GEOLOGICA ROMANA TERZA SERIE

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1 GEOLOGICA ROMANA TERZA SERIE VOL. XXXIX 2006 INDICE S. MARGIOTTA - Bio-cronostratigrafia a foraminiferi planctonici dei sedimenti miocenici nell area di Strudà (Lecce, Puglia) A. BOSSIO, B. DALL ANTONIA, S. MARGIOTTA, G. RICCHETTI, A. VAROLA - Le argille lignitifere di Gagliano del Capo (Lecce): attribuzione cronostratigrafica ed inquadramento formazionale M. MANCINI, M.R. PALOMBO, C. PETRONIO, R. SARDELLA, C. BEDETTI, L. BELLUCCI, E. DI CANZIO, C. GIOVINAZZO, M. PETRUCCI, F. TRUCCO - Middle Pleistocene vertebrate-bearing fluvial deposits of the Ceriti Mts area, Latium coast (Central Italy) R. MANNI - Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, Storia di un recupero M. DELLA SETA, M. DEL MONTE, R. MARINI - Caratteristiche geomorfologiche dell area della riserva naturale Monterano (Lazio Settentrionale) C. TARRAGONI - Determinazione della quota isotopica del bacino di alimentazione delle principali sorgenti dell alta Valnerina A. BOSSIO, L.M. FORESI, S. MARGIOTTA, R. MAZZEI, G. SALVATORINI, F. DONIA - Stratigrafia neogenico-quaternaria del settore nord - orientale della provincia di Lecce (con rilevamento geologico alla scala 1:25.000) M. BORGHI & J.S. PIGNATTI - Taberina bingistani Henson, 1948 (Foraminifera) from the Upper Cenomanian of Apulia (Southern Italy): a new record R. MANNI - Catalogue of the type fossils stored in the Palaeontological Museum of La Sapienza University of Rome: Finito di stampare nel Dicembre 2006 per i tipi del Centro Stampa d Ateneo

2 Geologica Romana 39 (2006), 1-14 BIO-CRONOSTRATIGRAFIA A FORAMINIFERI PLANCTONICI DEI SEDIMENTI MIOCENICI NELL AREA DI STRUDÀ (LECCE, PUGLIA) Stefano Margiotta Dipartimento di Scienze dei Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali, Università degli Studi di Lecce stefano.margiotta@unile.it RIASSUNTO - Sono state studiate le associazioni a foraminiferi planctonici della Pietra Leccese e delle sovrastanti Calcareniti di Andrano di alcune cave e carote di perforazioni ubicate in un area compresa tra Acquarica, Vernole, Vanze, Strudà e Pisignano, a Sud di Lecce, area tipo quest ultima, insieme a quella di Maglie, delle unità mioceniche. Le ricerche, integrate dal rilevamento geologico, hanno consentito di attribuire la Pietra Leccese all intervallo biostratigrafico Zona a Globigerinoides trilobus - Zona a Globorotalia conomiozea e, quindi, al Burdigaliano superiore - Messiniano inferiore; le Calcareniti di Andrano, ovunque sovrastanti la Pietra Leccese, sono esclusive della Zona a Globorotalia conomiozea e quindi del Messiniano. Nella sedimentazione della più antica delle unità mioceniche sono state individuate lacune di entità differente nello spazio e nel tempo. La più importante di queste, comprendente l intero Langhiano e Serravalliano, si registra tra la Pietra Leccese tipica (Zona a Globigerinoides trilobus - Burdigaliano) e quella glauconitica immediatamente sovrastante (Zona a Neogloboquadrina acostaensis - Tortoniano). In alcune sezioni, è presente un altra lacuna, nell ambito dei sedimenti glauconitici tortoniani. PAROLE CHIAVE: Foraminiferi planctonici, Stratigrafia, Miocene, Salento. ABSTRACT - Geological - micropaleontological investigations have been carried out on the Miocene sediments outcropping in an area situated to South of Lecce, between Vernole, Vanze, Strudà, and Pisignano. The results obtained by the studied sections confirm those of literature and they allow to specify some aspects, in particular about the contact between the Pietra Leccese and the overlying Andrano Calcarenite. The typical Pietra Leccese is of Burdigalian age, Globigerinoides trilobus Zone. But the Pietra Leccese containing glauconite, largely predominant in the area object of this study, belong to the Neogloboquadrina acostaensis Zone. Therefore there is a very wide gap including the Langhian and the Serravallian. According to recent literature, bottom currents, variable in time and space, are the reason of the hiatus recorded in Pietra Leccese. The upper stratigraphical interval, passing from the Pietra Leccese to the Andrano Calcarenite, belongs to the Globorotalia conomiozea Zone, being therefore Messinian in age. Andrano Calcarenite too is of Messinian age, Globorotalia conomiozea Zone. As regards the stratigrafically upper interval of the Andrano Calcarenite, characterized by macrofossils typical of brackish facies and by continental levels, there are no useful elements to effect a bio - chronostratigraphical attribution. These levels point out that the environment of the Andrano Calcarenite has gone modifying itself toward the continental one. KEY WORDS: Planktonic foraminifera, Stratigraphy, Miocene, Salento.

3 Geologica Romana 39 (2006), LE ARGILLE LIGNITIFERE DI GAGLIANO DEL CAPO (LECCE): ATTRIBUZIONE CRONOSTRATIGRAFICA ED INQUADRAMENTO FORMAZIONALE Alessandro Bossio *, Barbara Dall Antonia *, Stefano Margiotta **, Giustino Ricchetti *** & Angelo Varola ** *Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Pisa ** Dipartimento di Scienze dei Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali, Università degli Studi di Lecce stefano.margiotta@unile.it ***Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari RIASSUNTO - Molto scarse e lacunose sono le conoscenze sui depositi argillosi lignitiferi rinvenuti da oltre un secolo nel sottosuolo di diverse località della Penisola Salentina mediante scavi e perforazioni per smaltimento o per ricerche di acqua. Nel presente articolo sono descritti e analizzati i caratteri lito e biostratigrafici di una successione di argille lignitifere messa in luce in uno scavo recentemente eseguito alla periferia di Gagliano del Capo (LE), località già nota per un analogo rinvenimento avvenuto nel 1876 a seguito di lavori di scavo per l ampliamento di un bacino collettore. La successione argilloso lignitifera studiata è limitata inferiormente da una coltre di depositi residuali mineralizzati (terre rosse con pisoliti bauxitiche) imbasata sulla locale impalcatura carbonatica cretacea, e coperta da sedimenti calcarenitici trasgressivi, di età probabilmente supramiocenica o più recente. I risultati emersi dalle analisi stratigrafico-sedimentologica, paleontologico-paleoecologica indicano una sedimentazione prodottasi in un ambiente di transizione da palustre a marino-salmastro durante l Oligocene Superiore, in disaccordo con le datazioni al Plio-Pleistocene formulate da precedenti autori. Le evidenti analogie di facies, la comune presenza di lignite e l identità cronologica permettono di ipotizzare una correlazione stratigrafica dei depositi argillosi lignitiferi salentini con la Formazione di Galatone, di recente istituzione. PAROLE CHIAVE: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigrafia, Ostracodi, Molluschi. ABSTRACT - In the geological literature of the Salento Peninsula the knowledges on the lignite clayey deposits are very scarce and lacunose. Hydraulic works performed in the surrounding of Gagliano del Capo (Lecce) have offered the opportunity to improve our knowledge about the Tertiary stratigraphy of Salento, with special regards to the chronological attribution of these lignite clayey deposits. In analogy with the stratigraphical data emerged in numerous perforations until now effected in different places of the Salento, the lignite clayey deposits here studied result overlapped on a blanket of mineralized residual deposits ( bauxitic residual deposits ) resting on the local carbonatic Mesozoic basement. The clayey deposits are covered by transgressive calcarenitic sediments, of Miocene or more recent age. Notably, contrary to previous works, biostratigraphical indications provided by the ostracod assemblages and by the gastropod Ampullinopsis crassatina, (Lamarck, 1804) recovered from Gagliano del Capo section, allowed to assign the lignite clayey deposits to the late Oligocene. The transgressive position on residual primarily bauxitic deposits, resting on the carbonatic Mesozoic basement, the evident analogies of facies and the likeness of the depositional environment referable to coastal restricted brackish waters episodically connected with the open sea, the similarity of the macro and microfossils content and the presence of lignite layers as well as of the rich organic matter content permit to reasonably attribute these deposits to that recently formalized (Bossio et al., 1999) as Galatone Formation. The studied succession allows to provide new data for the interpretation of the rich in lignite sediment of transitional environment recorded in the Mediterranean during the Late Oligocene. Particularly the sedimentological features and the common presence of lignite testify the existence of similarities with coeval sediments from the SW and Middle East Spain, Greece and Turkey (Cabrera & Saez, 1987; Querol et al., 1996 and Ramos et al., 2001). Altogether, the similarities with the Oligocene Mediterranean and Iranian gastropod faunas (Harzhauser et al., 2002) requires to consider the studied succession in a Western Tethyan Region, which otherwise can be split into a Mediterranean-Iranian Province (Western and Eastern Mediterranean, Cyrenaica, Armenia, Libya, Syria, Palestine, Central Iran). KEY WORDS: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigraphy, Ostracods, Molluscs.

4 Geologica Romana 39 (2006), MIDDLE PLEISTOCENE VERTEBRATE-BEARING FLUVIAL DEPOSITS OF THE CERITI MTS AREA, LATIUM COAST (CENTRAL ITALY) Marco Mancini 1, Maria Rita Palombo 2,1, Carmelo Petronio 2,1, Raffaele Sardella 2,1, Claudia Bedetti 3, Luca Bellucci 4, Emanuele Di Canzio 3, Caterina Giovinazzo 5, Mauro Petrucci 6 and Flavia Trucco 7 1 CNR Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, Via Bolognola 7, Rome, Italy marco.mancini@igag.cnr.it 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Roma La Sapienza, P.le A. Moro 5, Rome 3 Collaboratore scientifico esterno c/o Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma La Sapienza 4 Dottorato di Ricerca in Paleontologia, consorzio tra Università di Modena e Reggio Emilia, di Bologna e di Roma La Sapienza 5 Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra, Università degli Studi di Roma La Sapienza 6 Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino 7 Soprintendenza Archeologica per l Etruria meridionale ABSTRACT - It is here presented a Middle Pleistocene fossiliferous site, the Cerveteri Monte Li Pozzi (CMLP) site, located in the Ceriti Mts area, within the wider Roman Basin (Latium coast, central Italy). The outcropping succession is, from base to top, composed of terrigenous and carbonate fluvial deposits, travertines and ~ 410 ka old pyroclastites. The fluvial deposits form an aggradational river terrace, belong to an ancient risen alluvial-coastal plain and sedimented close to the palaeocoast. Two fossiliferous levels have been discovered inside: the lower level, where Elephas (Palaeoloxodon) antiquus and Axis sp.? A. eurygonos were found; the upper level with E. antiquus, Stephanorhinus cf. S. hundsheimensis, Dama cf. D. clactoniana, Arvicola mosbachensis, Testudo sp.. The faunal assemblage as a whole indicates the middle-late Galerian Mammal Age, approximately ka, and may be correlated with the MIS 15 or MIS 13. This fossil assemblage is the first discovery of Galerian fauna in the Ceriti Mts area and thus represents a new Local Fauna. On the basis of lithostratigraphic, biochronologic and elevation data, it is possible to estimate an approximately 0.26 mm/a uplift rate in the Ceriti Mts basin. KEY WORDS: Middle Pleistocene, Italy, fluvial deposits, mammal fossil assemblage, uplift.

5 Geologica Romana 39 (2006), CLYPEASTER (STOLONOCLYPUS) ICHNUSAE CHECCHIA-RISPOLI, STORIA DI UN RECUPERO Riccardo Manni Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma La Sapienza, P.le A. Moro 5, I Roma, Italy RIASSUNTO - Un echinide descritto da Cotteau come Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 e successivamente considerato perso da Checchia-Rispoli è stato recuperato e viene qui eretto a lectotipo di Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, PAROLE CHIAVE: Echinidi, Miocene, Sardegna, Cotteau, Checchia-Rispoli ABSTRACT - Just in the 1928 Checchia-Rispoli considered lost one of the original specimens of Clypeaster lovisatoi Cotteau, Now this specimen has been found again and it is erected here as lectotype of Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, KEY WORDS: Echinoids, Miocene, Sardigna, Cotteau, Checchia-Rispoli

6 Geologica Romana 39 (2006), CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DELL AREA DELLA RISERVA NATURALE MONTERANO (LAZIO SETTENTRIONALE) Marta Della Seta*, Maurizio Del Monte*, Roberta Marini* *Dipartimento di Scienze della Terra - Università degli Studi di Roma La Sapienza - P.le Aldo Moro, Roma marta.dellaseta@uniroma1.it RIASSUNTO - Una serie di ricerche condotte negli ultimi anni ha portato alla realizzazione di una carta geomorfologica alla scala 1: della porzione di territorio compresa all interno della Riserva Naturale Regionale Monterano (Della Seta et al., 2005). L area della Riserva si colloca nella regione tolfetano-sabatina, in prossimità del limite amministrativo fra le province di Roma e di Viterbo, e offre una considerevole varietà del paesaggio. Le più antiche rocce affioranti (Lias medio - Paleogene) appartengono al basamento carbonatico. Sopra di esso giace, in contatto tettonico, la coltre di depositi fortemente alloctoni (serie della Pietraforte e serie del Flysch tolfetano ). I depositi marini plio-pleistocenici, che hanno colmato il sistema di graben peri-tirrenico ad andamento NO-SE, sono ricoperti dalla coltre dei prodotti del vulcanismo associato alla tettonica estensionale (Complesso Tolfa-Cerite e Manziate, Complesso Sabatino e Complesso Vicano). I risultati del rilevamento geomorfologico hanno evidenziato la presenza di numerosi versanti interessati da fenomeni franosi, anche di notevole entità. Il forte approfondimento fluviale recente, unito alla natura litoide e alla giacitura suborizzontale degli affioramenti vulcanici, conferisce ai versanti un acclività notevole, a tratti subverticale, che favorisce il verificarsi di fenomeni di crollo e di scorrimento, specialmente lungo la valle principale. I movimenti in massa rilevati sono rappresentati anche da colamenti, da creep e da soliflusso. Gli effetti dei processi legati all azione delle acque correnti superficiali sono riconoscibili in tutta l area protetta; oltre all azione di approfondimento lineare compiuta dai collettori principali, tuttora attiva, il ruscellamento diffuso e concentrato produce sui versanti una serie di forme di denudazione e di deposizione che caratterizza il paesaggio fisico dell area. Quest ultimo è contrassegnato, specialmente dove affiorano litotipi vulcanici, anche da vaste superfici strutturali e da numerose scarpate poligeniche, poste a quote diverse, che nell insieme conferiscono ai versanti un aspetto a gradinata. Sviluppatesi lungo un ampio intervallo di tempo, le forme legate all azione antropica sono riconoscibili quasi ovunque; la loro tipologia e la loro diffusione dipendono dalla diversa gestione del territorio dai tempi degli etruschi ai giorni nostri. La complessa storia umana dona all area della Riserva Naturale un discreto interesse architettonico, che ben si coniuga al patrimonio naturalistico e alla presenza di diversi geomorfositi, seppure in uno spazio piuttosto limitato. PAROLE CHIAVE: Geomorfologia, Riserva Naturale Monterano, Parchi del Lazio, Geomorfositi. ABSTRACT - The Geomorphology group from the Earth Science Department of La Sapienza University of Rome has been studying for twenty years the Fiume Mignone drainage basin. Within this frame, a series of longlasting field surveys, supported and completed by aerial photo interpretation and information by local archives, led to the achievement of the 1: geomorphological map of the Monterano Nature Reserve territory (Della Seta et al., 2005). The Reserve area, which is located within the tolfetano-sabatina region (close to the boundary between Rome and Viterbo provinces), even if just 10 km 2 wide, offers very varied landscapes. The most ancient rocks outcropping in the area (Middle Lias - Paleogene) belong to the carbonatic basement. Allochtonous deposits belonging to the Pietraforte and Flysch tolfetano series tectonically overlie this basement. A series of marine deposits filled the NO-SE oriented Tyrrhenian graben system during the Plio-Pleistocene and are overlain by the volcanic products emplaced as a response of the extensional tectonics affecting the region (Tolfa-Cerite and Manziate Volcanic Complex, Sabatini Volcanic Complex and Vico Volcanic Complex). On the left side of the Fiume Mignone valley, the volcanic plateau gives rise to tabular relief. The structural summit surface slightly dips towards the west and is interrupted by deep gorges. On the right side, the strong denudational processes left remnants of this surface at the top of wide marly-calcareuos bedrock outcrops. The highest relief of the western sector, made out of marine deposits, are smoother and less vegetated than the volcanic ones. Results of the geomorphological surveys evidenced strong landsliding at most slopes. Powerful fluvial deepening increased the steepness of slopes, which is favored also by the strength and the sub-horizontal arrangement of the volcanic rocks. High steepness of slopes often leads to rock falls and rock slides, particularly along the main valley. Among mass movements, flows, creeping and solifluction contribute as well to slope denudation.

7 44 Geologica Romana 39 (2006), DELLA SETA et al. Surface running waters contribute to landscape shaping by fluvial deepening as well as by sheet and rill erosion. The resulting denudated landscape is marked, especially where volcanic rocks crop out, by wide structural surfaces and several polygenic scarps at different elevation that give rise to step-like slopes. Man-made landforms have been developing for long time and are widespread in the area. Their typology and their distribution depend on the evolution of the regional management from Etruscan time to nowadays. The intricate human history lead the Monterano Nature Reserve to be of great interest from the architectonic point of view, which well combines with naturalistic heritage and with the presence of several geomorphosites despite the small extent of the area. KEY WORDS: Geomorphology, Monterano Nature Reserve, Parks of Latium, Geomorphosites.

8 Geologica Romana 39 (2006), DETERMINAZIONE DELLA QUOTA ISOTOPICA DEL BACINO DI ALIMENTAZIONE DELLE PRINCIPALI SORGENTI DELL ALTA VALNERINA Claudia Tarragoni Viale Eritrea, Roma. RIASSUNTO - Lo studio idrogeologico ed isotopico eseguito nella porzione sud-occidentale della Dorsale dei Monti Sibillini ha portato a risultati di interesse operativo e soprattutto metodologico. Il riconoscimento dei Complessi idrogeologici e delle loro caratteristiche, degli elementi geologico-strutturali con comportamento di aquiclude, delle sorgenti e del loro regime, ha portato alla definizione, tra gli altri, del modello idrogeologico concettuale dell acquifero profondo (Area di alimentazione 85 km 2, portata media delle sorgenti 2110 l/s, Infiltrazione efficace media annua 780 mm/a). Lo studio isotopico, eseguito sui campioni (di aprile, di luglio e di dicembre 2003) di acqua provenienti da sorgenti d alta quota, ha portato alla determinazione della retta di correlazione δ 18 O/quota. I valori del δ 18 O delle sorgenti basali sono stati messi in relazione con la retta δ 18 O/quota e si è individuata la quota isotopica media delle acque dell acquifero profondo. La buona corrispondenza tra il valore della quota media del bacino di alimentazione (1343 m) ed il valore della quota isotopica media (compreso tra 1570 m e 1690 m) conferma le ipotesi indicate nel modello idrogeologico concettuale e soprattutto dimostra che è possibile applicare questo tipo di studio anche nel caso di campionamento, con opportuni accorgimenti, di sorgenti lineari. PAROLE CHIAVE: Idrogeologia, idrologia isotopica, alta Valnerina. ABSTRACT - The hydrogeological and isotopic analysis on the south-western Monti Sibillini Ridge take operational and methodological data. Geological, stratigraphical, structural and hydrogeological features are widely related into Ph.D. thesis; in this note only geological-structural features that have aquiclude function and hydrogeological features are shortly presented. In the Monti Sibillini Ridge the geological formations of Umbria-Marche succession (complete and reduced) from Lias inf. (Calcare Massiccio) to Eocene-Oligocene (Scaglia cinerea) outcrop. The main structural elements are: the Visso thrust and the Cima Cannafusto-Pizzo Tre Vescovi thrust, with relative anticlinalic structures and the quaternary faults. All this elements NNW-SSE are oriented. The calcareous and marly-calcareous formations are complexes that host aquifers and springs due to high permeability; the marly, cherty and clayly formations are complexes with low permeability and that have hydraulic closing function. The conceptual hydrogeological model of deep aquifer has been obtained from identification of: hydrogeological complex and their features, limits of aquifer, springs and their time-variability. From this model it is possible to define the mean annual effective infiltration by ratio from recharge area (85 km 2 ) and mean discharge (2110 l/s). The mean annual effective infiltration value (780 mm) is justified by two factors: the high value of mean elevation of recharge area and the presence of the Castelluccio endhoreic basin. The mean annual effective infiltration value is almost the 80% of total precipitation that is defined in 1000 mm/y from a study on 47 rain gauge stations and 17 temperature stations. The mean annual effective precipitation value is 525 mm and it is possible to account as effective infiltration based on the hypothesis of a runoff negligible. This effective infiltration value (525 mm) underlie effective infiltration value calculated with direct method (780 mm). 18 O data of 10 high elevation springs are used to obtain correlation line between δ 18 O/elevation for Monti Sibillini Ridge, admitting that they are representative of the infiltration altitudes, taking into account the proximity between recharge and discharge area. The obtained correlation line (equation 0,0022x - 6,3784 and r 2 =0,9693) is concordant with bibliographic lines (Nanni et alli, 2006; Bono et alii, 2005; Barbieri et alii, 2003; Longinelli & Selmo, 2003; Zuppi et alii, 1994; Conversini & Tazioli, 1993; Ciancetti et alii, 1991; Tazioli et alii, 1988), for the Central Apennine (Fig. 4). The calculated gradient (0,22 /100 m) is used to obtain information about mean recharge elevation of basal springs. This methodological process are used to confirm the hypothesis of the conceptual hydrogeological model about groundwater circulation. Aim of this note is to point out that the applied methodological process hold true to linear springs sample. KEY WORDS: Hydrogeology, isotopic hydrology, high Valnerina.

9 Geologica Romana 39 (2006), STRATIGRAFIA NEOGENICO-QUATERNARIA DEL SETTORE NORD - ORIENTALE DELLA PROVINCIA DI LECCE (CON RILEVAMENTO GEOLOGICO ALLA SCALA 1:25.000) Alessandro Bossio*, Luca Maria Foresi**, Stefano Margiotta***, Roberto Mazzei**, Gianfranco Salvatorini**, Francesca Donia** *Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Pisa, Via S. Maria 53, Pisa. bossio@dst.unipi.it **Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Siena, Via Laterina 8, Siena. mazzeir@unisi.it ***Dipartimento di Scienze dei Materiali, Università degli Studi di Lecce, Via per Arnesano, Lecce. stefano.margiotta@unile.it RIASSUNTO - In questo lavoro è illustrata, nelle sue caratteristiche litologiche e nei suoi significati stratigrafico e paleoambientale, la successione delle formazioni riconosciute nel settore Nord-orientale della Provincia di Lecce e riportate nella allegata carta geologica (scala 1:25.000). In ordine dalla più antica, tali formazioni sono: Calcari di Melissano, Formazione di Galatone, Formazione di Lecce, Pietra leccese, Calcareniti di Andrano, Formazione di Lèuca, Formazione di Uggiano la Chiesa, Calcareniti del Salento. Esse rappresentano l espressione di 7 cicli sedimentari sviluppatisi dal Cretacico Superiore al Pleistocene inferiore. Il 1 ciclo è rappresentato dai Calcari di Melissano. Questa unità, che affiora estesamente nei dintorni di Surbo (Nord di Lecce), è costituita da calcari, calcari dolomitici e micritici, di colore biancastro, grigio chiaro o nocciola, in strati di spessore variabile da qualche centimetro a circa un metro. I macrofossili sono scarsi e rappresentati da frammenti di rudiste oltre che da coralli e pettinidi. L ambiente deposizionale della formazione è riconducibile alla parte meno profonda della piattaforma interna; ricostruibili sono anche episodici periodi di emersione. I Calcari di Melissano sono attribuiti all intervallo Turoniano-Senoniano. Il 2 ciclo è materializzato dalla Formazione di Galatone, un unità che affiora lungo una fascia orientata NO- SE, a Sud-Ovest dell abitato di Lecce. Dal punto di vista litologico, essa è caratterizzata da un irregolare alternanza di calcari compatti grigio-biancastri, calcari sottilmente stratificati di colore variabile dall avana al bianco e marne laminitiche giallastre. Le associazioni fossilifere sono costituite da numerosi esemplari di gasteropodi (prevalgono quelli della famiglia Potamididae; presenti anche modelli interni di Ampullinopsis crassatina) e bivalvi (dominano quelli di piccole dimensioni appartenenti alle famiglie Cardidae e Veneridae), nonché da impronte riferibili probabilmente ad ostracodi. L ambiente deposizionale della formazione è essenzialmente lacustre, episodicamente lagunare. Per il ritrovamento di A. crassatina, la Formazione di Galatone è da riferirsi all Oligocene Superiore. La Formazione di Lecce, formalizzata in questo lavoro, costituisce il 3 ciclo ed è caratterizzata da calcareniti massive di colore variabile dal biancastro all avana, con accennata stratificazione in banchi di spessore variabile. Talvolta, agli strati calcarenitici si intercalano strati sia di calcari micritici biancastri che di marne di colore avana. Tra i fossili, sono stati riconosciuti modelli di bivalvi (in particolare di Cardium), numerosi resti di Scutella e gasteropodi, nonché di macroforaminiferi appartenenti al genere Operculina. Le associazioni a foraminiferi planctonici ed a nannofossili calcarei permettono di attribuire la parte superiore della formazione rispettivamente alla porzione basale della Zona a Paragloborotalia kugleri e a quella sommitale della Zona a Sphenolithus delphix; di conseguenza, risulta evidente la sua appartenenza al tratto iniziale del piano Aquitaniano (Miocene Inferiore). Relativamente alla parte inferiore dell unità, è verosimile un riferimento al Cattiano sommitale. Dal punto di vista paleoambientale, una serie di elementi come la scarsità di strutture sedimentarie e l ottimo stato di conservazione dei macroforaminiferi inducono ad ipotizzare un accumulo sedimentario senza vistosi fenomeni di trasporto; il comune rinvenimento di Scutella indica, inoltre, fondali sabbiosi di debole profondità e basso idrodinamismo. Il 4 ciclo è documentato dalla Pietra leccese e dalle successive e ovunque soprastanti Calcareniti di Andrano. Nella sua espressione generale la Pietra leccese è una biomicrite di colore giallo-paglierino, a prevalenti organismi planctonici e con bentonici indicativi della parte più profonda della zona neritica esterna. Talora alla base dell unità è presente una breccia, tal altra il contatto con unità precedenti è marcato da una spalmatura fosfatica o da un livello fosforitico (spessore di pochi centimetri). Quest ultimo ed il significato delle associazioni bentoniche del tratto inferiore, non compatibili con livelli trasgressivi basali, suggeriscono un quadro di subsidenza e di ingressione marina caratterizzato da fasi alterne di fosfatizzazione (probabilmente in regime di upwelling ) e di erosione dovuta a correnti. Tale quadro, comunque, si esaurisce nel Burdigaliano superiore (Zona a Globigerinoides trilobus dei foraminiferi e Zona a Sphenolithus heteromorphus dei nannofossili calcarei), poco dopo il debutto generale della formazione. Questa probabile anche se locale lacunosità basale è la prima di una serie più o meno numerosa (a seconda delle località) che caratterizza la formazione nel suo intero arco di distribuzione stratigrafica (fino al Messiniano basale, Zone a Globorotalia conomiozea e ad Amaurolithus delicatus-a. amplificus) e che giustifica il suo spessore relativamente modesto (circa 80 m) rispetto a quello che avrebbe dovuto raggiungere, per tipologia sedimentaria, nel tempo della sua deposizione (circa 11 M.A.). L azione erosiva/dispersiva delle correnti, responsabile di questa lacunosità riscontrata sempre entro un intervallo più o meno intensamente

10 64 Geologica Romana 39 (2006), BOSSIO et al. glauconitico, si è estrinsecata con intensità variabile nello spazio e nel tempo anche in zone vicine. Il risultato più eclatante di tale variabilità è il seguente: nel settore settentrionale dell area di Lecce la fase di glauconizzazione è seguita, pressochè immediatamente, da quella di deposizione dei carbonati messiniani che costituiscono le Calcareniti di Andrano; nel settore meridionale, invece, tra le due fasi è interposta la ripresa della sedimentazione calcareo-detritica della Pietra leccese, la quale prosegue senza soluzione di continuità almeno per gran parte del Tortoniano, producendo uno spessore di circa 30 m. La Pietra leccese dei livelli tortoniani più recenti mostra diversità nella granulometria, nel colore e nel contenuto fossilifero rispetto alla tipica Pietra leccese, verosimilmente in conseguenza di un progressivo innalzamento dell area che diviene alquanto rapido con l inizio del Messiniano. Le Calcareniti di Andrano rappresentano il prodotto sedimentario di questo trend regressivo. Con i calcari e le calcareniti di questa unità, i cui contenuti fossiliferi sono indicativi di un contesto ambientale di acque basse con condizioni chimico-fisiche sempre più riconducibili verso l alto a quelle della ben nota crisi di salinità mediterranea, si chiude il ciclo miocenico sia localmente che nell intero Salento. Il 5 ciclo sedimentario, di età zancleana, è rappresentato dalla Formazione di Lèuca. Questa unità, spessa qualche decina di metri, è costituita da brecce e conglomerati e, in netto subordine, da biomicriti glauconitiche. Il primo litotipo, che si presenta come una massa caotica di clasti generalmente non elaborati e di dimensioni variabili, contiene nella matrice associazioni a foraminiferi planctonici ed a nannofossili calcarei indicative rispettivamente della Zona a Sphaeroidinellopsis seminulina s.l. e di quella a Discoaster variabilis s.l.; le associazioni bentoniche (foraminiferi ed ostracodi), invece, individuano una deposizione in ambienti di debole profondità. Il secondo litotipo, di pertinenza delle Zone a Globorotalia margaritae e ad Amaurolithus tricorniculatus, è l espressione di un approfondimento, fino alla parte più profonda della zona neritica esterna, oltre che di un intensa attività erosiva da parte di correnti. Il 6 ciclo sedimentario è costituito dalla Formazione di Uggiano la Chiesa. L unità è rappresentata da varie decine di metri di sedimenti calcareo-detritici giallo-chiari, a grana da fine a grossolana, con ricorrenti fossili. Se nelle altre località finora studiate la formazione è sempre risultata di età piacenziano-gelasiana (fino addirittura a santerniana nell area tipo), negli affioramenti di Lecce essa si è invece rivelata di età zancleana (Zona a Globorotalia puncticulata dei foraminiferi; Zona a Discoaster tamalis dei nannofossili). Nonostante questa diversità, il debutto della formazione si è comunque verificato in un contesto di subsidenza analogo, con fasi alterne di fosfatizzazione e di erosione da parte di correnti; prova ne è la presenza alla base dell unità di un conglomerato a elementi fosfatizzati e di associazioni bentoniche che esprimono batimetrie non compatibili con quelle di un sedimento trasgressivo. Durante le cronozone a G. puncticulata ed a D. tamalis è documentabile un trend regressivo, da profondità della zona neritica esterna a quelle della zona neritica interna. Il 7 e ultimo ciclo è individuato dalle Calcareniti del Salento. Questa unità prevalentemente calcarenitica e di poche decine di metri di spessore, contiene fossili indicativi di ambienti deposizionali di modesta profondità e riferibili al Sottopiano Siciliano (Zona a Globorotalia truncatulinoides excelsa dei foraminiferi e Zona a small Gephyrocapsa dei nannofossili) del Piano Calabriano (Pleistocene Inferiore). PAROLE CHIAVE: Stratigrafia, Neogene-Quaternario, Salento Nord-orientale, Lecce. ABSTRACT - The lithological features and the stratigraphical and paleoenvironmental significance of the formations outcropping in the north-eastern sector of the Lecce Province, (the respective Geologic Map in scale 1: has been attached) are shown here. Starting from the oldest one, the units are: Calcari di Melissano formation, Galatone Formation, Lecce Formation, Pietra leccese formation, Calcareniti di Andrano formation, Lèuca Formation, Uggiano la Chiesa Formation and Calcareniti del Salento formation. They represent the results of 7 sedimentary cycles developed from the Late Cretaceous to the Early Pleistocene. The first cycle is represented by the Calcari di Melissano formation. This unit widely outcrops north of Lecce, in the surroundings of Surbo village, and it is constituted by compact limestones, dolomitic limestones and micritic limestones whitish to grey in colour. The Calcari di Melissano formation generally consists of centimetric to metric layers, but locally it can be laminated. The rare macrofossils are fragments of rudists as well as corals and bivalves. Its depositional environment corresponds to shallow water marine conditions with continental episodes. In literature the formation has been attributed to the Turonian-Senonian interval (Late Cretaceous). The second cycle is represented by the Galatone Formation, which outcrops south-west of Lecce, along NW- SE oriented strip. The unit is characterized by white-greyish micritic limestones, white-brownish limestones and yellowish marls. The litotypes are organized in layers from a few centimetres to several decimetres thick, commonly showing planar laminae. The abundant fossil assemblages are mainly constituted by gastropods (especially of the Potamididae family; inner moulds of Ampullinopsis crassatina also occur), ostracods and small bivalves (mainly of the Cardidae and Veneridae families). The sedimentological features and the macro-microfossil content indicate a lacustrine depositional environment; episodic connections with coastal restricted environments characterized by brackish waters are also recorded. The presence of A. crassatina allow to refer the Galatone Formation to the late Oligocene. The Lecce Formation, formalized in this paper, represents the third cycle. The unit consists of whitish massive calcarenites (often characterized by more or less distinct decimetric stratification) with intercalations of greyish marly and micritic limestones. Rare bivalves (particularly Cardium), echinoids (Scutella), gastropods and macroforaminifers (Operculina) occur. The planktonic foraminifer and calcareous nannofossil assemblages allow to attribute the upper part of the formation to the Paragloborotalia kugleri Zone and to the Sphenolithus delphix Zone respectively and, thus, to the basal part of the Aquitanian (Early Miocene). Although, the lower part of the unit

11 STRATIGRAFIA NEOGENICO-QUATERNARIA DEL SETTORE NORD-... Geologica Romana 39 (2006), has been doubtfully referred to the late Chattian. From a paleoenvironmental point of view, the lacking of sedimentary structures and the good preservation of the macroforaminifers led to hypothesize a sedimentary accumulation showing any transport evidences; furthermore, the common occurrence of Scutella indicates sandy backdrops and low hydrodynamism in shallow water marine conditions. The fourth cycle is formed by the Pietra leccese and Calcareniti di Andrano formations. The first unit consist of pale yellow biomicrite, very rich of planktonic foraminifers. Its base is characterized by a breccia with carbonatic heterometric elements and scarce matrix or by a thin brown level with small phosphatic elements. The features of this basal level and the paleoenvironmental evidence deriving from the benthonic assemblages, are in disagreement with a transgression, they rather suggest that the sedimentation started within depositional conditions characterized both by phases of phosphatization, probably in upwelling regime, and phases of erosion/dispersion linked to the action of deep sea currents. During the late Burdigalian (Globigerinoides trilobus and Sphenolithus heteromorphus cronozones) these particular conditions ended (shortly after the early stage of the formation deposition). In addition, a strong activity of deep sea currents responsible for erosion and partial redistribution of sediments, has also been hypothesized for the deposition of the glauconitic layers located in the upper part of the formation. In this contest, the local basal hiatus represents the first of a series which affected the Pietra leccese formation up to the early Messinian (Globorotalia conomiozea Zone and Amaurolithus delicatus - A. amplificus Zone); the presence of sedimentary hiatuses also justifies the relatively limited thickness of the formation itself (about 80 m) in spite of its long - lasting deposition (about 11 M.A.). The extension of the hiatuses changes in the different sectors of the considered area. In the northern sector, for example, it has been observed that the glauconitic layers immediately underlie the Messinian carbonatic deposits of the Calcareniti di Andrano formation; on the contrary, in the southern sector, these levels are overlaid by the Tortonian calcareous - detritic sediments of the Pietra leccese formation; these sediments, up to 30 m thick, show some differences in the granules size, colour and fossil content, in comparison with the typical Burdigalian Pietra leccese; this is probably due to the progressive raising of the area, suddenly increasing since the Messinian. The Calcareniti di Andrano formation represents the regressive term closing the Miocene cycle in the whole Salento area. The fifth sedimentary cycle is represented by the Lèuca Formation. This unit, over ten meters thick, is constituted by breccias, conglomerates and, subordinately, by glauconitic biomicrites. Breccias and conglomerates are formed by carbonatic heterometric pebbles included in a mainly sandy or marly sandy matrix. The matrix yields foraminifers and nannofossils of the Sphaeroidinellopsis seminulina s.l. and Discoaster variabilis s.l. zones (basal Zanclean, Early Pliocene) and benthonic assemblages (foraminifers and ostracods) indicating a shallow water marine environments. The glauconitic biomicrites, attributed to the Globorotalia margaritae and Amaurolithus tricorniculatus zones (Zanclean), are the sedimentary expression of an abrupt deepening (up to the deepest outer neritic zone) and of an intense erosive/dispersive action of the currents. The sixth cycle is represented by the Uggiano la Chiesa Formation consisting of stratified and fossiliferous biodetritical limestones and yellowish calcareous sands; about 50 meters thick. The calcareous plankton content is referable to the Globorotalia puncticulata and D. tamalis zones, Zanclean in age; in other areas of the Salento this formation has been referred to the Piacenzian and Gelasian; while, in its type area it has shown a wider stratigraphic range spanning from the Piacenzian to the Santernian time interval. In spite of these diachroneity, in the Lecce area, the deposition of the formation starts in a similar context, characterized by erosive/dispersive processes alternated to active processes of phosphatization. In fact, the local occurrence of a basal conglomerate with phosphatic pebbles, as well as the benthonic assemblages, indicating the outer neritic zone, are in contrast with the evidence of a trasgression. The last sedimentary cycle is represented by the Calcareniti del Salento formation. It consist of a fossiliferous (among the other, Arctica islandica, Mya truncata and Panopea norvegica) biodetritical carbonatic unit up to 20 meters thick. The calcareous micro- and nannofossil content allow to refer it to the Globorotalia truncatulinoides excelsa and small Gephyrocapsa zones and, then to the Sicilian (Early Pleistocene). The benthonic assemblages indicate a shallow water marine depositional environment. KEY WORDS: Stratigraphy, Neogene-Quaternary, north-eastern Salento, Lecce.

12 Geologica Romana 39 (2006), TABERINA BINGISTANI HENSON, 1948 (FORAMINIFERA) FROM THE UPPER CENOMANIAN OF APULIA (SOUTHERN ITALY): A NEW RECORD Massimiliano Borghi * & Johannes S. Pignatti ** * ENI divisione AGIP, Esplorazione e Produzione, Via del Marchesato 13, Marina di Ravenna (Ra), Italy ** Dipartimento di Scienze della Terra, Università La Sapienza, P.le A. Moro 5, Roma, Italy and IGAG/CNR, Roma ABSTRACT - The first occurrence of Taberina bingistani Henson, 1948 from Upper Cenomanian limestones of the Apulian platform cropping out near Polignano a Mare is recorded. The stratigraphic and paleogeographic range of this species, whose generic assignment is still doubtful, are discussed. KEY-WORDS: Taberina, Foraminifera, Micropaleontology, Paleobiogeography, Cenomanian, Apulia, Italy RIASSUNTO - Viene segnalato il primo rinvenimento di Taberina bingistani Henson, 1948 nei calcari cenomaniani di piattaforma di Polignano a Mare (Puglia). Vengono discusse la distribuzione stratigrafica e paleogeografica di tale specie, la cui attribuzione generica appare ancora incerta.

13 Geologica Romana 39 (2006), CATALOGUE OF THE TYPE FOSSILS STORED IN THE PALAEONTOLOGICAL MUSEUM OF LA SAPIENZA UNIVERSITY OF ROME: 1 Riccardo Manni Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Roma La Sapienza P.le A. Moro 5, I Roma, Italy riccardo.manni@uniroma1.it ABSTRACT - This paper is the first contribution towards a catalogue of all types stored in the Palaeontological Museum of La Sapienza University of Rome. The present list deals mainly with the collection Sanfilippo. KEY WORDS: holotypes, syntypes, catalogue of types, Palaeontological Rome Museum PAROLE CHIAVE: olotipi, sintipi, catalogo dei tipi, Museo di Paleontologia di Roma

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