Nel mare ci sono i coccodrilli

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1 Nel mare ci sono i coccodrilli Volume 1, Numero 1 Gennaio 2015 Classe 3^D Istituto Comprensivo di Cadorago Scuola secondaria di primo grado di Cadorago Sommario Enaiatollah in Afghanistan Enaiatollah in Pakistan 2 4 Enaiatollah in Iran 6 Enaiatollah in Turchia Enaiatollah in Grecia 8 10 Enaiatollah in Italia 12 Durante l estate abbiamo letto il libro Nel mare ci sono i coccodrilli e, al rientro della scuola, lo abbiamo analizzato accuratamente. Ci siamo divisi 6 gruppi, ogni gruppo aveva un capitolo diverso: Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia; uno per ogni tappa del viaggio di Enaitollah. La professoressa Bernasconi, ci chiedeva: la sintesi del capitolo, completare una tabella con le indicazioni di quando arriva, quanto si ferma, come arriva, chi incontra, cosa fa per vivere, quando parte, come parte, perché parte; presentare le figure significative del capitolo; descrivere la vita nel luogo in qui si trova, quanto tempo resta, cosa fa e come vive; infine compiere degli approfondimenti relativi a quel capitolo, per esempio, situazione dell Afghanistan, il lavoro minorile, i clandestini / profughi / regolari ecc. Per ultima cosa la professoressa ci ha chiesto di scrivere tutti i lavori su un documento di Microsoft Word, per poi inserirli su una pagina di publisher. È stato molto divertente e istruttivo per lavorare meglio in gruppo e per conoscere un esperienza di vita drammatica anche se a lieto fine. Conclusioni 14 Fabio Geda E l autore del libro Nel mare ci sono i coccodrilli. E lui che raccoglie la testimonianza del lungo viaggio di E- naiatollah e ce la racconta. Fabio Geda è nato e vive a Torino ha pubblicato diversi romanzi tra cui segnaliamo Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani il cui protagonista è un tredicenne.

2 Nel mare ci sono i coccodrilli AFGHANISTAN: SINTESI Enaiattolah,il protagonista, è nato in Afghanistan a Nava, nel distretto di Ghazani, zona abitata da soli afghani con occhi a mandorla e naso schiacciato. Era un Hazara, per questo veniva trattato molto male da talebani e Pashtun. I Pashtun sono un gruppo etnico- linguistico,che abita in prevalenza in Afghanistan. Suo padre era un commerciante, lavorava per i Pashtun che lo obbligavano ad andare in Iran a prendere merce per loro, altrimenti facevano del male alla sua famiglia. Venne ucciso in montagna da alcuni banditi che volevano la merce e quando i Pashtun vennero a saperlo chiesero i soldi a suo zio e poi a sua madre. Sua madre era una casalinga, curava i suoi 3 figli e teneva in ordine la casa. I Pashtun volevano o i soldi o il figlio per lavorare come schiavo, così la madre decise di farlo fuggire in Pakistan. LA VITA DI ENAIATOLLAH IN AFGHANISTAN Enaiatollah viveva in Afghanistan, insieme alla sua famiglia. Suo padre era un commerciante, invece sua madre era una casalinga. Lui e la sua famiglia vivevano a Nava, un paese perfetto, fatto benissimo. Non era tecnologico e non c era energia elettrica, ma le lampade a petrolio e si coltivano le mele. La zona in cui viveva era il distretto di Ghazani, abitato solo da afgani con occhi a mandorla e il naso schiacciato. In Afganistan c è stato fino a quando aveva 10 anni e per lui lasciarlo era doloroso. Abitava in una casa fatta di 2 stanze: una dove tutti dormivano, una per gli ospiti e un angolo per fare il fuoco e cucinare. Al 2^ piano c era un magazzino per il cibo degli animali e fuori un altra cucina per l estate, e un cortile grandissimo con alberi da frutto. Avevano una mucca e 2 pecore e i campi coltivati a grano. Di solito giocava con gli amici a Bazul-Bazi. E questo un gioco molto diffuso tra i bambini afgani; si usano ossa di pecora fatte bollire, quindi molto facili da modellare. Il gioco consiste nel buttare gli ossi e a seconda delle combinazioni delle diverse facce si decreta il vincitore. Il gioco è una versione del gioco dei dadi. Si può giocare anche come fossero biglie. Enaiatollah passava le giornate con gli altri bambini a giocare e questo per la madre era un bene perché se arrivavano i creditori a prenderlo, non poteva essere riconosciuto. Di notte invece dormiva in una buca, quando la buca fu troppo piccola per lui la madre decise di portarlo in Pakistan. Maestro hazara ucciso dai talebani E accaduto a Nava un piccolo villaggio nel distretto di Ghazani Il maestro hazara del villaggio di Nava nel distretto di Ghazani è stato ucciso ieri dai talebani. I talebani erano andati già alcuni giorni fa per chiudere la scuola, ma il maestro ha continuato il suo lavoro e si è rifiutato di chiudere l unica scuola hazara. Così ieri i talebani hanno circondato la scuola hanno fatto uscire tutti gli alunni, li hanno fatti mettere in cerchio e in mezzo hanno chiamato il maestro e il preside. Il maestro era immobile, con le braccia lungo i fianchi, con grande dignità ha affrontato i suoi assassini, prima che gli sparassero ha salutato con serenità i suoi ragazzi. La scena è stata terribile. La scuola hazara è stata chiusa e Enaiatollah, uno degli studenti, ci ha detto: La vita senza scuola è come la cenere. Pagina 2

3 Volume 1, Numero 1 Lettera alla mamma Cara mamma Come stai? E gli altri? In Italia mi trovo molto bene, vivo presso una famiglia che mi ha accolto. Ho un sacco di amici e mi manca molto un amico incontrato in Pakistan. Ti ricordi quel giorno in cui ci siamo allontanati? Ricordo ancora la sera in cui tu mi hai stretto e mi hai detto che non dovevo mai fare uso di droghe, mai usare le armi e rubare? Sai ti ho ascoltato e l ho sempre fatto. Se avessi saputo che quella era l ultima sera che ti abbracciavo e che stavamo insieme, non ti avrei mai lasciato andare via e quell abbraccio l avrei fatto durare per sempre. Quando siamo partiti non avrei mai immaginato che sarebbe stato un viaggio senza ritorno, non avrei mai voluto lasciare l Afghanistan, la mia famiglia e tu lo sapevi per questo non me lo hai detto. So che hai fatto tutto questo per me, per difendermi, per darmi una possibilità di libertà, perché io potessi, forse, costruirmi un futuro che se rimanevo in Afghanistan mi sarebbe stato negato. Deve esserti costato molto separarti da me e per questo ti sei allontanata mentre dormivo perché se fossi stato sveglio non avremmo potuto separarci. Mamma, mi manchi molto. Non ho dimenticato niente di te: il tuo sorriso, le tue carezze, i tuoi abbracci, niente di niente. Ti voglio bene, un grosso bacio Enaiatollah Il papà Caro Diario, Oggi mi manca molto mio padre. Mio padre non c è più. E morto quando avevo sei anni forse. A- desso ti racconto la sua storia, o meglio la storia che è stata raccontata a me. Era un commerciante e i pashtun lo avevano obbligato ad andare in Iran e a tornare con il camion, per prendere i prodotti da vendere nei loro negozi: coperte, stoffe e altre cose. Perché noi siamo sciiti come gli abitanti dell Iran, mentre i pashtun, sono sunniti e poi per- ché loro, i pashtun non parlano persiano, mentre noi poco, ma lo capiamo. Avevano detto a mio padre che se non gli obbediva, uccidevano la sua famiglia cioè noi. Mio padre è morto, dicono che sulle montagne un gruppo di banditi abbiano assalito il suo camion, l abbiano ucciso e si siano impossessati della sua merce. Quando i pashtun lo vennero a sapere, vennero a casa nostra e dissero che papà aveva fatto un danno e che noi lo dovevamo ripagare. Andarono da mio zio, il fratello di mio papà. Mio zio ha cercato per tanto tempo di aiutarci, ma un giorno disse che non sapeva come ripagare, e che quello non era un problema suo. Così sono venuti da mia madre. Mia madre ha vissuto con la paura e ci faceva stare sempre con gli altri bambini di giorno e di notte dormivamo in una buca. Caro Diario io adesso vado, devo incontrarmi con Marco. Ciao a presto Ena Enaiatollah in Afghanistan Partenza 1^ tappa Quando arriva Con chi Cosa porta con sè 2^ tappa Quando arriva Con chi Nava, il suo paese natale Kandahar Un sera, dopo 3 giorni di viaggio a piedi e con passaggi di fortuna su camion Un uomo accompagna lui e la mamma Sacchetto stoffa con ricambio,mangiare,fave e datteri Quetta in Pakistan dopo il transito a Peshawar Dopo ore e ore di viaggio su un camion che trasporta pali della luce Un uomo, Shaukat Pagina 3

4 Nel mare ci sono i coccodrilli Pakistan: sintesi Enaiatollah è stato abbandonato dalla madre in Pakistan, a Quetta in un Samavat Qzazi dove avevano trovato alloggio. Prima trova lavoro nel samavat di Kaka Rahim perché non sa dove andare. Lì fa tutti i lavori che gli vengono richiesti, dal pulire le fognature, al lavoro di cuciana, al servizio fuori dal samavat per i clienti. In seguito trova lavoro come venditore ambulante, al mercato. Il primo giorno non vende niente perché non sapeva come fare, e non guadagnò niente, alla sera litigò con dei ragazzi Pasthum, ma viene aiutato da alcuni ragazzi hazara tra cui Sufi con cui stringe un forte legame di amicizia. Lavora per un po come venditore, ma poi lascia il lavoro perché con Sufi ha deciso di fuggire clandestinamente in Iran, dove sperano di trovare condizioni di vita migliori siccome per la loro etnia è difficile vivere in Pakistan. Per andarsene si affidano a un trafficante di clandestini, perché era l unico modo di farlo con una certa sicurezza. Con altre persone salgono su un camion dove sono tutti ammassati. Un uomo, sul camion, cerca di buttare giù Enaiatollah, ma viene salvato da un altro uomo che lo proteggerà fino all arrivo in Iran. LA VITA DI ENAIATOLLAH IN PAKISTAN Dopo che Enaiatollah viene abbandonato dalla madre (per proteggerlo) la sua vita si complica, perché non capendo la lingua non ha aiuto dai cittadini del posto. Decise di chiedere aiuto a Kaka Rahim dato che aveva molti clienti che parlavano in lingue diverse, Kaka Rahim riusciva a capire ciò che Enaiat gli diceva. Kaka Rahim era il gestore del Samavat che era una specie di hotel, Enaiat gli chiese se poteva lavorare per lui all inizio disse di no, ma poi ci ripensò e disse di sì perché era un ragazzo educato. Al samavat Ena svolgeva ogni tipo di lavoro, in cucina, di pulizia, a servizio dei clienti e in giro per la città. Era molto scrupoloso nel suo lavoro e anche il lavoro più umile era svolto con dignità. Un giorno il proprietario di un negozio gli chiese di andare da lui e dato che ci aveva già parlato ci andò. Arrivato lì gli chiese se poteva lavorare per lui e fare il venditore e che a differenza di Kaka Rahim lo avrebbe pagato. Enaiatollah ci pensò e ne parlò con lo stesso kaka Rahim e alla fine accettò. Il primo giorno, per Enaiat fu anche peggio del primo giorno al Samavat. Dopo una litigata con un gruppo di ragazzini Enaiat si ritrovò a terra e Sufi lo aiutò a rialzarsi e grazie a questo fatto riuscì a conoscerlo. Fece amicizia con dei ragazzini hazara, ma in particolare con Sufi, con lui trascorse molto tempo e non volle tornare al Samavat per non perdere il suo amico e gli altri ragazzini con cui fece amicizia. Passavano i giorni e Enaiat sentì delle voci che dicevano che in Iran si viveva meglio per vari motivi: motivi religiosi, perché erano sciiti e motivi di lavoro. Gli venne l idea di andare, ma prima chiese un consiglio a Kaka Rahim che con la sua solita sigaretta in bocca gli rispose che faceva bene ad andarsene, poi gli diede un foglio con un nome di un trafficante di uomini in modo che lo potesse portare in Iran. Sufi decise di andare con lui, assieme andarono dal trafficante e, anche svuotando le tasche del pirhan, non avevano abbastanza denaro per pagare il viaggio, quindi, il trafficante gli disse che lui li avrebbe portati in Iran, ma loro avrebbero dovuto lavorare per lui in un posto, loro furono felici della sua proposta. Il giorno dopo alle otto, dopo un viaggio in pullman, con un altro gruppo, si sono ritrovati al confine e al loro turno il trafficante fece salire Sufi dietro e Enaiat davanti, dopo un lungo viaggio arrivarono ad una città chiamata Kerman in Iran. Pagina 4

5 Volume 1, Numero 1 Kaka Rahim Cara Mamma, Mi hai lasciato qui solo al Samavat di Rahim. Quando sono rimasto solo sembrava che un gigante mi avesse preso tra le mani per farne una polpetta. Ho chiesto a Rahim di lavorare con lui e ha accettato io gli volevo saltare addosso per la gioia. Io l ho benedetto per la sua generosità. Io lo guardavo con la sua sigaretta in bocca, con le ciabatte e il pirhan bianco e gli ho augurato una lunga vita come quella delle piante. Certo non mi avrebbe pagato, ma avevo un posto dove vivere. In cucina ho incontrato uno che mi dava buoni consigli e mi diceva come non farmi ammazzare e per lavorare in modo che Rahim fosse contento. Rahim, quando ha visto che non combinavo pasticci, mi ha mandato a consegnare il chay nei negozi. Rahim mi ha insegnato come salutare, come contare i soldi senza dovere guardare la moneta. Quando ho trovato un altro lavoro pensavo che kaka Rahim si arrabbiasse, ma lui ha capito e mi ha detto che facevo bene, anzi mi ha detto che potevo cantare su di lui. E così è stato che mi sono rivolto per chiedergli consigli quando ho pensato di andare in Iran. E stato come un padre per me. Sufi Caro Fratello, a Quetta ho conosciuto un ragazzo che si chiama Sufi. Il suo vero nome è Gioma, ma è chiamato Sufi perché è uno che rimane sempre in disparte, tranquillo e silenzioso come un monaco, anche se a volte crea più problemi di tutti. L'ho conosciuto durante una lite con dei ragazzi la prima sera di lavoro come venditore. Con lui ogni giorno condividevo il cibo e le serate dopo il lavoro al bazar. Una sera gli ho comunicato che volevo lasciare il Pakistan per andare in Iran, lui è rimasto in silenzio per alcuni minuti, come suo solito poi ha detto che sarebbe venuto con me. Siamo andati insieme dal trafficante e lui era così tranquillo e silenzioso quanto io ero agitato e preoccupato. Per fortuna lui era con me. Spero che la nostra amicizia continui e si rafforzi col tempo. Non so come farei senza Sufi. A presto tuo Enaiatollah TABELLA QUANDO ARRIVA: dopo quattro giorni di viaggio QUANTO SI FERMA: un anno e qualche mese COME ARRIVA: con un camion a Quetta CHI INCONTRA: Rahim,Sufi,Osta Sahib, Gioma detto Sufi COSA FA PER VIVERE : QUANDO PARTE: COME PARTE: PERCHE PARTE: prima lavora al samavat, da kaka Rahim, poi per osta sahib,vende merce al liaqat bazar il mattino presto e a sera tardi arriva in Iran con un pullman di linea fino al confine poi su un camion di un trafficante di uomini perchè in Iran dicevano che c era più lavoro, inoltre in Iran erano sciiti come gli hazara di cui fa parte Enaitollah. Pagina 5

6 Nel mare ci sono i coccodrilli IRAN: sintesi Enaiat e Sufi lasciarono il Pakistan ed entrarono in Iran. Sfortunatamente l ultimo viaggio fu scomodo ed Enaiat si stremò e si ammalò. Giunsero a Kerman, furono portati in una casa a due piani e ci restarono due settimane. Furono settimane in cui Enaiatollah ebbe la febbre alta e fu curato da un signore che viaggiava con loro. Si riprese in tempo per riprendere il viaggio in treno verso Qom e quindi a Esfahan, una delle più belle città dell Iran. Qui furono portati in un cantiere e lavoravano come muratori, era un lavoro faticoso, ma veniva pagato bene, anche se i primi mesi lo stipendio era dovuto ai trafficanti. Non uscivano mai dal cantiere e Sufi decise di trasferirsi a Qom. Dopo essere stato rimpatriato due volte anche Enaiatollah si trasferisce a Qom e lavora in una fabbrica di pietre.il venerdì che era il loro unico giorno libero andavano a giocare a calcio ocn altri ragazzi. Fu lì che Enaiatollah sentì parlare della Turchia e così decise di andare. Sufi decise di rimanere in Iran. Così si salutarono nella speranza di incontrarsi di nuovo. La vita in Iran IIl primo lavoro di Enaiatollah in Iran fu a Esfaham.Qui faceva il muratore in un cantiere, viveva con Sufi e gli altri nel palazzo che stavano costruendo. Lavorava con altri immigrati clandestini e i primi mesi non prendeva lo stipendio perché doveva pagare ai trafficanti il suo viaggio dal Pakistan. Per loro il cantiere non era solo una casa, era un mondo, era il loro sistema solare. do tremendo che li racchiudeva. Tutti in quel cantiere erano clandestini e Enaiatollah e Sufi avevano paura: paura della polizia, paura di farsi vedere, paura di quello che sarebbe potuto succedere, avevano paura anche di andare a fare la spesa. Dopo poco Sufi va a Qom in un altro cantiere. Dopo essere stato rimpatriato due volte, Enaiattolah raggiunge Sufi a Qom e lì i due si ritrovarono e continuano la loro tremenda avventura. Enaitollah lavora in una fabbrica E per i primi tre mesi, nè Enaiatollah nè Sufi misero piede fuori da quel cantiere, da quel piccolo monper la lavorazione della pietra, in condizioni davvero faticose e terribile, tanto che una volta si ferisce con una pietra, ma prima di curarsi deve terminare il suo lavoro. Vive costantemente nella paura di essere catturato e portato in un centro di permanenza. L incubo di tutti i clandestini era quello di essere mandati a Telisia o a Sang Safid, due centri di permanenza leggendari per i profughi afghani. E- naiatollah li definisce due campi di concentramento, luoghi senza speranza. Lettera a Kaka Rahim Kaka Rahim, sono arrivato in Iran e sto lavorando. La vita trascorre monotona sempre al cantiere. Mi trovo bene con i miei compagni di lavoro, viviamo isolati per paura di essere scoperti. Tuttavia, un giorno, stavamo lavorando quando arrivò la polizia che bloccò tutte le vie di fuga. I poliziotti ci hanno radunato e caricato su un furgone e kaka Hamid è salito a prendere i soldi per pagare il nostro rimpatrio. Ci hanno portato in un campo, ci hanno rasato la testa e caricati sui camion per Herat. Quando siamo arrivati ci hanno fatti scendere. A noi non è rimasto altro che contattare altri trafficanti per riportarci in Iran. Telisia e Sang Safid, ma ho tanta paura e penso che raggiungerò il mio amico Sufi, che ha conosciuto anche lei, a Qom. Almeno mi sentirò meno solo e ci faremo coraggio insieme. La ringrazio per tutto quello che ha fatto e per i suoi buoni consigli, spero di farle saper presto altre notizie. Ena Pagina 6

7 Volume 1, Numero 1 Lettera alla mamma Cara mamma, ora che tutto è passato posso raccontarti cosa mi è successo. Stavo andando a Qom per raggiungere il mio amico Sufi, il ragazzo con cui ho fatto amicizia in Pakistan, quando sul pullman è salita la polizia che mi ha preso. Mi hanno portato nella cucina di una caserma con montagne di piatti e pentole sporche e mi hanno messo a lavarle. Dopo ore e ore di lavoro, con altri ragazzi abbiamo caricato macchine e furgoni. Sono rimasto lì 3 giorni poi mi hanno lasciato libero e sono tornato in Iran. Sono arrivato a Qom a piedi. Ero felice di essere con Sufi. Lavoravo in una fabbrica di pietre. Una notte sono arrivati nella fabbrica i poliziotti per rimpatriarci. Siamo stati scaricati in Afghanistan dopo che abbiamo pagato il nostro rimpatrio. Ho pensato anche di ritornare a casa da te, ma qualcuno mi ha detto che la situazione nella nostra provincia è drammatica. Così ho cercato i trafficanti per ritornare in Iran. Lungo la strada siamo capitati in un posto di blocco, i poliziotti ci hanno perquisito, volevano tutto quello che avevamo. Io avevo il mio orologio e non volevo darglielo, ma mi hanno picchiato ed ho ceduto. Ci hanno lasciato andare e ci siamo incamminati. Quando abbiamo passato il confine una macchina della polizia e una camionetta sono spuntate e hanno cominciato a spararci. Tutti ci siamo messi a correre, io sentivo fischiare le pallottole e correvo sempre più veloce. Correvo e pensavo a te, a mio fratello, a Sufi a Kaka Rahim. Ho pensato di essere invisibile così, non so come, mi sono salvato. Ho avuto molta paura e quando ho smesso di correre ho pensato che non volevo più avere così paura. In quel momento ho deciso che sarei andato in Turchia. Tuo Enaiatollah Tabella Enaiatollah arriva con Sufi in Iran a Kerman poi a Esfahan Dove arriva Arrivati, stanno con altri immigrati clandestini nel cantiere Dove vive Per sdebitarsi egli lavora per 4 mesi per il trafficante in un cantiere con Sufi alla periferia della città. Dopo il rimpatrio va a Qom e lavora in una fabbrica per la lavorazione della pietra Cosa fa per vivere Viene rimpatriato 2 volte a Herat disavventure circa 2 anni Dopo i rimpatri ha paura e decide di andare in Turchia quanto tempo rimane Perché decide di lasciare Iran Pagina 7

8 Nel mare ci sono i coccodrilli TURCHIA: sintesi Dopo aver deciso di lasciare l Iran, Enaiatollah chiede quanto costa il viaggio, ma è una cifra che non poteva permettersi. Stava per rinunciare quando dei ragazzi che lavoravano con lui, decisero che sarebbero partiti anche loro e che gli avrebbero pagato il viaggio. Enaiatollah e i suoi compagni si recano a Theran e prima di partire fanno acquisti: scarponi, vestiti carini per quando saranno a Istanbul. Partirono all'alba prendendo un pullman con la paura dei posti di blocco, passarono Tabriz e giunsero a Salmas, ultima città dell Iran prima delle montagne. Erano in 77 divisi per etnie per evitare litigi. Iniziò così la lunga marcia tra le montagne per superare il confine. Marciavano di notte e di giorno dormivano. Col passare dei giorni molti non riuscivano a camminare e sopportare il freddo e venivano abbandonati. Dopo 27 giorni di cammino arrivarono in cima e dopo 2 erano in Turchia. Li portarono in un magazzino abbandonato dove, dopo pochi giorni, arrivò un camion che trasportava ghiaia, sotto aveva un doppio fondo e dentro lì li chiusero: erano una cinquantina e ognuno aveva 2 bottigliette d acqua, una piena e una vuota per la pipì. Arrivarono sulle coste della Turchia dopo un estenuante viaggio. A Istanbul la vita non era facile, il lavoro non c era e Enaiatollah si era quasi pentito di aver lasciato l Iran, fino a che incontra dei ragazzi afghani decisi ad andare in Grecia. Lui dicendo che conosce l inglese si unisce a loro. Un trafficante li porta sulla costa di fronte all isola di Lesmo e da loro un kit e un gommone con cui attraverseranno il mare per andare in Grecia. LA VITA DI ENAIATOLLAH IN TURCHIA Arrivato ad Istanbul, Enaiatollah vive al parco e cerca di entrare in contatto con la comunità afgana, ma senza risultati. Al mattino si recava vicino al bazar in attesa che qualcuno offrisse un lavoro. Non tutti i giorni riusciva a lavorare, quando veniva chiamato il lavoro era faticoso e a sera veniva pagata per la giornata. Enaiatollah si pente di essere andato in Turchia perché sembra impossibile avere una vita dignitosa anche se rispetto all Iran si sentiva più libero e non aveva paura. Raccattava il cibo in giro e si lavava quando capitava a casa di qualcuno. Una sera sentì parlare della Grecia. Non voleva mettersi ancora in viaggio dopo quella drammatica esperienza vissuta per arrivare in Turchia. Allontana da sé quell idea per alcuni mesi cercando un modo dignitoso per vivere, ma non riuscendo a trovare alcun lavoro continuativo decide di partire. Pagina 8

9 Volume 1, Numero 1 I trafficanti scafisti I trafficanti scafisti sono persone che organizzano illegalmente viaggi di fortuna per paesi piú prosperi in cui ricostruirsi una vita questi viaggi sono fatti su navi di fortuna spesso mezze rotte o in disuso da anni queste persone che intraprendono questi viaggi e pagano molti soldi agli scafisti. I viaggi però spesso si concludono in malora a causa dell affondamento di queste navi,le barche sono sempre sovraffollate e senza alcun igiene e aiuto medico infatti anche se il viaggio procede muoiono o arrivano in fin di vita visto che i trafficanti permettono di portare una scorta di viveri limitati. In ogni paesino di questi paesi poveri tutti sanno a chi rivolgersi se vogliono compiere questi viaggi. Lettera a Farid Caro Farid, Voglio parlarti delle persone che ci hanno accompagnato nel viaggio dall Iran alla Turchia. Sono persone strane i trafficanti, infatti, si sono sottoposti alla nostra stessa fatica e al freddo che abbiamo patito noi; tutto questo per dei soldi. Non si rendono conto che vendono e comprano la vita degli uomini! In quel viaggio sono stati poco sinceri anche Tabella se credo lo abbiano fatto per non scoraggiarci. Ci avevano detto che l atraversata delle montagne durava 3 giorni, ma è avvenuta in 27. quando siamo arrivati ci hanno tenuti nascosti in un garage, poi è avvenuto quello che credo essere stato il momento più terribile di tutto il mio viaggiare: il tragitto nel doppio fondo del camion. Non avrei mai pensato che degli uomini potessero essere trattati così. Capisco perché chiamano quegli uomini trafficanti perché in quel momento sei solo merce. Non importa a nessuno se stai male, se vivi o se muori. Perché non hanno un po di umanità? Ce l ho fatta io, ma penso ai tanti che non sono riusciti e sono morti nel viaggio senza nessun conforto. Mi chiedo: perché deve succedere tutto questo. A presto Enaiatollah QUANDO ARRIVA QUANTO SI FERMA COME ARRIVA CHI INCONTRA COSA FA PER VIVERE QUANDO PARTE COME PARTE PERCHE' PARTE Enaiatollah arriva in Turchia dopo essere stato in Iran circa due mesi Arriva a piedi dopo aver attraversato le montagne, gli ultimi tre giorni di viaggio li trascorre nel doppio fondo di un camion senza poter né mangiare né bere né fare la pipì Arriva completamente stremato Incontra un ragazzo afghano in realtà è più di uno, sono quelli con cui parte sul gommone! Erano in 5 cerca lavoro in un bazar vicino al Bosforo, ma non ci sono molte possibilità quando un trafficante gli regala un gommone Parte con un gommone che gli ha ha dato un trafficante e con dei giubbotti di salvataggio Parte perché il paese risulta inospitale Pagina 9

10 Nel mare ci sono i coccodrilli Grecia: sintesi Enaiatollah parte con i suoi compagni dalla Turchia con un gommone e vanno verso la Grecia. Durante il viaggio uno di loro, Liaqat, muore e dopo un po tutti si addormentano e la mattina si ritrovano in Grecia. Nascondono il gommone e, siccome hanno perso vestiti e cibo, Enaiatollah va al supermercato, ma gli altri poi lo raggiungono e rubano del cibo. Arriva la polizia e arresta lui e un altro compagno mentre gli altri riescono a scappare. La mattina dopo, siccome urlavano, li hanno lasciati andare. E ritrovarono gli altri. Lui si allontana e si nasconde, intanto i suoi compagni vengono catturati dalla polizia. Prosegue da solo, si trova in un cortile di un abitazione e si addormenta vicino a un albero. Una signora che abita in quella casa lo sveglia, gli dà mangiare e lo veste bene. La signora poi gli fa prendere il pullman e gli dà 50 euro. Arriva a Mitilene e prende il biglietto per il traghetto. Sul traghetto incontra Jamal dell Iran. Arrivati ad Atene sono andati in un parco e hanno fatto amicizia con dei ragazzi. Dormivano nel parco. La mattina sono andati a una chiesa e gli hanno dato da mangiare. Poi ha trovato un lavoro per le olimpiadi che poi sono iniziate e quindi ha finito il lavoro. Decide di partire per l Italia. Jamal gli ha detto di andare in un ambulatorio perché se fosse stato fortunato avrebbe avuto permesso di soggiorno. Ma lì sono successe cose strane e quindi scappa e vede tutti che ridevano, anche Jamal. È rimasto ad Atene fino a metà settembre. Poi prende il treno per Corinto e doveva partire con un trafficante, ma i controllori lo trovavano sempre così decise di andare in spiaggia e si unisce a degli afghani che volevano partire. Ogni tanto provavano a salire su un camion. Una sera Enaiatollah riesce a salire su un camion e imbarcarsi. E rimasto chiuso lì per tre giorni, poi la nave si è fermata. Lettera a Sufi Caro Sufi, è da un po che sono arrivato in Grecia. Ho incontrato una signora molto gentile che mi ha aiutato. Mi sono ritrovato nel suo giardino, dopo essere fuggito per non farmi arrestare dalla polizia, e mi sono addormentato. tile, era dolcissima. Credo che ce ne siano poche di persone come lei. Di solito le persone guardano a noi immigrati clandestini con diffidenza, pensano che siamo ladri o persone non per bene, lei non ha avuto nessun pregiudizio, mi ha trattato come un figlio accogliendomi nella sua casa. Grazie a lei potevo sembrare un vero turista e non un clandestino! Non so nemmeno il suo nome, ma questo non importa, importante è stato il suo gesto e la sua umani- Lei mi ha svegliato e mi ha accolto in casa sua, mi ha fatto fare la doccia, mi ha dato da mangiare e mi ha vestito bene. Mi ha anche dato dei soldi. È stata molto gentà! Fra un po? credo che partirò per l Italia, qui non c è più lavoro! Tanti saluti. Enaiatollah Pagina 10

11 Volume 1, Numero 1 Lettera kaka Rahim Caro Rahim, Prima di partire per la Grecia ho incontrato dei ragazzi con i quali ho viaggiato. Il viaggio è stato un disastro ( e uno di loro è anche morto) ma alla fine siamo arrivati riconoscendo la Grecia grazie alla bandiera. Dopo un po di tempo loro sono stati arrestati, ma io sono riuscito a scappare e la polizia non mi ha preso. Ho proseguito da solo il viaggio. Poi sul traghetto ho incontrato il mio amico Jamal. Quando siamo arrivati ad Atene, io e Jamal, abbiamo fatto amicizia con dei ragazzi al parco e abbiamo vissuto con loro per un po. Quando ho deciso di partire per l Italia sono andato al porto e mi sono unito a un gruppo di afghani e poi sono riuscito a partire. Un abbraccio Enaiatollah Lettera osta Sahib Caro Osta Sahib, ora sono in Italia, sono arrivato da poco perchè prima ero in Grecia che apparentemente sembra un luogo tranquillo e in effetti lo è, tranne per il fatto che c è in giro la polizia e sono già stato arrestato una volta. Però ho conosciuto una signora che mi ha aiutato a sembrare un vero turista. Dopo un po sono andato con Jamal e altri ragazzi a vivere nel parco. Non è stata una bella e- sperienza: abbiamo dormito su dei cartoni e arrivavano sempre persone strane, perciò dovevamo stare più che attenti. La vita non è stata comunque facile, ma poi ho iniziato a lavorare per le olimpiadi, lavoravo come muratore negli impianti sportivi che venivano costruiti. Quando sono iniziate il lavoro per noi era finito. Percio poi ho deciso di partire per l Italia. Ho passato qualche giorno al porto con degli afghani ma poi sono riuscito a salire su un camion e imbarcarmi. La mia esperienza in Grecia è stata positiva, ma ancora non posso dire di aver trovato un luogo in cui stare, non dico in cui sentirmi a casa, ma almeno al sicuro e protetto. Spero che le condizioni miglioreranno. Tanti saluti. Enaiatollah Tabella Quando arriva Quando si ferma Arriva la mattina Alcuni mesi Come arriva Chi incontra Quando parte Come parte Perché parte Arriva con i suoi amici e il gommone Incontra una signora e viene catturato dai poliziotti Parte su un camion che si imbarca in una nave Una sera,dopo metà settembre Perchè vuol andare in Italia per trovare lavoro, pensa che lì si stia bene Pagina 11

12 Nel mare ci sono i coccodrilli ITALIA: sintesi Enaithollòah è arrivato in Italia su una nave dalla Grecia, ma non regolarmente, infatti si è nascosto su un camion che era nella stiva. In seguito, sceso dalla nave a Venezia, ha proseguito a piedi, arrivando alla stazione dei pullman e lì è salito per andare a Piazza Roma dove si riposa per poi ripartire su un treno per Roma dove spera di incontrare un amico che può aiutarlo. A Roma, il suo vecchio amico, di nome Payam non c era, era a Torino. Così Enaiatollah parte per Torino e si incontra con Payam che chiama dei suoi conoscenti, Marco e Danila, una famiglia che lo potevano ospitare. Ha vissuto per un cero periodo in comunità poi è stato definitivamente ospitato a casa di Marco e Danila. Enaitollah ha richiesto e ottenuto lo status di rifugiato in Italia. Ora vive a Torino e ha potuto rimettersi in contatto con sua madre in Afghanistan. LA VITA DI ENAIATOLLAH IN ITALIA In Italia, Enaiatollah, va a Torino dove c è l amico Payam che lo aiuta a trovare una prima sistemazione, da un amico, in una casa famiglia, infine da Danila e Marco. Vive fuori Torino in una casa isolata con tre cani. Ricomincia ad andare a scuola e frequenta i corsi dei <centri territoriali permanenti e a giugno sostiene l esame di terza media. A settembre si è iscritto ad una scuola per operatori dei servizi sociali. All inizio la scuol aè difficile per lui sia perché conosce poco l italiano sia perché i compagni non lo accettano in quanto a lui piace andare a scuola. Al termine della seconda superiore incontra la commissione e viene accettata la sua domanda di asilo in Italia. Si conclude così dopo otto anni il lungo viaggio di Enaiatollah. Ora può dirsi a casa. Marco e Danila Caro diario, ti vorrei raccontare dei miei due nuovi genitori Marco e Danila. Loro sono anche i genitori di Matteo e Francesco; con me sono molto ospitali, gentili e mi fanno sentire a casa. Anche se non parliamo la stessa lingua ci capiamo ugualmente, con gesti e oggetti. Noi viviamo a Torino, oltre le colline, con tre graziosi cani. Li ho conosciuti grazie ad un mio amico perché avevo bisogno di ospitalità in Italia e se non mi avessero ospitato non sarei potuto andare alle superiori, inoltre, sarei dovuto stare in quella brutta casa famiglia dove ho trascorso pochi mesi prima di trovare una sistemazione. Sono contentissimo di stare con questa famiglia perché mi sento molto a mio agio. Ricordo la prima sera che sono stato da loro, ero imbarazzato e non sapevo come comportarmi, perciò cercavo di imitarli. Dopo cena mi hanno fatto vedere una camera, io non sapevo nemmeno cosa fosse un pigiama, avevo sempre dormito con i vestiti. E la mattina, la colazione con spremuta, budino e biscotti. Incredibile! E grazie a loro che è cominciata la mia seconda vita e sarò per sempre riconoscente. Questo è il mio posto per crescere, da qui non voglio andar via. Enaiatollah Pagina 12

13 Volume 1, Numero 1 Glossario PROFUGO: chi si allontana dal paese di origine per le persecuzioni o per una guerra, rivolta o catastrofe naturale. CLANDESTINO: lo straniero entrato in un paese senza regolare visto di ingresso o con un visto o con un visto scaduto o non ha lasciato il paese anche dopo che è stato ordinato il suo allontanamento. IMMIGRATO REGOLARE: persona che risiede in uno stato con un permesso di soggiorno rilasciato dalle autorità competenti. RIFUGIATO: è una persona che temendo di essere perseguitata per motivi di razza, religione, opinioni politiche, fugge per non mettere a rischio la sua vita, persona che ha ottenuto asilo politico. RICHIEDENTE ASILO: è la persona che chiede lo status di rifugiato che dovrà essere concesso dopo un analisi della situazione del paese d origine e sua personale DIRITTO D ASILO è un diritto umano fondamentale che è nella Dichiarazione Universale dei diritti dell uomo. Viene concesso a chi sia perseguitato nel suo paese per ragioni politiche, religiose, razziali, ecc. PASHTUN e HAZARA: sono gruppi etnico-linguistici che popolano l Afghanistan. I pashtun sono il gruppo più numeroso, sono musulmani sunniti; gli hazara sono solo il 15% della popolazione afghana, sono di origine mongolica e parlano il dialetto persiano. Sono musulmani, ma di fede sciita. TALEBANI: sono gli studenti delle scuole coraniche; con questo termine oggi si indica la popolazione fondamentalista islamica, spesso non sono istruiti conoscono solo il Corano a memoria e si attengono scrupolosamente a quanto c è scritto in esso. Tabella Quando arriva: Quanto si ferma Come arriva Chi incontra Cosa fa per vivere A Venezia dalla Grecia nella stiva di una nave. Da lì Per sempre Su una nave A Torino incontra un suo vecchio amico, Payam, che lo aiuta a trovare una sistemazione. Incontra Danila e Marco che ottengono il suo affidamento Va a scuola e lavora (dopo la scuola) Pagina 13

14 Classe 3^D Istituto Comprensivo di Cadorago Scuola secondaria di primo grado di Cadorago Martin, Federico, Alex, Clara, Chiara, Jorge, Alì, Riccardo, Lorenzo, Alessandro, Talika, Maria Grazia, Massimo, Sara, Florjan, Federico, Fatima, Gloria, Mattia, Viviana, Jacopo, Ulisse, Margherita Impaginazione a cura di: Floriano, Ulisse e Alfredo Come si trova un posto per crescere? Come lo si distingue da un altro? Lo riconosci perché non ti viene voglia di andare via. Non esistono posti perfetti. Ma esistono posti dove, per lo meno, nessuno cerca di farti del male. La scelta di emigrare nasce dal bisogno di respirare. Mia madre ha deciso di sapermi in pericolo lontano da lei, ma in viaggio verso un futuro differente che sapermi in pericolo vicino a lei, ma nel fango della paura di sempre. Siamo su internet: blog.edidablog.it/ edidablog/tgschool I fatti sono importanti. La storia è importante. Quello che ti cambia la vita è la cosa che ti capita, non dove e con chi. Per concludere Nel mare ci sono i coccodrilli Fabio Geda. Chiudi gli occhi ed immagina. L amore di una madre che per salvarti la vita ti abbandona, solo, in un luogo che non ritieni tuo, che non ti appartiene, non lo definisci casa, perché quella non è casa tua. E la lingua? Non sai neanche quella, non conosci nessuno e nessuno conosce te. Mille domande ti risuonano nella mente contemporaneamente: E adesso cosa faccio? Dove dormo? Dove mangio? Ma tu, neanche tu trovi la risposta a tutte queste domande. E una situazione terribile, così terribile che neanche ritieni sia opportuno immaginare. Enaiatollah Akbari ha vissuto questo, tutto questo sulla sua pelle. Leggere il libro che parla della sua storia mi ha aperto gli occhi su molti aspetti che prima prendevo per scontati, pensando che non fosse nulla di particolare. La sua non è la semplice storia di un ragazzino che, dopo otto anni ritrova la madre persa in un a- notte, ma è molto di più, è una storia intrigante con molte avventure che con fatica riesce a superare. Noi tutti dovremmo imparare da lui e dalla sua esperienza. Ci sono molte morali nel suo libro da cui dovremmo prendere spunto e che ci potrebbero servire nella vita di tutti i giorni. Una di queste che sembra la più banale, ma a mio parere la più utile, è: Vivere ogni giorno come se fosse l ultimo. Non intendo dire di fare pazzie, oppure la prima stupidaggine che viene in mente, ma cogliere l attimo che (non si sa mai) potrebbe essere l ultimo, stare con gli amici, la famiglia, soprattutto con la famiglia, dato che abbiamo la for- tuna di averla a differenza di Enaiatollah e a differenza dei molti immigrati che ogni giorno vengono in Italia per sperare in una vita migliore, non per cattiveria, ma per vivere. E chissà loro che storia hanno da raccontare. Fatima Seydi.

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