Poesie per Peppino Impastato

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1 Poesie per Peppino Impastato Il sacrificio Stefano Venuti, 9 maggio 1979 E' trascorso un anno... le tue carni straziate, i brandelli del tuo povero corpo martoriato sparsi sulla terra, fra l'erba, i rovi... Ho innanzi agli occhi l'espressione dei tuoi carnefici, gli occhi torvi, bestiali, striati di sangue, del piccolo branco di iene sozze e immonde che, prima che ti sbranassero, han voluto saziare l'odio con sberleffi, con sevizie, con torture crudeli. Li vedo questi occhi assassini e mi fanno ribrezzo. un anno... e mi domando angosciato: "Saresti contento se potessi assistere alla commemorazione del tuo sacrificio? Che ne penseresti, Peppino? ti accontenteresti degli slogans? Parole...e la tua lotta non era fatta solo di parole, ma si concretizzava nell'azione giornaliera. Forse pensavi che altri, tra i tuoi compagni, avrebbero avuto il coraggio di raccogliere la bandiera che ti era sfuggita dalle mani rattrappite... Peppino, carissimo compagno, la lotta non va affrontata con la fiducia, l'entusiasmo, l'inesperienza e il coraggio dell'individuo. No, non è il nostro ring del boxeur! L'uomo è solo contro una società corrotta, contro uno stato in sfacelo, e perciò più pericoloso, contro un governo che di questi ed altri tipi di sciacalli, di lupi e di iene si serve, per difendersi dagli uomini che come te, insidiano il potere. E' il governo che va battuto, E' contro questo governo che si deve lottare, E' con le forze del lavoro, del popolo onesto, dei giovani puri e generosi, delle madri, delle spose, delle sorelle, che bisogna allearsi per sconfiggere e mettere alla gogna chi in tanti anni ci ha inflitto le più turpi vergogne, i delitti più efferati, le rinunzie più gravi, le ingiustizie più evidenti, le infamie più tragiche. Onore a te, Peppino, che con la vita hai pagato una nobilissima illusione. Salvo Vitale / Contadini di Punta Raisi Cade ancora la luna sulla terra del passato. Vivevamo i mattini di silenzio mentre il sole tardava. Buon odore di terra sulle mani. Buon sapore di brina sopra l erba. Le parole dei vecchi crescevano fanciulli di salsedine dentro i secoli fermi di lavoro. Era il mito a gridare nell estate mai finita,

2 sulle strade di polvere e di ulivi, sulle vaste radure che, la notte, aprivano nel cuore felicità e paura. Il presente come allora si vive dentro un mondo di lotta e di illusioni. Non c è niente che possa cambiarci: gente forte, un po triste, forse troppo ignorante e troppo sola per tenerci soltanto ciò che è nostro. Il domani è già buio, dove passano uccelli di fame e fanciulli muti, dove muoiono i vecchi senza un cielo, mentre cadono uccelli d acciaio sul giardino distrutto. Umberto Santino / Sarai meno solo Avremmo potuto pensare il silenzio ritorna e noi stretti intorno ai frammenti del tuo corpo schiacciati da troppe morti prima che dagli altri vinti da noi stessi (dov erano i compagni più amati di cui più ti fidavi? Come nei presepi dell infanzia le rocce si sono rivelate sugheri dipinti leggere come il fumo e più delle parole rubate da chi ti vuole suicida la tua morte ci giudica la tua solitudine ci misura) gridare per l ultima volta per sentirci meno soli per darci coraggio. Ma c erano i vecchi che stringevano la mano dopo il comizio, c erano le mani che chiedevano il volantino, c erano le porte aperte dopo la prima paura (Mafiopoli prendeva respiro) c era il tuo nome segnato sulla scheda per rispondere a chi l aveva cancellato

3 sui manifesti: piccole crepe, certo, in un muro che restava muro. E c era l ira dei cortei anche se i gesti erano troppo piccoli (un sasso scagliato contro la bottega del potere) e le parole troppo grandi (come possiamo dire nulla resterà impunito se non possiamo neppure impedire che il tuo volto distrutto venga infangato sui giornali?). La tua vendetta sarà allargare la breccia spalancare le porte. Così sarai meno solo dietro il muro dei morti. Umberto Santino / La matri di Pippinu Chistu unn è me figghiu. Chisti un su li so manu chista unn è la so facci. Sti quattro pizzudda di carni un li fici iu. Me fighhiu era la vuci chi gridava nta chiazza eru lu rasolu ammulatu di lo so paroli era la rabbia era l amuri chi vulia nasciri chi vulia crisciri. Chistu era me figghiu quannu era vivu, quannu luttava cu tutti: mafiusi, fascisti, omini di panza ca un vannu mancu un suordu patri senza figghi lupi senza pietà. Parru cu iddu vivu un sacciu parrari cu li morti. L aspettu iornu e notti,

4 ora si grapi la porta trasi, m abbrazza, lu chiamu, è nna so stanza chi studìa, ora nesci, ora torna, la facci niura come la notti, ma si ridi è lu suli chi spunta pi la prima vota, lu suli picciriddu. Chistu unn è me figghiu. Stu tabbutu chinu di pizzudda di carni unn è di Pippinu. Cca dintra ci sunnu tutti li figghi chi un puottiru nasciri di n autra Sicilia Salvo Vitale / Compagno Ti riscopro tra la neve dei mandorli, petalo anche tu, staccato dal vento tra i frammenti di luna sul mare caldo, anche tu scaglia di luce inafferrabile, nella sera d agosto, sulla spiaggia, con il corpo abbronzato, poi distrutto, nel mattino di aprile sul divano a tentare una via di comunicazione tra le nostre schermate solitudini. Ti risento amplificato, senza enfasi, pronunciare la tua elegia di morte, in mezzo alla nostra fame di bisogni aprire rivoli di speranza e di scontro, e ancora, nella tela dell angoscia, piangere e rialzarti con la consueta energia. Da molto ci sei stato. Non avevo che te, compagno, finito nella notte, portando sul fondo della gola la paura di darmi un bacio. Umberto Santino / Lettera ai compagni di Peppino, per ricordare e, se è possibile, per continuare Io non so se è ancora possibile parlare senza mentire guardarsi negli occhi

5 senza abbassare le palpebre ripensare i giorni dei vivi (quando Peppino era ancora tra noi e la sua vita era nuda febbrile e le sue lacerazioni chiedevano tenerezze negate abortite carezze) e le notti dei morti (quando il suo corpo fu steso sul binario le gocce del suo sangue esplosero nel lampo del tritolo e il suo nome fu cancellato sui manifesti il suo volto offeso da nemici più feroci degli assassini) Io non so se è ancora possibile ricordarlo e ricordarci sono trascorsi pochi anni ma è passato un tempo più lungo di mille eternità e oggi abbiamo mani più vuote della bara che portava le sue briciole oggi siamo nudi più dei suoi nervi che bucavano la pelle siamo disperati più di quando meditava il suicidio e lanciava al mondo la sfida dei suoi fallimenti Il millennio muore in una infinita Chernobyl del desiderio e della speranza Non vogliamo più piangere non abbiamo più certezze e cerchiamo di arredare i nostri giorni con mani più umili di quelle che allevavano sogni e furori nelle viscere del 68 ma una sola cosa

6 vorrei che ci dicessimo (se è ancora possibile parlare senza mentire guardarci negli occhi senza abbassare le palpebre) che non possiamo consegnarci alla viltà e alla menzogna Peppino ci unisce se sappiamo ancora vivere la sua vita in una stagione diversa con nuove immagini e nuove parole ma con la stessa volontà di negarsi alla crudeltà degli assassini alle astuzie dei mercanti che offrono scampoli di potere per elevare al cielo le loro piramidi di voti alle chiacchiere di chi copre la sua svendita al migliore offerente con patacche senza valore Peppino ci divide se non abbiamo più voglia di scontrarci quando è necessario scontrarsi di rompere con il padre quando tutti diventano figli della desolazione ed eredi della viltà Il millennio muore in un infinita Chernobyl del desiderio e della speranza ma non ci saranno nuovi giorni se non sapremo parlare senza mentire guardarci negli occhi senza abbassare le palpebre se non avremo dentro tanta rabbia e tanta tenerezza da squarciare le nuvole

7 se non saremo capaci di dare amore a un compagno come lui separato da tutti se non sapremo incontrarlo anche in fondo al pozzo delle solitudini e camminare insieme a testa alta tra le case con le finestre sbarrate sfidando il silenzio dei vili e la vittoria degli assassini Giovanni Riccobono Da quando sei lì sotto la terra, non dormi, compagno Peppino. Il tuo spirito vede nascere la primavera su nuovi volti nel sole mediterraneo. Forte radica di speranza cresce dalla terra impregnata del tuo corpo. Il tuo sonno sveglia le coscienze. Chi ha strappato i tuoi petali non fermerà la corsa di chi crede, e correremo avanti, dietro bandiere rosse corteggiate dallo scirocco africano. Si correrà sempre avanti contro la paura, gridando il tuo nome. Si correrà sempre avanti per rincorrere la vita. Giovanni Riccobono Dove un gruppo di uomini liberi si unisce, tu sei presente, dove la bandiera illumina il sangue dei morti tu ci sei, tra confronti e scollamenti il tuo volto si riconosce, la tua voce rinasce, quasi un urlo di libertà che scuote le coscienze. Ettore Se è vero che la morte non è morte Se è vero che "dopo" si torna ancora per completare una vita che va oltre il tempo e la morte Se questa non è solo una fantasia orientale Se questo vale anche per noi, Se è vero... può darsi che tu ora ci sei!

8 Non avevi fame d'amore? Non avevi bisogno di carezze e d'attenzioni e di baci pure tu? E se un frammento di te ora vive nei miei figli... qualcuno dei miei baci è per te! Ne sono felice. Anonimo A Peppino Tu, come tanti compagni, tu come noi, tu che hai pagato con la vita, tu che non sarai dimenticato, tu che ci hai riempito gli occhi di lacrime e di rabbia, a Te io dico, nulla resterà impunito. Gaspare Cucinella Un c'è cchiù nienti Un c'è cchiu nienti. Un c'è cchiù nienti, mancu u suli c'è cchiù, mancu a luna, mancu u mari, mancu a tierra. Un c'è cchiù nienti, i gienti unni su? Semu tutti suli. Ognuno si talia e un voli viriri cchiù a nuddu, un voli sientiri cchiù nienti, lastimi, lamienti. Un c'è cchiù nienti, mancu nuatri ci siemu cchiù, e chi n'arriesta? Un'arriesta cchiù nienti. E allora chi c'è di fari? Picchì amu a ncuitari, chi mpurtanza avi? Puru si gghiecchi vuci chi mpurtanza avi? E allura chi amu a fari, si un c'è cchiù nienti i fari? Un c'è mancu a tierra, un c'è cchiù nuddu, pure amuri finiu. Un c'è cchiù nienti, un'arristò cchiù nienti. Chi a fari? Chi vuoi fari si un puoi mancu parrari? Sulu na cuosa: fuorsi nnì putiemu ammazzari. Chistu sulu n'arriesta ri sta vita nca a ficiru addivintari na mmierda. Gaspare Cucinella

9 Peppinu Impastatu fu ammazzatu ri la mafia p'aviri dinunziatu li dilitti di contrabbannu, di droga e di armi di Tanu Badalamenti, mafiusu putenti e protettu di lu statu, patruni d'ammazzari, mfami prigiuricatu, Don Tano ricunusciutu, ri tutti rispettatu e cchiù chi mai timutu pi lu crimini pirpitratu, p'aviri fattu satari nall'aria Pippinu nostru, bannera ri Democrazia Proletaria. Fu na pugnalata nna lu pettu a li piciotti digni di rispettu, a li picciotti ca vonnu grirari la rabbia pi un putiri travagghiari. Pippinu, vucca di verità, vucca d'innucenza, rapprisienta a simienza ri sta terra senza spiranza. Grirava a tutti ri pigghiari cuscienza a la radiu, a la chiazza, nta li strati, pi li piciotti era comu un frati. Vuleva fari la rivoluzioni pi dimustrari a la pupulazioni nca nun s'accansa nenti cu li scanti. Quarcunu lu capiu, tanti autri no. Nna lu silenziu fattu ri duluri chiovino garofani rossi comu li lacrimi di chiddu chi arristamu, ncapu li resti di Pippinu massacratu. Picchì...sti delitti? Salvo Vitale 1971 Sono un autonomo che non accetta la logica di questo stato e dei suoi partiti. Sono un professore di filosofia, quindi un ideologo pericoloso a sè e agli altri. Sono un redattore, molti dicono direttore, di Radio Aut:Aut = Autonomia. Sono stato amico di Peppino Impastato, morto nello stesso giorno di Moro: c'è una connessione col caso. Ci riuniamo in più di cinque per organizzare la lotta contro la mafia, parte integrante dello stato. Associazione sovversiva. Insegno che la liberazione dell'uomo passa attraverso la distruzione dell'autorità: istigazione a delinquere. Definisco la Resistenza inserruzione armata contro lo stato fascista legalizzato: La Resistenza continua.

10 La distruzione del capitalismo passa attraverso il sabotaggio e la riappropriazione dei mezzi di produzione. Proclamo ufficialmente che questo stato è mafioso, corrotto, criminale: oltraggio alle istitzioni. Arrestatemi

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