Omelia per la traslazione dell Urna di San Pio e la consacrazione dell Altare (San Giovanni Rotondo, 19 aprile 2010)

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Sebastiano Gianni
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1 Omelia per la traslazione dell Urna di San Pio e la consacrazione dell Altare (San Giovanni Rotondo, 19 aprile 2010) 1. Con cuore grato e riconoscente al Signore, saluto tutti voi, fratelli e sorelle! Saluto i Confratelli nell episcopato, che hanno voluto condividere questo momento di grazia; saluto il Vicario Generale dei Frati Minori Cappuccini, venuto appositamente da Roma, i Frati Capitolari della Provincia religiosa di Sant Angelo e Padre Pio; tutti i sacerdoti qui convenuti, i religiosi e le religiose; le autorità civili e militari; gli ammalati ed il personale di Casa Sollievo della Sofferenza; gli aderenti ai Gruppi di Preghiera e tutto il popolo santo di Dio, quello presente in questa Chiesa e quanti ci seguono attraverso la televisione.

2 Carissimi, il Signore Risorto, «Gesù Cristo lo stesso ieri, oggi e in eterno» (Ebr 13,8) è Lui, che ci raduna e ci abilita a celebrare le meraviglie di Dio! Noi siamo i chiamati, fratelli e sorelle! Siamo Chiesa che si raduna attorno a Cristo. Questo altare, che tra poco consacreremo, è segno di Cristo, pietra viva. Su questo altare, Cristo stesso si farà presente nel mistero dell Eucaristia. Accanto a questo altare riposerà Padre Pio, un uomo che ha edificato la sua esistenza proprio sulla Roccia, che è Cristo Signore. Nell Eucaristia, la Chiesa ritorna ancora una volta alla sorgente per abbeverarsi, come la Samaritana del Vangelo, e riscopre il suo Signore, lo riconosce, lo canta e lo adora. L altare ci ricorda che la Chiesa nasce e si edifica sulla Roccia che è Gesù Cristo morto e risorto e che dal Costato aperto di Cristo, dalla fenditura nella Roccia, la Chiesa, il Popolo dei battezzati, prende vita e nutrimento Fratelli e sorelle, quanto stiamo celebrando ci è reso più luminoso dalla testimonianza di Padre Pio. Un battezzato, un figlio della Chiesa che ha saputo riconoscere le sue radici in Cristo e proprio dal Costato di Cristo, dalla fenditura nella Roccia, ha saputo trarre nutrimento, forza, rifugio e riposo. È dal Cuore di Cristo

3 che si può attingere la vera carità, il vero amore! E questo amore è il vincolo che ci tiene uniti a coloro che ora vivono completamente immersi nel cuore di Dio. L abbiamo ascoltato nella prima lettura. San Giovanni ci ha ricordato che nella vita eterna i santi offrono le loro preghiere sull altare d oro posto innanzi al trono dell Altissimo. Offrono le loro parole d amore. Perché questo sono le preghiere: parole d amore. «I santi ha scritto Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica Deus caritas est hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri. Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi però vivono dell'amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo» (DCE, 18). Fin qui la citazione del Papa. E al Santo Padre vada in questo momento il nostro filiale pensiero, nel V anniversario del suo Pontificato. Al Papa Benedetto XVI, desideriamo esprimere la nostra solidarietà e vicinanza, confermando i nostri vincoli di affetto devoto e di profonda comunione. A lui assicuriamo la nostra preghiera e la nostra gratitudine per il suo illuminato magistero e la cristallina sua testimonianza. E lo vogliamo dire con le parole che Padre Pio rivolse a 3

4 Papa Paolo VI in tempi altrettanto difficili come i nostri. Così scrisse Padre Pio: Santità, so che il vostro cuore soffre molto in questi giorni per le sorti della Chiesa... Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, quale piccolo ma sincero pensiero dell ultimo dei vostri figli, affinché il Signore vi conforti con la sua grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella difesa dell eterna verità, che mai si cambia col mutar dei tempi (Lettera del 12 settembre 1968, Epistolario IV p. 13) Miei Cari, durante la Celebrazione consacreremo l altare di questa chiesa perché questo diventi il luogo dell «incontro col Signore eucaristico» (DCE, 18). Perché qui ogni fedele possa abbeverarsi alla sorgente dell amore, che è Cristo, per vivere di amore, come ha vissuto Padre Pio. Perché questo diventi luogo non solo di culto a un Santo, ma principalmente luogo di adorazione a Dio, che lo abbiamo ascoltato nel Vangelo - vuole essere adorato «in spirito e verità» (Gv 4,24). Quello che stiamo per compiere è un rito antico, che risale al Vecchio Testamento. Ne troviamo espressione e significato nei libri dei Numeri, dei Re e dei Maccabei. La stessa preghiera di consacrazione dell altare fa memoria di una lunga storia che parte da Noè e, attraverso Abramo e Mosè, giunge a Cristo. Perché Lui è al tempo stesso Pontefice Sommo (Cfr. Eb 4,14), Altare

5 vivente del tempio celeste (Cfr. Eb 13,10), Agnello immolato (Cfr. Ap 5,6). Per antica tradizione, divenuta obbligo con il Secondo Concilio di Nicea (cfr. can. VII), nell altare vengono collocate le reliquie dei martiri. Ecco perché noi abbiamo voluto unire questo rito con la traslazione del corpo di san Pio da Pietrelcina che, dopo essersi offerto come vittima al Signore, è divenuto martire sino alla fine dei suoi giorni. Ma, per quanto possa essere grande la nostra devozione verso il Santo, dobbiamo comprendere che non sono i corpi dei martiri che onorano l altare, ma è l altare che dà prestigio al sepolcro dei martiri. Il martirio e la santità, infatti, traggono principio e significato solo dal sacrificio di Cristo. La stessa traslazione, dunque, acquista valore con la dedicazione dell altare, così come la nuova collocazione di Padre Pio acquista significato nella vita di Cristo e dalla vita di Cristo di cui ci parla in maniera eloquente questa luminosa cripta. Siamo in un angolo di Paradiso. Non solo per la bellezza artistica dei mosaici, che esprimono un livello alto di arte, ma perché qui tutto ci parla di Gesù! Anzi, qui è Gesù che ci parla, riproponendoci con il linguaggio delle immagini il suo Vangelo. 5

6 4. In questo luogo, dunque, ci sentiamo come proiettati verso la Gerusalemme del Cielo, com è definita nel salmo proclamato, dove la nostra partecipazione alla divinità sarà piena, perché il nostro amore sarà pieno, così come lo è già nei santi. Con questa speranza, oggi, sotto questa volta di luce, immersi nella vita di Cristo, raccolti in un luogo pensato per farci percepire almeno un tenue riflesso della vera Luce del paradiso, non possiamo che cantare anche noi: «Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore» (Sal 121). Questo, da oggi in poi, ci ricorderà san Pio da Pietrelcina dalla nuova dimora terrena del suo corpo: la bellezza della vita divina verso la quale tutti dobbiamo camminare con fede, con speranza e, soprattutto, con carità, seguendo il sentiero già percorso da lui. A San Pio abbiamo voluto costruire un sepolcro nuovo, ma desideriamo anche assicurargli che d ora in poi noi stessi vogliamo vivere da uomini nuovi, vogliamo vivere una vita nuova, con propositi nuovi, per scrutare con occhi nuovi le necessità dei fratelli, secondo il comandamento nuovo, quello dell amore, per giungere così a cantare un canto nuovo, il canto dei redenti (cf Sant Agostino). Viviamo, dunque, questo momento come rendimento di grazie al Signore. La nostra gratitudine diventi anzitutto inno di lode, per innalzare i nostri cuori a 6

7 Dio datore di ogni bene e si trasformi anche in carità operosa, affinché con tutto il nostro essere, corpo e anima, possiamo adorare Dio «in spirito e verità» (Gv 4, 24), guardando all esempio di san Pio da Pietrelcina. Egli, che ha vissuto immerso nell amore di Cristo, d ora innanzi ci richiamerà allo stesso amore, rappresentato visibilmente dalla ferita del costato del Risorto, la ferita del cuore, la ferita dell amore, la ferita presentata a coloro che sono deboli nella fede con una esortazione: «Non essere incredulo, ma credente» (Gv 20,27). Voglia assisterci lo stesso san Pio con la sua intercessione. Amen e così sia. 7 Michele Castoro, arcivescovo

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