al Documento di Piano, all interno dei suoi allegati, e in più parti all interno del presente documento; È stata redatta la V.INC.A per uno studio approfondito degli effetti delle azioni di piano sulla Rete Natura Sono stati assunti gli obiettivi di livello internazionale assunti dal Documento Preliminare del PTRC. Gli interventi previsti in coerenza con tali obiettivi sono riportati al

19 considerazione ambientale. f) Possibili effetti significativi sull ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l acqua, l aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli effetti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi. g) Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull ambiente dell attuazione del piano o del programma. h) Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni richieste. i) Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli effetti ambientali significativi derivanti dall attuazione del piano o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e alle misure correttive da adottare. Sintesi Non Tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti. I possibili effetti significativi sono riportati all interno del presente documento al cap.3 e negli allegato O -Griglia azioni-impatto su componenti ambientali e socio economiche. Le misure di compensazione e mitigazione sono indicate al cap. 6 del presente documento; Inoltre molte azioni del piano sono per loro stessa natura misure di mitigazione e compensazione, quali corridoi ecologici, forestazione, fasce tampone, misure per la protezione del rumore, etc ). Al cap. 4.3 sono riportate le valutazioni relative alle alternative sulle scelte di Piano. È stata predisposto nell Allegato U il piano di monitoraggio per valutare i scenari di riferimento. È stata redatta la Sintesi Non Tecnica Il Rapporto Ambientale prodotto è costituito: dalla fase di definizione dell ambito di influenza del PTCP, contenente, tra l altro, l analisi del contesto, le criticità presenti nel territorio provinciale, la definizione degli obiettivi di Piano e le azioni per conseguirli, l identificazione dell ambito spazio temporale degli effetti del piano; dalle valutazioni che hanno portato alle scelte di piano; dalla verifica di sostenibilità. Il processo logico si sviluppa attraverso i seguenti punti: analisi di coerenza interna ed esterna; individuazione delle criticità presenti nel territorio provinciale mediante l analisi delle varie componenti ambientali e socio economiche; confronto tra le criticità e gli obiettivi e le azioni individuate, al fine di verificare se quest ultime sono adeguate a ridurre o contrastare efficacemente le criticità stesse; analisi dei contributi presentati al Documento Preliminare del PTCP al fine di individuare validi elementi per la costruzione del piano stesso; identificazione dell ambito spazio-temporale degli effetti determinati dalle azioni proposte, al fine di selezionare quelle che determinano effetti rilevabili sulle componenti ambientali e socioeconomiche da quelle azioni i cui effetti risultano indifferenti; questa selezione ha permesso di identificare gli impatti generati dal piano, che devono essere indagati in modo approfondito, da quelli che invece potevano essere trascurati; verifica di sostenibilità delle azioni. 18

20 QUADRO CONOSCITIVO OBIETTIVI POLITICI VERIFICA DI COERENZA ESTERNA E INTERNA DEFINIZIONE CRITICITA CONFRONTO OBIETTIVI-CRITICITA - AZIONI VERIFICA DI COERENZA ESTERNA E INTERNA DEFINIZIONE AZIONI PER SOLUZIONE CRITICITA PARTECIPAZIONE DEFINIZIONE ALTERNATIVE CONCERTAZIONE NEGOZIAZIONE SCELTA AZIONI DEFINITIVE VERIFICA SOSTENIBILITA DEFINIZIONE NORME DI PIANO VERIFICA DI COERENZA Uno dei passi importanti del R.A. è la verifica di coerenza interna ed esterna. Con il termine di coerenza interna si intende la verifica che gli obiettivi di piano siano tra loro coerenti, cioè il conseguimento di uno di questi non pregiudichi, o non sia in contrapposizione, con un altro obiettivo del Piano stesso. Con il termine di coerenza esterna invece si verifica che gli obiettivi di piano siano coerenti con gli obiettivi di altri piani, che comunque interessano la stessa parte di territorio-ambiente. Questa verifica è importante per essere certi che i vari obiettivi, sia quelli del PTCP che quelli dei piani già esistenti, si muovano tutti nella stessa direzione ANALISI DI CONTESTO Altro passo, in questo caso fondamentale, del R.A. è la individuazione delle criticità e dei punti di forza che sono presenti sul territorio. Per identificarle è necessario analizzare lo stato attuale di quest ultimo mediante lo studio delle sue componenti fondamentali, ovvero ambientali, economiche e sociali, componenti di interesse del PTCP (analisi del quadro conoscitivo Q.C.) CONFRONTO TRA LE CRITICITÀ E OBIETTIVI Le scelte politiche definite nel documento preliminare dall Amministrazione provinciale di Vicenza e consolidate da una verifica partecipativa, identificano gli obiettivi di carattere generale che impostano il Piano. Questi sono stati confrontati con le criticità rilevate. In questa verifica, per essere più accurati nella valutazione, si sono messi a confronto con le criticità stesse non solo gli obiettivi, ma anche le azioni definite per conseguirli. In questo modo è stato possibile verificare se le azioni individuate erano adeguate a ridurre e/o contrastare efficacemente le criticità stesse. 19

21 ANALISI DEI CONTRIBUTI PRESENTATI AL DOCUMENTO PRELIMINARE DEL PTCP In Allegato A sono riportati i contributi al piano suddivisi per tematiche LE VALUTAZIONI AMBIENTALI ALL INTERNO DEL PIANO All interno del R.A. sono state condotte una serie di valutazioni ambientali che vengono indicate nei paragrafi successivi. Esse hanno riguardato i seguenti argomenti: identificazione dell ambito spazio-temporale degli effetti determinati dalle azioni. Tutte le azioni di piano sono state valutate al fine di determinare quelle che presentano effetti significativi sulle componenti ambientali-economiche-sociali. Questa selezione ha permesso di identificare gli impatti generati dal piano da indagare in modo approfondito rispetto a quelli che invece potevano essere trascurati; la valutazione delle situazioni di incoerenza evidenziate nell analisi tra obiettivi e criticità; l indicazione delle misure di mitigazione e compensazione; la valutazione di particolari elementi relativi alla costruzione del piano: Le aree industriali; La viabilità; L edificato in zona agricola; la valutazione comparativa delle scenario attuale con quello di riferimento e con quello di piano VERIFICA DI SOSTENIBILITÀ DELLE AZIONI La VAS del piano è un procedimento che aiuta L Amministrazione a verificare se le proprie opzioni di cambiamento e trasformazione vanno nella direzione corretta della sostenibilità ambientale. Lo Sviluppo Sostenibile è quello sviluppo capace di soddisfare le necessità della generazione attuale senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità, e implica tre dimensioni fondamentali: la sostenibilità ambientale; la sostenibilità economica; la sostenibilità sociale. Nei criteri di pianificazione urbanistico-territoriale utilizzati negli anni passati le ultime due componenti, ovvero l aspetto sociale ed economico, erano state tenute in considerazione, mentre la componente ambientale non era stata trattata con la necessaria attenzione, è per questo che la Comunità Europea ci impone adesso questo tipo di procedura. E estremamente complesso definire il limite nel quale si è nel campo del sostenibile da quello invece in cui non si è. Certo è che la pianificazione sarà realmente sostenibile solo quando gli interventi previsti consentiranno di modificare la tendenza di sfruttare le risorse ambientali al di sopra della loro capacità di rigenerazione. Questo è un punto di arrivo che al momento non può essere conseguito ed è per questo che la pianificazione sostenibile sarà un processo lento e progressivo che avrà effetti significativi a medio e lungo tempo. Al momento sarà indispensabile attuare azioni che tendano a modificare il trend degli indicatori portandoli verso ambiti di maggiore sostenibilità rispetto agli attuali IL MONITORAGGIO DEL PIANO Sono state indicate le procedure e le operazioni relative al monitoraggio del piano ed alla sua gestione, successiva alla approvazione del piano stesso. 2.2 INDICAZIONI FORNITE DALLA COMMISSIONE VAS 20

22 La Commissione Regionale VAS ha espresso in data 27/10/2009 parere favorevole alla Relazione Ambientale del Documento Preliminare e progetto Preliminare del PTCP di Vicenza. In tale documento sono state indicate alcune prescrizioni che avrebbero dovute essere assunte nel Rapporto Ambientale. Nella scheda sottostante sono riportate nella colonna di sinistra le prescrizioni impartite e nella colonna di destra l indicazione del capitolo e/o documento in cui è trattato l argomento. Prescrizioni far emergere con chiarezza il ruolo che la VAS deve svolgere durante la fase di elaborazione del PTCP in ordine all'individuazione degli eventuali scostamenti delle dinamiche in atto rispetto alle previsioni del Documento Preliminare stesso, fornendo indicazioni circa le alternative possibili quali esiti del pubblico confronto e degli approfondimenti conoscitivi; recepire le prescrizioni/raccomandazioni poste dall'arpav - Dipartimento Provinciale di Vicenza con nota prot. n del 10/09/2009, dal Consorzio di Bonifica Euganeo con nota prot. n del 14/09/2009, dall'autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta- Bacchiglione con nota prot. n. 1638/B.5.4/5 del e dal Comune di Valli del Pasubio con nota prot. n del ; La procedura VAS è stata condotta in modo estremamente partecipativo, sia il Documento Preliminare, sia il Progetto Preliminare, sia il Documento di Piano, sono stati presentati alla popolazione, alle forze politiche, alle associazioni di categoria e culturaliambientali. A tutti è stata data la possibilità di esprimere il loro parere. Le proposte che sono scaturite nella fase di partecipazione sono state in gran parte, quando coerenti, assunte dal PTCP. Per quanto concerne le proposte di alternative, occorre dire che durante gli incontri con i comuni interessati dal progetto città, le proposte e le progettualità in atto sono state inserite nel Piano. Nella seconda parte del R.A. sono riportate le varie proposte di alternative e le relative considerazioni. le prescrizioni/raccomandazioni poste dagli enti che hanno fatto osservazione al RA preliminare sono recepite nel Rapporto Ambientale Sviluppare adeguatamente i capitoli relativi alle varie componenti ambientali. In particolare, per quelle componenti ambientali non analizzate e/o che presentano le criticità evidenziate nel Rapporto Ambientale Preliminare, dovranno essere individuate le relative cause e, per quelle derivanti dalle azioni di Piano, le misure di mitigazione e/o compensazione; La descrizione dello stato attuale dell ambiente è riportata, in maniera approfondita per singola componente ambientale e socioeconomica, nella prima parte del Rapporto Ambientale. individuare gli obiettivi di sostenibilità economica e sociale del PTCP; gli obiettivi di sostenibilità economica e sociale sono stati individuati nell allegato M. individuare puntualmente le azioni concrete finalizzate al raggiungimento degli obiettivi indicati; nell allegato M sono indicate tutte le azioni del PTCP in attuazione degli obiettivi generali e specifici. contenere il calcolo dell'impronta ecologica derivante dal progetto di Piano ovvero una metodologia alternativa volta a verificare la In alternativa all impronte ecologica, per definire la sostenibilità delle azioni di piano, sono stati utilizzati una serie di indicatori specifici per ciascuna componente ambientale analizzata (vedi cap. 5 Sostenibilità nella 21

23 sostenibilità del Piano ed i consumi di risorse naturalistiche che dallo stesso derivano; ambientale analizzata (vedi cap. 5 Sostenibilità nella seconda parte del Rapporto Ambientale). individuare, descrivere e valutare le alternative ragionevoli al fine di garantire che gli effetti dell'attuazione del PTCP siano presi in considerazione durante la loro preparazione e prima della loro adozione; Nella seconda parte del Rapporto Ambientale nel sono valutate le alternative di piano redigere, ai sensi della DGR 3173 del , la Valutazione d'incidenza Ambientale anche di SIC/ZPS che, ancorché esterni al territorio della Provincia di Vicenza, possano essere interessati dalle azioni di Piano. Il documento della VIncA dovrà essere trasmesso alla Direzione Pianificazione territoriale e Parchi della Regione per il rilascio del parere di competenza. In ordine a quanto emerge da tale valutazione se ne dovrà dare conto nel Rapporto Ambientale; I risultati della Valutazione di incidenza Ambientale sono riassunti nella seconda parte del R.A. far sì che, per le aree soggette a fenomeni di dissesto geologico, ai fini della messa in sicurezza dei siti, le NTA del Piano dettino direttive, prescrizioni e vincoli per PAT e PATI relativamente alle aree interessate da rischio e/o pericolosità per frane, smottamenti, cadute massi, ecc.; redigere il Rapporto Ambientale secondo le indicazioni contenute nell'alt. 13 del D.Lgs. 152/2006, come modificato dal D.Lgs. 4/2008; trasmettere il Piano, il Rapporto Ambientale e la Sintesi non Tecnica, dopo l'avvenuta adozione e prima della successiva approvazione, alle Province finitime per la presentazione di eventuali osservazioni in ordine ai possibili effetti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione del Piano stesso; far sì che l'amministrazione Provinciale di Vicenza nell elaborando PTCP recepisca i documenti approvati dalla Regione Veneto per l'attuazione e gestione della Rete Ecologica Europea Natura 2000 e della Rete Ecologica Regionale. Le norme del Piano relativamente ai fenomeni di dissesto geologico definiscono direttive, vincoli e prescrizioni ai fini della messa in sicurezza dei siti NT art. 10 Il RA è stato redatto secondo le indicazioni contenute nell'alt. 13 del D.Lgs. 152/2006, come modificato dal D.Lgs. 4/2008. Si veda a proposito il paragrafo 1.2 I contenuti del rapporto ambientale La cosa verrà fatta a cura della Provincia successivamente all adozione del Piano. I documenti approvati dalla Regione Veneto per l'attuazione e gestione della Rete Ecologica Europea Natura 2000 e della Rete Ecologica Regionale sono stati recepiti nel Piano. 22

24 2.3 RAPPORTO CON ALTRI PIANI O PROGRAMMI In premessa alla progettazione del PTCP l'analisi dello stato di fatto della provincia di Vicenza appare indispensabile. Le nuove previsioni del piano infatti non "si calano" sul territorio come mere invenzioni d'un qualche "addetto ai lavori", tecnico od amministrativo che sia, esse al contrario, per quanto innovanti ne possano essere i presupposti programmatici, esprimono una continuità che è la continuità stessa dell'abitare e del lavorare in sito, nonché della qualità di vita che questo consente al di là di ogni degrado o compromissione del passato. Dello stato di fatto, oggetto d'analisi, la componente giuridica - cioè l insieme dei provvedimenti legislativi, statali e/o regionali, nonché degli strumenti di cui regione ed enti locali si sono dotati, costituisce componente fondamentale. Ad essa infatti il PTCP ha fatto necessario riferimento, per configurare previsioni garantite nella propria legittimità appunto dal richiamo legislativo, ed inoltre per verificare criticamente e, nel caso proporre di modificare, l apparato strumentale che negli anni passati ha costituito supporto dell azione di governo del territorio. I cambiamenti intervenuti nell'ordinamento istituzionale dello Stato italiano, per una attribuzione di potestà legislative ed amministrative a Regioni ed Enti locali territoriali, hanno interessato anche l'urbanistica, l'ambiente e il sistema produttivo. Ed infatti le Regioni a partire dai primi anni '90 hanno provveduto a modificare la propria legislazione territoriale, dando gradualmente luogo a quella che ormai gli "addetti ai lavori" definiscono seconda generazione di leggi urbanistiche. Considerare qui il conseguente scenario legislativo, italiano e regionale, appare necessario principalmente perché il PTCP è il risultato di un confronto tra pubbliche amministrazioni e gruppi sociali e categorie economiche, che occorre pertanto informare sui cambiamenti istituzionali avvenuti, per garantire massima efficacia al dibattito. Inoltre, poiché la stessa legge urbanistica veneta riprende contenuti e modelli di riferimento da questo riordino istituzionale, per valutarne adeguatamente il senso occorre appunto inquadrarla negli intervenuti cambiamenti legislativi. Di seguito si riportano i testi normativi, pianificatori e gli studi ambientali che sono stati analizzati nella redazione del Piano. Non sono stati rilevati elementi di incoerenza. 1. Norme e piani relativi alla pianificazione territoriale NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" La Provincia predispone ed adotta il piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio Il PTCP indica: a) le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti;(si veda in generale la relazione) b) la localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione;(si veda lo schema direttore e la tavola 4) c) le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulicoforestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque; (si veda la relazione titolo 3, capitolo 1), d) le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali (si veda la relazione titolo 3, capitolo 6 e le tavole). 23

25 Legge regionale 23 aprile 2004, n. 11 Norme per il Governo del Territorio D.Lgs 152/2006 e s.m.i. Titolo II, parte seconda valutazione Ambientale strategica VAS Legge regionale 9 marzo 2007, n. 5 Programma Regionale di Sviluppo (PRS) Legge regionale 29 novembre 2001, n. 35 Nuove norme sulla programmazione (art. 25, comma 5, INTESE PROGRAMMATICHE D AREA) Piano Territoriale Regionale di Coordinamento Definito dalle L 1150/42, L 431/85, L.R. 61/85, L.R. 9/86, L.R. 40/90, e approvato dalla DGRV n462/92. Le comunità montane, attraverso le indicazioni urbanistiche del piano pluriennale di sviluppo, concorrono alla formazione del piano territoriale di coordinamento. La legge regionale elaborata a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione dedica un apposito capo alla Pianificazione provinciale per il governo del territorio Al titolo II della parte seconda del D.Lgs/2006 si inquadra normativamente la procedura della Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.). Il Programma Regionale di Sviluppo PRS - previsto dall art. 8 della L.R. n. 35/2001 è l atto di programmazione che individua gli indirizzi fondamentali dell attività della Regione e fornisce il quadro di riferimento e le strategie per lo sviluppo della comunità regionale. Le Intese Programmatiche d'area (IPA) sono il nuovo strumento di programmazione decentrata e di sviluppo del territorio Con le IPA, la Regione offre la possibilità agli Enti pubblici locali (Province, Comuni, Comunità montane) e alle Parti economiche e sociali di partecipare alla programmazione regionale, attraverso la definizione di accordi e la formulazione di proposte finalizzate allo sviluppo economico-sociale di aree territoriali sub-regionali. I contenuti fondamentali del PTRC in vigore sono: zonizzazione territoriale con funzione prevalente di conservazione e tutela delle risorse del territorio e dell ambiente; individuazione delle articolazioni spaziali dei Piani provinciali e loro eventuali interconnessioni; definizione di sistemi di servizi, Il PTCP ha recepito le indicazioni urbanistiche contenute nei Piani di Sviluppo Pluriennale delle Comunità Montane (si veda la relazione titolo 2, capitolo 4) La normativa è stata recepita sia per i contenuti del Piano provinciale (art. 22) sia per il procedimento di formazione (art. 23). Il Piano così elaborato risulta essere coerente sia con la normativa regionale sia con i relativi atti di indirizzo (Deliberazione della Giunta Regionale n del 08 ottobre 2004). Gli indirizzi normativi sono stati recepiti per la costruzione metodologica della Valutazione Ambientale Strategica L elaborazione del piano si è conformata alle relative disposizioni regionali (DGRV 791 del 31 marzo 2009) Il PSR fornisce tutte le indicazioni per la pianificazione di livello inferiore. Il PTCP ha recepito obiettivi e azioni fondamentali. Il PTCP ha verificato la coerenza e la compatibilità delle sue azioni con quelle di questi strumenti di programmazione decentrata (si veda la relazione titolo 2, capitolo 3) Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (sia quello del 1992 che quello in corso di redazione), ha costituito con altri piani le basi informative e gli indirizzi generali per la stesura del presente piano. Si ritiene il PTCP sia coerente con il nuovo PTRC, (condiviso in fase di concertazione) recependone 24

26 Nuovo PTRC adottato con Deliberazione della Giunta n. 372 del 17 febbraio 2009 Piani di Area Definiti dalla L.R. 11/04 2. Componente Aria NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO D.lgs. 152/06 Parte Quinta Tutela dell aria e riduzione delle emissioni. Delibera CIPE 137/98 Modificata con L. 120/02 e con Delibera CIPE 123/02 infrastrutture, opere le indicazioni. pubbliche e loro interconnessioni; definizione delle direttive per i piani regionali di settore di area di livello regionale e per gli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica di livello subordinato; determinazione di prescrizioni e vincoli direttamente prevalenti nei confronti dei piani regionali di settore e degli strumenti urbanistici di livello inferiore. Piano d Area Massiccio del Grappa approvato dal CRV n. 930 del 15/06/1994 Piano d Area Altopiano Sette Comuni adottato dalla GRV n.792 del 9/04/2002 Piano d Area Altopiano di Tonezza - Fiorentini I Piani d Area sono stati recepiti approvato con delibera del dal PTCP e rappresentati CRV n.192 del 29/11/1996 graficamente nella Tavola 1 di (Variante 1 approvata con Piano. Tutte le azioni del PTCP Delibera di Consiglio risultano coerenti con i vari Piani Regionale n. 60 del d Area. 22/06/1999; Variante n. 2 adottata con deliberazione di Giunta Regionale n. 586 del ) Piano d Area Monti Berici approvato dal CRV n. 31 del DESCRIZIONE Nella parte Quinta del D.Lgs Norme in Materia Ambientale si riportano gli atti normativi per la tutela dell aria e la riduzione delle emissioni, suddivisi in tre titoli: prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera e attività; impianti termici civili; combustibili. Con delibera CIPE 137/98 vengono definite le Linee guida per le politiche e le misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra, ovvero gli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas serra nel rispetto del protocollo di Kyoto. Successivamente con L. 120/02 ( Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla convenzione quadro delle RECEPIMENTO DEL PIANO Il D.Lgs. 152/06 è stato recepito nel PTCP per la definizione degli obiettivi di sostenibilità relativi a questa componente. L obiettivo di riduzione dei gas serra secondo i protocolli in vigore è un obiettivo recepito dal PTCP. si veda: la relazione, titolo 3, capitolo 2 Agroforestale le norme tecniche, art. 20, imboschimento dei terreni agricoli di pianura le norme tecniche, art. 32, risorse energetiche 25

27 D.M. 44/04 Recepimento della direttiva 1999/13/CE Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera (P.R.T.R.A.) In ottemperanza a quanto previsto dalla L.R e dal D.Lgs 351/99. Approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale con delibera n.57 dell 11 novembre 2004 convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l 11 dicembre 1997 ) è stato richiesto al Ministero dell Ambiente la presentazione al CIPE di un piano nazionale per la riduzione dei gas serra,contenente lo stato di attuazione e la revisione della delibera CIPE 137/98. Nel 2003 il Comitato Tecnico delle emissioni gas serra (CTE) ha revisionato la delibera CIPE 137/98 con nuova delibera CIPE123/02 ( Revisione delle linee guida per le politiche e le misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra ). Con il D.M. 16 gennaio 2004 n 44 viene recepita la direttiva europea 1999/13/CE, relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili di talune attività industriali. Il D.Lgs 351/99 assegna alla Regione il compito di valutare preliminarmente la qualità dell aria al fine di individuare le zone del territorio con diverso grado di criticità (A,B,C). In particolar modo dovranno essere individuate le aree in cui effettuare piani di azione (zone A), piani di risanamento (zone B) e piani di mantenimento (zone C). Il piano si propone l obiettivo di ridurre gli inquinanti in atmosfera ai limiti previsti dalla normativa. Il P.T.C.P. ha recepito la volontà del D.M. 44/04 di limitare le emissioni di composti organici volatili attraverso l attuazione di misure per una riorganizzazione ambientale delle aree produttive. Si veda: la relazione, titolo 3, capitolo 11 A le norme tecniche, titolo XI, capo I Il PTCP ha recepito gli obiettivi generali del P.R.T.R.A e per le sue competenze ha integrato e/o ripreso misure per ridurre gli inquinanti in atmosfera ai limiti previsti dalla normativa. Il PTPC, ai sensi dell art. 22 comma 1 lettera E della LR 11/2004 detta le norme finalizzate alla prevenzione e difesa dell inquinamento: si veda in particolare: la relazione, titolo 3, capitolo 3, parte A Risorsa aria le norme tecniche, art. 28, La risorsa aria. 3. Componente Acqua NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO D.Lgs 152/2006 Norme in materia ambientale Sezione Seconda della parte Terza (Tutela delle acque dall inquinamento) Sezione Terza della parte Terza (Gestione delle risorse idriche) La Sezione Seconda della parte Terza ( Tutela delle acque dall inquinamento ) abroga e sostituisce il decreto legislativo n. 152/99. La sezione Terza della parte Terza abroga e sostituisce la legge 36/1994 e pone indirizzi normativi per la gestione delle risorse idriche. Il PTCP ha recepito gli indirizzi del D.lgs 152/06 inerente la tutela della risorsa acqua per la definizione di obiettivi di piano in modo da garantire una trasformazione ambientalmente sostenibile del territorio. Si veda la relazione, titolo 3, capitolo 3B risorsa acqua ; ed il titolo 3, capitolo 6D risorgive ; le norme tecniche, art. 29 risorsa acqua ; le norme tecniche, art. 35, 26

28 Piano di Tutela dell Acqua (P.T.A.) approvato il PTA con deliberazione del Consiglio regionale n.107 del 5 novembre 2009 Piano di Gestione dei Bacini Idrografici delle Alpi Orientali adottato dai Comitati Istituzionali delle Autorità di Bacino del fiume Adige e dei fiumi dell Alto Adriatico, in seduta comune il 24 febbraio Componente Suolo e Sottosuolo Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) costituisce uno specifico piano di settore, ai sensi dell 2 art. 121 del D.Lgs 152/2006. Il PTA contiene gli interventi volti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui agli artt. 76 e 77 del D.Lgs 152/2006 e contiene le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico. Il Piano di Gestione è redatto a norma di quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE e dalla corrispondente legge italiana di recepimento (D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152) comma 6 risorse naturali - Principali corsi d acqua e specchi lacuali le norme tecniche, art. 36 risorgive. Il P.T.C.P. ha recepito gli obiettivi generali del P.T.A.. e per le sue competenze ha integrato e/o ripreso misure per ridurre gli inquinanti nelle acque superficiali e sotterranee e migliorarne la loro qualità. Le direttive del P.T.C.P. chiamano i Comuni ad adeguare i propri strumenti urbanistici (PRC) ai Piani al Piano di Gestione dei Bacini Idrografici delle Alpi Orientali (art. 10 Norme) DESCRIZIONE NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DPCM n del 28/04/2006 recepita secondo le indicazioni della Regione Veneto di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n. 71 del 22/01/2008 sismica Progetto di Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico dell Autorità di Bacino dei Fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione e dell Autorità di Bacino del Fiume Adige dei bacini idrografici Criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona Il PAI è predisposto dall Autorità di Bacino, che individua: o le aree a rischio idrogeologico; o le aree da sottoporre a misure di salvaguardia;o le misure di salvaguardia stesse. RECEPIMENTO DEL PIANO Le indicazione fornite dalle normative in merito alla sismicità del territorio provinciale vicentino sono state recepite Le indicazione del Piano sono state recepite dal PTCP nel definire gli obiettivi operativi di riassetto idrogeologico. La pericolosità idraulica e geologica sono state riportate nella Tavola 2 5. Aree degradate e gestione dei rifiuti NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Il PTCP recepisce gli strumenti di programmazione regionale Il Piano Cave è disponendo che fino fondamentalmente un piano di Piano Regionale Attività di Cava all approvazione del Piano tipo indicativo e regolatorio, e (P.R.A.C.) Regionale delle Attività Estrattive opera seguendo i principi di Con D.G.R. n.3121 del la e del Piano Provinciale per governance, coinvolgendo Enti Giunta Regionale ha adottato il Piano l attività di cava e dei relativi locali, imprenditori, e opinione Regionale Attività di Cava (P.R.A.C.), programmi provinciali di pubblica. ai sensi dell'art.7 della Legge escavazione, le attività estrattive Gli obiettivi strategici di tale Piano regionale n.44. si svolgono secondo quanto sono individuabili in: Successivamente la Giunta previsto dalla L.R. 44/82 e dal la salvaguardia ambientale; Regionale con D.G.R. n. 135/CR del P.T.R.C. la prospettiva del recupero ha preso atto del P.R.A.C., Si veda: ambientale; così come modificato a seguito delle la relazione Titolo 3, Capitolo 1E la razionalizzazione controdeduzioni alle osservazioni e ai Attività di Cava dell attività estrattiva; quesiti pervenuti. le norme tecniche, art. 13 l intensificazione dell attività Programmazione e di vigilanza. Pianificazione dell attività di cava Piano Regionale di Gestione dei rifiuti Gli obiettivi del Piano sono: Si vedano le considerazioni per il 27

29 urbani In data 22 novembre 2004 con Deliberazione n. 59, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, (pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto n. 6 in data 18 gennaio 2005) che ha sostituito il Piano regionale di Smaltimento dei rifiuti urbani approvato nel Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani aggiornato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 2526/8 del 7 marzo 2002 l individuazione delle iniziative volte a ridurre la quantità, i volumi e la pericolosità dei rifiuti; la predisposizione di criteri per l individuazione di aree idonee e non idonee per la localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti; la definizione di disposizioni volte a consentire l autosufficienza a livello regionale dello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi; la definizione della tipologia e della quantità degli impianti di incenerimento da realizzare nella regione. Gli obiettivi del Piano sono: ridurre la quantità di rifiuti urbani alla fonte e ridurne la pericolosità; incentivare le raccolte differenziate dei rifiuti recuperabili; realizzare raccolte differenziate di qualità; ridurre drasticamente i rifiuti da avviare allo smaltimento; potenziare il trattamentorecupero domiciliare della frazione organica dei rifiuti urbani; minimizzare gli impatti sull ambiente dati da impianti di trattamento; costante attività di monitoraggio; costante attività di informazione. Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti urbani. Va sottolineato che il documento regionale, pur configurandosi come uno strumento pianificatorio unico, recepisce i contenuti formulati dalle diverse Amministrazioni provinciali venete nei Piani di gestione: Il PTCP prende atto degli obiettivi e prescrizioni del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani i cui contenuti sono stati aggiornati con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 2526/8 del Il P.T.C.P. rinvia alla pianificazione provinciale di settore ovvero al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti Urbani di cui prende atto degli obiettivi e prescrizioni. 6. Flora, Fauna e Biodiversità NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, che recepisce e dà attuazione alla direttiva Habitat ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la La norma è stata recepita DPR 357/97 conservazione degli habitat all interno della costruzione della (recepisce la direttiva 92/43/CEE) naturali di interesse comunitario e Rete ecologica delle specie animali e vegetali di interesse comunitario. Con D.M viene emanato l elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE. Piano Faunistico Venatorio 2003 Lo strumento si prefigge degli La tematica non è di 28

30 DCP 1 luglio 2003 n /68 modificato con DCP 25 novembre 2003 n /124, DCP 20 dicembre 2005 n 74326/113 e con DCP 16 maggio 2006 n /21 obiettivi di Gestione Faunistica e di miglioramento ambientale. Gestione Faunistica: - conservazione e/o raggiungimento della massima ricchezza (biodiversità) di specie possibile; - raggiungimento equilibri faunistici. Miglioramento ambientale: - interventi per zona al fine di conservare e migliorare gli habitat esistenti. competenza del PTCP, tuttavia il piano ne ha recepito gli indirizzi atti a tutelare e arricchire la biodiversità 7. Paesaggio NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni culturali e del paesaggio Il Codice dei beni culturali e del paesaggio ha riconosciuto i beni paesaggistici come parte del patrimonio culturale: il testo di legge ha così recepito i nuovi orientamenti per cui il di paesaggio è considerato come risultante dell opera dell uomo e degli agenti naturali sul territorio. Il paesaggio è infatti definito dall art. 131 del Codice come una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. Il Codice Urbani ribadisce la priorità della pianificazione paesaggistica come strumento di tutela e di disciplina del territorio (artt. 135 e 143, 144, 145), stabilendo una scala gerarchica che vede il piano paesaggistico sovraordinato agli altri strumenti urbanistici. Lo Stato e le Regioni sono investite del compito di assicurare che tutto il territorio nazionale sia oltre che conosciuto e salvaguardato anche pianificato. Il Piano ha assunto come obiettivo strategico la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. I tematismi recepiti dal PTCP e inseriti nella Tavole 1 del Piano, sono: Corsi d acqua iscritti negli elenchi di cui al R.D. 1775/1933 (art. 142 ex L. 431/85); Vincoli paesaggistici D.Lgs 42/04 Vincoli archeologici D.Lgs 42/04 Vincoli monumentali D.Lgs 42/04 Si veda: la relazione Titolo 3, Capitolo 7 tutela e valorizzazione dei beni architettonici e ambientali, in particolare la lettera M La Pianificazione Paesaggistica ; l allegato D alle norme tecniche atlante del patrimonio culturale, architettonico, archeologico e paesaggistico della Provincia di Vicenza ; le norme tecniche allegato D ed il relativo Titolo IX Beni culturali in particolare l art. 60 Atlante del Patrimonio Culturale, Architettonico, Archeologico e Paesaggistico della Provincia di Vicenza 8. Salute umana NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Legge Quadro sull inquinamento Il piano, in linea con le intenzioni acustico. della norma, promuove misure La Legge Quadro stabilisce i LEGGE 26 ottobre 1995, n. 447 Legge per ridurre il rumore prodotto da principi fondamentali in materia quadro sull'inquinamento acustico infrastrutture lineari mediante la di tutela dell ambiente esterno e realizzazione - ove possibile- di dell ambiente abitativo fasce alberate. dall inquinamento acustico. 29

31 Direttiva 1999/512/CE Legge 22 febbraio 2001, n. 36 Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici Legge 20 marzo 2001, n. 66 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 gennaio 2001, n. 5, recante disposizioni urgenti per il differimento di termini in materia di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti radiotelevisivi " Essa definisce e delinea inoltre le competenze sia degli enti pubblici che esplicano le azioni di regolamentazione, pianificazione e controllo, sia dei soggetti pubblici e/o privati che possono essere causa diretta o indiretta di inquinamento acustico. Raccomandazione del Consiglio relativa alla limitazione dell esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 a 300 Hz Raccomanda come limiti per le persone valori più elevati rispetto alla normativa nazionale, calcolati in base alle frequenze di trasmissione del segnale misurato. Legge Quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici La Legge ha lo scopo di fornire i principi fondamentali al fine di: assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione dagli effetti dell esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine ed attivazione di misure di cautela; assicurare la tutela dell ambiente e del paesaggio e promuovere l innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Regolazione delle concessioni per gli impianti di trasmissione e definizione delle competenze alle regioni o alle province autonome per i risanamenti di impianti radiotelevisivi. Il PTCP ha recepito i principi fondamentali espressi dalle normative di riferimento in tema di inquinamento elettromagnetico e ha predisposto direttive per la pianificazione comunale Si veda in particolare: le norme tecniche, art. 27 agenti fisici 30

32 Decreto Legislativo 1 agosto 2003, n. 259 "Codice delle comunicazioni elettroniche" DPCM Legge regionale 7 agosto 2009, n. 17 nuove norme per il contenimento dell'inquinamento luminoso, il risparmio energetico nell'illuminazione per esterni e per la tutela dell'ambiente e dell'attività svolta dagli osservatori astronomici Formano oggetto del sopra citato Codice le disposizioni in materia di: reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico; attività di comunicazione elettronica ad uso privato; tutela degli impianti sottomarini di comunicazione elettronica; servizi radioelettrici. Esso definisce su scala nazionale le modalità per l installazione degli impianti per telefonia mobile e per gli apparati di radiotelecomunicazione. Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici, generati a frequenze comprese tra 100 e 300 GHz. Definizione dei limiti di esposizione, del valore di attenzione e dell obiettivo di qualità dei campi elettrici, magnetici generati a frequenze comprese tra 100 e 300 Gh La legge ha come oggetto gli impianti di illuminazione pubblici e privati presenti in tutto il territorio regionale, sia in termini di adeguamento di impianti esistenti sia in termini di progettazione e realizzazione di nuovi. Ha come finalità: la riduzione dell'inquinamento luminoso e ottico in tutto il territorio regionale; la riduzione dei consumi energetici da esso derivanti; l'uniformità dei criteri di progettazione per il miglioramento della qualità luminosa degli impianti per la sicurezza della circolazione stradale; la protezione dall'inquinamento luminoso dell'attività di ricerca scientifica e divulgativa svolta dagli osservatori astronomici; la protezione dall'inquinamento luminoso dei beni paesistici; la salvaguardia della visione del cielo stellato; la diffusione al pubblico della tematica e la formazione di tecnici competenti in materia. Il PTCP per le sue competenze recepisce gli indirizzi della legge regionale e fornisce indicazione per la prevenzione dell inquinamento luminoso Si veda: le norme tecniche, art. 27 agenti fisici, comma 2 direttive relative alla tutela dalle emissioni luminose 31

33 9. Agricoltura NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Il Programma stabilisce le strategie e gli interventi per il settore agricolo, agroalimentare e forestale e, in generale, per lo sviluppo delle aree rurali del Veneto, in attuazione del Regolamento (CE) 1698/2005 Le misure proposte dal piano Con DGR n del 13 sono coerenti con quanto novembre 2007 la Giunta previsto dal P.S.R., per la tutela e regionale ha approvato il valorizzazione del patrimonio Programma di Sviluppo rurale per Piano di Sviluppo agroforestale della provincia e il Veneto (PSR) in Rurale dell agricoltura specializzata per seguito all'approvazione della (P.S.R.) il raggiungimento di Commissione europea avvenuta con Decisione C(2007) 4682 del 17 ottobre Con successiva DGR n del 9 giugno 2009, la Giunta regionale ha adottato il nuovo testo del PSR con le modifiche accettate dalla Commissione Europea a conclusione del negoziato iniziato a dicembre un agricoltura multifunzionale che possa occuparsi anche di aspetti connessi alla gestione di aree naturalistiche. 10. Industria NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Art. 3, comma 2: Il piano territoriale di coordinamento, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nell'ambito della determinazione degli assetti generali del territorio disciplina, tra l'altro, la relazione degli stabilimenti con gli elementi DM territoriali e ambientali vulnerabili Il piano recepisce gli indirizzi della Ministero dei lavori pubblici - Requisiti come definiti nell'allegato al legge Seveso e recepisce, in via minimi di sicurezza in materia di presente decreto, con le reti e i transitoria, il Piano Provinciale di pianificazione urbanistica e territoriale nodi infrastrutturali, di trasporto, emergenza per quanto attinente per le zone interessate da stabilimenti tecnologici ed energetici, al rischio industriale. a rischio di incidente rilevante esistenti e previsti, tenendo conto delle aree di criticità relativamente alle diverse ipotesi di rischio naturale individuate nel piano di protezione civile. localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e linee di comunicazione. 32

34 Legge regionale 23 aprile 2004, n. 11 NORME PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO 11. Energia Art. 22 Contenuti del piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP). f) riporta le aree a rischio di incidente rilevante di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 "Attuazione della direttiva 96/82/CE relative al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose", così come individuate e perimetrate dalla Regione ai sensi dell articolo 75 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11 e successive modificazioni; NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO Il Decreto Legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 rappresenta il recepimento da parte dello stato italiano della Direttiva europea 2001/77/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili. E finalizzato a: a) promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche Decreto legislativo n.387 del 2003 rinnovabili alla produzione di "Attuazione della direttiva 2001/77/CE elettricità nel relativo mercato relativa alla promozione dell energia italiano e comunitario; elettrica prodotta da fonti b) promuovere misure per il energetiche rinnovabili nel mercato perseguimento degli obiettivi interno dell elettricità indicativi nazionali; c) concorrere alla creazione delle basi per un futuro quadro Il P.T.C.P., per le sue competenze, comunitario in materia; ha attuato una serie di misure in d) favorire lo sviluppo di impianti linea con la normativa vigente di microgenerazione elettrica sulle fonti energetiche rinnovabili alimentati da fonti rinnovabili, in per ridurre gli impatti verso particolare per gli impieghi l ambiente. agricoli e per le aree montane. Decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, Attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia integrato con il Decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 311, Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico in edilizia Stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico. 33

35 12. Viabilità e Mobilità NORMATIVE E PIANI DI RIFERIMENTO DESCRIZIONE RECEPIMENTO DEL PIANO DM Direttive per la redazione, Il P.T.C.P. promuove l adozione l adozione e l attuazione dei Piani dei Piani Urbani di Traffico. Urbani del Traffico Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale Adottato con Delibera Consiglio Provinciale n /2001 n. reg. 78, Aggiornato con D.C.P. n /15 del Piano Regionale dei Trasporti (P.R.T.) Definito dal D.Lgs 422/97 e recepito con la L.R. 25/98. Il Piano è stato adottato dalla Giunta Regionale con provvedimento n.1671 del 5 luglio 2005 Il Piano ha i seguenti obiettivi: o aumento dei livelli di accessibilità qualità e sicurezza; o decongestione del traffico e riduzione inquinamento; o coerenza degli interventi con le previsioni di trasformazione territoriale; o favorire l integrazione modale; o superamento delle barriere architettoniche per la mobilità dei soggetti; o equa distribuzione dei livelli di servizi del TPL sul territorio. Il Piano Regionale dei Trasporti propone i seguenti obiettivi principali: colmare il gap infrastrutturale del Veneto con l Europa; mettere in rete il sistema dei servizi alla mobilità intraregionale (persone e merci). Il PTCP ha recepito gli obiettivi generali del Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale e del Piano Regionale dei Trasporti e per le sue competenze ha integrato e/o ripreso misure per: ridurre la congestione stradale che caratterizza gran parte del territorio provinciale regionale ; aumentare l accessibilità alle diverse aree del territorio; raggiungere un più elevato grado di sicurezza per la circolazione stradale; ottimizzare le condizioni di circolazione mediante l eliminazione di punti singolari caratterizzati da una limitata capacità di deflusso del traffico. collegare la rete provinciale ai nuovi grandi tracciati infrastrutturali dell Unione Europea e della Regione Veneto. Mettere a sistema la rete degli interporti e promuovere la logistica. Incentivare l implementazione del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale quale elemento strategico della rete delle città venete. Sviluppare e incentivare la rete della mobilità slow ovvero della mobilità sostenibile. 34

36 2.4 SCELTA DEGLI INDICATORI DEFINIZIONE DI INDICATORE Per la fase di elaborazione, consultazione, adozione-approvazione e successivo monitoraggio del Piano, è necessario avere a disposizione un set di indicatori. Questi devono essere tali da: evidenziare le caratteristiche ambientali e socio-economiche presenti sul territorio oggetto del Piano; rendere misurabili gli obiettivi specifici che il Piano si è posto; valutare gli effetti determinati dalle azioni previste dal Piano; verificare, attraverso il monitoraggio condotto in fase di gestione del Piano, la capacità delle azioni attuate di conseguire gli obiettivi previsti. Gli indicatori utilizzati nella redazione dei piani, si dividono fondamentalmente in due categorie: indicatori descrittivi : sono finalizzati alla caratterizzazione della situazione ambientale e socio-economica. Questi indicatori dovrebbero essere in grado di valutare e comparare più soggetti (es: comparazione dello stato dell ambiente tra differenti province); indicatori prestazionali o di controllo: sono finalizzati a definire operativamente i vari obiettivi specifici e le relative azioni; vengono quindi utilizzati anche per il monitoraggio del conseguimento degli obiettivi previsti. Gli indicatori scelti, nel loro complesso, dovrebbero riuscire a rispecchiare l andamento del sistema territoriale- ambientale che si analizza. Gli indicatori descrittivi, proprio per la loro funzione di rilevamento di tipo generale, dovranno essere definiti a livello regionale, anche per generare un omogeneità di dati tra le varie province e comuni. Al momento non sono ancora stati definiti. Gli indicatori di tipo prestazionale, ovvero di controllo degli obiettivi specifici del Piano, saranno definiti dagli estensori del PTCP CRITERI DI SCELTA Il criterio sarà quello di sceglierli, per quanto è possibile, tra quelli definiti dalla Regione, e limitarsi all indispensabile per gli altri (al di fuori del set regionale). Una caratteristica fondamentale che si desidera da un indicatore è quella di fornire indicazioni sulla sostenibilità ambientale. In realtà attualmente solo gli indicatori descrittivi, ed in particolare quelli che fanno riferimento a limiti di legge, forniscono valori che possono essere associati ad una sostenibilità ambientale. Sino a quando non saranno stabiliti, in modo collegiale, indicatori in grado di valutarla, è evidente che non sarà possibile avere indicazioni valide e universalmente riconosciute sul raggiungimento o meno di livelli di sostenibilità. Pertanto nel PTCP, e nel piano di monitoraggio successivo, saranno ritenuti momentaneamente raggiunti gli obiettivi di sostenibilità quando gli indicatori avranno modificato la propria tendenza invertendola verso situazioni ambientalmente più compatibili. In questa fase di definizione del Contesto Ambientale, preliminare alla formazione del PTCP, si è ritenuto di fare riferimento agli indicatori già utilizzati dalle Agenzie che attuano il monitoraggio del territorio (che ricadono nell ambito degli indicatori descrittivi e di cui erano disponibili i dati). 35

37 Gli indicatori prestazionali o di controllo che verranno utilizzati per il monitoraggio del piano, sono ancora in fase di determinazione LE COMPONENTI AMBIENTALI E SOCIO-ECONOMICHE Le componenti ambientali e socio economiche previste per il quadro conoscitivo sono quelle indicate negli Atti di indirizzo della Legge Regionale 11/04, ovvero: aria clima acqua suolo sottosuolo agenti fisici flora, fauna, biodiversità paesaggio patrimonio culturale, architettonico, archeologico; attività economiche: agricoltura, industria, terziario (componente inserita dal gruppo di lavoro); salute umana; popolazione; beni materiali; pianificazione e vincoli. Il reperimento dei dati relativi ai tematismi del quadro conoscitivo è di competenza di: Regione; ARPAV; Provincia; Comuni; Consorzi di bonifica; altri Enti (ISTAT, USLL; Consozi rifiuti; Soprintendenza, ecc...). La Provincia di Vicenza sta elaborando e recuperando i dati di propria competenza. Il Quadro conoscitivo, così come richiesto dagli Atti di indirizzo, potrà essere completato solo tra qualche anno, quando tutti i soggetti chiamati a redigere la loro parte avranno completato la ricerca dei dati. Al momento, per poter definire il contesto ambientale-territoriale su cui impostare il Piano, si è fatto riferimento ai dati disponibili e reperibili sia in Regione, Provincia e vari altri Enti. Nel complesso si è ottenuta una situazione che ha messo in luce gli elementi critici presenti sul territorio provinciale e che consentirà di procedere con il lavoro del PTCP. Nei paragrafi seguenti sono riportate le criticità (comprensive di vulnerabilità e fragilità ambientale) che sono emerse dall analisi delle componenti ambientali e socio-economiche. 3 DESCRIZIONE DELLO STATO DELL AMBIENTE 3.1 FONTE DEI DATI Le fonti dei dati utilizzati per la redazione del presente documento hanno origini diverse. In particolare, si è fatto riferimento alle banche dati regionali e dell ARPAV, oltre ai dati raccolti nell ambito delle attività e dei progetti provinciali, elaborati per la costruzione del quadro conoscitivo a base del Piano tra cui: Quadro Conoscitivo della Provincia di Vicenza; Banca dati indicatori del Quadro Conoscitivo della Regione Veneto; Rapporto sullo Stato dell Ambiente 2000; 36

38 Rapporto sullo Stato dell Ambiente 2005; Altre banche dati territoriali. 3.2 ARIA Per avere un riferimento sulla qualità dell aria all interno della Provincia si è fatto riferimento: al Rapporto sullo Stato dell ambiente anno 2005 della Provincia di Vicenza; alle indagini condotte da ARPAV sulla qualità dell aria nella Provincia di Vicenza, anno 2008; al Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera della Regione Veneto; Analisi Ambientale Iniziale dell Agenzia Giada (distretto conciario) del QUALITÀ DELL ARIA ED EMISSIONI Di seguito viene riportata una sintesi tratta dal Rapporto sullo stato dell ambiente anno 2005 e dalla relazione Il monitoraggio della qualità dell aria rilevata dalle stazioni della rete della provincia di Vicenza, L IMPATTO DEI GAS SERRA: EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Nell ultimo secolo le attività umane (trasporti, attività produttive, agricoltura, consumi energetici domestici) hanno provocato un significativo incremento delle concentrazioni in atmosfera di anidride carbonica (CO2) e di altri gas a effetto serra, come il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O) e i clorofluorocarburi (CFC), determinando così un aumento dell effetto serra naturale. Infatti, il clima è influenzato dalle concentrazioni in atmosfera di alcune sostanze che, trattenendo la radiazione ad onda lunga emessa dalla terra, inducono un aumento della temperatura al suolo e danno origine al fenomeno noto come effetto serra. La conferenza mondiale di Kyoto, svoltasi nel dicembre 1997, ha sancito l urgenza di dare avvio ad una politica di riduzione delle emissioni climalteranti. In tale occasione è stato definito l obiettivo di ridurre i gas serra del 5.2% rispetto al 1990 entro il ; in particolare, l Unione Europea si è impegnata a ridurre, nello stesso periodo, dell 8% tali emissioni. Uno degli indicatori principali utilizzati per quantificare le emissioni di gas serra è l emissione di anidride carbonica in quanto risulta contribuire da sola a circa l 80% dell effetto serra globale. Dalla Tabella che segue si nota come la tendenza degli ultimi cinque anni abbia portato nel 2000 ad una riduzione del 6.57% rispetto al 1995 e del 3.14% rispetto al Questo miglioramento è conseguenza delle azioni effettuate a livello nazionale, da un lato favorendo l utilizzo di fonti energetiche alternative che non producono CO2 (biomasse, fotovoltaico, ecc.), dall altro favorendo il miglioramento dell energia elettrica nei vari settori (trasporti, riscaldamento, ecc.). Secondo la stima del 2000 le fonti principali sono la combustione non industriale (33%), il trasporto su strada (32%) e la combustione nell industria manifatturiera. Tabella ARI-1. Andamento delle emissioni di anidride carbonica negli ultimi dieci anni in provincia di Vicenza Emissioni di CO2 in t EMISSIONI DI INQUINANTI ATMOSFERICI SPECIFICI L inquinamento atmosferico è definito dalla normativa italiana come ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di una o più sostanze con qualità e caratteristiche tali da: alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell aria; costituire pericolo, o pregiudizio diretto o indiretto per la salute dell uomo; 37

39 compromettere le attività ricreative e gli altri usi legittimi dell ambiente; alterare le risorse biologiche ed i beni materiali pubblici e privati. Le cause dell inquinamento atmosferico sono da individuare nelle attività di produzione e utilizzo di combustibili fossili e carburanti, nelle attività di produzione industriale, di estrazione dei minerali, di incenerimento dei rifiuti e nell attività agricola. I principali inquinanti atmosferici considerati sono il monossido di carbonio (CO), il metano (CH4), i composti organici volatili (COV), gli ossidi di azoto (NOX), gli ossidi di zolfo (SOX), l ammoniaca (NH3), il protossido di azoto (N2O). In particolare nella Tabella ARI-2 si riportano per il 2000 le cause di emissioni dei seguenti contaminanti: Arsenico, Benzene, Monossido di Carbonio, Anidride Carbonica, Composti Organici Volatili, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Ammoniaca, Ossidi di Azoto, Diossine e Furani, Polveri Sottili, Ossidi di Zolfo INQUINAMENTO URBANO In ambito locale il problema riguarda l inquinamento urbano di cui sono responsabili il traffico veicolare, il riscaldamento degli edifici e gli impianti industriali ed energetici. Le città, infatti, sono i luoghi dove maggiormente si concentrano le fonti di squilibrio per l ambiente con conseguenze dirette anche sulla salute dei cittadini. Gli impegni internazionali di riduzione delle emissioni di COV derivano fondamentalmente dalla sottoscrizione di due protocolli internazionali: il Protocollo di Ginevra (1991), che prevedeva l impegno delle Parti aderenti ad emettere, nel 1999, una quantità di COV inferiore del 30% rispetto a quella emessa nel 1990; il Protocollo di Goteborg (1999) che, invece, prevede un impegno differenziato per le varie Parti, e in particolare impegna l Italia ad emettere, nel 2010, un ammontare massimo di 1159 kt di COV, di 475 kt di ossidi di zolfo, di 990 kt di ossidi di azoto, di 419 kt di ammoniaca. Per quanto riguarda il metano ed il protossido di azoto il Protocollo di Kyoto, ratificato dall Italia con la Legge n. 120 del 01/06/02, individua come obiettivo per il nostro paese la riduzione dei gas serra nel periodo del 6.5% rispetto al La Figura ARI-1 riporta, per ciascun inquinante, le emissioni totali registrate nell arco del 1990, del 1995 e del 2000 espresse in tonnellate/anno. Paragonando le emissioni del 2000 con quelle del 1990, si notano delle notevoli riduzioni di quasi tutti gli inquinanti considerati, soprattutto del CO che è diminuito del 22.8%, passando da t/anno a t/anno; gli unici ad aver registrato un aumento sono l ammoniaca, che è considerata un precursore del PM10, passata da a t/anno, e il protossido di azoto, uno dei gas a effetto serra, passato da a t/anno. La mobilità urbana rappresenta, per taluni inquinanti atmosferici, una delle fonti di emissione più significative, nonché la principale produzione di rumore urbano. A livello provinciale il trasporto stradale rappresenta, per l anno 2000, la principale fonte di emissione di monossido di carbonio (74% del totale) e ossidi di azoto (65% del totale). Il traffico costituisce uno dei fattori di pressione principali anche per quanto riguarda le emissioni di PM10 e di composti organici volatili non metanici, contribuendo rispettivamente con il 29% e con il 26% all emissione totale. Per quanto concerne ammoniaca, protossido di azoto e metano (inquinanti per i quali il traffico costituisce comunque una sorgente poco significativa) si evidenzia un incremento dell incidenza percentuale sul totale emesso nel 2000 rispetto al decennio precedente. Le categorie di veicoli che contribuiscono maggiormente alle emissioni di inquinanti atmosferici sono nell ordine le automobili, i veicoli pesanti, gli autobus, seguiti dai veicoli leggeri e da motocicli e ciclomotori. 38

40 t/anno CO COV NH3 NOx Sox CH4 N2O PM Figura ARI-1. Emissioni di inquinanti totali nella provincia di Vicenza nel 1990, 1995 e nel 2000, espressi in t/anno (fonte: ARPAV - Elaborazioni Dipartimento Ambiente della Provincia di Vicenza). 39

41 INQUINAMENTO INDUSTRIALE Uno dei principali impatti del settore industriale sulla qualità dell aria è il rilascio in atmosfera di composti organici volatili (COV) provenienti dalle operazioni di verniciatura in genere, lavaggio delle attrezzature, grassaggio etc. Nella provincia di Vicenza tale situazione è particolarmente significativa e critica nell industria della lavorazione delle pelli. Il distretto conciario della valle del Chiampo (che coinvolge 17 Comuni), è caratterizzato dalla presenza molto diffusa di questo ciclo di lavorazione che, nel caso specifico, interessa le operazioni di rifinitura delle pelli mediante l utilizzo di circa 660 cabine di verniciatura e, in misura minore, dalle fasi accessorie alla lavorazione (es. lavaggio attrezzature). In mancanza di adeguati impianti per l abbattimento dei COV si può ritenere che la quasi totalità del contenuto di solventi, presenti nelle miscele per la rifinitura, venga immesso nell atmosfera. Tale distretto è stato individuato dal Piano Regionale di Risanamento dell Atmosfera come zona soggetta a particolari interventi di tutela. Per stimare la pressione derivante da tale attività, l Amministrazione Provinciale di Vicenza ha raccolto dal 1996 i dati sulla produzione di pellame (in m2 di pelli trattate) e sul consumo di solventi attraverso relazioni annuali delle aziende conciarie e confermate dai controlli tecnici, e ha calcolato uno specifico fattore di emissione: consumo di solventi dichiarato per metro quadro di pelle trattata. Le quantità di COV utilizzate annualmente dalle aziende sono in diminuzione (-43,3% dal 1996 al 2008), a fronte di un aumento globale di produzione (+29,8% dal 1996 al 2005). Tale tendenza trova spiegazione nella crescente diffusione di prodotti alternativi (es. vernici a base acquosa), nell utilizzo di tecnologie di applicazione più efficienti e ad una più attenta gestione produttiva, indirizzata ad ottimizzare l utilizzo delle materie prime (vedi Figura ARI-2). Figura ARI-2. Valore e trend del consumo di solventi Gg (tonnellate x 1.000), della produzione di pelli in m 2 x 10 6 di materiale rifinito negli anni(mq) e del relativo fattore di emissione (gcov/mq) relativi alle concerie della Valle del Chiampo negli anni (fonte: ARPAV - Elaborazioni Dipartimento Ambiente della Provincia di Vicenza). 40

42 I Composti Organici Volatili (COV) sono una classe di composti molto varia, costituita da sostanze che esposte all aria passano rapidamente dallo stato liquido a quello gassoso. Gli effetti sulla salute umana sono molto differenziati in funzione del tipo di composto; si può avere inoltre un effetto cumulativo con altri inquinanti. Oltre ad essere, in qualche caso, pericolosi (ad esempio formaldeide, benzene, ecc.) concorrono anche alla produzione dello smog fotochimico. I livelli di concentrazione di COV sono stati rilevati a seguito di ripetute campagne di monitoraggio condotte utilizzando la tecnica dei campionatori passivi, nei 50 punti distribuiti nel comprensorio conciario della Valle del Chiampo nel periodo I risultati delle analisi hanno evidenziato nell aria la presenza di solventi organici, le cui concentrazioni sono influenzate dall orografia del territorio e dalla distanza delle fonti di emissione dai punti di rilevamento STIMA DELLE EMISSIONI PER AMBITO TERRITORIALE Secondo la metodologia CORINAIR nel 2000 sono state stimate per ciascun Ambito Territoriale le emissioni relative ai seguenti contaminanti: Arsenico, Benzene, Monossido di Carbonio, Anidride Carbonica, Composti Organici Volatili, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Ammoniaca, Ossidi di Azoto, Diossine e Furani, Polveri Sottili, Ossidi di Zolfo. I risultati sono raccolti nella Tabella ARI-3. I valori evidenziano che, con eccezione di quei contaminanti per i quali il macrosettore agricoltura è una sorgente importante (ammoniaca, protossido di azoto, metano), le emissioni sono generate soprattutto in quegli ambiti che hanno un elevata urbanizzazione: Ambito 1 (L'area urbana centrale: Vicenza e i comuni di cintura), Ambito 3 (L'urbanizzazione reticolare del Bassanese) e Ambito 4 (La conurbazione multicentrica dell'alto Vicentino). 41

43 Tabella ARI-2. Stima delle emissioni di inquinanti per macrosettore secondo metodologia CORINAR anno Fonte: APAT MACROSETTORI (% SU TOTALE) INQUINANTE UNITÀ DI MISURA TOTALE Combustione: energia e industria di trasformazione Combustione non industriale Combustione nell industria manifatturiera Processi Produttivi (combustione senza contatto) Estrazione e distribuzione di combustibili fossili ed energia geotermica Uso di solventi ed altri prodotti contenenti solventi Trasporto su strada Altre sorgenti e macchinari mobili (off-road) Trattamento e smaltimento rifiuti Agricoltura Altre sorgenti ed assorbimenti Arsenico - kg/a ,0% 1,0% 99,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Benzene - t/a 182 0,0% 0,0% 0,0% 0,7% 0,3% 11,7% 79,7% 7,6% 0,0% 0,0% 0,0% Cadmio - kg/a 132 0,0% 26,2% 39,0% 34,3% 0,0% 0,0% 0,4% 0,1% 0,0% 0,0% 0,0% CH4 - t/a ,0% 1,9% 0,2% 0,1% 21,5% 0,0% 1,9% 0,1% 14,2% 60,1% 0,0% CO - t/a ,0% 14,4% 2,2% 2,1% 0,0% 0,0% 74,4% 4,9% 1,9% 0,1% 0,0% CO2 - t/a ,0% 33,7% 25,6% 2,6% 0,0% 1,2% 32,4% 4,1% 0,4% 0,0% 0,0% COV - t/a ,0% 2,3% 0,2% 2,0% 2,5% 61,0% 25,7% 2,9% 0,3% 0,0% 3,1% Cromo - kg/a 796 0,0% 5,9% 45,7% 48,2% 0,0% 0,0% 0,2% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Diossine e furani - g(teq)/a 8 0,0% 7,3% 0,6% 53,4% 0,0% 0,0% 0,8% 0,0% 37,9% 0,0% 0,0% IPA - kg/a ,0% 70,8% 0,1% 10,8% 0,0% 0,0% 2,8% 0,4% 15,1% 0,0% 0,0% Mercurio - kg/a 181 0,0% 13,6% 11,3% 75,1% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% N2O - t/a ,0% 9,2% 2,0% 0,0% 0,0% 0,0% 8,0% 3,8% 0,1% 76,9% 0,1% NH3 - t/a ,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 2,5% 0,0% 0,4% 97,1% 0,0% Nichel - kg/a ,0% 75,6% 13,4% 10,8% 0,0% 0,0% 0,2% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% NOx - t/a ,0% 11,1% 6,4% 0,8% 0,0% 0,0% 64,6% 16,8% 0,3% 0,0% 0,0% Piombo - kg/a ,0% 0,6% 35,9% 18,5% 0,0% 0,0% 44,7% 0,3% 0,0% 0,0% 0,0% PM10 - t/a ,0% 12,3% 33,2% 9,8% 0,0% 0,0% 28,9% 13,2% 2,3% 0,2% 0,1% Rame - kg/a 536 0,0% 14,8% 26,7% 50,6% 0,0% 0,0% 6,6% 1,4% 0,0% 0,0% 0,0% Selenio - kg/a ,0% 0,1% 97,5% 2,1% 0,0% 0,0% 0,4% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% SOx - t/a ,0% 25,3% 64,6% 0,0% 0,0% 0,0% 8,4% 1,7% 0,0% 0,0% 0,0% Zinco - kg/a ,0% 0,6% 6,2% 93,2% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 42

44 Tabella ARI-3. Stima delle emissioni di inquinanti per ambito territoriale secondo metodologia CORINAR anno Fonte: APAT AMBITI TERRITORIALI (%SU TOTALE) INQUINANTE UNITÀ DI MISURA TOTALE 1. L'area urbana centrale: Vicenza e i comuni di cintura 2. Il sistema insediativo della piana del corridoio multimodale Montebello-Vicenza 3. L'urbanizzazione reticolare del Bassanese 4. La conurbazione multicentrica dell'alto Vicentino 5. La conurbazione lineare della Val Chiampo 6. La conurbazione della Val d'agno 7. Gli insediamenti della Pianura irrigua della fascia delle risorgive tra Vicenza e Bassano 8. Gli insediamenti della bassa pianura e dei Monti Berici 9. Montagna Arsenico - kg/a ,7% 10,6% 22,7% 19,2% 7,9% 3,0% 3,9% 8,2% 1,7% Benzene - t/a ,1% 8,8% 16,1% 21,2% 6,7% 7,9% 1,9% 10,4% 4,9% Cadmio - kg/a ,3% 11,7% 15,1% 20,2% 5,8% 3,8% 2,4% 7,0% 2,7% CH4 - t/a ,9% 3,7% 12,1% 24,2% 4,0% 4,9% 6,0% 20,1% 6,1% CO - t/a ,3% 8,1% 16,1% 21,2% 5,6% 7,4% 2,0% 10,6% 5,7% CO2 - t/a ,3% 8,8% 18,0% 20,8% 6,2% 6,5% 2,3% 10,1% 5,0% COV - t/a ,2% 12,0% 16,5% 18,9% 9,3% 8,3% 1,7% 9,7% 5,4% Cromo - kg/a ,1% 13,1% 13,4% 20,4% 5,8% 3,2% 2,2% 6,2% 1,6% Diossine e furani - g(teq)/a 8 27,5% 17,7% 4,3% 13,3% 2,6% 1,9% 0,8% 30,6% 1,2% IPA - kg/a ,1% 8,1% 14,3% 19,8% 4,6% 6,3% 2,0% 12,5% 8,2% Mercurio - kg/a ,1% 14,3% 8,5% 20,6% 4,4% 3,0% 1,5% 4,9% 1,6% N2O - t/a ,9% 5,9% 11,7% 16,4% 2,6% 3,1% 3,3% 33,3% 2,9% NH3 - t/a ,0% 4,1% 10,8% 16,6% 1,7% 2,8% 5,3% 36,6% 3,1% Nichel - kg/a ,8% 8,9% 16,4% 20,7% 5,4% 6,2% 2,0% 8,8% 5,7% NOx - t/a ,8% 8,5% 17,0% 21,2% 5,9% 7,2% 2,2% 11,2% 5,0% Piombo - kg/a ,0% 10,2% 17,0% 20,5% 6,2% 5,0% 2,5% 8,2% 3,2% PM10 - t/a ,4% 9,4% 17,9% 20,3% 6,3% 5,6% 2,7% 10,8% 4,4% Rame - kg/a ,0% 12,8% 12,3% 20,5% 5,2% 3,7% 2,0% 6,3% 2,2% Selenio - kg/a ,2% 10,7% 22,4% 19,2% 7,9% 3,0% 3,9% 8,1% 1,6% SOx - t/a ,7% 9,6% 19,6% 20,8% 7,0% 5,5% 2,7% 9,3% 3,8% Zinco - kg/a ,6% 15,7% 6,1% 20,7% 4,0% 2,2% 1,3% 3,8% 0,6% 43

45 LIVELLI DI CONCENTRAZIONE DI INQUINANTI SPECIFICI I livelli di concentrazione di alcuni inquinanti specifici sono stati monitorati per un certo periodo di tempo e confrontati con limiti di legge. Il posizionamento delle centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell aria è riportato in Figura ARI-3. Figura ARI-3. Posizionamento delle centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell aria (Fonte: Rapporto sullo Stato dell Ambiente in Provincia di Vicenza, 2005) 44

46 OZONO L ozono è un composto fondamentale nel meccanismo di formazione dello smog fotochimico, quando è contemporaneo alla presenza di alte concentrazioni di idrocarburi. Le serie storiche dei dati di concentrazione disponibili non mostrano una tendenza evolutiva favorevole, specie nelle città, ove questo inquinante supera frequentemente i livelli di guardia previsti dalla legge. Nel periodo estivo i livelli di ozono possono raggiungere concentrazioni particolarmente critiche. La sua presenza in livelli elevati danneggia la salute sia umana, sia degli animali e delle piante, deteriora i materiali e riduce la visibilità. Nell uomo provoca irritazioni agli occhi e alle vie respiratorie, è un broncoirritante e altera la funzionalità polmonare. In tutta l area della provincia di Vicenza questo inquinante presenta una diffusione abbastanza omogenea. Secondo il D. Lgs. 183/2004 il valore bersaglio per la protezione della salute umana, da raggiungere entro il 2010, prevede un limite di 120 µg/m 3 da non superare per più di 25 giorni per anno civile come media su 3 anni. Dal grafico in Figura ARI-4 si può notare come i giorni di superamento siano tra i 60 e i 90 fino al 2005 con una lieve diminuzione negli ultimi anni. Il grafico in Figura ARI-5, che riporta il numero di giorni con superamento della soglia di informazione di 180 µg/m 3, presenta dei picchi corrispondenti al 2003, anno in cui la scarsa piovosità ha contribuito pesantemente all accumulo delle sostanze inquinanti in atmosfera. Figura ARI-4. Attuale dislocazione analizzatori di Ozono nella provincia di Vicenza (Fonte: Ozono nella provincia di VICENZA ARPAV Vicenza 2008). 45

47 Figura ARI-5. Medie triennali dei superamenti giornalieri del valore di 120 µg/m 3 da parte della media mobile 8 ore degli ultimi 8 anni (Fonte: Ozono nella provincia di VICENZA ARPAV Vicenza 2008). Figura ARI-6. Numero di giorni di superamento della soglia d informazione, 180 µg/m 3 secondo D.lg. n. 183 del 21/05/2004 (Fonte: Ozono nella provincia di VICENZA ARPAV Vicenza 2008). 46

48 Figura ARI-7. Valore massimo orario di concentrazione (µg/m 3 ) raggiunto in un anno(fonte: Ozono nella provincia di VICENZA ARPAV Vicenza 2008) BIOSSIDO DI AZOTO Gli ossidi di azoto presenti in atmosfera sono il monossido di azoto (NO) e il biossido di azoto (NO2). Il monossido di azoto è un gas incolore e inodore dalla cui ossidazione deriva il biossido, gas di colore rosso scuro e dall odore pungente. Mentre il monossido è un gas a bassa tossicità, il biossido è estremamente tossico per l uomo e per gli animali, potendo indurre difficoltà respiratorie e, se presente in concentrazioni elevate, anche alterazioni del tessuto polmonare. In ambito urbano le fonti principali di NO2 sono costituite dagli impianti di riscaldamento, da alcuni processi industriali e dai gas di scarico dei veicoli a motore. La produzione di biossido di azoto in tali processi aumenta con l aumentare della temperatura di combustione. Nell ultimo ventennio le emissioni di ossidi di azoto dovute ai trasporti stradali, sono notevolmente cresciute a causa dell incremento del traffico veicolare. Gli indicatori utilizzati evidenziano la concentrazione al suolo di questo inquinante, misurato nelle stazioni di tipo B, localizzate in zone ad elevata densità abitativa. Nei grafici che seguono sono indicati i limiti di NO2 previsti dalla normativa con una linea rossa. La suddetta normativa prevede un abbassamento di tale limite, per la media oraria, di 10 µg/m 3 al 1 Gennaio di ogni anno a partire dalla data di entrata in vigore della Direttiva 90/30/CE (19/7/99), fino ad assestarsi ad un valore di 200 µg/m 3 al 1 Gennaio 2010, mentre per la media dell anno civile la legge prevede un abbassamento di 2 µg/m 3 al 1 Gennaio di ogni anno fino a raggiungere 40 µg/m 3 nel Dal grafico fig. ARI-8 risulta chiaramente come in tutte le stazioni della rete provinciale vicentina il limite per il valore massimo orario sia sempre stato rispettato ad eccezione della stazione di Via Borgo Scroffa a Vicenza in cui il valore risulta superiore al limite stabilito dalla normativa, mentre tutte le altre stazioni hanno mantenuto valori accettabili. Le concentrazioni massime orarie raggiunte in un anno per gli anni , confrontati con il valore limite orario per la protezione della salute umana di 200 µg/m 3 da raggiungere entro il 1 Gennaio 2010, evidenziano che tale limite non è rispettato allo stato attuale solo dalla stazione di Borgo Scroffa. 47

49 Valore di protezione della salute umana = 200 µg/m3 Max orario Bassano del Grappa Thiene Schio Valdagno Montecchio Mag. Montebello Vic. VI-V.D'Annunzio VI-V.Tommaseo VI-P. Querini VI-V.B. Scroffa Figura ARI-8. Rappresentazione grafica del valore massimo orario di biossido di azoto nella provincia di Vicenza dal 2005 al 2008, confrontato con il valore limite stabilito dal D.M. 60/2002 (Fonte: nostre elaborazioni :su dati ARPAV l monitoraggio della qualità dell aria effettuato dalle stazioni della rete della provincia di Vicenza Vicenza) Limite massimo = 200 µg/m3 Figura ARI-9. Medie annuali, 98 percentili e massimi valori orari di NO2 nel 2008 (Fonte: il monitoraggio della qualità dell aria effettuato dalle stazioni della rete della provincia di Vicenza ARPAV Vicenza). 48

50 PARTICOLATO Il PM10 è la frazione mobile del particolato totale sospeso (PTS). Il PM10 è definito dalla nuova normativa come la frazione del particolato sospeso in aria ambiente che passa attraverso un sistema di separazione in grado di selezionare il materiale particolato di diametro aerodinamico di 10 µm, con un efficienza di campionamento pari al 50%. Tale frazione è detta anche inalabile poiché, per le caratteristiche dimensionali, è in grado di penetrare nel tratto superiore dell apparato respiratorio. La sua permanenza in aria può andare da alcune ore a più settimane e la sua rimozione avviene attraverso la deposizione secca e soprattutto umida. Se si escludono le sorgenti naturali quali aerosol marini, frantumazione del suolo, eventuali incendi boschivi e sorgenti di origine vegetale quali spore, pollini, ecc, in ambiente urbano il contributo prevalente deriva dal traffico veicolare. A questo si sovrappongono altre sorgenti connesse ad attività antropiche: il riscaldamento domestico, molte attività industriali, caratterizzate soprattutto da combustione di prodotti carboniosi od oleosi, oppure particolari, come i cementifici. Comunque non tutto il particolato può essere classificato come inquinante primario: una frazione importante, soprattutto nei diametri inferiori, rientra fra gli inquinanti secondari, ossia conseguenza di processi fisici e chimici che avvengono in atmosfera e la sua composizione spazia fra molte specie chimiche. La figura ARI-10 evidenzia il numero di giorni di superamento, nel 2008, del valore di 50 µg/m 3, nelle tre stazioni fisse di Vicenza e in quella di Schio, riportando anche il numero di superamenti ammessi dalla normativa vigente nell anno civile (l allegato III del DM 60/2002 prevede che il limite di 50 µg/m 3, dal 2005 in poi, non sia superato più di 35 volte in un anno). Figura ARI-10. Numero di superamenti del valore di 50 µg/m 3 nelle stazioni fisse di Vicenza, Bassano del Grappa e Schio. 49

51 70 60 Valore medio annuo di concentrazione (µg/mc) Valore di protezione della salute umana =40 µg/mc (al 2005) Valore di protezione della salute umana =20µg/mc (al 2010) Anni Bassano del Grappa Schio Vicenza - via Tommaseo Vicenza - via Spalato Vicenza - viale Milano Figura ARI-12. Rappresentazione grafica del valore medio della concentrazione di PM10, confrontato con il valore limite per la protezione sulla salute umana stabilito dal D.M. 60/2002 di 40 µg/m 3 per il 2005 e 20 µg/m 3 per il Le medie per il 2004 della stazione di Vicenza- via Spalato e Bassano del Grappa sono state calcolate per un campione di giorni su totale annuo < 75%. Le medie per il 2005 della stazione di Bassano del Grappa sono state calcolate per un campione di giorni su totale annuo < 75% 50

52 IDROGENO SOLFORATO L idrogeno solforato (H2S) è un gas incolore, caratterizzato da un odore particolarmente sgradevole e rappresenta anch esso un elemento peculiare caratteristico del distretto conciario, derivando dalle fasi iniziali del ciclo di lavorazione delle pelli, nonché dai successivi stadi di trattamento delle acque reflue. E un gas moderatamente tossico, caratterizzato da una soglia olfattiva particolarmente bassa: per l OMS alla concentrazione di 7 µg/m 3 la quasi totalità dei soggetti ne distingue l odore caratteristico. Il monitoraggio di questo gas avviene per mezzo della centralina fissa installata a Montebello Vicentino, situata tra la zona industriale e il centro del comune, e tramite uno dei due laboratori mobili dell ARPAV, utilizzato per analizzare gli inquinanti tipici del comprensorio conciario; dal 2005 è iniziato in via sperimentale un ulteriore sistema di controllo diffuso sempre attraverso la tecnica del campionamento passivo. I valori orari delle concentrazioni rilevate dalla centralina di Montebello superano frequentemente la soglia olfattiva di 7 µg/m 3 ; i valori delle medie orarie e giornaliere e del numero delle ore di superamento dei limiti stabiliti dalla normativa mostrano un leggero incremento dal 2000 al 2001 per poi diminuire costantemente negli anni successivi, e riprendere un trend di rialzo nel Resta comunque da sottolineare il fatto che la massima media giornaliera e il massimo orario superano il limite di 40 µg/m 3 e 100 µg/m 3, indicati dal D.P.R. 322/1971, fino all anno 2004 per la stazione fissa di Montebello Vicentino(vedi e Figura ARI-13) mentre si registrano superamenti della soglia nel 2007 per la centralina fissa di Chiampo, con una netta diminuzione della concentrazione nel 2008 (si veda figura ARI-14). Figura ARI-13. Concentrazione di idrogeno solforato (µg/m 3 ) nell aria ambiente nel periodo presso la centralina fissa di Montebello Vicentino. (fonte dato: ARPAV Monitoraggi della qualità dell aria nella area della Concia, 2008) 51

53 Figura ARI-14. Concentrazione di idrogeno solforato (µg/m 3 ) nell aria ambiente nel periodo presso la centralina fissa di Chiampo. (fonte dato: ARPAV Monitoraggi della qualità dell aria nella area della Concia, 2008) Figura ARI-15. Concentrazione massima oraria di idrogeno solforato (µg/m 3 ) nell aria ambiente nel periodo monitoraggio centralina di Zermeghedo. (fonte dato: ARPAV Monitoraggi della qualità dell aria nella area della Concia, 2008) BIOSSIDO DI ZOLFO Come riportato nella relazione Il Monitoraggio della qualità dell aria rilevata dalle stazioni della rete della Provincia Di Vicenza, , fra i vari inquinanti monitorati quello che ha 52

54 perso maggiore interesse (in quanto i vari interventi sulle caratteristiche dei combustibili per autotrazione, per riscaldamento e per la produzione di energia ne hanno ridotto drasticamente la presenza in aria) è il Biossido di Zolfo (SO2). L inquinante viene monitorato dalle stazioni di SCHIO, THIENE e VALDAGNO. Nella figure che seguono si riportano i valori di concentrazione massimi orari e giornalieri raffrontati con i limiti del D.M. 60/2002. Nel documento "WHO Air quality guidelines for particular matter, ozone, nitrogen dioxine and sulfur dioxide" è riportato il valore guida di 20 µg/m 3 (media giornaliera). Tale limite è previsto anche dal D.M. 60/2002 come valore di protezione per gli ecosistemi (vedi Figura ARI-16 e ARI-17) Valore limite =350 µg/mc Massima concentrazione oraria (µg/mc) Schio Thiene Valdagno Stazione Figura ARI-16. Concentrazione massima oraria di biossido di zolfo (µg/m 3 ) nell aria ambiente nel periodo Nella figura si riporta il valore limite di 350 µg/m 3 previsto dal D.M. 60/2002. Massima concentrazione giornaliera (µg/mc) Valore limite =125 µg/mc Valore limite =20 µg/mc Schio Thiene Valdagno Stazione Figura ARI-17. Concentrazione massima giornaliera di biossido di zolfo (µg/m 3 ) nell aria ambiente nel periodo Nella figura si riportano li valore limite previsto di 125 µg/m 3 (D.M. 60/2002) e di 20 µg/m 3 previsti dal WHO. 53

55 MONOSSIDO DI CARBONIO Il Monossido di Carbonio (CO) viene monitorato oltre che a VICENZA città (stazioni di Borgo Scroffa, Parco Querini e Viale Milano) anche a THIENE e, da ottobre 2003, dalla stazione di SCHIO (Via T. Vecellio). Pure i valori di questo inquinante, già da alcuni anni, sono decisamente inferiori ai limiti massimi previsti dalla normativa, mostrando inoltre un ulteriore tendenza alla diminuzione quasi ovunque. Il nuovo DM n. 60 fissa come livello di riferimento la media mobile 8 ore dei valori orari, media che, nel 2005, non avrebbe dovuto superare i 10 mg/m 3. La stazione di VICENZA Borgo Scroffa, la più penalizzata dal punto di vista dell ubicazione, ha registrato una massima media mobile pari a 3.9 mg/m 3, 3.5 mg/m 3 a VICENZA Parco Querini, 3.2 mg/m3 a VICENZA Viale Milano, 3.3 mg/m 3 a THIENE ed infine 2.2 mg/m 3 a SCHIO. 6,0 Valore massimo media mobile 8 ore mg/m3 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Thiene Schio VI-P. Querini VI-V.B. Scroffa VI-V.Milano VI-C.S. Felice Figura ARI-18. Valore massimo media mobile 8 ore di concentrazione (mg/ m 3 ) (tutti i valori sono normalizzati a 293 K e 101,3 kpa). Nella figura è riportata il limite di 10 mg/ m 3 previste dal D. Lgs. 183/ BENZENE Il Benzene (C6H6) è un composto organico volatile che in questi ultimi anni ha visto crescere la propria importanza nell ambito delle problematiche sull inquinamento atmosferico. E un liquido incolore dal caratteristico odore aromatico che in virtù di una bassa temperatura di ebollizione (80 C) e di un elevata pressione di vapore è molto volatile a temperatura ambiente. Principali fonti di Benzene sono le raffinerie (il petrolio greggio ne contiene circa 4 g/litro), il traffico veicolare e gli impianti di rifornimento. La sua concentrazione nell aria può andare da 0,2 µg/m 3 in aree rurali fino a µg/m 3 in prossimità delle pompe di carburante delle stazioni di servizio; anche in ambiente domestico si possono rilevare concentrazioni elevate, fino a 500 µg/m 3, soprattutto in presenza di fumo di sigarette. Nel Rapporto sullo Stato dell Ambiente 2005 è riportato uno studio sullo stato dell inquinamento da benzene in ambito urbano per la città di Vicenza. I risultati evidenziano come in tutta l area monitorata sia già stato raggiunto il target previsto per il 2010 di 5 µg/m COMPOSTI ORGANICI VOLATILI (COV) I livelli di concentrazione di COV sono stati rilevati a seguito di una campagna di monitoraggio condotta utilizzando la tecnica dei campionatori passivi, nel comprensorio della concia della Valle del Chiampo nel periodo Gennaio-Dicembre 2003 (vedi Figura ARI-17). I punti di collocazione dei campionatori sono stati scelti in base a quattro diverse tipologie di zone: 54

56 - punti abitativi (tipo A): nei centri urbani più rilevanti del comprensorio, in aree abitate non direttamente influenzate dalle sorgenti emissive ; - punti abitativi intermedi (tipo Ab): situati in aree abitate a confine tra zona industriale e abitativa, e in aree intermedie anche dal punto di vista orografico, al fine di valutare l eventuale influenza della morfologia dell area; tali punti sono influenzati anche dal traffico veicolare (es. punti 11 e 12); - punti bianchi (tipo B): zone teoricamente non interessate da inquinamento di origine industriale - punti caldi (tipo C): in prossimità di zone industriali dove viene effettuata attività di concia. Il confronto tra le esposizioni del 2003 e di una precedente campagna del 2002 evidenzia i seguenti risultati: viene confermata l influenza della conformazione orografica del territorio con livelli di concentrazione generalmente più elevati nelle zone della vallata chiuse fra i rilievi montuosi: confrontando ad esempio il punto abitativo (A) n 9 di Chiampo-Centro presso il Municipio la somma analiti è di 56.1 µg/m³, mentre nel punto caldo (C) di Lonigo-Zona concerie è di 29,6 µg/m³. nel 2003 vi è un ulteriore diminuzione dei livelli di concentrazione medi annui di Benzene rispetto alla campagna 2002 (il valore medio di tutti i punti della campagna 2002 è di 1,7 µg/m³, mentre nell anno 2003 risulta di 1.2 µg/m³). sempre considerando il valore medio di tutti i punti, si evidenzia una diminuzione della concentrazione dei composti organici espressi come carbonio organico e come somma analitica rispetto al Tra i singoli composti organici è interessante notare un generale aumento dell Etile Acetato per i punti di tipo C. 55

57 Figura ARI-18. Ubicazione dei punti della campagna di monitoraggio dei Composti Organici Volatili del ZONIZZAZIONE SECONDO IL PIANO PIANO REGIONALE DI TUTELA E RISANAMENTO DELL ATMOSFERA (PRTRA) La Regione Veneto con deliberazione del Consiglio Regionale n. 57 del ha approvato il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell'atmosfera (P.R.T.R.A). In tale piano il territorio regionale è stato suddiviso in zone A, B e C, secondo un ordine decrescente di criticità basandosi su: a) criteri tecnici (ovvero l accertato superamento degli standard di legge: i dati disponibili all epoca per le PM10 erano tuttavia limitati ai comuni più grandi); 56

58 b) criteri territoriali (il numero di abitanti, la densità di popolazione, la presenza di aree produttive di rilievo). Il risultato è stato quello di individuare, all interno di ogni provincia, un numero limitato di zone A (le più critiche), a macchia di leopardo. In provincia di Vicenza in zona A, con riferimento alle PM10, risultavano ricompresi i Comuni di Arzignano, Bassano del Grappa, Montecchio Maggiore, Schio, Valdagno, Vicenza; come zona B il solo Comune di Thiene; come zona C i rimanenti n. 114 Comuni; per.i comuni in zona A sono state previste con priorità azioni di risanamento della qualità dell aria e agli stessi sono pertanto stati destinati finanziamenti per promuovere azioni riguardanti principalmente la mobilità ed il traffico al fine di ridurre l inquinamento da polveri sottili in ambito urbano. Tali azioni si sono tuttavia rilevate di scarsa efficacia per tre motivi: hanno riguardato solo interventi a spot su traffico e mezzi di trasporto, con interventi strutturali limitati; non hanno interessato concretamente altre fonti di pressione importanti come impianti termici e industrie; hanno riguardato solo 6 Comuni in tutta la provincia, quando invece l inquinamento atmosferico interessa tutta la pianura padana. Venuta meno, già da tempo, l ipotesi che l inquinamento da PM 10 coinvolga solo i capoluoghi e i centri storici, e data l evidenza che il fenomeno interessa in modo generalizzato tutta la Pianura Padana, è stata avviata un azione mirata a rivedere la zonizzazione già prevista dal citato piano regionale. Il Comitato di Indirizzo e Sorveglianza (CIS) istituito dallo stesso piano nel maggio 2006 ha approvato la proposta di una nuova zonizzazione predisposta, su richiesta della Regione, dall Agenzia regionale per l Ambiente. Per ovviare alle lacune precedenti la nuova proposta di zonizzazione ha mirato alla Individuazione delle zone e degli agglomerati omogenei per pressione e stato di qualità dell aria. Arpav ha preliminarmente stimato le emissioni a livello di ogni singolo Comune in riferimento agli inquinanti importanti (polveri sottili, ossidi di azoto, ammoniaca, ossidi di zolfo, composti organici volatili) ed ha stilato una classifica dei Comuni sulla base della densità emissiva (parametro che tiene conto degli inquinanti citati, attribuendo a ciascuno un peso diverso a seconda dell importanza). Successivamente ha fissato delle soglie di densità emissiva (in termini di tonnellate all anno di emissioni per chilometro quadrato) che consentono di arrivare ad una classificazione dei Comuni in zone A1 agglomerato, A1 provincia, A2 provincia, in relazione ad un rischio decrescente di inquinamento. Infine tutti i Comuni con altitudine superiore ai 200 metri s.l.m. (altezza dello strato di rimescolamento) sono considerati zone C (a meno che non siano già state effettuate campagne di monitoraggio che dimostrino il superamento di qualche valore limite). Il risultato della zonizzazione tecnica porta ad individuare quasi tutto il territorio pedemontano in zone di tipo A1, con densità emissiva significativa (compresa tra 7 e 20 t/anno*km 2 ), con pochi altri comuni (n.8) a densità più elevata (oltre le 20 t/anno*km 2 ), altri (n. 16) a densità più bassa (sotto le 7 t/anno*km 2 ). Ai fini della gestione della qualità dell aria la norma suggerisce di individuare aree amministrative omogenee per intraprendere le azioni necessarie. Le Province sono state pertanto chiamate a proporre alla Regione una zonizzazione amministrativa secondo un criterio di buon senso che suggerisce di non lasciare alcun Comune isolato, ma di ricomprenderlo nella zonizzazione dei Comuni limitrofi. I criteri che hanno guidato l elaborazione della proposta della zona amministrativa sono stati: 1 riclassificazione come A 1 Agglomerato dei Comuni cintura del capoluogo; 2 individuazione in un'unica zona agglomerato nella fascia mediana della provincia, con direttrice est-ovest, fino ai confini provinciali con Padova e Verona poiché nell area del polo conciario vi è la presenza di Comuni in A1 agglomerato (Arzignano, Montecchio Maggiore, Lonigo ); 57

59 3 mantenimento in zona C della zona montana nella parte settentrionale della provincia ad eccezione dei Comuni nei quali il monitoraggio ha evidenziato un grado di inquinamento diverso; 4 ricomprendere ogni Comune nella zonizzazione prevalente limitrofa in modo da non lasciare nessun Comune isolato. La zona industriale del polo conciario viene confermata come già individuata dal PRTRA a cui andranno applicate le azioni specifiche in aggiunta a quelle relative alla nuova zonizzazione amministrativa. Il Tavolo Tecnico Zonale di tutti i comuni della Provincia tenutosi in data 27 settembre 2006, ha approvato la proposta che è stata a sua volta approvata dalla Regione con Deliberazione della Giunta Regionale n.3195 del 17 ottobre 2006, che aggiorna il PRTRA del La nuova zonizzazione è articolata come nella piantina di cui alla Figura ARI-18. Ne risulta pertanto che sono compresi in zona A1 Agglomerato (ossia nella zona più critica) i n. 21 Comuni dell elenco n. 1, in zona A1 Provincia i n. 67 Comuni dell elenco n. 2, in A2 Provincia i n. 9 Comuni dell elenco n.3 e in zona C i rimanenti n. 24 Comuni dell elenco n. 4. Figura ARI-19. Nuova zonizzazione amministrativa della provincia di Vicenza anno Per tutti i Comuni classificati in zona A- sia essa A1 Agglomerato, A1 o A2 Provincia- la norma prevede l obbligo di predisporre Piani d Azione con azioni per contrastare i fenomeni di inquinamento. Nell ambito delle possibili azioni sono distinte quelle di tipo strutturale e quelle di tipo emergenziale; per quelle strutturali i relativi piani risultano impegnativi e presuppongono la disponibilità di notevoli risorse economiche. Si evidenzia che la Regione, per detti piani, è impegnata a predisporre una proposta e al riguardo a mettere a disposizione un fondo rotativo. Per i piani d azione, con azioni di emergenza, anche per il la Regione Veneto ha individuato delle azioni minime e questo nell ambito dell accordo stipulato con le altre Regioni della Pianura Padana e le province di Trento e Bolzano Sintesi delle criticità emerse QUALITA DELL ARIA Come riportato nel rapporto Il monitoraggio della qualità dell aria rilevata dalle stazioni della rete della provincia di Vicenza, : nel 2004 e nel 2005 le PM10 hanno superato i limiti di legge (D.M. 60/2002) per il 2005 e per il 58

60 2010. Le stazioni esaminate sono a Vicenza (Ambito 1) e a Schio (Ambito 4). Secondo la stima dell ARPAV per il 2000 le sorgenti principali di polveri sottili sono la combustione nell industria manifatturiera (33% su totale emissioni), il trasporto su strada (29% su totale emissioni) e la combustione non industriale (12% su totale emissioni). nel periodo monitorato l ozono ha superato, in tutte le stazioni monitorate. Il numero di giorni oltre il valore bersaglio 25 per il triennio , è decisamente superiore, mediamente 67 nell ultimo triennio. Le sorgenti principali di ozono sono le attività produttive e il traffico. Per quanto riguarda le soglie di informazione e di allarme (D.gls.183/2004), rispettivamente 180 e 240 µg/m3, come valore orario, i giorni in cui la concentrazione oraria ha superato la prima soglia sono stati, escludendo la stazione di ASIAGO, mediamente 7, valore in netto decremento rispetto l anno precedente (14 giorni). Da sottolineare però il valore relativamente elevato registrato dalla nuova stazione dislocata a VICENZA, 12 giorni oltre il limite. Nessun superamento del livello di allarme nel 2008; l ultimo anno in cui non si erano registrati superamenti del livello di 240 µg/m3 era stato il nel periodo monitorato il biossido di azoto rispetta i limiti per il 2005 e per il 2010 in tutte le stazioni con eccezione di quella situata in via Borgo Scrofa (Ambito 1). Secondo la stima dell ARPAV per il 2000 le sorgenti principali di ossidi di azoto sono il trasporto su strada (65% su totale emissioni), la combustione nell industria manifatturiera (6% su totale emissioni) e la combustione non industriale (11% su totale emissioni). In via generale i dati storici sui monitoraggi sulla concentrazione di idrogeno solforato, effettuati nell area della Concia hanno, rilevato, negli ultimi anni, un miglioramento della situazione. Il costante monitoraggio è necessario a causa della presenza delle attività di lavorazione delle pelli, nonché dai successivi stadi di trattamento delle acque reflue. EVOLUZIONE TEMPORALE DELLE EMISSIONI DI INQUINANTI SPECIFICI Dalla stima delle emissioni di inquinanti totali nella provincia di Vicenza nel 1990, 1995 e 2000 (fonte: ARPAV Elaborazioni Dipartimento Ambiente della Provincia di Vicenza) emerge che le emissioni per le quali non si è registrato un decremento sono l ammoniaca e il protossido d azoto. Le emissioni di polveri sottili (PM10) rimangono nell arco di tempo considerato pressoché stabili. Secondo la stima dell ARPAV per il 2000 la sorgente principale per l ammoniaca e il protossido di azoto è il macrosettore dell agricoltura, mentre per il particolato la combustione nell industria manifatturiera, il trasporto su strada e la combustione non industriale. DISTRETTO CONCIARIO L elevata concentrazione di attività inquinanti, legate alla lavorazione delle pelli (industrie conciarie, impianti di depurazione ecc.), ha contribuito in modo sensibile al degrado dell area nel distretto conciario della valle di Chiampo. Il Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell Atmosfera (2004) ha individuato questa zona come zona industriale da risanare ai sensi del DPR 203/88. 59

61 3.3 FATTORI CLIMATICI Il clima di Vicenza, pur rientrando nella tipologia mediterranea, presenta proprie peculiarità, dovute principalmente al fatto di trovarsi in una posizione climatologicamente di transizione, sottoposta per questo a varie influenze: l azione mitigatrice delle acque mediterranee, l effetto orografico della catena alpina e la continentalità dell area centro-europea. In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche tipicamente mediterranee quali l inverno mite (nell intera provincia di Vicenza, e in particolare in montagna, prevalgono effetti continentali con temperature solo debolmente influenzate dall azione mitigatrice del mare) e la siccità estiva a causa dei frequenti temporali di tipo termoconvettivo. Lo studio delle caratteristiche meteo-climatiche del territorio della provincia di Vicenza è stato eseguito attraverso l analisi e l elaborazione dei principali parametri meteorologici registrati dalle stazioni disponibili, anche in territori esterni alla provincia. L indagine ha riguardato in particolare i dati di precipitazione e temperatura per i periodi e , mentre per la radiazione solare e il vento sono stati analizzati i dati raccolti dalla rete regionale di monitoraggio tra il 1995 e il L elaborazione dei dati è riportata in dettaglio nel Rapporto dello Stato dell Ambiente in provincia di Vicenza anno LE PRECIPITAZIONI La precipitazione media annua, considerando i dati del periodo , varia da poco meno di 800 mm riscontrabili nella parte più meridionale della pianura fino ad oltre nella zona di Recoaro. L andamento delle precipitazioni medie annuali si può ritenere crescente da Sud a Nord, almeno fino al primo ostacolo orografico costituito dalla fascia prealpina; nella pianura, infatti, spostandosi verso Nord si passa dai circa 800 mm medi annui riscontrabili a Noventa Vicentina fino ai di Bassano del Grappa. La variazione è di circa mm annui in circa km di distanza lineare fra stazioni considerabili ancora di pianura. Alla relativa uniformità della pianura, si contrappone una notevole variabilità riscontrabile nella fascia pedemontana e montana. Notevole, come si è detto, è l effetto imputabile ai rilievi prealpini: fra le stazioni di Isola Vicentina e Recoaro, ad esempio, distanti meno di 20 km l una dall altra e con un dislivello di meno di 400 m, si passa da una piovosità media annua di meno di mm ad una di circa mm. Analogamente, fra Bassano e Monte Grappa distanti fra loro circa 15 km, si passa da poco meno di mm ad oltre mm annui. Il dislivello, in questo caso, è però di circa m TEMPERATURA Le Figure seguenti riportano rispettivamente le distribuzioni della temperatura media, massima e minima annua calcolate per il periodo di riferimento e per il periodo I valori medi annui del trentennio ( ) sono compresi entro l intervallo che va dai 13.0 C di Bassano del Grappa (129 m s.l.m.) ai 6.9 C di Tonezza del Cimone (935 m s.l.m.) con una distribuzione sul territorio che evidenzia, in linea generale, la decrescita regolare della temperatura con la quota, seppure con qualche eccezione in cui si osservano scarti, tra località a parità di quota, dovuti a condizioni locali (aree della pedemontana, fondovalli, altopiani, ecc). Anche per i valori medi annuali delle temperature massime e minime si denota la graduale decrescita dei valori salendo verso nord. Le medie delle temperature massime calcolate per il trentennio sono comprese tra i 17.8 C di Vicenza (42 m s.l.m.) e gli 11.7 C di Tonezza del Cimone (935 m s.l.m.), mentre per le minime i valori più alti si registrano nella fascia pedemontana, a Bassano del Grappa (129 m s.l.m.) e a Thiene (147 m s.l.m.) con 8.7 C di media e i valori più bassi spettano invece a Tonezza del Cimone (935 m s.l.m.) con 2.2 C e ad Asiago con 2.4 C. 60

62 Figura CLI-1. Distribuzione dei valori medi annui della temperatura media calcolati per il periodo di riferimento e per il periodo (Fonte: Rapporto dell Ambiente della Provincia di Vicenza anno 2000). Figura CLI-2. Distribuzione dei valori medi annui della temperatura massima calcolati per il periodo di riferimento e per il periodo (Fonte: Rapporto dell Ambiente della Provincia di Vicenza anno 2000). 61

63 Figura CLI-3. Distribuzione dei valori medi annui della temperatura minima calcolati per il periodo di riferimento e per il periodo (Fonte: Rapporto dell Ambiente della Provincia di Vicenza anno 2000) RADIAZIONE SOLARE L andamento annuale tipo della radiazione solare globale (radiazione diretta più radiazione diffusa) è stato determinato per alcune località del territorio vicentino (Lonigo, 28 m s.l.m.; Brendola, 148 m s.l.m.; Lusiana, 773 m s.l.m.; Rifugio La Guardia, 1131 m s.l.m.). Per i mesi da novembre a febbraio la radiazione solare al suolo cresce con la quota della stazione e presenta dunque un minimo in pianura e un massimo in montagna. La massima differenza in questo periodo la si ha nel mese di gennaio, quando Lonigo riceve il 30% in meno di radiazione rispetto al Rifugio La Guardia. Il deficit di radiazione che si osserva in pianura è dovuto alla presenza della nebbia. La situazione si inverte per i mesi estivi, quando la pianura (Lonigo) e i Colli Berici (Brendola), ricevono una radiazione dal 30 al 40% superiore rispetto alle stazioni montane. Questo fatto evidenzia una maggiore nuvolosità sui rilievi per la presenza di condizioni più favorevoli allo sviluppo di moti convettivi nelle ore diurne. Figura CLI-4. Andamento annuale tipo della radiazione solare globale (riferito al periodo ) calcolato per alcune località del territorio vicentino poste a quote diverse (Fonte: Rapporto dell Ambiente della Provincia di Vicenza anno 2000) VENTO 62

64 Di seguito si riportano le considerazioni estrapolate dal Rapporto dell Ambiente della Provincia di Vicenza anno 2000 per la stazione di Lonigo. La distribuzione della velocità media del vento su 10 minuti dal 1995 al 1999 secondo gli standard internazionali indica una prevalenza di calma di vento e vento debole, con il 50% dei dati al di sotto dei 6 km/h (corrispondente a bava di vento, secondo la scala internazionale di Beaufort) e l 87% dei dati inferiori a 12 km/h (corrispondente a "brezza leggera", secondo la scala internazionale di Beaufort). Rara è la presenza di vento forte. Le calme di vento sono più frequenti nei mesi di dicembre e gennaio, quando rappresentano rispettivamente il 15% e il 13% dei dati. Tale situazione, in concomitanza con l inversione termica presente in pianura, determina le situazioni di ristagno dell aria che favoriscono la formazione della nebbia e l accumulo degli inquinanti, specie nei centri urbani. Nei mesi di luglio e agosto la calma scende a circa il 3% e la situazione più tipica è una circolazione con l intensità della brezza leggera. Per quanto riguarda la direzione prevalente di provenienza del vento, per tutto l anno si presenta un massimo per i venti provenienti da Nord-Est, più precisamente il 40% dei dati è compreso nel settore fra i 15 N e i 45 N. Queste correnti sono collegate ai frequenti afflussi di aria più fredda attraverso la Porta della Bora nelle Alpi Carniche. La direzione prevalente appare disposta maggiormente verso nord, rispetto ad altre località del Veneto, per la presenza dei Monti Berici che schermano le correnti più orientali. 3.4 ACQUA I tematismi relativi a questa componente ambientale sono di competenza della Regione, ARPAV, e di altri Enti quali i Consorzi che si occupano della distribuzione e trattamento delle acque. L interesse del PTCP su questa componente è rivolto sia alle acque superficiali che sotterranee. Per poter avere la conoscenza sulla qualità delle acque in Provincia si è fatto riferimento a: Rapporto sullo Stato dell ambiente anno 2005 della Provincia di Vicenza. I monitoraggi sulla matrice acqua eseguiti in provincia di Vicenza, anno Piano Regionale di tutela delle acque, anno Varie indagini effettuate dalla Provincia su questo argomento. Rapporto sullo Satto delle Acque sotterranee del Veneto, anno Oltre allo stato della qualità delle acque superficiali e sotterranee sono stati individuati anche altri elementi: la rete idrografica provinciale; gli impianti di depurazione e le reti fognarie, con indagine sugli abitanti equivalenti serviti; I pozzi di prelievo per le acque potabili di uso pubblico ACQUE SOTTERRANEE PRELIEVO ACQUE Nonostante il sistema degli acquiferi della pianura vicentina sia in grado di fornire ingenti quantità d acqua destinata a utilizzi diversi, è in atto da qualche decina di anni un progressivo impoverimento di questa risorsa, con una serie di effetti negativi: l abbassamento della superficie freatica nell area di ricarica, la riduzione della portata e la depressurizzazione delle falde artesiane nella media pianura. L impoverimento della risorsa idrica è riconducibile sia a fattori naturali che antropici. Un fattore naturale consiste nella diminuzione degli afflussi meteorici: la diminuzione delle precipitazioni ha determinato una minore infiltrazione di acqua nel sottosuolo, sia diretta sia proveniente dagli alvei disperdenti. Per quanto concerne, invece, il fattore antropico va segnalata la presenza di numerosi pozzi artesiani a deflusso libero che, privi di un controllo che limiti l erogazione spontanea di acqua, contribuiscono notevolmente al depauperamento di questa risorsa. Altri fattori antropici sono rappresentati dalle crescenti richieste di volumi d acqua per le attività economiche e dalla diffusa cementificazione urbana. 63

65 Le risorse idriche sotterranee sono prelevate da due tipologie di utenti: i privati ed i gestori di reti acquedottistiche. Nella Figura ACQ-1 si rappresentano, a titolo di esempio, le portate estratte dai pozzi privati situati nell area del bacino Astico-Bacchiglione, e le portate estratte da due dei maggiori enti acquedottistici del Veneto, AIM e AMAG, che servono una popolazione di oltre abitanti. I dati sono ritenuti rappresentativi della tendenza all aumento dell uso della risorsa. Questa tendenza è testimoniata dall andamento del livello della falda misurata in alcuni pozzi di monitoraggio. 75 prelievo acquedottistico e da pozzi privati milioni di m³/anno acquedotto pozzo privato Figura ACQ-1. Andamento dei prelievi da pozzi privati ed acquedottistici, effettuati da AIM e AMAG, nella provincia di Vicenza negli ultimi quarantatrè anni. (Fonte: Rapporto sullo Stato dell Ambiente in Provincia di Vicenza, 2005) QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE Per determinare la qualità delle acque sotterranee secondo la classificazione chimica (attribuzione dell Indice SCAS) viene utilizzato il valore medio rilevato nel periodo di riferimento dei parametri di base (Tab. 20, All. 1 al D. Lgs. 152/99). Il Decreto Legislativo 152/99 classifica i corpi idrici sotterranei mediante lo Stato Ambientale, definito a sua volta da uno stato quantitativo e da uno stato chimico. Lo stato chimico è una valutazione dell impatto antropico, la cui gravità è espressa facendo riferimento a diverse classi. In particolare alla classe 1 si attribuisce un impatto antropico nullo (o trascurabile); alla classe 2 un impatto antropico ridotto e sostenibile; alla classe 3 un impatto significativo e alla classe 4 un impatto antropico rilevante. Una classe a parte, indicata come classe 0, definisce un impatto antropico nullo ma con particolari facies idrochimiche naturali. Lo stato chimico delle acque sotterranee dal 2000 al 2008 è stato realizzato utilizzando i risultati delle campagne semestrali di monitoraggio qualitativo della rete di monitoraggio regionale e di quella dell Area di Ricarica del Bacino Scolante in Laguna di Venezia (Tabella ACQ-1). Il quadro qualitativo che emerge dalla campagna di monitoraggio è tutto sommato soddisfacente. I pozzi di monitoraggio che hanno presentato maggiori criticità nel periodo sono quelli in comune di Lonigo (P 153), di Noventa Vicentina (P 148), di Pozzoleone (P 227), di Caldogno (P 235), di Marano Vicentino (P 456), di Tezze sul Brenta (P 508), Torri di Quartesolo (P 155) e di Rossano Veneto (P 509 e P 529). I composti maggiormente responsabili della bassa qualità di questi pozzi sono i nitrati (P 153, P1 48, P 155, P 529), i nitriti (P 227), pesticidi (P 235), il tetracloroetilene (P 456), i composti alifatici alogenati totali (P 508, P 509). 64

66 Tabella ACQ-1. Stato chimico delle acque sotterranee secondo la classificazione del D.Lgs. 152/99. Sono evidenziati le classi 4 e 3 dello stato chimico. Staz. Comune Arzignano Arzignano Bassano del Grappa Bassano del Grappa Bassano del Grappa \ Brendola Caldogno Cartigliano \ Lonigo Marano Vicentino \ \ \ \ \ Montebello Vicentino Noventa vicentina \ 227 Pozzoleone Rosà \ \ Rosà \ Rosà \ Rosà \ Rosà \ Rossano Veneto \ Rossano Veneto Rossano Veneto \ Rossano Veneto \ Rossano Veneto \ \ Rossano Veneto \ Sandrigo \ \ 2 2 \ 3 \ \ \ 217 Schiavon \ \ \ \ 504 Tezze sul Brenta \ Tezze sul Brenta Tezze sul Brenta \ Tezze sul Brenta \ Thiene Torri di Quartesolo Trissino 3 2 \ \ \ 2 \ \ \ Legenda: 1 =classe 1; 2 =classe 2; 3 =classe 3; 4 =classe 4; 0 =classe 0. 65

67 In particolare sono da considerare i seguenti contaminanti chimici che nell attività primaria e/o secondaria hanno causato storicamente dei problemi rilevanti: L inquinamento da nitrati è un fenomeno che interessa in generale tutto il territorio provinciale vicentino e l andamento temporale delle concentrazioni negli acquiferi evidenzia un costante aumento. La maggior parte delle stazioni esaminate rientra nella seconda classe di qualità con un quantitativo di nitrati compreso tra 5 e 25 mg/l secondo i limiti stabiliti dal D. Lgs. 152/99; solo la stazione di Thiene si mantiene nella terza classe per tutto il periodo di monitoraggio (tra 25 e 50 mg/l), anche se dal 1989, anno in cui si è registrata un elevata concentrazione di inquinante, si è assistito ad un rapido miglioramento dell acquifero i cui valori si sono poi assestati, dal 1990 in poi, tra i 25 ed i 30 mg/l (vedi Figura ACQ-2). I composti alifatici organoalogenati sono una categoria di composti organici contenenti atomi di cloro e/o bromo, utilizzati principalmente nell industria galvanica, meccanica e tessile. L indicatore composti organoalogenati totali mostra l andamento delle concentrazioni per le zone dove in passato si sono verificati episodi di contaminazione delle acque sotterranee. L episodio più consistente riguarda la contaminazione da organoalogenati nella falda che da Schio-Thiene arriva a Vicenza, percorrendo l area di approvvigionamento idrico degli acquedotti di Vicenza e Padova. Altri inquinamenti sono stati riscontrati nella zona pedemontana a ridosso di Bassano del Grappa. Nel 1996 si è riscontrato un episodio di inquinamento che, partito dalla zona Nord-Ovest (Cartigliano), si è progressivamente spostato verso Sud-Est, provocando localmente il superamento dei limiti di potabilità allora vigenti (30 µg/l), anche in alcuni pozzi pubblici. Nella zona dell acquifero a Nord di Vicenza il grado di contaminazione da solventi organoalogenati è in continua diminuzione, grazie anche alla drastica riduzione dei consumi di tali composti e al progressivo adeguamento degli impianti di abbattimento degli inquinanti. Per quanto riguarda la zona del Bacino del Brenta a ridosso di Bassano del Grappa, si nota che nell arco di circa due anni, dalla scoperta della contaminazione, i valori di concentrazione sono rientrati nella norma e si mantengono costantemente bassi (circa 1-2 µg/l) (vedi Figura ACQ-3). Cromo esavalente nella zona di Tezze sul Brenta. Durante l estate del 2001 un privato, abitante nella zona a nord di Cittadella, vicino ai confini con la provincia di Vicenza, ha riscontrato la presenza di cromo esavalente nell acqua di pozzo e in concentrazione superiore ai limiti di potabilità. Le successive indagini hanno permesso di delimitare un area, appartenente ai comuni di Tezze sul Brenta, Cittadella e Fontaniva, interessata alla contaminazione da cromo esavalente; le contaminazioni più importanti sono state riscontrate nei comuni di Cittadella e Fontaniva. Le indagini hanno permesso di individuare la fonte dell inquinamento in una delle aziende ubicate in Comune di Tezze sul Brenta. Attualmente vengono eseguiti controlli attraverso circa venti pozzi privati, già esistenti, individuati lungo la linea di flusso dell inquinamento ed alcuni piezometri profondi ottanta metri, completamente finestrati, fatti terebrare ad hoc. La finestrazione dei piezometri ha permesso di poter eseguire verifiche analitiche ai vari livelli della falda. La situazione è in lento rientro nei pozzi privati, mentre nei piezometri interni all'azienda permane una situazione critica con concentrazioni di cromo esavalente che arrivano anche ad alcune migliaia di microgrammi/litro. Normalmente la situazione si aggrava in concomitanza con l'innalzamento della falda. Al fine di limitare il convogliamento dell'inquinante verso valle è stata installata una barriera idraulica, all'interno della ditta, costituita da 4/5 piezometri da cui si preleva una certa quantità di acqua che viene trattata in apposito impianto di depurazione ed inviate quindi in fognatura. La classificazione dello stato chimico delle acque sotterranee previste dalla 152/99 è stata modificata dal nuovo D.lgs. 152/2006. Nella fase di monitoraggio dovrà pertanto essere mutuato tale indicatore. 66

68 Caldogno 38 Thiene 25 Lonigo 1 Vicenza 35 Vicenza 12 Vicenza nitrati mg/l gen-83 gen-84 gen-85 gen-86 gen-87 gen-88 gen-89 gen-90 gen-91 gen-92 gen-93 gen-94 gen-95 gen-96 gen-97 gen-98 gen-99 gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 Figura ACQ-2. Andamento delle concentrazioni dei nitrati in sei pozzi dell acquifero di Vicenza e provincia; i diversi range delle classi di qualità sono evidenziati dai colori degli sfondi riportati in legenda. Classe 1: concentrazione 5 mg/l; Classe 2: 5< concentrazione 25 mg/l; Classe 3: 25< concentrazione 50 mg/l; Classe 4: concentrazione > 50 mg/l. (Fonte: Rapporto sullo Stato dell Ambiente in Provincia di Vicenza, 2005). LEGENDA Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Osservando la distribuzione a livello regionale della concentrazione media di nitrati per il 2007 in Figura ACQ3, per quanto riguarda la falda freatica dell acquifero indifferenziato di alta pianura (maggiormente vulnerabile), si vede come i valori più bassi siano localizzati in prossimità del fiume Brenta ( sinistra Brenta ), in relazione probabilmente all effetto diluente operato dal tratto disperdente del corso d acqua. Man mano che ci si sposta verso est dal fiume Brenta, (corpo idrico sotterraneo Alta Pianura Trevigiana) la concentrazione aumenta fino a raggiungere valori superiori ai 50 µg/l. Nel sistema differenziato di media e bassa pianura, i nitrati risultano praticamente assenti nelle falde confinate, mentre presentano concentrazioni elevate nella falda freatica superficiale, posta a pochi metri dal piano campagna e quindi altamente vulnerabile. Osservando più in dettaglio la realtà territoriale della provincia di Vicenza si nota che, anche per il 2007 la situazione ricalca quanto già riscontrato fino al 2005 con la quasi totalità dei valori che non supera la soglia dei 25 mg/l, con poche eccezioni limitate alla falda freatica dell acquifero indifferenziato di alta pianura maggiormente vulnerabile localizzata sul Bassanese (Tezze sul Brenta) e a Thiene. 67

69 Figura ACQ-3. Concentrazione media annua nitrati; anno

70 80 Caldogno 38 Vicenza 37 Vicenza 11 Thiene 25 Lonigo 1 Rosà Rossano Veneto comp. organoal. tot gen-89 gen-90 gen-91 gen-92 gen-93 gen-94 gen-95 gen-96 gen-97 gen-98 gen-99 gen-00 gen-01 gen-02 gen-03 gen-04 gen-05 Figura ACQ-4. Trend dei composti alifatici organoalogenati totali negl ultimi sedici anni e ubicazione dei pozzi di prelievo RISCHI LEGATI ALLE RISORSE IDROPOTABILI Sotto il profilo del rischio di contaminazione delle acque potabili, è stato affrontato il problema della vulnerabilità degli acquiferi provinciali e del livello di rischio associabile alle singole opere di captazione: è stata così prodotta una carta che riporta l individuazione di pozzi, sorgenti e opere di presa, associando ad ogni pozzo un livello di rischio di contaminazione. Lo studio riportato nel Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi, è stato il primo tentativo organico di rappresentare a scala provinciale la complessa situazione delle prese di tipo acquedottistico in relazione alla valutazione del rischio. Dal punto di vista operativo è stata esclusa ogni valutazione sul rischio relativo alle sorgenti montane (bersagli di contaminazione perlopiù di tipo microbiologico), ritenendo in tal senso assolutamente prioritaria l analisi sulle captazioni dei pozzi, sia per quanto attiene il bilancio quantitativo dei prelievi acquedottistici provinciali, sia per quanto attiene i caratteri chimici degli inquinamenti pregressi, in atto e futuri. L analisi percentuale delle classi di rischio dei pozzi mette in luce come solo il 5% di essi (su un totale di 255 pozzi esaminati) ricade in classe di rischio alto (R4). In classe di rischio medio (R3) rientra il 24 % e nelle classi inferiori il 21 ed il 50 %, rispettivamente per il rischio medio basso (R2) e basso (R1). Queste ultime classi, che raggruppano le situazioni più confortanti, comprendono oltre il 70 % degli impianti di captazione acquedottistici della provincia. Rapportando i risultati dell analisi di rischio sull utenza (compresi abitanti serviti fuori provincia), si rileva come 1/3 della medesima possa godere a medio termine di una risorsa idropotabile sicura (R1). Un ulteriore fascia (20% circa) viene contraddistinta dal livello superiore di rischio (R2). Nelle classi R3 e R4 si contano rispettivamente il 35% e l 11% degli utenti totali, indicando nel complesso la presenza entro il territorio provinciale di un concreto numero di abitanti soggetti a rischio potenziale elevato e molto elevato (vedi Figure ACQ-5 e ACQ-6). 69

71 Rischio Alto (R4) 5% Rischio Basso (R1) 50% Rischio Medio (R3) 24% Rischio Medio Basso (R2) 21% Figura ACQ-5. Percentuale di pozzi per classi di rischio. Rischio Basso (R1) 33% Rischio Alto (R4) 11% Rischio Medio (R3) 35% Rischio Medio Basso (R2) 21% Figura ACQ-6. Percentuale di utenti per classi di rischio ACQUE SUPERFICIALI BACINI IDROGRAFICI Il territorio della provincia di Vicenza presenta un reticolo idrografico delle acque superficiali piuttosto articolato e complesso. Questi numerosi e diversificati corsi d acqua ricadono all interno dei seguenti quattro bacini idrografici: bacino del Brenta, bacino del Bacchiglione, bacino dell Agno-Gorzone, bacino dell Adige. Di seguito si riporta in sintesi una descrizione dei vari bacini, estratta dal rapporto I monitoraggi sulla matrice Acqua eseguiti in Provincia di Vicenza anno Bacino del Brenta E un bacino idrografico piuttosto esteso e rientra, oltre che nel territorio vicentino, anche nelle province di Trento, Belluno, Padova e Venezia; la porzione di territorio veneto del bacino del Brenta misura circa 1500 Km 2, dei quali circa 900 compresi nella provincia di Vicenza. Il bacino del Brenta 70

72 è posizionato nella parte nord-orientale della Provincia di Vicenza e comprende le seguenti unità idrografiche: Fiume Brenta, Sottobacino del Silan-Longhella, Rogge di irrigazione. Il Brenta, emissario del lago di Caldonazzo in Trentino, raggiunge il territorio provinciale a Primolano, a nord di Bassano. Pochi chilometri più a valle riceve le acque del torrente Cismon (bacino imbrifero di 640 Km2) regolate dallo sbarramento di Arsiè. Scorrendo fino a Bassano nella Valsugana, riceve gli apporti del T. Oliero e del T. S. Nazario, le cui acque derivano dai fenomeni del carsismo dell Altopiano di Asiago e del M. Grappa. Queste acque sono soggette ad una gestione idraulica particolare poiché vengono continuamente captate, trasferite agli impianti idroelettrici e infine riconsegnate all alveo. Il letto del fiume è perciò soggetto a continue variazioni di portata che inducono effetti negativi sull ecosistema acquatico, derivanti anche dagli scarichi di origine civile e dai reflui di alcuni depuratori pubblici. A valle di Bassano il fiume scorre nell alta pianura alluvionale dove, a causa delle ampie dispersioni in alveo e dei notevoli prelievi per l irrigazione, la portata idrica risulta discontinua e ridotta. Le acque del fiume Brenta, dopo l attraversamento di Bassano, presentano discrete alterazioni, almeno fino al livello della fascia delle risorgive, tratto in cui la qualità migliora e la portata aumenta grazie ai contributi derivanti dalle falde. Dalle pendici dell Altopiano dei Sette Comuni nascono il Torrente Silan e il Torrente Longhella: il Silan nasce dai rii collinari a monte dell abitato di Marsan e a Nove confluisce nel Longhella, il quale proviene dalla Valle S. Floriano e, dopo aver attraversato Marostica, sfocia nel F. Brenta nei pressi di Nove. Rogge di irrigazione: sono numerosi canali irrigui che sono alimentati dalle acque del fiume Brenta, sia in destra che in sinistra idrografica. Le coltivazioni agricole, infatti, sono ben sviluppate nelle campagne circostanti e, data la notevole permeabilità dei terreni ghiaiosi della zona, necessitano di grandi quantitativi d acqua. Tra le più importanti ci sono le rogge Molina, Isacchina, Balbi, Cappella, Trona-Michela e Grimana. Lo stato ambientale di questo sistema idrografico viene influenzato dal fatto che queste rogge sono tutte regimate e sottoposte ad una serie di interventi nel corso dell anno (operazioni di espurgo che richiedono il prosciugamento del corso d acqua e la falciatura delle macrofite acquatiche). Bacino del Bacchiglione E' un sistema idrografico molto esteso (1330 km 2 ) e complesso che trae origine sia da torrenti e rii montani sia da rogge di risorgiva che originano a Nord di Vicenza. Questo bacino confina a Sud-Ovest con il bacino dell'agno, ad Ovest con quello dell'adige e a Nord-Est con quello del Brenta; comprende le seguenti unità idrografiche: Fiume Bacchiglione (sottobacino del Giara-Orolo e risorgive del Bacchiglione); Sottobacino Astico-Tesina; Sottobacino Leogra-Timonchio; Sottobacino dell'astichello; Sottobacino del Retrone; Sottobacino del Ceresone; Sottobacino del Bisatto. Sottobacino Fiume Bacchiglione : Fiume Bacchiglione E' un tipico fiume di risorgiva: nasce a Dueville (VI) quando le acque del Bacchiglioncello (canale che raccoglie le rogge di risorgiva del comprensorio di Novoledo) si uniscono alle acque del T. Timonchio, T. Igna, e Roggia Verlata. Scendendo verso valle riceve gli apporti del T. Orolo, F. Astichello, F. Retrone, F. Tesina e numerosi piccoli canali laterali. A Longare (dopo l ultima confluenza con il F. Tesina) il bacino si considera chiuso; qui il F. Bacchiglione cede parte dei suoi deflussi per alimentare il canale irriguo Bisatto (che trasferisce acqua nella bassa pianura vicentina) ed entra infine nel territorio padovano. Risorgive del Bacchiglione: La falda freatica che ha origine dall'altopiano dei Sette Comuni determina fenomeni di risorgenza nella zona di pianura a Nord di Vicenza e forma una rete di canalette e rogge di modeste dimensioni. Tra queste ricordiamo la roggia Feriana, la Muzzana, la Menegatta, la Sgaborra e la Caldonazzo. Queste scorrono nei dintorni della città, ricevendo anche gli apporti inquinanti di insediamenti civili e industriali, e confluiscono in corsi d'acqua più grandi o nel Bacchiglione. Sottobacino del Giara-Orolo: 71

73 II T. Giara (che prende successivamente il nome di T Orolo nei pressi di Isola Vicentina) è la prosecuzione del T. Livergone che lungo il suo percorso raccoglie le acque dei torrenti collinari (T. Refosco, Rio Rana, T. Valtessera e T. Proa) compresi tra Malo e Isola Vicentina. La portata di questo corso d acqua non è continua nel tratto compreso tra Isola Vicentina e Vicenza poiché il substrato alluvionale sul quale scorre drena l'acqua per la maggior parte dell'anno; ciò comporta conseguenze sulla qualità delle acque che peraltro risultano già alterate a causa di scarichi civili. Nei pressi di Vicenza il T. Orolo si immette nel F. Bacchiglione. Sottobacino Astico-Tesina L'Astico nasce in Trentino tra il monte Sommo Alto e il monte Plant; lungo il suo percorso riceve gli apporti di numerosi torrenti laterali tra cui importante è il T. Posina e, all'altezza di Sandrigo, si unisce al fiume Tesina. Da un punto di vista geologico, il bacino dell'astico presenta una struttura prettamente calcarea nella zona montana, mentre nella fascia dell'alta pianura l'alveo è costituito da imponenti materassi alluvionali ciottoloso-ghiaiosi. A Lugo Vicentino le acque vengono convogliate nel Canale Mordini, lasciando così l'alveo asciutto per buona parte dell'anno fino alla confluenza con il F. Tesina. Il fiume Tesina nasce dalle risorgive nei pressi di Sandrigo. Dopo la sua confluenza con l Astico il corso d'acqua scorre a valle con il nome di F. Tesina, fino alla confluenza con il F. Bacchiglione in località S. Pietro Intrigogna (Longare). Lungo il suo corso il F. Tesina riceve numerosi apporti, sia da torrenti (Laverda, Longhella e Chiavone) sia da rogge di risorgiva (la Rg. Astichello, la Rg. Palmirona, la Rg. Tribolo, la Rg. Caveggiara) la qualità delle acque non risulta sempre buona a causa della presenza di scarichi civili e/o zootecnici. Sottobacino Leogra-Timonchio II fiume Leogra nasce dal Pian delle Fugazze e, lungo il suo percorso fino a Schio, raccoglie le acque di molte valli laterali (la Val Canale, la Val Maso, la Val Malunga, la Val Sterpa, la Val di Sagno). Il torrente Timonchio nasce dal M. Novegno ed è alimentato anche dai contributi della Valle dell'orco e del torrente Boldoro. In località Marano Vicentino riceve l apporto del F. Leogra e continua il suo corso mantenendo il nome di Torrente Timonchio. Riceve gli apporti del torrente Rostone, del torrente Igna, della roggia Verlata (che riceve i reflui dell impianto di depurazione di Villaverla) e del Bacchiglioncello, acque che presentano condizioni ambientali già compromesse. Il Timonchio è praticamente sempre asciutto a causa sia delle captazioni per scopi idroelettrici ed industriali sia dei fenomeni di dispersione in subalveo dovuti alla natura del substrato. Sottobacino dell Astichello E un fiume di risorgiva che nasce, a monte di Cavazzale, dall'unione di numerose canalette risorgive e la Roggia Chiuppese. Riceve anche gli apporti della Rg. Milana, Rg. Trissina e Rg. Del Maglio, acque già alterate a causa di immissioni di depuratori civili ed industriali, oltre a quelle derivanti dalle attività zootecniche. Nel tratto superiore l Astichello presenta tipologia risorgiva con fondo ghiaioso-sabbioso, vegetazione acquatica e portate ridotte. Da Cavazzale a valle la portata diventa discreta con substrati fangosi e vegetazione acquatica più rada. All altezza di Parco Querini (a Vicenza) sfocia nel Bacchiglione. Sottobacino del Retrone Il Retrone nasce dalla confluenza del T. Valdiezza e del T. Onte tra Creazzo e Sovizzo e dopo circa 12 Km si immette nel F. Bacchiglione a Vicenza. Nonostante l apporto di diverse rogge (anche di risorgiva, tra le quali la più importante è il fosso Riello) e l'apporto più consistente della Rg. Dioma in località Ponte del Quarello, riceve pure gli effluenti dei depuratori di Creazzo e di S. Agostino. Dopo l'apporto del fosso Cordano la portata del F. Retrone acquista maggiore consistenza ed, entrato poi in città, si immette nel F. Bacchiglione. La qualità delle acque è discreta nel tratto iniziale e negli affluenti superiori; una volta entrato nelle zone densamente antropizzate, il F. Retrone ed i suoi affluenti peggiorano per effetto di continui apporti di scarichi inquinanti di origine civile, industriale e zootecnica. 72

74 Sottobacino del Ceresone II sottobacino del Ceresone comprende corsi d acqua, in parte di risorgiva e in parte di drenaggio, che scorrono nella campagna compresa tra il Fiume Tesina e il Fiume Brenta. Il torrente Ceresone viene alimentato dalle rogge Armedola, Poina, Moneghina, Cumana, Castellaro, Taglio, che scorrono completamente o per un lungo tratto in territorio vicentino. Il Ceresone, dopo la confluenza con il Tesinella, prende il nome di Tesina Padovano e sfocia nel Bacchiglione in territorio padovano. La stato ambientale delle acque del Ceresone, Armedola, Poina, è discreto nonostante gli effetti degli scarichi di origine civile e zootecnica. La qualità delle acque di canali risorgivi (quali la Cumana, il Tergola, il Castellaro, la Moneghina) è migliore nei tratti superiori anche se peggiora mano a mano che questi si addentrano nella campagna. Sottobacino del Bisatto (Ferrara Debba-Bisatto) Il canale Bisatto viene alimentato dalle acque del F. Bacchiglione, in località Longare, dopo aver ricevuto quelle del canale Debba, emissario del lago di Fimon. Scorre per circa 20 Km nel territorio vicentino per poi passare in provincia di Padova. Il canale presenta un fondo pressoché interamente fangoso con abbondante vegetazione acquatica; la qualità idrica è discreta nel C. Debba, mentre nel Bisatto la condizione peggiora anche per l'entrata dell'acqua proveniente dal F. Bacchiglione. Bacino dell Agno-Gorzone Questo bacino, che confina ad Est con il bacino del Leogra-Bacchiglione e ad Ovest con quello dell Adige, è caratterizzato da un estrema complessità idraulica che interessa i territori delle province di Vicenza, Verona, Padova e Venezia. La rete idrografica è costituita da due rami principali che si uniscono al di fuori del territorio vicentino (all altezza del comune di Vescovana, PD, ove il bacino si considera chiuso): uno è quello del Togna-Fratta-Gorzone (si tratta dello stesso corso d acqua che prende nomi diversi procedendo da monte a valle) e l altro quello dell Agno- Guà-Frassine-S.Caterina (si tratta dello stesso corso d acqua che prende nomi diversi procedendo da monte a valle). Fiume Agno-Guà Il Torrente Agno nasce dalle Piccole Dolomiti di Recoaro. Per circa 25 Km scorre nella omonima valle, raccogliendo gli apporti di torrenti e rii laterali (alcuni dei quali di discreta portata, come T. Rotolon, T. Torrazzo, T. Creme). Uscito dalla Valle dell Agno si allarga nella pianura e attraversa centri abitati quali Trissino, Alte Ceccato e Lonigo (in quest ultima località il bacino idrografico misura 260 Km2), scorrendo su un substrato fortemente permeabile; ciò determina fenomeni di magra prolungata nonché, per lunghi tratti (da Cornedo a valle), la completa mancanza di portata nei mesi estivi. A valle di Trissino il T. Agno riceve gli apporti del T. Arpega e del T. Restena ed è all altezza di Tezze di Arzignano che prende il nome di F. Guà. Quest ultimo, lungo il suo percorso, riceve le acque del. T. Poscola e del F.llo Brendola e, uscito dalla Provincia di Vicenza, prende il nome di F. Frassine nel veronese. Torrente Poscola: nasce alle pendici del monte Faedo, scorre lungo la valle fino a Trissino ed entra nella pianura per poi sfociare nel F. Guà. Nel tratto pedecollinare è un tipico torrente con substrato ciottoloso-ghiaioso e portata ridotta; successivamente, nel tratto pianeggiante, scorre su un substrato ghiaioso alluvionale. Fiumicello Brendola: nasce nella fascia pedecollinare a monte di Brendola, raccogliendo le acque dello scolo Degora, roggia Braggio, fiume Brentella, roggia Risarola e roggia S. Gomeo oltre a numerosi piccoli scoli di secondaria importanza. Il F.llo Brendola attraversa zone densamente antropizzate sulle quali insistono zone industriali ed agricole molto attive. Lungo il suo percorso, fino alla confluenza con il F. Guà, raccoglie numerosi scarichi di origine civile, industriale e zootecnica che creano evidenti alterazioni e perturbazioni nell ambiente acquatico. Canali della bassa pianura: è un reticolo di canali consortili utilizzati sia per l irrigazione che per estesi interventi di bonifica. Nascono dalle propaggini dei Monti Berici (scolo Alonte, scolo Liona, rio 73

75 Scaranto) o si originano dalla confluenza di più rogge nella campagna della parte meridionale della provincia (scolo Ronego, scolo Roneghetto, scolo Frassenella, T. Togna). Il loro percorso si snoda tra terreni di tipo impermeabile, con fondali argillosi-limosi e prosegue poi nelle campagne padovane e veronesi. Il T. Togna non presenta acque di buona qualità. Lungo il suo percorso riceve le acque del Rio Acquetta, recettore degli scarichi degli impianti di depurazione della zona della concia di Arzignano. Il T. Togna a Cologna Veneta prende il nome di F. Fratta ed è a livello di questo comune che riceve le acque del canale LEB (Lessineo, Euganeo, Berico). Quest ultimo è in funzione da qualche anno e trasferisce le acque dell Adige nei canali della bassa pianura vicentina e nel F. Guà. A valle del comune di Cologna Veneta il Fratta riceve le acque del T. Zerpano. Bacino dell Adige Soltanto il sottobacino del torrente Chiampo ricade in territorio vicentino. E il bacino idrografico posto più a Ovest della provincia di Vicenza. Il Torrente Chiampo nasce dai monti Lessini ed attraversa l omonima valle; numerose sono le attività industriali ed artigianali che si sono sviluppate nella vallata, così come i centri residenziali, i maggiori dei quali sono S. Pietro Mussolino, Chiampo ed Arzignano. La zootecnia (soprattutto la piscicoltura), le lavorazioni della pelle e del marmo sono le attività più sviluppate nella vallata ed i reflui da queste prodotti finiscono nel T. Chiampo lungo tutto il suo percorso. Il Torrente Chiampo ha un tipico carattere torrentizio che alterna piene brevi e violente a prolungati periodi di magra soprattutto nel tratto in cui scorre su materassi alluvionali dell alta pianura (da Chiampo a valle è asciutto per molti mesi all anno). Nei tratti in cui ha costantemente acqua (nel tratto montano superiore e negli affluenti laterali), la qualità risulta molto buona. Nel fondovalle, da Ferrazza in giù, si raccolgono gli scarichi civili e zootecnici che determinano un peggioramento della qualità delle acque. Il tratto terminale del corso confluisce nell Adige in provincia di Verona. Il T. Val Rope, T. Corniolo e T.Righello sono alcuni tra gli affluenti del T Chiampo che vi si immettono in territorio comunale di Crespadoro. Il Rio Rodegoto è affluente del T. Chiampo: è un piccolo torrente collinare che prende origine a monte di Montorso Vicentino e che scendendo a valle riceve gli apporti di altri torrentelli e di scoli irrigui LA QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI Stato Ambientale dei Corsi d Acqua (SACA) Lo Stato Ambientale dei Corsi d Acqua (SACA) è determinato rapportando i dati riguardanti lo Stato Ecologico (SECA) con i dati relativi alla presenza di sostanze pericolose. Lo Stato Ecologico viene a sua volta definito valutando il Livello d Inquinamento dato dai Macrodescrittori (LIM) (azoto ammoniacale, azoto nitrico, percentuale di saturazione dell ossigeno, fosforo totale, BOD5, COD, Escherichia coli) e l Indice Biotico Esteso (IBE). Le classi di stato ecologico sono cinque, dalla 1 (la migliore) alla 5 (la peggiore). Gli stati di qualità ambientale previsti per i corsi d acqua sono: Elevato, Buono, Sufficiente, Scadente e Pessimo. Il Decreto Legislativo 152/99 stabilisce che, entro il 30 aprile 2003, le Regioni devono attribuire a ciascun corpo idrico significativo o parte di esso una classe di qualità (Stato Ambientale). Tale classificazione costituisce la base per la programmazione degli interventi di tutela dei corpi idrici dall inquinamento. Con Deliberazione della Giunta Regionale del 6 giugno 2003, n. 1731, il Veneto ha adempiuto a tale obbligo, individuando la classe di qualità ambientale dei corpi idrici regionali significativi. Nella Tabella ACQ-2 si riporta lo stato ambientale dei corsi d'acqua per gli anni I corpi idrici superficiali che presentano maggiori criticità sono il fiume Guà (st. 99), il torrente Timonchio (st. 439), il Rio Acquetta (st. 104), il fiume Togna (st. 165), il fiume Astichello (st. 96), il fiume Retrone (st. 98), il torrente Aldegà (st. 93), il fiume Bacchiglione (st. 95) e il torrente Poscola (st. 101). Nelle Tavole 9 e 10 sono riportati i valori per gli anni

76 Tabella ACQ-2. Stato ambientale dei corpi idrici superficiali. Si evidenziano lo stato ambientale scadente (SCA) e lo stato ambientale pessimo (PES) STA Z. CORPO IDRICO COMUNE F. GUA' Arzignano/Sa rego PESS SCA \ \ \ \ \ \ \ 104 R. ACQUETTA Montebello Vic. SCA SCA SCA \ \ \ SUF SUF SUF 101 T. POSCOLA Montecchio Mag. SCA \ \ \ \ \ \ \ \ 26 T. POSINA Arsiero BUO ELE BUO BUO BUO BUO ELE ELE ELE 48 F. TESINA Bolzano Vicen. SUF BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 47 F. BACCHIGLIONE Caldogno SUF SUF BUO BUO SUF BUO BUO BUO BUO 107 T. CERESONE Camisano Vic. SUF SUF BUO BUO SUF BUO BUO BUO BUO 116 T. AGNO Cornedo Vic. SUF BUO SUF BUO BUO BUO BUO BUO BUO 494 T. POSCOLA Montecchio Mag. \ \ BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 85 T. CHIAMPO S. Pietro Mus. BUO SUF BUO BUO BUO BUO BUO BUO ELE 438 T. TIMONCHIO Santorso BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 46 T. ASTICO Sarcedo/Zugl iano BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 52 F. BRENTA Tezze sul Brenta BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO 27 T. ASTICO Valdastico BUO BUO BUO BUO ELE BUO BUO BUO ELE 43 F. LEOGRA Valli del Pasubio BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO BUO ELE 30 F. BRENTA Cismon BUO ELE ELE BUO ELE ELE ELE BUO ELE 31 T. CISMON Cismon BUO BUO BUO ELE ELE ELE BUO BUO ELE 49 F. BRENTA Solagna ELE BUO BUO ELE BUO ELE BUO BUO ELE 165 T. TOGNA Zimella SCA SCA SCA SCA SCA PESS \ \ \ 98 F. RETRONE Vicenza SCA SUF SCA SCA SCA SCA SUF SUF SCA 93 T.ALDEGA' Montebello Vic. \ \ \ \ \ SCA \ \ \ 103 C. DEBBA Arcugnano SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF BUO BUO 102 F. BACCHIGLIONE Longare SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF 162 F. BRENDOLA Lonigo SUF SUF SUF SUF SUF SUF BUO BUO BUO 439 T. TIMONCHIO Malo/Caldog no SCA \ \ \ SUF SUF SUF SUF SUF 95 F. BACCHIGLIONE Vicenza SCA SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF 96 F. ASTICHELLO Vicenza SCA SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF SUF Legenda: ELE = Stato ambientale elevato; BUO = Stato ambientale buono; SUF = Stato ambientale sufficiente; SCA = Stato ambientale scadente; PES = Stato ambientale pessimo. La classificazione dello stato ambientale delle acque superficiali previste dalla 152/99 è stata modificata dal nuovo D.lgs. 152/2006. Nella fase di monitoraggio dovrà pertanto essere modificato tale indicatore. 75

77 La qualità biologica delle acque Sono di fondamentale interesse per la gestione della fauna ittica le informazioni relative allo stato di salute biologica. I dati riportati per i vari bacini, relativamente alla qualità biologica, sono quelli derivanti dal Mappaggio della qualità biologica dei corsi d acqua superficiali della Provincia di Vicenza sviluppato dal Dipartimento Agricoltura, Caccia e Pesca negli anni 1987/1988 e dal Dipartimento Ecologia negli anni 1990/1991. La qualità biologica è stata rilevata con il metodo IBE che si basa sulla presenza, o sull assenza, di varie categorie di organismi bentonici. Ogni zona di fiume ospita infatti una comunità bentonica ben organizzata, composta da invertebrati, per lo più larve di insetti, che vivono a diretto contatto con il fondo e con scarse o nulle capacità di spostamento. Quando la qualità dell'acqua peggiora scompaiono le specie più esigenti da un punto di vista ambientale, lasciando il posto a quelle più resistenti, in grado di sopravvivere e proliferare in condizioni maggiormente negative. Ciò ha permesso agli idrobiologi di determinare la qualità dell'acqua sulla base della struttura delle comunità di organismi acquatici presenti. Queste comunità funzionano quindi come una pellicola fotografica sulla quale rimane impressa un'immagine: in questo caso l'immagine dello stato di salute delle acque. Il grande vantaggio di questo metodo di diagnosi del livello di qualità delle acque, rispetto alle consuete analisi chimiche, consiste nella possibilità di valutare l'intensità di un inquinamento anche in tempi successivi al suo verificarsi, in quanto le modificazioni indotte nella struttura delle comunità macrobentoniche perdurano a lungo. Un inquinamento occasionale o saltuario non può essere infatti rilevato dalle analisi chimiche, se non effettuate immediatamente dopo l'evento, ma lascerà una traccia nella comunità di organismi che, in quell'acqua, sono costretti a viverci stabilmente. Diversificazione della macrofauna bentonica in rapporto al livello di inquinamento del corso d'acqua Organismi viventi nelle acque ad alto livello di inquinamento larve di ditteri (genere Chironomus) vermi tondi (genere Tubifex) Organismi viventi nelle acque a medio livello di crostacei (genere Asellus) inquinamento sanguisughe (genere Erpobdella) larve di efemerotteri (genere Baetis) Organismi viventi nelle acque a basso livello di inquinamento Organismi presenti nelle zone non inquinate larve di- tricotteri (famiglia Hydropsychidae) crostacei (Gammarus Pulex) larve di efemerotteri (genere Ecdyonurus) piccoli molluschi (genere Ancylus) larve di tricotteri (famiglia Rhyacophilidae) larve di efemerotteri (genere Epeorus) larve di plecotteri (genere Perla) Interpretando correttamente le modificazioni della struttura delle comunità di invertebrati viventi a diretto contatto con il fondo del fiume, si dispone di un eccezionale strumento diagnostico. I dati raccolti permettono una loro rappresentazione in mappe dove vengono colorati i corsi d acqua a seconda del grado di qualità riscontrato. Nella figura seguente si vede la mappa della qualità biologica dei corsi d acqua della provincia di Vicenza. 76

78 Figura ACQ-6. Mappa di qualità biologica dei corsi d acqua della Provincia di Vicenza ACQUEDOTTI E FOGNATURE FATTORI DI PRESSIONE Carichi trofici potenziali L indicatore esprime le quantità potenziali di azoto (N) e fosforo (P) immesse nell ambiente da parte dei settori domestico, industriale, zootecnico e agricolo. 77

79 Il calcolo è stato condotto seguendo i criteri dettati dall IRSA (Istituto per la Ricerca sulle Acque del CNR) nel Quaderno n. 90 del 1991: per il settore domestico ogni residente produce 4,5 kg/anno di N e 0,67 kg/anno di P; per il settore industriale, si considera un contributo di 10 kg/anno di N per ogni addetto, mentre il carico di P è stimato pari al 10% del carico prodotto dalla popolazione residente; l apporto delle attività agricole è stato valutato dai dati dell ISTAT del 2003 sulla base dei fertilizzanti utilizzati. Le informazioni relative al censimento della popolazione del 2003 sono state fornite dalla Regione Veneto; quelle relative alle attività industriali e alla zootecnia sono state ricavate dai censimenti ISTAT rispettivamente del 2001 e Dai dati riportati si evince che i maggiori apporti di azoto e fosforo derivano dagli allevamenti di bovini, avicoli e dall uso di fertilizzanti. Tabella ACQ-3. Contributi al carico trofico nella provincia di Vicenza (Fonte: Rapporto sullo Stato dell Ambiente in Provincia di Vicenza, 2005) AZOTO FOSFORO SORGENTI t/anno % t/anno % RESIDENZA , ,9 INDUSTRIA ,1 55 1,0 SETTORE ZOOTECNICO Bovini , ,7 Suini 479 1, ,6 Ovini- Caprini 46 0,2 6 0,1 Equini 115 0,4 25 0,5 Avicoli , ,7 Cunicoli 180 0, ,1 FERTILIZZANTI , ,4 TOTALE , , Scarichi del distretto conciario L area a monte del bacino del Fratta Garzone costituisce un importante zona di ricarica delle falde, in particolare della falda di Almisano, da cui oggi si attingono circa 600 l/s di acqua potabile per gli acquedotti di buona parte del Basso Veronese e Vicentino. Tale zona rischiava di essere gravemente compromessa dai reflui degli impianti di depurazione di Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore, Montebello Vicentino e Lonigo; infatti gli scarichi di questi cinque impianti venivano riversati in corsi d acqua di modesta portata, con infiltrazioni e accumulo delle sostanze inquinanti nel sottosuolo a causa dell elevatissima permeabilità del terreno. La scelta della Regione Veneto è stata quella di convogliare gli scarichi dei cinque depuratori in un unico collettore, trasferendo i reflui depurati a valle della fascia di ricarica e più precisamente dapprima nel Rio Acquetta, presso il comune di Lonigo (primo stralcio dell opera) e successivamente nel fiume Fratta in comune di Cologna Veneta (secondo stralcio dell opera, in fase di autorizzazione). Per il 2005 l ARPAV ha valutato come significativa l intensità dell impatto degli scarichi del distretto conciario, ma con un trend positivo (periodo di riferimento giugno 2000 febbraio 2005). Nella fase di monitoraggio del Piano si dovrà porre particolare attenzione all impatto nel corpo idrico recettore di questo significativo collettore Carichi organici L indicatore, espresso in Abitanti Equivalenti, è stato calcolato utilizzando il prodotto tra la potenzialità effettiva (in Abitanti Equivalenti) e la resa depurativa riferita al BOD5. Le fonti da cui sono stati ricavati i dati necessari sono il gestore degli impianti di depurazione, per quanto riguarda il BOD5 in ingresso all impianto e la potenzialità effettiva, e l ARPAV di Vicenza per il BOD5 in uscita dall impianto. Quest ultimo dato è stato stimato dal COD. 78

80 Per i diversi ambiti il carico organico depurato è rappresentato in rapporto al carico organico totale, insistente nei diversi ambiti territoriali, e risultante dalla somma degli abitanti (fonte ISTAT 2003) e degli Abitanti Equivalenti industriali dichiarati dai gestori. E necessario precisare che non tutto il carico organico totale prodotto confluisce in impianti di depurazione: una parte, infatti, è recapitata direttamente sui corpi recettori o sul suolo. Considerando il carico organico totale e depurato suddiviso per l ambito territoriale di Vicenza e provincia, si può notare come la percentuale maggiore di carico organico depurato sia quella appartenente all ambito Valle del Chiampo, corrispondente al complesso conciario (con la sola esclusione dei comuni di Alonte, Castelgomberto, Sarego e Trissino, appartenenti all ATO Bacchiglione), con una percentuale del 94,7%. Si evidenzia peraltro che il punto di scarico dei 5 maggiori impianti di depurazione (Arzignano, Montebello, Montecchio Maggiore, Trissino, Lonigo) sarà trasferito al di fuori del territorio afferente a detti ambiti, con la costruzione di un collettore di trasferimento dei liquami depurati a valle della fascia di ricarica delle falde sotterranee, nel sistema idrografico Togna- Fratta-Gorzone. In questo modo si conseguirà il duplice obiettivo di scaricare i liquami in una zona meno vulnerabile e di consentire una maggiore diluizione degli stessi, essendo il corpo idrico ricettore dotato, in questo punto, di una portata sensibilmente superiore rispetto a quella dei ricettori utilizzati in precedenza. All interno dell Ambito Territoriale Ottimale Brenta ricadono i comuni appartenenti al comprensorio dell Altipiano dei sette comuni, che sono caratterizzati da una notevole variazione dei carichi inquinanti nell arco dell anno, a causa della presenza turistica fluttuante. La parte dell ATO del Veneto Orientale ricadente all interno del territorio della provincia di Vicenza comprende il solo comune di Mussolente: per questo motivo il carico organico potenziale riportato nella sottostante tabella appare così basso rispetto agli altri tre. Tabella ACQ-4. Carico organico potenzialmente depurato AMBITO TERRITORIALE CARICO ORGANICO POTENZIALE CARICO ORGANICO DEPURATO CARICO ORGANICO NON DEPURATO A. E. A. E. % A. E. % ATO Valle del Chiampo , ,24 ATO Bacchiglione , ,38 ATO Brenta , ,71 ATO del Veneto Orientale , ,55 Totale Provincia , ,62 79

81 I 121 comuni appartenenti al territorio provinciale vicentino sono così suddivisi (vedi Figura ACQ-7): ATO Valle del Chiampo: ATO Bacchiglione: ATO Brenta: ATO del Veneto Orientale: Altissimo, Arzignano, Brendola, Chiampo, Crespadoro, Gambellara, Lonigo, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore, Montorso Vicentino, Nogarole Vicentino, San Pietro Mussolino, Zermeghedo Agugliaro, Albettone, Alonte, Altavilla Vicentina, Arcugnano, Arsiero, Asigliano, Barbarano, Bolzano Vicentino, Breganze, Bressanvido, Brogliano, Caldogno, Caltrano, Calvene, Camisano Vicentino, Campiglia dei Berici, Carrè, Castegnero, Castelgomberto, Chiuppano, Cogollo del Cengio, Cornedo Vicentino, Costabissara, Creazzo, Dueville, Fara Vicentina, Gambugliano, Grancona, Grisignano di Zocco, Grumolo delle Abbadesse, Isola Vicentina, Laghi, Lastebasse, Longare, Lugo di Vicenza, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Montecchio Precalcino, Montegalda, Montegaldella, Monteviale, Monticello Conte Otto, Mossano, Nanto, Noventa Vicentina, Orgiano, Pedemonte, Piovene Rocchette, Poiana Maggiore, Posina, Quinto Vicentino, Recoaro Terme, Salcedo, San Germano dei Berici, San Vito di Leguzzano, Sandrigo, Santorso, Sarcedo, Sarego, Schio, Sossano, Sovizzo, Thiene, Tonezza del Cimone, Torrebelvicino, Torri di Quartesolo, Trissino, Valdagno, Valdastico, Valli del Pasubio, Velo d Astico, Vicenza, Villaga, Villaverla, Zanè, Zovencedo, Rugliano; Asiago, Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta, Cartigliano, Cassola, Cismon del Grappa, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Marostica, Mason Vicentino, Molvena, Nove, Pianezze, Pove del Grappa, Pozzoleone, Roana, Romano d Ezzelino, Rosà, Rossano Veneto, Rotzo, San Nazario, Schiavon, Solagna, Tezze sul Brenta, Valstagna; Mussolente. Figura ACQ-7. ATO del Territorio Provinciale. 80

82 LIVELLI DI SERVIZIO DEL SISTEMA IDRICO INTEGRATO Lo studio dei livelli di servizio del sistema idrico integrato è stato basato sul Piano dell ATO Bacchiglione. Esso interessa una popolazione residente di abitanti (dato ISTAT, 2001) pari al 71% della popolazione totale provinciale ( ) e i parametri, riportati nella tabella che segue, sono stati considerati rappresentativi della situazione media della Provincia. Tabella ACQ-5. Livelli medi di servizio per il territorio della provincia di Vicenza gestito dall ATO Bacchiglione. PARAMETRO UNITA' DI MISURA VALORE Residenti ISTAT 2001 ab POPOLAZIONE SERVIZIO ACQUEDOTTISTICO SERVIZIO GESTIONE ACQUE REFLUE Fluttuanti ISTAT 2001 ab Totale popolazione presente Volume immesso Vi Volume tot serbatoi di compenso Capacità di compenso Vs/Qi Volume erogato Ve Perdite rete % (Vi - Ve)/Vi Dotazione per abitante presente ab m 3 *10 3 / anno m ore - m 3* 10 3 / anno % 27% l/(ab*g) 215 Popolazione allacciata % 92% Dotazione per abitante allacciato l/(ab*g) 233 N utenti domestici n Dotazione per utente domestico Popolazione con carenze nel servizio Popolazione allacciata alla fognatura Estensione complessiva rete di fognatura Rete mista per unità territoriale % Popolazione collegata a depurazione l/(utente*g) 435 % 5% % 81% km % 66% % 81% SINTESI DELLE CRITICITÀ EMERSE QUALITA DELLE ACQUE SUPERFICIALI Secondo la classificazione SACA ( Stato Ambientale dei Corsi d Acqua) per le acque superficiali nel periodo i corpi superficiali che presentano maggiori criticità sono il fiume Guà (st. 99), il torrente Timonchio (st. 439), il Rio Acquetta (st. 104), il fiume Togna (st. 165), il fiume Astichello (st. 96), il fiume Retrone (st. 98), il torrente Aldegà (st. 93), il fiume Bacchiglione (st. 95) e il torrente Poscola (st. 101). Le cause principali sono: Insufficienza di depuratori che possano trattare tutto il carico organico presente in provincia (vedi Tabella ACQ-4). 81

83 Numero elevato di utenze non allacciate a impianti di depurazione per mancanza di rete fognaria o per mancanza di depuratori idonei. Dalla relazione del piano dell AATO Bacchiglione, che interessa una popolazione residente di abitanti (dato ISTAT, 2001) pari al 71% della popolazione totale provinciale ( ), emerge che solo l 81% della popolazione è collegata a impianto di depurazione. Aree industriali non allacciate a idonei sistemi di depurazione (ad esempio la zona industriale di Altavilla). Dilavamento di nutrienti da attività agricole e zootecniche intensive che causano l incremento dello ione nitrato nelle acque sotterranee ( ad esempio l acquifero freatico dell alta pianura, Astico-Brenta, registra concentrazioni fino a 44.4 mg/l contro i 3 mg/l delle sorgenti del medesimo acquifero). QUALITA DELLE ACQUE SOTTERRANEE Secondo la classificazione SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee) per le acque sotterranee, i pozzi di monitoraggio che hanno presentato maggiori criticità nel periodo sono quelli in comune di Lonigo (P 153), di Noventa Vicentina (P 148), di Pozzoleone (P 227), di Caldogno (P 235), di Marano Vicentino (P 456), di Tezze sul Brenta (P 508), Torri di Quartesolo (P 155) e di Rossano Veneto (P 509 e P 529). I composti maggiormente responsabili della bassa qualità di questi pozzi sono i nitrati (P 153, P1 48, P 155, P 529), i nitriti (P 227), pesticidi (P 235), il tetracloroetilene (P 456), i composti alifatici alogenati totali (P 508, P 509). Le fonti principali di inquinamento sono: sorgenti diffuse (agricoltura). La stima delle quantità potenziali di azoto (N) immesse nell ambiente da parte dei settori domestico, industriale e agricolo evidenzia che i maggiori apporti derivano dal settore zootecnico e dall uso dei fertilizzanti: bovini e avicoli contribuiscono rispettivamente per il 22,5% e il 9,3%; i fertilizzanti contribuiscono per il 45,2%. (Fonte: Rapporto sullo Stato dell Ambiente in Provincia di Vicenza, 2005). Inquinamento da attività produttive. L episodio più significativo è stato l inquinamento da cromo esavalente nelle zona di Tezze sul Brenta; altri episodi evidenziano la rilevante estensione degli effetti. RISORSA IDRICA: IMPOVERIMENTO Impoverimento della risorsa idrica causato, oltre che da fenomeni meteorici, da fattori antropici: Richiesta crescente di acqua da processi produttivi ( aziende vicentine utilizzano acqua; il bacino idrogeologico maggiormente interessato da questo tipo di sfruttamento è quello del sistema Chiampo-Agno-Guà da cui viene estratto il 52% delle acque sotterranee utilizzate dalle attività produttive). La terebrazione privata massiccia di pozzi ad uso domestico ( tale circostanza ha determinato in alcuni comuni una totale assenza di pubblici acquedotti, come Dueville e Pozzoleone, o un loro parziale sviluppo come Schiavon, Bressanvido, Bolzano Vicentino. Presenza di numerosi pozzi artesiani a deflusso libero. La cementificazione dei canali d irrigazione che non permettono la dispersione delle acque nel sottosuolo. Derivazione incontrollata ad uso agricolo delle acque superficiali che lede la capacità autodepurativa dei fiumi e il minimo deflusso vitale ( dal Brenta sono prelevate ad uso irriguo portate dell ordine di 45 m 3 /s). Escavazione selvaggia degli alvei dei fiumi (es. la falda del Brenta si è abbassata in certi punti di 7 metri a seguito dell escavazione, fatto che ha indotto un drenaggio della falda verso il fiume stesso). urbanizzazione in aumento senza le dovute opere di dispersione nel suolo delle acque meteoriche (es.: l alta pianura vicentina, dove si estendono le aree di ricarica, è oggi mediamente urbanizzata per oltre il 35%, con punte che superano il 40% nel triangolo Schio- Thiene-Zanè e risultano vicine il 60% nel bassanese). Elevatissimo numero di sorgenti che, nella zona montana, alimentano oltre 100 piccoli acquedotti rurali al servizio di frazioni o di contrade scarsamente abitate. In particolare, la fascia delle risorgive è in parte compromessa da un uso improprio della risorsa (Ambito 7). L elevata concentrazione di attività inquinanti, legate alla lavorazione delle pelli (industrie 82

84 conciarie, impianti di depurazione ecc.), ha contribuito in modo sensibile al degrado dell area e l elevata concentrazione di attività a forte consumo d acqua (lavorazione pelli e marmi) ha prodotto effetti negativi significativi sull equilibrio idraulico della zona (generale abbassamento della falda acquifera) (Ambito 5). RISORSA IDRICA: RISCHIO DI CONTAMINAZIONE Il 29% dei pozzi ad uso idropotabile esaminati nel Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi risultano essere in classi di rischio alta e media. In termini di utenza, che usufruisce della risorsa idrica della provincia di Vicenza, la percentuale sale al 46 %. Le cause principali possono essere ricondotte a quanto riportato per le acque sotterranee. 3.5 SUOLO E SOTTOSUOLO INQUADRAMENTO LITOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E GEOPEDOLOGICO LITOLOGIA Dal punto di vista geologico il territorio provinciale risulta estremamente variabile con particolare riferimento alle formazioni rocciose affioranti. La successione stratigrafica comprende un basamento scistoso-cristallino di età paleozoica e sequenze di copertura dal Permiano al Quaternario, le quali sono costituite da rocce sedimentarie prevalentemente marine e da rocce vulcaniche. Le differenti litologie presenti nella zona influenzano le forme del paesaggio a causa della diversa resistenza all erosione. SERIE DELLE FORMAZIONI ROCCIOSE Complesso metamorfico scistoso (Pre-Permico) Rappresenta il Basamento Cristallino su cui poggia l'intera sequenza degli strati di rocce sedimentarie e caratterizza un'ampia zona nell area di Recoaro-Valli del Pasubio-Posina. È costituito essenzialmente da filladi quarzifere con una fitta scistosità da piana a microfogliettata e affiora per una spessore massimo di circa 500m. Il grado di fratturazione è in genere basso, con spaziatura metrica o decametrica, ma localmente, lungo fasce sottili e non cartografabili, può essere elevato. Le filladi mostrano un notevole grado di degradabilità superficiale e generano coltri eluviali e colluviali, composte da uno sfasciume di scagliette di roccia ad abbondante matrice argillososiltosa, che spesso le ricoprono su aree più o meno ampie e con spessori compresi da pochi decimetri a una decina di metri, estremamente variabili da luogo a luogo, accertabili solo con rilievi di gran dettaglio e talora solo tramite sondaggi. Arenarie di Val Gardena (Permico medio) Affiorano a contatto del Basamento cristallino nell area di Recoaro-Valli del Pasubio-Posina. Le Arenarie di Val Gardena sono costituite da arenarie quarzoso-feldspatiche a grana grossa e a stratificazione poco evidente che passano a siltiti fittamente stratificate nella loro parte superiore. Lo spessore complessivo si aggira sui 40-60m. La fratturazione è in genere modesta, con spaziatura metrica o decametrica. FORMAZIONE A BELLEROPHON (Permico superiore) Gli affioramenti più continui ed estesi sono nei pressi di Recoaro e sul versante sinistro dell alta Valle del T.Leogra. 83

85 La formazione è costituita principalmente da dolomie e calcari dolomitici spesso minutamente cariati, suddivisi in strati di 10-60cm, ai quali si alternano nella porzione inferiore intercalazioni siltoso argillose. Lo spessore complessivo varia da 40 a 60m. In genere è colpita da una fratturazione modesta con limitata persistenza dei giunti. FORMAZIONE DI WERFEN (Scitico) Affiora con continuità in tutta l area di Recoaro-Valli del Pasubio-Posina e anche nel Tretto. È costituita prevalentemente da siltiti micacee fittamente stratificate (5-10cm) cui si associano strati di marne arenacee, di dolomie e di calcari. Ha uno spessore di m che localmente può scendere a circa 100m. La fratturazione è in genere modesta, con spaziatura metrica o decametrica. DOLOMIA DEL SERLA INFERIORE (Anisico inferiore) Tra la Formazione di Werfen e la soprastante Formazione a Gracilis si inserisce la Dolomia del Serla inferiore costituita da dolomie ben stratificate che passano, verso l'alto, a dolomie cavernose con frequenti intercalazioni di peliti marnose per uno spessore complessivo di 20-30m. FORMAZIONE A GRACILIS (Anisico inferiore) L unità è presente in tutta l area di Recoaro-Valli del Pasubio-Posina-Tretto ed caratterizzata da una notevole variabilità negli spessori, da 80 a 150m, e nei litotipi che si succedono nelle diverse zone. Schematicamente la Formazione a Gracilis è divisibile in una parte inferiore costituita da marne argillose e siltose, con sottili intercalazioni di calcari siltosi, e in una parte superiore costituita prevalentemente da calcari marnosi e calcari siltosi fittamente stratificati. Tutto il complesso è interessato da una modesta fratturazione minuta con limitata persistenza dei giunti. CALCARE DI RECOARO (Anisico medio) L unità affiora nell area di Recoaro, nelle alte valli del T.Leogra e del T.Posina e nel Tretto. È costituita prevalentemente da calcari marnosi e da calcari dolomitici suddivisi in strati di 20-80cm, localmente sostituiti da dolomie mal stratificate. La potenza media della formazione si aggira sui 150m. La fratturazione è in genere modesta, con spaziatura metrica o decametrica a permanenza dei giunti quasi sempre elevata. CONGLOMERATO DEL TRETTO (Anisico superiore) L unità affiora nell area di Recoaro, nelle alte valli del T.Leogra e del T.Posina e nel Tretto. È costituita da calcari dolomitico-siltosi con intercalazioni di arenarie marnose e conglomerati compatti, che localmente possono diventare prevalenti. Presenta spessori variabili da pochi metri a un massimo di 30m. CALCARE DI MONTE SPITZ (Ladinico inferiore - Anisico superiore) Affiora in tutta l area di Recoaro-Valli del Pasubio-Posina-Laghi e nel Tretto e può presentarsi con spessori ridotti (10-20m), ma può anche raggiungere spessori notevoli, fino a 200m. È costituito da calcari massicci, quasi privi di stratificazione, di aspetto cristallino. Alla sua base si riscontrano quasi ovunque pochi metri di calcari stratificati (Calcare a Sturia), mentre la sua sommità può essere caratterizzata dalla presenza di sacche riempite di un conglomerato compatto (Breccia di Fongara). La fratturazione è in genere modesta, con spaziatura metrica o decametrica a permanenza dei giunti quasi sempre elevata. FORMAZIONE A NODOSUS (Ladinico inferiore) I principali affioramenti sono localizzati nei dintorni di Recoaro e nel Tretto. La Formazione a Nodosus è rappresentata inferiormente da prevalenti calcari a grana fine fittamente stratificati talora nodulari; che si alternano con sottili livelli di siltiti e arenarie vulcaniche 84

86 ben stratificate e con più rari lenti o livelli conglomeratici. La parte superiore può essere localmente costituita da argille montmorillonitiche, derivanti dall alterazione di cineriti vulcaniche, con sottili intercalazioni di calcari nodulari. La fratturazione è minuta con limitata persistenza dei giunti. Lo spessore complessivo varia da pochi metri ad un massimo di 100. VULCANITI E CORPI SUBVULCANICI TRIASSICI (Ladinico superiore) Rocce vulcaniche e subvulcaniche di età triassica affiorano estesamente soprattutto a Recoaro Mille, sulle dorsali tra le valli del T.Leogra del T.Posina e la zona di Laghi, oltre che nel Tretto. Hanno una composizione che varia da rioliti a daciti a andesiti a monzoniti e nella quasi totalità sono costituite da rocce laviche compatte appartenenti sia a unità di colata sia a corpi subvulcanici; solo localmente si presentano profondamente alterate fino a argillificate. I complessi lavici di colata hanno spessori che variano da pochi metri a 200m, mentre gli ammassi subvulcanici possono superare i 400m di potenza. Il grado di fratturazione è mediamente elevato con spaziatura da metrica a decimetrica. Le rocce vulcanoclastiche sono molto scarse e in genere legate a depositi lentiformi di spessore relativamente modesto (0-10m) o a camini vulcanici d esplosione. GRUPPO DI RAIBL (Carnico) Nelle Prealpi Vicentine il Gruppo di Raibl è spesso assente e, quando presente, raggiunge spessori modesti (10-20m) ed è quasi ovunque ricoperto da detriti caduti dalle pareti della soprastante Dolomia Principale. È costituito prevalentemente da dolomie cariate e da calcari dolomitici associati a conglomerati compatti e con locali intercalazioni di arenarie di siltiti e di rari gessi. DOLOMIA PRINCIPALE (Triassico superiore) La Dolomia Principale caratterizza la testata delle valli del Chiampo, Agno, Posina, Leogra e forma parte delle scarpate rocciose della Val d Astico, della Val d Assa e del Canal del Brenta. È costituita da un imponente pila di dolomie e calcari dolomitici compatti, minutamente cristallini, che raggiunge uno spessore complessivo di m. È suddivisa in strati dello spessore di 1-5m. La fratturazione è in generale modesta ed è caratterizzata da una spaziatura metrica o decametrica a permanenza dei giunti quasi sempre elevata. CALCARI GRIGI (Giurassico inferiore) I Calcari Grigi formano pareti subverticali lungo la Valdastico e il Canal del Brenta e affiorano per quasi 200 kmq nell Altipiano dei Sette Comuni e nell Altopiano di Tonezza del Cimone; tutta l area è ricca di inghiottitoi, doline e altre depressioni o cavità di origine carsica. Altre zone d affioramento si estendono tra l alta Val del Chiampo e il Monte Scandolara. Sono prevalentemente costituiti da calcari a grana fine e da calcari oolitici, compatti, suddivisi in strati di cm di spessore per una potenza complessiva che varia da 150 a 300m. Localmente possono presentarsi ricristallizzati e privi di stratificazione. La fratturazione è in generale modesta ed è caratterizzata da una spaziatura metrica o decametrica a permanenza dei giunti quasi sempre elevata. La parte superiore dei Calcari Grigi contiene spesso intercalazioni marnose, ma poiché dove queste sono più frequenti gli strati presentano in genere inclinazioni modeste si è ritenuto di non diversificarla. ROSSO AMMONITICO (Giurassico superiore e medio) È una delle formazioni rocciose più note dell intera Provincia perché intensamente sfruttata come pietra lucidabile; gli affioranti più importanti si trovano nel settore meridionale dell Altopiano dei Sette Comuni. È generalmente costituito da calcari nodulari a grana fine e al suo interno si possono distinguere tre unità sovrapposte che raggiungono complessivamente una potenza massima di 50m. L unità inferiore, non sempre presente e della potenza massima di una decina di metri, è composta da calcari nodulari compatti, suddivisi in grossi strati di cm. La porzione intermedia, con spessori variabili da zero a 15m, è costituita da calcari fittamente stratificati ricchi di letti o noduli di 85

87 selce e l unità superiore, dello spessore di una decina di metri, è costituita da calcari nodulari suddivisi in strati di 10-30cm. BIANCONE (Cretacico superiore - Giurassico superiore) Il Biancone affiora estesamente in varie zone delle Prealpi Vicentine nelle medie valli del Chiampo e dell Agno, lungo la fascia di raccordo tra gli altopiani e le colline pedemontane, ma soprattutto costituisce il substrato rocciose di tutta la sommità del Massiccio del M.Grappa e delle conche prative al cuore degli altipiani di Asiago e di Tonezza. È generalmente costituito da calcari a grana fine o finissima fittamente stratificati (5-10cm) per una potenza complessiva di m, con presenza di sottili intercalazioni marnose nella parte superiore. In genere è interessato da una modesta fratturazione minuta con limitata persistenza dei giunti. All interno del Biancone si possono distinguere tre unità sovrapposte che talora assumono caratteristiche notevolmente diverse. I 20-30m basali sono spesso costituiti da calcari divisi in grossi strati di cm. Sul versante di raccordo tra l Altopiano dei Sette Comuni e le colline marosticane, la parte superiore del Biancone per uno spessore di circa 100m presenta una maggior frequenza di intercalazioni marnoso-argillose e un grado di fratturazione più spinto che altrove. Nelle valli del Chiampo e dell Agno risulta localmente intensamente ricristallizzato e privo di stratificazioni. SCAGLIA ROSSA (Cretacico superiore) Gli affioramenti più estesi sono nelle medie valli del Chiampo e dell Agno e lungo una fascia continua da Caltrano a Valrovina sul versante meridionale dell Altopiano dei Sette Comuni. La Scaglia Rossa è costituita da calcari leggermente argillosi fittamente suddivisi in strati di 5-20cm di spessore per una potenza complessiva che varia da 70 a 150m. In genere è interessata da una fratturazione minuta con limitata persistenza dei giunti. Nella valli del Chiampo e dell Agno risulta a tratti intensamente ricristallizzata e priva di stratificazioni. SCAGLIA CINEREA (Eocene medio - Paleocene superiore) È scarsamente rappresentata nel vicentino; i pochi affioramenti significativi sono reperibili nelle colline a nord di Bassano del Grappa e nei Monti Berici presso Barbarano. Nel bassanese la Scaglia Cinerea è costituita prevalentemente calcari a grana fine fittamente stratificati, con intercalazioni di marne calcaree e di calcareniti torbiditiche che si susseguono per una spessore massimo di circa 50m. Solo verso il Brenta le intercalazioni calcarenitiche si fanno più potenti. Nei dintorni di Barbarano Vicentino la Scaglia Cinerea è invece costituita da un alternanza di marne e marne tufacee per una potenza complessiva di poche decine di metri. VULCANITI BASALTICHE TERZIARIE (Oligocene - Paleocene superiore) Rocce vulcaniche basaltiche di età terziaria sono caratteristiche di ampi settori dei monti vicentini; le principali aree d affioramento investono: gran parte del versante occidentale della Val del Chiampo, a sud Bolca; gran parte della dorsale Chiampo-Agno, a sud di Castelvecchio di Valdagno; buona parte della dorsale ad est della Valle dell Agno, tra Passo del Zovo e Priabona; gran parte delle colline pedemontane tra Caltrano e Marostica; il settore occidentale dei Monti Berici. Tradizionalmente si distinguono in due tipi litologici fondamentali: rocce vulcanoclastiche e rocce laviche che spesso si alternano tra loro e si intercalano a diversi livelli nella sequenza delle rocce sedimentarie terziarie, costituite prevalentemente da calcari e marne. ROCCE VULCANOCLASTICHE Sono costituite da tufi e brecce d eplosione extradiatremiche, da ialoclastiti e da arenarie basaltiche prodotte dallo smantellamento degli antichi accumuli vulcanici. Localmente si presentano ben suddivise in strati centimetrici, ma in genere la stratificazione è in banchi metrici e i 86

88 giunti sono mal distinguibili. Lo spessore dei singoli orizzonti varia da pochi metri a alcune decine; gli spessori maggiori si rilevano nelle valli del Chiampo e dell Agno tra la Scaglia Rossa e i Calcari nummulitici. Quasi sempre sono piuttosto alterate in senso argilloso; localmente l alterazione risulta così spinta da essere oggetto di coltivazione mineraria per l estrazione di argilla bentonitica. Il grado di fratturazione è generalmente basso e caratterizzato da una spaziatura metrica o decametrica, spesso i giunti sono intasati da un velo di argilla. Possono costituire anche il riempimento di antichi camini vulcanici d esplosione (brecce intradiatremiche) che tagliano le rocce preesistenti. Si tratta in genere di camini di dimensioni modeste; sono stati segnalati solo i riempimenti dei camini di diametro maggiore. Data la loro elevata degradabilità e erodibilità le rocce vulcanoclastiche generano coltri detritiche eluviali e colluviali a matrice argilloso-siltosa che spesso le ricoprono su aree più o meno ampie e con spessori compresi da pochi decimetri a 15-20m, estremamente variabili da luogo a luogo, accertabili solo con rilievi di gran dettaglio e talora solo tramite sondaggi. ROCCE LAVICHE SONO COSTITUITE DA BASALTI DI COLATA LAVICA PREVALENTEMENTE COMPATTI, SOLO LOCALMENTE INTERESSATI DA FENOMENI DI FESSURAZIONE COLONNARE. NORMALMENTE LO SPESSORE DELLE SINGOLE UNITÀ DI COLATA VARIA DA POCHI METRI A 20-30M. LA POTENZA MASSIMA DI SINGOLI COMPLESSI LAVICI SI RILEVA SULLE DORSALI CHE FIANCHEGGIANO LA VALLE DEL CHIAMPO DOVE POSSONO RAGGIUNGERE M. IL GRADO DI FRATTURAZIONE È IN GENERE PIUTTOSTO ELEVATO CON SPAZIATURA METRICA O DECIMETRICA, IL GRADO DI PERSISTENZA DEI GIUNTI È IN GENERE MODESTO. ROCCE LAVICHE POSSONO COSTITUIRE ANCHE IL RIEMPIMENTO DI ANTICHI CAMINI VULCANICI CHE TAGLIANO LE ROCCE PREESISTENTI. SI TRATTA IN GENERE DI CAMINI DI DIMENSIONI MODESTE; SONO STATI SEGNALATI SOLO I RIEMPIMENTI DEI CAMINI DI DIAMETRO MAGGIORE. SPESSO LE SUPERFICI DELLE ANTICHE UNITÀ DI COLATA SONO ALTERATE IN SENSO ARGILLOSO, SOLO LOCALMENTE LE ROCCE LAVICHE SI PRESENTANO TOTALMENTE ARGILLIFICATE. CALCARI NUMMULITICI (eocene medio e inferiore) (Marmi di Chiampo, Calcare di M. Merlo, Calcare di Malleo, Calcareniti di M.Gaggion, Formazione di Pradelgiglio, Pietra di Nanto) Affiorano con continuità lungo le dorsali che fiancheggiano le valli dell Agno e del Chiampo, dove sono stati a lungo estratti come pietra lucidabile, e ai piedi dell Altopiano dei Sette Comuni da Caltrano a Crosara fino al Brenta. Circondano alla base il settore sudorientale dei Monti Berici. I Calcari nummulitici formano in genere un livello dello spessore complessivo di m di biocalcareniti e di calcareniti arenacee compatte suddivise in grossi strati (20-100cm). La fratturazione è quasi sempre modesta ed è caratterizzata da una spaziatura metrica o decametrica. In Val del Chiampo il pacco di strati calcarenitici può presentarsi in due o tre orizzonti distinti, separati da intercalazioni di arenarie vulcaniche basaltiche di spessore variabile da zero a 30m. In Val d Agno e nelle colline marosticane possono essere presenti intercalazioni di calcari marnosi estremamente potenti, come ad esempio sul M.Pulli. FORMAZIONE DI PRIABONA (Eocene superiore) La Formazione di Priabona affiora a sud di Priabona lungo i versanti della dorsale che separa la Val d Agno dall alta pianura vicentina e più ampiamente nei Monti Berici. È costituita inferiormente da un alternanza di calcareniti e calcari marnosi ben stratificati, mentre nella parte media e superiore prevalgono le marne. La potenza complessiva può raggiungere i 200m. Il grado di fratturazione è piuttosto basso con spaziatura metrica o decametrica dei giunti; talora i giunti sono occupati da materiale argilloso. La porzione inferiore calcarea, sulle dorsali che fiancheggiano il T.Chiampo e localmente sui Monti Berici, appare compatta e con stratificazione spessa. 87

89 La parte costituita da marne affiora soprattutto nei pressi di Brendola nei Monti Berici (Marne di Brendola) e vicino a Malo. In queste aree gli affioramenti sono scarsi perché le marne sono diffusamente coperte da coltri detritiche e eluviali e colluviali a matrice argillosa. CALCARENITI DI CASTELGOMBERTO (Oligocene inferiore) Affiorano estesamente lungo le dorsali più orientali dei Monti Lessini e formano il pianoro sommitale dei Monti Berici dove sono interessate da diffuse e pronunciate cavità carsiche. Sono costituite prevalentemente da calcareniti in banchi alternate a calcari arenacei per uno spessore complessivo di quasi 200m; lungo i margine sudorientale dei Monti Berici sono sostituite da calcari caralligeni massicci, che possono raggiungere i 250m di potenza, ai quali si associa una tipica calcarenite nulliporica nota come Pietra di Vicenza. La fratturazione è in genere modesta e caratterizzata da una spaziatura metrica o decametrica con permanenza dei giunti quasi sempre elevata. FORMAZIONE DI CALVENE (Oligocene inferiore - Eocene superiore) La Formazione di Calvene è caratteristica delle colline marosticane tra il T.Astico e il F.Brenta e presenta una litologia piuttosto eterogenea. È composta prevalentemente da marne siltose o argillose e da arenarie marnose a stratificazione indistinta in banchi di 1-2m, con intercalazioni di arenarie silicoclastiche a cemento marnoso e di sabbie silicee, quasi sciolte, note industrialmente col nome di saldame. Sono presenti anche intercalazioni di calcareniti marnose abbastanza compatte in strati di 20-40cm che localmente possono raggiungere i 30m di spessore.la potenza complessiva che varia da 150m presso Bassano a oltre 300m presso Calvene. Il grado di fratturazione è generalmente basso e caratterizzato da una spaziatura metrica o decametrica, spesso i giunti sono intasati da materiali argillosi. Data l elevata degradabilità e erodibilità delle rocce prevalenti, la Formazione è frequentemente ammantata da coltri detritiche eluviali e colluviali a matrice argilloso-siltosa che la ricoprono con spessori variabili da pochi decimetri a qualche metro. In queste coltri si sono spesso manifestati e possono evolversi facilmente dissesti del suolo, generalmente di piccole dimensioni. FORMAZIONE DI SALCEDO (Oligocene medio) È molto sviluppata come spessore e estensione in tutte le colline pedemontane tra l Astico e il Brenta ed è la formazione più complessa dell'intera Provincia di Vicenza inquanto è costituita da continuo alternarsi di rocce sedimentarie con vulcaniti basaltiche sia laviche che vulcanoclastiche. Le rocce sedimentarie sono simili a quelle presenti nella Formazione di Calvene, comprendono le Arenarie di Sangonini e le Marne di Chiavon note per il loro contenuto fossilifero, e formano almeno tre livelli, piuttosto eterogenei, ciascuno dello spessore di 30-50m. Sono costituite da alternanze di marne siltose, arenarie silicee a matrice argillosa, arenarie marnose con abbondanti frammenti di vulcaniti e calcareniti più o meno marnose relativamente compatte. Le vulcaniti basaltiche si possono intecalare alle rocce sedimentarie formando 4-5 livelli di spessori variabili da pochi metri a qualche decina. L'intera Formazione di Salcedo è diffusamente ricoperta su aree più o meno ampie da coltri detritiche eluviali e colluviali a matrice argilloso-siltosa in cui si sono manifestati e potrebbero generarsi dissesti del suolo anche di notevoli dimensioni. ARENARIE DI S.URBANO (Miocene inferiore) Sono presenti sui Monti Berici, sulla dorsale immediatamente a nord di Vicenza, a Schio e caratterizzano la cresta più meridionale delle colline pedemontane tra Marostica e Bassano. Nel marosticano e nel bassanese sono costituite da arenarie calcaree e calcareniti arenacee piuttosto compatte in grossi strati per uno spessore complessivo che può raggiungere i 150m. Localmente comprendono uno o due banchi di 10-20m di calcareniti a litotamni, l'inferiore dei quali è noto come Calcare di Lonedo. La fratturazione è quasi sempre modesta ed è caratterizzata da una spaziatura metrica o decametrica. Nei Monti Berici, nei Monti Lessini orientali e a Schio la formazione è rappresentata da calcareniti e da arenarie calcaree a stratificazione più sottile, con frequenti intercalazioni arenaceo marnose. 88

90 SILTITI MARNOSE MIOCENICHE (Miocene medio e inferiore) Formano le collinette che sorgono isolate dalle alluvioni dell'alta pianura vicentina a Romano d'ezzelino e a Bassano, caratterizzano il versante a sud della cresta più meridionale delle colline pedemontane tra Marostica e Bassano, sono presenti anche sulle dorsali immediatamente a nord di Vicenza (Marne di M.Costi). Sono costituite siltiti marnose e marne argillose in strati sottili, con intercalazioni di argille siltose e di calcareniti marnose. Il grado di fratturazione è basso e caratterizzato da una spaziatura metrica o decametrica, spesso i giunti sono intasati da materiali argillosi. I DEPOSITI QUATERNARI DEPOSITI MORENICI I depositi morenici della Provincia di Vicenza sono costituiti da materiali detritici accumulatisi essenzialmente nel corso dell'ultima glaciazione (Würm). Sono legati sia alle grandi lingue del ghiacciaio atesino che percorrevano la Val d Astico, fino a Cogollo del Cengio, e la Valle del Brenta, fino a Valstagna, sia a ghiacciai locali che si insediarono soprattutto nella parte settentrionale dell Altopiano di Asiago (morene della media Val d Assa, della Val di Nos e della piana della Malcesina) e presso Cima Grappa. La loro importanza sta nel fatto che alcuni centri abitati (es. Cogollo del Cengio, Tonezza del Cimone, Castelletto di Rotzo, Asiago, Enego) sorgono parzialmente su tali accumuli. Sono costituiti da materiali litici quasi sciolti ad elevata eterometria variabile da grossi blocchi a materiale fine o molto fine. Localmente raggiungono potenze di qualche decina di metri. Le dolci dorsali tra Asiago e la Val d Assa sono spesso ricoperte da una sottile coltre (0-10m) di depositi morenici variamente cementati, probabilmente prewürmiani. ACCUMULI DI ANTICHE FRANE In varie zone delle prealpi vicentine sono stati individuati accumuli di paleofrane, alcune presumibilmente prewürmiane, ormai completamente stabilizzate. Quelli di maggiori dimensioni, anche di decine di milioni di mc, si incontrano alla testata delle valli del T.Chiampo e del T.Agno e ai piedi del versante settentrionale del M.Summano. Sono costituiti da Dolomia Principale o da calcari massicci di diversa origine scivolati in massa, fratturati e disarticolati, o accumulati in enormi blocchi legati da una frazione più fine e variamente cementati. DETRITO DI VERSANTE Falde e coni detritici sono distribuiti un po ovunque nell intero territorio montano della Provincia alla base delle pareti rocciose, in particolare ai piedi dei ripidi versanti che fiancheggiano il Brenta e l Astico con i suoi affluenti o che delimitano le testate dei bacini del Chiampo, dell Agno del Posina e di Laghi. Sono costituiti da materiali litici eterometrici quasi sciolti a matrice sabbiosa. Localmente si incontrano coltri di depositi detritici stratificati di origine crionivale, di età würmiana. DEPOSITI ALLUVIONALI DI FONDOVALLE E DEPOSITI FLUVIOGLACIALI Il fondo di gran parte delle valli del territorio provinciale è ampiamente occupato da un materasso alluvionale che può superare i 100m di spessore al loro sbocco in pianura. Si distinguono la Val d'astico e la Valle del Brenta che nella loro parte terminale si innestano negli antichi coni fluvioglaciali su cui sorgono gli abitati Piovene Rocchette - Caltrano e di Bassano del Grappa. I materiali alluvionali e fluvioglaciali sono costituiti prevalentemente da ghiaie sabbiose sciolte, a tratti cementate. Casi particolari sono rappresentato da antiche alluvioni, su cui sorgono ad esempio gli abitati di Roana e di Canove e da antichi accumuli di debris flow stabilizzati; essi presentano un discreto grado di cementazione. Il fondo di molte valli secondarie dei M.Lessini, dei M.Berici e delle colline pedemontane tra Caltrano e Bassano è, per contro, occupata da alluvioni che presentano una forte componente siltoso-argillosa. DEPOSITI ELUVIALI E COLLUVIALI 89

91 I depositi eluviali e colluviali che ricoprono ampi tratti dei versanti nei Monti Lessini, nel Recoarese, nell'area di Valli del Pasubio-Posina-Laghi, nel Tretto e nelle colline pedemontane tra Caltrano e Bassano, ovunque il substrato roccioso sia costituito da vulcanoclastiti, da lave molto alterate, rocce metamorfiche scistose o da marne. Indirettamente la loro presenza è riconoscibile per l elevata concentrazione di dissesti del suolo che vi si riscontra. La loro caratteristica fondamentale è quella di presentare una matrice argillosa, che può essere anche prevalente rispetto allo scheletro litico, determinandone l'alto grado di instabilità. Depositi eluviali, colluviali e anche alluvionali a forte componente argillosa sono stati segnalati anche in alcune depressioni vallive sull'altopiano dei Sette Comuni e al fondo delle maggiori depressioni carsiche dei Colli Berici. DISCARICHE DI CAVA Due sono le principali zone della provincia in cui si è sviluppata una intensa attività estrattiva con conseguente produzione di discariche di cava. Nell'Altopiano dei Sette Comuni le discariche sono quasi tutte di dimensioni ridotte e costituite da accumuli di materiali calcarei di varia pezzatura. In Val del Chiampo le discariche sono molto più estese e diffuse e sono costituite da blocchi di calcare frammisti a pezzi di vulcanocastiti argillificate. TETTONICA La successione stratigrafica sopra menzionata è interessata da numerosi episodi deformativi succedutisi nel tempo, che hanno dislocato spazialmente le formazioni rocciose. Il territorio provinciale è attraversato da importanti direttrici tettoniche, rappresentate da estese faglie, lungo le quali si sono verificate dislocazioni di notevole entità sia in direzione verticale che orizzontale. Si deve ricordare la grande flessura pedemontana che raccorda morfologicamente l area degli altopiani con quella collinare e di pianura; essa è riconoscibile per un centinaio di chilometri a partire dall alta valle del Chiampo fino a Bassano e Vittorio Veneto Una seconda direttrice principale è la faglia Schio-Vicenza, che attraversa l intero territorio con direzione NO-SE prevalente; essa limita verso est sia i Colli Euganei, che i Berici, nonchè le colline fra Schio e Vicenza INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO Come riportato nel Programma Provinciale e Prevenzione dei Rischi in Provincia di Vicenza Il territorio della Provincia si estende su una superficie di km 2 ed è costituito per il 70% circa da aree montuose o collinari, con substrato litologico in prevalenza sedimentario e, per il restante 30%, da aree di pianura. Esso comprende quattro bacini idrologici: il bacino del torrente Chiampo (sottobacino del fiume Adige) e quello adiacente dell Agno-Guà (appartenente al sistema Fratta-Gorzone), il bacino Leogra-Timonchio-Astico (che fa parte del sistema Bacchiglione) ed il bacino del fiume Brenta. Nella parte più settentrionale sono presenti massicci montuosi che, nei punti più elevati, superano i metri di altezza e che sono segnati da profonde incisioni vallive originatesi a seguito di processi erosivi. Questi gruppi montuosi ospitano al loro interno acquiferi carsici da cui trovano alimentazione numerosissime sorgenti. La zona di alta pianura è costituita da un potente materasso alluvionale, il cui spessore supera le centinaia di metri ed è composto prevalentemente da ghiaie e sabbie ed attraversato da corsi d acqua a carattere torrentizio, le cui dispersioni concorrono in modo significativo ad alimentare il sottostante acquifero freatico indifferenziato. Nella zona di media pianura nel sottosuolo si alternano orizzonti, a matrice prevalentemente argillosa, ed orizzonti costituiti da ghiaie e sabbie, al cui interno è ospitato un complesso di falde sovrapposte ed in pressione. Tra queste due zone, laddove la superficie della falda freatica si avvicina progressivamente al piano campagna fino ad intersecarlo in corrispondenza della fascia delle risorgive, esiste una zona 90

92 di transizione in cui l omogeneità del mezzo poroso tipica dell alta pianura, tende ad essere progressivamente interrotta dalla comparsa di livelli impermeabili la cui continuità sia in senso longitudinale che trasversale è sempre più marcata. Nella parte occidentale della provincia, nel bacino Chiampo-Agno-Guà, questa fascia di transizione si ritrova a sud della congiungente Montorso-Montecchio Maggiore, nel bacino dell Astico-Leogra è ubicata tra Malo-Isola-Villaverla, mentre più ad est, nel bacino del Brenta, si estende per un paio di chilometri sopra la linea delle risorgive. In corrispondenza di questa zona intermedia il sottosuolo ospita due acquiferi: uno freatico più superficiale, di modesto spessore ed uno più profondo in pressione. La zona della bassa pianura vicentina è invece caratterizzata da materiali a matrice prevalentemente limosa ed argillosa, a bassa permeabilità, generalmente molto poveri di risorse idriche. E tuttavia possibile trovare falde in pressione entro acquiferi prevalentemente sabbiosi. Più in particolare i caratteri geomorfologici ed idrogeologici del territorio provinciale possono essere così sintetizzati: A. La zona montana comprende le propaggini dei Monti Lessini ed i massicci carsici degli altopiani di Tonezza, di Asiago ed il massiccio del Grappa. Il sistema carsico del massiccio calcareo e calcareo-dolomitico dell Altopiano di Tonezza si sviluppa nei rilievi montuosi in destra Astico, tra i torrenti Astico e Posina. La principale sorgente è posta in Val Civetta (Lastebasse), attualmente utilizzata sia a scopo potabile sia idroelettrico. Numerosissime altre sorgenti sono sfruttate a fini idropotabili per acquedotti locali nelle alte valli del Chiampo, dell Agno, del Leogra (sorgenti Manozzo, sorgenti Val Strole e di Val Camossara), del Posina (sorgenti Strenta) e dell Astico. Il sistema carsico del massiccio calcareo-dolomitico dell Altopiano dei Sette Comuni ospita al suo interno un potentissimo acquifero che raccoglie quasi interamente gli afflussi meteorici dell Altopiano e che ha i principali punti di scarico alle sorgenti carsiche di Oliero (Valstagna), nella valle del Brenta, utilizzate per alimentare l Acquedotto dell Altopiano di Asiago e alle sorgenti di Camisino di Caltrano, nella valle dell Astico, utilizzate dagli acquedotti di Caltrano e Thiene. Sull Altopiano di Asiago sono in atto anche altre utilizzazioni locali di piccole sorgenti (Val Renzola) e dalla falda freatica dell acquifero morenico della piana di Marcesina (per Foza ed Enego). Il sistema carsico del massiccio del Grappa ospita un potente acquifero il cui unico punto di scarico, ubicato in provincia di Vicenza, sono le sorgenti dei Fontanazzi di Cismon. B. Le aree infra-vallive, prodottesi a seguito dei processi erosivi dei corsi d acqua (T. Chiampo, Agno, Leogra, Astico e fiume Brenta), sono costituite da depositi di ghiaie e sabbie, continui fino al substrato roccioso, che possono raggiungere in alcuni punti il centinaio di metri di spessore. Al loro interno sono alloggiate falde in sub-alveo, alimentate principalmente dai corsi d acqua con cui hanno stretti rapporti di interscambio; queste sono diffusamente utilizzate, attraverso pozzi, dagli acquedotti dei comuni locali: Chiampo, Arzignano, Valdagno, Trissino, Montecchio Maggiore, Schio, Calvene, Zugliano, Lugo, Fara, Breganze, Sarcedo, Solagna, Pove. C. La zona delle conoidi di alta pianura (area di ricarica) è formata da depositi alluvionali di potenza superiore ai 150 metri, poggianti su un substrato roccioso impermeabile. Il materasso alluvionale, depositato in epoche remote dai corsi d acqua quando il regime idrico era notevolmente diverso rispetto agli attuali, contiene un unica falda a superficie libera che regola, dal punto di vista idraulico, le variazioni delle riserve idriche profonde. Si tratta di un potentissimo acquifero in materiali sciolti grossolani che contiene una falda freatica ricchissima. La sua alimentazione deriva prevalentemente dalle dispersioni dei corsi d acqua, in secondo luogo dagli afflussi meteorici locali e dalle irrigazioni. Fornisce acqua potabile a tutti i centri abitati di pianura dell alto vicentino: Marano, Thiene, Malo, Isola Vicentina, Villaverla, Caldogno, Sandrigo, Marostica, Nove, Bassano del Grappa, Rosà, Rossano, Tezze, ecc... e garantisce la ricarica del sistema idrogeologico multifalde in pressione posto a valle. D. La zona di media pianura è posta subito a valle dell area sopra descritta ed è costituita da livelli ghiaiosi posti a differenti profondità e separati tra loro da letti impermeabili limosoargillosi. I depositi 91

93 alluvionali, stratificatisi sopra il substrato impermeabile, assumono qui una potenza compresa tra i 200 e 250 metri ed ospitano un acquifero artesiano multistrato costituito da un sistema di falde in pressione sovrapposte. Un ampia fascia di questa zona, orientata da ovest ad est e di larghezza compresa tra 1 e 6 km, è interessata dalla presenza di un elevatissimo numero di risorgive attraverso cui sfiorano le acque che costituiscono il surplus del sistema e che danno origine ad un complesso reticolo di rogge ed altri corsi d acqua perenni. L immediato sottosuolo, costituito da materiali a granulometria molto fine, invece contiene una falda freatica che, essendo posta appena sotto il piano campagna (1 3 metri) è poco sicura sotto il profilo qualitativo e quindi priva di interesse acquedottistico; le falde artesiane profonde, che trovano la loro alimentazione nell acquifero monostrato della zona di alta pianura, sono largamente utilizzate per gli usi acquedottistici. Da questo sistema artesiano multifalde traggono l acqua potabile i grandi acquedotti di Vicenza e dei comuni ad essa collegati (oltre 150 mila abitanti), di Padova (235 mila abitanti), l acquedotto Euganeo-Berico (30 mila abitanti in provincia di Vicenza + altri 60 mila in provincia di Padova), l acquedotto del Consorzio CISIAG di Legnago (40 mila abitanti + altri 20 mila tra Cologna, Montagnana e Lonigo). Questi acquiferi garantiscono anche il rifornimento idrico in comuni solo parzialmente serviti da acquedotto, attraverso l uso di migliaia di pozzi privati. Le falde artesiane, in particolare quella di Almisano-Lonigo e di Dueville-Monticello C. Otto- Vicenza, sono assoggettate a tutela ai sensi del Regio Decreto n del 18 ottobre Gli acquiferi dell alta e media pianura vicentina costituiscono dunque la fonte di approvvigionamento idropotabile per mila abitanti. E. Nella bassa pianura e fino alla laguna veneta e al fiume Adige il sottosuolo è invece costituito, per qualche centinaio di metri di profondità, da materiali esclusivamente fini a bassa permeabilità (limi, argille e sabbie finissime). In questa parte del territorio le risorse idriche sotterranee sono molto limitate e poco interessanti dal punto di vista idropotabile, sia per la scarsa quantità, sia per la cattiva qualità. Il prelievo per usi acquedottistici è limitato a pochi casi sporadici: Noventa, Sossano, Orgiano, Villaga GEOPEDOLOGIA La varietà dei fattori ambientali nella provincia determinano una notevole variabilità dei suoli all interno del territorio. La pedogenesi infatti, deriva dalla tipologia climatica, dal tipo di rilevo dalla tipologia della roccia madre e dall azione degli organismi viventi. Nel territorio provinciale si riscontrano pertanto, le seguenti tipologie di suolo: 1) rilievi prealpini e collinari 1.1 Suoli degli altipiani. Sulle superfici sub pianeggianti degli altipiani di Asiago e del Grappa, ove spiccano le tipiche forme carsiche (doline e inghiottitoi), si trovano suoli sottili con frequenti affioramenti rocciosi, mentre sul fondo delle strutture carsiche si sviluppano suoli profondi a maggior differenziazione. Al contrario, i rilievi della Lessinia orientale, che sono modellati su colate e brecce basaltiche, si sviluppano suoli normalmente profondi più o meno ricchi di carbonati dipendentemente dalla presenza di formazioni calcaree. 1.2 Suoli delle piccole dolomiti. Nella zona di Recoaro, ove affiorano le litologie calcaree e terrigene dolomitiche si trovano suoli sottili sui versanti a pendenza maggiore. 1.3 Suoli delle valli. I fiumi dell area collinare e prealpina percorrono normalmente valli strette e profonde, pertanto, ritroviamo suoli sottili e poco evoluti sulle pendenze maggiori e suoli più profondi con elevato contenuto di sostanze organiche sui depositi fluviali stabili. 1.4 Suoli dei Colli Berici. A ovest della Val Liona le forme morbide determinate dalla presenza di calcarei marnosi originano suoli fortemente calcarei. Nel settore orientale invece, troviamo suoli sottili a diretto contatto con la roccia e accumulo di sostanza organica in superficie nelle 92

94 situazioni a maggior pendenza e suoli che presentano dilavamento dei carbonati nelle superficie sommitali a minor pendenza. 2) Pianura 2.1 Suoli dell alta Pianura. Sulle superfici dei conoidi alluvionali più antichi, che hanno originato l alta pianura vicentina, i suoli sono normalmente poco profondi e ricchi in ghiaia, mentre sui conoidi più recenti troviamo suoli parzialmente decarbonati. 2.2 Suoli della bassa pianura. Le tipologia podologiche della bassa pianura sono determinate dal tipo di sedimento presente in superficie (sabbia, limo o argilla), pertanto estremamente variabili e localmente ricchi di sostanze organiche a causa di situazioni a drenaggio difficoltoso USO DEL SUOLO Il territorio della Provincia di Vicenza non presenta significativi cambiamenti dei dati rispetto al rilevamento del 1990, in riferimento al progetto CORINE Land Cover, sul tema dell uso del suolo (vedi Tabella SUO-1). Le superfici più rappresentate sono i seminativi in aree non irrigue (27.80%), i boschi di latifoglie (22.41%) e le aree prevalentemente occupate da colture agrarie con spazi naturalistici (10,68%), tutte in lieve calo rispetto alle precedenti indagini. Nella panoramica dell intero territorio provinciale, si nota come i suoli caratterizzati dalla presenza di interventi artificiali vanno a coprire una superficie pari al 9,34%, i suoli agricoli invece presentano una percentuale di copertura pari al 49,10%, le aree boschive del 41,61%. In riferimento a ciò la percentuale di suolo destinata ad attività residenziali e produttive appare particolarmente limitata, mentre risulta, di conseguenza, elevata la percentuale di suolo non urbanizzato, il che andrebbe ad evidenziare l elevato consumo di suolo agricolo e naturale ; si deve però precisare come all interno di tale voce debbano essere considerate, al fianco delle aree espressamente a fine agricolo, le aree improduttive, le aree per la viabilità, le aree urbanizzate non rientranti nella classificazione residenziale, produttiva, terziaria e per servizi, e infine tutti quei fenomeni scaturiti dal modello insediativo diffuso nel Veneto, la cosiddetta città diffusa, che sfuggono alla classificazione e definizione degli strumenti di pianificazione. Per meglio comprendere l effettivo andamento del consumo del suolo è stata condotta un indagine più accurata attraverso uno studio cartografico considerando le seguenti superfici: aree residenziali e centri storici: la superficie è stata desunta dalle zone identificate come A, B e C nel Mosaico PRG del A questa superficie è stato aggiunto un incremento del 10% attribuibile alla superficie delle infrastrutture interne alle aree in oggetto (non comprese nel mosaico PRG di origine); aree produttive: la superficie è stata desunta dalle zone identificate come D nel Mosaico PRG del 2004 accorpando le infrastrutture interne alle aree produttive; aree a servizi: la superficie è stata desunta dalle zone identificate come F. A questa superficie sono state tolte le aree che risultavano interne ai parchi e quindi aggiunto un incremento del 10% attribuibile alla superficie delle infrastrutture interne alle aree in oggetto (non comprese nel mosaico PRG di origine) cave: la superficie comprende le cave attive e dismesse nel territorio provinciale; discariche: la superficie comprende le Discariche di RSU, RSA, RS ed inerti di coltivazione e/o dismesse nel territorio provinciale. Le aree residenziali e centri storici, le aree produttive e le aree a servizi costituiscono le aree urbanizzate; le aree occupate da cave e discariche costituiscono le aree degradate. La superficie agroforestale utile è stata valutata come: Superficie agroforestale= Superficie Totale superficie aree urbanizzate superficie aree degradate In Tabella SUO-2 è stata calcolata la superficie agroforestale utile per ciascun Ambito Territoriale; dal confronto dei valori emerge che l Ambito 1 (l area urbana centrale di Vicenza e dei comuni di 93

95 cintura) e l Ambito 3 (l urbanizzazione reticolare del bassanese) sono gli ambiti per i quali c è stato il maggior consumo di suolo. Tabella SUO-1. Variazione dell uso del suolo da rilevamento Corinne anni 1990 e Sono stati evidenziati le variazioni più significative. TIPOLOGIA CORINNE 1990 CORINNE 2000 Superficie -mq- % su totale superficie Superficie -mq- % su totale superficie Variazione percentuale Aeroporti , ,04 0,00 Aree a pascolo naturale e praterie di alta quota , ,15-0,29 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione , ,54-2,27 Aree con vegetazione rada , ,46 0,00 Aree estrattive , ,13 0,00 Aree industriali e commerciali , ,57 8,78 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie, con spazi naturalistici , ,68-0,65 Aree sportive e ricreative , ,01-0,11 Bacini d'acqua , ,02-1,36 Boschi di conifere , ,39-0,02 Boschi di latifoglie , ,42 0,41 Boschi misti , ,24 0,00 Brughiere e cespuglieti , ,25 0,00 Colture annuali associate e colture permanenti , ,25 0,00 Corsi d'acqua, canali e idrovie , ,04 0,00 Frutteti e frutti minori , ,05 28,39 Prati stabili , ,83-0,31 Reti stradali e ferrovie e spazi accessori , ,03 0,00 Risaie , ,07 0,00 Rocce nude, falesie, rupi,affioramenti , ,00 0,00 Seminativi in aree non irrigue , ,80-0,66 Sistemi colturali e particellari permanenti , ,65-0,64 Spiagge, dune,sabbie , ,11 0,00 Tessuto urbano continuo , ,05 0,00 Tessuto urbano discontinuo , ,52 1,77 Vigneti , ,70-1,88 Aree urbanizzate , ,58 1,88 Attività industriali, commerciali, estrattive e reti di comunicaz , ,77 7,73 Aree boschive , ,05 0,25 Corpi d'acqua , ,06 0,00 Prati stabili , ,83-0,31 Seminativi , ,87-0,66 Zone agricole eterogenee , ,59-0,70 Zone aperte con vegetazione rada o assente , ,57 0,00 Zone con vegetazione erbacea o arbustiva , ,94-0,90 Colture permanenti , ,75-0,27 TOTALE PROVINCIA , ,

96 Tabella SUO-2. Superficie territorio agroforestale utile. AMBITO TERRITORIALE SUPERFICIE AMBITO TERR. Aree residenziali e centri storici AREE URBANIZZATE DA PRG 2004 Aree produttive Aree a servizi Totale urbanizzato Cave SUPERFICIE AREE DEGRADATE Discariche Totale aree degradate SUPERFICIE AGROF. UTILE PERCENTUALE TERRITORIO AGROF. SU TOTALE 1. L'area urbana centrale: Vicenza e i comuni di cintura 2. Il sistema insediativo della piana del corridoio multimodale Montebello- Vicenza 3.L'urbanizzazione reticolare del Bassanese 4. La conurbazione multicentrica dell'alto Vicentino 5. La conurbazione lineare della Val Chiampo mq mq mq mq mq mq mq mq mq % , , , , ,42 6. La conurbazione della Val d'agno 7. Gli insediamenti della Pianura irrigua della fascia delle risorgive tra Vicenza e Bassano 8. Gli insediamenti della bassa pianura e dei Monti Berici , , ,00 9. I territori della montagna ,89 PROVINCIA ,81 95

97 IL PATRIMONIO BOSCHIVO Il consistente patrimonio boschivo e forestale del territorio provinciale vicentino si trova distribuito principalmente nelle zone montuose e collinari (vedi immagine sottostante). Figura SUO-1. Il patrimonio forestale in provincia di Vicenza. La superficie forestale, su dati della Regione Veneto (2005), occupa il 35,80% del territorio provinciale, e per una percentuale dell ordine dell 87,97% è caratterizzata da una percentuale di copertura del %. Le categorie vegetazionali che sono maggiormente presenti sul territorio sono i faggeti (27,25%), gli orno-ostreti e ostro-querceti (23,48%) e formazioni antropogene (12,73%).; le aree boscate di maggior pregio per la tipologia forestale, interesse faunistico e rilevanza ecosistemica sono concentrate nel comprensorio dell Altopiano di Asiago. 96

98 Ha Anni Figura SUO-3. Superficie territoriale a foreste (ha) Fonte: ISTAT Il grafico sottostante riporta l andamento del coefficiente di boscosità provinciale dal 1971 al Tale indice è dato dal rapporto percentuale fra la superficie forestale e la superficie agro-forestale, quest ultima definita come la somma della superficie forestale e della superficie agraria totale. Suddetto coefficiente permette di valutare l incidenza delle aree forestali sull intera superficie agro-forestale. 35,00 30,00 Indice di boscosità (%) 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0, Anni Figura SUO-4. Indice di boscosità Fonte: ISTAT. Il trend che si legge evidenzia dal 1971 al 1997 un progressivo aumento del coefficiente di boscosità, che al 1997 si attestava attorno al 30,70%. Tale incremento è in gran parte imputabile alla progressiva riduzione della superficie agricola, fenomeno accentuato soprattutto nelle zone montane e collinari. Esplodendo tale coefficiente, si rilegge nel suo trend un significativo aumento delle forme di governo costituite dalle fustaie e dai cedui semplici, mentre si registra un sostanziale non mutamento per quanto riguarda la percentuale dei cedui composti. 97

99 In riferimento alla tematica degli incendi boschivi, e prendendo nota di come negli ultimi vent anni la Provincia di Vicenza sia stata la più colpita provincia del Veneto da fenomeni di incendio, con la relativa perdita di patrimonio boschivo, depauperamento della qualità dell ambiente e conseguenti modifiche al regime idrogeologico, si osserva come la percentuale maggiore di superficie forestale sia all interno di ambiti ad elevato rischio incendi (34,59%), cui seguono il livello medio (29,54%), il livello molto elevato (19,26%) ed infine il livello basso (16,61%). La facilità con cui si verificano gli incendi, e l estensione dell area coinvolta dal fenomeno stesso, sono dovute sia alle condizioni meteorologiche (direzione ed intensità dei venti) sia orografiche (esposizione ed inclinazione del pendio) sia alla tipologia prevalente di vegetazione che ricopre il territorio. Infatti studi eseguiti hanno dimostrato come le formazioni forestali ricoperte da cedui, colture agrarie e fustaie naturali siano, nell ordine in cui sono state citate, le superfici boscate a maggior rischio di incendio. Il periodo dell anno più a rischio di incendi è quello invernale/primaverile, ed in particolare i mesi di gennaio, febbraio e marzo, periodo dell anno in cui l umidità del terreno e della vegetazione è ai minimi valori annuali. Il Piano Provinciale di Emergenza del 2004 ha individuato gli scenari di rischio incendi realizzando delle schede descrittive che ne mettessero in evidenza gli elementi utili ad una loro rapida individuazione, ad un esaustivo inquadramento nel contesto geografico, e ad una speditiva valutazione della dimensione dei fenomeni potenzialmente da fronteggiare (interruzione di viabilità, stima del numero delle persone coinvolte, potenziale interessamento di strutture particolarmente vulnerabili, interazione con altri elementi di criticità come lifelines o attività a rischio). Ad ogni scenario è poi stata associata l indicazione delle aree di emergenza utilizzabili e dei gruppi di volontari territorialmente interessati ATTIVITÀ DI CAVA In ambito regionale risulta che le province di Vicenza e Verona hanno un elevato numero di cave costituite da materiale del gruppo A (sabbie e ghiaie, argille per laterizi, calcari per cemento), ma soprattutto di gruppo B (materiali lapidei: calcare da taglio e lucidabile, marmo, calcare per granulati, per costruzione e per l industria, basalto,etc.) (Figura SUO-3). Per quanto riguarda le cave estinte (Figura SUO-4) il numero più elevato riguarda le cave di argilla, in buona parte recuperate all uso agricolo; anche in questo caso le province maggiormente interessate sono quelle di Treviso, Vicenza e Verona. La zona alluvionale dell alta pianura è interessata soprattutto all attività di coltivazione di cave di ghiaia, la bassa pianura all attività di estrazione di cave di argilla, la zona di montagna soprattutto allo sfruttamento dei materiali calcarei per uso ornamentale (calcari da taglio e lucidabili), per l industria e per le costruzioni (calcare da calce e per cemento). I poli estrattivi di rilevanza regionale sono, in provincia di Vicenza, l altopiano di Asiago, i Colli Berici e in misura inferiore la Valle del Chiampo. Di seguito si riportano le criticità più significative associate all attività di cava: CAVE DI ARGILLE : si evidenzia il problema derivante dalle escavazioni puntiformi sul territorio che viene compromesso dal punto di vista idraulico e fondiario. (Isola Vicentina- Caldogno- Malo Costabissara) CAVE DI MARMO/PIETRA: presentano un elevato impatto paesaggistico in ambiti di interesse ambientale e turistico. (Altopiano dei Sette Comuni e Monti Berici) 3 ; CAVE DI GHIAIA: presentano impatti determinati dalla messa a nudo della falda freatica e dalla sottrazione di ampie superfici a destinazione agricola, a cui si aggiungono gli elevati flussi di traffico pesante. (Alta Pianura alluvionale); CAVE DI DETRITO E CONOIDI DELLE VALLI: sono presenti, oltre a problemi di tipo paesaggistico (Valsugana- Valdastico), pesanti impatti viabilistici in ambiti di fondovalle determinati dalla compresenza di più cantieri estrattivi confluenti sulla medesima viabilità. 3 La problematica potrebbe essere efficacemente ridimensionata ricorrendo alle escavazioni in sotterraneo. 98

100 Numero di cave Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Provincia Argille Materiale lapideo e pietrisco Sabbia e ghiaia Calcare per cemento e calce Figura SUO-3. Numero di cave in atto nel Veneto per Provincia (anno 2001) Fonte: ARPAV Numero di cave Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Provincia Materiale lapideo e pietrisco Sabbia e ghiaia Argille Figura SUO-4. Numero di cave estinte nel 2001 nel Veneto per Provincia (anno 2001) Fonte: ARPAV Tabella SUO-3. Attività di estrazione: numero di cave in provincia di Vicenza per tipologia di prodotto(anno 2009). 99

101 PRODOTTO ATTIVE ESTINTE ARGILLA BASALTO 2 2 CALCARI AD USO INDUSTRIALE CALCE - CEMENTO CALCARE DA TAGLIO (PIETRA DI VICENZA) GHIAIA E SABBIA MARMO (DI ASIAGO E CHIAMPO) VARIE 4 9 DETRITO ATTIVE ESTINTE ARGILLA BASALTO CALCARI AD USO INDUSTRIALE CALCE - CEMENTO CALCARE DA TAGLIO (PIETRA DI VICENZA) GHIAIA E SABBIA MARMO (DI ASIAGO E CHIAMPO) VARIE DETRITO Figura SUO-4. Numero di cave attive e estinte in provincia di Vicenza (anno 2009) Fonte: Settore Cave Provincia di vcienza 100

102 3.5.4 DISCARICHE Gli aspetti di criticità nel rapporto tra discariche e territorio, possono essere riconducibili principalmente a criteri principali: tipologia fisica del territorio in cui si situano le discariche; densità di popolazione ; 101

103 tipologia di discarica (e suo stato attuale). Da questo punto di vista il territorio provinciale può essere suddiviso in 3 fasce: montana - principalmente rappresentata dall'altopiano di Asiago, dove generalmente la densità di popolazione è bassa e comunque concentrata in precisi centri abitati, comunque lontani da discariche, realizzate presso vecchie cave di pietra. Attualmente lo stato di questio territorio è il seguente: 1 sito attivo per RSU (Melagon, Asiago) - possibile criticità legata alla produzione di percolato; 1 sito per RSU in gestione post chiusura (Baktal, Gallio) - possibile criticità legata alla produzione di percolato e percezione olfattiva di biogas; 1 sito attivo per discarica di rifiuti inerti (Asiago); 9 siti per RSU (Asiago, Conco, Roana) cessati da molti anni ed attualmente in fase di monitoraggio post mortem ai fini dell'individuazione di eventuali criticità: pedemontana o a monte delle risorgive - rappresentata dalle cave dismesse di ghiaia, numerose nella zona. In questa fascia si collocano le discariche attive e in gestione post chiusura per rifiuti speciali della Provincia (Tezze sul Brenta, Arzignano, Montorso, Zermeghedo, Montecchio Precalcino, Sarcedo, Cassola) - 16 siti di cui 5 attivi. Sono inoltre presenti ca. 13 siti relativi a discariche RSU dismesse e 5 di discariche RSU (Thiene, Sandrigo, Montecchio P., Montecchio M., Bassano, Rosà) in fase di gestione post chiusura, nonchè 8 siti per discariche per inerti. Le criticità maggiori possono essere riferite alla possibilità di contatto tra il percolato e la falda sottostante, alla percezione di odori legati all'intensa urbanizzazione del territorio, nonchè (in alcuni casi) al traffico veicolare di accesso ai siti. di pianura (a valle delle risorgive); in questa zona, che non ha criticità per quanto riguarda una potenziale contaminazione della falda, sono ubicate: 1 sito attivo per RSU (Grumolo delle Abbadesse) - possibile criticità legata alla produzione di percolato e al suo smaltimento; 1 sito per RSU in gestione post chiusura (Lonigo) - possibile criticità legata alla produzione di percolato e percezione olfattiva di biogas; 1 sito attivo come discarica per inerti (Nanto); In questo caso, le criticità possono essere determinate dalla percezione di odori e dal traffico veicolare di accesso ai siti, ancora a causa dell'intensa urbanizzazione del territorio limitrofo alle discariche. 102

104 3.5.5 SIGNIFICATIVITÀ GEOLOGICO-AMBIENTALI Il territorio della provincia è piuttosto vario riguardo le forme del rilievo che spiccano sulla pianura e si posso pertanto distinguere specifici settori che originano ambienti anche molto diversi tra loro. I Monti berici I Monti Berici sono costituiti da un rilievo calcareo carsificato con base vagamente romboidale, che emerge dalla pianura a sud di Vicenza. Sono estesi all'incirca per 25 Km in direzione nord-sud e 20 Km in direzione est-ovest. Sul loro versante nord-ovest delimitano la stretta striscia di pianura che li separa dai monti Lessini, dei quali i Berici sono il prolungamento meridionale. Questi rilievi si formarono circa 20 milioni di anni fa per il sollevamento progressivo di fondali marini, causato dal persistere delle forze tettoniche che nei precedenti 30 milioni di anni avevano già sollevato le Alpi. Nei Monti berici affiorano rocce sedimentarie di età compresa tra il cretacico superiore ed il miocene e rocce vulcaniche basaltiche (magmatismo paleogenico). Nell area orientale l ambiente di sedimentazione poco profondo ha determinato la deposizione dei calcari eocenici, oggetto di estrazione in cave sotterranee fin dai tempi antichi, mentre nell area occidentale, in riferimento al medesimo periodo, si formavano soprattutto basalti di colata. I Monti Berici si caratterizzano per l intensa presenza di fenomeni carsici che hanno modellato l intero territorio, in particolare le doline e gli inghiottitoi. L Altopiano di Asiago Il basamento strutturale dell'altopiano di Asiago si è formato nel Triassico, in seguito alla deposizione di dolomia sul fondale di un mare tropicale in lento ma progressivo sprofondamento. Il processo è continuato nel Giurassico, con la deposizione dapprima di calcari grigi e poi di Rosso Ammonitico in mare profondo. Sopra il rosso ammonitico si trovano strati di Biancone e Scaglia rossa (cretacico). Nel successivo periodo Terziario (a partire da 65 milioni di anni fa) le spinte tettoniche provocarono fratture e sollevamenti del fondale che emerse generando Alpi, Dolomiti e Prealpi, con accavallamenti e piegamenti delle rocce. Nel Quaternario si verificarono alternanze di periodi caldi e periodi glaciali per cui Il paesaggio alpino venne modellato, acquistando un nuovo aspetto. Anche sulle Prealpi e sull'altopiano di Asiago la calotta glaciale esercitò l'azione modellatrice, scavando valli (valle dell'astico, del Brenta, val d'assa) e deponendo cumuli di detriti - le morene - ai fianchi ed allo sbocco delle valli. Tale azione modellatrice fu particolarmente imponente durante l'ultima grande glaciazione (Würmiana), iniziata circa anni fa e terminata anni fa. Allorché i ghiacci si ritirarono, il dilavamento, il gelo, il vento, le frane e la colonizzazione vegetale diedero alla regione Alpina il suo aspetto attuale. L altopiano è caratterizzato da morfologie per lo più morbide; sono presenti rilevanti fenomeni carsici tra cui profonde grotte, che determinano una scarsità dei deflussi superficiali a fronte di un ricchissimo acquifero profondo che ha la sua maggior manifestazione nelle sorgenti dell Oliero alla base orientale dell altopiano. Aree di risorgiva Le risorgive rappresentano uno dei pochi elementi di diversificazione ambientale nella Pianura Padana e come tali rappresentano un patrimonio da valorizzare e preservare. Le risorgive derivano dall affioramento in superficie della falda freatica e costituiscono uno dei caratteri ambientali più tipici della Pianura Padana, dove sono distribuite lungo una ristretta fascia ( fascia delle risorgive ). Le acque sotterranee, che circolano tra i sedimenti a granulometria grossolana (ad esempio ghiaie) del sottosuolo affiorano quando incontrano materiali più fini (come le argille) e meno permeabili che ne impediscono la circolazione sotterranea e permettono all acqua di emergere dal terreno. Questo fenomeno geologico viene da secoli sfruttato dall uomo mediante l escavazione artificiale dei fontanili, che captano e convogliano le acque emergenti naturalmente dal terreno. 103

105 Le risorgive rivestono particolare valore ambientale per la particolarità dei microambienti che vi si rinvengono. Proprio per la loro origine sotterranea le componenti ambientali delle risorgive si caratterizzano fortemente. Infatti esse ospitano, in un area relativamente ristretta, elementi vegetazionali e faunistici appartenenti sia alle comunità delle acque sotterranee, sia a quelle delle acque lentiche, con elementi nei tratti delle aste - legati alle acque correnti. Nelle aree circostanti la risorgiva si sviluppa un ambiente umido stabile che con gradualità sfuma nelle tipologie ambientali contermini. Purtroppo esse sono ambienti estremamente fragili e minacciati. Varie ricerche (COTTA RAMUSINO, 1993) vi hanno evidenziato una sorprendente presenza faunistica, sia qualitativa che quantitativa, che ne conferma la rilevante importanza ecologicoambientale. La notevole bellezza di questi piccoli geotopi-biotopi diventa, in aggiunta all'importanza scientifica, un elemento decisivo per il mantenimento della biodiversità, soprattutto se si considera la generale povertà ambientale dei territori di pianura. Le risorgive, analogamente ad una presa di una sorgente, funzionano come troppo pieno del sistema idrogeologico che le alimenta. La conservazione degli ecosistemi coincidenti con le risorgive dipende quindi anche dal mantenimento dell equilibrio del sistema idrogeologico posto a monte. Negli ultimi anni, per il progressivo disequilibrio nel bilancio idrogeologico e per i numerosi interventi sul territorio, in diverse parti della Pianura Padana si è avuta una considerevole diminuzione delle portate o addirittura una completa estinzione delle risorgive. Si calcola che negli ultimi trenta anni nel vicentino ne sono estinte il 30 %. Inoltre, esse sono sovente sottoposte a contaminazione sia di tipo puntuale, sia di tipo diffuso a causa della percolazione di sostanze inquinanti e di nutrienti dalle aree agricole circostanti. Le acque dei fontanili, come diretta conseguenza della loro origine sotterranea, presentano caratteristiche fisico-chimiche ed idrologiche peculiari, che influenzano anche gli aspetti biologici. Sono infatti caratterizzate da una limitata escursione termica annuale, da una notevole limpidezza, da una certa costanza della composizione chimica e da una portata relativamente stabile. Figura SUO-5. Distribuzione delle risorgive censite per comune (fonte : Studio finalizzato alla Tutela e Valorizzazione delle risorgive nel territorio della Provincia di Vicenza 2005) 104

106 Figura SUO-5. Area di risorgiva nella provincia di vicenza 105

107 Figura SUO-6. Fascia di ricarica delle risorgive Geositi, Sorgenti, Grotte e Aree carsiche Per la descrizione di questi elementi si rimanda alla relazione di Piano FATTORI DI RISCHIO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO RISCHIO SISMICO Il rischio sismico è riferito alla all Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri del n del 28/04/2006 recepita secondo le indicazioni della Regione Veneto di cui alla deliberazione di Giunta Regionale n. 71 del 22/01/2008, ed in base alla normativa antisismica statale vigente. Con l adozione di questa classificazione il territorio provinciale di Vicenza, analogamente a quello di tutto il Veneto, viene considerato sismico e suddiviso in quattro zone, con livello decrescente da 1 a 4. Nessun comune della provincia vicentina rientra nella prima categoria, quattro appartengono alla seconda, sei alla quarta e tutti gli altri alla terza. Con il provvedimento DGR 96/CR-2006 sono state definite le direttive per l applicazione, in base alla quale: - i progetti di opere da realizzarsi all interno di ambiti classificati a livello sismico 2 sono da sottoporsi al controllo degli Uffici del Genio Civile; 106

108 - i progetti di opere da realizzarsi all interno di ambiti classificati a livello sismico 3 e 4 devono essere redatti secondo la normativa tecnica per le opere in area sismica, senza l obbligo di esame da parte degli Uffici del Genio Civile. Complessivamente ,18 m 2 sono in livello 2 che corrisponde al 3,04 % del totale, collocati nell estremità sud del territorio provinciale vicentino (vedi Tabella SUO-3). Tabella SUO-4. Urbanizzato ed edificato in area agroforestale in aree a rischio sismico. AREE URBANIZZATE DA PRG 2004 EDIFICATO E PERTINENZE IN AREA AGROFORESTALE LIVELLO DI RISCHIO Aree residenziali e centri storici Aree produttive Aree a servizi Residenziale Produttivo TOTALE mq mq mq mq mq mq Livello 1 Molto Elevato 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Livello 2 - Elevato , , , , , ,18 Livello 3 - Medio , , , , , ,40 Livello 4 - Basso , , , , , ,48 PROVINCIA , , , , ,10 Figura SUO-7. Rischio sismico in provincia di Vicenza. 107

109 RISCHIO IDRAULICO E ALLAGAMENTI STORICI Sotto il profilo del rischio idraulico, oltre alle aree interessate da esondazione e allagamenti, si è ritenuto utile includere alcuni punti critici della rete idrografica sui quali la Protezione Civile ha proposto di concentrare le attività di manutenzione e monitoraggio (vedi tav.11 R.A.). Tabella SUO-5. Urbanizzato ed edificato in area agroforestale in aree a rischio idraulico. AREE URBANIZZATE DA PRG 2004 EDIFICATO E PERTINENZE IN AREA AGROFORESTALE LIVELLO DI RISCHIO Aree residenziali e centri storici Aree produttive Aree a servizi Residenziale Produttivo TOTALE mq mq mq mq mq mq Rischio 1 - Basso , , , , , ,29 Livello 2 - Medio , , , , , ,87 Livello 3 - Elevato , , , , , ,30 Livello 4 Molto Elevato , , , ,10 PROVINCIA , , , , , ,56 Tabella SUO-6. Urbanizzato ed edificato in area agroforestale in aree di allagamento periodico. AREE URBANIZZATE DA PRG 2004 EDIFICATO E PERTINENZE IN AREA AGROFORESTALE LIVELLO DI RISCHIO Aree residenziali e centri storici Aree produttive Aree a servizi Residenziale Produttivo TOTALE mq mq mq mq mq mq Aree di allagamento periodico , , , , , ,85 PROVINCIA , , , , , , RISCHIO DI FRANE, DISSESTI E VALANGHE Il rischio idrogeologico e il rischio di caduta valanghe sono rappresentati nella figura seguente; i tematismi sono stati presi dal Piano Provinciale di Emergenza del L Ambito interessato è quasi esclusivamente il

110 Figura SUO-8. Rischio idrogeologico, rischio di Valanghe e pericolosità geomorfologica 109

111 Figura SUO-8A Rischio idrogeologico 110

112 Figura SUO-8B Pericolosità Idraulica PAI 111

113 Figura SUO-8B Pericolosità geologica PAI 112

114 3.5.7 SITI CONTAMINATI I cambiamenti delle produzioni industriali, che si sono succeduti nel tempo e che proseguiranno anche nel futuro prossimo, hanno talvolta lasciato pesanti eredità in termini di inquinamento delle matrici ambientali. Processi produttivi obsoleti, figli di un quadro normativo non rivolto alla salvaguardia dell ecosistema e dell ambiente, hanno causato nel tempo situazioni di contaminazione, soprattutto a carico del suolo e del sottosuolo, tutt altro che di poco conto. In Provincia di Vicenza sono stati individuati circa 150 siti potenzialmente contaminati, localizzati soprattutto nell Ambito 1 (L'area urbana centrale: Vicenza e i comuni di cintura) (vedi Figura SUO- 5) Numero di siti Ambito 1 Ambito 2 Ambito 3 Ambito 4 Ambito 5 Ambito 6 Ambito 7 Ambito 8 Ambito 9 Ambito Territoriale Figura SUO-9. Numero di siti potenzialmente contaminati distinti per Ambito Territoriale SINTESI DELLE CRITICITÀ EMERSE CONSUMO DI SUOLO Si evidenzia come l area di Vicenza e dei suoi comuni di cintura (Ambito 1), l area del sistema insediativo della piana del corridoio multimodale Montebello-Vicenza (Ambito 2) e l area del Bassanese (Ambito 3) presentino una bassa percentuale di superficie agroforestale utile su totale della superficie dell ambito, con valori inferiori all 80%. Tale fenomeno è principalmente dovuto all elevata superficie urbanizzata. EVOLUZIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE Le foreste dal 1970 al 2000 (dopo un leggero incremento negl anni 80) sono diminuite da ha a ha. Esse sono minacciate, oltre che dal consumo di suolo, da incendi: il rilevante patrimonio forestale provinciale si trova per il 34% in area ad elevato rischio incendi e per il 29% in area a medio rischio incendi; le cause principali sono da imputare a: condizioni meteorologiche (intensità e direzione dei venti); condizioni orografiche (esposizione ed inclinazione dei pendii); 113

115 tipologia prevalente della vegetazione (vegetazione principale di tipo ceduo). RISCHIO GEOLOGICO Per quanto riguarda il rischio geologico sono stati evidenziate criticità legate alle caratteristiche carsiche dell ambito 9 e alla stabilità dei versanti soprattutto in ambito 8. RISCHIO IDRAULICO Per quanto riguarda il rischio idraulico, su un totale di m 2 di superficie urbanizzata (da mosaico PRG del 2004) e di m 2 di superficie occupata da edifici in area agroforestale (comprensivi di pertinenza), il 10% risulta in area a rischio idraulico (vedi tabb. SUO4 e SUO5). In particolare si riscontra una incongruente manutenzione rispetto alla presenza dei fiumi Astico e Brenta (Ambito 7). ATTIVITA DI CAVA Le cave rappresentano in provincia di Vicenza una causa rilevante di degrado ambientale e di disagio nella popolazione limitrofa. Le maggiori criticità riguardano, principalmente, la presenza di intensa attività estrattiva: di materiali ghiaioso-sabbiosi nel territorio dei comuni di Rossano V., Tezze sul Brenta e in parte in quelli di Rosà, Cassola, Cartigliano e Romano d Ezzelino( Ambito 3); di argilla nei comuni di Isola Vicentina, Caldogno, Malo e Costabissara, e lungo l Astico (Ambito 4 e 7); di marmo e pietra in ambiti di interesse ambientale e turistico (Altopiano dei Sette Comuni e Monti Berici) (Ambito 8 e 9). Inoltre si rilevano gravosi impatti viabilistici in ambiti di fondovalle (Valsugana e Valdastico) determinati dalla compresenza di plurimi cantieri estrattivi confluenti nella stessa viabilità (Ambito 3 e 9), e la presenza di un significativo numero di cave dismesse e abbandonate. Tra quelle recuperate la destinazione è stata quasi esclusivamente ad ambito agro-forestale (soprattutto Ambito 8). SITI CONTAMINATI In Provincia di Vicenza sono stati individuati circa 150 siti potenzialmente contaminati, localizzati soprattutto nell Ambito AGENTI FISICI Per quanto riguarda la matrice agenti fisici (radiazioni, rumore e inquinamento luminoso) in Provincia si è fatto riferimento a: Rapporto sullo Stato dell ambiente anno 2005 della Provincia di Vicenza; Dati ARPAV pubblicati sul sito; Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto RADIAZIONI NON IONIZZANTI Le principali sorgenti di radiazioni non ionizzanti presenti nel territorio sono rappresentate da: Linee ad alta tensione per la distribuzione di energia elettrica (sorgenti a bassa frequenza ELF); Impianti di radiocomunicazione e di telecomunicazione (sorgenti ad alta frequenza); 114

116 Stazioni radiobase per la telefonia mobile (sorgenti ad alta frequenza). Tra le principali sorgenti di radiazioni non ionizzanti ad alta frequenza presenti nel territorio, e in particolare nei centri abitati, vi sono le stazioni radiobase (SRB) per la telefonia mobile. La crescente densità delle SRB induce una maggiore sensibilità della gente al problema dell elettrosmog; d altro canto è naturale che le attuali incertezze sugli effetti delle radiazioni da campi elettromagnetici ad alta frequenza sulla salute, instaurino un clima di preoccupazione nella popolazione. L Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene comunque che non c è alcuna evidenza che l esposizione a radio frequenze induca o favorisca il cancro. Questo campo d indagine è tuttavia molto recente ed in via di sviluppo e l indicatore scelto è da considerarsi ancora in fase di studio; nonostante il contenuto informativo di questo indicatore sia attualmente non completamente esauriente, è prevedibile che in tempi brevi sia possibile giungere ad una maggiore definizione dello stesso, grazie alla disponibilità di dati più dettagliati e aggiornati. Le frequenze attualmente utilizzate dalle SRB sono comprese tra i 900 e i 1900 Mhz e le potenze in antenna variano da qualche watt (GSM) ad alcune decine di watt(tacs). I livelli di campo elettrico al suolo entro un raggio di m della SRB sono generalmente compresi tra V/m. Il D.P.C.M. 8/7/2003 fissa a 20 V/m il limite di esposizione e a 6 V/m il valore di cautela nel caso di edifici abitati per un periodo superiore alle 4 ore. Recentemente alcuni Comuni della regione si sono dotati di specifici Piani di localizzazione con l obiettivo di perseguire una razionale collocazione delle SRB sul territorio di competenza (privilegiando le aree esterne ai centri abitati e garantendo maggior tutela ai siti sensibili (asili, scuole, parchi gioco). Al 2004, nel territorio della provincia di Vicenza, si trovano 521 SRB per telefonia mobile, di cui 135 sono situate nel capoluogo. Si nota un forte incremento numerico di Vicenza città rispetto al 2001, anno in cui erano presenti solamente 33 SRB. Tutti i controlli compiuti su questi impianti nella provincia indicano che, in prossimità dei luoghi in cui la presenza di persone supera le 4 ore, le intensità di campo elettrico sono inferiori a 6 V/m. 115

117 Figura AGE-1 Rappresentazione grafica degli impianti attivi per telefonia mobile aggiornamento dicembre (Fonte:ARPAV Controllo dell inquinamento elettromagnetico sul territorio della Regione Veneto2007) 116

118 Figura AGE-2. Localizzazione Stazioni Radio Base in provincia di Vicenza al 2004 (Fonte ARPAV Dipartimento Provinciale di Vicenza) Il Rapporto sugli indicatori ambientali della Regione Veneto del 2008 riporta i dati della popolazione esposta ai all induzione magnetica prodotta da elettrodotti. In base alle caratteristiche di ogni elettrodotto sono state individuate le aree (fasce di rispetto)interessate da valori di induzione magnetica superiori a determinate soglie: oltre a quella di 0,2 microtesla prevista dalla LR 27/93, sono state considerate anche le soglie di 3 microtesla e 10 microtesla, indicate dal DPCM 8/7/2003 come rispettivamente obiettivo di qualità e valore di attenzione. La stima della popolazione esposta è stata eseguita sulla base delle sezioni di censimento ISTAT del 2001, considerando per ogni sezione la densità di popolazione e la superficie di territorio occupata dalle fasce di rispetto. 117

119 I risultati ottenuti sono significativi per tutte le aree del Veneto ad eccezione delle zone montuose (per esempio la provincia di Belluno). La stima, tuttavia non considera le reali altezze delle linee elettriche rispetto al suolo e pertanto, comporta una sovrastima significativa dei livelli di esposizione. I risultati ottenuti vanno intesi come stime di massima e cautelative dell esposizione della popolazione a diversi livelli di induzione magnetica. In particolare, l indicatore calcolato in riferimento al valore di attenzione del DPCM 8/7/2003 (10 microtesla), permette di ottenere una valutazione del grado di risanamento cui potrebbe essere soggetto un determinato territorio nei prossimi anni. In L indicatore è stato elaborato per la prima volta con i dati del 2006 e non è quindi possibile stabilire il suo andamento temporale. I dati di seguito riportati evidenziano che la provincia di Vicenza si attesta su valori inferiori (anche se significativi) rispetto alle province venete ad eccezione di Rovigo. (fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV) 118

120 3.6.2 RADIAZIONI IONIZZANTI RADON Il radon (isotopo Radon-222) è un gas nobile radioattivo, incolore e inodore, prodotto dal decadimento di sostanze radioattive (uranio e radio) presenti sulla terra fin dalla sua origine. Il radon è presente naturalmente nel suolo, nelle rocce, nelle falde acquifere e nei materiali da costruzione (cementi, laterizi, ecc.). In quanto gas, il radon è in grado di muoversi e fuoriuscire dal terreno (o da altri materiali in cui si trova) e propagarsi facilmente nell ambiente. Mentre in spazi aperti è diluito e disperso rapidamente, in ambienti chiusi, come le abitazioni, può accumularsi con facilità raggiungendo talvolta concentrazioni elevate. I risultati degli studi compiuti negli ultimi decenni hanno dimostrato che l esposizione al radon e la sua conseguente inalazione aumentano il rischio di tumore polmonare. Con DGRV n. 79 del 18/01/02 Attuazione della raccomandazione europea n. 143/90: interventi di prevenzione da gas radon in ambienti di vita, la Regione Veneto ha avviato una campagna di prevenzione sul problema del radon indoor. In particolare Da una prima elaborazione dei risultati conclusivi dell indagine condotta su scala regionale, è possibile individuare le aree maggiormente interessate dal problema del radon indoor. In provincia di Vicenza un area critica è costituita dalla fascia pedemontana compresa tra l alta valle dell Astico e l Altopiano di Asiago. Figura AGE-3. Frazioni di abitazioni (%) con livello di radon eccedenti i 200 Bq/m3 dopo riempimento e smoothing (dati normalizzati ad housing stock regionale Fonte ARPAV osservatorio agenti fisici settembre 2000) 119

121 Tabella AGE-1. Elenco dei comuni definiti a rischio con DGRV 79/2002 (Fonte ARPAV) Agugliaro Albettone Arsiero Cimone Breganze Caldogno Caltrano Calvene Campolongo sul Brenta Brenta Carre' Cassola Chiuppano Cogollo del Cengio Conco Solagna Thiene Tonezza Torrebelvicino Valdagno Valdastico Valli del Pasubio Valstagna Velo d'astico VICENZA Villaverla Zane' Zugliano l Amministrazione Regionale ha incaricato l ARPAV di realizzare una campagna di monitoraggio in tutte le scuole (pubbliche e private fino alle medie incluse) dei comuni veneti classificati potenzialmente a rischio. I dati recenti, raccolti tra il 2003 e il 2006, riguardano la campagna di misura, effettuata da ARPAV che ha riguardato complessivamente il monitoraggio di 773 edifici scolastici ubicati in 135 comuni del territorio veneto. In ognuna di queste scuole sono state condotte misure della durata di un anno. In particolare, nella provincia di Vicenza sono state monitorate 389 scuole. Il D.Lgs. 241/00, che recepisce la direttiva 96/29/EURATOM, stabilisce i limiti di concentrazione media annua di radon nei luoghi di lavoro ed, espressamente, anche nelle scuole; in particolare, per le scuole dell infanzia e dell obbligo, il limite (chiamato livello d azione) è fissato in 500 Bq/m3. Nella tabella seguente sono illustrati i dati statistici generali risultanti dall indagine: viene fornita la percentuale di scuole, rispetto a quelle monitorate, in cui almeno in un locale è stato riscontrato un superamento del limite di 500 Bq/m3; per tali situazioni la normativa prevede che entro tre anni vengano attuate azioni di mitigazione. Sono inoltre riportate le medie dei valori minimi, massimi e medi delle concentrazioni medie annue di radon, misurate in ciascuna scuola e calcolate su base provinciale. 120

122 Tabella AGE-2. Percentuale di edifici con almeno un superamento del limite di 500 Bq/m3 per ciascuna provincia e valori medio, minimo, massimo (rispetto alle concentrazioni medie rilevate nelle scuole) della concentrazione annua di radon. (Fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV). Si evidenzia un trend positivo della risorsa, in quanto a seguito dei superamenti rilevati negli edifici scolastici sono già state avviate iniziative di bonifica in molte delle scuole. I dati relativi allo stato di avanzamento delle azioni di mitigazione nella tabella seguente sono aggiornati a settembre 2007, sulla base delle comunicazioni pervenute all ARPAV. Su 33 scuole in cui è stato rilevato un superamento della concentrazione di Radon 8 bonifiche sono state avviate e 12 sono in fase di progettazione. Tabella AGE-3. Numero di scuole nelle diverse province in cui è stata programmata, progettata e avviata la procedura di bonifica. (Fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV). RADIOATTIVITÀ FANGHI Il piano di controllo regionale della radioattività ambientale per l anno 2006 prevedeva anche il monitoraggio di radioisotopi artificiali (ad esempio Iodio-131, Cesio-137, Tecnezio-99m) in campioni di fanghi e di reflui prelevati presso i depuratori urbani. I criteri utilizzati per selezionare gli impianti da monitorare sono: depuratori con più di abitanti equivalenti serviti; almeno un depuratore per provincia (o due per le province più popolose); tutti i depuratori che servono Ospedali con Medicine Nucleari; significatività del corpo idrico recettore. I valori di concentrazione misurati nei campioni analizzati relativi ai depuratori di Arzignano e di Casale risultano inferiori ai limiti normativi stabiliti dal D. Lgs. 241/00. In alcuni casi, invece, i livelli di concentrazione si pongono ai limiti di sensibilità della metodica analitica. 121

123 Figura AGE-4. Concentrazione di Iodio-131 rilevata nei fanghi di depurazione. Sono indicati in giallo e in blu rispettivamente il valore medio ed il valore massimo di attività misurata. (Fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV). 122

124 3.6.3 RUMORE La zonizzazione acustica consiste nel suddividere il territorio comunale in aree omogenee, in funzione della loro destinazione d uso, e di associare ad ognuna i limiti ammissibili per la rumorosità nell ambiente esterno. La Legge quadro sull inquinamento acustico (L. 447/95) affida ai Comuni il compito, peraltro già introdotto dal DPCM 01/03/1991, di eseguire la suddetta suddivisione con l obbligo di individuare sei diverse zone: da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree d interesse urbanistico) fino a quelle esclusivamente industriali, con livelli di rumore ammessi via via crescenti. L indicatore percentuale di territorio provinciale zonizzato è stato recentemente ripopolato (rispetto ai risultati emersi da un questionario presentato ai Comuni nel 1999 dall Osservatorio Regionale Agenti Fisici), sulla base delle comunicazioni di avvenuta zonizzazione da parte dei Comuni ai Dipartimenti Provinciali ARPAV. Alla fine del 2009 la situazione di ottemperanza alla norma, da parte dei Comuni, è la seguente: comuni hanno adottato il Piano di Classificazione Acustica; - 97 comuni, dopo averlo adottato, lo hanno anche approvato; - 17 comuni devono ancora provvedere o stanno provvedendo alla realizzazione del Piano di Classificazione Acustica. 123

125 Figura AGE-5. Stato di attuazione della L. 447/95 Piani di zonizzazione acustica Tra le modalità di trasporto (strada, ferrovia, aerea) il traffico stradale è sicuramente la sorgente di rumore più diffusa sul territorio veneto. La crescita continua dei volumi di traffico, unita allo sviluppo 124

126 delle aree suburbane, ha comportato la tendenza del rumore ad estendersi sia nel tempo (periodo notturno), sia nello spazio (aree rurali e suburbane). Il rapporto sugli indicatori ambientali 2008 dell ARPAV presenta un analisi modellistica su base provinciale della distribuzione della rete stradale in funzione delle emissioni sonore. La lunghezza complessiva delle strade statali e provinciali considerate nell analisi è di circa km corrispondente, rispettivamente, all 88% delle strade statali e al 18% delle strade provinciali. I risultati ottenuti hanno permesso di costruire un indicatore di criticità acustica: - le strade sono state suddivise in tre categorie a partire dai valori di emissione diurni ( ) e notturni ( ) (è stato calcolato il livello continuo equivalente della pressione sonora ponderata A - LAeq); - la criticità acustica dei comuni è stata assegnata sulla base della presenza di infrastrutture stradali con emissioni sonore appartenenti alle tre categorie secondo lo schema della tabella seguente (per esempio il livello 1 criticità acustica alta- è determinato dalla presenza di più strade caratterizzate da emissioni sonore diurne superiori a 67 dba e comprese tra 65 e 67 dba). Tutti i comuni del Veneto sono stati classificati in base ai quattro livelli di criticità. Le figure seguenti evidenziano situazioni di criticità per la provincia di Vicenza similari, nel periodo diurno a quelli riscontrate per la provincia di Padova. In generale si evidenzia uno stato negativo dell indicatore in quanto nella maggior parte delle province è presente un numero considerevole di comuni con infrastrutture stradali ad alta criticità acustica. Il trend della risorsa risulta al momento neutro in assenza di serie storiche di confronto. Tabella AGE-4. Schema utilizzato per l assegnazione del livello di criticità ai comuni. In nero e in rosso sono riportati rispettivamente i valori di LAeq riferiti al periodo diurno e notturno. (Fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV). Percentuale di comuni veneti suddivisi in base ai livelli di criticità acustica (Fonte Rapporto sugli indicatori ambientali del Veneto 2008 ARPAV). 125

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