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1 SOMMARIO

2 SOMMARIO BOLLETTINO DEL PERSONALE DAL MONDO GIUDIZIARIO: E REATO PICCHIARE LA FIGLIA STALKING PER UN GIORNO - NON E REATO PER IL CITTADINO: RISCATTO AGEVOLATO DELLA LAUREA SBLOCCA CONCORSI - RIFORMA MINISTRO BRUNETTA MUTUO CON AMMORTAMENTO ALLA FRANCESE NOVITA LAVORATORI PART-TIME SPID - CHIEDERE ONLINE I CERTIFICATI ASSEGNO UNICO FIGLI CONVENZIONE ASSO CRAL UPLS Stampa la Tessera CONVENZIONE UPLS NAZIONALE AVVERA SPA (GRUPPO CREDEM) Indietro Avanti Pagina 2

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5 Cassazione: è reato picchiare la figlia per- ché non fa i compiti Per gli Ermellini, integra il reato di maltrattamenti ledere l'integrità fisica o morale della figlia; la finalità vessatoria non è esclusa dal fine di correggere ed educare Maltrattamenti e lesioni ai danni di una minore Ricorrere alla violenza fisica e morale perché la figlia non fa i compiti non è una condotta riconducibile ai mezzi di correzione. Queste in sintesi le conclusioni della Corte di Cassazione nella sentenza n /2021 che ha respinto il ricorso di un padre, condannato per il reato di lesioni e maltrattamenti ai danni della figlia minore risultanti dalla cartella clinica del Pronto Soccorso, da cui sono emersi traumi agli arti superiori, inferiori e al volto guaribili in 21 giorni. La vicenda processuale ha inizio nello specifico quando il giudice di secondo grado conferma la sentenza di primo per quanto riguarda la responsabilità dell'imputato in merito al reato per maltrattamenti e lesioni (prognosi di 21 giorni) ai danni della figlia minore, rideterminando la pena in due anni e tre mesi di reclusione. Lesioni episodiche perché la figlia non faceva i compiti L'imputato ricorre quindi in Cassazione a mezzo difensore adducendo i seguenti motivi di doglianza. Con il primo motivo contesta l'addebito del reato di lesioni, perché non affrontato dalla sentenza e perché la condotta non è stata provata, non potendo la decisione fondarsi sulle sole dichiarazioni delle persone offese, tra l'altro smentite dai testimoni. Con il secondo contesta la mancata riqualificazione della condotta nel reato di abuso dei mezzi di correzione, visto che le lesioni sarebbero state cagionate alla figlia, comunque in forma episodica, perché non svolgeva i compiti i casa. Con il terzo infine si duole dell'erronea valutazione della gravità della sua condotta alla luce della sua incensuratezza e della sua personalità e della errata applicazione della pena relativamente al reato di lesioni. Rileva infine come la Corte non si sia soffermata adeguatamente nel valutare la effettiva gravità del reato ai fini della determinazione della pena.) Lesioni fisiche e morali non rientrano nei mezzi di correzione La Corte di Cassazione però smonta uno a uno le doglianze del ricorrente dichiarando il ricorso inammissibile. Il primo motivo è inammissibile perché le lesioni della minore sono state provate dal referto e dalla cartella clinica del Pronto Soccorso che ha attestato (Continua a pagina 6) Indietro Avanti Pagina 5

6 (Continua da pagina 5) "trauma con ecchimosi all'arto superiore sinistro, trauma agli arti inferiori e trauma al volto" proprio nel periodo in cui la madre della bambina era assente da casa e aveva affidato i figli alle cure dell'imputato. Non è vero quindi che la decisione della Corte di Appello si è fondata esclusivamente sulle dichiarazioni della madre della minore. Irrilevanti inoltre le testimonianze dalle quali emergerebbe l'innocenza dell'imputato, perché insufficienti a scalfire il quadro probatorio complessivo sopra illustrato. Inammissibile anche il secondo motivo di ricorso perché privo di specificità. Le lesioni si inseriscono in un contesto di maltrattamenti anche perché, contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, non sono episodiche. Come precisato del resto e più volte "in presenza di maltrattamenti, ossia di una pluralità di atti che determinano sofferenze fisiche o morali, realizzati in momenti successivi, collegati da un nesso di abitualità ed avvinti nel loro svolgimento da un'unica intenzione criminosa di ledere l'integrità fisica o morale del soggetto passivo infliggendogli abitualmente tali sofferenze, la coscienza e volontà di persistere in un'attività vessatoria, già posta in essere in precedenza, non è esclusa dall'intenzione dell'agente di agire per finalità educative e correttive. La intenzione soggettiva dell'agente non è, infatti, idonea, a far rientrare nel meno grave delitto di cui all'art. 571 c.p., ciò che ne è oggettivamente escluso poiché i trattamenti lesivi dell'incolumità fisica o afflittivi della personalità del minore - quali quelli ricostruiti dalla Corte territoriale - non sono sussumibili tra i mezzi di correzione, tali essendo, per loro natura, solo quelli a ciò deputati." Inammissibile infine e manifestamente infondato il terzo motivo del ricorso visto che l'imputato è stato assolto per il reato di maltrattamenti nei confronti della ex compagna, ma non della figlia minore. Si ricorda comunque che la determinazione della pena, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione di aggravanti e attenuanti, rientra nei poteri discrezionali del giudice e che costui è tenuto a motivare nel dettaglio la sua decisione solo se la pena supera di molto la media di quella edittale. Il tutto senza trascurare che il giudice ha stigmatizzato la condotta particolarmente grave dell'imputato. La mancata concessione delle attenuanti generiche inoltre è motivata con una decisione esente da vizi d'illogicità e quindi insindacabile in sede di legittimità. Indietro Avanti Pagina 6

7 Stalking per un giorno? Non è reato La Cassazione ricorda che il reato di atti persecutori è integrato da più azioni reiterate, moleste e minacciose, una sola azione composta da due atti ravvicinati nel tempo non basta Suonare due volte il campanello per chiedere di parlare non è stalking Gli atti successivi commessi da una soggetto già condannato per il reato di atti persecutori, si possono considerare collegati ai precedenti e dare quindi vita alla continuazione, solo se danno vita a un nuovo reato completo in tutti i suoi elementi. Deve quindi trattarsi, per quanto riguarda il reato di stalking, di una pluralità di condotte reiterate, moleste e minacciose in grado di "cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita." Queste le precisazioni della sentenza n /2021 della Corte di Cassazione, che nel caso specifico ha escluso l'integrazione di un nuovo reato di stalking. La condotta contestata al soggetto già condannato per lo stesso delitto, uscito dalla detenzione è infatti solo quella di essersi recato a casa della vittima e aver suonato due volte il campanello chiedendole di parlare. Reato di atti persecutori ex art. 612 bis c.p. Tutto ha inizio quando il giudice di primo grado condanna l'imputato per il reato aggravato di atti persecutori di cui all'art. 612 bis c.p. in relazione alle condotte del 10 settembre 2018, dichiarando invece di non doversi procedere per quelle antecedenti, perché per le stesse è già stato sottoposto a procedimento. La Corte d'appello adita dall'imputato però ribalta la decisione di primo grado, ritenendo che le condotte commesse e per le quali il soggetto è già stato condannato e quelle successive siano parte di un unico disegno criminoso. Il singolo episodio isolato non ha rilevanza penale L'imputato a questo punto ricorre in Cassazione sollevando ben 4 motivi di doglianza. Con il primo denuncia l'errata valutazione della condotta in grado d'integrare il reato di stalking. Con il secondo fa presente che le condotte del 10 settembre 2018 e oggetto di giudicato sono state ritenute fatto integrativo della condotta per cui è stata resa condanna per il delitto di atti persecutori. In questo modo gli sarebbero stati contestati fatti già oggetto di condanna, senza i quali l'unico episodio del 10 settembre non avrebbe alcuna rilevanza (Continua a pagina 8) Indietro Avanti Pagina 7

8 (Continua da pagina 7) penale. Con il terzo lamenta contraddittorietà della motivazione dal momento che la Corte prima ha ritenuto che l'aver suonato per due volte il citofono della persona offesa nel giro di pochi minuti integri il reato di atti persecutori e poi per aver affermato che in assenza della condotta già giudicata non si sarebbe arrivati alla stessa conclusione. Con il quarto infine denuncia la violazione del principio di correlazione tra fatto contestato e fatto su cui è intervenuta la decisione in quanto solo la condotta del 10 settembre avrebbe dovuto essere oggetto del presente procedimento. Non c'è stalking se l'azione compiuta è unica La Corte di Cassazione annulla senza rinvio la sentenza perché il fatto non sussiste, dichiarando fondato il primo motivo del ricorso e assorbiti tutti gli altri per le seguenti ragioni. Con il primo motivo di ricorso l'imputato ha addotto che la condotta posta in essere non può integrare il reato di atti persecutori perché non è reiterata. La condotta a cui fa riferimento l'imputato è quella del 10 settembre 2018, commessa quando lo stesso, tornato in libertà dopo un periodo di reclusione a cui è stato condannato per il delitto di atti persecutori commesso ai danni della persona offesa. L'uomo nel dettaglio ha suonato una prima volta, la persona offesa dopo aver risposto ha chiesto l'intervento immediato dei Carabinieri. Dopo qualche minuto l'imputato ha suonato nuovamente il campanello. La persona offesa ha risposto credendo fossero Carabinieri. Arrivate sul posto le Forze dell'ordine rilevavano in effetti la presenza dell'imputato e lo stato di forte agitazione della vittima, in lacrime. Tuttavia, come già chiarito in precedenza dalla stessa Cassazione n / 2020 "in tema di atti persecutori, nel caso in cui un soggetto sia stato già condannato per tale delitto, gli atti successivi possono essere collegati a quelli precedenti, ai sensi dell'art. 81 c.p., solo nel caso in cui diano vita a un reato completo in tutti i suoi elementi, ossia a una serie di condotte da cui consegue uno degli eventi di cui all'art. 612-bis c.p. e ciò in quanto il delitto in questione, avendo natura di reato necessariamente abituale, non è configurabile nel caso di un'unica, per quanto grave, condotta di molestia e minaccia." Chiarito questo concetto, nel caso di specie la condotta dell'imputato si è sostanziata in una pluralità di azioni o in una soltanto? La Corte, richiamando la dottrina, chiarisce che occorre tenere conto del duplice criterio finalistico e temporale, per cui "azione unica ( ) non equivale ad atto unico, ben potendo la stessa essere composta da una molteplicità di "atti" che, in quanto diretti al conseguimento di un unico risultato, altro non sono che un frammento dell'azione, una modalità esecutiva della condotta delittuosa". Traslando il concetto al caso di specie l'imputato ha prima suonato, poi atteso sotto la porta e bussato nuovamente chiedendo alla donna di poter parlare. I due atti compiuti nell'immediata successione con un unico fine devono far propendere per un'azione unica, che quindi, alla luce dei principi esposti, non può configurare il delitto di atti persecutori e neppure quello di molestia, poiché la condotta non solo non è reiterata, ma non è connotata neppure da insistenza o petulanza. Indietro Avanti Pagina 8

9 Riscatto agevolato della laurea, i chiarimenti Inps Arrivano in una circolare i chiarimenti dell'inps: in caso di periodi soggetti al regime contributivo l'onere va ricalcolato Periodi riscattati col sistema contributivo, i chiarimenti Per il riscatto agevolato della laurea in caso di periodi soggetti al regime contributivo l'onere va ricalcolato. Così il contribuente ha la facoltà di decidere se utilizzare anche la totalizzazione. I chiarimenti arrivano dall'inps con una nuova circolare di istruzioni sul calcolo degli oneri di riscatto dei periodi di studio, n. 54 del 6 aprile Con un'altra circolare n. 6 del 22 gennaio 2020 erano state emanate disposizioni in tema di decorrenza, ai fini pensionistici, degli effetti del riscatto di periodi che si collochino nel sistema contributivo della pensione. Stabilite inoltre le modalità da utilizzare per determinare l'onere di riscatto nei casi in cui, per il sistema di calcolo della pensione applicabile e la collocazione temporale dei periodi, dovrebbe adottarsi il criterio della riserva matematica, ma, per effetto dell'esercizio della facoltà di opzione per il calcolo esclusivamente contributivo della pensione, trova applicazione il criterio di calcolo a percentuale. Il documento, condiviso con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, fornisce ulteriori chiarimenti in ordine ad alcuni profili applicativi. Il riscatto del corso universitario La circolare n. 106/2019 ricorda che la modalità di calcolo dell'onere con il criterio a percentuale "agevolato" va applicata solo al riscatto del corso universitario di studi da valutare nel sistema contributivo, per effetto delle modifiche disposte dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4. Quindi se il corso di studi si colloca temporalmente da un lato in periodi con il sistema retributivo e dall'altro con il sistema contributivo, l'onere di riscatto si quantifica così: - per i periodi che si collochino nel sistema di calcolo retributivo della pensione, si utilizzerà il metodo della riserva matematica - per i periodi che si collochino nel sistema di calcolo contributivo della pensione, si utilizzerà il metodo di calcolo a percentuale, applicando il criterio scelto dall'interessato tra B.1) retribuzione assoggettata a contribuzione nei dodici mesi meno remoti rispetto alla data della domanda e aliquota contributiva di finanziamento vigente nel regime ove il riscatto opera alla data di presentazione della domanda oppure B.2) livello minimo imponibile annuo che va moltiplicato per l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell'assicurazione Generale Obbligatoria per i lavoratori dipendenti. Per effetto della facoltà di calcolare la pensione esclusivamente con il sistema contributivo, tutto l'onere del riscatto verrà determinato in base alle modalità sopracitate, come scelte dall'interessato. Indietro Avanti Pagina 9

10 SBLOCCA CONCORSI: LA RIFORMA BRUNETTA IN PILLOLE Analisi concisa e profili critici della riforma annunciata dal Ministro della Pubblica Amministrazione per sbloccare i concorsi e facilitare l'assunzione dei giovani neolaureati La riforma Brunetta sullo sblocco dei concorsi nella PA Chiunque sia iscritto ad almeno un concorso, o abbia intenzione di parteciparvi, avrà certamente sentito parlare della riforma del ministro Brunetta in merito allo sblocco dei suddetti concorsi, nonché alle numerose critiche che la stessa ha suscitato. Quella che il ministro ha definito "un processo di fortissima innovazione e una scelta di speranza", difatti, è immediatamente parsa al popolo dei concorsisti come l'ennesima beffa. IL D.L. 44/2021 Il primo aprile - e no, non è uno scherzo! - è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n. 44 del 2021, cd. "DL Covid" che, tra varie disposizioni, ha previsto la possibilità di velocizzare i concorsi pubblici (ed in particolare quelli nella P.A.), mirando in particolare ai circa 60 concorsi il cui iter è stato inevitabilmente rallentato dall'insorgenza del Covid-19. Il proposito del ministro sarebbe quello di concludere ogni concorso in 3 mesi circa. Si rammenta, a tal proposito, che l'attuale media temporale tra emersione della disoccupazione ed assunzione effettiva dei vincitori è di ben 4 anni. L'intento, dunque, è non solo condivisibile, ma addirittura auspicabile. I punti della riforma dei concorsi Eliminazione della prova preselettiva tradizionale Sebbene ogni candidato si sia trovato, nel corso della sua preparazione al concorso, a combattere con i quesiti di logica, la prospettiva di eliminare le prove preselettive non pare affatto rassicurante né, soprattutto, meritocratica. Digitalizzazione dei concorsi Questo punto della riforma, a differenza dei precedenti, è stato accolto con maggior favore. "Mai più carta e penna", ha specificato Brunetta all'iniziativa di Coldiretti sul Recovery Food. Ha poi aggiunto che "la digitalizzazione è come un vento che deve attraversare i processi amministrativi". Questa innovazione è certamente auspicabile non solo per i concorsi nella P.A., ma anche per gli esami di Stato professionalizzanti. Si pensi, ad esempio, all'esame per l'abilitazione alla professione forense, svolto da anni con carta e penna, frutto di prove estenuanti della durata di 6 ore (in precedenza erano 7!), all'esito delle quali i candidati ne uscivano stremati e confusi. Tuttavia, a causa del Covid-19, anche quest'esame sarà (per ora solo temporaneamente, con il D.L. n. 31/2021) modificato per i candidati che dovranno sostenerlo nella (Continua a pagina 11) Indietro Avanti Pagina 10

11 (Continua da pagina 10) prossima sessione. quanto avente carattere di urgenza e destinato al reclutamento tempestivo di tecnici qualificati ed esperti. Le critiche del popolo dei concorsisti Per comprenderlo, è sufficiente analizzare il bando dell'ultimo concorso bandito per 2800 tecnici al Sud, ed in particolare il suo articolo 6. I punteggi per titoli di studio, difatti, consentono di ottenere 4 punti al massimo, così suddivisi: da 0.01 a 0.1 per il voto di laurea triennale, 0.5 per la laurea specialistica, 0.25 per una eventuale seconda laurea. Ogni master di primo livello viene valutato 0.5, mentre arrivano a 1 punto i master di secondo livello. Per esperienze lavorative nella P.A., invece, si accumulano sino a 6 punti (1 punto per ogni anno di lavoro, nello specifico). Il che significa che un giovane neolaureato, a conclusione di un ciclo di cinque anni concluso con il massimo dei voti (110 e Lode), potrebbe aspirare ad un punteggio complessivo di 0.60 punti su 10. I fortunati che abbiano potuto conseguire una seconda laurea, invece, arriverebbero addirittura a 0.85 punti su 10. Questo spiega certamente la frustrazione dei giovani candidati senza esperienza lavorativa che si sentono, ancora una volta, messi da parte, o peggio esclusi, dal Paese che più dovrebbe tutelarli. - AGGIORNAMENTI AL Successivamente alla pubblicazione dell'articolo, sono intervenuti rassicuranti chiarimenti del Ministro Brunetta in merito alla questione che, per completezza d'informazione, si riportano di seguito. Il Ministro ha infatti chiarito, tramite comode slides consultabili sul sito che gli aggiornamenti apportati riguardano esclusivamente il bando per tecnici al Sud, in Solo ed esclusivamente in questo caso, dunque, sarà valutata l'esperienza congiuntamente ai titoli in fase preselettiva, per poi procedere, come di norma, alla prova scritta e alla pubblicazione di una graduatoria entro soli cento giorni dall'uscita del suddetto bando in Gazzetta Ufficiale. Ciò non riguarderà invece i concorsi normati dal D.l. n. 44, in cui, in fase preselettiva, è prevista solamente la valutazione dei titoli legalmente riconosciuti, e non anche l'esperienza professionale (che potrà concorrere, a discrezione dell'ente, alla determinazione del punteggio finale, purché a seguito del superamento della prova preselettiva, della prova scritta e dell'eventuale orale). Il Ministro ha inoltre rilasciato un'intervista ad Huffington Post, in cui chiarisce di voler "riportare i giovani al centro", al fine di renderli protagonisti di una rinnovata Pubblica Amministrazione. Nella stessa intervista ha inoltre specificato come tale riforma possa auspicabilmente esser una spinta all'informazione e alla formazione dei giovani, e che possa favorire, possibilmente, il ricambio generazionale dei giovani. Date tali delucidazioni pare, dunque, che i giovani possano tirare un sospiro di sollievo e dedicarsi nuovamente allo studio per superare i suddetti concorsi (molti, difatti, avevano deciso di abbandonarli o, addirittura, di non procedere ad iscrizione in quanto non in possesso di titoli o esperienze). Indietro Avanti Pagina 11

12 MUTUO CON AMMORTAMEN- TO ALLA FRANCESE: INTERESSE INDETERMINABI- LE L'interesse reale nel mutuo con ammortamento alla francese è indeterminabile e dunque nullo. La sentenza della Corte d'appello di Bari Mutuo con ammortamento alla francese e interessi La Corte d'appello di Bari con la sentenza n. 1890/2020 pubblicata il 3/11/2020, con riferimento al piano di ammortamento alla francese, ha ritenuto che il regime di capitalizzazione composto degli interessi, non dichiarato in contratto, ma risultante solo dal piano di ammortamento, rende l'oggetto del contratto indeterminato con conseguente nullità della clausola e sostituzione del tasso ultralegale applicato con il c.d. tasso Bot, ai sensi del comma 7 dell'art. 117 TUB. Nel giudizio veniva espletata una consulenza tecnica dalla quale emergeva che la banca aveva applicato un tasso annuo effettivo (TAE) del 7,3814% non previsto in contratto e superiore al tasso nominale pattuito (TAN) del 7,25 %. Il TAE veniva determinato dal CTU sulla base del piano di ammortamento, che però non era contestuale alla sottoscrizione del contratto di mutuo del , ma allegato all'atto di erogazione a saldo del Veniva così accertato che il piano di ammortamento era stato sviluppato in regime di capitalizzazione composta, senza che questa fosse stata pattuita nel contratto di mutuo. Interesse indeterminato: clausola nulla La Corte d'appello di Bari ha rilevato che "mentre in un regime di capitalizzazione semplice, il TAN può rappresentare una corretta misura del costo del finanziamento, esso perde questa sua caratteristica in un regime di capitalizzazione composta (dal momento che la relazione tra tempo e interesse non è più lineare)anzi in tali circostanze, per via della capitalizzazione, il TAN fornisce, come nel caso in esame, una misura sottodimensionata del prezzo costo dell'operazione, rischiando in questo mondo di pregiudicare la completezza di informazione al cliente e dunque quel livello di consapevolezza che controparte deve avere per garantire la corretta gestione economico- finanziaria della posizione e, dunque, la sua complessiva sostenibilità". Infatti, il CTU nel suo elaborato aveva evi- (Continua a pagina 13) Indietro Avanti Pagina 12

13 (Continua da pagina 12) denziato che "a parità di TAN, il monte interessi passa da ,42 in regime di capitalizzazione composta (che è l'importo risultante dal piano di ammortamento) a ,52 in regime di capitalizzazione semplice". La divergenza riscontrata tra T.A.N.(tasso anno nominale pattuito) e T.A.E. (tasso annuo effettivo), in difetto di specifica accordo sul TAE e del regime finanziario applicato, comporta, ad avviso della Corte barese, l'indeterminatezza della clausola relativa al tasso di interesse. Ciò in quanto il tasso effettivo di interesse risulta da quello applicato con il piano di ammortamento sulla base di un regime finanziario (quello dell'interesse composto) non previsto in contratto. La Corte ha, quindi, dichiarato la nullità della clausola per indeterminatezza del tasso di interesse ex artt , 2 co., c.c. e per violazione della forma scritta prevista ad substantiam dall' 117, co. 4, TUB per gli interessi ultralegali. Ha aggiunto che, essendo un dato incontrovertibile che l'adozione di un regime di capitalizzazione composta produce interessi sugli interessi, è evidente anche la violazione dell'art.1283 c.c. (divieto di anatocismo). Mutuatario non paga gli interessi corrispettivi La Corte d'appello ha quindi ritenuto che, nella fattispecie, il mutuatario non è tenuto a pagare gli interessi corrispettivi ma solo il tasso sostitutivo BOT calcolato in regime semplice. Novità in vista per i lavoratori part-time titolari di permessi della legge 104/92, per l assistenza alle persone invalide. Vediamo di che si tratta. Permessi per part-time verticale/misto superiore al 50% L Inps, l Istituto nazionale di Previdenza sociale, ha emanato una nuova circolare sul riproporzionamento dei permessi per i lavoratori con part-time verticale o misto a seguito di alcune sentenze della Corte di Cassazione. Queste sentenze hanno stabilito che la durata dei permessi, nel caso in cui l orario di lavoro sia superiore al 50% dell orario del tempo pieno, non possa subire riduzioni. Pertanto, rimane valida la fruizione dei 3 giorni al mese. Permessi per part-time verticale/misto fino al 50% Rimangono valide le disposizioni attualmente vigenti, con il calcolo dei giorni di permesso secondo la formula indicata nella seguente Circolare Inps Permessi per part-time orizzontale Nessuna variazione per i permessi per i lavoratori con part-time orizzontale. Rimane la validità dei 3 giorni di permesso. Indietro Avanti Pagina 13

14 Spid e codice fiscale: si possono chiedere online i certificati di chiuque Con l'avvento di ANPR possibile accedere con il proprio SPID ai servizi anagrafici e, se si conosce il Codice Fiscale, chiedere al Comune che ha attivato il servizio i certificati anagrafici di altri Chiedere online i certificati di altre persone, è possibile? Accedere ai servizi anagrafici di alcuni Comuni e ottenere i certificati anagrafici di un'altra persona, usando solo il proprio SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e il codice fiscale di questi, risulta effettivamente possibile. Potrebbe sembrare una follia, ma in realtà è il nuovo volto di una pratica che la legge prevede da tempo e che, grazie all'avvento dell'anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), si può però attivare direttamente da casa propria e con pochi clic, anziché recarsi fisicamente agli sportelli degli uffici. Come noto, ANPR è un sistema integrato che consente ai Comuni di svolgere i servizi anagrafici e di consultare o estrarre dati, monitorare le attività, effettuare statistiche, e sta diventando sempre più un punto di riferimento unico per l'intera Pubblica amministrazione e per tutti coloro che sono interessati ai dati anagrafici, in particolare i gestori di pubblici servizi. Si tratta, infatti, di una vera e propria banca dati nazionale nella quale stanno progressivamente confluendo le anagrafi comunali, ed è proprio questo reso ancor più immediata la possibilità di richiedere certificati anagrafici per sè o per terzi, in pochi semplici passaggi, e dunque di accedere a tali informazioni rapidamente. Rilascio dei certificati anagrafici di terzi In alcuni Comuni, in cui questa possibilità è stata attivata, sarà sufficiente collegarsi alla pagina dedicata, autenticarsi tramite SPID e fruire delle nuove funzionalità di rilascio della certificazione. In base alla normativa vigente, infatti, previa identificazione tramite SPID, è possibile per chiunque ne faccia richiesta, ottenere certificazioni anagrafiche in riferimento a qualsiasi soggetto iscritto anagraficamente nel Comune presente nell'anagrafe Nazionale della Popolazione Residente. Non si tratta certo di una novità, posto che è la stessa legge a consentirlo, in particolare (Continua a pagina 15) Indietro Avanti Pagina 14

15 (Continua da pagina 14) l'art. 33 del d.p.r. 30 maggio 1989, n. 223 (Regolamento anagrafico della popolazione residente): salvo divieti di comunicazione di dati stabiliti da speciali disposizioni di legge e salva la previsione dell'art. 35 del medesimo d.p.r. (riguardante il contenuto dei certificati anagrafici), la norma prevede che l'ufficiale di anagrafe rilasci, a chiunque ne faccia richiesta, previa identificazione, i certificati concernenti residenza e stato di famiglia degli iscritti nell'anagrafe nazionale della popolazione residente, nonché ogni altra informazione ivi contenuta. Al rilascio provvedono, secondo la disposizione in esame, anche gli ufficiali d'anagrafe di Comuni diversi da quello in cui risiede la persona cui i certificati si riferiscono. Tali certificazioni anagrafiche avranno validità di tre mesi dalla data di rilascio. SPID e Codice fiscale per ottenere i certificati anagrafici: è possibile? Dal 18 agosto 2015 è in vigore il nuovo Regolamento Anagrafico della popolazione residente, a seguito dell'adeguamento del citato d.p.r. n. 223/1989 alla disciplina istitutiva dell'anpr ad opera del d.p.r. 17 luglio 2015, n La conseguenza è che, qualora il Comune abbia attivato il servizio di richiesta di certificati di terzi, sarà sufficiente accedere con il proprio SPID all'anagrafe online del Comune stesso, identificarsi registrando la propria carta di identità (inserendo numero e data di rilascio) e avere il codice fiscale della persona di cui si intende chiedere il documento. In pochi passaggi, e con questi strumenti a disposizione, si potrebbe ottenere l'atto della persona in formato PDF, anche se la persona di cui si chiede il certificato o colui che lo richiede non sono residenti nel Comune a cui si è chiesto"online" il certificato. Sarà tuttavia sufficiente che la residenza della persona di cui si chiede il certificato sia collegato all'anpr. Nonostante l'innovazione passi direttamente per la legge e abbia ottenuto il placet del Garante della Privacy, non sono mancati dubbi in ordine alla sua piena operatività, soprattutto sollevati dai responsabili della protezione dati (i Dpo) dei Comuni stessi, visto che l'interessato dell'"estrazione" del proprio certificato di fatto ne rimarrebbe totalmente all'oscuro. In altre parole, la persona il cui certificato anagrafico è stato "estratto" da altri non saprebbe dell'eventuale richiesta del suo stato di famiglia o del certificato di residenza, a meno di non interrogare direttamente l'anpr che delle suddette richieste tiene traccia. Per scongiurare questo rischio, si è proposta l'idea di un "alert" con cui avvisare l'interessato nel momento in cui viene richiesto un suo certificato. Ed è quanto effettivamente avviene in altri paesi, in Austria ad esempio, come evidenzia Francioni, ma tale possibilità da noi richiederebbe l'attivazione del domicilio digitale del quale si parla da diversi anni. Indietro Avanti Pagina 15

16 Assegno unico figli: è legge L'assegno unico e universale per i figli introdotto dalla manovra 2021 diventa legge con il sì definitivo del Senato Legge assegno unico e universale Il Senato dopo la votazione sui singoli articoli, nella tarda serata di martedì 30 marzo 2021 dice il sì definitivo al disegno di legge sull'assegno unico e universale per i figli, con 224 voti a favore e 4 astenuti. Un voto che arriva dopo quasi tre ore d'interventi e di esposizioni dei vari emendamenti al testo proposti tra gli altri da Pillon e Unterberger, che mette in evidenza anche alcune criticità del provvedimento. Un punto di partenza quindi nella riforma delle misure per la Famiglia, non un punto di arrivo, che per essere attuato richiede anche la riforma dell'isee, come evidenziato nel corso di vari interventi. Da segnalare anche l'intervento della Ministra Bonetti, che si dice soddisfatta di questo decreto che dà il via a una fase nuova per le famiglie e per il Paese, che senza figli, non può avere futuro. Un problema, quello della natalità, segnalato anche dal senatore Matteo Renzi, che ne evidenzia soprattutto le ripercussioni economiche. Un si che arriva dopo l'esame del disegno di legge A.S. n di delega al Governo sulle misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale da parte della Commissione Lavoro. Il governo dovrà quindi adottare uno o più decreti, per riordinare, semplificare e potenziare anche progressivamente le misure finalizzate a sostenere le famiglie con figli a carico, grazie appunto all'assegno unico e universale. Legge di bilancio 2021 L'assegno unico e universale è una delle misure introdotte dalla manovra 2021, che ha stanziato anche le risorse necessarie a tale fine. Risorse che tuttavia, in sede di votazione, sono state giudicate insufficienti per l'attuazione della misura, così come concepita. Una misura "universale" che rischia quindi di non essere propriamente "universale" e di lasciare a bocca asciutta molte famiglie italiane. Cos'è l'assegno unico per i figli L'assegno unico per i figli è una misura voluta fortemente dalla Ministra della Famiglia Elena Bonetti e rientrante nel Family Act. Gli obiettivi che si vogliono perseguire con questa misura sono fondamentalmente tre: favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere soprattutto l'occupazione femminile. Si chiama assegno universale perché si fonda sul principio universalistico, che prevede l'attribuzione dell'aiuto a tutti i nuclei familiari che hanno figli, nei limiti naturalmente delle risorse disponibili. L'assegno infatti viene modulato in base all'i- SEE del nucleo familiare e all'età dei figli a carico. Per quanto riguarda le modalità di corresponsione sono previste due opzioni: il credito d'imposta o il versamento mensile di una somma di denaro. (Continua a pagina 17) Indietro Avanti Pagina 16

17 (Continua da pagina 16) Perché "assegno unico"? Si chiama "assegno unico" invece perché al suo interno sono comprese tutte le detrazioni, gli incentivi, gli assegni, gli sgravi e i mini bonus già previsti per le famiglie italiane con figli, che resteranno attivi fino all'entrata a regime dell'assegno unico e universale. Misura che ha infatti lo scopo di sostituire le seguenti: l'assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, l'assegno di natalità, il premio alla nascita, il fondo di sostegno alla natalità, le detrazioni fiscali contemplate dal Testo Unico delle imposte sui redditi per i figli a carico, l'assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari contemplati dal TU delle norme sugli assegni familiari. A chi spetta L'assegno unico e universale è destinato alle famiglie con prole e viene riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 21 anni dei figli, limite di età che non è previsto se il figlio è disabile. Esso viene riconosciuto a entrambi i genitori nella stessa misura. In assenza il beneficio spetta a chi esercita la responsabilità genitoriale. In presenza di una crisi coniugale che porta alla separazione o al divorzio, se i coniugi non si accordano, l'assegno spetta al genitore presso cui sono affidati i figli. Requisiti di accesso Hanno diritto ad accedere all'assegno unico e universale i soggetti che presentano i seguenti requisiti: possesso della cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell'unione europea o di uno Stato non appartenente all'unione europea o del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca, di durata almeno annuale; assoggettamento al pagamento dell'imposta sul reddito nel territorio italiano residenza e domicilio con i figli a carico nel territorio italiano e per tutta la durata del beneficio; residenza in Italia per almeno due anni, anche se non in modo continuativo, o titolarità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, o determinato purché della durata minima di 2 anni. Attenzione, i requisiti che fanno riferimento alla residenza, al soggiorno, all'accesso e alla cittadinanza possono essere derogate su richiesta dei servizi sociali e solo per un periodo limitato, a condizione che sussistano esigenze di carattere particolare. Deroga che deve essere concessa da una Commissione nazionale apposita, istituita con decreto del Ministero per la famiglia di concerto con quello del lavoro. A quanto ammonta l'assegno unico L'importo dell'assegno unico e universale varia in base al variare dall'isee del nucleo familiare e alla presenza al suo interno di più figli o di figli con disabilità. Un assegno che, come garantisce il Primo Ministro Draghi, verrà riconosciuto a tutte le famiglie per ogni figlio, anche se sugli importi esatti occorrerà attendere i decreti attuativi. Al momento le previsioni parlano di 250 euro mensili a figlio, ma tutto dipende dalle risorse, che al momento non sono disponibili per soddisfare tutti i possibili destinatari. L'importo dell'assegno in ogni caso sarà maggiorato rispetto a quello previsto per i figli minorenni e per quelli di maggiore età a carico se ricorrono le seguenti ipotesi: se nascono altri figli dopo il secondo; se le madri hanno un'età inferiore ai 21 anni; se nascono figli con disabilità. In loro favore è prevista una maggiorazione non inferiore al 30 per cento e non superiore al 50 per (Continua a pagina 18) Indietro Avanti Pagina 17

18 (Continua da pagina 17) cento, che varia in base al grado della disabilità. La sola maggiorazione viene a cessare quando il figlio disabile raggiunge i 21 anni di età, sempre che sia ancora a carico dei genitori. menti di tipo assistenziale e altri benefici e prestazioni sociali previsti nello specifico per figli affetti da disabilità. La misura è infine compatibile con le borse lavoro che hanno lo scopo d'includere o avvicinare i disabili al mondo del lavoro. Da quando decorre l'assegno Come anticipato, se le misure frammentate che confluiranno nell'assegno unico saranno valide con tutta probabilità fino al 30 giugno 2021 è perché la partenza dell'assegno unico per i figli è prevista a partire dal primo luglio Assegno diretto per i figli maggiorenni L'assegno unico per i figli maggiorenni, dai 18 ai 21 anni, riconosciuto in misura inferiore rispetto a quello previsto in favore dei minori, può essere corrisposto in via diretta al figlio. Costoro però possono godere dell'assegno unico se risultano iscritti a un corso professionale o di laurea, se svolgono tirocinio o un'attività lavorativa retribuita con un importo annuale che non supera una certa soglia, se sono occupati nel servizio civile o se risultano in stato di disoccupazione e in cerca di un lavoro presso un centro per l'impiego o un'agenzia per il lavoro. Misure compatibili con l'assegno L'assegno unico e universale è compatibile sia con il reddito che con la pensione di cittadinanza, anche se naturalmente ai fini della determinazione del suo ammontare si tiene conto della quota del beneficio di cittadinanza spettante ai minori. Esso è altresì compatibile con gli aiuti erogati dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli altri enti locali. La misura non preclude inoltre ai genitori di figli disabili di chiedere o calcolare prestazioni sociali agevolate, tratta- Stampa la Tessera U.P.L. Sicurezza convenzione Asso Cral Gli iscritti U.P.L. Sicurezza possono avere la Carta Sconti Asso Card che dà la possibilità di accedere al grande circuito di qualificate convenzioni realizzate sia a livello nazionale che locale. Per richiederla e stamparla basta andare sul seguente link: Indietro Avanti Pagina 18

19 Convenzione per gli iscritti UPLS Cessione del quinto dello stipendio o della pensione Ottieni il tuo finanziamento in modo sicuro e rapido, con Avvera - Gruppo Credem Basta il tuo stipendio o la tua pensione: non occorre un conto corrente Finanziamento approvato in 5 giorni dalla richiesta Rata fissa mensile: fino a un quinto del tuo stipendio o della tua pensione Richiedici un preventivo Ti risponderemo entro 24h Gratuito e senza impegno gclid=eaiaiqobchmi2d7fn6bk7givc5_vch3xmgnqeaayasaaegiqu _D_BwE Se preferisci, chiamaci al telefono Oppure scrivici su Whatsapp Indietro Avanti Pagina 19

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