Chiesa e convento. Domenicani. La chiesa e il. domenicani

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1 32 Chiesa e convento dei Domenicani I Domenicani giungono a Bolzano nel 1272 e immediatamente pongono mano alla costruzione di una prima chiesa e di un primo nucleo conventuale, ma già agli inizi del Trecento costruiscono la chiesa attuale, più ampia dei della precedente, consacrata al Salvatore. In origine era ad un unica navata con soffitto ligneo piano e profondo coro. La divisione tra zona riservata ai frati (il coro) e quella aperta ai fedeli (la navata) è costituita da un tramezzo o pontile (Lettner), tuttora esistente anche se parzialmente ricostruito, che taglia la chiesa in larghezza. La divisione fra zona riservata al clero e zona aperta ai fedeli era d obbligo in tutte le chiese fino alle differenti disposizioni date dalla Controriforma, che fece rimuovere quasi ovunque tramezzi ed iconostasi. Quella di Bolzano è da considerarsi dunque una fortunata persistenza. Il tramezzo dei Domenicani, formato da nicchie contenenti altari, riprende una tipologia diffusa nelle chiese gotiche a nord delle Alpi. Sul fianco sinistro, vicino al tramezzo, si apriva la cappella Brandis; sempre sullo stesso lato, ma vicino all ingresso, viene fatta costruire verso la metà del Trecento la grande cappella di San Nicolò. Il coro della chiesa era affiancato parallelamente dalla cappella di San Giovanni e quindi dalla sacrestia. Verso ovest si trovava il convento, raccolto intorno al chiostro, su cui si aprivano la sala capitolare e la cappella di Santa Caterina. La sala capitolare era il luogo delle riunioni della comunità conventuale, dove venivano prese le decisioni relative alla vita del convento. Deve il suo nome all uso di iniziare sempre le assemblee con la lettura di un capitolo dei testi sacri. La cappella di Santa Caterina era, invece, la cappella funebre riservata ai frati, dedicata alla patrona dell Ordine. Nella seconda metà del Quattrocento l aula della chiesa viene divisa in tre navate da pilastri che sostengono volte a crociera. Con ciò l edificio viene adeguato al nuovo gusto tardo-gotico. La chiesa e il convento domenicani 47 Anche il chiostro viene dotato di volte tardo-gotiche. Delle vicende architettoniche degli altri due chiostri conventuali, ora scomparsi, non sappiamo nulla, ma probabilmente furono coinvolti nelle stesse modificazioni. Tra Seicento e prima metà del Settecento la chiesa fu nuovamente modificata seguendo prima il gusto barocco e quindi quello rococò, allineandosi con l eccezione, come visto, del tramezzo alle disposizioni liturgiche controriformistiche. Vengono rivestiti in stucco i pilastri, gli archi d accesso e le volte, si costruiscono due altre cappelle lungo il fianco orientale, quella dei Mercanti e quella di Santa Rosa, vengono inseriti nuovi altari della tipologia alla romana, con la pala d altare dipinta racchiusa tra colonne. Nel 1785 il convento viene soppresso. La soppressione di chiese e conventi da parte dell imperatore asburgico Giuseppe II, nata in clima illuministico, motivata dalla volontà di laicizzare lo stato e di togliere potere alla chiesa che esercitava sul popolo un eccessiva influenza, impedendo il processo di modernizzazione della società, diventa però anche un imponente operazione di cassa. I beni mobili conservati nelle chiese e nei conventi dalle grandi opere d arte fino agli oggetti d uso quotidiano sono messi all asta e il ricavato introitato dalle casse dello stato. Questa operazione, accanto alle successive confische napoleoniche, diventa pertanto uno dei peggiori attentati al patrimonio artistico dell Europa moderna. Di moltissime opere d arte si perdono le tracce, le oreficerie vengono fuse, le biblioteche e gli archivi smembrati e dispersi, gli edifici rovinati da demolizioni e utilizzi impropri. Questa sorte è condivisa dal convento bolzanino. Nel corso dell Ottocento, infatti, viene trasformato in ospedale, caserma e scuola; vengono demolite tutte le cappelle del lato orientale e due dei tre chiostri. Ulteriori, gravissimi danni, li subisce a causa dei bom-

2 a h b g f e d c 33 LEGENDA a) navata b) cappella con l altare dei Mercanti c) coro d) cappella San Giovanni e) sacrestia f) sala capitolare g) cappella Santa Caterina h) chiostro Chiesa dei Domenicani di Bolzano, esterno. 48. Pianta della chiesa e del convento dei Domenicani. 49. Maria Lenarduzzi, Modellino della Chiesa e del Convento dei Domenicani, Bolzano. 49

3 50 34 bardamenti della Seconda guerra mondiale, che colpiscono gravemente tutta la zona della navata della chiesa, risparmiando solo parte del coro, la cappella San Giovanni e il chiostro superstite. Nonostante queste travagliate vicende storiche, la chiesa e il chiostro conservano ancora importanti testimonianze d arte, in particolare affreschi del XIV e del XV secolo, mentre più radicale è stata la perdita delle opere risalenti al Sei- e al Settecento. Nel corso del Trecento, chiesa e convento acquistano un ruolo trainante nella produzione artistica cittadina. Bolzano viene configurandosi come borgo mercantile in pieno sviluppo, acquista forza economica e vede il fiorire di un intensa attività artistica, sulla quale si innesta anche una precisa volontà di rappresentazione sociale della nuova borghesia emergente. La nuova religiosità, inoltre, attenta ai valori del Cristo Uomo, propri dell Ordine domenicano, trovava adeguata rispondenza nella pittura di Giotto che, nella cappella degli Scrovegni a Padova (1305), dipingeva esaltando nella narrazione i valori tangibili più che quelli trascendenti: l ambientazione delle scene entro edifici o in paesaggi naturali, l attenzione verso l espressione dei sentimenti umani, la resa realistica dei personaggi Non a caso quindi i primi interventi pittorici nella chiesa dei Domenicani sono dovuti ad artisti appartenenti a questa scuola. Nella cappella di San Giovanni, ad esempio, si conserva una testimonianza preziosa della feconda ricezione del primo giottismo a Bolzano. Essa è, infatti, interamente decorata con diversi cicli riguardanti la Vita di Maria, le Storie di San Nicolò, di San Giovanni Battista ed Evangelista, fatti eseguire su committenza di Vannino dé Rossi, membro di una facoltosa famiglia di banchieri originaria di Firenze, ma stabilitasi a Bolzano, che volle così impreziosire la propria cappella gentilizia. E qui all opera un pittore, noto convenzionalmente come Primo maestro dei Domenicani, insieme con un collaboratore. Il modello padovano della cappella Scrovegni emerge puntuale in tutto il tessuto compositivo, ma il pittore ne dà un interpretazione spesso originale e disinvolta, attenta anche alla tradizione locale protogiottesca. L ampia decorazione, realizzata con tutta probabilità intorno al 1329, data apposta sull affresco del chiostro raffigurante un Santo domenicano che raccomanda un gruppo di fedeli (a sinistra dell ingresso alla cappella), ha la sua prosecuzione logica nella cappella di Santa Caterina e nella sala capitolare, anch esse nel chiostro del convento, eseguite in successione, pochi anni dopo. Nella cappella di Santa Caterina sono dipinte Storie di Cristo e Storie di Santa Caterina e, sulla controfacciata, il suggestivo Giudizio Universale dove le citazioni compositive dalla cappella degli Scrovegni si fanno molto puntuali; nella sala capitolare Matthias Twinger, Disco da bersaglio in onore del Canonicato di Johann Baptist Zallinger-Thum, Bolzano, collezione privata. 51. Matthias Twinger, Disco da bersaglio in onore del Canonicato di Johann Baptist Zallinger-Thum, Bolzano, collezione privata, particolare con la Chiesa dei Domenicani nel Chiesa e Convento dei Domenicani nel XVIII secolo.

4 52 infine si conservano solo pochi lacerti semioccultati dalla successiva costruzione delle volte, raffiguranti una Crocefissione, Santi e Beati dell ordine domenicano, San Tommaso D Aquino, San Cristoforo e il Martirio di Santa Caterina. E andata invece completamente perduta, per la demolizione ottocentesca e per il successivo bombardamento, tutta la decorazione affrescata della cappella di San Nicolò, ad opera del pittore padovano Guariento, eseguita poco dopo la metà del secolo, e importante spartiacque artistico che impose fin da subito, ai pittori attivi a Bolzano nella seconda metà del Trecento, un aggiornamento stilistico rispetto al primo giottismo dominante fino a quel momento. Degli affreschi di Guariento rimangono poche fotografie che permettono, insieme ai lacerti affrescati dai suoi seguaci, ancora visibili sulla controfacciata della chiesa, una ricostruzione parziale della ricca decorazione dell angolo nord-orientale dell edificio. Molte altre tracce trecentesche si conservano in chiesa. Tra i singoli affreschi votivi presenti si segnala in particolare, sulla parete occidentale, la Madonna in trono col Bambino, racchiusa in una ricca cornice quadrilobata con busti e stemmi dei signori di Castelbarco, nobile famiglia della Val Lagarina committente dell opera, attribuibile ad un artista della cerchia del veronese Altichiero; l iscrizione sottostante porta la data 1379 e segna l avvio in questi anni del notevole influsso che la pittura veronese ebbe in queste zone. Accanto ad essa Volto Santo di Lucca, San Giorgio e il drago, Quattro santi e l affresco votivo Castelnuovo, già dei primi anni del Quattrocento. Alla fine dello stesso secolo, con l inserimento nel chiostro delle volte che vengono a tagliare gli affreschi trecenteschi, si inseriscono nuovi dipinti che si adattino alla forma delle lunette risultanti dalla modifica architettonica: una prima serie si deve a Friedrich Pacher, una seconda a Silvester Müller, che lavora però già nei primi decenni del Cinquecento. I dipinti di Friedrich Pacher, pur ancora gotici, mostrano la ricezione di elementi rinascimentali: ciò è evidente soprattutto nelle decorazioni con puttini tra racemi e nei tentativi di resa prospettica, peraltro lontani dalla capacità di resa spaziale che, negli stessi anni, dimostra invece Michael Pacher. Degli arredi barocchi della chiesa rimane solamente la pala con la Visione di Soriano, commissionata dal Magistrato mercantile di Bolzano per la propria cappella. Si tratta di un opera tarda (1655) del pittore emiliano Guercino, composta con grande mestiere e con grande sapienza pittorica. Della prima metà del Settecento si conserva in loco solo parte del soffitto del coro, con medaglioni dipinti incorniciati da una leggera stuccatura rococò, mentre l altar maggiore della chiesa con una grande pala di Michelangelo Unterperger, pittore di grido della metà del secolo, rettore dell Accademia di Belle Arti di Vienna, è stata venduto dopo la soppressione del convento alla chiesa parrocchiale di Caldaro che tuttora lo conserva. La storia artistica dell Ottocento è la storia di un inesorabile degrado, quella del Novecento è scandita dai numerosi e puntuali interventi di restauro, ancora in corso per quanto riguarda il recupero del chiostro, mentre il terzo millennio si è aperto con la commissione di una nuova opera d arte: gli affreschi dedicati alla Vergine, dipinti sulla volta del coro dal pittore Robert Scherer entro nuovi medaglioni in stucco, in sostituzione dell originario decoro bombardato e parzialmente distrutto. La scheda è stata redatta utilizzando in parte i testi di Andrea De Marchi, prodotti in occasione della mostra Trecento. Pittori gotici a Bolzano, tenutasi nel

5 53 36 Per saperne di più CONTA G., I luoghi dell arte, Bolzano, Media Val d Adige, Merano, vol. I, Calliano 1998, pp DE MARCHI A., GHEROLDI V., FRANCO T., SPADA PINTARELLI S. (a cura di), Atlante. Trecento. Pittori gotici a Bolzano, Trento 2001, pp Bolzano. Percorso nel Medioevo, serie I Luoghi della Memoria, a cura dell Ufficio Servizi museali e storico-artistici del Comune di Bolzano, Trento La chiesa dei Domenicani danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, Bolzano, archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Culturali. 54. Facciata esterna della chiesa dei Domenicani, particolare. 55. Chiesa dei Domenicani, interno del coro. 56. Morte della Vergine, affresco sulla facciata della chiesa dei Domenicani. 56