IL BUON SAMARITANO. (Testo biblico Luca 10:25-37)

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1 IL BUON SAMARITANO (Testo biblico Luca 10:25-37) Il racconto del Buon Samaritano fu suggerito dalla domanda rivolta a Gesù da un dottore della legge: Maestro, disse costui, che farò io per ereditare la vita eterna?. Non era facile rispondere a quella domanda né vedere i motivi che si nascondevano in essa. Gesù rispose prudentemente facendo, a sua volta, una domanda. Se non sono chiari i motivi che muovono la persona che interroga, è certo saggio rivolgerle una domanda che serva e rivelarci chiaramente il suo pensiero. Che cosa è scritto nella Legge? Chiese Gesù. Con questa domanda il Maestro cercava di portare alla luce il pensiero di quest'uomo. Dopotutto questi era maestro della legge. ci si poteva aspettare che conoscesse bene ciò che la legge dice su questo argomento. Gesù voleva vedere se egli cercava davvero la verità o solo un motivo per discutere con Lui. La risposta del dottore della legge alla domanda di Gesù dimostrava che egli comprendeva bene le esigenze spirituali della Legge di Mosè. Egli accennò a quel che Gesù aveva chiamato in altra circostanza "il grande comandamento" (Matteo 23:36-37) Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente; Amare il prossimo come se stessi. Sebbene l'uomo conoscesse quel che era scritto nella Legge, evidentemente egli sapeva ben poco circa l'operare in conformità di questa conoscenza. Conoscere ed operare sono due cose del tutto diverse. Gesù pose il dito sul punto centrale del problema quando disse: Fà così e vivrai. L'uomo aveva detto giusto: amare Dio con tutta l'anima e il prossimo come se stesso produce delle buone azioni. Il problema è che gli uomini hanno bisogno di una potenza maggiore per vivere ad un tale livello di vita spirituale. Questa potenza la offre il Vangelo di Cristo. La risposta che il dottore delle Legge dette a Gesù mostrava che egli cercava di tergiversare. Chi è il mio prossimo? Chiese egli. Con questa domanda egli ammetteva di non avere la carità necessaria per ubbidire al comandamento che aveva appena citato. La Scrittura dice che egli voleva giustificarsi. Non è questa una tendenza piuttosto comune tra gli uomini? Tutti trovano estremamente difficile ammettere di essere in errore. Ma la Parola dice "Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia" Proverbi 28:13. Gesù raccontando una parabola, che troviamo solo in Luca, poté presentare il vero significato di amare il prossimo. E' la parabola del Buon Samaritano. In essa vediamo dimostrato il vero spirito di compassione, senza del quale non possiamo trovare posto nel servizio del Maestro. Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, così Gesù cominciò la parabola. Certamente sappiamo qualcosa di tutti i personaggi che compaiono in essa. I ladroni erano dei pessimi soggetti, degli empi; il sacerdote e il levita erano giudei; l'uomo che aiutò l'infelice era samaritano, cioè una specie di fuorilegge, una persona disprezzata dai giudei; ma colui che s'imbatté in ladroni non viene descritto affatto. Perchè? Forse per mettere in risalto che chiunque si trova nel bisogno è nostro prossimo, indipendentemente dalla sua razza o dal suo credo. Scendeva è il verbo più indicato, questa parola costituisce una vera e accurata descrizione della strada. La distanza da Gerusalemme a Gerico è di 32 chilometri. Fra queste due città vi è un dislivello di metri, in tal modo si può dire che essi scendevano da Gerusalemme a Gerico. Durante quel tragitto, il viaggiatore fu assalito dai ladroni, che lo ferirono

2 gravemente e lo lasciarono gemente sul ciglio della strada. Il fatto descritto probabilmente fu preso dalla realtà, perchè quella strada era conosciuta sia come "La Rossa", sia come " La via del sangue", perchè molto sangue era stato versato in essa. Quale immagine della vita: la strada della vita è cosparsa di vittime causate dal peccato e dalle sofferenze, che l'uomo incontra. L'uomo è oppresso, colpito, sanguinante, perchè i ladroni lo hanno assalito lungo il cammino della vita. Il peccato lo ha privato della sua virtù, ha colpito la sua coscienza; gli ha rubato la salute. Dolore e tribolazioni lo hanno privato della pace del cuore. Come l'uomo della parabola, il popolo ha oggi grande bisogno di aiuto. Per primo passò di lì un sacerdote. Certo qualcuno doveva prestare aiuto a quell'uomo. Il sacerdote veniva dal tempio, dove aveva offerto i sacrifici, dove aveva letto la legge e recitato delle preghiere. Ma se quell'uomo si aspettava dell'aiuto dal sacerdote, restò molto deluso. Non ci viene detto perchè il sacerdote passasse dal lato opposto della strada. Forse temette che i ladroni assalissero anche lui. Forse pensò che l'uomo era ormai morto e temeva di restarne contaminato. Probabilmente pensò anche che quel compito abbassasse la sua dignità. ma trascurando di fare qualcosa, egli dimostrò in realtà che non aveva il vero spirito di compassione. La sua religione era del tutto superficiale. Il levita seguì l'esempio del sacerdote. Forse fece anche peggio. Non è improbabile che che se il sacerdote avesse dato il buon esempio, il levita si sarebbe comportato diversamente. Egli passò vicino all'infelice, gettò su di lui uno sguardo e notò la terribile e pietosa condizione in cui era stato ridotto, ma passò oltre. Questo levita non era soltanto privo di compassione, ma anche duro, incallito. Dovette esserci una non lieve sorpresa sulla faccia di quelli che ascoltavano Gesù, che faceva del samaritano l'eroe del suo racconto. Egli dovette far questo proprio per rendere la parabola ancora più penetrante. Già era implicito nel Suo dire che la religione, personificata nel sacerdote e nel levita, non era sufficiente. Ora afferma che anche un povero, disprezzato samaritano potrebbe mostrare più compassione e generosità di quelli che sostenevano con tanto zelo la Legge. E' la compassione e non il sacrificio che Dio vuole da noi. Come dovettero sentirsi disorientati i moralisti che ascoltavano le parole di Gesù! Quale meravigliosa immagine di un cuore compassionevole vediamo nel samaritano! Egli passò ogni limite nella generosità con la quale prestò aiuto a colui che era stato vittima dei ladroni. Non fu un servizio di convenzione; non un semplice dovere; non lo fece per ricevere qualche ricompensa: la sua era vera compassione in atto. Esaminiamo attentamente quel che fece, passo per passo, e troveremo nei suoi gesti uno stimolo a seguire il suo esempio. Egli non abbandonò la vittima. Il pericolo poteva esserci ancora, ma il suo amore e la sua compassione vinsero il timore. Egli non permise che qualcosa fosse di ostacolo alla sua compassione. la vittima poteva appartenere a gente che i samaritani odiavano o poteva essere di religione diversa dalla sua. Forse quell'uomo non meritava neppure il suo aiuto. Niente di tutto questo turbò il samaritano. Uno era il motivo della sua azione: quell'uomo aveva bisogno di aiuto. Il samaritano non lasciò incompiuta la sua opera. Fasciò le ferite dell'uomo con grande cura, lo pose sulla sua cavalcatura seguitando il cammino con maggior difficoltà. Accettò la responsabilità di un uomo che non aveva conosciuto portandolo in un luogo sicuro e inoltre pensò a provvedergli il

3 necessario. Qual meraviglioso esempio di compassione e carità cristiana! Gesù deve essersi fermato un poco dopo aver terminato l'interessante racconto. Poi chiese al dottore della Legge chi di loro fosse stato il vero prossimo. La risposta non poteva essere che questa: colui che gli usò misericordia. Non è necessariamente misericordioso colui che parla di misericordia; e non lo è neppure colui che loda la misericordia in altri, ma è colui che pratica la misericordia e la compassione. Questo è il vero prossimo. Allora Gesù si rivolse al dottore della legge dicendogli: "Và e fai tu il somigliante" Questa era la vera prova. Fece questo il dottore della legge? Niente ci viene detto in proposito: il racconto termina qui. Dalla parabola possiamo ricavare un'importante applicazione pratica per il nostro servizio cristiano, ma noi non dobbiamo mai dimenticare l'esempio di nostro Signore, il vero Buon Samaritano. Tutto quello che possiamo dire del samaritano della parabola, potrebbe essere detto di Gesù. Il racconto è anche una meravigliosa immagine della redenzione: l'uomo è ferito dal peccato, sanguinante, senza aiuto e speranza. La religione formalistica non può far nulla per lui. allora viene Gesù e lo salva. Se siamo veri seguaci di Cristo, cercheremo di imitare il Suo esempio. CANTO Tentando il Maestro, un certo si levò dottore della legge e a Cristo domandò: "che cosa debbo fare per vita eterna aver?" allor Gesù rispose, mostrandogli il sentier. Con tutto il tuo cuor deh, ama il tuo Signor: con tutta la mente e la tua forza ancor: con tutta l'alma tua Sua volontà dei far e poi come te stesso il prossimo tuo amar Volendo il dottore giustificare a sé, ei disse al Signore: " mio prossimo chi è?" Così il buon Maestro gli raccontò pian pian la storia vera e bella del buon Samaritan:

4 Un uomo che scendeva andando a Gerico si imbattè in ladron, che nudo lo spogliò. E dategli ferite facendolo soffrir, andò per la sua via, lasciandolo morir. Scendendo un sacerdote, in via lo trovò, ma oltre, senza un guardo al pover'uom, passò e poi un levita, lo vide nel cammin ed ignorò quell'uomo, lasciandolo al destin. Ma un buon Samaritano, che pur passava là, vedutolo morente, ne ebbe gran pietà. Le piaghe allor curò, versando olio e vin, e mise sul suo carro il povero meschin. Partendo dall'albergo, all'oste se ne andò, gli diede del denaro, quell'uom gli consegnò: "Or prendi di lui cura, e ciò che spenderai, ti pago al mio ritorno, per quel che tu farai!" Gesù a quel dottore in Legge domandò: "Quale dei tre il prossimo di quel si dimostrò?" "Colui che gran mercede inverso lui usò." "Tu va fa simigliante." Ed egli se ne andò.

5 Coro: Con tutto il cuore mio e l'alma mia Signor, con tutta la mia forza e la mia mente ancor, ti voglio amare sempre, Tua volontà vò far e poi come me stesso il prossimo vò amar.