Il paesaggio dell Appennino emiliano-romagnolo (con particolare riferimento ai gessi) (ultima lezione in aula: continuate a sopportarmi )

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1 Il paesaggio dell Appennino emiliano-romagnolo (con particolare riferimento ai gessi) (ultima lezione in aula: continuate a sopportarmi )

2 Il bosco e le attività umane tradizionali

3 I boschi più comuni nel nostro Appennino sono costituiti da latifoglie. A quote basse prevalgono querceti misti; a quote più alte le faggete. L uomo ha da sempre sfruttato i boschi. Se i tagli sono stati pesanti e ripetuti, il bosco è oggi ridotto a ceduo: da una ceppaia partono numerosi polloni che porteranno a nuove piante; il fusto è ridotto; l albero è basso. Si tratta di boschi degradati

4 Se gli alberi sono nati da seme e se i tagli sono stati fatti con criterio, abbiamo invece fustaie (boschi d alto fusto), come ad es. le Foreste Casentinesi (FC)

5 L uomo ha sfruttato i boschi per ricavarne legname oppure carbone da legna

6 Grande importanza avevano in passato i castagneti. Qui Castel del Rio (BO)

7 Un metato (essiccatoio per le castagne), necessario per prolungare la loro conservazione

8 I calanchi Argille Azzurre (Modenese, Romagna). Argille Scagliose (Bolognese). Qui appennino imolese (BO) Nella foto i calanchi dell Abbadessa

9 Contrafforte pliocenico (Monte Adone, Rupe di Sasso Marconi, Livergnano)

10 Monte Giovo (Alto Appennino modenese). Morfologie glaciali

11 I gessi emiliano-romagnoli

12 Le aree gessose sono relativamente rare in Italia: in EmiliaRomagna ne esistono solo 5.

13 Come e quando si sono formati i gessi? Sappiamo che ancora oggi il gesso si deposita per evaporazione sul fondo di bacini marini poco profondi, un po come succede al sale (Cloruro di Sodio) nelle saline (ad es. a Cervia). La stessa cosa, in base al principio dell Attualismo, è avvenuta per i gessi nel passato geologico.

14 Tra 6 e 5,5 milioni di anni fa (Miocene; Messiniano) il mare Mediterraneo cessò di essere in comunicazione con l Atlantico e le acque del suo bacino non furono più sufficienti a bilanciare quelle perse per evaporazione. Si instaurò cioè quella che viene detta una Crisi di Salinità : il Mediterraneo si disseccò almeno parzialmente, e sul suo fondo si depositarono centinaia e centinaia di metri di gesso (quella che i geologi chiamano Formazione Gessoso-solfifera). Successivamente questi depositi si sono innalzati per orogenesi dal fondo del mare, andando così a formare il nostro Appennino.

15 Se gli scienziati nei decenni scorsi ipotizzarono un disseccamento pressochè totale del Mediterraneo (come rappresentato in figura), oggi si pensa ad un disseccamento più contenuto, con un abbassamento del livello del mare di metri.

16 Si trattò in poche parole di un immensa catastrofe ecologica: il Mediterraneo di quel tempo doveva assomigliare all odierno Mar Morto in Israele

17 oppure all odierno lago d Aral in Asia Centrale, dove però la crisi di salinità è dovuta a motivi antropici

18 Guardando i gessi possiamo facilmente accorgerci come essi siano fatti a strati : ogni strato (banco) di gesso corrisponde ad un ciclo di disseccamento. Ciò significa che il Mediterraneo si è disseccato ciclicamente più volte.

19 Perché nel Messiniano il Mediterraneo andò ciclicamente in Crisi di Salinità, depositando gesso? La prima ipotesi elaborata dagli studiosi fu di tipo tettonico: lo stretto di Gibilterra si sarebbe periodicamente sollevato facendo da argine e separando Mediterraneo ed Atlantico. L ipotesi oggi più accettata è invece quella di ripetuti abbassamenti del livello marino a livello globale, a loro volta collegati a periodi di deterioramento climatico controllati dalla Precessione, movimento astronomico di lungo periodo (circa anni)

20 Il gesso inoltre ha una particolarità: è un minerale solubile (in altre parole si scioglie parzialmente in acqua). Ogni litro di acqua scioglie infatti circa 2 grammi di gesso. Tale fenomeno chimico di dissoluzione dà origine ai fenomeni carsici. Il termine carsismo deriva da Carso, una regione tra Italia e Slovenia dove tali fenomeni sono molto comuni.

21 I fenomeni carsici si dividono tra superficiali (o epigei) e sotterranei (o ipogei). Tra primi ricordiamo le doline, piccole valli troncoconiche o a forma di imbuto sul cui fondo si aprono gli inghiottitoi (cioè le imboccature delle grotte);

22 Tra i fenomeni carsici sotterranei ricordiamo invece le grotte (o sistemi carsici), spesso concrezionate.

23 Schema ideale di un sistema carsico. La cavità di entrata delle acque è detta inghiottitoio; quella di uscita risorgente.

24 Ad oggi sono diverse centinaia le grotte regolarmente censite nei gessi emiliano-romagnoli. Il loro studio è affidato ai Gruppi Speleologici locali, affiliati alla Federazione Speleologica Regionale dell Emilia-Romagna. Ogni anno vengono scoperte nuove grotte. Lo scopritore ha l onore di battezzarle. Se ormai non è più possibile fare l esploratore in Africa o America, è possibile farlo nelle nostre grotte nei gessi!! Sino a qualche anno fa proprio nella Vena del Gesso romagnola era localizzata la grotta più profonda al mondo nei gessi, l Abisso F10 presso Monte Mauro.

25 I valori scientifici dei gessi non finiscono qui! Grazie alle loro morfologie, essi possiedono una flora molto diversificata: sulle pareti verticali del versante sud troviamo specie mediterranee; sul versante nord abbiamo invece specie di ambiente fresco-umido, a volte addirittura montano. Vegetazione della Vena del Gesso in sezione

26 Esempi di specie vegetali mediterranee attestate sul versante sud della Vena del Gesso: il terebinto (della stessa famiglia del pistacchio) ed il cisto rosa

27 Due specie vegetali da ambiente fresco-umido, attestate sul versante nord della Vena: la lingua cervina (a sx) ed il borsolo (a dx)

28 Anche la fauna dei gessi è interessante: gli animali più caratteristici sono sicuramente i pipistrelli (nella foto una colonia).

29 Tra gli insetti, nella Vena del Gesso sono state scoperte specie nuove per la Scienza: si tratta di coleotteri ipogei anoftalmi, vale a dire con occhi atrofizzati perché inutili alla vista nell oscurità

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