Rinvenimenti dai recenti scavi delle cd. Terme di Cotilia. Osservazioni e ipotesi su resti animali
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- Claudia Bevilacqua
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1 Rinvenimenti dai recenti scavi delle cd. Terme di Cotilia. Osservazioni e ipotesi su resti animali Francesca Santini I lavori di restauro, 1 effettuati tra maggio e agosto del 2007, hanno previsto la ripulitura di uno degli ambienti voltati, denominato ambiente I, che fanno parte del prospetto orientale del terrazzamento della piscina. Nel liberare l ambiente dall interro si è dovuto procedere allo scavo dei livelli archeologici e sono così venute alla luce quattordici sepolture. Associati a due di queste, la tomba 1 e la tomba 11, collocate nella III fase, 2 orizzonte cronologico tardo-antico posteriore alla metà del sec. V, si sono rinvenuti i resti di due animali. Alla tomba 11 3 (fig. 1) sono legati i resti di un emicranio destro di un esemplare adulto di suino. 4 L età si è dedotta in maniera del tutto indicativa dall eruzione e usura dei denti, che segna oltre i tre anni. 5 Non si è potuto stabilire se si tratti della forma domestica, 6 ossia di un maiale, o della forma selvatica, ossia di un cinghiale; solo in via del tutto ipotetico si può supporre u- na provenienza da bestiame allevato. Alla tomba 1 7 (figg. 2-3) appaiono associati i resti di un unico esemplare giovane di bovino. 8 Il cranio risulta particolarmente frammentato e non molto ben conservato, dello splancnocranio si conservano abbastanza bene le mandibole, 9 mentre i mascellari 10 risultano incompleti, e del neurocranio diversi frammenti. Per quanto riguarda lo scheletro assiale, ovvero il distretto vertebrale, si presenta ancora non fuso, risulta incompleto e anch esso fortemente fratturato. 11 Anche lo scheletro appendicolare mostra le ossa in fase di fusione. Il cinto pelvico è interamente presente e molto ben conservato, del cinto scapolare si conserva parzialmente solo la scapola destra. Gli arti non risultano completi. 12 I resti in definitiva appaiono in buono stato di conservazione nonostante la fragilità delle ossa, dovuta alla tenera età dell esemplare. L età si è stabilita sia dal grado di eruzione e usura dei denti, 13 che indica circa 12 mesi, sia dallo stato di fusione delle epifisi delle ossa lunghe 14 che suggerisce un età ancora più precoce, ovvero tra i 7 e i 10 mesi. Il termine ante quem è fornito dalla non ancora avvenuta fusione del bacino e del processo coracoideo della scapola. I resti non presentano né patologie né alterazioni ossee dovute a malattie o mutilazioni in vita. Dall analisi delle superfici ossee non si osservano tracce di azioni del fuoco mentre sono ben evidenti tracce di macellazione, 15 provocate da strumenti da taglio metallici, come coltelli e oggetti simili alle mannaie 16 e rappresentate sia da strie 17 sia da fendenti. 18 La localizzazione 19 (fig. 4) di queste tracce ha permesso di ricostruire la sequenza delle azioni che hanno visto la macellazione e il depezzamento degli animali. Entrando nello specifico sui due esemplari, sull emicranio del suino è evidente, soprattutto nella porzione posteriore del neurocranio, ovvero sull osso oc- Fig. 1. Tomba 11 e fossa del suino. Fig. 2. Tomba 1 e fossa del bovino. 1
2 RINVENIMENTI DAI RECENTI SCAVI DELLE CD. TERME DI COTILIA. OSSERVAZIONI E IPOTESI SU RESTI ANIMALI Fig. 3. Ambiente I. Planimetria tomba 1 - bovino. cipitale, la traccia di un fendente passante, che ha diviso il cranio in due parti e che presumibilmente ha compromesso la parte più anteriore dello splancnocranio, ovvero il muso. Sui resti, sicuramente più numerosi e più significativi del vitello, si sono invece riscontrate tracce riferibili a diverse azioni, pertinenti a disarticolazione 20 e in prevalenza a scarnificazione. 21 Le tracce riferibili alla disarticolazione si sono riscontrate sul collo della scapola destra, sul metacarpo sinistro, sul margine dell acetabolo del bacino e sulla superficie inferiore di entrambe i condili mandibolari. Per lo stesso scopo ma per azione differente invece si ritrovano su due costole tracce di passanti, inferti al fine di disarticolare le costole dalle vertebre corrispettive, che hanno sezionato al livello della testa articolare e del tubercolo costale (fig. 5). Le tracce ascrivibili alla scarnificazione sono segnalate sul corpo scapolare, sull omero, radio e ulna destri, sul radio sinistro, sui processi spinosi delle vertebre toraciche e lombari ed infine sulle costole (fig. 6). Presumibilmente anche le tracce riscontrate sulle superfici dell ischio e dell ileo sono riconducibili a questo tipo di azione. Fratture probabilmente intenzionali si notano sul quarto distale di entrambe le tibie, che attestano colpi netti e fendenti prodotti da un oggetto pesante e tagliente forse inferti al fine di tagliare i quarti posteriori 22 (fig. 7). Sul radio sinistro si evidenziano tracce analoghe forse per lo stesso scopo. La testimonianza di una preparazione delle carcasse, ovvero di un intenzionale organizzazione del gesto è fornita proprio dalla ricostruzione della sequenza delle operazioni che le tracce di macellazione hanno e- videnziato. Ripercorriamo quindi brevemente le diverse azioni: il bovino prima di essere sepolto fu scuoiato. 23 In seguito si può supporre un depezzamento forse effettuato al livello delle prime vertebre cervicali, delle prime toraciche e delle lombari. 24 È seguita la disarticolazione che, come testimoniano i resti ossei, è avvenuta al livello del bacino, e poi l asportazione dei due quarti posteriori, 25 e del quarto anteriore sinistro. 26 Infine fu privato della massa muscolare, probabilmente secondo i tagli ancora oggi in uso, 27 come dimostrano i numerosi segni precedentemente documentati. Per ciò che concerne i resti ossei del suino, questo rinvenimento appare di più difficile interpretazione, Fig. 4. Localizzazione delle tracce di macellazione sullo scheletro del bovino. 2
3 FRANCESCA SANTINI Fig. 5. Tracce da colpi di fendente sulle teste articolari di due costole. Fig. 6. Tracce di scarnificazione su omero sinistro e particolare. Fig. 7. Tracce da colpi di fendente sul quarto prossimale delle tibie. perché la tomba cui esso appare associato è stata sconvolta da una fossa. Non si può pertanto affermare con assoluta certezza se in origine fossero deposte anche altre parti di questo esemplare o se ciò che abbiamo recuperato rispecchi la volontà originaria del gesto. Si può soltanto supporre che possa aver subìto la stessa sorte del bovino, mentre appare chiara l azione che ha sezionato il cranio in due parti. 28 I resti del bovino hanno mostrato, già nelle fasi di scavo, la parziale connessione anatomica di alcuni distretti scheletrici, permettendo così di sostenere che dopo il recupero della carne, al momento della loro sepoltura, permangono ancora alcuni legamenti e tendini. È pertanto in virtù delle tracce di macellazione riscontrate, della loro localizzazione e della loro funzione, che si diversifica in base alla destinazione delle varie parti, nonché delle osservazioni tafonomiche effettuate in fase di scavo che si nota una volontaria giustapposizione dei diversi distretti scheletrici del bovino. 29 Si può di conseguenza affermare che nella fossa la carcassa non é stata deposta intera e che le ossa erano ancora in parziale connessione anatomica, ma non in connessione reciproca, già disarticolate e private della massa muscolare o carnosa. Ragionando nella prospettiva di una pratica funeraria, ci si è interrogati se si possa collegare tali ritrovamenti al banchetto funerario, che è noto, secondo la tradizione pagana, col nome di silicernium 30 e come refrigerium 31 nella tradizione cristiana, con i quali si voleva assicurare che il proprio caro sopravvivesse nel ricordo dei vivi e si cercava di dare conforto e ristoro alle loro a- nime, oppure che siano riconducibili ai banchetti che si consumavano in onore dei propri defunti. 32 Si sono incontrate alcune difficoltà nell interpretazione di rinvenimenti di resti faunistici associati a sepolture umane, a ciò va aggiunto che non possediamo insiemi ricchi di attestazioni, e le volte in cui ci sono queste spesso si riducono a segnalazioni di ritrovamento di ossa animali, senza specificare se siano dentro o presso la sepoltura, o senza fornire informazioni tafonomiche che potrebbero invece permettere di definire e interpretare meglio questo tipo di contesti. Credo che esaminando il tema delle offerte e del banchetto funerario si possano distinguere, tra i resti faunistici, due tipi di offerte, quelle che si ritrovano all interno della sepoltura 33 da considerare come un o- maggio al defunto, e quelle presso la sepoltura, 34 in fosse associate e in prossimità di essa, come nel caso preso in esame. Sarebbero quest ultime da valutare come elemento di una pratica funeraria connessa, nel suo significato, proprio a quello del banchetto funerario. In questa sede ho sempre preferito parlare di pratica funeraria piuttosto che di rito in quanto, per considerarlo tale, avrei dovuto riscontrare una ripetitività del gesto, e perché spesso si può cadere nella trappola di voler definire rituale ogni azione o complesso di a- zioni cui non si riesce a trovare una spiegazione. 3
4 RINVENIMENTI DAI RECENTI SCAVI DELLE CD. TERME DI COTILIA. OSSERVAZIONI E IPOTESI SU RESTI ANIMALI In conclusione si può leggere, sì, un gesto intenzionale nel seppellire questi resti, soprattutto tenendo conto della sepoltura del bovino, e si suppone siano un elemento cardine di un momento preciso di una pratica. L ipotesi interpretativa che nel corso di questo studio è andata a mano a mano concretizzandosi è che sia avvenuto un sacrificio 35 di questi due animali, probabilmente scelti e selezionati tra gli esemplari allevati, che abbia richiesto una preparazione in porzioni, una separazione tra ossa e carne e poi banchetto funerario. A tal proposito si intende ricordare un ritrovamento che presenta le stesse modalità. Nella piana di Leonessa (Rieti), in località Valle Fana, nel vano 1 della tomba 1 si sono recuperati e studiati i resti di un e- semplare di bovino. 36 Dallo studio effettuato è appunto emerso che dell animale sono state deposte le sole ossa scarnificate e in parziale connessione. Questa a- nalogia si potrebbe dimostrare uno spunto interessante per uno studio che approfondisca questo aspetto particolare del rituale funerario, e un riesame delle testimonianze note potrebbe condurre a esiti tanto interessanti quanto inaspettati. Allo stato attuale tuttavia rimane di non facile soluzione spiegare l assenza di alcune parti anatomiche, le porzioni distali delle zampe, 37 l assenza di femori e l omero sinistro, 38 che rappresentano le porzioni di maggior pregio, essendo le più ricche in carne. Molte domande rimangono ancora senza risposta forse le parti migliori sono state portate via per essere consumate altrove, forse è possibile che ci sia stata una distribuzione e una ripartizione delle carni, e che queste abbiano previsto modalità specifiche, forse sono state gettate da un altra parte. È altrettanto possibile che dietro a questo gesto ci sia una specifica intenzione che però al momento resta a noi inspiegabile. FRANCESCA SANTINI frasantini1973@libero.it Note 1 Il progetto di restauro delle cd. Terme di Cotilia, Cittaducale (Rieti), è un progetto portato avanti dal Comune di Cittaducale tramite i fondi della Comunità Europea, sotto la direzione scientifica di Giovanna Alvino, archeologo direttore coordinatore della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. Ringrazio pertanto G. Alvino per avermi concesso la possibilità di studiare il materiale qui di seguito presentato e di intervenire in questa importante sede, nonché per aver creduto nelle mie capacità. Il rilievo in fig. 3 è di Francesca Lezzi e dell Autrice. 2 Tale orizzonte cronologico è stato individuato dalle relazioni stratigrafiche delineate correlando i dati tra i diversi settori di scavo. Nel sito si sono riconosciute quattro fasi: la fase I corrisponde alla fase di costruzione e di entrata in uso del complesso, comprese alcune ristrutturazioni come è evidenziato dall allargamento del corridoio 5; la fase II, che inizia con l abbandono di alcune parti e termina con il crollo di alcune strutture del complesso, come il corridoio a L del secondo terrazzamento, e che datano alla seconda metà del sec. V d.c.; la fase III, posteriore al crollo delle precedenti strutture, vede invece il definitivo abbandono di alcune parti del complesso, come la piscina e gli ambienti del terrazzamento intermedio, che vengono a mano a mano colmati naturalmente, mentre l ambiente I è ancora utilizzato come spazio per la sepoltura; in ultimo la fase IV è riconducibile all età moderna. 3 La tomba 11 appartiene a un individuo giovane, di cui si sono conservati solo gli arti inferiori, da tibia-perone in giù. È una tomba fortemente compromessa da una fossa di dubbia e ancora incerta interpretazione. 4 L identificazione dei resti e la loro attribuzione a Sus scrofa si basa sulla morfologia dei denti molari, e dei resti, che riguardano e- sclusivamente ma in maniera frammentaria la porzione destra di neurocranio e splancnocranio. Si vuole specificare che si intende per neurocranio la parte esoscheletrica a protezione dell encefalo e per splancnocranio la parte del massiccio facciale. I resti si presentano in cattivo stato di conservazione, si sono recuperati solo M 2 e M 3. Barone 1995, Barone Per l età si è tenuto conto soltanto del grado di eruzione e usura dei denti, nel caso specifico si è ricavata dal tempo d eruzione del molare M 3. Barone 2003, ; Silver 1963; Bilotti 1980, La mancanza di tutto lo scheletro post-craniale e la non ottimale conservazione del cranio, soprattutto dello splancnocranio, non permettono di stabilire l appartenenza alla forma domestica piuttosto che a quella selvatica. L appartenenza alla forma domestica si può solo ipotizzare dato che in questo periodo storico era diffusa la pratica dell allevamento. 7 La tomba 1 appartiene a un individuo immaturo, un bambino di circa due anni di età, come si è potuto ricavare da una prima indagine antropologica effettuata in fase di scavo basandosi sulle tabelle dentarie e scheletriche. È anche la tomba di cui meglio si conserva la copertura in tegole a spiovente ed è l unica ad aver fornito un oggetto di corredo, ovvero una olletta in ceramica comune che rimanda ad età tardo-antica. 8 In associazione a tale tomba è apparsa sin dall inizio delle indagini archeologiche una fossa che conservava i resti che riguardano gran parte dello scheletro di un bovino. L identificazione dei resti e la loro attribuzione a Bos taurus si basa sulla morfologia dei denti premolari e molari, sulle caratteristiche morfologiche delle ossa. Barone La mandibola sinistra presenta una serie dentaria completa, con i quattro incisivi da latte: picozzo, primo mediano, secondo mediano e cantone, e D 1, D 2, D 3, M 1, M 2 in gemma; la mandibola destra presenta la serie dentaria D 1, D 2, D 3, M 1, M 2 in gemma, e mancante di tutti gli incisivi. 10 Entrambi i mascellari presentano la serie dentaria D 1, D 2, D 3, M1, M 2 in gemma. 11 Per la forte frammentarietà non è stato possibile riconoscere le vertebre cervicali mentre si sono potute distinguere le tredici vertebre toraciche, cinque vertebre lombari, le cinque vertebre che costituiscono il sacro, che nel nostro esemplare appaiono non ancora fuse in un unico osso come avviene in età adulta, e infine otto tra le vertebre caudali. 12 Gli arti anteriori e gli arti posteriori sono privi delle porzioni distali, ovvero dei carpi/metacarpi e dei tarsi/metatarsi. Si evidenzia inoltre l assenza negli arti anteriori dell omero sinistro, negli arti posteriori l assenza di entrambi i femori e la presenza solo dell ul- 4
5 FRANCESCA SANTINI timo quarto distale delle tibie. 13 L età dedotta dal grado di eruzione e usura dei denti è stata determinata dalla presenza della gemma dei molari M 2 e M 2. Barone 2003, ; Silver 1963; Bilotti 1980, Per la valutazione dell età basata sullo stato di fusione dell epifisi delle ossa lunghe si è tenuto conto in particolar modo della non avvenuta fusione del processo coracoideo della scapola destra, la fusione avviene intorno ai dieci mesi, e del bacino, la fusione tra ileo, ischio e pube avviene tra sette-dieci mesi. Silver Le diverse operazioni effettuate su una carcassa di animale lasciano segni ben precise, grazie a diversi lavori presentati da grandi studiosi nel settore è possibile distinguere tracce riferibili alle diverse azioni del processo di deprezzamento dell animale, quindi riferite ad azioni funzionali: A. tracce di scuoiamento che lasciano tracce rare e limitate a parti come neurocranio, mandibole, costole e falangi; B. tracce di disarticolazione che corrispondono al taglio di capsule o legamenti, frequenti nelle estremità prossimali e distali ed in prossimità delle epifisi delle ossa lunghe; C. tracce di scarnificazione corrispondenti al taglio di tendini e a operazioni di raschiatura della superficie ossea. Binford 1981; Malerba - Giacobini 1995, Possiamo immaginare abbastanza realisticamente che i coltelli siano stati usati per le operazioni di dismembramento e di scarnificazione, mentre le mannaie od oggetti analoghi possano essere stati usati per infliggere i fendenti assestando colpi pesanti e diretti. 17 Queste sono tracce dovute ad azioni di scarnificazione, rappresentate da strie lineari, più o meno lunghe e ripetute, sulle diafisi delle ossa lunghe, prodotte imprimendo con lo strumento tagliente una duplice forza, con la pressione si fa affondare la lama nei tessuti e con lo scorrimento si fa progredire il taglio lungo la direzione dell affilatura. 18 Si evidenziano sia fendenti sia fendenti passanti, ovvero colpi portati dall alto verso il basso, prodotti da strumenti taglienti e particolarmente pesanti, agenti mediante un meccanismo combinato di tipo recidente e contundente. L azione fendente si esercita in un duplice modo, cioè col meccanismo tagliente dello spigolo affilato e con quello contundente della massa d urto dello strumento azionato dalla forza del braccio. 19 Binford 1981; Chaix - Méniel 2001; Malerba - Giacobini 1995, La disarticolazione o smembramento rappresenta l operazione di taglio dei legamenti in prossimità delle articolazioni, e prevede il depezzamento della carcassa animale in segmenti anatomici-base. 21 La scarnificazione rappresenta l azione di taglio dei tendini in prossimità delle aree di inserzione muscolare e il distacco delle carni dall osso. Le tracce di scarnificazione sono rappresentate da strie lineari e ripetute, che si distinguono in due tipi: lunghe e orientate longitudinalmente, corte e più oblique, sulle diafisi delle ossa lunghe. 22 Lo stesso meccanismo potrebbe essere stato usato per staccare le estremità distali dei metapodiali dalla carcassa, in relazione al distacco delle falangi durante le operazioni di scuoiamento. 23 Tale operazione prevede l asporto delle porzioni distali delle zampe e contestualmente della pelle, questo potrebbe essere dimostrato e confermato proprio dalla mancanza delle falangi tra i resti ritrovati. 24 La mancanza e la fratturazione di queste ossa, per quanto possa aver permesso il loro riconoscimento, ha consentito soltanto di i- potizzare l azione precedentemente descritta. 25 Come possono indicare il tipo di frattura delle tibie e la mancanza stessa di questi distretti. 26 Si è notata subito, già nelle fasi di scavo, l assenza dell omero sinistro tra i resti ossei recuperati. 27 Vorrei cogliere l occasione per ringraziare Marcello Borsini, di professione macellaio, che mi ha cortesemente aiutato nel riconoscere e individuare i tagli di carne attualmente usati, ma che si può presumere siano analoghi se non gli stessi usati anche in età antica. 28 Per ciò che concerne le sorti di questo esemplare si può immaginare che avvenne una separazione tra la testa e il resto dello scheletro post-craniale, tenendo conto che non possiamo ripercorrere il processo originario alle reali intenzioni del gesto, vista la complessità di questa porzione del settore di scavo. 29 Depezzato in porzioni più piccole, hanno deposto prima la cassa toracica, poi l arto anteriore destro, il bacino in connessione con il sacro, l arto anteriore sinistro, gli arti posteriori e per ultimo il cranio. 30 Il silicernium era il banchetto funebre del mondo romano, pagano, che seguiva la sepoltura a cui erano invitati tutti i partecipanti del corteo funebre, e che aveva luogo vicino alla tomba. I familiari offrivano cibi speciali, di cui una parte veniva posta nella tomba per sottolineare che si trattava in primo luogo di un pasto offerto al defunto, nello stesso tempo il banchetto aveva anche la funzione di rito di purificazione per i familiari. Rispondeva così a una duplice finalità, assicurare che il defunto sopravvivesse nel ricordo di parenti e amici, cercare di garantire conforto e ristoro, rinnovamento di vita alle anime dei defunti. Toynbee 1993, Il refrigerium è il banchetto funerario del mondo cristiano, quale retaggio ed eredità dal costume pagano, ma che si perpetua in forme analoghe, sebbene con spirito mutato. Sopravvive anche nel mondo cristiano la consuetudine del ristoro dei vivi presso la tomba dei propri defunti, a vantaggio o in nome dei quali si compie il refrigerium, senza trascurare un aspetto non secondario, ovvero l intenzione di dare sollievo a coloro che si recano a visitare i propri cari. Giuntella 1990, ; Giuntella - Borghetti - Stiaffini 1985, e 61-62; Giuntella 1998, e Si ricordano qui di seguito alcune celebrazioni durante le quali si svolgevano i banchetti in onore dei defunti, come nel novemdialis, o al termine dei parentalia, oppure nel dies natalis del defunto. Toynbee 1993, Si veda Nobile 1992, 51-52, 57, 63, 69 e per le necropoli del territorio di Lariano; Pasqui - Paribeni 1918, , per la necropoli di Nocera Umbra. 34 Si dovrebbe fare una distinzione tra animali sepolti in fosse in prossimità della tomba del defunto, deposti perché probabilmente legati da vincoli con l inumato, forse affettivo o lavorativo, e animali deposti sempre in prossimità della tomba ma in relazione ad altri contesti, come rituali o pratiche funerarie. Per il primo caso si prenda come esempio la sepoltura di un esemplare di equino trovato in prossimità della tomba di un defunto nella necropoli di Corvaro di Borgorose (Rieti), Santini 2007, ; per il secondo si veda Pasqui - Paribeni 1918, 243; per la necropoli di Nocera Umbra e Silva 2001, 31, per la necropoli di S. Mauro a Cividale. 35 Giusberti 1993, Tagliacozzo 2004, Queste porzioni potremmo dire corrispondano agli scarti a seguito dello scuoiamento. La loro mancanza tra i resti può far pensare che siano stati gettati probabilmente in un luogo adoperato come discarica. 38 Tutto ciò farebbe supporre che le azioni di uccisione, scuoiamento, macellazione, preparazione delle porzioni e sfilettatura siano avvenute in un altro luogo, ma bisogna dire che si tratta ovviamente di mera ipotesi, in quanto non vi sono elementi che dimostrino tale visione interpretativa. Bibliografia BARONE R. 1995: Anatomia Comparata del Mammiferi domestici, I, Bologna. BARONE R. 2003: Anatomia Comparata del Mammiferi domestici, III, Bologna, BARONE L.B. 1981: Bones. Ancient men and modern myths, London. BARONE LB. MÉNIEL P. 2001: Archéozoologie. Les animaux et l archéologie, Parigi, GIUNTELLA A.M. - BORGHETTI G. - STIAFFINI D. 1985: Mensae e riti funerari in Sardegna: la testimonianza di Cornus, in Mediterraneo Tardoantico e Medievale. Scavi e Ricerche, 1, Taranto, GIUNTELLA A.M. 1990: Sepoltura e rito: consuetudini e innovazioni, in Le sepolture in Sardegna dal V al VIII secolo (Atti del IV Convegno sull archeologia tardoromana e medievale, Cuglieri 1987), in Mediterraneo Tardoantico e Medievale. Scavi e Ricerche, 8, Oristano, GIUNTELLA A.M. 1998: Note su alcuni aspetti della ritualità funeraria nell Alto Medioevo. Consuetudini e innovazioni, in G.P. BROGIOLO - G. CANTINO WATAGHIN (eds.), Sepolture tra IV - VII secolo (Atti del VII Seminario sul Tardoantico e l Altomedievo in Italia centro - settentrionale, Gardone Riviera 1996), in DdA 13, Mantova, GIUSBERTI G. 1995: Ossa problematiche da Castelraimondo (Zuc Schiaramont) Forgaria (Udine) (IV IV a.c. - IV d.c.): tra sacrificio e divinazione, in Atti del I Convegno di Archeozoologia (Rovigo 1993), MALERBA G. GIACOBINI G. 1995: Analisi delle tracce di macellazione in un sito paleolitico. L esempio del Riparo di Fumane (Val- 5
6 RINVENIMENTI DAI RECENTI SCAVI DELLE CD. TERME DI COTILIA. OSSERVAZIONI E IPOTESI SU RESTI ANIMALI policella, Verona), in Atti del I Convegno di Archeozoologia (Rovigo 1993), NOBILE I. 1992: Necropoli tardoromane del territorio di Lariano, Archeologia dell Italia Settentrionale 6, PASQUI P.A. - PARIBENI R. 1918: La Necropoli barbarica di Nocera Umbra, in MonAnt XXV, SANTINI F. 2007: Analisi archeozoologiche su resti equini dal tumulo di Corvaro di Borgorose (RI), in Lazio & Sabina 4, SILVA A. 2001: Offerta rituale di cibo in una tomba longobarda della necropoli di S. Mauro a Cividale del Friuli, in G. BAGGERI (ed.), La Necropoli di S. Mauro a Cividale. Aspetti Antropologici, Trieste - Roma, SILVER I.A. 1963: The Ageing of domestic animals, Science in Archaeology, TAGLIACOZZO A. 2004: Osservazioni archeometriche sulla fauna della tomba di Leonessa. Valle Fana in Lazio & Sabina 2,
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