Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 MIGRAZIONE COME STRATEGIA DI ADATTAMENTO?

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1 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 CLISEL Magazine MIGRAZIONE COME STRATEGIA DI ADATTAMENTO? Nell'ambito dei WORKSHOPS CLISEL: CAMBIAMENTI CLIMATICI, MIGRAZIONI E SICUREZZA: IL RUOLO DEI COMUNI Questo progetto é finanziato dal programma quadro per la ricerca e l'innovazione dell'unione Europea Horizon 2020 H2020-DRS-2015, nell'ambito del contratto No progetto CLISEL, Climate Security with Local Authorities (sicurezza climatica con le autorità locali) e dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione (SEFRI) nell'ambito del contratto No Il progetto riflette unicamente le opinioni personali degli autori e l'agenzia non è in alcun modo responsabile di qualsiasi uso venga fatto delle informazioni in esso contenute. Le opinioni ivi espresse e ogni argomentazione sviluppata non riflettono necessariamente le posizioni ufficiali del governo svizzero.

2 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 2 In fuga dal clima. Fino a 350 milioni di migranti ambientali al 2050 Fenomeno di rilevanza primaria e di intensità superiore a quello dei profughi da guerra Pubblicato il: 01/12/2016 Non solo ripercussioni sull'ambiente: i cambiamenti climatici stanno innescando un mutamento geopolitico e demografico strutturale che condizionerà i prossimi decenni. Sebbene ancora non esistano stime certe del fenomeno, numerosi studi hanno cercato di quantificarne la portata. Le previsioni parlano di un potenziale numero di migranti ambientali, entro il 2050, che potrebbe variare da 50 milioni a 350 milioni. La stima più citata è quella fornita da Myers, che prevede 200 milioni di potenziali migranti ambientali entro il Secondo il Desertification Report 2014 dell Unccd, entro il 2020 ben 60 milioni di persone potrebbero spostarsi dalle aree desertificate dell Africa Sub-Sahariana verso il Nord Africa e l Europa. L'Un Water parla di 1,8 milioni di persone che entro il 2025 vivranno in condizioni di scarsità idrica assoluta, mentre due terzi della popolazione globale potrebbe soffrire tensioni dovute alla difficoltà di accesso all acqua. Al tema è dedicata la prima conferenza internazionale sul fenomeno delle migrazioni causate dai cambiamenti climatici promossa da Legambiente con la partecipazione di Sdsn, Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, che si è aperta oggi a Roma. Di certo, è emerso dall'incontro, il fenomeno dei profughi climatico-ambientali è di rilevanza primaria e di intensità superiore a quello dei profughi da guerra. Secondo l Organizzazione mondiale delle migrazioni (Iom) nel 2014 la probabilità di essere sfollati a causa di un disastro è salita del 60% rispetto a 40 anni fa. Secondo l Internal Displacement Monitoring Centre del Norwegian Refugee Council, dal 2008 al 2015 ci sono stati 202,4 milioni di persone delocalizzate o sfollate, il 15% per eventi geofisici come eruzioni vulcaniche e terremoti, e l 85% per eventi atmosferici. Nel solo 2015 gli sfollati interni allo stesso Stato sono 27,8 milioni, di cui 8,6 milioni provocati da conflitti e violenze e 19,2 milioni provocati da disastri naturali, intensi e violenti. L Unhcr nel Global Trend 2016 dà, invece, numeri ben più sostanziosi: 40,8 milioni di profughi interni o sfollati nel L incertezza sulle valutazioni esplicita la difficoltà a definire la figura stessa del migrante ambientale e proietta un altrettanto forte incertezza nella individuazione degli interventi. A monte del fenomeno, un intreccio di cause che ha reso molte terre inabitabili tra guerre, cambiamenti climatici e disastri ambientali, fame, povertà, disuguaglianze, dittature e persecuzioni. I migranti ambientali non rientrano nella figura di rifugiato riconosciuta dalla Convenzione di Ginevra, per cui a livello di protezione internazionale non hanno alcun diritto. Bisognerebbe quindi superare la definizione di rifugiato e in questo l'europa potrebbe farsi promotrice presso l'onu perché vengano riconosciuti diritti ai profughi economici ed ambientali. La richiesta emersa dall'incontro è di introdurre un diritto d asilo unico per tutta l Unione Europea che riconosca, sul modello della legislazione svedese e finlandese, anche i profughi ambientali ed economici. Oggi, per chi si vede respinta la domanda d asilo, l unico escamotage è la protezione umanitaria, che, di massima, dura due anni, è fortemente discrezionale e non consente il ricongiungimento familiare. Le attuali regole moltiplicano il numero degli irregolari che finiscono per divenire persone a rischio di illegalità, esposte allo sfruttamento e alle organizzazioni criminali. Il Paese in Europa con più rifugiati in rapporto alla popolazione residente è la Svezia con un rapporto di 11/1000, mentre in Francia il rapporto è di 3.5/1000 e in Italia è di 1/1000. E a proposito di Italia, il nostro Paese ha accolto richiedenti asilo nel 2016 ospitati presso hotspot e centri governativi (15.000), strutture temporanee ( ) e rete Sprar (23.000). Provengono principalmente da Eritrea, Nigeria, Somalia, Sudan e Siria, e sono distribuiti in Sicilia (16%), Lombardia (13%), Lazio (9%), Campania (8%), Piemonte e Veneto (7%). Dei 2600 comuni coinvolti, meno di mille hanno attivato i progetti Sprar (per la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati). La maggior parte dei progetti sono stati attivati in Toscana e Emilia Romagna, pochissimi in Veneto. Il 57% degli immigrati regolari vive in quattro Regioni: Lombardia (22.9%), Lazio (12.5%), Emilia Romagna (10.9%) e Veneto (10.5%). Nell anno scolastico gli alunni stranieri sono stati poco più di , di cui nati in Italia. Le spese per prima accoglienza, cura e educazione minori stranieri per il 2016 ammontano a circa 3,3 miliardi. I rifugiati ricollocati presso altri stati europei sono Si tratta soprattutto di eritrei (1.663) diretti soprattutto in Finlandia. Gli immigrati regolari sono l 8,3% della popolazione residente (Istat), l 11,3% tra gli under 14 e l 1,1% tra gli over 65. Complessivamente, questi rappresentano il 40% della popolazione in stato di povertà relativa. La versione originale di questo articolo la potete trovare al seguente link: refresh_ce.

3 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 3 Una governance multilivello della migrazione ambientale? LIVELLO NAZIONALE Regolamentazione nazionale : Misure di protezione Ammissione umanitaria (ex ante / ex post) Italia Articolo 20 T.U. immigrazione (1998) Circolare 9 gennaio 2008 (Ministro dell'interno): misure in occasione del ciclone tropicale Sidr (Bangladesh) Circolare 30 luglio 2015 (Ministero dell interno - Commissione nazionale per il diritto di asilo): protezione umanitaria in caso di gravi calamità naturali LIVELLO BILATERALE Accordi di mobilità su migrazione circolare e temporanea Colombia-Spagna Accordo bilaterale sulla regolamentazione e gestione dei flussi migratori economici del 2001 LIVELLO REGIONALE LIVELLO MULTILATERALE Unione Europea Documento di lavoro dei servizi della Commissione europea su Cambiamento climatico, degrado ambientale e migrazioni di accompagnamento alla Comunicazione della Commissione su Strategia dell UE di adattamento ai cambiamenti climatici (SWD/2013/0138 finale) 16 aprile 2013 Modalità del cd. mini-multilateralismo (Iniziativa Nansen; Platform on Disaster Displacement) Vertice di alto livello delle Nazioni Unite sui rifugiati e i migranti (2016) e prossima adozione del Global Migration Compact (2018) Iniziativa intergovernativa su Migranti negli Stati in Crisi (Migrants in Countries in Crisis - MICIC)

4 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 4 Migrazione come strategia di adattamento: Iniziativa della Grande Muraglia Verde Africana Decisa dai paesi a sud del Sahara nel 2007 e implementata dall Unione Africana per combattere la desertificazione nella regione del Sahel; questo programma mira altresì a ridurre la migrazione interna e transfrontaliera DANIMARCA Rilascio di permesso ad hoc di residenza a sfollati afghani colpiti dalla desertificazione nel paese di origine (2001) BRASILE Politica di visti ad hoc per gli sfollati provenienti da Haiti (dopo il terremoto del 2010) ITALIA Misure in occasione del ciclone tropicale Sidr (Bangladesh ) Circolare 9 gennaio 2008 (Ministro dell'interno): temporanea sospensione provvedimenti di espulsione nei confronti di cittadini del Bangladesh + accelerazione delle procedure di ricongiungimento familiare ITALIA TU immigrazione (1998) Articolo 20. Misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali [ ] Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato d'intesa con i Ministri degli affari esteri, dell'interno, per la solidarietà sociale, e con gli altri Ministri eventualmente interessati, sono stabilite [ ] le misure di protezione temporanea da adottarsi [ ] per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all'unione Europea. [ ] [corsivo aggiunto] AZERBAIJAN Progetti per facilitare l accesso alle risorse idriche per combattere la desertificazione e prevenire le migrazioni (con il supporto dell Organizzazione internazionale per le migrazioni OIM)

5 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 5 selezione di buone prassi degli ultimi 20 anni REP. DOMINICANA Piano strategico per i cambi climatici Si propone di incentivare programmi per la "migración y refugiados climáticos (p. 25 del Piano strategico, punto 2.4.6) KENYA Piano nazionale di adattamento ai cambi climatici ( ) Il piano riconosce la migrazione come strategia di adattamento (esempio delle migrazioni rurali-urbane come strategia di adattamento ai cambi climatici) KIRIBATI Programma Migration with dignity (Migrazione con dignità) Parte di un piano di reinsediamento strategico a lungo termine STATI UNITI Temporary relief measures (misure di sostegno temporanee) Misure di sostegno temporanee da potersi applicare nei confronti di migranti stranieri a fronte di disastri naturali nei paesi di origine Fonte: BRASILE Progetto di legge su migrazione e protezione dei diritti dei migranti in Brasile (luglio 2014) Previsione di protezione umanitaria e rilascio di visti in caso di calamità naturali di vasta portata (articolo 27, II)

6 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 6 Questo sarà il secolo dei profughi ambientali Pubblicato il: 06/10/2016 Di Marina Forti I disastri naturali fanno più sfollati delle guerre. Sembra difficile da sostenere, nel mezzo della più grave crisi umanitaria dalla fine della seconda guerra mondiale. La sola guerra in Siria ha fatto più di sei milioni di sfollati all interno del paese e costretto altri cinque milioni di persone a cercare rifugio nei paesi vicini, oppure a tentare la traversata del Mediterraneo, lasciandosi dietro una devastazione tale che ci vorranno generazioni per ricostruire il paese. Poi c è la guerra in Yemen, che fa meno notizia ma ha provocato decine di migliaia di sfollati. E il conflitto cronico in Afghanistan, e la militarizzazione in Eritrea. Eppure le persone che sono spinte ad abbandonare la loro casa per le calamità ambientali sono perfino di più. Magari si notano meno, perché si tratta quasi sempre di migrazioni interne (profugo è qualcuno che cerca asilo e protezione in un altro stato; sfollato interno è quello che si sposta forzatamente entro i confini del suo paese). Le persone in fuga all interno dei loro paesi, soprattutto in Africa, sono più di 40 milioni, il doppio dei 21 milioni di profughi registrati dall Onu nel 2015 in tutto il mondo, secondo l ultimo rapporto dell Internal displacement monitoring centre. I dati fanno impressione: nel 2015, in tutto il mondo, disastri, conflitti e violenze hanno fatto 27,8 milioni di nuovi sfollati interni, e di questi oltre 19 milioni fuggivano da disastri ambientali: più del doppio di quanti fuggono da violenze e conflitti. Così, sempre più spesso sentiamo parlare di sfollati ambientali. È un espressione discussa, non ne esiste una definizione riconosciuta e accettata. Il senso però è abbastanza chiaro: sono persone spinte a partire perché non riescono più a sopravvivere nel loro luogo di origine a causa di disastri ambientali, perché non hanno più accesso a terra, acqua e mezzi di sussistenza. Costrette alla fuga da una massiccia perdita di habitat, riassume la parlamentare europea Barbara Spinelli, promotrice di un convegno internazionale che si è tenuto il 24 settembre a Milano, proprio per richiamare l attenzione sul secolo dei rifugiati ambientali. In India quasi mezzo milione di agricoltori e pescatori ha perso la terra e i mezzi di sopravvivenza per una serie di dighe sul fiume Narmada Con il termine disastro si indicano circostanze diverse: le persone sfollate dopo un terremoto, quelle lasciate senza tetto da un alluvione o da uno tsunami. Oppure quelle costrette a migrare da disastri più lenti ma pervasivi: la siccità, l erosione del suolo e delle coste, la salinizzazione dei terreni, la desertificazione. Certo, distinguere tra i disastri naturali e quelli provocati dagli esseri umani spesso è difficile. Come per i fenomeni meteorologici: non si può addebitare direttamente al cambiamento del clima ogni singolo ciclone che si abbatte nel golfo del Bengala o sulle Filippine o nei Caraibi.Ormai molti studi avvertono che uno degli effetti del riscaldamento dell atmosfera terrestre è proprio l aumentata probabilità di fenomeni meteorologici estremi. E, secondo un rapporto dell ufficio dell Onu per la riduzione del rischio dei disastri, il 90 per cento delle catastrofi registrate nel mondo negli ultimi vent anni è causato da fenomeni legati al clima: inondazioni, cicloni, ondate di caldo, siccità. Disastri naturali, ma con responsabilità umane. Sono sfollati ambientali anche le vittime delle espulsioni forzate dalle loro terre, le comunità sfrattate da grandi imprese agroindustriali, o da nuove miniere, o dighe. In Cina più di un milione di persone ha dovuto spostarsi dall area della diga delle Tre Gole, sul fiume Chang Jiang. In India quasi mezzo milione di agricoltori e pescatori ha perso la terra da coltivare e i mezzi di sopravvivenza a causa di una serie di dighe sul fiume Narmada. In teoria tutte queste persone sono state risistemate altrove, ma nei fatti non è così. Nella valle di Narmada pochissimi hanno avuto terre in cambio di quelle perse, e comunque spesso non coltivabili o senza fonti d acqua; altri hanno avuto quattro soldi di risarcimento, la maggioranza non ha avuto un bel nulla e sono finiti in baraccopoli urbane a sopravvivere come lavoratori a giornata. Lo stesso vale per altri casi di dighe, miniere o altre opere di sviluppo degli ultimi vent anni: secondo uno studio dell Idmc, gran parte di questi sfollati dello sviluppo alla fine vive in condizioni più misere di prima, hanno perso il loro tessuto sociale, hanno meno reddito e meno accesso a servizi sanitari e istruzione. Anche il land grabbing provoca sfollati: è chiamata così l acquisizione di terre coltivabili per progetti agroindustriali su larga scala, come avviene in molti paesi africani e asiatici, ignorando la sorte degli agricoltori che sono sfrattati senza vere alternative per vivere.[...] Quando si dice sfollati ambientali, dunque, si allude a tutto questo: disastri del clima, crisi ambientali, e insieme l espulsione dalla terra o l accaparramento di risorse essenziali come l acqua, con tutti i conflitti che conseguono. Dunque, è il secolo dei profughi ambientali? Nelle norme internazionali questa definizione non esiste. Per la convenzione di Ginevra del 1951, profugo è chi fugge una persecuzione a causa di razza, religione, appartenenza a un determinato gruppo sociale, opinioni politiche. Altre norme estendono la protezione umanitaria a chi è in pericolo, quale che sia il motivo. Esistono convenzioni che proteggono gli sfollati interni. Bisognerà estendere la protezione a tutti coloro che sono costretti a migrare, quali che siano le minacce che subiscono. Il contrario di quello che succede oggi negli hotspot europei, dove i profughi di guerra hanno il diritto di chiedere asilo, mentre tutti gli altri sono respinti.[...] La versione originale di questo articolo la potete trovare al seguente link:

7 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 7 Eventi ambientali e sfollamento transfrontaliero: i numeri PAESE DI ORIGINE PAESE/I DI DESTINAZIONE EVENTO N. SFOLLATI Africa del Sud Mozambico Ciclone Eline (2000) Cambogia Viet Nam Tifone Ketsana (2006) 500 Guatemala Messico Uragano Mitch (1998) 300 Haiti Rep. Dominicana/Antigua & Barbuda/Jamaica/Brasile/altri paesi in America Latina Terremoto di Haiti (2010) oltre ( in Brasile) Nepal India Terremoto in Nepal (2015) Nuova Zelanda Australia Terremoti del 2010 and 2011 a Canterbury (Christchurch NZ) Rep. Dem. Congo Rwanda e Uganda Eruzione del Vulcano Nyiragongo (RDC) Somalia Kenya Periodi di siccità Corno d Africa ( ) Thailandia Myanmar Terremoto e tsunami nell Oceano indiano (2004) Viet Nam Cina Tifone Chanchu (2006) 330 Zimbabwe Africa del Sud/ Botswana/GB/Australia/ Stati Uniti Periodi di siccità ( ) m

8 Venerdì, 21 aprile 2017 ANNO 1 N. 1 8 Eventi ambientali e sfollamento interno nel 2015: i numeri PAESE EVENTO N. SFOLLATI PAESE EVENTO N. SFOLLATI Afghanistan Terremoto nel Nord dell Afghanistan Kenya Alluvioni stagionali a causa di El Niño Argentina Inondazioni nel nordest dell Argentina Bangladesch Ciclone Mahasen Brasile Cile Inondazioni negli stati di Espirito Santo e Minas Gerais Terremoto e tsunami a Illapel Madagascar Ciclone Chedza Malawi Alluvioni stagionali Malesia Messico Alluvioni nella costa orientale Uragani Ingrid e Manuel Mozambico Alluvioni Cina Colombia Monsoni e inondazioni Tifone Chan-Hom Eruzione dei vulcani Chiles e Cerro Negro Myanmar Alluvioni /Ciclone Komen Nepal Terremoto a Gorkha Niger Alluvioni stagionali Croazia Alluvioni nei Balcani Etiopia Alluvioni stagionali Filippine Tifone Haiyan (nome locale: Yolanda) Giappone Tifone Halong Nigeria Alluvioni Pakistan Alluvioni stagionali Paraguay Alluvioni stagionali Rep. Ceca Alluvioni in Europa centrale Guinea Alluvioni a Conakry e in altre parti del paese Rep. Dem. Congo Inondazioni a Kinshasa India Indonesia Alluvioni nelle zone di Andhra Pradesh e Tamil Nadu Terremoto a Central Aceh Alluvioni a West Java Rep. Dominicana Inondazioni nelle regioni settentrionali Somalia Alluvioni Sri Lanka Alluvioni Stati Uniti Alluvioni nel Colorado Iraq Alluvioni Taiwan Tifone Soulik Ciclone Cleopatra in Sardegna Tuvalu Ciclone Pam Venezuela Ciclone Pam Italia Terremoti a Lucca e Massa Carrara Yemen Ciclone Chapala Alluvioni nel nord e centro Italia 1.600

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