PROVINCIA DI SONDRIO STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO E DEL PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE

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1 PROVINCIA DI SONDRIO SETTORE AGRICOLTURA, AMBIENTE, CACCIA E PESCA Servizio Caccia, Pesca e Strutture Agrarie STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO E DEL PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE Sondrio, anno revisione anno 2011

2 AUTORE REVISIONE 2011 Dott.ssa Maria Ferloni. (Ufficio Faunistico. Provincia di Sondrio) AUTORI VERSIONE 2007 Dott. Enrico Bassi e Dott.ssa Maria Ferloni. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano le seguenti persone: Dott.ssa Maria Grazia Folatti, per i dati forniti in merito agli habitat. Dott. Ettore Zanon per alcune indicazioni relative all uso del piombo. Dott. Michael Knollseisen per l'aiuto nel reperire materiale bibliografico sul problema dell'intossicazione da piombo relativo ai grandi rapaci Gli agenti del Corpo di Polizia Provinciale. Si raccomanda per la citazione di questo volume la seguente dizione: Ferloni M e Bassi E STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO E DEL PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE. Provincia di Sondrio. E vietata la riproduzione delle fotografie pubblicate. In copertina: coturnici nella Costiera dei Cek. Foto di Giovanni Pelucchi

3 INDICE CAPITOLO I - INTRODUZIONE 1.1 La Rete Natura 2000 pag La normativa nazionale pag Normativa nazionale riguardante Rete Natura 2000 pag Normativa nazionale riguardante l attività venatoria pag La normativa regionale pag Normativa regionale riguardante Rete Natura 2000 pag Normativa regionale riguardante l attività venatoria pag Altra documentazione pag La valutazione d incidenza pag.10 CAPITOLO II - MATERIALI E METODI 2.1 Lo studio d incidenza del Piano Faunistico Venatorio pag Impostazione generale dello studio pag Fonti consultate pag. 15 CAPITOLO III - LIVELLO I: SCREENING 3.1 Fase I: gestione dei siti. pag Fase II: descrizione del piano faunistico-venatorio e di miglioramento ambientale pag Fase III a: caratteristiche dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale pag Caratterizzazione generale e identificazione pag Enti gestori e piani di gestione pag Distribuzione geografica di SIC e ZPS pag Caratterizzazione istituzionale di SIC e ZPS pag Caratterizzazione faunistica di SIC e ZPS pag Caratterizzazione degli habitat di SIC e ZPS pag Obiettivi di conservazione di SIC e ZPS pag FASE III b: possibili fonti di incidenza pag Il principio di precauzione pag Effetti diretti e indiretti pag FASE IV: valutazione della significatività dell incidenza pag. 54 CAPITOLO IV - LIVELLO II: VALUTAZIONE APPROPRIATA E SOLUZIONI PROPOSTE 4.1 L uso del piombo nell attività venatoria e il problema del saturnismo pag Descrizione della problematica e provvedimenti adottati dai diversi Paesi pag Munizioni non tossiche: quali alternative? pag Provvedimenti da adottare in provincia di Sondrio pag. 61 INDICE 3

4 Approfondimento tecnico: pallini di acciaio-munizioni non tossiche pag Incidenza della caccia sulla fauna e soluzioni proposte pag Ungulati pag Galliformi e Lepri pag Altre specie pag Incidenza della pianificazione territoriale e soluzioni proposte pag Valichi montani pag Zone addestramento cani pag Comparti di maggiore e minor tutela pag Appostamenti fissi pag. 92 BIBLIOGRAFIA pag. 93 INDICE 4

5 CAPITOLO I INTRODUZIONE 1.1 LA RETE NATURA 2000 Una delle tematiche più presenti nella politica ambientale dell Unione Europea fin dagli anni 70 è la protezione della natura ed in particolare la conservazione della Biodiversità, il cui valore biologico, genetico ed estetico è patrimonio di tutti. Al fine di garantire una migliore e più completa conservazione del patrimonio naturale, la Comunità europea ha adottato una serie di misure mirate a tutelare la biodiversità. Nell ambito di queste misure, due sono le direttive fondamentali emanate dalla Comunità: la Direttiva Uccelli (79/409), approvata alla fine degli anni 70, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, e la Direttiva Habitat (92/43), dei primi anni 1990, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche. La Direttiva Uccelli individua 181 specie vulnerabili di uccelli da assoggettare a tutela rigorosa e i siti di maggior interesse per questi animali, da porre sotto regime di protezione, definiti Zone di Protezione Speciale o ZPS, la cui identificazione e delimitazione deve basarsi su criteri scientifici. Nell ambito di questa direttiva l allegato I contiene l elenco delle specie per le quali è necessaria una particolare attenzione e prevede misure speciali di conservazione per quanto riguarda l habitat, al fine di garantirne la sopravvivenza e riproduzione nella loro area di distribuzione. La Direttiva Habitat individua invece 200 tipi di habitat, quasi 200 specie animali e più di 500 specie vegetali, definiti di importanza comunitaria e che necessitano di particolari misure di conservazione. Lo strumento indicato per giungere alla conservazione di questi elementi è la proposta da parte degli Stati membri di Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che poi verranno ufficializzati dall Unione Europea come Zone Speciali di Conservazione. Questa direttiva rappresenta il principale atto legislativo comunitario a favore della biodiversità. Si tratta di habitat la cui distribuzione naturale è molto ridotta o gravemente diminuita sul territorio comunitario come torbiere, brughiere, dune, habitat costieri o di acque dolci. Tra le specie di interesse comunitario figurano quelle minacciate o in via di estinzione, oltre ad alcuni endemismi. Come la Direttiva Uccelli, anche la Direttiva Habitat individua differenti livelli di protezione per le specie di fauna e quindi anche di mammiferi (che sono le specie di principale interesse nell ambito del presente Piano): nell allegato II sono incluse le specie d interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione, nell allegato IV le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa, e, infine, nell allegato V le specie di interesse comunitario, il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione. Entrambe le direttive prevedono la tutela degli ambienti naturali e la conservazione della biodiversità attraverso l istituzione di una rete ecologica europea coerente di aree, denominata Natura 2000, destinata in particolare a proteggere e conservare gli habitat, e le specie animali e vegetali, riportati in appositi allegati delle direttive. Tra gli aspetti innovativi di questa rete vi sono il carattere transnazionale dell iniziativa, che coinvolge tutti gli Stati membri, e la selezione dei siti stessi, basata non sui confini geografici, bensì sulle regioni biogeografiche. INTRODUZIONE 5

6 Questa strategia di conservazione si basa sulla constatazione che la frammentazione e riduzione di habitat, sempre più significative sul territorio europeo, possono comportare a loro volta rischi di isolamento per le specie animali e vegetali, compromettendone la sopravvivenza e la possibilità di comunicare con altre aree e altre specie. Obiettivo delle direttive è però anche salvaguardare la biodiversità non solo all interno della Rete Natura 2000 ma su tutto il territorio europeo, con misure dirette di tutela delle specie, la cui conservazione è considerata un interesse comune dell Unione. Peraltro, nell ambito di questa politica ambientale europea, la conservazione della biodiversità viene realizzata tenendo conto anche degli aspetti economici, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, per favorire l integrazione della tutela di habitat e specie con le attività socio-economiche delle popolazioni. In relazione a ciò, si rileva l importanza di conservare, oltre agli habitat naturali anche quelli semi-naturali, in cui le attività tradizionali dell uomo (ad esempio pascolo e agricoltura) hanno permesso l instaurarsi di un equilibrio tra uomo e natura, tale da consentire la sopravvivenza anche di specie animali e vegetali ormai rare e minacciate. Con il Decreto del Presidente della Repubblica n 35 7 dell 8 settembre 1997, "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche" e successive modificazioni, lo Stato italiano ha quindi recepito e dato attuazione alla Direttiva Habitat. La Rete Natura 2000 è costituita da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS), e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), destinati a diventare Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Zone di Protezione Speciale (ZPS): istituite ai sensi della Direttiva Uccelli, per tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie di avifauna elencate nell allegato 1, ma anche le specie migratrici non riportate nell allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Per l individuazione dei siti la Commissione Europea ha commissionato negli anni 80 a BirdLife International un analisi della distribuzione dei siti importanti per la tutela degli uccelli, che ha portato nel 1989 alla realizzazione dell inventario europeo IBA (Important Bird Areas), successivamente aggiornato e ampliato. Per l Italia, la LIPU, in collaborazione con il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha partecipato alla definizione dei siti italiani, che attualmente risultano essere 172. In base a tale elenco, le Regioni e Province autonome individuano le aree da destinare a ZPS, e ne richiedono la designazione al Ministero dell Ambiente e Tutela del Territorio, presentando, per ogni area, un formulario standard contenente i dati relativi al sito, e la cartografia di riferimento. Tali informazioni vengono trasmesse alla Commissione Europea e da questo momento le Zone di Protezione Speciale entrano a far parte di Rete Natura 2000, anche per quanto concerne l applicazione delle misure di protezione previste dalle direttive comunitarie. Siti di Importanza Comunitaria (SIC): istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o ripristinare un habitat naturale dell Allegato 1 o una specie, tra quelle nell Allegato 2, in uno stato di conservazione soddisfacente e che, inoltre, possono contribuire in modo significativo alla coerenza della rete Natura Per specie animali caratterizzate da vasti areali, i SIC corrispondono ai luoghi, all interno delle aree di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. Gli stati membri definiscono la propria lista di Siti di Importanza Comunitaria proposti (psic) sulla base dei criteri individuati nell articolo III della Direttiva 92/43/CEE, quindi la lista viene trasmessa formalmente alla Commissione Europea, per l approvazione; anche in questo caso deve essere compilata, per ogni sito individuato, il formulario standard completo di cartografia. Spetta poi successivamente al Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio, designare, con decreto 6 INTRODUZIONE

7 adottato d'intesa con ciascuna regione interessata, i SIC elencati nella lista ufficiale come "Zone speciali di conservazione" (ZSC). Dal 1995 al 1997 l Italia ha individuato le aree da proporre come SIC (psic) grazie al programma BioItaly, cofinanziato dalla Commissione Europea nell ambito del programma LIFE Natura 1994 e stipulato tra il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, le Regioni e le Province autonome. Queste si sono a loro volta avvalse della collaborazione scientifica della Società Botanica Italiana (SBI), dell Unione Zoologica Italiana (UZI) e della Società Ecologica Italiana (SItE). Nel 1997 l Italia ha trasmesso i propri dati alla Commissione Europea e con D.M. del 3 aprile 2000 il Ministero dell Ambiente ha formalizzato l elenco dei psic e delle ZPS. Infine, nel 2004, il Ministero dell Ambiente ha pubblicato l elenco definitivo dei SIC per la regione biogeografica alpina in Italia. 1.2 LA NORMATIVA NAZIONALE Normativa nazionale riguardante Rete Natura 2000 A livello nazionale l applicazione delle Direttive comunitarie sopra descritte ha determinato l emanazione di vari atti legislativi, succedutisi negli scorsi anni. In particolare si riportano i seguenti riferimenti normativi. Decreto del Presidente della Repubblica dell 8 settembre 1997, n. 357 "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche" e successive modificazioni. Tale decreto ha recepito entrambe le direttive comunitarie e i relativi allegati, prevedendo la procedura di valutazione di incidenza nell ambito della pianificazione e programmazione territoriale, al fine di tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Il decreto è stato parzialmente modificato e aggiornato dal Decreto del Presidente della Repubblica del 12/3/2003, n 120; emanato in seguito alla necessità di adeguare la normativa nazionale alle disposizioni comunitarie, tenendo conto dei rilievi e delle osservazioni contenute nella procedura d infrazione 1999/2180 della Commissione europea e delle modifiche apportate dalla direttiva 97/62/ CE del Consiglio del 27/10/1997 ( Adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche ). Oltre a chiarire vari punti del precedente Regolamento, il nuovo D.P.R. definisce con maggior precisione modalità di valutazione ed ambiti di interesse per la redazione di studi e valutazioni di incidenza, confermando, tra l altro, che essi debbono essere elaborati per tutti i tipi di siti della rete NATURA 2000 (pslc, SIC, ZPS). Decreto del Ministero dall Ambiente del 3 aprile 2000, con il quale viene formalizzato l elenco dei psic e delle ZPS. Decreto del Ministero dell'ambiente del 3 settembre 2002, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 224 del 24 settembre 2002, dove vengono enunciate le linee guida per la gestione dei siti Natura Decisione 2004/69/CE della Commissione, del 22 dicembre 2003, recante adozione dell'elenco dei siti di importanza comunitaria (SIC) per la regione biogeografica alpina. Decisione 2004/798/CE della Commissione, del 7 dicembre 2004, recante adozione dell'elenco dei SIC per la regione biogeografica continentale. Decreto del Ministero dell'ambiente 25 marzo 2004, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 167 del 19 luglio 2004, con il quale è stato definito l'elenco dei SIC per la regione biogeografica alpina in Italia. INTRODUZIONE 7

8 Decreto del Ministero dell'ambiente 25 marzo 2005, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 156 del 7 luglio 2005, con il quale è stato definito l'elenco dei SIC per la regione biogeografica continentale in Italia. Decreto del Ministero dell'ambiente del 25 marzo 2005, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 168 del 21 luglio 2005, con il quale è stato pubblicato l'elenco delle ZPS classificate. In data 21 luglio 2006 il Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio ha trasmesso alla Commissione Europea la documentazione attinente l'aggiornamento della Banca Dati Natura 2000, contenente alcune proposte di modifica del perimetro di siti esistenti e di istituzione di nuovi siti; tali nuove proposte sono da intendersi come psic ai sensi del DPR 357/97. Infine, il 17 ottobre 2007, il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha emanato il Decreto Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), in cui vengono definite apposite regolamentazioni per le Zone Speciali di Conservazione (costituite dai SIC, una volta approvati i relativi piani di gestione) e per le Zone di Protezione Speciale. Tale decreto diventerà definitivamente esecutivo entro i prossimi mesi, con il recepimento da parte delle regioni, ma si è ritenuto di prenderlo in considerazione nell ambito della redazione del presente studio, anche in relazione alle prescrizioni e agli obblighi che prevede per tutte le ZPS e le ZSC Normativa nazionale riguardante l attività venatoria Per quanto riguarda invece gli aspetti venatori, di competenza del presente studio, il principale riferimento normativo è la Legge 157/92 dell 11/02/92 Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio che regolamenta la protezione della fauna selvatica e ne definisce lo status in relazione all attività venatoria, recependo, tra l altro la Convenzione di Berna del 1979 e la direttiva 79/409 sull avifauna. In base alla legge, le specie di mammiferi e uccelli selvatici vengono distinte in tre categorie principali: specie oggetto di caccia, specie protette e particolarmente protette. E la legge 157 che, all'art. 10, comma 1, afferma che "tutto il territorio provinciale è soggetto a pianificazione faunistico-venatoria finalizzata" e al comma 7 prescrive la predisposizione di piani faunistico-venatori da parte delle province. Inoltre, all articolo 18, la stessa legge prevede che l autorizzazione alla modifica dei periodi di caccia alle diverse specie debba essere subordinata alla preventiva predisposizione di adeguati piani faunistico-venatori. 1.3 LA NORMATIVA REGIONALE Normativa regionale riguardante Rete Natura 2000 In seguito all emanazione della normativa nazionale sopra riportata, la Regione Lombardia ha a sua volta emesso diverse delibere per l adozione di provvedimenti in materia di SIC e ZPS sul territorio regionale. Di seguito si riportano le principali delibere, che recepiscono e stabiliscono i criteri e le linee guida per la gestione dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale in Regione Lombardia, ne individuano gli enti gestori, e definiscono le procedure da seguire per la redazione dei piani di gestione e degli studi di incidenza su piani e progetti connessi con SIC e ZPS. Deliberazione della Giunta regionale 8 agosto 2003, n. 7/14106 "Elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE per la Lombardia, individuazione 8 INTRODUZIONE

9 dei soggetti gestori e modalità procedurali per l'applicazione della valutazione d'incidenza. P.R.S Obiettivo "; Deliberazione della Giunta regionale 30 luglio 2004, n , con la quale sono stati individuati gli enti gestori dei SIC non ricadenti all'interno di aree protette e delle ZPS designate con il Decreto del Ministero dell'ambiente 3 aprile 2000; Deliberazione della Giunta regionale 30 luglio 2004, n , recante rettifica dell'allegato A alla deliberazione della giunta regionale n /2003; Deliberazione della Giunta regionale 15 ottobre 2004, n. 7/19018 "Procedure per l'applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) ai sensi della Dir. 79/409/CEE, contestuale presa d'atto dell'avvenuta classificazione di 14 Z.P.S. ed individuazione dei relativi soggetti gestori", con la quale si è altresì stabilito che alle ZPS classificate si applichi la disciplina prevista dagli allegati B, C e D della deliberazione della giunta regionale 14106/2003; Deliberazione della Giunta regionale 25 gennaio 2006, n. 8/1791 "Rete Europea Natura 2000: individuazione degli enti gestori di 40 Zone di Protezione Speciale (ZPS) e delle misure di conservazione transitorie per le ZPS e definizione delle procedure per l'adozione e l'approvazione dei piani di gestione dei siti"; Deliberazione della Giunta regionale 8 febbraio 2006 n. 8/1876 e succ. modif. (1 suppl. str. al BURL n. 21 del ) "Rete Natura 2000 in Lombardia: trasmissione al Ministero dell'ambiente della proposta di aggiornamento della banca dati, istituzione di nuovi siti e modificazione del perimetro di siti esistenti" Normativa regionale riguardante l attività venatoria In materia di caccia, la normativa regionale consiste innanzitutto in atti di recepimento delle principali norme nazionali. In particolare ricordiamo le leggi e delibere seguenti. 1) La legge regionale 26 del 16/08/93 (e successive modificazioni), Norme per la protezione dalla fauna selvatica e per la tutela dell equilibrio ambientale e disciplina dell attività venatoria, recepisce la legge 157/92 sulla protezione e la gestione della fauna omeoterma, introducendo precise indicazioni anche sulle modalità di pianificazione del territorio in funzione della caccia. In attuazione a diversi articoli di tale legge è stato emanato il Regolamento Regionale n 16 del 4/08/2003 che disciplina alcuni aspetti di particolare importanza, quali la caccia agli ungulati, la suddivisione dei cacciatori per specializzazione, la pianificazione e gestione delle zone di addestramento dei cani, l allevamento della fauna. 2) La delibera della Giunta Regionale, n del 16/4/93, stabilisce l' "Approvazione dei contenuti tecnici per la definizione delle superfici da computare ai fini del territorio agro-silvopastorale" mentre la successiva delibera n del 14/9/93, contiene gli "Indirizzi per la redazione e la predisposizione dei piani faunistico-venatori provinciali e dei piani di miglioramento ambientale". Queste due delibere costituiscono il principale riferimento per la predisposizione tecnica del Piano faunistico venatorio. 3) La delibera della Giunta Regionale 7/4345 del 20/04/2001 Approvazione del Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e del Protocollo di Attività per gli Interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree Protette della Regione Lombardia, individua, in appositi elenchi, le specie prioritarie di fauna vertebrata per gli interventi di conservazione da attuare nell ambito regionale, e stabilisce una serie di protocolli per l effettuazione di tali interventi. INTRODUZIONE 9

10 4) Il Piano faunistico regionale, pubblicato nel 2001, è, infine, il documento regionale più dettagliato ed esaustivo attualmente disponibile in relazione alla fauna di interesse venatorio della Regione Lombardia. In esso viene effettuata un analisi, sia pure su larga scala, della situazione delle principali specie di interesse faunistico e venatorio, fornendo modelli di vocazionalità del territorio e criteri precisi per la pianificazione venatoria. Indicazioni mirate, utili anche per la provincia di Sondrio, sono fornite anche su materie quali i valichi montani e l avifauna migratrice Altra documentazione Da ultimo è importante citare la Carta Naturalistica della Lombardia Un sistema Informativo Territoriale per la conservazione della biodiversità, edita dalla Fondazione Lombardia per l Ambiente nel La Carta Naturalistica, pur non essendo uno strumento normativo, costituisce però un importante riferimento per lo studio e la conservazione della fauna presente in Lombardia, istituendo un elenco preciso di emergenze faunistiche, relativo alle specie di vertebrati e invertebrati che devono essere oggetto di particolari misure di tutela e/o di conservazione. 1.4 LA VALUTAZIONE D INCIDENZA Obiettivo della Rete Natura 2000 è il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie indicati negli allegati delle direttive sopraccitate. La direttiva Habitat, in seguito recepita dal DPR 357 dispone che siano gli Stati membri a definire i metodi per conseguire questo obiettivo, stabilendo le misure di conservazione necessarie ad evitare impatti o perturbazioni sugli habitat e le specie per cui le zone sono state designate. L articolo 6, uno dei più importanti della Direttiva, definisce le disposizioni da adottare per garantire il rapporto tra conservazione e uso del territorio: comma 1: prevede che gli Stati membri stabiliscano le misure di conservazione necessarie, conformi alle esigenze ecologiche di habitat e specie incluse negli allegati e che prevedano, all occorrenza, piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di gestione del territorio; comma 2: prevede l adozione di opportune misure per evitare il degrado degli habitat di specie e la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate; comma 3 e 4: stabiliscono una serie di procedure concrete di salvaguardia che disciplinano i piani e i progetti atti ad avere incidenze significative sui siti inseriti in Rete Natura In particolare viene qui introdotto l obbligo di effettuare una valutazione dell incidenza di qualsiasi piano o progetto che possa avere effetti sul sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti. Questo vale quindi anche per piani o progetti esterni al sito, ma la cui realizzazione può avere un effetto su di essi. Ai fini delle valutazioni dell articolo 6, rientrano nei siti Natura 2000 tutti i siti riconosciuti come siti d importanza comunitaria ai sensi della Direttiva Habitat o classificati come zone di protezione speciale ai sensi della Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Tali valutazioni vengono effettuate sempre nel contesto delle direttive e della legislazione nazionale vigente; in particolare riferimenti per la redazione dello studio sono contenuti nell allegato G del DPR 357/97 e, per la Regione Lombardia, nell allegato D della d.g.r. n dell 8/8/2003. Al riguardo, la Commissione europea ha pubblicato un documento interpretativo ad hoc, La gestione dei siti della rete Natura 2000: guida all interpretazione dell articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, abbreviata in MN 2000, che fornisce indicazioni precise e dettagliate per l interpretazione dei concetti fondamentali menzionati nella Direttiva Habitat. 10 INTRODUZIONE

11 In particolare, lo studio di incidenza deve contenere tutti gli elementi necessari per individuare e valutare i possibili impatti che l opera ha sulle specie e sugli habitat per cui quel sito è stato designato. Più in dettaglio, deve essere composto da: elementi descrittivi dell intervento e inquadramento territoriale con evidenziata la sovrapposizione territoriale con i siti di Rete Natura 2000; descrizione quali - quantitativa e localizzazione delle specie faunistiche e floristiche per le quali i siti della zona interessata dall intervento e delle zone limitrofe (analisi di area vasta) sono stati designati e su cui il progetto potrebbe avere effetti indotti; analisi degli impatti diretti ed indiretti che l intervento potrebbe avere sia in fase di cantiere che di regime. L analisi deve fare riferimento al sistema ambientale nel suo complesso considerando quindi le componenti biologiche, abiotiche ed ecologiche. Qualora siano evidenziati impatti lo studio deve illustrare le misure mitigative che dovranno essere messe in atto per minimizzarli. Più in dettaglio, in base all allegato G del DPR n. 357, la valutazione di incidenza di piani e progetti deve considerare tanto la descrizione delle caratteristiche di piani e progetti, quanto l area di influenza e le interferenze con il sistema ambientale considerato. In particolare, devono essere descritte: 1) le caratteristiche dei piani e dei progetti con riferimento: - alle tipologie delle azioni e/o delle opere; - alle dimensioni e/o ambito di riferimento; - alla complementarietà con altri piani e/o progetti; - all uso delle risorse naturali; - alla produzione di rifiuti: - all inquinamento e disturbi ambientali; - al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate. 2) le interferenze dei piani e dei progetti con riferimento al sistema ambientale, considerando: - le componenti abiotiche (fisico-ambientali); - le componenti biotiche (biologiche); - le connessioni (relazioni) ecologiche tra componenti abiotiche e biologiche. Le interferenze devono tener conto della qualità, della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona e della capacità di carico dell ambiente naturale. INTRODUZIONE 11

12 CAPITOLO II MATERIALI E METODI 2.1 LO STUDIO D INCIDENZA DEL PIANO FAUNISTICO VENATORIO Il presente documento è stato redatto con l intento di valutare se il Piano Faunistico Venatorio e il Piano di miglioramento ambientale della Provincia di Sondrio possano presentare effetti rilevanti sui siti della rete Natura 2000 della Provincia di Sondrio per l esecuzione o la revisione delle valutazioni a norma dell articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat. In relazione a quanto previsto dalla legge-quadro 157/92 e dalla legge regionale 26/93, l adozione del Piano faunistico-venatorio e del Piano di miglioramento ambientale costituisce un provvedimento necessario e imprescindibile per consentire lo svolgimento e l organizzazione dell attività venatoria in ogni provincia. Pertanto si ritiene che la valutazione del Piano faunisticovenatorio e del Piano di miglioramento ambientale debba comportare un esame approfondito dell attività venatoria stessa su scala provinciale, analizzandone tutti gli effetti attuali e potenziali, diretti e indiretti. Va peraltro considerato che, come indicato nel documento di interpretazione dell articolo 6 della Direttiva Habitat, la necessità di redigere una relazione di incidenza ambientale non è limitata a piani o progetti ricadenti esclusivamente all interno di SIC o ZPS ma anche a quegli interventi che, pur se compiuti all esterno, possano avere impatti significativi sul sito, (e/o sulle specie) della Rete Natura Nel caso dell attività venatoria, si ritiene che questa prescrizione debba valere in modo particolare per le specie tutelate dalle Direttive comunitarie, ma comunque sottoposte a prelievo. Il prelievo effettuato sulle popolazioni di specie non incluse in SIC o ZPS potrebbe, infatti, comportare una riduzione degli effettivi e degli scambi genici tale da determinare una ricaduta sulla vitalità e la sopravvivenza delle popolazioni presenti nelle aree confinanti della Rete Natura 2000 (depressione da inbreeding), andando a produrre quindi incidenze significative in queste ultime. Inoltre, non va dimenticato che un incidenza della caccia può colpire, con effetti indiretti, anche specie di particolare importanza soggette a protezione, sia al di fuori sia all interno dei SIC e ZPS. Pertanto una particolare attenzione è stata dedicata all analisi degli effetti della caccia sulle specie soggette a prelievo incluse nelle Direttive comunitarie, la cui conservazione rischia di essere minacciata dal prelievo venatorio, ed è stata analizzata in dettaglio la possibilità di effetti indiretti esercitati dalla caccia su specie soggette a protezione. La prima stesura di questo studio è stata effettuata nell anno 2007 e consegnata nel gennaio 2008, sulla base del Piano faunistico venatorio approvato dal Consiglio Provinciale con deliberazione n 43 del 26/07/2007. In seguito alla consegna dello studio di incidenza, la Direzione Generale Qualità Ambiente di Regione Lombardia ha poi emanato in data 19/09/2008 il relativo decreto n avente per oggetto Valutazione di incidenz a del Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Sondrio, ai sensi dell art. 5 del D.P.R. 357/97 e successive modificazioni, sui Siti Natura Nel 2011, in parallelo alla revisione del Piano faunistico venatorio, è stato poi effettuato anche l aggiornamento del presente studio di incidenza, che viene quindi modificato e adeguato alle variazioni inserite nel PFV. 12 MATERIALI E METODI

13 2.2. IMPOSTAZIONE GENERALE DELLO STUDIO La struttura del presente Studio è stata impostata in modo schematico per una più agevole consultazione da parte di qualunque soggetto interessato, sia esso una pubblica amministrazione o un privato cittadino. Sulla scorta della Guida all interpretazione dell articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE (MN2000) nonché dei casi più importanti e della pratica evolutasi nel frattempo, le valutazioni richieste dall articolo 6 vengono generalmente articolate per livelli. I diversi livelli sono qui descritti brevemente e vengono schematizzati in fig. 1, per poi essere analizzati in modo approfondito nei capitoli successivi. Livello I screening: è il processo d individuazione delle implicazioni potenziali di un progetto o piano su un sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e di determinazione del possibile grado di significatività di tali incidenze. In relazione all attuale studio, questa valutazione consta di 4 fasi: 1) determinare se il piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito; 2) descrivere il piano unitamente alla descrizione e caratterizzazione di altri progetti o piani che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito Natura 2000; 3) identificare la potenziale incidenza sul sito Natura 2000; 4) valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura Questo livello di analisi comprende quindi una descrizione sintetica del piano faunistico-venatorio e del piano di miglioramento ambientale, esaminando in particolare gli effetti di tale pianificazione su ognuno dei SIC o ZPS esistenti in provincia. Ai fini di una maggiore chiarezza e immediatezza, tale descrizione viene effettuata riportando, in apposite tabelle, le caratteristiche delle aree SIC e ZPS presenti nel territorio provinciale, per quanto riguarda: 1. gli istituti territoriali presenti e immediatamente confinanti (distanti meno di 3 km); 2. gli habitat prioritari suscettibili di incidenza; 3. le specie faunistiche di importanza comunitaria e rilevanti ai fini naturalistici in base a norme nazionali o regionali. Inoltre, a questo livello, vengono esaminati nel dettaglio tutti gli elementi legati alla caccia o alla pianificazione faunistico-venatoria che possono produrre effetti significativi (positivi o negativi, diretti e indiretti) sui SIC e le ZPS provinciali e sugli habitat e le specie, in essi esistenti e tutelati. Livello II - valutazione appropriata: viene presa in considerazione l incidenza del progetto o del piano sull integrità del sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, tenendo conto della struttura e funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di conservazione. In caso di incidenza negativa, si aggiunge anche la determinazione delle possibilità di mitigazione. Questa fase, nel presente studio, consiste nel definire, in ogni area della rete Natura 2000, l incidenza dei diversi fattori potenzialmente negativi, enunciati nella fase I. Come è già stato sopra accennato, per le specie soggette a prelievo, ma di particolare importanza ai sensi delle direttive comunitarie, verrà presa in esame anche la parte di territorio provinciale esterna ai SIC e ZPS, qualora il prelievo in queste aree sia ritenuto suscettibile di incidere negativamente sulle popolazioni presenti nei SIC e ZPS. Livello III - valutazione delle soluzioni alternative: è la valutazione delle modalità alternative per l attuazione del progetto o piano, in grado di prevenire gli effetti passibili di pregiudicare l integrità del sito Natura Nel nostro caso, questa valutazione viene esposta congiuntamente a quella precedente, descrivendo per ogni incidenza le corrispondenti azioni di mitigazione e le misure di conservazione da intraprendere, al fine di eliminare o ridurre l impatto. MATERIALI E METODI 13

14 Livello IV - valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l incidenza negativa: si considerano le misure compensative da attuare qualora, in caso di incidenza negativa ma con valutazione positiva a causa di motivi imperanti di rilevante interesse pubblico, sia ritenuto necessario portare avanti il piano o progetto. Poiché l attività di caccia non costituisce un motivo imperante di rilevante interesse pubblico, ne consegue che dal presente studio NON dovranno emergere situazioni in cui permanga un incidenza negativa. Pertanto, ai fini dello studio di incidenza del piano faunistico-venatorio, non sarà necessario occuparsi di questo quarto livello di valutazione. 14 MATERIALI E METODI

15 2.3 FONTI CONSULTATE Il presente studio è stato redatto sulla base di tutte le fonti normative sopra esposte e facendo riferimento, in modo particolare, al documento La gestione dei siti della rete Natura 2000 Guida all interpretazione dell articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, che fornisce indicazioni precise e dettagliate sulla procedura della valutazione di incidenza. Per i SIC e le ZPS presenti in provincia di Sondrio sono stati esaminati i piani di gestione già adottati, o comunque per i quali l iter di adozione sia avviato alla fase conclusiva. Negli ultimi anni sono stati redatti, adottati e approvati numerosi piani di gestione di siti Natura 2000 provinciali; la situazione attuale, a fine maggio 2011, è schematizzata in tabella. COD_SIC NOME_SITO ENTE GESTORE SITUAZIONE NORMATIVA IT VAL VIERA E CIME DI FOPEL Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT MOTTO DI LIVIGNO - VAL SALIENTE Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT VAL FEDERIA Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT VALLE ALPISELLA Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT VALLE DELLA FORCOLA Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT LA VALLACCIA - PIZZO FILONE Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT PASSO E MONTE DI FOSCAGNO Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT CIME DI PLATOR E MONTE DELLE SCALE Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT VALLE DI FRAELE Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT VALLE DEL BRAULIO - CRESTA DI DI REIT Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT MONTE VAGO - VAL DI CAMPO - VAL NERA Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT VAL VIOLA BORMINA - GHIACCIAIO DI CIMA DEI PIAZZI Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT VAL ZEBRU' - GRAN ZEBRU' - MONTE CONFINALE Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) VALLE E GHIACCIAIO DEI FORNI - VAL CEDEC - GRAN IT ZEBRU' - CEVEDALE Parco Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT PALUACCIO DI OGA Riserva Naturale Paluaccio di Oga normativa riserva MONTE DI SCERSCEN - GHIACCIAI DI SCERSCEN E IT MONTE MOTTA Provincia di Sondrio adottato, in corso di approvazione IT DISGRAZIA - SISSONE Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT VAL CODERA CM Valchiavenna approvato ma senza reg e/o Nta IT BAGNI DI MASINO - PIZZO BADILE Provincia di Sondrio vedi norme ZPS Bagni di Masino IT VAL DI MELLO - PIANO DI PREDA ROSSA Provincia di Sondrio vedi norme ZPS Bagni di Masino IT VAL DI TOGNO - PIZZO SCALINO Provincia di Sondrio adottato, in corso di approvazione IT VALLE DEI RATTI CM Valchiavenna approvato ma senza reg e/o Nta IT DA MONTE BELVEDERE A VALLORDA Prov. Sondrio e Prov. di Brescia in corso di redazione IT PIAN GEMBRO Riserva Naturale Pian Gembro approvato, più normativa riserva IT VAL LESINA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VALLE DEL BITTO DI GEROLA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VALLE DEL BITTO DI ALBAREDO Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL TARTANO Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL MADRE Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL CERVIA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VALLE DEL LIVRIO Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL VENINA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VALLE D'ARIGNA E GHIACCIAIO DI PIZZO DI COCA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL BONDONE - VAL CARONELLA Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT VAL BELVISO Parco R.Orobie Valt. approvato ma solo schede regolamenti IT RIFUGIO FALK Provincia di Sondrio in corso di redazione IT VAL FONTANA Provincia di Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT VAL ZERTA Provincia di Sondrio adottato, in corso di approvazione IT VAL BODENGO Provincia di Sondrio adottato, in corso di approvazione IT PIANO DI CHIAVENNA CM Valchiavenna approvato ma solo schede regolamenti IT PIAN DI SPAGNA E LAGO DI MEZZOLA Riserva Naturale Pian di Spagna approvato, più normativa riserva COD_ZPS NOME_ZPS ENTE GESTORE SITUAZIONE NORMATIVA IT Parco Nazionale dello Stelvio Parco N.Stelvio senza piano (in fase di redaz misure PNS) IT Riserva Regionale Paluaccio di Oga Riserva Paluaccio Oga normativa riserva IT Lago di Mezzola e Pian di Spagna Riserva Lago Mezzola e Pian di Spagna normativa riserva IT Riserva Regionale Bosco dei Bordighi Riserva Bosco Bordighi approvato, più normativa riserva IT Disgrazia - Sissone Provincia Sondrio approvato con norme tecniche attuazione IT Monte Scerscen - Ghiacciai di Scerscen - Monte Motta Provincia Sondrio adottato, in corso di approvazione IT Val Codera CM Valchiavenna approvato ma senza reg e/o Nta Bagni di Masino - Pizzo Badile - Val di Mello - Val Torrone - IT Provincia Sondrio Piano di Preda Rossa approvato con norme tecniche attuazione IT Valle dei Ratti - Cime di Gaiazzo CM Valchiavenna approvato ma senza reg e/o Nta IT Val di Togno - Pizzo Scalino Provincia Sondrio adottato, in corso di approvazione IT Orobie Valtellinesi Parco R. Orobie Valtel. approvato ma solo schede regolamenti MATERIALI E METODI 15

16 Come emerge dalla tabella, sono stati completati i piani di gestione di 23 SIC su 41 totali e di 5 ZPS su 11. Altri 4 piani di gestione di SIC e 2 piani di ZPS sono stati adottati e dovrebbero essere approvati entro l estate del I SIC e le ZPS inclusi nel Parco Nazionale dello Stelvio e in alcune Riserve naturali non sono stati tutti approvati, ma valgono in questi casi le misure di conservazione e normative già adottate per le relative aree protette. Sono invece stati approvati io piani di gestione della ZPS Bosco dei Bordighi e del SIC Pian Gembro. Infine sono ancora in corso di redazione i piani di gestione del SIC IT Da Monte Belvedere a Vallorda e del SIC IT Rifugio Falck. I piani di gestione disponibili hanno fornito, per il presente studio, utili indicazioni sugli habitat e le specie presenti. Per quanto riguarda invece le modalità di gestione, i piani dei SIC IT Val Codera, IT Bagni di Masino Pizzo Badile Pizzo del Ferro, IT Val di Mello Piano di Preda Rossa, IT Lago di Mezzola e Pian di Spagna e IT Val dei Ratti, redatti nell ambito del progetto Reticnet con il supporto tecnico di E.R.S.A.F. Lombardia (2006), non prevedono norme dettagliate mirate alla conservazione delle specie faunistiche o alla regolamentazione dell attività venatoria. Nei piani di gestione approvati dalla Provincia di Sondrio, relativi alle due ZPS IT Disgrazia-Sissone e IT Bagni di Masino - Pizzo Badile - Val di Mello - Val Torrone - Piano di Preda Rossa, ai SIC IT Val Federia, IT Valle della Forcola, IT La Vallaccia-Pizzo Filone, Passo e Monte di Foscagno, IT Monte Vago, Val di Campo- Val Nera, IT Val Viola Bormina-Ghiacciaio di Cima dei Piazzi, IT Disgrazia-Sissone e IT Val Fontana, così come nei piani di gestione adottati e in corso di approvazione, dei siti SIC e ZPS IT Monte di Scerscen- Ghiacciai di Scerscen e Monte Motta, IT Val di Togno-Pizzo Scalino, IT Val Zerta e IT Val Bodengo, sono state invece appositamente previste specifiche norme di attuazione, finalizzate a minimizzare le possibili incidenze delle attività antropiche sulla fauna selvatica. In particolare, per le specie oggetto di caccia e incluse nelle direttive comunitarie, sono state definite limitazioni e indicazioni gestionali volte a regolamentare l attività venatoria e a ridurne il possibile impatto sulle popolazioni. Tali norme sono state adottate e recepite anche nell ambito del presente studio. I SIC inclusi nel Parco delle Orobie Valtellinesi e gestiti dall Ente Parco non contengono invece norme specifiche di attuazione, ma solo schede regolamentari, che potranno in futuro confluire in un unico regolamento adottato sul territorio del Parco. Anche nel piano di gestione del SIC Piani di Chiavenna sono previste alcune schede regolamentari ma non norme di attuazione vere e proprie. Per le ZPS e per gli altri SIC, la caratterizzazione di habitat e fauna è stata ricavata dai nuovi piani di gestione e dai Formulari Natura 2000 prodotti dai relativi enti gestori, con aggiornamento all anno di redazione dei piani di gestione. Laddove mancavano i piani di gestione, sono stati considerati i formulari redatti in seguito allavoro di monitoraggio di habitat e fauna, gestito e coordinato dalla Provincia negli anni dal 2003 al Inoltre, per la fauna, sono ancora validi gli studi condotti sui diversi gruppi di specie e riassunti nel documento: Progetto Natura Monitoraggio della fauna nei siti di importanza comunitaria (SIC) per la costituzione della Rete Europea Natura Autori vari. Provincia di Sondrio, Inoltre, per gli aspetti faunistici, sono stati ricavati dati aggiuntivi e dettagliati dal Piano faunistico venatorio stesso, consultando anche gli shapefiles prodotti. 16 MATERIALI E METODI

17 CAPITOLO III LIVELLO I: SCREENING 3.1 FASE I: GESTIONE DEI SITI. La prima domanda da porsi nell ambito di uno studio di incidenza riguarda la necessità di effettuarlo in relazione al fatto che il piano sia o non sia direttamente connesso o necessario alla gestione dei siti. Come descritto chiaramente in MN2000, il termine gestione riguarda le misure gestionali a fini di conservazione, mentre il termine direttamente si riferisce a misure concepite unicamente per la gestione a fini conservativi di un sito e non in relazione a conseguenze dirette e indirette su altre attività. In questo caso, si ritiene che il piano faunistico venatorio e il piano di miglioramento ambientale non siano strettamente necessari per la gestione dei siti, ma, anzi, che il primo possa rappresentare una possibile incidenza, poiché l attività venatoria costituisce di per sé un impatto sulle specie faunistiche, sia nell ambito di SIC e ZPS, sia all esterno. D altra parte, entrambi i piani contengono misure riguardanti direttamente o indirettamente la conservazione di specie e habitat di interesse comunitario presenti nei SIC e ZPS, sul territorio soggetto a gestione programmata della caccia e non tutelato dall istituzione di altre aree protette: pertanto, pur non essendo strettamente necessari, entrambi i piani sono connessi direttamente alla gestione dei siti. 3.2 FASE II: DESCRIZIONE DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO E DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE Il PIANO FAUNISTICO-VENATORIO è costituito da 7 capitoli, di seguito brevemente descritti. Capitolo I - Descrizione del territorio provinciale. Si tratta di un capitolo descrittivo, che presenta la caratterizzazione del territorio provinciale dal punto di vista climatico, vegetazionale, geologico. Non presenta incidenze. Capitolo II - Status delle specie, distribuzione, vocazionalità del territorio, prelievo e controllo: MATERIALI E METODI. Descrive i metodi utilizzati nel Piano per la raccolta ed elaborazione dei dati di distribuzione, presenza, consistenza, e vocazionalità delle specie di interesse faunistico-venatorio. Introduce le metodologie adottate nell ambito della descrizione del prelievo e per il controllo delle specie selvatiche e inselvatichite. In quanto metodologico, questo capitolo non presenta incidenza. Capitolo III - Status delle specie, distribuzione, vocazionalità del territorio, prelievo e controllo: RISULTATI. Descrive, in capitoli mirati per ogni specie, i dati di distribuzione, presenza e laddove possibile, consistenza, su tutto il territorio provinciale. Inoltre presenta i modelli di vocazionalità ambientale e quindi la superficie di presenza potenziale e, per gli ungulati, anche la consistenza potenziale in ogni settore. Per quanto riguarda il prelievo, analizza in modo dettagliato la dinamica e i risultati degli abbattimenti, riportando anche suddivisioni in classi di sesso ed età e fornendo quindi un quadro particolareggiato della gestione faunistico-venatoria provinciale. Questo capitolo evidenzia un notevole approfondimento sulle principali specie soggette a gestione: pertanto, in considerazione dell importanza di un monitoraggio puntuale ed esaustivo, si ritiene che LIVELLO I: SCREENING 17

18 esso presenti un incidenza complessivamente positiva e costituisca la base per una corretta gestione. D altra parte, come precisato nel capitolo stesso, si evidenziano alcune carenze, soprattutto per alcune specie incluse nelle Direttive comunitarie (quali i Galliformi e la Lepre bianca), per le quali non vi sono ancora metodologie di censimento uniformi su tutto il territorio provinciale e quindi dati di densità sufficientemente attendibili e precisi. Questi aspetti verranno comunque esaminati e approfonditi, con valutazioni appropriate per le singole specie. Capitolo IV - Gestione faunistica e venatoria: censimenti, piani di prelievo, controlli e organizzazione della caccia. Questo capitolo descrive le linee guida da adottare per la gestione faunistico-venatoria in provincia di Sondrio, quali l esecuzione dei censimenti, la definizione dei piani di abbattimento e il controllo dei capi abbattuti. Si ritiene che questi aspetti abbiano nel complesso un incidenza positiva, in quanto contribuiscono ad una migliore gestione della caccia. Poiché la versione del Piano faunistico venatorio redatta nel 2007 risultava carente in relazione agli obiettivi di conservazione e tutela delle specie particolare interesse incluse nelle Direttive comunitarie, nel corso della revisione oeprata nel 2011 sono state apportate ulteriori prescrizioni e, regolamentazioni, oltre ad alcuni suggerimenti, anche in seguito a quanto previsto dal precedente decreto regionale n del 19/09/2008 relativo alla Valutazione di incidenza del Piano faunistico venatorio della Provincia di Sondrio. Capitolo V - Pianificazione e zonizzazione del territorio. Il Capitolo V definisce con estrema precisione la suddivisione del territorio in relazione alla pianificazione faunistico-venatoria e pertanto, è quello che consente l attuazione della caccia in provincia di Sondrio. Sono quindi presenti incidenze, che possono rivelarsi positive o negative a seconda delle finalità della zona istituita (ad es. le aree protette hanno complessivamente incidenza positiva, mentre le zone addestramento cani possono presentare incidenza negativa). L incidenza dei diversi tipi di zone verrà esaminata in capitoli specifici, dove saranno indicate anche le azioni da intraprendere nel caso di incidenza negativa. In seguito alla revisione operata nel 2001 sono state aggiornate nel presente studio anche le relative incidenze positive o negative conseguenti alle modifiche degli istituti territoriali. Capitolo VI - Danni all agricoltura. Vengono presentati, in sintesi, i dati relativi ai danni arrecati dalla fauna selvatica alle colture. Pertanto il capitolo non presenta incidenza. Capitolo VII - Bibliografia. Nessuna incidenza. Il PIANO DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE risulta invece così articolato: Premessa Vengono qui indicati i criteri ispiratori principali; non sono presenti incidenze. Parte 1 - Interventi ambientali generali Vengono presi in esame gli aspetti tecnici relativi alle pratiche di miglioramento ambientale a fini faunistici, differenziati per le due tipologie ambientali principali: zone di fondovalle e prime pendici intensamente coltivate e zone di media e alta montagna, in cui prevalgono il prato-pascolo, il pascolo e la foresta. Si ritiene che questi aspetti abbiano nel complesso un incidenza positiva poiché sono finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali di habitat seminaturali o soggetti a rischio di degrado e alterazione. 18 LIVELLO I: SCREENING

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