CAPITOLO 1 INTRODUZIONE. 1.1 Aspetti generali della Laguna di Venezia Descrizione della evoluzione dell ecosistema

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1 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE 1.1 Aspetti generali della Laguna di Venezia Descrizione della evoluzione dell ecosistema Una laguna è un ecosistema costiero di transizione tra la terra e il mare. In essa il movimento dell acqua è governato dalla marea, che ne determina il carattere salmastro delle acque e modella la struttura delle terre emerse e dei fondali, caratterizzati da una morfologia complessa. L evoluzione dei fondali dipende dal ruolo relativo delle forzanti e fattori elencati; nel bilancio non è da escludere l intervento dell uomo con strumenti sempre più incisivi capaci di modificare gli ambienti naturali, tanto che specie animali e vegetali si estinguono a causa del formarsi di condizioni ambientali ostili. Le lagune, ambienti destinati ad evolvere naturalmente per diventare terraferma o mare, risentono più di altri di modificazioni comandate dall uomo, che talvolta cerca di tenerle in vita per sfruttarne le risorse. Così a Venezia aumentano il turismo, la pesca, l inquinamento di vario genere, il moto ondoso, esponendo questo sito di interesse civile, turistico, artistico e storico, alle forze della natura ed alle manomissioni dell uomo. La laguna di Venezia deve il suo aspetto attuale agli apporti solidi provenienti dai fiumi che vi sfociano, a quelli provenienti dal mare e agli asporti verso quest ultimo ad opera delle correnti mareali. I sedimenti fluviali e i detriti marini costruiscono cordoni di terra che racchiudono specchi d acqua. I cordoni di terra sono intervallati da tre varchi o bocche di porto (da Nord: Porto di Lido, Porto di Malamocco, Porto di Chioggia, di cui in Figura 1.1), che garantiscono la comunicazione con il mare aperto. Il tempo di residenza dell acqua all interno della laguna è mediamente di 10 giorni, variando da 1 giorno, per le aree vicine alle bocche di porto, fino a 30 per le zone interne [Flindt et al., 1997]. 1

2 Figura 1.1 La Laguna di Venezia e le bocche di comunicazione con il mare Adriatico [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova]. La formazione della Laguna di Venezia ha preso il via in seguito all ultima glaciazione pleistocenica. Lo scioglimento dei ghiacci, seguito dall aumento del livello medio del mare, determinò la sommersione di buona parte dell area adiacente la laguna; il contributo dei sedimenti trasportati dai fiumi diede un apporto alla formazione delle prime isole e dei primi cordoni litoranei sabbiosi. L effetto combinato delle sabbie mosse dal mare e del trasporto eolico, consentì a tali strutture di emergere andando a delimitare vaste zone di acque paludose e originando una laguna di acqua dolce. In seguito, l abbassamento progressivo del suolo dovuto alla compattazione dei sedimenti e l azione del moto ondoso determinarono l invasione da parte del mare per sfondamento del cordone litoraneo. Intorno al 1000 d.c., la struttura della laguna era mutata (Figura 1.2), presentando otto bocche di collegamento col mare Adriatico, attraverso le quali avveniva il regolare ricambio delle acque ad opera della marea, mentre l apporto dei sedimenti era garantito dai principali affluenti che solcavano la pianura veneta: il Sile e il Piave per il bacino nord, il Brenta e il Bacchiglione per il bacino sud. L interferenza dei fiumi, però, costituì presto un pericolo per la città di Venezia, dal momento che erano compromessi la funzionalità dei canali, il regime idraulico del sistema e le condizioni igienico-sanitarie dell ambiente. 2

3 Dopo la metà del XV secolo l intervento antropico consentì di limitare l apporto solido fluviale; sistemazioni idrauliche consentirono di far sfociare a mare i principali fiumi veneti: la riduzione di acqua dolce fece assumere alle acque un carattere salmastro. Il limitato apporto solido fluviale che ne conseguì, associato all escavazione di grandi canali per la navigazione commerciale, col tempo innescò processi di erosione e di omogeneizzazione dei fondali che portarono presto al sorgere di nuovi problemi per l equilibrio lagunare. Lo spostamento delle foci dei fiumi all estremo della laguna causò, infatti, un aumento della deposizione delle sabbie che venivano trasportate dalle correnti marine lungo l attuale penisola di Cavallino e il litorale di Sottomarina, portando progressivamente all interrimento dei porti di Lido e Chioggia. Per contrastare questo fenomeno e difendere i litorali e le bocche di porto si intervenne arginando i litorali di Pallestrina e Sottomarina nel 1738, mediante la realizzazione di murazzi 1, e costruendo delle dighe alle imboccature portuali di Lido, Malamocco e Chioggia. Ma tali interventi portarono a modificazioni della morfologia lagunare, in quanto da una parte innescarono un processo di erosione del fondale dovuto alla corrente di riflusso incanalata attraverso le dighe portuali, dall altra provocarono una destabilizzazione dei litorali di Lido e Pellestrina. Figura 1.2 La Laguna di Venezia nel 1300 [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova]. 1 I murazzi sono possenti arginature in grandi blocchi di pietra d Istria; sono situati lungo il litorale di Pellestrina e Caroman. 3

4 Figura 1.3 La Laguna di Venezia nel 2000 [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova]. Oggi la Laguna di Venezia può essere considerata la più grande laguna d Italia, con una superficie di circa 550 km 2. E situata nella costa settentrionale del mare Adriatico, con l asse maggiore orientato in direzione Nord-Est Sud-Ovest; la larghezza media è di 10km, mentre la lunghezza media è di 50km. Buona parte della sua superficie è sottoposta al regime mareale; le variazioni dei livelli massimi e minimi di marea nell alto Adriatico, infatti, sono tra le più ampie del Mediterraneo, influenzate non solo dai fattori astronomici, ma anche dalle caratteristiche condizioni meteorologiche: il fenomeno di alta marea è accentuato dalla bassa pressione e dal forte vento di scirocco, mentre si riduce notevolmente in caso di alta pressione e di vento da nord-est. In Tabella 1.1 sono riportati alcuni dati generali relativi all ambiente lagunare veneziano [CVN, 2002], con particolare riferimento agli scambi con il bacino scolante, che convoglia le acque piovane e fluviali in laguna contribuendo ad una forte immissione di nutrienti, soprattutto composti dell azoto e del fosforo. 4

5 Tabella 1.1 Dati generali relativi all ambiente lagunare veneziano [CVN, 2002]. Sulla costa si alternano tre cordoni litoranei interrotti da tre bocche di porto, attraverso le quali avvengono gli scambi tra il mare e la laguna (Figura 1.4): partendo da Nord si incontrano Lido, larga 900m e dalla profondità media di 12m, Malamocco, larga 450m e dalla profondità media di 16m e Chioggia, larga 440m e dalla profondità media di 8.5m. 5

6 Figura 1.4 La Laguna di Venezia con i principali corsi d acqua del bacino scolante e le bocche di comunicazione con il mare Adriatico [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova]. 6

7 Le escursioni di marea generano alle tre bocche una variazione del livello rispetto al medio mare tale da consentire il ricambio necessario al mantenimento dell ecosistema lagunare. Questa escursione è dovuta principalmente alla marea astronomica che si attesta su valori medi di 50cm, ma in caso di eventi particolari (storm-surge), può raggiungere valori eccezionali di 170cm. Il bacino scolante, attraverso il quale avviene la raccolta e il passaggio delle acque dall entroterra alla laguna in situazioni meteorologiche secche, si estende su una superficie di circa 1850km 2. E limitato a Sud dal canale Gorzone, ad Ovest dalla linea dei Colli Euganei e delle Prealpi-Asolane e a Nord dal fiume Sile. Il bacino scolante è caratterizzato da tre sottosistemi idrografici: la rete idrografica vera e propria, quella fluviale, comprendente il Piave, il Brenta e il Bacchiglione, il bacino del Sile. Il Piave oggi è separato dal sistema lagunare e le sue acque defluiscono direttamente in mare. Il Sile ha mantenuto un collegamento regolato con la Laguna attraverso i nodi di Businello e di Grezze. Il Brenta non fa più parte della laguna dal 1990, sfocia in mare insieme al Bacchiglione e al Garzone. la rete delle acque alte minori, che consente il libero deflusso delle acque stesse in laguna, in mare e nel sottosistema precedente. Comprende i fiumi Vallio, Meolo, Zero, Dese, Marzenego, Muson, Vecchio-Novissimo, gli scoli Tergola-Pionca- Serraglio-Naviglio inferiore, Lusore, Menegon e Muson dei Sassi. la rete delle acque basse, posta sotto il livello medio marino, in cui le acque devono essere sollevate meccanicamente e sversate in laguna, mare o altre reti. Le acque lagunari sono soggette alle forzanti meteorologiche rappresentate dai sistemi ventosi dell Adriatico settentrionale: Scirocco e Bora. Lo Scirocco è un vento caldo ed umido, proveniente dai quadranti meridionali ed associato ad un area di bassa pressione a ridosso del Nord- Ovest italiano; quando spira in concomitanza con l alta marea astronomica è capace di innescare una forte elevazione del livello marino (la cosiddetta acqua alta) con effetti disastrosi sulla laguna ed, in particolare, sulla città di Venezia. A tal proposito si ricorda il 4 novembre 1966 quando, alle cinque pomeridiane, il livello marino raggiunse il valore più alto mai registrato, cioè 1,94m sopra quello medio [Leuzzi et al., 2006]. La Bora è un vento secco e freddo che soffia da Nord-Est, influenza il bacino adriatico, in particolare la sua parte più settentrionale; raffredda e mescola le acque superficiali fino a raggiungere i bassi fondali, producendo così le acque dense e fredde di fondo. 7

8 1.2 Strutture geomorfologiche caratteristiche L area lagunare racchiude il sistema suolo, costituito dall insieme delle terre emerse, di natura artificiale o naturale (litorali, casse di colmata, isole, argini) e rappresenta circa l 8% di tutta la superficie della laguna; il sistema acqua (restante 92%), che comprende i canali (12%), i bassifondi, le velme e le barene (80%). Figura 1.5 Distribuzione dell area lagunare e delle strutture morfologiche [SAL.VE, attività per la salvaguardia della laguna di Venezia]. In funzione dell influenza dell azione marina attraverso le tre bocche di porto, la laguna può anche essere suddivisa in: laguna aperta (o viva) all espansione di marea, comprese le velme e le barene ed escluse le isole e le casse di colmata. Ha una superficie di circa 420km 2 e comprende le bocche di porto e le aree circostanti. Si estende all interno della laguna in modo irregolare, seguendo i principali canali ed in dipendenza della presenza di isole, barene e paludi. Gli scambi col mare aperto garantiscono buoni valori di ossigenazione, mentre la salinità mantiene un valore elevato e relativamente costante. laguna chiusa (o morta) all espansione di marea, ovvero l insieme delle valli da pesca, con le loro isole interne, le velme e le barene, ma esclusi i loro argini di delimitazione, per una superficie di 85km 2. Si caratterizza per la variabilità di proprietà delle acque, quali le oscillazioni di temperatura, salinità e concentrazione di ossigeno disciolto. Questa variabilità si unisce poi alla composizione dei fondali, caratterizzata da zone più interne o confinate (laguna morta) ricche di frazioni 8

9 sottili (limi ed argille), e in prossimità delle bocche di porto dall abbondanza di componenti grossolane, principalmente sabbiose. argini occupanti una superficie di 7,5 km 2. isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti e comprese le casse di colmata, per una superficie complessiva di circa 29 km 2. I principali elementi geomorfologici costitutivi della laguna veneta, tipici comunque delle lagune in generale, sono i seguenti: le velme (Figura 1.6), ossia vasti bassifondi di sedimento molle privi di vegetazione. In genere sono poste tra il livello medio delle maree di quadratura e il livello medio delle maree sigiziali, per cui spesso emergono. Figura 1.6 Immagine di una velma [CVN, 2002]. le valli da pesca, bacini poco profondi di acque salmastre, tipiche della Laguna di Venezia. Sono considerati ambienti molto particolari, dal momento che fin dai tempi antichissimi si era soliti attrezzarli per l itticoltura e la caccia. Al loro interno racchiudono specchi d acqua, canali artificiali o naturali, barene e strutture funzionali per gestire gli apporti di acqua dolce e salata. il cordone litoraneo (Figura 1.7), striscia di terra che separa la laguna dal mare. La sua evoluzione è regolata dalla competizione delle forze distruttive (fenomeni erosivi dovuti all azione disgregatrice delle correnti e del moto ondoso) e di quelle costruttive (il ripascimento con nuova sabbia). 9

10 Figura 1.7 Immagine di un cordone litoraneo [CVN, 2002]. le isole, escluse Lido, Pellestrina e Treporti (poiché parte del cordone litoraneo), costituiscono l 8% della superficie totale della laguna e possono essere di origine naturale o artificiale. In genere le isole naturali sono residui degli antichi cordoni litoranei, oppure derivano dalla deposizione e accumulo dei materiali solidi trasportati dai fiumi. Consistente è il numero di isole artificiali che, a partire dal XIX secolo, ha trasformato il paesaggio della laguna, assolvendo funzioni diverse ed articolate: sono state sedi militari, conventuali, ospedaliere. Oggi buona parte di esse sono completamente abbandonate. le casse di colmata, isole artificiali realizzate negli anni 60 con il materiale proveniente dallo scavo del Canale dei Petroli, realizzato per consentire l accesso delle navi al porto industriale di Marghera. Si estendono su una superficie complessiva di 11km 2, in precedenza occupata da barene. La costruzione delle casse di colmata ha avuto come conseguenze la riduzione del ricambio idrico tra la laguna viva e gli specchi d acqua alle spalle delle casse di colmata; interventi recenti in alcune zone hanno consentito il ripristino della circolazione idrica e la rinaturalizzazione delle casse stesse. 10

11 Figura 1.8 Immagini di casse di colmata prima e dopo i lavori di rinaturalizzazione [CVN, 2002]. i canali (principali e secondari), strutture fondamentali per la Laguna, dal momento che, oltre ad essere la principale via di comunicazione interna, assicurano il ricambio idrico tra le zone interne e il mare (Figura 1.9), dipartendosi dalle tre bocche di porto ed inserendosi con un percorso meandriforme nella laguna. Nel bacino lagunare si distingue una fitta rete di canali con una superficie di circa 67km 2, che si sviluppa per una lunghezza di 700km. La profondità dei canali varia tra 15m e 1m. All interno di questa rete è possibile individuare la ramificazione di un numero elevatissimo di canali minori, detti ghebi (Figura 1.10), che si addentrano nelle barene e terminano nei chiari (Figura 1.11), specchi d acqua piovana salmastra. Figura 1.9 Immagine di un canale [CVN, 2002]. 11

12 Figura 1.10 Vista di un ghebo [CVN, 2002]. Figura 1.11Immagine di un chiaro [CVN, 2002]. le barene (Figura 1.12), elemento morfologico caratteristico dei bacini a marea presenti lungo estuari, specchi d acqua costieri protetti da lidi, alle medie ed alte latitudini. In quanto elementi formatisi tra terra e mare, le barene risentono dei processi di entrambi gli ambienti; esse possono essere considerate molto importanti dal punto di vista ecologico, sociale ed economico. Essendo aree con presenza di sostanza organica e nutrienti, spesso le barene sono siti di riproduzione e rifugio per molte specie di uccelli, ma anche per pesci e molluschi. Figura 1.12 Barene con differenti tipi di vegetazione [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia tramite il suo concessionario Consorzio Venezia Nuova]. 12

13 Le barene devono la loro formazione all apporto di materiale solido sulla superficie di alcune zone di bassofondo melmose. Iniziano così a costituirsi zone dove l onda di marea si espande con minor energia rispetto alle zone circostanti, contribuendo ad una maggiore sedimentazione e ad una minore erosione. Queste superfici sono dunque più elevate rispetto al livello medio marino, col vantaggio di essere sommerse meno frequentemente e per periodi di tempo inferiore. Importante nella formazione di barena è la presenza della vegetazione: foglie e fusti interagiscono con il campo idrodinamico favorendo la sedimentazione; l espulsione dei sali dai tessuti di alcune specie favorisce la flocculazione dei sedimenti più fini e la massa di radici aumenta la stabilità del materiale già depositato. Inoltre la presenza di microalghe stabilizza le superfici fangose. Le piante, poi, coprendo le superfici, impediscono il disseccamento e proteggono il suolo dal dilavamento in caso di sommersioni, ed il materiale organico prodotto nella loro crescita incrementa attivamente la quota della barena. Le barene presentano notevole importanza dal punto di vista naturalistico, dal momento che ospitano una specie vegetale particolare, detta Alofita, in grado di resistere a un ambiente ad elevata salinità e con umidità spesso variabile. Figura 1.13 Profilo altimetrico di una barena [Van Duin et al., 1996]. La forma di una barena cambia durante tutto l anno, con maggiore evidenza in primavera e in inverno. 13

14 In primavera l attività biologica cresce e la deposizione delle sostanze organiche è massima; l altezza della barena aumenta soprattutto nella parte interna, dove c è maggiore produzione primaria. In inverno, invece, le piogge più abbondanti portano ad una riduzione della salinità e dell attività biologica; correnti più forti, piogge più intense ed onde maggiori scompongono la barena trasportando i sedimenti dalla zona interna a quella più a contatto con la marea. La Laguna di Venezia si caratterizza per quattro tipologie di barene, riconducibili a quattro diverse origini [Bonometto, 2003]: barene di margine lagunare, originatisi da suoli continentali sprofondati e raggiunti da acque salmastre; barene di ingressione marina, formatesi in zone caratterizzate dalla presenza di paludi d acqua dolce e successivamente invase da acque salmastre in seguito alla diversione dei fiumi; barene di origine fluviale, dovute ai corsi d acqua che si immettono in laguna, con caratteri intermedi tra apparati deltizi allungati ed argini naturali; barene di canale lagunare, legate agli apporti di sedimenti marini, depositati ai bordi dei canali di ingresso della marea. 1.3 Problematiche relative ai processi evolutivi Le velme e le barene sono elementi caratteristici dell equilibrio dell ecosistema lagunare, dal momento che attenuano il moto ondoso, limitano la dispersione dei sedimenti in laguna e la loro perdita in mare. La Laguna di Venezia, ormai da un secolo, assiste alle perdita della suddetta capacità di regolazione. Il sistema di barene sta perdendo l originaria struttura: i fenomeni erosivi determinano lo sgretolamento dei margini delle barene (Figura 1.14), mentre al loro interno si aprono fratture più o meno ampie e i chiari si allargano al punto di ricongiungersi con lo specchio d acqua lagunare. 14

15 Figura 1.14 Esempi di sgretolamento dei margini di una barena [Cibien, 2000]. L evoluzione lagunare è legata essenzialmente a tre processi geo-morfologici (erosione, eustatismo e subsidenza ), che stanno trasformando la laguna da ambiente deltizio ad ambiente più simile a quello marino. L erosione dei fondali interni e dei cordoni litoranei è un fenomeno in progresso, riconosciuto dalla graduale scomparsa delle barene e delle velme, dall approfondimento progressivo e costante dei fondali, dalla scomparsa dei ghebi e dei canali interni. Una volta innescato, il processo dell erosione tende ad autoalimentarsi, per cui può incrementare l approfondimento dei bassifondi a causa dell aumento del moto ondoso e del trasporto delle correnti. La Laguna di Venezia, dunque, se non preservata mediante opportune attività di protezione e recupero, può perdere l attuale forma e tendere ad un appiattimento batimetrico e all omogeneizzazione del fondale. La subsidenza è l effetto in superficie dei processi che si verificano nel sottosuolo sia per cause naturali, quali deformazioni tettoniche degli strati profondi e compattazione dei depositi alluvionali fini, sia per cause antropiche, come l estrazione idrica dal sottosuolo. L area veneziana si caratterizza per un abbassamento del suolo determinato dalla progressiva compattazione dei sedimenti, tendenza che sembra essersi stabilizzata negli ultimi decenni, dal momento che, cessata l estrazione di acqua dalle falde acquifere, il tasso di abbassamento del suolo è valutato pari a circa 0,4 mm/anno. L eustatismo interessa le variazioni del livello del mare dovute a cause climatiche. L innalzamento del livello del mare, indipendente dalla subsidenza, è un fenomeno che concorre a ridurre l altimetria del suolo relativa al livello marino. A partire dall ultima glaciazione, la tendenza 15

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