Ordine dei Geologi della Toscana Autorità di Bacino del Fiume Arno

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1 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana Ordine dei Geologi della Toscana Autorità di Bacino del Fiume Arno Protocollo d'intesa per l'aggiornamento ad indirizzo geomorfologico dei geologi, per la raccolta, la condivisione dei dati e delle informazioni relative ai fenomeni morfologici di versante. LEGENDA GEOMORFOLOGICA A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE scala 1: Versione 2.1 del 01/09/03 Aspetti generali...2 Scopi e amito di validità della legenda...2 Base cartografica di riferimento...2 Metodologia di rilevamento...2 Coerenza tra le informazioni geologiche e la definzione delle forme...2 Modello dati...3 Simologia...4 Principi del sistema di classificazione...4 Codifica...5 Riferimenti iliografico-normativi...5 Classificazione delle forme...6 Gruppo 1: forme di versante dovute alla gravità...6 Sottogruppo a: forme di denudazione e di accumulo...8 Sottogruppo : elementi connessi alle opere umane...9 Gruppo 2: forme fluviali e forme di versante dovute al dilavamento...10 Sottogruppo a: forme di erosione...10 Sottogruppo : forme di accumulo...12 Sottogruppo c: elementi connessi alle opere umane...12 Gruppo 3: forme carsiche e pseudocarsiche...13 Gruppo 4: forme glaciali...13 Gruppo 5: forme eoliche...14 Gruppo 6: forme ed elementi emersi di origine marina, lagunare e lacustre...14 Sottogruppo a: forme di denudazione e di accumulo...14 Sottogruppo : elementi connessi alle opere umane...15 Gruppo 7: forme vulcaniche...15 Gruppo 8: forme antropiche...16 Allegato: Ipotesi di Simologia...18 Gruppo 1, sottogruppo forme di denudazione e di accumulo...18 Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 1 di 20

2 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana ASPETTI GENERALI SCOPI E AMBITO DI VALIDITÀ DELLA LEGENDA La legenda è finalizzata alla definizione del quadro conoscitivo geomorfologico a livello di acino, regionale, provinciale e comunale, con particolare riferimento ai suoi risvolti nella valutazione delle limitazioni e delle vocazioni territoriali e si applica agli amienti della Regione Toscana e alla parte umra del acino dell Arno. La legenda proposta non prevede: - definizione di caratteri morfometrici (che dovranno essere descritti in un tematismo diverso); - definizione di caratteri di interesse prevalentemente o totalmente genetici; - definizione di caratteri geologici, litologici e geostrutturali (che dovranno essere descritti in un tematismo diverso). BASE CARTOGRAFICA DI RIFERIMENTO La georeferenziazione e il dettaglio delle informazioni geografiche sono quelli riproduciili sulla ase topografica costituita dalla Carta Tecnica Regionale (CTR) alla scala 1: L unità cartografaile minima da considerare come riferimento generale per le forme poligonali è pari ad un area di 36 mm 2 sulla carta (~1\3 di ettaro alla scala di riferimento), ovvero 6x6 mm per le forme isodiametriche o 4x9 mm per le forme allungate. Nei casi ritenuti significativi il rilevatore può tracciare aree più piccole, ma non inferiori ai 16 mm 2 sulla carta (rispettivamente 4x4 e 2x8 mm). In riferimento alle forme lineari l unità cartografaile minima è pari a 6 mm sulla carta. Per le forme che hanno dimensioni inferiori all unità cartografaile minima, o comunque per quelle forme che hanno una densità tale da essere difficilmente rappresentaili, è previsto l uso di una simologia puntuale. METODOLOGIA DI RILEVAMENTO La metodologia di rilevamento delle forme e dei processi a cui fa riferimento la legenda è di tipo classico. Lo strumento principale dell acquisizione dei dati è la fotointerpretazione stereoscopica ex-novo, possiilmente multitemporale, integrata con le informazioni georiferite (cartografie, anche dati geografiche, inventari etc.) reperiili in iliografica per l area in esame, seguita da rilevamento di campagna finalizzato alla definizione delle chiavi di lettura e alla verifica a campione delle forme e dei processi rilevati. La fase di campagna terrà in deito conto la differenza temporale e l eventuale differenza stagionale con la ripresa aerea. Per la corretta collocazione temporale delle informazioni descritte nella carta geomorfologica dovrà essere indicata la data delle riprese aeree e dei rilievi di campagna. Nella costruzione della carta geomorfologica asata sulle presenti specifiche la componente soggettiva legata alle capacità, all esperienza e alla preparazione del rilevatore è da considerarsi fattore critico e in generale predominante; dovranno essere indicati gli autori e gli eventuali revisori o coordinatori della carta stessa. COERENZA TRA LE INFORMAZIONI GEOLOGICHE E LA DEFINZIONE DELLE FORME Fatto salvo quanto già detto, ovvero che la presente legenda non prevede la definizione di elementi geologico - strutturali e dei relativi tipi e sottotipi, coerentemente con il concetto stesso di rilevamento geomorfologico, il rilevatore dovrà considerare con attenzione le informazioni litologiche e strutturali deduciili dalla cartografia geologica (che si considera già acquisita o in Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 2 di 20

3 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana contemporaneo rilevamento) in funzione della loro incidenza sulle forme del rilievo, ponendo cura a garantire la coerenza tra quanto rilevato sotto il profilo geologico e quello geomorfologico, intervenendo eventualmente con le necessarie correzioni nella rappresentazione dell uno o dell altro tematismo. Le informazioni geomorfologiche così rilevate dovranno dunque permettere la costruzione di una anca dati geografica in cui vi sia coerenza nelle relazioni spaziali e funzionali tra le informazioni relative alle forme del rilievo e le informazioni geologico-strutturali, così come deve essere garantita la necessaria coerenza con la ase topografica adottata. MODELLO DATI La legenda è stata strutturata per la raccolta del dato secondo un modello dati di tipo GIS, in cui le informazioni sono rappresentate da elementi geometrici georiferiti relazionati a dati alfanumerici. Lo schema concettuale, riportato nella figura seguente, fa riferimento al formato dati tipo ShapeFile di ArcView \ ArcGIS ed è volutamente semplificato per permettere operativamente l uso anche di applicativi CAD, tramite l opportuno utilizzo dei Layer per rappresentare i singoli tipi e sottotipi. Si noti tuttavia che lo schema permette di implementare anche il modello dati tipo Geodataase di ArcGIS in cui tutti gli attriuti e gli elementi geometrici convivono in un unico dataase relazionale. Taella unica attriuti (opzionale) Codice Identificativo Codice Geomorfologia Descrizione Attriuti elementi puntuali Codice Identificativo Codice Geomorfologia Descrizione Attriuti elementi lineari Codice Identificativo Codice Geomorfologia Descrizione Attriuti elementi poligonali Codice Identificativo Codice Geomorfologia Descrizione Strato degli elementi areali Strato degli elementi puntuali Strato degli elementi lineari Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 3 di 20

4 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana SIMBOLOGIA Un software GIS, e il suo stesso modello dati, generalmente non sono ottimizzati per un allestimento a stampa che garantisca una qualità cartografica professionale ; questo si riflette sulla definizione della simologia dei tipi e sottotipi che necessita di un lavoro oneroso e di un attento esame dei risultati ai fini di una accettaile leggiilità della cartografia cartacea. Pur tenendo conto che la simologia della presente legenda è suscettiile di ottimizzazione, si ritiene comunque utile esplicitare i seguenti concetti: - in generale ogni gruppo di forme dovree avere uno o al massimo due tonalità di colore caratteristiche; - il colore della ase topografica non dovree essere un nero marcato ma una tonalità di grigio sufficientemente leggiile; ciò mette in maggior risalto i colori del tematismo e permette di utilizzare il nero e i colori con assi valori di RGB (i colori scuri ) per la descrizione delle forme; - la campitura di alcune forme ritenute significative dovree presentare caratteristiche di riconosciilità indipendenti dal cromatismo in modo da favorire la leggiilità anche su copie in ianco e nero; - la densità delle campiture deve essere opportunamente valutata per evitare di occultare la ase topografica; - in linea di principio è ene che sia sempre distinguiile la forma rilevata dalla ase topografica adottata, dato che in generale le informazioni riportate su questa non sono attriuite al rilevatore della carta geomorfologica; - nel caso di forme non rappresentaili alla scala di riferimento nella loro dimensione reale è previsto l uso di simologia puntuale. Si sottolinea la necessità di considerare la simologia come una variaile funzione del prodotto cartografico che si vuole ottenere. Tale funzione dipende strettamente dalle potenzialità dello strumento software a disposizione e dalle risorse disponiili per finanziare il lavoro necessario ad ottenere il risultato atteso. In allegato si riporta un esempio di simologia relativo alle forme di versante dovute alla gravità (Gruppo 1), sviluppato con gli strumenti per la simologia di ArcGIS. PRINCIPI DEL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE La struttura generale adottata è di tipo gerarchico aperto con gruppi, sottogruppi, tipi e sottotipi di forme. Gruppo, tipo e sottotipo hanno una proprio codice numerico riconosciile, gruppo e tipo sono sempre presenti, il sottotipo è facoltativo. Nel caso di un numero consistente di forme in un medesimo gruppo sono introdotti, per ragioni operative, dei sottogruppi indicati con un codice alfaetico. Per i gruppi la caratterizzazione è data dall agente geomorfologico dominante sia nella genesi della forma che nella dinamica dell amiente di cui la forma è parte integrante. In ase a questo principio, ad esempio, nel gruppo delle forme fluviali sono comprese anche le opere antropiche che sono state realizzate per interagire con la dinamica fluviale stessa. Per le stesse considerazioni si definiscono otto azioni legate ad agenti geomorfologici. Questi sono contemporaneamente responsaili della genesi della forma e della dinamica dell amiente nella quale la forma si evolve ed interagisce e ad essi corrispondono otto gruppi specifici: Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 4 di 20

5 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana Gruppo 1: Forme di versante dovute alla gravità; Gruppo 2: Forme fluviali e forme di versante dovute al dilavamento; Gruppo 3: Forme carsiche e pseudocarsiche; Gruppo 4: Forme glaciali; Gruppo 5: Forme eoliche; Gruppo 6: Forme ed elementi emersi di origine marina, lagunare e lacustre; Gruppo 7: Forme vulcaniche; Gruppo 8: Forme antropiche. I sottotipi, così come gli eventuali nuovi tipi, possono essere implementati dai singoli autori in ase alla tipologia di amiente o a particolari scopi del lavoro in oggetto. In tutti i casi dovrà essere posta la massima attenzione al fine di evitare che i nuovi inserimenti si sovrappongano come significato a tipi già esistenti determinando difficoltà interpretative nell utilizzatore. Di contro il rilevatore potrà sfruttare solo parte dei tipi elencati; anche in questo caso dovrà essere valutato attentamente se eventuali semplificazioni nella classificazione possono determinare incertezze di lettura o di interpretazione. CODIFICA La codifica è di tipo alfanumerico ed è attriuita secondo il modello gerarchico proposto. Come già detto, gruppo, tipo e sottotipo hanno una proprio indice numerico univoco all interno dei rispettivi livelli gerarchici, mentre il sottogruppo è contrassegnato da una lettera. I tre livelli sono separati da un punto e il risultato è un codice univoco per ogni forma, come nel seguente esempio: Livello I II III Codice Gruppo Sottogruppo Tipo Sottotipo Forme di versante dovute alla gravità Forme di denudazione e di accumulo Accumulo di frana di scorrimento attiva Indice 1 a.4.1 1a.4.1 Eventuali ulteriori tipi e sottotipi dovranno rispettare questa tipologia di codifica. Nel rispetto rigido della codifica proposta, il rilevatore potrà adottare denominazioni semplificate delle forme. La codifica mantiene dovrà mantenere la sequenza proposta. Eventuali modifiche, quali introduzione di nuove voci o eliminazione di voci esistenti, potranno essere effettuate aggiungendo in sequenza nuovi codici o eliminando i presenti senza che essi siano sostituiti (rimarrà in questo caso un vuoto nella sequenza). In tutti i casi è opportuno riferirsi al numero di versione della legenda per la corretta lettura dei codici. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICO-NORMATIVI Per l elaorazione della presente legenda è stato consultato un numero consistente di pulicazioni ed elaorati alcuni dei quali inediti. Tutti in linea generale rientrano nella iliografia a supporto delle norme o dei documenti elencati di seguito o fanno implicitamente riferimento ad esse. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 5 di 20

6 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana DPCM 29 settemre Atto di indirizzo e coordinamento per l individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all art.1, commi1 e 2, DL 180\98; DGRT 94/ Direttiva concernente le indagini geologico-tecniche di supporto alla pianificazione uranistica; Autorità di Bacino del Fiume Arno e Università toscane (1999) - Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico per prolemi di stailità dei versanti, secondo quanto previsto dal DL 180/98; Servizio Geologico Nazionale, SGN (1994) Linee guida per il rilevamento della Carta Geomorfologica d Italia alla scala 1:50.000; - International Geotechnical Socities UNESCO Working Party for World Landslide Inventory (1993) Multilingual Glossary for Landslides ( Dizionario Internazionale delle Frane ); - Autorità di Bacino del Fiume Arno e Dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Firenze (in corso) - Programma comune per l integrazione e l aggiornamento della cartografia del rischio da frana nel Piano di acino; - Servizio Geologico Nazionale (2002) Progetto IFFI: Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia; - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, GNDCI (2000) - Progetto SCAI: Atlante dei Centri Aitati Instaili della Toscana; - Autorità di Bacino del Fiume Serchio (2000) Carta della franosità del acino del fiume Serchio; - Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche e Autorità di Bacino del Fiume Arno (1992) La dinamica fluviale dell Arno. Per la definizione delle voci in legenda è in corso di redazione un glossario dettagliato, in cui saranno esplicitati i relativi riferimenti iliografici. Tuttavia, per alcune voci, si è preferito chiarire l amito di validità e/o il significato delle stesse nelle note a piè di pagina. CLASSIFICAZIONE DELLE FORME GRUPPO 1: FORME DI VERSANTE DOVUTE ALLA GRAVITÀ Particolare cura è stata posta nel considerare lo stato di attività dei dissesti franosi per la loro intrinseca importanza nella definizione della pericolosità e del grado di rischio relativo. Tuttavia, dal confronto degli elaorati indicati al paragrafo precedente, si è rilevata una sostanziale difficoltà nel definire questa voce; in particolare risulta gravoso individuare oggettivamente il limite tra stato attivo e stato inattivo e, una volta definito questo, stailire correttamente, per l intera forma individuata, la sottoclasse dello stato di attività (attiva s.s., riattivata, sospesa, quiescente, stailizzata naturalmente o artificialmente, relitta) 1. In assenza di misure strumentali o di indagini multitemporali i parametri di riferimento riportati in iliografia di rado sono facilmente individuaili e, una volta definiti, stimaili con sufficiente approssimazione. Pertanto, nella definizione dello stato di attività ci si è asati sul principio della presenza o assenza di evidenze morfologiche, o indicatori cinematici, che manifestano l esistenza di un dissesto in atto. Tali indicatori possono essere rilevati dallo studio delle foto aeree e dall osservazione di campagna, eventualmente sostenuti da considerazioni di ordine geotecnico 1 A rigore il Dizionario Internazionale delle Frane individua 4 classi (attiva, riattivata, sospesa e inattiva) e 4 sottoclassi della sola classe inattiva (quiescente, stailizzata artificialmente, sta. naturalmente e relitta). Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 6 di 20

7 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana legate ad evidenze e conoscenze facilmente reperiili. In ase al concetto di presenza \ assenza lo stato di attività è stato pertanto individuato da sole due voci: attivo \ inattivo 2. Lo stato attivo si identifica in forme riconosciute come unità morfologicamente discrete, la cui superficie sia interessata in misura rilevante da evidenze morfologiche, ovvero da indizi di movimenti che si sono verificati entro un intervallo di tempo tale per cui i processi naturali o le attività antropiche ordinarie non ne hanno oliterato le evidenze 3. Appartengono a questa classe gli stati di attività classificati nel Dizionario Internazionale delle Frane come frane attive, riattivate e sospese. Lo stato inattivo si identifica in forme riconosciute come unità morfologicamente discrete, la cui superficie non sia interessata dalle evidenze dello stato attivo sopra descritte. Si può trattare di frane totalmente stailizzate o di corpi di frana relitti. Questa classe coincide con l analoga classe definita nel Dizionario Internazionale delle Frane senza ulteriore distinzione nelle sottoclassi quiescenti, stailizzate (naturalmente o artificialmente) e relitte. Evidenze ed indicatori dovranno essere osservaili in ase all analisi di foto aeree coadiuvate dal rilevamento a terra; altre fonti d informazione (iliografia, notizie orali, cartografia, anche dati, misure strumentali etc.) dovreero essere considerate in seconda approssimazione a supporto ed integrazione delle evidenze della fotointerpretazione e della campagna. Particolare attenzione dovrà essere posta nel valutare le situazioni in cui misure strumentali ed evidenze di campagna sono in contrasto. E stata inoltre definita la tipologia area potenzialmente instaile. Essa permette di rappresentare quelle aree che mostrano condizioni ed evidenze geomorfologiche tali da indicare una possiile instailità per camiamenti, anche limitati, dei valori delle forze in gioco. Come indicatori di questa tipologia vanno considerati modesti sintomi gravitativi localizzati o tali da non permettere la constatazione di uno stato di attività dell intera forma. Vanno inoltre considerate le analogie con condizioni geologiche, morfologiche e di uso del suolo che, nel medesimo amiente, hanno coinciso con il verificarsi di un dissesto. In conclusione quale definizione oggettiva generale si considera come area potenzialmente instaile quella per cui si verificano valori del coefficiente di sicurezza prossimi all unità. Le frane quiescenti, definite come tali in ase all assenza di un attività certa per tutto il corpo di frana e per la presenza di segni localizzati di dissesto, saranno identificate come corpo di frana inattivo al cui interno potranno essere delimitate singole aree o punti potenzialmente instaili. Le frane definiili come relitte, antiche o paleofrane, sono rilevaili per la persistenza di elementi morfologici riconduciili a condizioni geomorfologiche e climatiche sensiilmente diverse dalle attuali. Data la difficoltà oggettiva nel determinarne l esistenza, la reale morfologia e le interazioni con le altre forme, è scelta del rilevatore segnalarne la presenza, valutando lo stato inattivo della forma e ponendo attenzione nel delimitare al suo interno le eventuali aree potenzialmente instaili, nonché frane attive o frane inattive più recenti. Si tenga presente che la tipologia area potenzialmente instaile può geograficamente sovrapporsi, in parte o totalmente, alle tipologie classificate come inattive o essere geograficamente indipendente, secondo il seguente schema concettuale: 2 La stessa suddivisione è stata utilizzata dal GNDCI nella redazione dell Atlante dei Centri Aitati Instaili della Toscana e dal SGN nelle Linee guida per il rilevamento della Carta Geomorfologica d Italia. 3 Si noti che operativamente è fuorviante indicare un intervallo temporale massimo preciso. Infatti nell amiente preso in considerazione l andamento dei cicli stagionali, le differenze geologiche, morfologiche e di uso del suolo non permettono di stimare univocamente la capacità di persistenza delle evidenze. L analisi multitemporale di foto aeree può fornire indicazioni utili in proposito. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 7 di 20

8 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana Insieme forme attive Insieme forme inattive Insieme aree potenzialmente instaili Per la definizione della tipologia dei fenomeni franosi si è fatto riferimento alla classificazione di Cruden & Varnes (1994) che costituisce un aggiornamento della classificazione di Varnes (1978). SOTTOGRUPPO a: FORME DI DENUDAZIONE E DI ACCUMULO 1a.1 Orlo di distacco di frana, ciglio di svuotamento o arretramento 4 1a.1.1 attivo 1a.1.2 inattivo 1a.2 Orlo di scarpata di degradazione 5 1a.3 Accumulo di frana di crollo o rialtamento 6 1a.4 Accumulo di frana di scorrimento 7 1a.4.1 attiva 1a.4.2 inattiva 1a.5 Accumulo di frana per colamento 8 1a.5.1 attiva 1a.5.2 inattiva 4 Non viene attriuita a questa voce alcuna tipologia di frana, attriuto proprio delle forme areali. 5 Rientrano in questa categoria anche le scarpate attive per caduta di detriti. Questa voce viene utilizzata quando è assente o comunque non cartografaile una forma di deposito gravitativo riconduciile ad un movimento franoso; vi possono essere quindi forme quali falde o coni di detrito (senza distinzioni granulometriche). Si ponga attenzione alle differenze tra questa forma e la voce Orlo di scarpata che compare nel gruppo 2: camia l agente geomorfologico dominante. 6 Per definizione una frana di crollo o rialtamento non può avere uno stato attivo, tuttavia sarà cura del rilevatore segnalare le aree potenzialmente instaili del versante interessato dal fenomeno e dell accumulo di frana qualora non sia totalmente stailizzato. 7 I termini scivolamento e scorrimento sono da considerarsi sinonimi. 8 Comprende anche le colate per trasporto di massa (deris-flow e mud-flow). L eventuale distinzione tra colamento rapido e lento è lasciato alla scelta del rilevatore. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 8 di 20

9 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 1a.6 Accumulo di frana complessa 9 1a.6.1 attiva 1a.6.2 inattiva 1a.7 Fenomeno gravitativo indifferenziato non cartografaile 1a.7.1 attivo 1a.7.2 inattivo 1a.8 Area a franosità diffusa 10 1a.9 Area interessata da deformazioni plastiche o instailità da processi gravitativi superficiali 11 1a.9.1 soliflusso 1a.9.2 soil creep 1a.10 Area depressa 12 1a.11 Area potenzialmente instaile 13 1a.12 Detrito di versante 14 1a.13 Ammasso, locco o insieme di locchi litoidi in posizione alloctona 15 SOTTOGRUPPO : ELEMENTI CONNESSI ALLE OPERE UMANE 1.1 Opera di difesa attiva flessiile gaionata rete La tipologia frane complesse deve essere utilizzata solo nel caso in cui due o più tipologie hanno un importanza analoga. In questo caso il rilevatore può indicarne la tipologia, mentre nel caso si aia una tipologia nettamente prevalente è questa a determinarne la classificazione. 10 Area ad alta densità di frane prevalentemente attive singolarmente non cartografaili. 11 In un'unica tipologia sono indicate tutte quelle aree in cui vi sono segni evidenti di dissesti gravitativi superficiali sia di stile prettamente plastico sia cominati con altri stili geomeccanici (crolli, deformazione di taglio superficiali, liquefazione), possono essere accompagnati da segni di erosione anche importanti. 12 Vengono incluse in questa tipologia le aree depresse a seguito di collasso gravitativo o le aree in contropendenza con difficoltà di deflusso idrico. Sono escluse le depressioni originate da cause antropiche (susidenza per emungimenti, crolli di cavità antropiche) 13 Si raccomanda di leggere attentamente il testo per il significato di questa voce. 14 Il detrito non ha una definizione granulometria precisa. Discriminante è solo l agente che ne ha determinato l accumulo e pertanto il detrito di versante può essere costituito anche solo da argille o saie. 15 Con questa voce si indicano anche porzioni rilevanti di formazioni rocciose coinvolte dal movimento che aiano mantenuto un assetto unitario. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 9 di 20

10 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 1.2 Opera di difesa attiva rigida muro palificata Opera di drenaggio Pozzo strutturale trincea Opera di difesa passiva rete paramassi GRUPPO 2: FORME FLUVIALI E FORME DI VERSANTE DOVUTE AL DILAVAMENTO Rientrano in questa categoria tutte le forme in cui le caratteristiche dominanti sono dovute all azione diretta dell acqua in movimento, sia essa incanalata che dispersa. Inoltre vi sono comprese le forme antropiche strettamente finalizzate ad interagire con la dinamica fluviale e quindi in interazione diretta con la dinamica d alveo. Non sono esplicitate forme che descrivono la condizione ordinarie nei nostri amienti (come ad esempio le vallecole con profilo a V). SOTTOGRUPPO a: FORME DI EROSIONE 2a.1 Forra 2a.2 Alveo in approfondimento 16 2a.3 Incisione, solco da ruscellamento concentrato 17 2a.4 Vallecola a conca 18 2a.5 Vallecola a fondo piatto 2a.6 Area in erosione superficiale per dilavamento prevalentemente diffuso 19 2a.6.1 naturale (anomala) 2a.6.2 antropica (accelerata) 16 Segmento del reticolo di drenaggio permanente che mostra segni freschi di approfondimento, anche in presenza di depositi se questi sono temporanei. 17 Incisione dovuta a ruscellamento concentrato: non può essere oliterata facilmente dalle normali lavorazioni o da limitati camiamenti morfologici locali, interessa generalmente il sustrato gully erosion. 18 Superficie caratterizzata da processi di deposizione \ colluviamento tali da determinare una forma del fondo peculiare e en definita, talora creatasi anche per azione antropica. 19 Si considerano solo le superfici in erosione in cui non vi sia più equilirio tra pedogenesi o deposizione e asportazione di sedimento, viene quindi esclusa l'erosione di ase o "geologica". A questa voce fanno riferimento i fenomeni di sheet erosion e rill erosion. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 10 di 20

11 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 2a.7 Area in erosione profonda per dilavamento prevalentemente concentrato 20 2a.7.1 naturale (anomala) 2a.7.2 antropica (accelerata) 2a.8 Calanco 21 2a.9 Fenomeno di erosione indifferenziata non cartografaile arealmente 2a.10 Orlo di scarpata 22 2a.11 Orlo di terrazzo di origine fluviale 23 2a.12 Zona golenale 2a.13 Canale di magra 2a.14 Paleoalveo 2a.14.1 incassato rispetto al piano di campagna 2a.14.2 traccia sul piano di campagna 2a.15 Area interessata da inondazione 24 2a.16 Rotta arginale 2a.16.1 localizzata 2a.16.2 distriuita 2a.17 Tracimazione 2a.17.1 localizzata 2a.17.2 distriuita 2a.18 Limite di alveo 2a.18.1 piena ordinaria (Tempo di ritorno annuale) 2a.18.2 piena straordinaria (Tempo di ritorno decennale) 2a.19 Tratto spondale soggetto ad erosione laterale 25 2a.20 Frana di sponda 20 A questa voce fanno riferimento i fenomeni di gully erosion.. 21 Area in erosione per dilavamento con concentrazione estrema dei fenomeni e degli effetti. 22 Rientrano in questa voce tutte le scarpate legate a condizioni stratigrafiche/ litologiche, tettoniche e strutturali. Date le premesse a questa legenda questa tipologia di forma si considera legata in prevalenza ad un amiente geomorfologico caratterizzato da processi di erosione per dilavamento. 23 Forma legata all azione fluviale esterna all alveo attivo. 24 Indicare l anno dell evento e, se noto, il attente d acqua. 25 Alveo attivo o sponda di alveo attivo in cui l erosione degli argini è evidente, può essere oliterata dalla simologia lineare della corona di frana di sponda. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 11 di 20

12 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 2a.20.1 attiva 2a.20.2 inattiva 2a.21 Cascata o salto d acqua SOTTOGRUPPO : FORME DI ACCUMULO 2.1 Conoide alluvionale o di deiezione attivo stailizzato 2.2 Tratto spondale in avanzamento per deposizione 2.3 Tratto fluviale pensile 2.4 Barra in alveo attiva inattiva nuda inattiva vegetata inattiva arorata 2.5 Deposito di esondazione o di rotta 2.6 Argine naturale 2.7 Traccia di dosso fluviale 2.8 Area depressa in pianura alluvionale 2.9 Colmata SOTTOGRUPPO c: ELEMENTI CONNESSI ALLE OPERE UMANE 2c.1 Argine 2c.1.1 Difesa di sponda 2c.1.2 muro 2c.1.3 muro con funzioni di argine 2c.1.4 gaionata 2c.1.5 scogliera 2c.1.6 pennello 2c.2 Briglia o opera trasversale 2c.2.1 a occa tarata 2c c.3 Botte Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 12 di 20

13 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 2c.4 Diga 2c.4.1 in terra 2c.4.2 muraria 2c.4.3 in calcestruzzo 2c.4.4 in scogliera 2c.5 Opera di presa per derivazione 2c.6 Opera di immissione o restituzione 2c.7 Cassa di esondazione o laminazione (superficie delimitata ad argini e opere di presa e restituzione) 2c.8 Ponte 26 2c.9 Rudere di opere in alveo 2c.10 Canale GRUPPO 3: FORME CARSICHE E PSEUDOCARSICHE 3.1 Dolina o uvala 3.2 Campo di doline 3.3 Campi solcati (karren) 3.4 Pietraia carsica (griza) 3.5 Bordo di polje 3.6 Superficie spianata (ljut) 3.7 Canyon fluvio-carsico 3.8 Valle cieca 3.9 Valle chiusa 3.10 Valle secca 3.11 Inghiottitoio 3.12 Ingresso di cavità, grotta o aisso 3.13 Pozzo prevalentemente di crollo 3.14 Bordo di voragine o area di sprofondamento di origine complessa GRUPPO 4: FORME GLACIALI 4.1 Orlo di circo 26 Viene indicato solo se interagisce con la dinamica fluviale. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 13 di 20

14 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 4.2 Contropendenza di esarazione 4.3 Lago di origine glaciale 4.4 Cresta morenica GRUPPO 5: FORME EOLICHE 5.1 Cordone dunare staile in avanzamento in erosione 5.2 Cresta di duna 5.3 Depressione interdunale GRUPPO 6: FORME ED ELEMENTI EMERSI DI ORIGINE MARINA, LAGUNARE E LACUSTRE SOTTOGRUPPO a: FORME DI DENUDAZIONE E DI ACCUMULO 6a.1 Costa assa (spiaggia) 6a.1.1 in avanzamento 6a.1.2 in arretramento 6a.1.3 staile 6a.2 Costa alta (falesia o ripa di erosione) 6a.2.1 alla attigia 6a.2.2 arretrata 6a.3 Antica linea di costa 27 6a.4 Grotta 6a.5 Faraglione, scoglio isolato 6a.6 Spianata di arasione 6a.6.1 con deposito 6a.6.2 su roccia 6a.7 Tomolo 28 6a.8 Stagno, acquitrino, zona palustre, laguna costiera 6a.8.1 perenne 6a.8.2 stagionale 27 Indicare l eventuale datazione. 28 Si riferisce al senso più limitato del termine, ovvero cordone litoraneo sormontato da dune che congiunge un isola con la costa. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 14 di 20

15 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 6a.9 Deposito di tora 6a.10 Bocca lagunare 6a.11 Canale lagunare e canale di marea 6a.12 Antico limite di acino lagunare SOTTOGRUPPO : ELEMENTI CONNESSI ALLE OPERE UMANE 6.1 Opere portuali 6.2 Pontili Foce fluviale con sponde anchinate o arginate 6.4 Opera di difesa costiera sommersa emersa 6.5 Argini di conterminazione o simili arretrate rispetto alla linea di riva 6.6 Aree d immissione di materiali per ripascimento GRUPPO 7: FORME VULCANICHE 7.1 Orlo di cratere 7.2 Cratere magmatico freatico freatomagmatico 7.3 Centro eruttivo 7.4 Fessura eruttiva o crepaccio 7.5 Limite di depressione vulcano tettonica 7.6 Grotta 7.7 Cupola lavica intera sfondata 7.8 Colata lavica 7.9 Colata di lava a locchi 7.10 Orlo di grande parete 29 Strutture isolate generalmente non adiite a funzioni portuali. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 15 di 20

16 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 7.11 Dicco o filone rilevato depresso 7.12 Manifestazione gassosa alta temperatura assa temperatura 7.13 Soffione 7.14 Paleolagoni 30 GRUPPO 8: FORME ANTROPICHE Area uranizzata area prevalentemente industriale\commerciale area prevalentemente residenziale 8.2 Area in trasformazione Area con terrazzamento a muretti o gradoni integri degradati 8.4 Orlo di scarpata artificiale integro degradati 8.5 Cava o miniera attiva aandonata ripristinata o recuperata 8.6 Discarica discarica controllata 30 Cratere freatico a lungo sede di lago termale, prosciugato per aattimento artificiale della piezometrica. 31 Forme generate e sottoposte all azione di agenti di natura prevalentemente antropica. 32 L area minima per le aree uranizzate non deve essere inferiore a tre volte l unità cartografaile minima (~ 100 mm 2 sulla carta pari a ~ 1 ettaro sul terreno). 33 Aree interessate da trasformazioni antropiche temporanee o permanenti, come ad esempio aree di cantiere, movimenti terra per opere viarie, costruzioni o altro. E possiile specificare dei sottotipi. 34 Aree ad alta densità di forme singolarmente non cartografaili. 35 Rientrano in questa voce i tagli stradali, i singoli muretti a secco o qualsiasi altra scarpata di origine artificiale non diversamente classificaile. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 16 di 20

17 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana discarica ausiva o aandonata 8.7 Infrastrutture stradali o ferroviarie tracciato in rilevato tracciato in trincea 8.8 Accumulo di materiale di riporto 8.9 Area in susidenza 36 Infrastrutture rilevate o incassate sul piano di campagna in misura tale da costituire arriera o via preferenziale per il deflusso delle acque. Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 17 di 20

18 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana ALLEGATO: IPOTESI DI SIMBOLOGIA GRUPPO 1, SOTTOGRUPPO FORME DI DENUDAZIONE E DI ACCUMULO 1a.1 Orlo di distacco di frana, ciglio di svuotamento o arretramento 1a.1.1 attivo (rosso scuro) 1a.1.2 inattivo (verde scuro) 1a.2 Orlo di scarpata di degradazione (arancio) 1a.3 Accumulo di frana di crollo o rialtamento 1a.4 Accumulo di frana di scorrimento 1a.4.1 attiva (rosso) 1a.4.2 inattiva (verde) Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 18 di 20

19 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 1a.5 Accumulo di frana per colamento 1a.5.1 attiva (rosso) 1a.5.2 inattiva (verde) 1a.6 Accumulo di frana complessa (indicare i due movimenti prevalenti) 1a.6.1 attiva (rosso) 1a.6.2 inattiva (verde) 1a.7 Fenomeno gravitativo indifferenziato non cartografaile (nero) 1a.7.1 attivo (rosso) 1a.7.2 inattivo (verde) 1a.8 Area a franosità diffusa (rosso) 1a.9 Area interessata da deformazioni plastiche o instailità da processi gravitativi superficiali (rosso) 1a.10 Area depressa (nero) Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 19 di 20

20 Autorità di acino del Fiume Arno Ordine dei Geologi della Toscana 1a.11 Area potenzialmente instaile per fenomeni gravitativi (arancio) 1a.12 Detrito di versante (arancio) 1a.13 Ammasso, locco o insieme di locchi litoidi in posizione alloctona (arancio) Legenda_AdBOGT2_1.doc Pagina 20 di 20

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